Originale, anarchico, sovversivo: Atsushi Kaneko è tutto questo e molto di più, un vero terrorista del fumetto nipponico, capace di mescolare nelle sue opere uno stile personalissimo con una narrazione che sembra attingere di più dal fumetto occidentale. In questo caso, invece, tradizione ed innovazione si mescolano per dare vita alla sua ultima fatica: “Search and Destroy” è una libera rivisitazione, in chiave punk sci-fi, di “Dororo”, celebre classico degli anni ‘60 del maestro Osamu Tezuka.
Kaneko sceglie, molto coraggiosamente, di confrontarsi con il Dio del Manga, riuscendo però ad uscirne a testa alta.

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Trama: Dopo la fine della guerra civile le “creature”, esseri robotici ritenuti senz’anima e odiati dagli umani, hanno perso il loro ruolo di soldati. Nonostante alcuni sforzi per l’integrazione ora vivono ai margini della società, spesso dedicandosi al crimine. In questo sottobosco malfamato irrompe una ragazza per metà macchina, spinta da una furia incontenibile per determinate creature... Accompagnata dal cinico ladruncolo Doro, Hyaku avrà la sua vendetta!

Tutte le caratteristiche, prese dal testo originale, vengono riadattate dal mangaka: in primis, la più vistosa, ossia quella di ambientare la storia in un futuro immaginario, anziché nel Giappone feudale. Ciò permette a Kaneko di fare una riflessione, forse un po’ abusata ormai, sul tema della paura nei confronti del diverso e sull'illusione del progresso: nella cupa e oscura città di Hachisuka, teatro della vicenda perennemente ricoperta dalla neve, si consuma uno scontro fra esseri umani e robot emarginati, alla ricerca di integrazione e diritti.
Alla stessa maniera, emarginati e reietti sono i due protagonisti: Hyaku e Doro, entrambi abbandonati, sapranno unire le proprie solitudini allo scopo dare un senso alla loro presenza nel mondo.




La ricerca delle parti del corpo di Hyaku (trasformata da Kaneko in una donna, rispetto all'opera originale di Tezuka) non è che una metafora della graduale presa di coscienza di sé stessi, cui si affianca un altro elemento: lo sdegno dell’autore nei confronti di un mondo contemporaneo che lo disgusta.
Ciò emerge dalle azioni e dalle parole di tutti i personaggi, che non sono secondi a nessuno in quanto a crudeltà: dagli androidi antagonisti agli umani, dal mondo della politica alla religione fino alla lotta di classe, Kaneko ne ha davvero per tutti, nessuno è esente da colpe e da vizi fra i più terribili e perversi. Le istituzioni tradizionali crollano, le certezze vacillano, non c'è più alcuna sicurezza.
Soltanto il piccolo orfano senzatetto Doro sembra essere l’unica luce a rischiarare una storia ambientata, per la maggior parte della sua durata, nella notte più buia. Ma persino lui alla fine sarà costretto a fare i conti con un’amara verità: “Questo mondo è marcio fino al midollo”.
Eppure non tutto è perduto, anche quando una nuova guerra pare ormai alle porte della città; anche quando, attraverso una riflessione profondamente esistenzialista, per Hyaku e Doro il senso della propria presenza nel mondo sembra non esserci più, tuttavia si deve continuare a combattere. Di più, ci si deve continuare ad infuriare.
La rabbia dell’indignazione è l’unico motore del cambiamento, l’unico carburante del progresso e il filo conduttore che lega Tezuka a Kaneko, il quale dimostra di aver compreso la lezione del Maestro.

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Cercare e distruggere” è il motto che tutti i personaggi, da Hyaku agli androidi ribelli, si ripetono e mettono in pratica. Eppure la loro furia distruttiva non porta a null’altro che a una nuova stasi, in cui le discriminazioni non diminuiscono. La soluzione perciò non è annientare quello che che non va, ma accettare tutte le imperfezioni allo scopo di trovare il modo per superarle. Questo lo capisce per primo Doro, sorta di tramite fra il mondo umano e quello meccanico per via della sua stessa natura ibrida; proprio alle sue parole viene affidata la morale della storia: “Se tengo duro e continuo a sbatterci la testa in eterno, forse qualcosa comincerà a cambiare”.
Il finale che propone Kaneko è amaro ma ricco di speranza. Il mondo non si modifica, rimanendo crudele e ingiusto, ma Hyaku e Doro non hanno mai avuto questo come obiettivo, bensì uno più alto e complesso: cambiare e accettare loro stessi, primo passo verso la possibilità di una trasformazione della società.
Dirà, infatti, la ragazza: “Tutto ciò che mi rappresenta è qui, proprio ora. E nessuno può sottrarmi ciò che conta veramente.”

Kaneko accompagna la narrazione con il suo solito stile di disegno: suggestivo, unico e dall’anima punk. L’autore si sbizzarrisce nella creazione dei robot antagonisti, tutti provvisti di un design unico ed accattivante; la protagonista Hyaku è meravigliosa e a tratti sensuale, il cui look richiama una rock star metal; gli sfondi e gli ambienti sono altrettanto curati e dettagliati, in particolare la città di Hachisuka appare come un mix fra una città della Russia sovietica e una metropoli futuristica. Non mancano le scene d’azione, tutte orchestrate con una regia frenetica e dal taglio altamente cinematografico, ricche di gore e splatter senza riserve. I contrasti netti fra bianchi e neri qui si fanno ancora più accentuati, dando un ritmo psichedelico a certe sequenze.
In definitiva, un lavoro artistico sensazionale, che riconferma l'elevata caratura artistica del mangaka.

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L’edizione di “Search and Destroy” della J-POP è formata da tre volumi nel classico formato 12,5 x 18 con sovracoperta. I tre albi sono disponibili  sia singolarmente che in un pratico cofanetto di cartone , come ormai ci ha abituato questo editore, al prezzo di 22, 50 euro. Al termine del terzo volume vi è una postfazione dell’autore stesso, che racconta il suo legame con le opere e la figura di Tezuka, in uno scritto davvero sentito ed emozionante.
 
L'autore: Atsushi Kaneko gode di notevole notorietà in Francia ma si sta affermando anche negli Stati Uniti, dove BAMBi – il suo manga d’esordio – è stato accostato al tratto di Tank Girl (graphic novel di Jamie Hewlett e Alan Martin) e al cinema di Quentin Tarantino. Per sua stessa ammissione, Kaneko sensei, non ha come fonte d’ispirazione il fumetto, né orientale né occidentale, bensì la musica e il cinema: i suoi punti di riferimento sono i registi Seijun Suzuki – maestro del genere “hard boiled” in Giappone – e David Lynch – autore di capolavori distorti e metafisici quali Mulholland Drive Lost Highway –. WET MOON, storia in tre volumi del 2011, è esemplificativa delle due anime del mangaka: in una società corrotta, dove il rispetto della legge è un’utopia, riscontriamo un perfetto mix tra scene e inquadrature dei film di yakuza e personaggi freak, uniti ad aperture poetiche, come la farfalla che si posa sulla canna del fucile – citazione da La farfalla nel mirino di Suzuki –.
 

Un grazie a Schop per la recensione