La cosa più importante è qui, nel nostro cuore.
Se uniamo i nostri cuori, in qualche modo ce la caveremo.
Yoko Hikasa, "Courage Soul"
Shaman King, originariamente scritta da Hiroyuki Takei tra il 1998 e il 2004 per Shonen Jump di Shueisha, è sempre stata una serie abbastanza controversa in ogni sua incarnazione.
Il manga originale era stato interrotto senza un finale, e anche l'adattamento animato realizzato dallo Studio Xebec nel 2001 aveva ben presto preso una strada tutta sua, diversa dal manga, per mancanza di materiale cartaceo da adattare, arrivando a un finale conciso ma lontano dagli intenti dell'autore. Ci sono voluti molti anni e una Perfect Edition che ha permesso all'autore di completare il manga con un finale vero e proprio per far tornare sulla cresta dell'onda Shaman King con diversi progetti collaterali. La serie di Hiroyuki Takei arriva al suo ventesimo anniversario, nel 2021, con alterne fortune, un cambio di casa editrice, una ripubblicazione in una Final Edition (appena finita di pubblicare in Italia da Star Comics), ed è pronta a festeggiarlo in grande stile con l'annuncio di un nuovo anime, realizzato dallo Studio Bridge, che avrebbe adattato l'intero manga, nuovo finale compreso, in 52 episodi.
Le Olimpiadi di Tokyo hanno fatto saltare spesso la programmazione, rendendola un po' più lunga dell'anno programmato, ma Shaman King ha potuto concludere la sua corsa, e nel frattempo è stato anche caricato su Netflix con svariati doppiaggi, tra cui anche l'italiano.
Va detto subito, Shaman King è un manga controverso. È complesso da leggere ed è complicato da adattare in anime. Questo perché, nonostante parta come il più classico dei manga di combattimento, con un torneo in cui i protagonisti sciamani si scontrano facendo combattere fra loro i loro spiriti, in realtà questa è soltanto una scusa. Shaman King ha un modo tutto suo di raccontare la sua storia. Usa i combattimenti, il torneo, i power up, le "Dodici case" per comodità, magari perché l'editore ha detto a Hiroyuki Takei "Guarda, questi sono gli elementi che fanno vendere, usali", e in effetti questi scontri fra sciamani si rivelano assai intriganti.
Ma non è questo ciò che Hiroyuki Takei vuole raccontare. Shaman King parte come uno shonen abbastanza semplice, con un gruppo di personaggi che man mano si forma, rivali che diventano amici, un grande cattivo da abbattere e un torneo da affrontare, con una narrazione che può sembrare anche un po' infantile dato che quasi tutti i protagonisti sono dei ragazzini. Ma pian piano mette il turbo senza che tu te ne accorga, ed ecco che ti ritrovi catapultato in una storia più profonda di quanto non sembrasse in apparenza, in cui i combattimenti sono solo la scusa affinché l'autore possa mettere in scena scontri di ideali, culti, credenze, culture provenienti da ogni parte del mondo, dove ciò che conta non sono i colpi speciali ma i sentimenti dei personaggi, i messaggi e le riflessioni, anche di una certa profondità, che portano con sé, la loro crescita psicologica, i legami che intrecciano fra loro.
"La cosa più importante è qui, nel nostro cuore" dice la bellissima e simbolica quarta sigla di chiusura, ed è una frase che ricorre spessissimo nella serie.
"Chi è capace di vedere gli spiriti non è una persona malvagia", "In qualche modo ce la caveremo", "La cosa più importante è il cuore", "Fino al giorno in cui non avremo trovato la risposta, nemmeno la morte fermerà il nostro viaggio". Shaman King ne è pieno, di frasi che si ripetono più e più volte, svelandoti il percorso e gli intenti di un autore che sin dall'inizio aveva in mente dei messaggi ben chiari e una direzione ben precisa da dare alla sua storia, che usa scontri e tornei per parlare di filosofia, di etica, di religione, di crescita personale, di traumi da superare, di rapporti umani. È una storia particolarissima, dove il protagonista è quasi il mezzo che muove gli altri personaggi piuttosto che colui che crea la storia in prima persona.
Ha un cast bellissimo, fatto di mille personaggi che viaggiano alla ricerca di un sogno, ma pian piano scoprono che da soli non è possibile realizzarlo, che servono dei legami, degli amici, dei compagni, che bisogna avere fiducia negli altri, e insieme a questi amici e compagni in qualche modo tutti i problemi si supereranno, anche se dovessero essere risolti tra cinquecento o mille anni dai nostri discendenti.
Ogni personaggio ha una sua nazionalità, un suo stile di combattimento basato su un particolare culto, uno spirito tutto suo che lo accompagna: antichi samurai giapponesi e guerrieri cinesi, zombi orientali, bambole voodoo, folletti della natura e spiriti degli animali, oni e shikigami, spiriti di antichi cavalieri, divinità egizie, buddiste, induiste, nativi americani e divinità del nord Europa, streghe e medium, fino ad arrivare persino agli angeli e agli angeli caduti. Lo scontro tra queste culture porta spesso alla luce dilemmi etici, morali, religiosi di una certa levatura, rendendo Shaman King una serie da seguire con interesse, ma che proprio per questo risulta essere complicata da trasporre in animazione e non di rado delude il suo pubblico primario, quello degli adolescenti, che vorrebbero solo vedere botte da orbi e invece si ritrovano un sacco di citazioni culturali e di discorsi sui massimi sistemi che possono straniarli.
C'è una cosa importante da dire su Shaman King, di cui ci accorgeremo ben presto andando avanti nel corso della visione. Non è una di quelle opere dove l'autore si piega a ciò che i lettori vogliono e glielo dà per farli contenti. No, in Shaman King comanda lui, sempre. Questa è una cosa con cui bisogna scendere a patti nell'approcciarsi a questa serie, che perciò non di rado risulta straniante, anticlimatica, raggiunge picchi di poesia e lirismo incredibili e poi si incarta su se stessa perché non sa come risolvere i combattimenti sul lato pratico, ma in realtà nemmeno le interessa farlo, è tutta una scusa per far parlare i personaggi dei massimi sistemi, per evocare riflessioni, per veicolare messaggi. I personaggi muoiono, ma sfruttano qualsiasi mezzo per resuscitare e tornare in campo. E, se non ci riescono, continuano a combattere sotto forma di spiriti. Sono sciamani, possono farlo. "Fino al giorno in cui non avremo trovato la risposta, nemmeno la morte fermerà il nostro viaggio".
È difficile per lo spettatore, specie se giovane e abituato a shonen più lineari, scendere a patti con Shaman King, che di continuo ti fa credere che tu abbia il coltello dalla parte del manico quando invece si scopre averlo l'autore. Vuoi combattimenti alla Dragon Ball, con infiniti scambi di colpi fighissimi? Non li avrai, i combattimenti di Shaman King sono vecchia scuola, alla Saint Seiya (non a caso, un altro manga dove lo scambio di ideali, gli elementi culturali e le riflessioni sono più importanti delle botte), con un'inquadratura fissa, kanji e scritte svolazzanti su schermo, e tanti discorsi culturali, ideologici e filosofici durante gli scontri.
Vuoi un protagonista tosto che spacchi tutto e gridi ai quattro venti il suo sogno di diventare il re degli sciamani? Non lo avrai, Yoh è buono e caro, calmo, passivo, sempre col sorriso sulle labbra e quel suo idealismo immotivato secondo cui "in qualche modo ce la caveremo" col quale riesce a portare tutti dalla sua parte perché "chi è capace di vedere gli spiriti non è una persona malvagia". Vuoi uno torneo all'ultimo sangue per decretare il re degli sciamani? L'autore troverà ogni modo possibile per ribaltartelo. Vuoi uno scontro all'ultimo sangue col boss finale? Abbiamo già detto che qui sono importanti le riflessioni e i legami piuttosto che i combattimenti, no?
Come si può rendere in animazione un manga del genere? Studio Xebec, complice anche il fatto che il manga era nelle sue fasi iniziali quando il primo anime è stato prodotto, gli diede un taglio più action, che lo rendeva più semplice da seguire ma snaturava anche l'essenza di un manga più improntato sulla riflessione che sulle battaglie. Studio Bridge con la nuova serie fa quel che può per adattare tutto nel migliore dei modi, ma non sempre ci riesce. 52 episodi sono pochi, serviva un cour in più per renderlo al meglio, perciò vengono fatti qua e là diversi tagli, velocizzati diversi fatti: il primo cour di tredici episodi, che adatta i primi nove volumi, omette praticamente quasi tutto il primo volume (a onor del vero in gran parte composto da storie autoconclusive che erano state omesse anche nel vecchio anime, in modo simile a quanto successo all'adattamento animato di Yu Yu Hakusho, che si era trovato in una situazione simile ai tempi) e non è raro che adatti in un solo episodio un volume intero, tagliuzzando qua e là. Il risultato è che il ritmo è discontinuo, spesso troppo veloce, spesso adatto il giusto, ogni tanto si ha la sensazione che qua e là manchi qualcosa. A volte è colpa dello Studio Bridge, che ha effettivamente tagliato qua e là dei pezzi, ma a volte è la stessa storia di base a non farsi capire, perché Hiroyuki Takei è un mangaka criptico, con un senso dell'umorismo spesso abbastanza incomprensibile, che usa la virtuale immortalità dei suoi personaggi per ficcarli in situazioni in cui gli succede di tutto ma non sempre è molto bravo a spiegare come. Soprattutto nell'ultima parte, esattamente come nel manga, cominciano ad esserci spunti non più utilizzati, personaggi buttati lì senza approfondirli troppo, colpi di scena assurdi dove la gente si tradisce, si spara, muore, resuscita, continua ad agire sotto forma di spirito perché sì, tanto siamo sciamani, possiamo farlo, "fino al giorno in cui non avremo trovato la risposta, nemmeno la morte fermerà il nostro viaggio".
Anche lo stesso scontro finale, dal quale uno spettatore normale si aspetta fuoco e fiamme, viene poi risolto in maniera anticlimatica. Tuttavia, è estremamente coerente con il messaggio che l'autore sotto sotto ti dà sin dall'inizio e, se ci si ripensa alla luce di questo messaggio, può diventare estremamente toccante.
A volte ti fa arrabbiare perché non lo capisci, a volte sembra incartarsi un po' su se stesso.
Purtroppo, il modo in cui l'autore ha scelto di raccontare la sua storia nel manga risulta un po' schizofrenico, con un sacco di storie extra disseminate qua e là nei vari fanbook e nelle varie edizioni del fumetto che a volte sono incomprensibili ma altre volte poi si scopre che un senso ce l'hanno, ed erano imprescindibili per la comprensione della storia tutta. Sfortunatamente, questi extra non sono stati adattati in animazione dallo Studio Bridge, quindi al finale dell'anime manca qualcosa di importante, mancano dei pezzi per la comprensione del cattivo finale, dei suoi scopi, della sua psicologia, del suo passato e del motivo per cui agisce, e compare un personaggio che percepisci avere un ruolo chiave ma tu non sai chi è né quale sia questo ruolo, perché ciò che lo riguarda era stato narrato in un episodio extra che non è stato animato. Questo è un grosso peccato, in quanto il finale raccontato dall'anime non colpisce come dovrebbe, dato che allo spettatore mancano dei pezzi fondamentali per comprenderlo. Si sente anche la mancanza del "post finale" che nel manga era relegato a un racconto testuale, questo veramente impossibile da rendere in animazione così dal nulla, ma che forse potremo in qualche modo vedere nell'annunciato sequel animato.
Va detto inevitabilmente che Shaman King non è Dragon Ball, perciò non richiede chissà quale dinamismo nei suoi combattimenti, e non è nemmeno Kimetsu no yaiba, quindi non avrà mai animazioni stratosferiche nelle scene di battaglia, la cui resa è, come nel manga, fatta di immagini statiche e pochi movimenti, effetti di aure luminose ed enormi caratteri svolazzanti su schermo. La grafica è carina, i colori sono vivaci e i disegni molto fedeli a quelli dello stile recente di Hiroyuki Takei (dunque più spigolosi e meno rotondi rispetto ai primi volumi del manga), ma non brilla mai particolarmente a livello di animazione, perciò se vi aspettate scene spettacolari da mascella a terra come in Kimetsu no yaiba, non le avrete. Si è già detto che è Shaman King che comanda e non gli interessa quel che vogliono i suoi fruitori, vero? Vale anche per questo, Shaman King non vuole essere Kimetsu no yaiba, è se stesso, va per la sua strada, non vi dovete distrarre con animazioni stratosferiche ma stare attenti ai discorsi che fanno i personaggi e rifletterci su, perché è così che ha deciso e qui comanda lui, prendere o lasciare.
Difficile rendere su schermo una storia come quella di Shaman King, dove è importante che lo spettatore si prenda i suoi tempi, rifletta per bene sui dialoghi e sui messaggi, perciò non sempre il lavoro di Studio Bridge è eccezionale, ma non gliene si può fare del tutto una colpa, è Shaman King che è così. Non si può sconvolgere il suo ritmo (e infatti, cercare di renderlo più snello e rapido tagliando pezzi per arrivare subito al dunque non gli ha fatto bene), non si può ridisegnare daccapo cambiando cose della storia, perciò bisogna tenerselo così, con tutti i suoi difetti e i suoi pregi. Che, attenzione, sono tanti e lo Studio Bridge ha fatto del suo meglio per valorizzarli quando possibile. Infatti, Shaman King sa farsi perdonare i suoi difetti (quelli che stanno a monte, relativi alla storia di base, e quelli dovuti all'adattamento che ha effettuato diversi tagli) con momenti di grandissimo lirismo e poesia. In primo luogo, grazie ai doppiatori, che, salvo qualche rara mancanza (ad esempio la doppiatrice di Yoh, che lì era Yuko Sato e qui una poliedrica Yoko Hikasa), sono gli stessi della versione dello Studio Xebec, per imposizione dell'autore Hiroyuki Takei, il quale aveva sempre detto che avrebbe concesso i diritti per fare un remake solo se avrebbe potuto avere lo stesso cast e le stesse musiche della versione del 2001. Il che significa che c'è uno stuolo di fuoriclasse del doppiaggio nipponico a doppiare i personaggi: Inuko Inuyama, Katsuyuki Konishi, Romi Park, Yuji Ueda, Takehito Koyasu, Mami Koyama, Minami Takayama, Motoko Kumai, Wataru Takagi, Takaya Hashi...
E lei, Megumi Hayashibara. Un nome che da solo basta per capire come mai l'autore si era impuntato così tanto sul vecchio cast e sulle vecchie musiche, in quanto la Anna di Megumi Hayashibara era ed è ancora l'anima di Shaman King in versione animata. Questa colonna del doppiaggio nipponico torna a dar voce a un personaggio che oggi è ben più complesso della versione del 2001, in quanto raggiunge nuovi tasselli del suo percorso e svela più sfumature del suo carattere particolare, intrigante, deciso, dolce, romantico, sofferto, ambiguo e fragile allo stesso tempo.
E, come voleva l'autore, la fedeltà alla versione dello Studio Xebec da questo punto di vista è totale. È ancora Megumi Hayashibara a cantare per la serie, eseguendo la prima sigla d'apertura (molto simile allo stile delle sigle che aveva cantato per la versione del 2001) e la prima di chiusura (invero bruttina, dove la voce della Hayashibara è modificata troppo in stile Vocaloid con un brutto effetto). Ma ci si spinge ancora oltre.
Il quinto episodio, quello che narra lo scontro di Yoh col nativo americano Silva, si chiama "Over Soul". Che è un concetto importante per la serie, in quanto è il modo in cui gli sciamani combattono incanalando gli spiriti in un tramite, ma è anche il titolo della prima, storica, sigla dell'anime del 2001, cantata appunto da Megumi Hayashibara. E, difatti, per la gioia dell'autore che aveva imposto le vecchie musiche e dei fan di vecchia data che hanno lanciato urla di giubilo che sono state sentite persino all'interno del Grande Spirito, cosa c'è ad accompagnare lo scontro, se non proprio la storica prima sigla dell'anime del 2001?
Di certo non permetterà che tu ti senta più solo
La persona che incontrerai
Di certo non permetterà che tu ti senta più solo
La tristezza di essere abbandonati a marcire sulla strada
L'amore è incontri, addii, un pezzo di tessuto trasparente
Au revoir, monte Osore
Megumi Hayashibara, "Osorezan revoir"
Si è detto che Shaman King del 2021 è tutt'altro che una serie perfetta, che ha molti difetti, ora congeniti al manga originale e ora derivati da troppi tagli da parte della casa d'animazione, ma basta il flashback del monte Osore e il modo in cui è stato reso praticamente alla perfezione (l'unico modo per renderlo più perfetto di così era inserire da qualche parte anche la splendida versione ballad di "Northern Lights", seconda sigla d'apertura del vecchio anime, che compariva nel drama cd, ma la perfezione non esiste) per perdonargli diverse sue mancanze.
Shaman King ha sempre vissuto di alti e bassi, nel suo restare fedele a se stesso anche a costo di inimicarsi il suo pubblico. E anche per il nuovo anime è così, è una serie che ha dei bassi (animazioni non bellissime, tagli anche importanti) e allo stesso tempo degli alti veramente meritevoli (le musiche, il doppiaggio, il monte Osore), perciò è difficile giudicarlo. Confrontandolo con altri adattamenti di vecchi shonen di Jump, non è incomprensibile come Hoshin Engi né un adattamento praticamente perfetto come Dragon Quest: Dai no daibouken, ma sta nel mezzo, coi suoi pregi e coi suoi difetti, e perciò come tale lo giudicherò, perché è una serie che emoziona e delude, affascina e intristisce, esalta e commuove, diverte e fa riflettere in una giostra di emozioni che val la pena di provare. Sfortunatamente, mancano dei tasselli per comprenderlo appieno, perciò è consigliata la visione affiancata alla lettura del manga, recentemente ristampato in Italia in una nuova edizione che mette un po' ordine nella testa dell'autore, che ha molte idee ma non sempre riesce a veicolarle al meglio. Se siete vecchi fan della serie e conoscete già gli sviluppi della storia, invece, potete abbandonarvi a un'esperienza che non vi lascerà indifferenti, con musiche stupende che vi porteranno a emozionarvi e a riflettere sui molti temi, forse troppo importanti per uno shonen come questo, trattati dalla storia. L'anime è disponibile su Netflix con vari doppiaggi, quindi è molto facile da trovare, un po' meno facile da fruire e capire.
Pro
- Storia ricca di emozioni, messaggi e riflessioni, con un ottimo cast...
- La colonna sonora
- Megumi Hayashibara
- Il monte Osore
Contro
- ... ma non sempre narrata in maniera perfettamente comprensibile
- Diversi tagli rispetto al manga, a volte anche importanti
- Animazioni scarsette
Se non ci fosse Samidare sarebbe la più grande delusione come adattamento che io ricordi.
Chiaramente insufficente.
Ed in tutto ciò riesce comunque ad essere una trasposizione migliore di quanto fatto con Samidare.
beh parla per te
Questo nuovo anime corre troppo e taglia tantissime cose, anche abbastanza importanti.
È un prodotto che si rivolge solo a chi ha già letto il manga e ne vuole guardare una versione animata, ma per chi non conosce la storia non è il modo giusto di approcciarsi a Shaman King.
Peccato.
Ti consiglio di rivederlo quello vecchio, che non solo non era fedele ma mancava anche di spirito dell'originale edulcolorando il tutto rendendolo target per ninnini prima ancora delle modifiche 4kids.
Basta vedere Jeanne e gli X-Laws nella vecchia serie di come sono stati storpiati.
La serie nuova è solo affrettata, ma non è peggiore della serie 2001 che dalla sua ha solo i nostalgici.
Pensare che i difetti del rifacimento, datato 2021, siano limitati unicamente al fatto che vada di fretta ignorando lo scandaloso ed arretrato comparto tecnico, la totale assenza di animazioni, lo stravolgimento totale del pacing della serie d'origine perché a tutti i costi si è voluto (analogamente all'edizione fallimentare del 2001) fare di Shaman King il classico titolo di mazzate e buoni sentimenti quali non è, non è stato e non sarà mai... E la cosa ironica sta appunto nel fatto che per quanto la vecchia trasposizione appunto andasse a stravolgere gli avvenimenti, quantomeno laddove si manteneva fedele allo spirito della serie di Takei lo si ravvisava in tutto, al netto dei cambiamenti effettuati per tentare di rendere più commerciabile al pubblico di ragazzini qualcosa che ironicamente era l'esatto opposto.
In tutto questo, lo stile della vecchia serie animata risultava riconoscibile e distinguibile fra le varie produzioni animate dello stesso periodo, senza poi prendere in considerazione gli stravolgimenti effettuati da 4Kids! Entertainment (che però più di tanto non hanno potuto fare manco loro, anzi, devo pure ringraziarli perché così ho potuto giocare a quella perla di Shaman King: Master of Spirits).
Cosa resta invece della nuova versione spacciataci come quella fedele e definitiva? Letteralmente nulla, perché incredibile ma vero hanno saputo prendere una delle opere più distintive dell'intero panorama fumettistico giapponese e tramutarla in quello che pare più uno spin-off di Fairy Tail che potrebbe essere letteralmente una serie qualunque che se guardi o non guardi non ti cambia niente, il che è pure peggio viste le intenzioni con cui il nuovo progetto nasceva.
Questa è superiore perché perlomeno è fedele alla storia del manga.
Il problema come già detto è che 50 episodi sono pochi, dovevano fare una serie di almeno 70/80 episodi per dare il giusto spazio a tutti i personaggi.
Ritmo altalenante, spesso lento e al prolisso, mantre altre troppo, ma troppo veloce con situazioni narrate male e spesso in modo incomprensibile, o proprio monco.
Animazioni da anime anni '90.
Semplicemente da dimenticare.
Rimango perplesso dal fatto che per quanto questo sia stato fatto male (con vari tagli ecc...) si possa ancora dire che l'anime di Samidare sia peggio.
Sto seguendo l'anime di Samidare e nel quale per 10 volumetti manga sono stati previsti almeno 24 episodi, che non mi pare stia correndo con la storia, che per quanto abbia animazioni di basso livello ha comunque un ottimo stile di disegno... è sì una produzione a basso budget ma non a basso contenuto artistico.
Mi chiedo se davvero tutto quest'odio sia giustificato.
Aggiungo e concludo, c'è un adattamento che a mio parere è di gran lunga più incasinato di qualsiasi altro quello di Hakyu Hoshin Engi... Praticamente incomprensibile per chiunque non abbia letto il manga originale. Dubito si possa far peggio.
Come ha scritto @giannigreed , anch'io consiglio questo anime come complementare del manga, per chi lo ha già letto e vuole riviverne i suoi momenti preferiti impreziositi dal doppiaggio e dalle musiche (quelle sì, stupende). Chi non conosce il manga invece non comprenderà le motivazioni del boss finale (quindi anche il finale gli risulterà un po' straniante) e si perderà diversi pezzi, quindi è bene che segua il manga, ora finalmente completo e accessibile in Italia in un'edizione che mette un po' d'ordine tra i vari extra sparsi qua e là, invece che l'anime.
ps ma chi é quella bellona con la corona in alto a sinistra nella foto di gruppo??
No, è peggiore della serie 2001.
Non ne ha lo stile, la regia, la cura, il dettaglio e la fedeltà atmosferica trasposta dal manga come quella del 2001 ha.
Chissene se poi prende una piega sua, ha più senso dell'avere il Fullmetal Alchemist: Brotherhood di turno dove dev'essere tutto uguale al manga, a sto punto ti leggi il manga.
Ironico che di solito che ogni volta si pretende la roba fedelissima, ogni volta viene annunciato un recupero del passato il commento che esce sempre
"speriamo sia fedele al manga"
esce l'anime fedele al manga, e non va bene.
Del resto esiste chi preferisce il Fate della Deen alla serie Ufotable, ognuno il suo.
Difendere la serie di Shaman King dei primi 2000 vuol dire davvero fare parlare la nostalgia.
beh almeno il fate della Dean aveva i personaggi uguali alla novel, mentre quelli della ufotable erano troppo tondeggianti, Rin in primis Per i film della terza route si é tornati allo stile Dean
Ma quale nostalgia, non l'ho vista da piccolo.
Difendere la serie di Shaman King dei primi 2020 vuol dire davvero non sapere come si fa a distinguere un adattamento normale da uno copia e incolla.
Una cosa è fedele al manga n'altra e vedere scena per scena paro al vignetta per vignetta. In quello nuovo non si capisce nulla per quanto si mangia velocemente tutto.
Ma poi che c'entra il Fate della Deen? lmao
È un uomo
I personaggi perdono parecchio della loro caratterizzazione. Ren che nel giro di due episodi passa dall'essere uno spietato nemico che uccide a sangue freddo all'essere un timido tsunderello, Lyserg che cambia schieramento tre volte, Hao che non si capisce che vuole, ecc.
Ne ho parlato con amici che non hanno letto il manga e mi hanno chiesto "ma come fai a essere fan di sta roba? Non si capisce niente".
Aivoglia a spiegargli che, ma no, il manga è meglio, nel manga c'è quella scena, lì quel personaggio fa questo e quello...
Purtroppo su questo la serie ha fallito, non si può dare la colpa allo spettatore di non averlo capito.
Se fai un adattamento animato, tale serie deve essere capace di reggersi sulle sue gambe, non posso guardare gli episodi con il manga in mano per capirci qualcosa, altrimenti tanto vale che leggo quello e basta.
Shaman King non riesce purtroppo a farsi capire da chi non ha letto il manga.
L'anime ha i suoi pregi, ben descritti nella recensione e su cui concordo, le voci, le musiche, la parte del monte Osore, ma di pari tanti difetti che rendono questo remake una grossissima delusione, e lo dico da fan che ha comprato il manga due volte (prima edizione e perfect).
I quattro episodi che riguardavano l'incontro tra Anna e Yoh a Aomori sono meravigliosi, e soprattutto sono fatti bene , si dà allo spettatore il tempo e il modo di elaborare quello che succede, si crea empatia tra i personaggi, guardandolo ho finalmente provato qualcosa che non fosse confusione. Se si fosse dato lo stesso tipo di rispetto alla fonte originale ne sarebbe uscita fuori una serie animata differente.
L'anime dei primi anni del 2000, invece, è partito seguendo il manga, anche ampliando la narrazione con episodi riempitivi, ma una volta raggiunta la parte del torneo in America si perde completamente e diventa qualcos'altro, che non è Shaman King. Ricordo una accozzaglia di episodi filler e una serie di personaggi inventati che non aggiungevano nulla alla trama. Non mantiene per nulla lo spirito del manga, dato che Hao e i suoi compagni sono visti solo come dei nemici da abbattere.
Sono dell'opinione che nessuna delle due serie sia stata una trasposizione fatta bene.
No, perché c'è il manga a testimone della qualità dell'opera. Sono i due anime ad essere stati fatti male.
Mi sono letto la Perfect ai tempi e non ci ho trovato tutte ste differenze rispetto alla nuova versione dell'anime. Il finale è ridicolo qui ed è ridicolo nel manga, tanto per fare un esempio senza spoiler.
E' un manga difficile, che punta molto di più sui messaggi e i sentimenti dei personaggi che sulle mazzate quindi risulta di non facile comprensione. E' anche un manga estremamente strano, anticlimatico in molti aspetti (finale in primis) e bisogna sempre scendere a patti col fatto che è così, punto. Comanda lui, a lui non importa che tu lettore vuoi le mazzate, non gli interessa dartele, farà quello che vuole lui, ossia fare pipponi su questioni morali, etiche, religiose e filosofiche facendo dialogare i personaggi tra loro mentre combattono. Ed è così sia nel manga che nell'anime, perciò molte cose che nell'anime vengono accreditate come problemi di un cattivo adattamento in realtà sono così anche nel fumetto perché è proprio lo stile dell'autore.
Capisco che possa sembrare strano e non piacere, lo capisco benissimo, io stesso continuo a litigare con Shaman King da quindici anni, ma pian piano, man mano che si cresce e si comincia a capire come funziona, si riesce anche a coglierne i pregi.
Sono d'accordo sul fatto che sia atipico e estremamente particolare in molti aspetti, io stesso ne riconosco i pregi, primo tra tutti Yoh che penso sia uno dei protagonisti meglio riusciti per un battle del genere, tutto sommato non la considero un'opera pessima. Ma non posso fare finta di niente di fronte alle regole del manga che vengono continuamente stravolte nella seconda metà del manga, e soprattutto a quel finale che fa sembrare i talk no jutsu di Naruto dei trattati di filosofia.
Sono abbastanza convinto che
Si può dire che sicuramente non è il migliore dei finali, ma è coerente con la storia che l'autore ha creato fino a lì ed è coerente con il personaggio di Hao.
Poi personalmente, Shaman King per me vince anche solo per il fatto di aver inserito nella lore pure
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