"Ma ascoltami attentamente! A qualunque costo... non aprirla mai!"
 
"E ricordate, a qualsiasi costo... non avvicinatevi a quel vaso!"
 
"E non dimenticare. A qualunque costo... non aprire la porta mentre sto filando."


Quanto si può resistere alla curiosità? D'altronde lo diceva anche il celeberrimo Oscar Wilde: “Posso resistere a tutto tranne che alle tentazioni”. Ed è proprio questo il perno centrale dei tre racconti di cui si compone Da non aprire mai, l'ultimo lavoro di Ken Niimura, autore ispanico-giapponese, celebre qui in Italia per Henshin e per I kill giants creato in collaborazione con Joe Kelly, pubblicati tutti da Bao Publishing.
Nel corposo volume (408 pagine in formato 15×21 cm al costo di 22,00 euro) Niimura prende tre racconti tradizionali giapponesi, i cosidetti mukashi banashi, e li reinterpreta, dando loro nuovi finali e esplorando così nel profondo la natura umana con le sue mille contraddizioni.
 

Tre storie ambientate nel Giappone antico tra magia e realismo: Da non aprire mai, Vuoto e La promessa. Per ognuno un oggetto tentatore: una scatola chiusa, un vaso coperto e una porta che nasconde la verità. A volte in modo buffo, a volte drammatico, scopriamo che ogni scelta che compiamo comporta una conseguenza e spesso un prezzo da pagare. La partenza è sempre una leggenda nipponica: nella postfazione sono elencate le fonti che l'autore ha consultato. Urashima Taro, Busu e La donna gru fanno parte di quei racconti che venivano narrati a Niimura dai suoi genitori quando era un bambino.
 

Nel primo, quello che dà il titolo al libro, conosciamo Taro, giovane pescatore che per aver salvato una tartaruga marina, viene invitato nel fantastico regno sottomarino della principessa Otohime. Dopo aver apprezzato la mirabolante ospitalità della principessa, Taro sente nostalgia di casa e desidera fare ritorno. La principessa regala allora a Taro una misteriosa scatola: se vorrà tornare nel regno fatato, gli basterà immergersi in mare tenendo la scatola in mano. Per nessuna ragione, però, dovrà aprirla.
 

Nella seconda storia, sicuramente la più scanzonata e leggera, abbiamo due giovani apprendisti monaci cui l’anziano capo del tempio ha affidato l’importantissimo compito di sorvegliare un misterioso vaso al quale non devono avvicinarsi e che non devono assolutamente aprire. I due ragazzi combattono con la tentazione di infrangere il comando ma il saggio monaco sembra aver previsto ogni possibilità.
 

L'ultimo racconto è una toccante storia d’amore. Il giovane Yohio è un bravo ragazzo ma con poca voglia di impegnarsi. Quando, durante una tormenta di neve, bussa alla sua porta un’incantevole ragazza di nome Tsuu, decide di mettere la testa a posto. Tsuu si rivela inoltre una filatrice di incredibile bravura e così il giovane riesce a fare qualche soldo che gli permette di  vivere felice insieme a lei. La ragazza ha però imposto una sola regola: per nessuna ragione dovrà mai e poi mai essere vista filare.
 

I personaggi che riempiono le pagine di quest'opera affrontano se stessi e le loro paure, uscendone non sempre vittoriosi ma sicuramente cambiati e più consapevoli della loro natura e dei loro sentimenti. Il proibito e il sapere resistere alle tentazioni è visto sotto vari aspetti, ma non c'è mai un giudizio da parte dell'autore, anzi.
Niimura ama le sue creature e dona loro una seconda vita. Unisce soprannaturale e umano, li fa andare a braccetto e attraverso questi spiriti e creature del folklore giapponese fa in modo che i personaggi siano novelli Adamo ed Eva, che scoprano cose che forse non avrebbero mai dovuto sapere. Ma non è tanto l'aver contravvenuto ad un divieto imposto che rende il racconto tanto speciale, quanto piuttosto le conseguenze che quella decisione ha provocato e le reazioni con cui i protagonisti affrontano tali conseguenze.
 

Lo stile di Ken Niimura però è la vera star di questo volume, anche perché i dialoghi sono pochi, brevi ed essenziali, mentre le vignette pur nel loro minimalismo, catturano il lettore che si ritrova a sfogliare sempre più velocemente le pagine di questi racconti bramando di scoprirne il finale.
Rapidità è una delle parole che vengono in mente dopo aver concluso la lettura. Le tavole sono essenziali e con pochissimi dettagli ma nonostante ciò i concetti sono percepiti immediatamente, grazie ad un'espressività potente che fa in modo che il dipanarsi delle storie sia veloce, intuitivo e coinvolgente. Le pagine trasmettono un senso di ampiezza fuori dal comune, avvolgendo il lettore e portandolo con sè in questi luoghi intrisi di magia, mistero e saggezza.
 

Il tratto armonioso nella sua semplicità, a volte è sottile e altre marcato, ma soprattutto la peculiarità è che il bianco e nero è spezzato dal rosso, che prorompe sulle scene a sottolineare i momenti topici della storia, i colpi di scena e le svolte fondamentali. Il rosso come simbolo di eternità (colore portafortuna per i giapponesi associato alla longevità), ma anche legato alla magia, al cambiamento, al sangue e quindi alla morte.
Il rosso macchia le tavole immacolate creando un contrasto molto forte che spiazza il lettore e che dimostra come un singolo colore piazzato al punto giusto possa essere di grandissimo impatto visivo, diventando anch'esso un personaggio attivo tanto quanto i protagonisti. Niimura pur nel suo essere sintetico ed essenziale riesce a trasmettere un forte messaggio arrivando a tutti: anche chi non conosce le leggende del folklore giapponese può godere della lettura perché i temi trattati sono universali.
 
 
Il corposo volume della Bao Publishing si presenta in un’edizione brossurata con il colore rosso a colpire l'attenzione del lettore fin dalla copertina. Molto interessante è la postfazione in cui lo stesso Ken Niimura ci racconta dove ha preso spunto per questo lavoro e quali sono le sue fonti. L'ultima pagina poi raffigura Cliff, il cane logo della casa editrice, reinterpretato dall'autore.
Una lettura quindi al tempo stesso semplice e complessa: scivola via rapida alternando momenti leggeri ad altri fortemente drammatici e lascia però al lettore molto su cui riflettere. Temi universali come il lbero arbitrio, le scelte e le conseguenze che da esse derivano, rendono l'opera adatta a tutti.