Street Fighter II V
Se cercate un anime vecchio stile con una bella storia avvincente, lo avete trovato.
Sono un artista marziale da tantissimi anni e, da quando ero ragazzo, prima di ogni incontro mi ascoltavo la sigla di questo anime, “Tra cielo e terra” dei Dhamm. Penso che sia la mia opening preferita in assoluto.
Le arti marziali sono ben rappresentate e sono riusciti a dare struttura a un mondo, quello di “Street Fighter”, che fino ad ora era alquanto deludente.
I protagonisti sono caratterizzati quanto basta per un anime di quei tempi, la grafica è vecchio stile, a volte i disegni stonano un po’, ma ha una fascino rustico tutto suo.
Personalmente lo ritengo un must watch per gli appassionati di combattimenti.
La trama è godibile e, se ci farete caso, c’è un famoso personaggio che appare sul fondale spesso in diverse situazioni e che avrebbe fatto pensare a un seguito della serie... purtroppo non c’è stato.
Ci sono una serie di valori che venivano trasmessi negli anime di quei tempi che li rendevano davvero belli, un qualcosa di più di un semplice anime. Questo manca un po’ negli anime moderni.
Guardatelo! Davvero bello!
Sono un artista marziale da tantissimi anni e, da quando ero ragazzo, prima di ogni incontro mi ascoltavo la sigla di questo anime, “Tra cielo e terra” dei Dhamm. Penso che sia la mia opening preferita in assoluto.
Le arti marziali sono ben rappresentate e sono riusciti a dare struttura a un mondo, quello di “Street Fighter”, che fino ad ora era alquanto deludente.
I protagonisti sono caratterizzati quanto basta per un anime di quei tempi, la grafica è vecchio stile, a volte i disegni stonano un po’, ma ha una fascino rustico tutto suo.
Personalmente lo ritengo un must watch per gli appassionati di combattimenti.
La trama è godibile e, se ci farete caso, c’è un famoso personaggio che appare sul fondale spesso in diverse situazioni e che avrebbe fatto pensare a un seguito della serie... purtroppo non c’è stato.
Ci sono una serie di valori che venivano trasmessi negli anime di quei tempi che li rendevano davvero belli, un qualcosa di più di un semplice anime. Questo manca un po’ negli anime moderni.
Guardatelo! Davvero bello!
Premesso che, nonostante appartenga alla generazione giusta, ma non abbia mai giocato a "Street Fighter", non posso non recensirne l'anime. Non so se ciò toglierà qualcosa o, al contrario, renderà la recensione che state per leggere più obiettiva, ma pazienza. Questa, come diceva l'antico trailer Dynamic, è "una storia di amicizia e di lotta" ove il biondo e spavaldo Ken, e il fortissimo Karateka Ryu, sono amici da sempre, hanno studiato il karate insieme e, dopo una lunga separazione, si rincontrano. Dato che la loro forza è simile e Ken ha in camera sua una decina di trofei vinti senza troppe difficoltà, pensano di essere fortissimi. Ma dopo averle prese da un fortissimo street fighter, il potente sergente Guile, anch'esso campione di arti marziali, tornano con i piedi per terra e iniziano un lungo viaggio di addestramento in giro per il mondo, per imparare nuovi stili e affrontare nuovi combattenti. Durante il viaggio incontreranno in effetti molte persone, come la bellissima Chun li, figlia del capitano di polizia e maestro di arti marziali Dou Lai, il campione di muai thai Sagat, uomo retto e arrestato ingiustamente, la splendida assassina Cammy White. Ma ben presto entreranno in un giro più grande di loro, perché scopriranno la grande arte marziale dell'hado e, soprattutto, l'organizzazione segreta Shadow Law. Manco a dirlo, toccherà a loro fermarla.
Ho visto per la prima volta "Street Fighter" nel lontano '97 ai tempi d'oro dell'allora J TV e non sono mai riuscito a dimenticare questa storia adulta di combattimenti e di amicizia, crescita e formazione, con questi due amici dai caratteri opposti, veri fratelli ma nel contempo rivali, al punto che ognuno desidera disperatamente superare l'altro. La grafica è molto buona per essere del '95 e la colonna sonora e la regia valide, specialmente nelle scene di combattimento, molto adrenaliniche e fatte alla grande. Una storia coerente e realistica, pur con l'invenzione dell'hado, senza colpi di scena calati dall'alto, in cui tutto si lega e che mi ha fatto innamorare dello stile muai thai. Tutti i personaggi, poi, si rivelano estremamente reali e sfaccettati. Non so bene quanto il chara si discosti dal videogame, ma non nego che, a mio avviso, sia fatto bene, con un taglio adulto, da giovani uomini, che non stona affatto e dà quel di più che "Virtua Fighter", con un taglio adolescenziale, non mi ha dato. Splendida la sigla italiana dei Dhram, proprio da dieci e lode. Una sigla che non ho mai dimenticato e canticchio ancor oggi, specialmente l'inizio: "Sarà la vita a dirti se e dove arriverai e sarà il tempo a dirti se e quanto fiato avrai. Perché qui in fondo non si arriva mai e quello che puoi toccare lo perdi in un momento".
Serie appassionante e consigliatissima. Voto finale: otto.
P.S. Domandina della sera: ma se due amici intimi si dicono amici fraterni (titolo del primo episodio), perché due fratelli che vanno d'accordo spesso dicono "un amico più che un fratello"?
Ho visto per la prima volta "Street Fighter" nel lontano '97 ai tempi d'oro dell'allora J TV e non sono mai riuscito a dimenticare questa storia adulta di combattimenti e di amicizia, crescita e formazione, con questi due amici dai caratteri opposti, veri fratelli ma nel contempo rivali, al punto che ognuno desidera disperatamente superare l'altro. La grafica è molto buona per essere del '95 e la colonna sonora e la regia valide, specialmente nelle scene di combattimento, molto adrenaliniche e fatte alla grande. Una storia coerente e realistica, pur con l'invenzione dell'hado, senza colpi di scena calati dall'alto, in cui tutto si lega e che mi ha fatto innamorare dello stile muai thai. Tutti i personaggi, poi, si rivelano estremamente reali e sfaccettati. Non so bene quanto il chara si discosti dal videogame, ma non nego che, a mio avviso, sia fatto bene, con un taglio adulto, da giovani uomini, che non stona affatto e dà quel di più che "Virtua Fighter", con un taglio adolescenziale, non mi ha dato. Splendida la sigla italiana dei Dhram, proprio da dieci e lode. Una sigla che non ho mai dimenticato e canticchio ancor oggi, specialmente l'inizio: "Sarà la vita a dirti se e dove arriverai e sarà il tempo a dirti se e quanto fiato avrai. Perché qui in fondo non si arriva mai e quello che puoi toccare lo perdi in un momento".
Serie appassionante e consigliatissima. Voto finale: otto.
P.S. Domandina della sera: ma se due amici intimi si dicono amici fraterni (titolo del primo episodio), perché due fratelli che vanno d'accordo spesso dicono "un amico più che un fratello"?
"Street Fighter II V" è un anime del 1995 ispirato alla famosa serie di videogiochi "Street Fighter".
L'anime narra le vicende di Ryu e Ken, due amici esperti di arti marziali che per molto tempo si sono allenati insieme ma poi si sono separati: Ryu trasferendosi in Giappone e Ken negli Stati Uniti.
Un giorno Ryu riceve dal suo amico Ken una lettera, con la quale lo invita a stare per qualche tempo da lui negli USA, Ryu accetta volentieri l'invito e raggiunge Ken. I due, una volta ritrovatisi, si divertono ad andare in giro provocando risse nei pub, convinti di essere imbattibili. Purtroppo per loro però una sera scatenano una rissa in un pub provocando dei militari che riescono a battere, tuttavia in soccorso dei militari arriva Guile (anche lui un militare) che dà una bella lezione ai due ragazzi, battendoli senza difficoltà.
Questo duro colpo inizialmente abbatte Ryu e Ken, che però successivamente comprendono che nel mondo ci sono moltissimi lottatori fortissimi; per questo motivo i due protagonisti decidono di partire e girare il mondo alla ricerca dei più forti combattenti del mondo.
Da questo presupposto iniziano le vicende narrate in quest'anime, tuttavia la trama si discosta molto da quella originale narrata nei videogiochi: ad esempio molti personaggi, oltre ad avere una storia diversa rispetto al videogioco, hanno anche un ruolo completamente differente all'interno della storia; nonostante questo però la trama è ben scritta e soprattutto risulta avvincente per (quasi) tutti i 29 episodi che compongono questa serie.
Tuttavia ci sono anche punti deboli all'interno della serie, ad esempio sono presenti due episodi che a mio modesto parere potevano anche essere eliminati, in quanto non aggiungono niente ma sembrano essere stati creati solo per allungare la storia - come succedeva in molti episodi di "Dragon Ball Z".
Anche il character design dei personaggi non segue quello dei videogiochi, infatti tutti i personaggi, chi più chi meno, sono molto diversi da com'erano nei videogiochi; probabilmente quello più difficile da riconoscere esteticamente è senz'altro Ryu, mentre quello più simile è Bison, rimasto praticamente inalterato.
Questa decisione di cambiare l'aspetto dei personaggi purtroppo può dare fastidio, specie a chi è appassionato della saga video ludica, tuttavia va detto che i disegni sono veramente ben realizzati e le animazioni risultano ottime, specialmente in alcune sequenze di combattimento molto piacevoli, considerando anche l'anno in cui è stato realizzato l'anime, facendo sorvolare sulla diversa caratterizzazione estetica dei personaggi.
Per quanto riguarda le musiche, tutte quante accompagnano benissimo gli avvenimenti narrati; la melodia sicuramente più apprezzabile è comunque quella che viene utilizzata ogni volta che Ryu si prepara a lanciare il suo Hadouken.
Anche le sigle giapponesi sono veramente molto carine, sia quelle iniziali sia quelle finali, tuttavia non possono essere considerate capolavori.
Al contrario le due sigle italiane (quella iniziale e quella finale) sono probabilmente le migliori, infatti sono stati utilizzati due pezzi dei Dhamm che si rivelano essere perfette come sigle per questa serie, soprattutto quella iniziale "Tra cielo e terra", veramente orecchiabile e che ben si adatta al tipo di storia narrata nell'anime.
In conclusione quest'anime si discosta abbastanza dal videogioco e non è certamente un capolavoro, tuttavia la storia che viene narrata nell'arco dei 29 episodi che compongono l'opera è ben scritta e riesce a coinvolgere lo spettatore facendogli seguire tutta la serie senza mai annoiarsi, nonostante un paio di episodi inutili.
Probabilmente il merito della buona riuscita di quest'anime è da attribuirsi al regista, Gisaburo Sugii, il quale è riuscito a compiere un lavoro non facile, ossia quello di raccontare la storia di Street Fighter in maniera diversa rispetto a quella originale, riuscendo comunque a conquistare lo spettatore e renderlo soddisfatto una volta completata la visione della serie.
L'anime narra le vicende di Ryu e Ken, due amici esperti di arti marziali che per molto tempo si sono allenati insieme ma poi si sono separati: Ryu trasferendosi in Giappone e Ken negli Stati Uniti.
Un giorno Ryu riceve dal suo amico Ken una lettera, con la quale lo invita a stare per qualche tempo da lui negli USA, Ryu accetta volentieri l'invito e raggiunge Ken. I due, una volta ritrovatisi, si divertono ad andare in giro provocando risse nei pub, convinti di essere imbattibili. Purtroppo per loro però una sera scatenano una rissa in un pub provocando dei militari che riescono a battere, tuttavia in soccorso dei militari arriva Guile (anche lui un militare) che dà una bella lezione ai due ragazzi, battendoli senza difficoltà.
Questo duro colpo inizialmente abbatte Ryu e Ken, che però successivamente comprendono che nel mondo ci sono moltissimi lottatori fortissimi; per questo motivo i due protagonisti decidono di partire e girare il mondo alla ricerca dei più forti combattenti del mondo.
Da questo presupposto iniziano le vicende narrate in quest'anime, tuttavia la trama si discosta molto da quella originale narrata nei videogiochi: ad esempio molti personaggi, oltre ad avere una storia diversa rispetto al videogioco, hanno anche un ruolo completamente differente all'interno della storia; nonostante questo però la trama è ben scritta e soprattutto risulta avvincente per (quasi) tutti i 29 episodi che compongono questa serie.
Tuttavia ci sono anche punti deboli all'interno della serie, ad esempio sono presenti due episodi che a mio modesto parere potevano anche essere eliminati, in quanto non aggiungono niente ma sembrano essere stati creati solo per allungare la storia - come succedeva in molti episodi di "Dragon Ball Z".
Anche il character design dei personaggi non segue quello dei videogiochi, infatti tutti i personaggi, chi più chi meno, sono molto diversi da com'erano nei videogiochi; probabilmente quello più difficile da riconoscere esteticamente è senz'altro Ryu, mentre quello più simile è Bison, rimasto praticamente inalterato.
Questa decisione di cambiare l'aspetto dei personaggi purtroppo può dare fastidio, specie a chi è appassionato della saga video ludica, tuttavia va detto che i disegni sono veramente ben realizzati e le animazioni risultano ottime, specialmente in alcune sequenze di combattimento molto piacevoli, considerando anche l'anno in cui è stato realizzato l'anime, facendo sorvolare sulla diversa caratterizzazione estetica dei personaggi.
Per quanto riguarda le musiche, tutte quante accompagnano benissimo gli avvenimenti narrati; la melodia sicuramente più apprezzabile è comunque quella che viene utilizzata ogni volta che Ryu si prepara a lanciare il suo Hadouken.
Anche le sigle giapponesi sono veramente molto carine, sia quelle iniziali sia quelle finali, tuttavia non possono essere considerate capolavori.
Al contrario le due sigle italiane (quella iniziale e quella finale) sono probabilmente le migliori, infatti sono stati utilizzati due pezzi dei Dhamm che si rivelano essere perfette come sigle per questa serie, soprattutto quella iniziale "Tra cielo e terra", veramente orecchiabile e che ben si adatta al tipo di storia narrata nell'anime.
In conclusione quest'anime si discosta abbastanza dal videogioco e non è certamente un capolavoro, tuttavia la storia che viene narrata nell'arco dei 29 episodi che compongono l'opera è ben scritta e riesce a coinvolgere lo spettatore facendogli seguire tutta la serie senza mai annoiarsi, nonostante un paio di episodi inutili.
Probabilmente il merito della buona riuscita di quest'anime è da attribuirsi al regista, Gisaburo Sugii, il quale è riuscito a compiere un lavoro non facile, ossia quello di raccontare la storia di Street Fighter in maniera diversa rispetto a quella originale, riuscendo comunque a conquistare lo spettatore e renderlo soddisfatto una volta completata la visione della serie.
Ryu e Ken, amici fin dall'infanzia e allenatisi assieme, sono 2 campioni di arti marziali. Si ritrovano dopo tanto tempo ma chissà come mai quando stanno insieme finiscono sempre per cacciarsi nei guai. Iniziano così una serie di avventure che li portano in giro per il mondo ad affrontare avversari sempre più forti, e finiscono col restare invischiati in qualcosa di grosso e losco.
Grafica: disegni ed animazioni molto belli.
Audio: degna di nota soprattutto la bellissima sigla d'apertura italiana "Tra cielo e terra".
Personaggi: sono resi molto bene nonostante non sia facile rappresentare i personaggi di un picchiaduro, genere di gioco in cui non è previsto che i personaggi abbiano una personalità approfondita. Nonostante il loro carattere non subisca profondi cambiamenti, è interessante la crescita dei due protagonisti.
Trama: decisamente buona. Anche qui si tratta di scrivere una trama praticamente da zero utilizzando però personaggi già ben noti. Il risultato è una trama decisamente coinvolgente in cui pian piano si scoprono i misteri, alternati ovviamente a importanti fasi di combattimento - e non ci si potrebbe aspettare altrimenti!
Nel complesso un anime molto buono a mio parere.
Street Fighter & figli è IL picchiaduro, anche se superato da altri titoli resta quello che ha lanciato l'infinita serie di videogiochi del genere, e questo anime è sicuramente all'altezza delle aspettative.
Grafica: disegni ed animazioni molto belli.
Audio: degna di nota soprattutto la bellissima sigla d'apertura italiana "Tra cielo e terra".
Personaggi: sono resi molto bene nonostante non sia facile rappresentare i personaggi di un picchiaduro, genere di gioco in cui non è previsto che i personaggi abbiano una personalità approfondita. Nonostante il loro carattere non subisca profondi cambiamenti, è interessante la crescita dei due protagonisti.
Trama: decisamente buona. Anche qui si tratta di scrivere una trama praticamente da zero utilizzando però personaggi già ben noti. Il risultato è una trama decisamente coinvolgente in cui pian piano si scoprono i misteri, alternati ovviamente a importanti fasi di combattimento - e non ci si potrebbe aspettare altrimenti!
Nel complesso un anime molto buono a mio parere.
Street Fighter & figli è IL picchiaduro, anche se superato da altri titoli resta quello che ha lanciato l'infinita serie di videogiochi del genere, e questo anime è sicuramente all'altezza delle aspettative.
Street Fighter II V o Victory è una serie anime basata sul videogame Street Fighter. Anche se nel titolo c’è il “2”, la storia comincia dall’inizio. Non viene fatta alcuna menzione agli eventi di Street Fighter 1, dove Ryu sconfigge Sagat, che invece incontrerà per la prima volta nell’anime, e tutti i personaggi, tranne Ryu e Ken, si incontrano per la prima volta.
Attenzione: la seguente parte contiene spoiler
La storia inizia con Ryu che riceve un invito dal suo amico d’infanzia e compagno d’allenamenti Ken Masters a raggiungerlo in America. Qui i due si cacciano subito nei guai provocando una rissa in un pub contro dei militari, tra cui anche Guile. I due vengono sonoramente sconfitti e si rendono conto che pur avendo vinto molti tornei di karate, il mondo è pieno di lottatori potenti. Decidono allora di mettersi in viaggio per misurarsi contro gli street fighter più forti del pianeta. La prima tappa del loro viaggio li porta in Cina, dove fanno conoscenza della bella Chun-Li. Ad Hong Kong, Ryu scoprirà per la prima volta il potere dell’Hadou, un antica tecnica che gli viene mostrata da un anziano maestro. Il padre di Chun-Li è inoltre un poliziotto dell’Interpol, impegnato nella lotta alla droga, gestita da un’organizzazione criminale chiamata Shadow Law, o Shadaloo. Il comandante di questo gruppo è un misterioso personaggio di nome Bison (Vega in Giappone). Bison è dotato di un misterioso potere, che lo rende molto forte ed in grado di controllare l’energia psichica. Ryu e Ken durante il loro viaggio incontreranno molti street fighter, con cui instaureranno un rapporto di amicizia e rispetto, tra cui Fei Long, amico di Chun-Li e allievo di suo padre, il campione di Muay Thai, Sagat, finito in carcere ingiustamente perché incastrato dalla Shadaloo, l’asceta Dhalsim, che insegnerà a Ryu alcuni segreti sull’Hadou, e altri con cui inevitabilmente si scontreranno, perché facenti parte della Shadaloo, come l’ingenuo Zangief, l’agente infiltrato all’Interpol Balrog, lo spietato Vega, e la bella assassina Cammy. Menzione speciale per Gouki/Akuma che compare in alcuni momenti tra la folla. Ryu e Ken si troveranno più volte contro la Shadaloo, fino ad arrivare all’inevitabile e fatidico scontro finale contro Bison, che si dimostra molto interessato al potere di Ryu.
Fine parte contenente spoiler
La trama è molto buona e abbastanza articolata, tenendo presente che è tratta da un videogame dove sono i pugni a farla da padrone. L’anime si lascia guardare con piacere per i suoi ventinove episodi, anche se in alcuni momenti ci sono dei cali di tensione, che rendono alcuni episodi più noiosi di altri. Inoltre la storia è originale, in quanto prende solo spunto dal videogame, e riesce a creare un valido background, per quel che riguarda la storia dell’Hadou e i rapporti che legano i vari personaggi, e ad inserire nuovi elementi, come ad esempio un vago sentimento che sembra sbocciare tra Ken e Chun-Li.
I disegni sono molto buoni, pur differenziandosi di molto da quelli dei vari videogame. Alcuni personaggi sono stati molto cambiati, su tutti Ryu, nonostante questo sono tutti molto riconoscibili. In alcuni casi per me, ci sono stati anche dei miglioramenti, tipo Dhalsim e Vega. Mentre un personaggio poco riuscito, a livello di design è proprio il nemico finale, Bison, che tra le altre cose ha una divisa militare blu, a differenza del classico rosso del videogame.
I combattimenti nel corso della serie sono molti e ben fatti. Inoltre sono tutti molto realistici, senza colpi speciali (tranne che in pochi casi), in quanto Ryu ancora non padroneggia l’Hadouken. Il miglior combattimento a mio parere è quello tra Ken e Vega nella gabbia (ambientazione ispirata allo stage del videogame), ed è anche il più cruento e sanguinolento della serie. Le musiche accompagnano bene le varie situazioni, dai momenti drammatici, agli allenamenti, ai momenti di spensieratezza. Inoltre alcune mi ricordavano alcune musiche dei videogame (ma non posso dirlo con certezza). Il doppiaggio italiano, l’ho trovato molto buono, con voci azzeccate ai vari personaggi.
In conclusione, una delle migliori trasposizioni in anime di Street Fighter, perfettamente comprensibile anche a chi non ha mai giocato nessuno dei tanti videogame della serie, e molto godibile anche per i fan più accaniti, in quanto la trama non snatura nessuno dei personaggi coinvolti, ma anzi ne arricchisce ancora di più la storia, ed un ottimo anime di combattimento in generale.
Attenzione: la seguente parte contiene spoiler
La storia inizia con Ryu che riceve un invito dal suo amico d’infanzia e compagno d’allenamenti Ken Masters a raggiungerlo in America. Qui i due si cacciano subito nei guai provocando una rissa in un pub contro dei militari, tra cui anche Guile. I due vengono sonoramente sconfitti e si rendono conto che pur avendo vinto molti tornei di karate, il mondo è pieno di lottatori potenti. Decidono allora di mettersi in viaggio per misurarsi contro gli street fighter più forti del pianeta. La prima tappa del loro viaggio li porta in Cina, dove fanno conoscenza della bella Chun-Li. Ad Hong Kong, Ryu scoprirà per la prima volta il potere dell’Hadou, un antica tecnica che gli viene mostrata da un anziano maestro. Il padre di Chun-Li è inoltre un poliziotto dell’Interpol, impegnato nella lotta alla droga, gestita da un’organizzazione criminale chiamata Shadow Law, o Shadaloo. Il comandante di questo gruppo è un misterioso personaggio di nome Bison (Vega in Giappone). Bison è dotato di un misterioso potere, che lo rende molto forte ed in grado di controllare l’energia psichica. Ryu e Ken durante il loro viaggio incontreranno molti street fighter, con cui instaureranno un rapporto di amicizia e rispetto, tra cui Fei Long, amico di Chun-Li e allievo di suo padre, il campione di Muay Thai, Sagat, finito in carcere ingiustamente perché incastrato dalla Shadaloo, l’asceta Dhalsim, che insegnerà a Ryu alcuni segreti sull’Hadou, e altri con cui inevitabilmente si scontreranno, perché facenti parte della Shadaloo, come l’ingenuo Zangief, l’agente infiltrato all’Interpol Balrog, lo spietato Vega, e la bella assassina Cammy. Menzione speciale per Gouki/Akuma che compare in alcuni momenti tra la folla. Ryu e Ken si troveranno più volte contro la Shadaloo, fino ad arrivare all’inevitabile e fatidico scontro finale contro Bison, che si dimostra molto interessato al potere di Ryu.
Fine parte contenente spoiler
La trama è molto buona e abbastanza articolata, tenendo presente che è tratta da un videogame dove sono i pugni a farla da padrone. L’anime si lascia guardare con piacere per i suoi ventinove episodi, anche se in alcuni momenti ci sono dei cali di tensione, che rendono alcuni episodi più noiosi di altri. Inoltre la storia è originale, in quanto prende solo spunto dal videogame, e riesce a creare un valido background, per quel che riguarda la storia dell’Hadou e i rapporti che legano i vari personaggi, e ad inserire nuovi elementi, come ad esempio un vago sentimento che sembra sbocciare tra Ken e Chun-Li.
I disegni sono molto buoni, pur differenziandosi di molto da quelli dei vari videogame. Alcuni personaggi sono stati molto cambiati, su tutti Ryu, nonostante questo sono tutti molto riconoscibili. In alcuni casi per me, ci sono stati anche dei miglioramenti, tipo Dhalsim e Vega. Mentre un personaggio poco riuscito, a livello di design è proprio il nemico finale, Bison, che tra le altre cose ha una divisa militare blu, a differenza del classico rosso del videogame.
I combattimenti nel corso della serie sono molti e ben fatti. Inoltre sono tutti molto realistici, senza colpi speciali (tranne che in pochi casi), in quanto Ryu ancora non padroneggia l’Hadouken. Il miglior combattimento a mio parere è quello tra Ken e Vega nella gabbia (ambientazione ispirata allo stage del videogame), ed è anche il più cruento e sanguinolento della serie. Le musiche accompagnano bene le varie situazioni, dai momenti drammatici, agli allenamenti, ai momenti di spensieratezza. Inoltre alcune mi ricordavano alcune musiche dei videogame (ma non posso dirlo con certezza). Il doppiaggio italiano, l’ho trovato molto buono, con voci azzeccate ai vari personaggi.
In conclusione, una delle migliori trasposizioni in anime di Street Fighter, perfettamente comprensibile anche a chi non ha mai giocato nessuno dei tanti videogame della serie, e molto godibile anche per i fan più accaniti, in quanto la trama non snatura nessuno dei personaggi coinvolti, ma anzi ne arricchisce ancora di più la storia, ed un ottimo anime di combattimento in generale.
Ryu ha diciassette anni, è giapponese e vive su un’isola. Ken ha diciassette anni, è americano ed è il rampollo della ricchissima famiglia Masters. I due si conoscono sin da bambini e hanno una passione che li accomuna, quella per le arti marziali. I due amici, infatti, hanno studiato la lotta presso lo stesso dojo, da bambini, e anche adesso che sono cresciuti e abitano agli antipodi della carta geografica del mondo continuano ad allenarsi e a considerarsi non soltanto due grandi amici ma anche due rivali in continua competizione.
Partiti per un viaggio iniziatico allo scopo di allenarsi e incontrare avversari forti con cui battersi, i due attraverseranno la Cina, l’India, la Thailandia e l’Europa incontrando una moltitudine di personaggi straordinari e di combattenti abilissimi, finché non rimarranno invischiati nelle losche trame della Shadowlaw, organizzazione criminale capeggiata dall’enigmatico Bison, dittatore di straordinaria perfidia e dotato di poteri psichici.
Street Fighter II V è una produzione alquanto particolare. Ispirato a Super Street Fighter II Turbo, l’allora più recente videogioco della saga Street Fighter, si scopre in realtà trarre grandissima ispirazione anche dal film animato basato sullo stesso gioco che era stato realizzato dallo stesso staff l’anno precedente. Sia il film che la serie animata contengono poi diversi elementi che saranno ripresi nella successiva serie di videogiochi, la trilogia Street Fighter Alpha, entrata in produzione parallelamente a questa serie animata.
I fans più sfegatati (e anche quelli meno) se ne accorgeranno immediatamente: fra il videogame e il cartone animato ci sono moltissime differenze, a cominciare dai personaggi più giovani d’età e leggermente diversi a livello di design, per continuare con personaggi cattivi che in realtà nei giochi sono buoni e viceversa, personaggi che non combattono (il pugile Balrog, qui mero galoppino di Bison che non tira neppure un pugno in tutta la serie) o che svolgono professioni differenti (Chun Li guida turistica e non detective), personaggi del gioco che sono assenti nella storia del cartone animato (T. Hawk, Honda, Blanka e DJ), personaggi che si innamorano improbabilmente fra loro, personaggi che la trama del gioco vorrebbe morti che invece sopravvivono, tecniche insegnate da personaggi che non dovrebbero conoscerle piuttosto che da quelli ufficiali, l’assenza di gran parte dei colpi speciali dei personaggi.
Tuttavia, nonostante questo, lo spettatore-giocatore non ha dubbi: Street Fighter II V è Street Fighter, è una serie degna, degnissima del nome che porta. Una produzione che riesce ad arrivare là, dove molte produzioni animate o cartacee basate sul gioco Capcom avevano fallito o falliranno in seguito.
Ben più del singolo lungometraggio o del fumetto di un paio di uscite, il formato della serie a puntate si adatta a rappresentare l’enorme e sfaccettato universo creato dalla Capcom e l’affollato crocevia di volti, arti marziali, paesi, intrecci, storie e sentimenti di cui si compone. C’è un viaggio per il mondo, fatto di incontri e sottotrame, c’è il tempo e c’è lo spazio necessario per raccontarne ampiamente lo svolgimento. Impossibile, durante la visione, non pensare di trovarsi lì, fra i grandi centri commerciali o i vicoli malfamati di Hong Kong, le arene per la corrida di Barcellona, i localacci statunitensi, i poveri villaggi immersi nel verde dell’India, i distretti di polizia thailandesi, affascinanti negozi di cineserie, spiagge, isole sperdute, caverne dove si dice vi siano tesori e demoni, alberghi di lusso, basi militari, prigioni, dojo. Impossibile non affezionarsi ai personaggi, tutti, perché stavolta ognuno dei nostri avrà una sua, ben precisa, individualità. Non saranno più mere comparse di qualche minuto, infilate lì giusto perché c’erano nel gioco e perché dovevano mostrare almeno un attacco. No, stavolta ogni personaggio ha un suo perché è un suo determinato ruolo, minore o maggiore che sia. Sarà dunque impossibile non identificarsi immediatamente in Ken e Ryu, stavolta non più perfetti combattenti, ma ragazzi con una passione, capaci di provare amore, di lottare in nome dell’amicizia, di mettersi in gioco per i propri ideali, di divertirsi. Personaggi ora diventati umani, che attraverseranno un sofferto percorso di crescita, costellato di incontri e soprattutto di scontri, lungo tutta la storia. Impossibile non innamorarsi di questa Chun Li più giovane e frivola rispetto all’originale ma senza dubbio non meno affascinante. Impossibile non far tanto di cappello a Bison, qui crudele, possente e terrificante come forse mai, privo finalmente di quell’aria da stereotipato cattivo di un film di serie B che aveva in altre produzioni. Impossibile non farsi toccare nel profondo dal bel rapporto di amicizia che intercorre tra Guile e un Charlie qui rappresentato per la prima volta (e forse ben più piacevole a livello grafico di quella che sarà poi la sua rappresentazione ufficiale), fino alla tragica vicenda che porrà fine al loro legame. Impossibile non restare affascinati da una Cammy che probabilmente non è mai stata così sexy. Impossibile non riconoscere, anche in questa rappresentazione un po’ libera, i tratti distintivi dei personaggi che abbiamo amato per decenni: l’orgoglio di Sagat, la saggezza di Dhalsim, il carattere gentile di Zangief, la follia di Vega, l’onore di Fei Long, il carattere subdolo di Balrog.
Questo, signori spettatori, è Street Fighter. È un viaggio nella pop culture degli anni ’80 e dei primissimi anni ’90, rivisitato secondo il gusto grafico e narrativo della seconda metà di quest’ultima decade, ma che nonostante questo non perde il sapore che aveva in formato digitale. Scontri all’ultimo sangue, santoni orientali, organizzazioni criminali, metropoli piene di teppisti, mastodontici lottatori e un intreccio di storie e sentimenti che ben mostra la reale intenzione di questo Street Fighter II V. Non si tratta di imbastire meri combattimenti, ma di raccontare una storia, di presentare dei personaggi da ricordare, di imbrigliare forse lo spirito intrinseco di quegli anni meravigliosi in cui, con un gettone per la sala giochi nelle proprie mani, ci si sentiva padroni del mondo intero. Una storia straordinariamente avvincente, dove si mettono in scena sentimenti quali l’amore, l’amicizia, la vendetta, la malvagità, l’onore, il perdono, l’orgoglio, la giustizia, dove si visitano splendidi scenari e si conoscono straordinari personaggi difficilmente dimenticabili. Una storia dai toni ora nostalgici, ora esaltanti, ora sorprendentemente drammatici, che non ci annoierà mai, nemmeno per un attimo.
È una riscrittura dell’opera originale, siamo d’accordo, e molte cose se ne distaccano, ma è rimasto quello che forse piaceva maggiormente, di Street Fighter: lo spirito, la moltitudine di personaggi su cui fantasticare e da cui lasciarsi incantare, l’atmosfera. Poco importa se vi sono differenze coi videogiochi o se gli unici attacchi energetici sono riservati a Ryu, Ken e Bison (niente Sonic Boom o Yoga Fire, quindi, ma è meglio così, perché si dà più realismo alla storia, ponendo l’Hadou dei due ragazzi in una posizione più mistica e profonda).
Oltre ai difetti sopraelencati è da segnalare una certa frettolosità nella narrazione degli episodi finali, che, seppur di grandissimo effetto, magari avrebbero giovato di un paio di puntate in più per raccontare alcune cose in maniera più rilassata, come un maggior approfondimento del già buono ma per certi versi un po’ risicato personaggio di Zangief o la narrazione di cosa avviene agli altri personaggi che non siano Ryu e Ken dopo la fine della storia. Si tratta comunque di piccolezze, che non disturbano più di tanto quella che sarà una visione piacevolissima.
L’esperto regista Gisaburo Sugii, l’aiuto regista Naoto Hashimoto e il resto dello staff del Group Tac (nomi già noti in precedenza per ottimi lavori quali ad esempio gli adattamenti animati dei manga di Mitsuru Adachi) ci offrono una reinterpretazione del videogame davvero ottimale a livello tecnico. Street Fighter II V si presenta benissimo a livello di grafica e disegni, con l’unico difetto del riciclo di svariate animazioni durante i combattimenti che li rendono un pelino meno realistici e delle interminabili animazioni che precedono il lancio dell’Hadouken/Hadoushoryuken.
Null’altro da obbiettare per un prodotto curatissimo sul lato grafico e ancor più su quello sonoro, con un accompagnamento musicale forse un po’ troppo abusato ma sicuramente di grandissimo effetto, capace di coinvolgere lo spettatore, accompagnarlo nelle scene più drammatiche o esaltanti e reinterpretare con gusto i ritmi tradizionali dei vari paesi toccati da Ryu e Ken nel loro viaggio.
Menzione d’onore per la versione italiana realizzata da Dynamic Italia, che ci regala uno dei migliori cast romani mai visti in un cartone animato, toccando punte di grandezza come il paterno Dorai di Piero Tiberi, la sensuale Chun Li di Stella Musy, l’energico Ken di Vittorio Guerrieri, il flemmatico Charlie di Fabrizio Pucci, il bonario Zangief di Giuliano Santi, il possente Sagat di Paolo Buglioni, un Vega meno effeminato e ben più affascinante ad opera di un sempre straordinario Roberto Pedicini e un eccelso ed inquietante Bison doppiato da un bravissimo Romano Malaspina. Si ricorda con grandissimo affetto anche “Tra cielo e terra”, la splendida canzone dei Dhamm usata come sigla della serie nelle trasmissioni televisive, che non fa affatto rimpiangere le già bellissime sigle giapponesi.
Cosa dire, ancora, di questo Street Fighter II V? È una serie in un certo senso simbolo di un’epoca, che si fa carico di un nome leggendario e riesce a spiegare questa leggenda a chi non la conosce (che può quindi fruire dell’opera e godersela anche se non ha giocato ai videogames) e a ricordare a chi la conosce perché la ama. Non è il solito anime su licenza, ma un’esperienza. Un viaggio, più che una visione, un viaggio in un universo straordinario, duro, passionale, variegato, dal sapore di un’estate di tanti anni fa, quando bastava avere un gettone della sala giochi in mano per aprire la porta a innumerevoli sogni. Un viaggio che parte spensierato, mostrandoci il mondo com'era una quindicina d'anni fa, prosegue in maniera solenne, tragica, toccante, appassionando e incollando lo spettatore allo schermo per fargli vivere un'esperienza indimenticabile, per poi giungere a compimento. O forse no, perché la strada è lunga, forse infinita, e infinito sarà il viaggio, così come infiniti sono gli incontri e gli scontri che ci attendono lungo il cammino. Da vedere.
Partiti per un viaggio iniziatico allo scopo di allenarsi e incontrare avversari forti con cui battersi, i due attraverseranno la Cina, l’India, la Thailandia e l’Europa incontrando una moltitudine di personaggi straordinari e di combattenti abilissimi, finché non rimarranno invischiati nelle losche trame della Shadowlaw, organizzazione criminale capeggiata dall’enigmatico Bison, dittatore di straordinaria perfidia e dotato di poteri psichici.
Street Fighter II V è una produzione alquanto particolare. Ispirato a Super Street Fighter II Turbo, l’allora più recente videogioco della saga Street Fighter, si scopre in realtà trarre grandissima ispirazione anche dal film animato basato sullo stesso gioco che era stato realizzato dallo stesso staff l’anno precedente. Sia il film che la serie animata contengono poi diversi elementi che saranno ripresi nella successiva serie di videogiochi, la trilogia Street Fighter Alpha, entrata in produzione parallelamente a questa serie animata.
I fans più sfegatati (e anche quelli meno) se ne accorgeranno immediatamente: fra il videogame e il cartone animato ci sono moltissime differenze, a cominciare dai personaggi più giovani d’età e leggermente diversi a livello di design, per continuare con personaggi cattivi che in realtà nei giochi sono buoni e viceversa, personaggi che non combattono (il pugile Balrog, qui mero galoppino di Bison che non tira neppure un pugno in tutta la serie) o che svolgono professioni differenti (Chun Li guida turistica e non detective), personaggi del gioco che sono assenti nella storia del cartone animato (T. Hawk, Honda, Blanka e DJ), personaggi che si innamorano improbabilmente fra loro, personaggi che la trama del gioco vorrebbe morti che invece sopravvivono, tecniche insegnate da personaggi che non dovrebbero conoscerle piuttosto che da quelli ufficiali, l’assenza di gran parte dei colpi speciali dei personaggi.
Tuttavia, nonostante questo, lo spettatore-giocatore non ha dubbi: Street Fighter II V è Street Fighter, è una serie degna, degnissima del nome che porta. Una produzione che riesce ad arrivare là, dove molte produzioni animate o cartacee basate sul gioco Capcom avevano fallito o falliranno in seguito.
Ben più del singolo lungometraggio o del fumetto di un paio di uscite, il formato della serie a puntate si adatta a rappresentare l’enorme e sfaccettato universo creato dalla Capcom e l’affollato crocevia di volti, arti marziali, paesi, intrecci, storie e sentimenti di cui si compone. C’è un viaggio per il mondo, fatto di incontri e sottotrame, c’è il tempo e c’è lo spazio necessario per raccontarne ampiamente lo svolgimento. Impossibile, durante la visione, non pensare di trovarsi lì, fra i grandi centri commerciali o i vicoli malfamati di Hong Kong, le arene per la corrida di Barcellona, i localacci statunitensi, i poveri villaggi immersi nel verde dell’India, i distretti di polizia thailandesi, affascinanti negozi di cineserie, spiagge, isole sperdute, caverne dove si dice vi siano tesori e demoni, alberghi di lusso, basi militari, prigioni, dojo. Impossibile non affezionarsi ai personaggi, tutti, perché stavolta ognuno dei nostri avrà una sua, ben precisa, individualità. Non saranno più mere comparse di qualche minuto, infilate lì giusto perché c’erano nel gioco e perché dovevano mostrare almeno un attacco. No, stavolta ogni personaggio ha un suo perché è un suo determinato ruolo, minore o maggiore che sia. Sarà dunque impossibile non identificarsi immediatamente in Ken e Ryu, stavolta non più perfetti combattenti, ma ragazzi con una passione, capaci di provare amore, di lottare in nome dell’amicizia, di mettersi in gioco per i propri ideali, di divertirsi. Personaggi ora diventati umani, che attraverseranno un sofferto percorso di crescita, costellato di incontri e soprattutto di scontri, lungo tutta la storia. Impossibile non innamorarsi di questa Chun Li più giovane e frivola rispetto all’originale ma senza dubbio non meno affascinante. Impossibile non far tanto di cappello a Bison, qui crudele, possente e terrificante come forse mai, privo finalmente di quell’aria da stereotipato cattivo di un film di serie B che aveva in altre produzioni. Impossibile non farsi toccare nel profondo dal bel rapporto di amicizia che intercorre tra Guile e un Charlie qui rappresentato per la prima volta (e forse ben più piacevole a livello grafico di quella che sarà poi la sua rappresentazione ufficiale), fino alla tragica vicenda che porrà fine al loro legame. Impossibile non restare affascinati da una Cammy che probabilmente non è mai stata così sexy. Impossibile non riconoscere, anche in questa rappresentazione un po’ libera, i tratti distintivi dei personaggi che abbiamo amato per decenni: l’orgoglio di Sagat, la saggezza di Dhalsim, il carattere gentile di Zangief, la follia di Vega, l’onore di Fei Long, il carattere subdolo di Balrog.
Questo, signori spettatori, è Street Fighter. È un viaggio nella pop culture degli anni ’80 e dei primissimi anni ’90, rivisitato secondo il gusto grafico e narrativo della seconda metà di quest’ultima decade, ma che nonostante questo non perde il sapore che aveva in formato digitale. Scontri all’ultimo sangue, santoni orientali, organizzazioni criminali, metropoli piene di teppisti, mastodontici lottatori e un intreccio di storie e sentimenti che ben mostra la reale intenzione di questo Street Fighter II V. Non si tratta di imbastire meri combattimenti, ma di raccontare una storia, di presentare dei personaggi da ricordare, di imbrigliare forse lo spirito intrinseco di quegli anni meravigliosi in cui, con un gettone per la sala giochi nelle proprie mani, ci si sentiva padroni del mondo intero. Una storia straordinariamente avvincente, dove si mettono in scena sentimenti quali l’amore, l’amicizia, la vendetta, la malvagità, l’onore, il perdono, l’orgoglio, la giustizia, dove si visitano splendidi scenari e si conoscono straordinari personaggi difficilmente dimenticabili. Una storia dai toni ora nostalgici, ora esaltanti, ora sorprendentemente drammatici, che non ci annoierà mai, nemmeno per un attimo.
È una riscrittura dell’opera originale, siamo d’accordo, e molte cose se ne distaccano, ma è rimasto quello che forse piaceva maggiormente, di Street Fighter: lo spirito, la moltitudine di personaggi su cui fantasticare e da cui lasciarsi incantare, l’atmosfera. Poco importa se vi sono differenze coi videogiochi o se gli unici attacchi energetici sono riservati a Ryu, Ken e Bison (niente Sonic Boom o Yoga Fire, quindi, ma è meglio così, perché si dà più realismo alla storia, ponendo l’Hadou dei due ragazzi in una posizione più mistica e profonda).
Oltre ai difetti sopraelencati è da segnalare una certa frettolosità nella narrazione degli episodi finali, che, seppur di grandissimo effetto, magari avrebbero giovato di un paio di puntate in più per raccontare alcune cose in maniera più rilassata, come un maggior approfondimento del già buono ma per certi versi un po’ risicato personaggio di Zangief o la narrazione di cosa avviene agli altri personaggi che non siano Ryu e Ken dopo la fine della storia. Si tratta comunque di piccolezze, che non disturbano più di tanto quella che sarà una visione piacevolissima.
L’esperto regista Gisaburo Sugii, l’aiuto regista Naoto Hashimoto e il resto dello staff del Group Tac (nomi già noti in precedenza per ottimi lavori quali ad esempio gli adattamenti animati dei manga di Mitsuru Adachi) ci offrono una reinterpretazione del videogame davvero ottimale a livello tecnico. Street Fighter II V si presenta benissimo a livello di grafica e disegni, con l’unico difetto del riciclo di svariate animazioni durante i combattimenti che li rendono un pelino meno realistici e delle interminabili animazioni che precedono il lancio dell’Hadouken/Hadoushoryuken.
Null’altro da obbiettare per un prodotto curatissimo sul lato grafico e ancor più su quello sonoro, con un accompagnamento musicale forse un po’ troppo abusato ma sicuramente di grandissimo effetto, capace di coinvolgere lo spettatore, accompagnarlo nelle scene più drammatiche o esaltanti e reinterpretare con gusto i ritmi tradizionali dei vari paesi toccati da Ryu e Ken nel loro viaggio.
Menzione d’onore per la versione italiana realizzata da Dynamic Italia, che ci regala uno dei migliori cast romani mai visti in un cartone animato, toccando punte di grandezza come il paterno Dorai di Piero Tiberi, la sensuale Chun Li di Stella Musy, l’energico Ken di Vittorio Guerrieri, il flemmatico Charlie di Fabrizio Pucci, il bonario Zangief di Giuliano Santi, il possente Sagat di Paolo Buglioni, un Vega meno effeminato e ben più affascinante ad opera di un sempre straordinario Roberto Pedicini e un eccelso ed inquietante Bison doppiato da un bravissimo Romano Malaspina. Si ricorda con grandissimo affetto anche “Tra cielo e terra”, la splendida canzone dei Dhamm usata come sigla della serie nelle trasmissioni televisive, che non fa affatto rimpiangere le già bellissime sigle giapponesi.
Cosa dire, ancora, di questo Street Fighter II V? È una serie in un certo senso simbolo di un’epoca, che si fa carico di un nome leggendario e riesce a spiegare questa leggenda a chi non la conosce (che può quindi fruire dell’opera e godersela anche se non ha giocato ai videogames) e a ricordare a chi la conosce perché la ama. Non è il solito anime su licenza, ma un’esperienza. Un viaggio, più che una visione, un viaggio in un universo straordinario, duro, passionale, variegato, dal sapore di un’estate di tanti anni fa, quando bastava avere un gettone della sala giochi in mano per aprire la porta a innumerevoli sogni. Un viaggio che parte spensierato, mostrandoci il mondo com'era una quindicina d'anni fa, prosegue in maniera solenne, tragica, toccante, appassionando e incollando lo spettatore allo schermo per fargli vivere un'esperienza indimenticabile, per poi giungere a compimento. O forse no, perché la strada è lunga, forse infinita, e infinito sarà il viaggio, così come infiniti sono gli incontri e gli scontri che ci attendono lungo il cammino. Da vedere.