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Utente132343

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Utente132343

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9,5
"Ghost in the Shell 2: Innocence", da non confondere con "2.0", è il sequel diretto del primo film della saga, sempre tratto dal magna di Masamune Shirow. Uscito nel 2004, con la logica del "squadra che vince non si cambia", Mamoru Oshii questa volta dirige un film ancora più ambizioso del precedente.

L'attenzione sarà da subito rivolta agli agenti Batou e Togusa, ex compagni di Motoko Kusanagi della Section 9, alle prese con un'indagine su dei misteriosi omicidi causati da particolari cyborg, che ad un certo punto del loro servizio, impazziscono ed uccidono i proprietari. I suddetti cyborg infatti, sono nel vero senso del termine "bambole umanoidi" da compagnia, e con compagnia, si intende proprio avere anche rapporti sessuali. Un aspetto non tanto distante dalla realtà se si fanno un po' di ricerche sulla robotica giapponese attuale, per quanto tutto ancora nella teoria, inevitabilmente qualche risultato salta fuori.

La forte influenza e eredità culturale di "Blade Runner" sono evidenti in tutto il contesto narrativo, il che è tutto di guadagnato, dato che il film ne riprende molti aspetti ma li rivisita per esporre l'opera originale. Lo sviluppo degli eventi si dividerà tra una buona parte iniziale di film tra investigazione e vicende dei protagonisti, soprattutto di Batou, fino a sbocciare nella seconda parte più profonda e a tratti surreale.

Sbalorditivo a livello tecnico, eccellente qualità della GC e dell'immagine, e proprio come nel primo film, contornato dalla immersiva colonna sonora di Kenji Kawai, che ancora una volta si sposa con l'ambientazione futuristica, questa volta, dall'aspetto un po' più noir.

In definitiva, un altro film dell'universo di "Ghost in The Shell" riuscito in ogni aspetto, coinvolgente e profondo nei contenuti, e che inaspettatamente, riuscirà a strappare qualche risata nei momenti in cui farà la sua comparsa un personaggio a quattro zampe.

Utente28606

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Utente28606

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
"Ghost in the Shell: L'attacco dei cyborg" o "Innocence" è un film del 2004 diretto e sceneggiato da Mamoru Oshii, con soggetto ispirato al manga di Masamune Shirow, musiche di Kenji Kawai e character design di Hiroyuki Okiura (famoso per il suo zampino in "Akira", "Venus Wars", "Memories" e nel film di "Cowboy Bebop"). Il film è il sequel, ideologico e fattuale, di "Ghost in the Shell" (1995) dello stesso regista. Come personaggi principali ritornano quelli del precedente: il vecchio cyborg corazzato e flemmatico Batō, bloccato in una dolorosa Sehnsucht in seguito alla scomparsa del maggiore Motoko Kusanagi, e Togusa, umana spalla affezionato alla moglie e la figlia. I due membri della "Sezione 9" iniziano a indagare sull'azienda Locus Solus, i cui ginoidi hanno ucciso otto persone e si sono manomessi volontariamente la memoria. I ginoidi, o sexaroidi, possedevano un'anima creata attraverso un'illegale macchina che, partendo da un'anima originale, ne produceva numerose copie. La yakuza rapisce giovani ragazze innocenti e le vende alla Locus Solus che ruba loro l'anima.

II film riprende il predecessore nei canti tribali e ritmici, che ne scandiscono le principali e più memorabile sequenze, conferendo alla vicenda l'aria di un canto gregoriano o di una preghiera buddhista, e fonde insieme tutte le tematiche più care al regista. Sul lato tecnico, come tutti sanno, "Innocence" è a un buon livello. Le animazioni sono dettagliate, fino all'ossesso e alla ricercatezza fine a se stessa. Bellissimissimi, in particolare, i design della sproporzionatamente grande portaerei della Locus Solus, con tutti i suoi dettagli microscopici e titanico senso di imponenza, e il Tiltrotor VX-30, con il suo aspetto volutamente ispirato a un "angelo decaduto". Impossibile non restare affascinati da un lavoro simile; si percepisce l'imponente lavoro concettuale dietro i dettagli meccanici, vedere la felicissima mano dei bozzetti nei vari artbook ufficiali di Oshii. Chi cerca ispirazione per illustrazioni fantascientifiche, come me, troverà pane per i suoi denti. Un punto in più, quindi, visto che recensisco tenendo conto di quanto un'opera possa dare spunti originali e ispirare altri artisti. Alcune sequenze però non si risparmiano cliché cinematografici che hanno da lungo tempo fatto il loro corso. Per esempio nella stanza dell'ispettore ucciso dagli yakuza della Kojinkai si può vedere il classico sangue sullo specchio, perfetta cartolina per dire di riprendere idee da altre fonti, mentre nel finale si riprende il trito addio senza contatto visivo diretto alla Watanabe, un topos del genere che ho sempre mal digerito rispetto ai bei addi con sguardi negli occhi, anche fugaci, di "Evangelion" o "Gundam". Anche se a suo modo particolare ho trovato fastidioso il ricorso al rallenty, uno dei peggiori espedienti che un regista fra le altre cose già lento come Oshii possa usare in un film. I rallenty, in generale, sono una pessima trovata per prendere gli spettatori per sprovveduti incapaci di seguire un film a normale velocità. Dissento poi con chi ha apprezzato il massiccio uso di GG, e non solo per questioni ideologiche. Non pretendo che nel 2004 gli animatori stiano ancora con fogli di celluloide e rodovetri per semplice gusto vintage, ma ho trovato poco riuscite le scene della festa ad Eterodofu, e alcune volte la 3DCG non è delle più lisce e realistiche. Poco realistico è anche il combattimento con Kaniotoko e il suo gigantesco arto meccanico, che ho trovato di cattivo gusto e pacchiano. Poca cosa, certo, rispetto al resto, ma comunque fastidiosi o poco realistici, almeno a prima visione. Il vecchio Aramaki, che era una figura carismatica e saggia nel precedente film, in "Innocence" non trova giustizia, tant'è che la sola citazione che mi ricordo di lui in tutto questo ambaradan è: "Compra il cibo secco per il tuo cane". Ishikawa, Rin, Wakabayashi e gli altri invece fanno bene il loro mestiere di personaggi secondari. La trama, sviluppata con la solita lentezza del regista, risulta comunque ben dosata e, soprattutto, lineare. Nonostante l'incipit non sia dei più originali, strizzando in maniera evidente l'occhio alla fantascienza anni Venti e Trenta, l'intellettualismo di Oshii è onesto: lo spettatore, comunque, sa già cosa troverà davanti, e anche in questo "Innocence" non delude le aspettative, almeno degli amanti del cyberpunk, animato e non.

Si sprecano, naturalmente, i riferimenti culturali, che vanno dalle bambole di Bellmer a John Milton, con la solita punta di citazionismo biblico tipica di Oshii. Il nome Locus Solus rimanda a Russell, la sua sede al duomo di Milano, la festa di Eterodofu a una vera celebrazione religiosa del Taiwan. In tutto il lungometraggio si respira, come per la New Port City del primo film, un'aria sincretica che unisce insieme l'intera Asia. Oshii non si risparmia neanche un riferimento al "Dhammapada" in una bella scena di separazione: "Lascialo camminare da solo". Non possono mancare le trite tre leggi di Asimov. Il tema di cyborg che, in presenza di un virus o un malfunzionamento, arrivano a suicidarsi verrà ripreso da un altro anime di poco seguente e, come si è capito, meno originale del film di Oshii, ossia "Ergo Proxy", che riprende molte tematiche filosofiche di fondo e il serrato citazionismo letterario del film. La tematica principale del film è, come quella del suo predecessore, la quasi positivistica scientificità e materialità di ogni cosa. Incluso, naturalmente, l'amore, per riprendere la citazione di L'Isle-Adam che apre stupendamente un film monolitico e di pietra. Una posizione così rigidamente riduzionistica à De La Mettrie non è nuova alla fantascienza; ma, che io ricordi, nessuno nel panorama dell'animazione nipponica lo aveva detto con così rigida costanza. Una costanza apprezzabile, quanto discutibile, aggiungerei, ma che lascia, come si vedrà, uno spazio almeno per gli occhi di un cane. L'uomo è soltanto un animale, e un animale è soltanto materia, un ammasso di cause le cui azioni sono rigidamente dettate dal cervello; un pensiero così freddo e materialistico s'era già avuto in "Gozensosama banbanzai", opposto registico e stilistico di "Innocence", ma qui Oshii, estremizzando l'intellettualismo delle sue opere, mette in mezzo di tutto in un intreccio di filosofia, simbologie e riflessioni nel suo solito stile cerebrale e razionalizzante. Molte frasi del film sono infatti lunghe citazioni di pensatori già esistenti, complicando la visione e la regia, ed è difficile stare dietro a tutta la matassa di riferimenti che il regista ci presenta. Non mi stupisce, quindi, il flop al botteghino: a fronte di un budget di venti milioni "Innocence" ne ha portati a casa neanche la metà. Non è facile, dicevo, stare dietro a tutti i continui rimandi che l'autore si diverte a intrecciare; se questa tela di ragno sia o meno fine a se stessa, francamente, a me importa poco, se intrattiene. A suo modo, devo dire, ci riesce benissimo, e in questo "Innocence" non è solo il sequel o erede spirituale di "Ghost in the Shell", ma anche la punta di diamante di questo citazionismo efferato e senza sosta di Oshii. Su questo versante può essere considerato il capolavoro del regista.

La dottoressa Haraway è, tanto per iniziare a esaminare i contenuti, un ovvio riferimento a Donna Haraway, di cui riprende design e atteggiamento cyberfemminista. Un atteggiamento, così riduzionista da paragonare i bambini ai pupazzi, che scatena l'ira del sentimentale Togusa, ma che è solo il tassello di un mosaico filosofico ben più ampio e unitario. La filosofia di Haraway, in fondo, non è altro che una più matura versione del discorso finale della Motoko bambina di fine "Ghost in the Shell" e della citazione paolina: "Quando ero un bambino pensavo e ragionavo come un bambino. Presto il velo cadrà, e noi vedremo". Ritorna, comunque, il tema orfico della memoria, caro quanto a Oshii quanto alla fantascienza in generale – come scordarsi, infatti, del celebre e già citato "Memories". Batō, nella seconda parte del film, si reca con Togusa nella casa di Kim; Kim invia loro dei falsi ricordi, creando le più celebri scene del lungometraggio. In un loop di falsi ricordi e di visioni ingannevoli, da cui per giunta si può uscire solo con l'aiuto di un angelo custode e il codice segreto di Motoko, Batō e lo spettatore assistono per diverse volte alla stessa scena con minime varianti. Nell'atrio un cane e una giovane, simile alla Motoko bambina di anni prima, hanno davanti a sé delle lettere. La prima volta le parole formano "Aemaeth", cioè 'verità', mentre sul soffitto sono appesi degli uccelli di metallo. Poco dopo la scritta diventa "Maeth", ossia 'morte', e il corpo cibernetico non è più di Kim ma di Togusa. L'ordine di entrata di Batō e Togusa nel palazzo cambia, e sul soffitto si intravedono figure di angeli. La ragazza, in un'altra ripetizione, scompare e, in vece della solita scritta ebraica, appare la cifra 2501, con visioni oniriche di bombardamenti e corpi che diventano cyborg. Curioso questo legame fra numeri e parole ebraiche, che forse rimanda al famoso metodo esagetico della cabala.
Per riprendere il tema delle marionette, di certo non nuovo al regista di "Gozensosama banbanzai", nella città di Etorofu si vedono le parole: "Vita e morte vanno e vengono come marionette che danzano su un tavolo; appena si tagliano i fili, crollano facilmente". Chi ha visto "Neon Genesis Evangelion" e il nichilista "Texhnolyze" già conosce il teatro nō; del resto lo stesso "Ghost in the Shell" ruotava attorno alla figura del Signore dei Pupazzi. La frase viene infatti dallo "Hanakagami" di Zeami, il famoso drammaturgo del periodo Muromachi. Una citazione che si collega benissimo alla trama del film, e in particolare alla sorte delle ginoidi, e che lascia intravedere ancora una volta il drammaticamente e lucidamente parere scientifico di Oshii. Come dicevo poco prima, nonostante tutta la fredda scientificità il regista comunque non rinuncia, da titolo, all'innocenza dell'immediatezza, incarnata nel cane Basset Hound ricalcato dal cane Gabriel dello stesso regista. Gabriel allude all'arcangelo, giusto per riproporre il simbolo più caro di Oshii. Il cane in "Jin Roh" era un lupo cattivo e un cerbero, mentre qui sembra rimandare, tornando invece alla tematica cristiana, al cane del libro di Tobia o a quello dei sette sapienti di Efeso. È una figura angelica, animalesca e affezionata, che conferisce a Batō un tocco quasi alla Jet di "Cowboy Bebop". Mi verrebbe da dire, da grandissimo appassionato di cani, che la diversità dei film di Oshii è proprio in quel Basset Hound, che ritornerà persino per il videoclip "Je t’aime" dei Glay e in "The Sky Crawlers". Gli altri anime sono vuoti, certo, ma, come aggravante, prendono in giro lo spettatore, esattamente come i gatti e i gattari. Il gatt(ar)o è immeritevole persino d'odio, perché non c'è nulla da odiare: va ignorato. Oshii, invece, ha anima, e in tutti i suoi film, chi più o chi meno, si sente il tema dell'anima, che altro non è che un modo mistico o mistificato per dire "fedeltà". Batō raggiunge l’Aemaeth perché solo i cani sono portatori di verità. "All is full of love", direbbe Björk, che sicuramente apprezzerebbe il tocco rétro e Meiji dei cyborg. "I’m still here but in different places", dice lei nel suo singolo "Innocence", pubblicato qualche anno dopo questo film e azzeccatissima, per l’opera di Oshii.

Come dicevo "Ghost in the Shell" è una fiaba nel vero senso della parola. Ed è una fiaba non solo perché il messaggio determinista svuota, o quantomeno ridimensiona molto, il concetto di "umanità", ma perché "riflette" e c'è indiscutibilmente un teatro. Nel primo film questo processo di analisi era spirituale, nel senso che l'attenzione, pur se inconfondibilmente materiale, era rivolta alla dimensione della rete e dell'Akasha, e quindi di trascendenza. Motoko che diventa tutt'uno con il Signore dei Pupazzi viveva una reincarnazione. In "Innocence" invece la stessa tematica è vista dal punto di vista immanente. Motoko s'incarna in un ginoide e in esso trasferisce solo una parte della coscienza. Piuttosto evidente quindi questo cambio di rotta, visto che nel primo il protagonista era la donna-Verità Motoko, mentre nel secondo è un Batō ancora intrappolato nella materia. Gli atteggiamenti dei due sono inconfondibilmente opposti. Per assurdo Motoko è, aggiungo, molto più sfrontata e avventata del compagno, perché è nella natura della donna avere più voglia di affrontare il pericolo. Batō è, in fondo, di carne, uomo e cane: tutte e tre cose deboli. Non so se fosse l'intenzione di Oshii, ma Motoko, con il suo messaggio di verità e morte, è a tutti gli effetti la Sofia gnostica, ma al rovescio. In ogni caso in "L'attacco dei cyborg" non è l'uomo, o per meglio dire la donna Motoko, ad alzarsi e stupirsi di fronte la celestiale visione dell'Ein Soif, ma è la Luce di Dio che si contrae per far spazio alla Creazione e, quindi, alle creature. "Innocence" è una fiaba perché ritorna la tematica dello specchio. Nelle prime sequenze, in una nuova versione del canto primordiale del primo film, negli occhi della ginoide assemblata si riflette un'altra ginoide. Non è solo una banale riproposizione di quanto visto in "L'Uovo dell'Angelo" o del mare-specchio di "Ghost in the Shell", ma un riferimento allo stadio dello specchio di Lacan.

Mi fermo qui, sia perché risulterei noioso e sia perché tutto questo non coglierebbe, se non in minima parte, il pregio principale di "Innocence". "Innocence" è un tripudio di colori, di suggestioni e di ramificazioni che, come l'albero della vita del primo film, riesce comunque a non perdersi in tante, tante riflessioni diverse, ed è evidente a tutti, forse fin troppo, il filo rosso che lega questo glaciale mosaico positivista. La coerenza è strabiliante, e nulla sfugge al controllo di uno staff di prim'ordine e di una sceneggiatura dosata fino all'ultima sillaba. Un tecnicismo che sicuramente annoierebbe qualcuno, in un film che già risulta incredibilmente lento. Non posso considerare di buon occhio questa lentezza, perché la stessa tematica avrebbe potuto essere affrontata con la velocità senza freni di un "Gozenzosama". In un tempo minore si sarebbe detto di più. E questo è grave. Mi verrebbe da fare, più che con il manga di Shirow, un confronto con un fumetto nostrano: "Skydoll" di Barbucci e Canepa. Uno stile barocco sarebbe stato molto più bello, rispetto al vuoto Oriente. Certo, però, è una lentezza con una precisa ragion d'essere, in un film che va visto più di una volta per essere gustato a pieno. Ma sull'intrattenimento scade, laddove il primo film aveva il pregio di essere più breve, denso e oscuro, e soprattutto anni Novanta. Non si può prescindere, comunque, da questo film, anche se non si è fan di Oshii. Bisogna armarsi, però, e anche questo può essere un pregio o un difetto, di tanta, tantissima pazienza. Voglio premiarlo, comunque, per essere tutto d'un pezzo e coerente sino in fondo.
Una pazienza, ripeto, sul versante filosofico ripagata, perché il centro di tutto il film è proprio nella parola Aemaeth. Non si può comprendere l'animazione giapponese senza avere in mente questo collegamento fra morte e verità. Non si potrebbe comprendere Hideaki Anno, per esempio, che spacca il vetro degli shinjinrui ma tenta il suicidio dopo la conclusione della serie, né la verità che portano con sé gli angeli e Tabris in particolare, come non si può comprendere il non-personaggio di Spike Spiegel di "Cowboy Bebop", il virus Cogito di "Ergo Proxy" o perfino di Light Yagami. "Innocence" non è solo una fiaba, ma anche, come ogni fiaba, una bellissima tragedia. Rimanendo in tema d'angeli, chiudo la recensione con una piccola nota posticcia. Come tutti sanno, in "Evangelion" Tabris, angelo del libero arbitrio, è conosciuto con il nome umano Kaworu, tratto a sua volta da Cahor, angelo dell'inganno. Libero arbitrio e illusione, nel positivismo del primo film, erano il centro di attentissime analisi. Può sembrare banale, ma ogni fiaba, in fondo, da "Harry Potter" con il suo specchio delle brame al dono di Illùvatar del "Silmarillion", è questo. Senza morte non c'è verità, senza verità non c'è morte. Un concetto trattato con terribile coerenza, qualche anno prima, in "Texhnolyze", nel caso di Doc e dello spettrale e vuoto mondo della superficie. Nessuno può vedere il volto dell'Altissimo senza rimanerne ucciso. Il profondo senso di questo accostamento fra morte e verità, e quindi fra libertà e inganno, almeno apparentemente opposto al banale "La verità vi renderà liberi", è proprio in questo film. Dicevo: non si può comprendere l'animazione giapponese, ormai inesorabilmente alimentata da questo suicidio quotidiano moderno, in verità.


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Nagisa98

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Dopo la straordinaria pellicola del 1995, nel 2004 Mamoru Oshii torna a dirigere il sequel di “Ghost in the Shell”: “Innocence”, arrivato in Italia col sottotitolo “L’attacco dei Cyborg”, è un lungometraggio della durata di novantotto minuti circa ed è sempre realizzato allo studio Production I.G.

L’anime si svolge nel 2032, tre anni dopo il caso del Burattinaio. Il maggiore Motoko Kusanagi risulta ancora dispersa: tocca dunque a Batou e al suo nuovo partner Togusa risolvere il mistero di alcune ginoidi malfunzionanti che hanno finito per uccidere i propri possessori.

Sulla scia del suo predecessore, “Innocence” utilizza la sua impostazione da poliziesco come eccellente supporto alla sua vera anima, che risiede nell’analisi di questioni filosofiche ed esistenziali, e costituisce indubbiamente uno dei suoi grandi punti di forza.
La trama qui proposta, nonostante sia leggermente più articolata rispetto a quello del primo film e presenti sviluppi un poco più sorprendenti, impallidisce infatti dinanzi alle problematiche che i personaggi in primis, ed essa stessa in secondo luogo, sono in grado di sollevare.
Il protagonista Batou, che al contrario di quello che si poteva pensare riesce pienamente a sostituire l’oramai scomparsa Motoko, possiede difatti molte analogie con le ginoidi al centro del caso: l’uomo ha infatti un corpo interamente artificiale, e come il maggiore cercava di rimanere ancorata alla sua parte più umana praticando il diving, anche l’uomo tenta di mantenere vivo il suo lato “naturale” rivolgendo il suo affetto al cagnolino Gabriel. La linea di demarcazione che separa esseri viventi e robot inanimati è sempre più sottile, e il dilemma “homo et machina” (scritta latina che compare anche nel film) viene affrontato attraverso complicati dialoghi e monologhi, che spesso prendono in prestito, ovviamente sempre contestualizzandole a dovere, squisite citazioni bibliche, letterarie e filosofiche. Parallelamente all’inchiesta svolta da Batou sulla misteriosa presenza del ghost anche negli esseri artificiali, Togusa viene posto dinanzi alla paura che prova per i cyborg, vista la composizione del suo corpo ancora prevalentemente organica.

A supportare una sceneggiatura impegnata e raffinata vi è l’immensa regia sempre ad opera dello stesso Oshii: inquadrature che si protraggono per svariato tempo producono effetti alienanti sullo spettatore, mentre scene come quella della parata, in cui carri e figure religiose incedono lentamente accompagnati dalla rivisitazione dell’ormai iconica “Making of Cyborg”, risultano incredibilmente ipnotizzanti. La superba esperienza visiva vissuta da chi guarda deve la sua potenza anche al sublime comparto tecnico, in cui l’animazione tradizionale (in cui spicca ancora una volta il realistico character design di Okiura) si fonde perfettamente con la più avanzata CG, la quale ci regala ambientazioni surreali e luccicanti strutture in metallo. Da non dimenticare, infine, la colonna sonora realizzata da Kenji Kawaii, la quale si compone di tracce inquietanti come la carillonesca “Doll House” e altre struggenti come la versione riarrangiata di “Follow Me” di Demis Roussos.

In conclusione, “Ghost in the Shell - Innocence” è uno di quei pochi sequel che riescono a non sfigurare dinanzi ai propri predecessori, e anzi rivaleggiano quasi in bellezza con essi: regia, sceneggiatura e comparto visivo e sonoro danno infatti vita a un’opera che merita di essere ricordata assieme ad altri must del cinema d’animazione giapponese.


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alessiox1

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
“Ghost in the Shell 2 Innocence” è un film del 2004 sequel del capolavoro “Ghost in The Shell” del 1995.

L’opera ci porta tre anni dopo gli eventi del primo film (ovviamente consiglio di vedere il primo film, prima di iniziare la visione di questo), siamo nel Giappone del 2032, il Maggiore Motoko Kusanagi ormai è scomparsa, e di conseguenza Togusa è stato promosso diventando il partner di Batou. Il film inizia facendoci vedere Batou che si dirige verso un vicolo pieno di cadaveri di poliziotti, alla fine di questo vicolo cieco troviamo una ginoide (vengono chiamate così nel film, sono appunto androidi con sembianze femminili), appena lei vede Batou comincia a strapparsi la pelle artificiale e si aprono varie parti robotiche nel corpo, Batou appena vede questo spara immediatamente alla ginoide con un fucile a pompa, distruggendola. Scopriamo che nell'ultimo periodo molte di queste ginoidi definite “da compagnia” hanno ucciso varie persone, ma non risultano cause dei parenti delle vittime contro la società che le costruisce, ovvero la “Locus Solus”.Il direttore della sezione 9, Aramaki, ipotizza che la società abbia fatto degli accordi riservati con i parenti delle vittime, indennizzandoli con del denaro per evitare problemi, il direttore incarica Batou e Togusa di occuparsi del caso, loro sono i personaggi principali dell’opera, per sapere come continua dovete vedere il film.

In questo film come nel suo predecessore, abbiamo riflessioni molto alte e vari momenti filosofici, ma prima di parlare di questo dobbiamo fare un riepilogo del tipo di società che è rappresentata in questo franchisee.
Siamo in un epoca in cui gli esseri umani possono fare sostituire parti del loro corpo con parti robotiche, addirittura possiamo avere esseri umani che hanno solo il cervello come unica parte naturale del corpo, questo ha permesso all'umanità di poter migliorare le condizione di vita, sconfiggendo malattia e vecchiaia, rimanendo succube solo e solamente alla morte, ma anche quest’ultima non sembra invincibile oramai.
Ma questi mutamenti pongono una domanda: gli esseri umani possono essere considerati ancora tali? Oppure sono solo dei robot? In questo film come nel suo predecessore il concetto di Ghost (o anima se preferite) è molto forte, del resto se non fosse per questo, chi ha solo il cervello biologico e tutto il resto artificiale, forse, più che un umano con parti cibernetiche sarebbe un robot con parti umane.
Questo ci pone a discutere in modo forte, su cosa è vivo e cosa non lo è, e sul rapporto tra umani, cyborg e androidi, e ci si chiede se quest’ultimi posseggano un’anima o se gliela si possa dare (chiariamo il film non tratta umani/robot in modo categorico), infatti non è un caso che nel film si parli spesso e si vedano molte bambole: sono un espediente narrativo molto efficace, a mio avviso.
Gli androidi alla fine sono solo e solamente delle bambole meccaniche, per esempio le bambine giocano con i bambolotti che dovrebbero rappresentare dei neonati, ma alla fine sono dei simulacri, le stesse bambine capiscono che quelli sono solo oggetti e non dei veri esseri umani, appunto bambole.
Siamo in una società dove i ricordi possono anche essere cancellati o modificati, questo pone spesso il problema su cosa è reale e cosa non lo è, soprattutto in una società interconnessa, dove abbonda la realtà virtuale, senza considerare che si può hackerare il cervello cibernetico di una persona, distorcendo la sua realtà e rendendolo un burattino, che potrebbe uccidere anche le persone che ama senza neanche accorgersene. E nessuno è totalmente al sicuro da questo tipo di attacco, neanche i più esperti nella guerra elettronica, che può anche essere considerato il prezzo da pagare per essere diventati dei “semi-dei” o dei mostri, dipende dal punto di vista.
Il film ha uno stile poliziesco molto forte in alcuni punti, dato che parliamo di due personaggi che devono risolvere un‘indagine e, sempre in alcune scene, sembra avere un pizzico dei film d’azione americani, ma è una cosa molto leggera e comunque non stona col film.
Non manca la solita ironia di Batou, anche se in questo film lo vediamo più cupo rispetto alle sue altre apparizioni, ma di questo ne parlerò più avanti.
Il film è pieno zeppo di citazioni, ma mentre alcune sono scontate o comunque di facile interpretazione anche senza conoscerle, per altre o si conoscono o si fa fatica a capirle bene, intendiamoci la parte filosofica per così dire non è pesante anzi tutt'altro, solo che c’è il rischio di non capire bene tutto. Diciamo che di questa parte c’è solo una cosa che non mi è piaciuta molto, cioè quanto vediamo alcuni personaggi parlare a scena ferma, e vediamo solo la bocca muoversi, e ci sono lunghi silenzi tra una frase e l’altra anche quando non sembrano non essere necessari, rendendo la scena troppo statica (ho quasi avuto la sensazione che il film si fosse bloccato alcune volte durante la visione).

Passiamo alla caratterizzazione dei personaggi, prima di ciò va però fatta una premessa, Batou e Togusa sono i personaggi principali come dicevo in precedenza, ma nel film non appaiono poi così tanti personaggi, e spesso li vediamo solo per una scena e basta, alla fine solo il direttore Aramaki e l’altro membro della sezione 9 ovvero Ishikawa, li vediamo in due scene differenti.
Questo non vuol dire che sono caratterizzati male anzi, ma hanno appunto un ruolo marginale, ora passiamo ai due personaggi principali, partendo da Batou.
In questo film Batou è molto più cupo rispetto alle altre sue apparizioni, e la sua solita comicità è estremamente ridotta, tra le sue preoccupazioni c’è la scomparsa del Maggiore, e la sua umanità che si collega a tutto quello che ho scritto in precedenza, e tali dubbi erano più o meno anche quelli presenti nel Maggiore Kusanagi durante il primo film, che possiamo dire sono stati ereditati da Batou.
In qualche scena Batou dà l’impressione di un attore americano in un film d’azione, ma è una cosa breve e non stona (poi è anche questione di gusti), uno dei punti di ancoraggio nella realtà per lui è il suo cane, dato che da quello che ci risulta non ha una cerchia sociale, e sente la mancanza del Maggiore, ed è pronto a partecipare alle missioni caricando a testa bassa anche andando da solo, infatti appena Togusa mette in discussione il suo modus operandi, Batou risponde che può tranquillamente svolgere la missione anche da solo.
Ora passiamo a Togusa, per certi versi lui è l’opposto di Batou, escludendo il cervello cibernetico (che hanno tutti, come oggi avere uno smartphone) non ha nessun innesto cibernetico, rispetto a Batou viene dalla polizia e non dall'esercito, quindi a un approccio diverso alle operazioni. Togusa ha una figlia e una moglie ed è molto devoto alla famiglia, alle volte viene preso in giro da Batou e da altri personaggi proprio per questo, Togusa sa di essere un rimpiazzo, e di non poter essere all'altezza del Maggiore e lo dice apertamente a Batou. Alla fine vedendo il franchisee di GITS si scopre che Togusa era stato scelto dal Maggiore Kusanagi, proprio per il fatto di essere quasi completamente naturale, in modo di avere un approccio diverso e unico rispetto a tutti gli altri membri della squadra cyborg, anche per poter essere imprevedibili, dato che i nemici difficilmente penserebbero che uno come lui stia nella sezione 9, nel film questo viene fatto viene accentuato dato che combatte a fianco di Batou. In conclusione la caratterizzazione dei (pochi) personaggi è fatta molto bene, sicuramente uno dei punto di forza dell’anime.

Ora passiamo al lato tecnico, e iniziamo con la grafica, il film ha due diversi stili di animazione/disegno, da una parte troviamo quella classica e da un'altra parte la computer grafica, ma qui stiamo parlando della migliore computer grafica che si potesse avere in quegli anni, infatti non sembra un film di 15 anni fa, senza considerare che viene considerato uno degli anime con la migliore CGI di sempre.
Le animazioni sono miste a sfondi e panorami di altissimo livello, sia per dettagli che per qualità oltre che per varietà, uno dei punti di forza dell’opera, e nonostante abbia visto centinaia di anime qui raggiungiamo vette che ho visto pochissime volte onestamente.
Faccio una piccola parentesi sui mezzi di trasporto, vediamo mezzi aerei, marittimi e terrestri, ma mentre le prime due categorie sono molto futuristiche e innovative, i veicoli terrestri cioè le automobili, hanno un aspetto vintage, vediamo auto degli anni ‘30 miste a quelle degli anni ‘60, ma non danno fastidio, anzi la scelta sembra veramente azzeccata.
In merito alle musiche, c’è poco da dire, sono di altissimo livello di cui alcune prese dal film precedente con delle rivisitazioni, un altro dei tanti punti di forza dell’anime.
Prima di passare alle conclusioni devo fare un piccolo appunto sull'azione presente nel film, nell'opera non si può certo dire che le scene d’azioni manchino, e sono molto ben fatte, ma non sono poi tantissime, quindi il film non è proprio la prima scelta se cercate scene d’azione, sono di meno rispetto al film precedente per intenderci.

In conclusione “Ghost in the Shell 2 Innocence” è un ottimo film anime, di genere fantascienza/cyberpunk che consiglio di vedere, non solo in quanto pietra miliare di questo genere ma anche come pietra miliare dell’animazione giapponese.


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ryo79

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Ghost in the Shell 2: Innocence (importato in in Italia come Ghost in the Shell: L'attacco dei Cyborg), è il sequel del film d'animazione Ghost in the Shell. È stato scritto e diretto da Mamoru Oshii ed è basato sul capitolo intitolato Robot Rondo del manga di Masamune Shirow. Nel nostro paese è stato curato dalla Passworld e distribuito dalla Eagle Pictures.

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Batou is a living doll.

His arms, his legs, his whole body are entirely artificial.
What remains of his human past are traces of his brain,
and memories of a woman named Motoko.

In a time when the boundary between humans and machines
has lost meaning, humans have forgotten they are humans.

This is the story of an "orgy of ghosts" inside a lonesome man
who is still striving to retain his humanity.

Life is... innocence.

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INNOCENCE
A ben dieci anni dalla pubblicazione del primo Ghost in the Shell, Mamoru Oshii da vita a questo Ghost in the Shell 2: Innocence, nuovo capitolo cinematografico della saga ideata da Masamune Shirow. La sceneggiatura prende spunto dal capitolo 6 del manga di Shirow, intitolato Robot Rondo, riscrivendone la trama per adattarla alle esigenze narrative del film. Innocence è un titolo visivamente magnifico ma, a differenza del primo capitolo, non convince completamente. Nonostante lo stile narrativo sia sempre lo stesso, Oshii lascia in secondo piano le (poche) sequenze d'azione, per dedicarsi alle speculazioni sulla vita e su cosa vuole dire essere un uomo in un mondo altamente computerizzato.

Cos'è che distingue un essere umano da una macchina? Il suo spirito, i suoi ricordi, i sentimenti che si provano per una persona amata? Ma nel mondo di Ghost in the Shell queste sono differenze molto labili. In un mondo dove le parti del corpo vengono facilmente sostituite da protesi artificiali e i ricordi possono essere gestiti come se fossero i dati di un computer, l'unica cosa che contraddistingue l'uomo è il ghost, lo spirito intangibile che racchiude la vera essenza di una persona. Batou si ritrova così ad affrontare lo stesso dilemma affrontato da Motoko nel film precedente, quello sulla sua natura di essere umano. L'associazione con le bambole, tema frequente nella pellicola, serve proprio a sottolineare questo dilemma.

All'inizio della recensione ho lasciato alcune frasi, prese dal trailer internazionale, che rispecchiano appieno lo spirito del film (e che cerco di tradurre meglio che posso): «Batou è una bambola vivente. Le sue braccia, le sue gambe, tutto il suo corpo è completamente artificiale. Quello che rimane del suo passato umano sono tracce del suo cervello, e i ricordi di una donna chiamata Motoko. In un'era dove il confine tra umani e macchine ha perso significato, gli uomini hanno dimenticato di essere uomini. Questa è la storia di una "confusione di anime" dentro un uomo solitario continuamente proteso a conservare la sua umanità.»

Questo è il primo lavoro in assoluto dove manca la presenza del maggiore ma, in compenso, ritroviamo un Batou tanto carismatico quanto cupo e introverso che riesce egregiamente a reggere il ruolo di protagonista. Ricalcando la struttura narrativa del precedente lungometraggio, assistiamo alla scena iniziale in cui Batou ferma la ginoide impazzita che ha ucciso il suo padrone e due poliziotti. La parte che segue, in maniera molto simile al primo film, segue l'assemblaggio di una ginoide, con il sottofondo musicale della classica "Making of cyborg", tema principale dell'opera di entrambi i film. Da qui la pellicola prosegue con le indagini della Sezione 9 su questi misteriosi omicidi, ma soprattutto si addentra nella vita privata di Batou. Questa è forse l'unica opera che si concentra così in profondità su questo personaggio, delineandone lo stile di vita e la psicologia.

Dal lato tecnico Innocence è quanto di più spettacolare si possa immaginare. La pellicola sfrutta una sapiente fusione tra animazioni tradizionali e la computer grafica. Le ambientazioni sono quasi completamente modellate in tre dimensioni, utilizzando dei modelli con un livello di dettaglio incredibile. Per fare un esempio, la scena del festival, che dura all'incirca cinque minuti, ha richiesto ben un anno di lavoro per essere realizzata. Il risultato è un esperienza visiva come poche; ma forse è proprio questa sua ricerca della spettacolarità a tutti i costi uno dei difetti maggiori della pellicola. Il regista sfrutta le animazioni in cgi per gestire le scene da diversi punti di vista, realizzando delle inquadrature davvero suggestive.

Viene introdotta anche la visuale in prima persona, consentendo allo spettatore di entrare direttamente nel campo visivo di Batou. Viene totalmente rivisto anche lo stile delle schermate dati e ologrammi, rendendole più simili al concept di Shirow, visualizzando i dati anche in kanji, e modificando la gradazione di colore dal verde del primo film, all'arancio. Un altra cosa che rispecchia maggiormente le idee del mangaka sono i futuristici mezzi di trasporto, eccezion fatta per le automobili. Infatti Oshii preferisce utilizzare dei modelli risalenti agli anni sessanta; scelta piuttosto particolare per un film di fantascienza, ma che in fondo rende piuttosto bene. Per realizzare questi mezzi viene utilizzato un misto di modelli in tre dimensioni e cell-shading, con un risultato davvero magnifico.

La colonna sonora è sempre a cura di Kenji Kawai. Il compositore realizza una suggestiva rivisitazione del tema principale del film precedente, "Making of cyborg", che rende quasi oniriche alcune sequenze della pellicola. Non posso fare a meno di segnalare la presenza di una piccola perla; si tratta della cover jazz di "Follow Me", canzone scritta da Demis Roussos, cantata dalla bravissima Kimiko Itoh. Una piccola curiosità è che, durante la visione, apparirà diverse volte il bassotto di Batou, in realtà si tratta di Gabriel, il cane del regista. Come avrete potuto notare, mi sono sempre riferito al film con il suo titolo originale; mi astengo da fare delle digressioni, dicendo solo che il titolo italiano non ha senso (stessa cosa della trama sul sito del distributore).

Innocence è stato il primo anime ad essere entrato in lizza per la Palma d'Oro a Cannes. Nonostante la trama molto lineare, tutto sembra fare di questo lungometraggio un vero e proprio capolavoro; però in alcuni punti il regista osa troppo, inserendo una miriade di citazioni, non solo nei dialoghi ma anche nelle immagini o nei personaggi stessi, aggiungendo a queste una serie di riflessioni filosofiche che rischiano di appesantire la visione della pellicola. Oltretutto ci sono diversi rimandi al film precedente, col risultato di rendere poco chiari alcuni passaggi a chi non l'avesse visto. Fondamentalmente si tratta di uno dei più bei lavori di Oshii, la cui visione però non è per tutti..

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Vita e morte vanno e vengono
come marionette che danzano su un tavolo.
Una volta recisi i fili,
crollano all'istante.


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Kabutomaru

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Realizzare un sequel molte volte è solamente una mera operazione di riciclo, la quale punta solamente a riproporre i medesimi meccanismi presenti nel primo film (di solito ingigantendoli), per compiacere il pubblico. Nove anni è la distanza che separa il capolavoro rivoluzionario "Ghost in the Shell" dal suo seguito "Innocence", così denominato per evitare qualsiasi riferimento al precedente film che fu un sonoro flop al botteghino. Questo fa capire che Mamoru Oshii a differenza di molti registi non pensa ai soldi, ma quando realizza un film è perchè effettivamente ha qualcosa da dire.
Oltre alla regia, l'autore firma anche la sceneggiatura, prendendo spunto da un caso presente nel manga di Masamune Shirow, divergendo poi totalmente da esso.

La trama è la seguente; siamo nel 2032, ben 3 anni dopo la fine degli eventi del primo film, in un mondo che corre verso uno sviluppo tecnico-informatico sempre più marcato. Bato, detective della Sezione 9, insieme al suo collega Togusa (promosso a partner dopo la scomparsa di Motoko Kusanagi), dovrà indagare su una serie di strani casi di malfunzionamento delle Ginoidi, androidi creati dalla "Lotus Solus" con lo scopo di procurare piaceri sessuali, le quali stanno inspiegabilmente uccidendo i loro proprietari tramite l'autodistruzione.

Se nel primo capitolo il regista aveva costruito la storia partendo dalla crisi interiore di Motoko, che trovava riscontro reale tramite il caso dell'abile hacker conosciuto come il "Burattinaio", in "Innocence" Oshii compie la scelta opposta, realizzando un film che per gran parte della sua durata si snoda in una lunga quanto complessa indagine, dove Bato e Togusa per giungere alla risoluzione di essa, intraprenderanno un percorso di tipo metafisico. I due investigatori avranno modo di disquisire su temi profondi, dando così spazio alla loro cultura per affrontare dilemmi di stampo filosofico sui concetti di umanità e di vita, in un mondo dove le risposte a tali interrogativi sono divenute alquanto problematiche. Tutto questo è dovuto al fatto che gli esseri umani per superare i propri limiti, fanno continuamente ricorso ad innesti tecnologici per trascendere la propria condizione base, giungendo in questo modo ad uno stadio evolutivo superiore.
Bato, personaggio secondario del primo film, viene "promosso" al ruolo di protagonista, cosi che il regista ne fà portavoce dei suoi dilemmi esistenziali per esplicare la sua poetica sull'impossibilità di distinguere la realtà empirica dalla finzione. Avere un cervello cibernetico ed un corpo meccanico conferisce molti vantaggi, ma al contempo l'essere umano sottoponendosi a questi innesti sembra aver smarrito una parte essenziale di sé stesso; il proprio "Io". Chiunque potrebbe hackerare il cervello elettronico, riuscendo così ad infiltrarsi nei ricordi più profondi, violando in questo modo l'intima privacy del proprietario. Con tale intrusione un abile hacker, potrebbe anche riscrivere totalmente la memoria del soggetto, tanto da poterne alterare la percezione della realtà in modo permanente, scombussolando così il suo discernimento di cosa sia vero o falso, finendo con il far elaborare al cervello risultati sbagliati, perchè frutto di informazioni pregresse errate.
L'unico barlume di umanità che sembra permanere in Bato (ancorandolo alla realtà) è legato al ricordo del maggiore e all'affetto verso il suo basset-hound Gabriel. La figura di tale detective, sembra esprimere alla perfezione l'impossibilità di una dicotomia certa tra essere umano e una "bambola", poiché egli stesso è un incrocio tra un uomo e una grottesca quanto gigantesca bambola (è un cyborg corazzato).
E' poetico il modo in cui Oshii avvolge, con un velo di malinconia questo personaggio immerso nella sua profonda solitudine e colmo di rimorsi (celati dietro i suoi imperscrutabili occhi meccanici), poichè sembra giunto alle medesime conclusioni del maggiore Motoko; cioè la necessità di liberarsi dal controllo che il governo opera sui ricordi dei membri delle forze speciali, tanto che la stessa ragazza per custodire l'intima essenza del proprio "Io", aveva rifiutato un'esistenza materiale per evolversi in una forma di vita immanente, fondendosi con la vastità della rete informatica ottenendo così la libertà.
Bato è impossibilitato a compiere il medesimo percorso intrapreso della sua collega, non potendo far altro che constatare con cinica amarezza, l'impossibilità di uscire dalla propria prigione esistenziale.

Per quanto concerne il comparto tecnico si possono avere solo parole di gioia, poichè Mamoru Oshii sforna la miglior regia della sua carriera, facendo un largo uso delle inquadrature in soggettiva, dando così una prospettiva personale e parziale della vicenda. Gran parte del film però è composto da inquadrature statiche in semi-soggettiva, con la camera posizionata all'altezza delle spalle del personaggio.
Questo stile lo si ritrova anche nelle uniche due sequenze d'azione piazzate nei punti nevralgici della storia, per dare ad essa il giusto scossone ritmico. I combattimenti sono girati in modo asciutto e pulito, cercando con la telecamera di stare quanto più vicino possibile ai personaggi per ottenere degli scontri realistici, riuscendo così a immergere lo spettatore all'interno di essi, senza adoperare virtuosismi modaioli che hanno causato la deriva in negativo dei blockbuster odierni.
Nonostante il gran numero di dialoghi, il regista non opta per l'uso del classico campo e controcampo, ma sceglie di allungare i tempi all'inverosimile tramite l'adozione di un montaggio dilatato, conferendo in questo modo un ritmo adeguato all'opera, che presenta chiari riferimenti ai noir anni 40' e 50' nella prima parte, per poi virare nella seconda metà verso un'impronta totalmente fantascientifica. Interessante soffermarsi sul fatto che Oshii abbia adoperato una fotografia diversa dai suoi precedenti lavori (in cui il bianco era predominante), a favore di un'estetica che mescoli il bianco, il blu e un arancione con tocchi di color ocra"virtuale", creando così un'atmosfera alienante (ogni elemento della messa in scena è illuminato a dismisura), grazie anche ad una regia che talune volte adopera delle lente carrellate sull'asse, riuscendo in tal modo a costruire delle sequenze stranianti quanto oniriche, quasi ad indicare come il concetto di verità sia impossibile da raggiungere.
Tutto questo è accompagnato da un tripudio grafico colmo di eccessi barocchi (non si contano il numero delle bambole, maschere di carnevale, oggetti color oro, ingranaggi e dispositivi meccanici), coadiuvato da una perfetta integrazione tra animazioni tradizionali e CGI, grazie quali Oshii crea una personale avanguardia visiva. Il tutto è impreziosito dalle musiche di Kenji Kawai; un perfetto mix di percussioni, suoni elettronici e colpi di tamburo, che raggiungono l'apice nella sfilata di carnevale, dove la colonna sonora accompagna il corteo con una melodia religiosa.

In sostanza, "Ghost in the Shell 2: Innocence" risulta essere l'apice ma più eguagliato (almeno sino ad ora) da parte di Mamoru Oshii, che vince in pieno la sfida di creare un sequel superiore anche al capostipite. Purtroppo la pellicola in questione nonostante sia forse il miglior film d'animazione della storia del cinema, andò malissimo ai botteghini con un incasso di soli 10 milioni (a fronte di un investimento oltre 21) non riuscendo così a coprire neanche i costi di produzione.
Il valore artistico dell'opera è indiscutibile (lo testimonia la nomination alla Palma d'Oro a Cannes), così come lo status di capolavoro oggettivamente meritato. Alla luce della valide argomentazioni esposte sopra, sono quindi da rigettarsi come pretestuose qualsiasi critica (specialmente quelle concernenti il ritmo lento) tendente a sminuire tale pellicola, perchè ci si ritrova innanzi ad un film imprescindibile da vedere non solo per gli estimatori di "Ghost in the Shell", ma anche per ogni amante della settima arte alla ricerca ossessiva di capolavori da contemplare.

Tigermask

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Tigermask

Episodi visti: 52/1 --- Voto 9
Non bisogna fare l'errore di mettere sullo stesso piano i film di "Ghost in the Shell" con la serie televisiva: non che una cosa sia meglio dell'altra, ma semplicemente sono trattate in due modi differenti.

Passando a Innocence, la qualità grafica e della storia fa un balzo in avanti rispetto al primo film, che aveva dalla sua una sorta di innovazione e interesse, ed era quindi meno noioso di questo in taluni momenti della trama.
Non per questo non mi sento di non consigliarvelo, anzi, se avete visto il primo film vi consiglio di vedere anche questa serie.

La caratterizzazione dei personaggi a mio avviso stenta parecchio però in questa serie e nel primo film, e si sente, e si nota di più, ma in fondo è normale che in 100 minuti circa di film, non ci sia spazio nel caratterizzare personaggi marginale che saranno poi ripresi nelle due serie a seguire (oltre un notevole miglioramento grafico).


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Pan Daemonium

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Questo film, lo trovo addirittura superiore al primo.
'Ghost in the Shell: Innocence', chiamato, a mio parere in modo appropriato, "L'Attacco dei cyborg" nell'edizione italiana, rappresenta la continuazione sia a livello storico sia a livello tematico del primo film del 1995.
Si ha la perdita - immaginabile - del Maggiore, ma rimane Batou assieme all'assistente Togusa.

Questa volta il caso verte attorno a delle ginoidi (ginè + androidi, cioè androidi dalle fattezze femminili - mentre l'androide è generalmente asessuale) che, apparentemente impazziti, uccidono esseri umani e poi tentano il suicidio, risultando piuttosto "appariscenti" all'opinione pubblica.
La trama porta subito i personaggi a riflettere sulla concezione di androide e di cyborg, un po' come nel primo film. L'apice lo si raggiunge a 3/4, alla visita dei due protagonisti in casa di un tale Kim, un cyborg oramai completo, senza alcuna parte umana, a parte l'anima.

Kim si mostra un abile oratore, analizzando scrupolosamente il legame tra uomo e robot, e ne sono rimasto colpito, perché afferma le stesse cose che io ho scritto di mio nella recensione del primo film riguardo alla volontà di divenire "oltre-uomini" e così via.
Questa parte, tra l'altro, è indubbiamente la parte migliore dell'anime, secondo i miei gusti non-sense/psicotici. Giochi mentali e sperimentazione grafica e di sceneggiatura creano dei buoni 20 minuti in cui si rimane piuttosto perplessi, domandandosi se si parli di non-sense o se si arriverà a qualcosa di comprensibile.

Il finale è un'ulteriore, ancora più penetrante critica all'eccessiva modernizzazione e viene mostrata una delle possibili nefandezze attuabili in un mondo in cui i cyborg sono il perno della società.
Aggiungendo a tutto ciò una grafica fenomenale, non si può che dare il voto massimo.

P.S.: l'unica cosa che mi ha leggermente lasciato perplesso è l'(ab)uso di citazioni di filosofia orientale da parte praticamente di tutti. Non sbaglierei dicendo che 1/5 dei discorsi verte su frasi citate a botta e risposta. La cosa non mi ha infastidito, ma di certo mi ha lasciato perplesso.


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__Nergal__

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
1995 - Ghost in the Shell
2004 - Ghost in the Shell 2: Inncence

Nove anni dopo ritorna Mamoru Oshii firmando nuovamente un capolavoro dell'animazione. Il film inizia esattamente come il precedente, stessa musica (leggermente modificata) e un filmato che ci mostra la creazione di una ginoide.

In questo nuovo capitolo, anziché sul maggiore, l'attenzione si concentrerà prevalentemente su Batou e su Togusa, che saranno il cardine della storia assieme a Ishikawa e a qualche sporadica apparizione di Aramaki. Uno dei "personaggi" che più apparirà sarà il basset-hound di Batou, una vera costante dei prodotti del regista (in realtà si tratta di Gabriel, il cane di Oshii a cui, probabilmente, il regista è molto affezionato), realizzato in modo che sembri un vero cane fedelissimo al proprio padrone. Io personalmente me ne sono affezionato, è veramente bello.
Continuando a parlare dei personaggi non si può non sottolineare il doppiaggio, totalmente diverso sia da quelli del primo film e delle due serie: risulta ottimo specialmente per le voci di Batou (Alessandro Rossi, vedi Picard di Star Trek e altri attori del calibro di Liam Neeson e Samuel L. Jackson) e Togusa (Riccardo Rossi). Mi è un po' dispiaciuto per il cambiamento del doppiatore di Aramaki, di cui preferivo il precedente.

La storia riprende esattamente da dove si era concluso il precedente film, il maggiore è scomparso e Batou è attanagliato dai dubbi e dai pensieri.
La trama è, apparentemente un normale caso poliziesco, ma ci pone dinanzi a riflessioni molto importanti. Cosa ci rende umani? Cosa ci distingue dai cyborg se anch'essi possiedono delle anime?.
Oshii riesce a giostrare l'opera perfettamente tra sparatorie che farebbero invidia al migliore degli action movie e momenti d'introspezione che ci porteranno direttamente nella mente dei personaggi.

Kenji Kawai, sarà ancora lui a comporre la colonna sonora e lo farà in modo magistrale accompagnandoci con musica incalzante, perfetta per gli inseguimenti, alternandola a musica più lenta, volta a condurci nei meandri più nascosti di questo fantastico mondo cibernetico.
Dal punto di vista tecnico i milioni spesi per produrlo si vedono tutti, dal punto di vista grafico siamo dinanzi a una pietra miliare, ho avuto gli occhi sgranati per quasi due ore guardando la perfezione delle immagini, dei colori dai toni cupi che rendono perfettamente un mondo impregnato di tecnologia. Stupenda la scena della festa con i carri, una vera manna per gli occhi.
La computer grafica è usata in modo sublime per ricreare ambienti e oggetti. Bellissime trovo le macchine, se in SAC vi trovavate di fronte a oscene accozzaglie con le ruote, in questo film troverete Batou guidare auto stile anni '40-'50 che di futuristico hanno ben poco.

La caratterizzazione dei personaggi è piuttosto diversa da quella del primo lungometraggio, sia dal punto di vista emotivo sia da quello proprio del disegno. Batou diventa quasi un filosofo, non è più un duro buono solo a sparare, le riflessioni che compiva il maggiore ora hanno influenzato anche il suo pensiero mentre Togusa, che in questo film ha un parte molto più ampia che nel primo, ci permette di vedere e capire in modo magistrale l'imperfezione dell'essere umano.

Dopo film del genere, il termine settima arte si estende non solo al cinema ma anche all'animazione. Un film del genere, che ci fa rimanere estasiati e insinua dubbi e riflessioni nella nostra mente, ha tutto il diritto di fregiarsi dell'appellativo di "arte". Dal mio punto di vista è un capolavoro assoluto sotto tutti i punti di vista. "Ghost in the Shell" è una saga meravigliosa che merita di essere vista dal primo film all'ultima serie tutta d'un fiato.
Complimenti a Mamoru Oshii, non c'è altro da dire.


 8
bob71

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Innocence
Mamoru Oshii torna a esplorare i meandri della futuristica megalopoli di New Port City a dieci anni di distanza dal primo lungometraggio ispirato al manga Ghost in the Shell. Le atmosfere cupe che caratterizzavano il primo film sono arricchite qui da elementi noir/hardboiled soprattutto nella parte iniziale, in cui la storia si sviluppa a partire dall'indagine su misteriosi omicidi. Questo approccio poliziesco ci consente di approfondire la conoscenza dei due protagonisti che, per seguire le indagini, intraprenderanno un viaggio allucinato e violento che li porterà a esplorare gli ambienti più malfamati della città a incontrare personaggi loschi e inquietanti alla ricerca della chiave per risolvere il caso.

Il regista orchestra con maestria scene d'azione e momenti più rilassati in cui il ritmo lento e le citazioni colte dei personaggi veicolano lo spettatore a oscure riflessioni socio-filosofiche. Il tema centrale del film è infatti l'analisi del dualismo uomo/macchina e dei confini che ne delimitano le identità, con tutte le implicazioni etiche del caso.
I fondali e le animazioni sono stupefacenti per ricchezza di dettaglio, grazie anche all'uso massivo della CG incorporato magistralmente alla tecnica tradizionale; il character design convincente e realistico ricalca quello del primo film.
La colonna sonora ancora una volta affidata a Kenji Kawai, a tratti ascetica e ipnotica come una nuvola d'incenso, a tratti incalzante e frenetica dai ritmi elettronici, risulta in perfetta simbiosi con le immagini.
I personaggi sono descritti magnificamente nei loro caratteri e nelle loro idiosincrasie; spiccano su tutti il protagonista Batou (i cui dilemmi interiori sembrano derivare direttamente dalle crisi esistenziali del maggiore Kusanagi nel primo film), e Togusa con le sue debolezze e il suo caratteraccio che lo rendono ancora più “imperfetto” nella sua umanità al 100%.

Si tratta di uno di quei film che travalicano la categoria di anime per entrare di diritto in un ambito di cinema in senso lato. D'altro canto lo stesso regista si è cimentato con la direzione di attori in carne ed ossa nel film Avalon (2001), sempre di ambientazione fantascientifica.
Per gli amanti del cyberpunk e post-cyberpunk questo film è un must assoluto dato che ridisegna i confini e detta i canoni estetici del genere.
A mio personale avviso è uno dei più bei film degli ultimi dieci anni. Da non perdere.


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Nae

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
<b>ATTENZIONE! CONTIENE SPOILER!</b>

Innocence, a quasi un decennio dal mitico Ghost in the Shell, ha superato la drammatica prova del fuoco: essere all'altezza dell'originale, anche perché si arriva a questo secondo film dopo essere passati dalle serie Stand Alone Complex che, sebbene notevoli, non raggiungono la profondità del primo film (e nemmeno del secondo), e aiutano solo a scoprire alcune cose della Sezione 9 e dei suoi membri. Stavo dicendo che, invece, Innocence ce la fa.

La storia è perfetta; si pone in un dopo non troppo lontano dalla fine del primo film e prende spunto da un nuovo caso intricato per la Sezione 9. Così vediamo come si sono evoluti i personaggi dopo la fine del primo film, come sono diventati senza Motoko nella squadra, cosa è cambiato, ma soprattutto cosa non è cambiato in loro. Spettacolare la caratterizzazione e i confronti psicologici, soprattutto tra Batou e Togusa, ma anche fra il primo con il direttore Aramaki.

Il ritmo narrativo è strano, lento e rapido allo stesso tempo, sfiancante a volte; i "sottofondi" sono inquietanti e carichi di mistero, e il modo in cui gli aiuti di Motoko (ora essere superiore nato dalla fusione fra il Maggiore e il "Signore dei pupazzi") giungono sono davvero intriganti, anche perché il maggiore è l'assente del gruppo, benché però guidi tutti i presenti. Bellissimo è il fatto che solo chi la conosceva può capire gli indizi che lascia, solo Batou in questo caso.
Il tutto però non va a discapito dell'evento messo in scena, ossia il caso che la Sezione 9 sta seguendo. Kusanagi è il sussurro dietro il caso, la presenza nell'ombra che si fa sentire, e così incentiva anche le riflessioni dei personaggi, ora guidati dal carismatico Batou, che da lei non è stato dimenticato e non l'ha dimenticata a sua volta.

I toni filosofici qui toccano apici forse eccessivi, ma non sono fastidiosi, poiché semplicemente obbligano al ragionamento e all'analisi i personaggi; chi guarda si ritrova a potere vedere le situazioni da occhi diversi e ogni sguardo ha una prospettiva ogni volta personale, ma proprio per questo si può avere una visione d'insieme davvero intensa.

E' un capolavoro Innocence, il giusto seguito che tuttavia non eguaglia la grandezza del primo, come credo sia giusto. Il primo era l'inizio, mentre questo seguito deve appunto portare avanti qualcosa che è già stato creato, e anche se pecca in alcuni punti glielo si deve perdonare. Infatti in questo secondo film le domande aperte sono forse troppe, le incertezze anche, e ci si chiede a gran voce un "E poi?".
Però resta il fatto che è assolutamente eccezionale sotto ogni profilo, sia di trama che di tecnica grafica etc.
Lo consiglio, ma ovviamente previa visione dell'uno, e se si vuole capire proprio tutto forse dare un occhio anche alle serie, che mostrano la Sezione 9 per quello che è, non è una cattiva idea.

Reaper

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Reaper

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
Anche se superfluo intendo dare il mio parere su quest'anime. E secondo il mio parere se molte serie e molti film animati prendessero spunto da questo capolavoro ci ritroveremo di fronte a una costellazione di premi per miglior storia, miglior disegni, ecc. da far invidia ai "migliori" film di Hollywood (anche se secondo alcuni non c'entrerebbe niente).
I disegni sono chiari, la storia incalzante e misteriosa, l'uso della tecnologia virtuale nei disegni è dosato con cura maniacale al fine di non "stonare" (cosa che ho visto usare magnificamente solo in questo film e in Last Exile). Ovviamente se si ha avuto modo di assaporare il film che lo precede molte domande non ce le porremo, tuttavia anche mostrandolo a uno spettatore che non conosce nulla della serie, o dei manga, egli non aggrotterebbe la fronte a ogni affermazione o battuta dei protagonisti, poiché questo Ghost in the Shell può essere comodamente definito come un'opera a parte, un episodio, e questo non è un male, anzi! E come incentivo, un lieto finale che lascia tuttavia ancora la porta aperta all'immaginazione dello spettatore che senza alcun dubbio appena finito il film si chiederà "A quando il seguito?". Alla quale domanda io risponderei "Spero presto".


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Franzelion

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
Ghost in the Shell - Innocence è il seguito del primo Ghost in the shell, ed è basato anch'esso sull'omonimo manga di Masamune Shirow.
La trama non è quanto di più complesso ci si possa immaginare, ma è comunque una storia credibile, intelligente e azzarderei anche "umana" a dispetto del protagonista e dell'ambientazione di fondo.
La velocità narrativa è leggermente sotto la media, ma questo serve ad evidenziare aspetti ben più importanti della trama in sé, ovvero dei concetti e dilemmi esistenziali, filosofici, umanitari, o chiamateli come vi pare. Sta di fatto che sono proprio questi elementi (già evidenziati nel primo capitolo, ma qui mostrati e sviluppati ancor più magnificamente) a fare di Ghost in the Shell un capolavoro fine a se stesso, ed un pilastro dell'animazione fantascientifica (e non), rivoluzionando appunto le idee in questo campo e creando le basi per lo sviluppo di nuovi pensieri e nuove mentalità.
Questi elementi però forse non basterebbero da soli a rendere quest'anime una pietra miliare a tutti gli effetti.
Cos'è che lo rende allora così perfetto?
I disegni e le animazioni sono così ben realizzati che, mischiati spesso con la computer grafica (che non stona per niente a differenza di molti altri anime, anzi, nemmeno si nota), rendono ogni scena o inquadratura quanto di più reale e viva possa sembrare, tanto che spesso sembra di trovarci difronte a un film, anziché ad un anime.
La colonna sonora è profonda e rende l'atmosfera ancor più tetra/surreale di come lo è già realmente.
I personaggi poi, come nel primo film d'altronde, sono ben caratterizzati.
Essendo un capolavoro come pochi, consiglio la visione di questo film a chiunque (anche se a volte può risultare pesante, ma non dovrebbe dato che si rimane incantati dall'atmosfera e dalle animazioni), fan dell'animazione (anzi per questi è praticamente obbligatoria) e non, anche solo per aprirsi di più la mente e ponendosi dei dubbi sul dilemma uomo/macchina, insomma per farsi un po di cultura come si deve.


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deathmetalsoul

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
Ghost In The Shell 2: Innocence è un film del 2004, ed è il seguito del primo GITS del 1995.
Be, posso dire quasi con certezza che ci troviamo dinanzi ad un capolavoro sotto molteplici aspetti, aggiungendo che la direzione e la sceneggiatura superano il primo lungometraggio (per chi non ha visto il primo è d'obbligo dire che tecnicamente ancora oggi molti film non sono alla sua altezza) e che la trama, a mio avviso, risulta un tantino più complessa, tanto che ho dovuto leggere alcune interpretazione per stendere questa recensione, cosa che non ho fatto con il primo.
La trama, collegata in qualche modo a quella del capitolo precedente, dà delle risposte ad alcuni interrogativi che avevamo formulato guardando il primo.
Ci troviamo nell'anno 2032, tre anni dopo l'ambientazione del primo film, i personaggi, quelli rimasti, sono gli stessi del prequel, più altri, nuovi, ma con ruoli meno importanti.
Un nuovo e complesso caso riguardante androidi di forma umana, per la precisione ginoidi, cioè androidi dalla forma femminile, che stanno scombussolando il mondo, quindi i nostri amici della sezione 9 sono chiamati ad intevenire.
Queste ginoidi sono costruite per soddisfare i desideri lussuriosi dei propri clienti, esse però hanno anche un'anima, che nel film scopriremo come hanno avuto, ma per colpa di un fattore sconosciuto(sul quale indagheranno i nostri amici) esse uccidono i loro clienti e poi si manomettono.
Insomma la trama è immensa e va seguita istante per istante per capire i suoi contenuti.
I personaggi li ritroviamo caratterialmente un po' diversi dal primo film, qui questo aspetto è più sviluppato e da un'idea molto realistica di essi, tanto da farli entarre nei nostri pensieri. Forse è inutile parlare di un lato tecnico eccelso in tutto e per tutto, dai disegni alle animazioni, dal connubio con la computer grafica , alle musiche, tutto è curato magistralmente, non mancano scene magistrali dove non è possibile scindere l'illusione dalla realtà e non mancano i flashback.
Insomma non manca proprio nulla per gridare al capolavoro.
Infine posso solo consigliare la visione ad un pubblico adulto interiormente e che non si fermi dinanzi alle apparenze, poichè la trama puo risultare lenta a decollare, e di conseguenza può annoiare non poco lo spettatore, consiglio però a chi vuole seguire quest'avventura di vedere il primo film altrimenti sarà più difficile capirne il vero significato e trarne conclusioni veritiere.


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Oni

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
Conosciuto anche col titolo de "L'attacco Dei Cyborg", col quale esordì inaspettatamente nei cinema italiani qualche anno fa, questo "Innocence" segue la scia del precedente Ghost in the shell, uscito molti anni prima.
Vedendo il risultato ottenuto, posso affermare che ne è valsa davvero la pena attendere tanto tempo per avere questo sequel, in quanto è un capolavoro di trama e animazione: la prima è di quelle che mandano in tilt il cervello in alcuni frangenti, ma che riescono a rapire lo spettatore facendolo trepidare in attesa della scena seguente, mentre l'animazione è un perfetto connubio tra disegno e computer grafica, le quali si sposano in modo perfetto rendendo il tutto molto fluibile e senza particolari difetti.
Sono passati pochi anni da quando l'anima del maggiore Kusanagi, a capo della Squadra 9, è sparita nella rete in cerca di se stessa. I protagonisti sono Batou e Togusa, incaricati questa volta di indagare su una serie di efferati omicidi a opera di alcuni ginoidi, nuovo tipo di androide donna umanoide da compagnia a scopo sessuale, di ultima generazione. Ovviamente il caso si presenterà, in breve tempo, ben più complicato del previsto.
La trama, come già detto, complessa e articolata, si sofferma, verso la metà del film, su una riflessione in particolare, rendendo quel frangente il punto più alto del film: in questo anno 2032, l'uomo è riuscito a paragonarsi a Dio, riuscendo a creare, seppur fatti di metallo e bulloni, degli esseri perfetti, e soprattutto senzienti, possessori di un'anima propria; ma, se da un lato, questo aspetto erge l'uomo, detentore della più evoluta tecnologia, a livello di divinità, dall'altro lo mette sullo stesso piano delle sue creazioni, delle macchine, in quanto l'uomo rappresenta appunto una creazione perfetta di Dio e rappresenta, col funzionamento del suo corpo, l'esempio perfetto del moto perpetuo e continuo. Ecco, quindi, che l'essere umano si trova a vivere esso stesso il dilemma esisenziale, il creatore che già di per se era una creazione, in un circolo che non ha fine. Ed è questo, forse, l'aspetto più interessante di quest'opera.
La storia, che parte un pò lenta all'inizio e prosegue più attenuata rispetto al precedente film (meno azione, meno sangue, meno parolacce), si svolge nel solito contesto della città futuristica, colma di edifici, di cemento e di metallo privi di vita; tuttavia, per fortuna, i fatti lasciano spazio anche a scenari rappresentanti l'oriente antico e delle epoche d'oro, accomunati al "classico" contesto cyber punk, risolvendo il tutto in un lusso sfarzoso e ostentato, tipico dei paesi dell'estremo est. L'insieme viene poi condito con le superbe musiche di Kawai, che contribuiscono ad accentuare quell'aria sognatrice che si respira per tutto il film.
Per gli amanti del genere, è una perla assolutamente imperdibile, ma, dato il successo ottenuto in italia, che l'ha portato, come detto, nelle sale nostrane, può essere anche un punto di partenza per la scoperta di un genere nuovo e alternativo che non vi deluderà.


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sylar 46

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
"Ghost in the shell-L'attacco dei cyborg" secondo film legato al mondo di "Ghost in the shell" (visto solamente una volta), devo dire che l'ho trovato un po meno movimentato rispetto al primo e un po troppo statico e parlato, ma non per questo mi è dispiaciuto.
Stavolta non è presente un linguaggio pesante come accaduto col primo, per il resto di ottima fattura, ancora una volta i disegni con ottimi fondali e anche le musiche le ho trovate davvero azzeccate (anche se meno presenti rispetto al primo film).
All'inizio confesso che mi sono perso in qualche discorso, ma per fortuna dalla seconda metà del film con lo svelare dei particolari è stato più semplice e con la conclusione finalmente tutto aveva un senso.
<b>
Attenzione :: Spoiler! (clicca per visualizzarlo)
</b>
Il maggiore Motoko Kusanagi stavolta non era presente, o per meglio dire, è comparsa nel finale ma non nelle sembianze in cui l'avevamo vista nel primo film, e sinceramente la preferivo com'era nel primo.
<b>[FINE SPOILER]</b>
La trama è stata parecchio coinvolgente, e racconta di questi cyborg dalle sembianze femminili usati come strumento di piacere dagli uomini, che per uno strano motivo uccidono i loro "possessori" e poi si autoeliminano, e ciò naturalmente comporta il coinvolgimento della polizia che vuole far luce sulla faccenda.
Senza la presenza come detto del maggiore Motoko Kusanagi, del caso se ne occupereranno Batou e Togusa, già visti nel primo film, che dopo numerose indagini e incontri/scoperte che si mischieranno tra realtà e illusione, alla fine scopriranno una terribile verità e quello che si nasconde dietro questi cyborg assassini.
Sicuramente una sola visione non è molto per giudicare e per avere un giudizio definitivo sull'opera, perchè quasi sicuramente mi sarà sfuggito qualche particolare o aspetto a cui magari non ho dato troppa importanza, ma mi riprometto certamente che prima o poi lo rivedrò di sicuro.
Concludo dicendo che questo film fa parte di una ristretta cerchia di produzioni che andrebbero visti anche se non si è fan accaniti del genere (il cyberpunk in questo caso specifico) come me ad esempio, ma che non può assolutamente mancare nelle conoscenze di un appassionato di animazione giapponese.


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lu pinky

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
Che dire di questo anime? Senza dubbio è migliore del primo per ovvi motivi! Dare un giudizio obiettivo su un'opera del genere, da parte di un fan della serie incallito tipo me, è alquanto difficile ma, negare il fatto che Innocence sia qualcosa di eccezionale è impossibile. Il character ricalca molto i tratti della serie Stand alone complex, fatta eccezione anche stavolta x il "Maggiore", ma il protagonista della vicenda qui è un Batou "turbato" dall'evidente mancanza del "Maggiore", ed è per questo secondo me che Innocence piace. Storyline molto curata, soprattutto per quanto riguarda il protagonista, in cui vengono aggiunti anche scorci della vita privata di Togusa e, appunto, di Batou; i riferimenti al passato non sono proprio immediati, ma si capiscono. Qualche difettuccio non poteva certo mancare infatti, essendoci molta C.G. le scene più "tradizionali" vengono per forza di cose fatte al risparmio; nel caso specifico c'è una scena in cui Batou torna a casa e nel vicolo viene inquadrato mentre cammina e, bhè, i movimenti delle gambe non sono fluidi. Ma state tranquilli, è questo il difetto più eclatante! Sulla C.G. c'è poco da dire: SUPERLATIVA. Buona visione! :-)))


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M3talD3v!lG3ar

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
Conosciuto anche col titolo "Ghost in the Shell: L'attacco dei Cyborg", il film d'animazione in questione è il sequel di uno dei più grandi capolavori degli anni '90.
Ancora una volta è Mamoru Oshii a scrivere e dirigere tutto, e lo fa nuovamente esternando una capacità creativa impressionante ed applicando agli scenari una carica ancor più profonda di atmosfere cupe e cyberpunk.
La trama riprende molte caratteristiche ed argomenti del prequel, alimentando tuttavia la mole e la complessità dei quesiti esistenziali, e inoltre presentando una maggiore quantità di scene d'azione.
Nel 2032 la linea di demarcazione tra uomo e macchina si è fatta sempre più sottile, e gli uomini stanno dimenticando la loro natura. Batou (il protagonista, che nel prequel ricopriva un ruolo da comprimario) è un cyborg, il suo corpo è interamente artificiale e ciò che resta di umano in lui sono alcuni residui cerebrali e ricordi di una donna.
Ma Batou è anche un detective impiegato nell'unità antiterrorismo, e mentre sta investigando su un iperrealistico robot-prostituta, che per un difetto di funzionamento sgozza i propri clienti, si interroga sulla sua reale identità e sul significato della sua vita.
Dalle riflessioni di Batou e di tutti gli altri personaggi, prendono forma numerosi interrogativi, citazioni, rimandi e massime di ogni tipo, la cui contestualizzazione quasi fa impallidire le tantissime opere che, spesso a sproposito, tentano di innalzarsi sulle altre dando sfogo di aforismi ed altri riferimenti quasi sempre superflui o banali.
Di fronte ai dialoghi, l'ambientazione, lo storyboard, l'atmosfera quasi inquietante di questo titolo, bisogna ammettere di trovarsi al cospetto di un ambito dell'animazione (e non solo) molto elevato e di conseguenza, non adatto a tutti.
L'animazione e la colonna sonora (di Kenji Kawai) sono di altissimo livello, tanto che l'attributo "spettacolare", impiegato di frequente nella sfera multimediale, non potrebbe mai risultare più appropriato di così.
In conclusione, "Innocence" rappresenta un'altra delle massime punte qualitative della produzione di opere fantascientifiche nipponiche, dimostrandosi all'altezza, anzi, forse superiore al titolo del '95, e non smentendo la maestria di uno dei migliori registi in circolazione.


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SuperFra

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
Ghost in the Shell - Innocence è un film diretto da Oshii e narra una vicenda postuma alla serie dell'omonimo anime.
Gli agenti Batou e Togusa si trovano a dover investigare su un caso di malfunzionamento di alcuni androidi, che come conseguenza di cause sconosciute prima uccidono i loro padroni e poi si autodistruggono.
La trama ha la colpa di svolgersi troppo velocemente, essa infatti sembra essere accelerata, e questa sensazione delude un po’ le aspettative.
Nonostante questa unica pecca, l'anime è a dir poco eccellente.
In esso vengono riprese con grande fulgore le tematiche della prima serie, ovvero l'alienazione causata dal progresso tra l'uomo e le proprie creature (le macchine).
Viene inoltre inserito un nuovo elemento tanto interessante quanto spaventoso, ovvero la possibilità di trasferire un'anima in una macchina, in modo da renderla ancora più verosimile ad un essere umano.
L'aberrante realtà proposta dalla serie e dal film in particolare, consta di vari elementi ognuno con un proprio perché.
Si potrebbe discutere su argomenti come la globalizzazione delle informazioni e del mondo, sul rendere il proprio corpo un automa in grado di vivere più a lungo, sulla pericolosità del ruolo delle macchine nella società eccetera.
Nel film sono presenti tante di quelle tematiche da fare indigestione, tutte sono ben caratterizzate ed evidenziabili senza eccessivi sforzi.
Ogni tematica è tanto importante quanto attuale.
Affascinando con decine di frasi ad effetto, citazioni, situazioni e riflessioni, l'anime diretto da Oshii risulta essere davvero di altissimo livello riflessivo.
Purtroppo a causa delle tematiche così forti, la trama risulta slittare in secondo piano; essa, infatti, perde di mordente a tal punto da non essere più seguita dallo spettatore.
L'aspetto tecnico è un'ulteriore punto a favore, in quanto, la grafica è a dir poco sublime, gli intrecci fra next-gen computerizzato e vecchi disegni è magnifica, riuscendo a non disgustare mai.
Le ambientazioni sono idilliache e meravigliosamente composte.
L'audio è dei migliori, la colonna sonora è eccezionale, il doppiaggio fa il suo dovere e gli effetti incrementano la spettacolarità degli scenari d'azione.
Insomma Ghost in the Shell - Innocence è un film spettacolare, che gode di privilegi che molti film non hanno (tematiche, trattazione,grafica).
Peccato per la trama che risulta secondaria, ma d'altronde per sviluppare una così enorme mole di tematiche, pensieri e riflessioni un qualcosa va sacrificato.
Infine c'è da notare la ripresa dello stile narrativo - tematico della prima serie, che tanto ha appassionato e coinvolto: ottima scelta.
Eccellente!


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Achille

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
Allora, avete guardato Innocence? Bene… ora aspettate un giorno e riguardatelo. Allora vedrete Innocence! Eh, signori, è così… d’altronde è Oshii, in tutto il suo straripante ingarbugliamento filosofico-esistenziale; – che vi aspettavate? Per questo la prima visione serve a liberare la concentrazione dello spettatore dalla trama vera e propria, piuttosto esile e difficile da seguire in alcune parti e verso la sua soluzione. Sciolti dal vincolo narrativo, ci si immerge in una visione che lascia muti e impotenti.

Difatti l’osticità di cogliere tutto integralmente al primo colpo d’occhio deriva semplicemente dal motivo che l’opera è troppo (ma davvero troppo), e che in essa c’è così tanto che la comprensione va in corto. Semplicemente non si poteva essere in nessun modo preparati a quello che si stava per presentare. Visivamente parlando è uno dei capolavori assoluti dell’animazione nipponica (che, checché se ne dica, è sempre quella più matura e più accostabile al cinema alto, per regia fotografia colori inquadrature e tutto), con una realizzazione tecnica che a tratti sfiora la perfezione. Tutto, dal più minuscolo pelo di ciglia fino agli sfondi ipertecnologici, è realizzato in modo impeccabile e ogni cosa è "attenzionata" in modo ossessivo. Forse le animazioni in 3D fanno un po’ arricciare il naso ai puristi (tra cui, io), ma questo rientra appunto nella prima visione. I disegni e l’animazione fanno gridare al miracolo: semplicemente impeccabili. I colori e le luci e gli effetti visivi e il mecha design e il chara design e le architetture e le atmosfere e le suggestioni e tutto quello che si può trovare in questo cosmo intensamente compatto, sono indescrivibili – visto che si resta con la mascella slogata che sbava, a furia di restare a bocca aperta.

Le musiche le trattiamo a parte, perché se Yoko Kanno è la principessa sublime dello Stand Alone Complex, Kenji Kawai è il Dio assoluto del Ghost onirico e ipnagogico, sempre più in là della coscienza e un gradino oltre il subconscio – e detto questo ho detto tutto!

La regia del maestro è il consueto viaggio alla ricerca della verità, ovunque essa si annidi, e prende la forma della nuova coppia Batou-Togusa – interpreti primi del dialogo metafisico – che dovranno spingersi oltre la realtà, oltre la loro percezione, e calarsi negli “squarci dell’ordito” delle cose fino a trovare il senso latente ed inafferrabile che soggiace nel fondo sotto la superficie (non solo metaforicamente). Opera imbevuta di un simbolismo profondo e sfuggente, ma soprattutto una riflessione cerebrale, subliminale e freddamente ragionata sull’essere, su ciò che si può dire vero, su quello che è vivo, sul Ghost dell’uomo e su quello del cyborg, e sull’essenza stessa della percezione della vita. Tutto molto complesso e per questo indicibilmente affascinante, intriso all’inverosimile di citazioni stracolte e parole con un peso non indifferente.

Batou è un personaggio profondo e carismatico, ma non c’è il maggiore (anche se…), benché il suo nome e il suo alone sono un costante e ossessivo riferimento per tutto l’opera. E Ghost in the Shell è Motoko Kusanagi, e la sua assenza corporea (vorrei dire di più ma non… chi capisce – capisca!) è una mancanza, voluta, non riempibile. In definitiva questo film, restando comunque immenso, risulta inferiore al primo unico Ghost in the Shell. E per la perdita del fascino in toto del maggiore, e per l’antagonista non proprio ben definito (non ci sarà mai nessuno come il “signore dei pupazzi”, mai!), e per l’ambientazione e la suggestione cyberpunk – che nel primo film erano in tipico stile anni ’90, di una fascinazione agghiacciante, mentre in questo sanno un po’ di retrò.

E quindi concludo(e mi perdonerete se sono stato prolisso, ma dopo un opera del genere!…) che, anche se si è già capito, è un capolavoro per un pubblico selezionato, disposto alla riflessione e agli interrogativi, che si sforza di spingersi oltre, e che accetta la sfida di addentrarsi nel calderone ribollente di simboli, virtuosismi, massime, ridondanze, visionarietà, psicologia, filosofia e ogni cosa vi troviate dentro ad ogni successivo sguardo. Il pubblico di Oshii, e come Oshii se lo merita. Un pubblico Innocente.

Ivan180378

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Ivan180378

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
Bellissimo anche questo seguito. Siamo sempre in pieno stile Cyberpunk. Perde qualcosa rispetto al primo film secondo me, in due punti: 1. La nuova grafica crea troppo stacco tra gli sfondi e i personaggi/oggetti in movimento, 2. Qui la psicologia e la filosofia diventano quasi eteree, in alcuni punti sfuggenti. Resta in globale un film superbo, sempre ai livelli di Oshii. Da vedere assolutamente. Ripeto, come nella recensione del primo: quando parliamo di Oshii e di film come Ghost in the shell 1, 2, Jin Roh, per non parlare dei recenti films di Miyazaki e di Kon, parliamo di opere adatte solo ad un pubblico colto e profondo. Sono infatti opere complesse, piene di simbolismo e contenuto filosofico. Un ragazzino spegne dopo 30 minuti per intenderci. Quindi se siete adulti e avete un po' di sensibilità, questo film fa per voi. Bellissimo. Info: [email protected]

HaL9000

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HaL9000

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Avevo preso questo dvd quasi per caso da uno scaffale di un centro commerciale: quando l'ho visionato sono rimasto a bocca aperta; premetto che ora sono un fan della saga GITS, ma all'epoca (4 anni fa) ne avevo solo sentito parlare..ovviamente, da allora, ho comprato e visionato tutto il visionabile sulla serie.

Il film in questione può apparire lento, e con dialoghi un po' criptici; inoltre non tutto appare chiaro, soprattutto se non si conosce il mondo Shirowiano, ma per quanto mi riguarda i pregi del film superano di gran lunga i difetti.
La regia di Oshii è splendida, i disegni curatissimi, in particolare i fondali, e l'atmosfera che pervade l'opera è molto particolare (a me personalmente ha ricordato "Blade Runner"); un altro aspetto del film, un po' sottotraccia, secondo me è quello religioso: il film è una sorta di indagine mistica sull'origine della vita, e sulle sue caratteristiche organiche e non. D'altronde Oshii non è nuovo a questo tipo di tematiche.

Di conseguenza il film assume un aspetto generale quasi onirico e visionario, solamente a tratti un poco più crudo e realistico (poche le scene di azione). Qualcuno sottolinea invece l'aspetto noir o di thriller psicologico dell'opera, ed in effetti sono presenti anche questi elementi. Una vera chicca è la sequenza introduttiva (non so se sia il caso di chiamarla sigla): veramente bellissima e fantasiosa; Oshii in una intervista afferma che con essa intendeva raffigurare, simbolicamente, la nascita della vita, anche se non come la concepiamo noi.
Ultima nota, la colonna sonora di Kawai, costruita perfettamente intorno alle scene del film, suggestiva ed epica allo stesso tempo.

Daniel

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Daniel

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Capolavoro firmato Mamoru Oshii.
Questa è quella che ritengo, assieme al primo film (anche questo assolutamente DA VEDERE e avere assolutamente) L'OPERA ANIMATA CYBERPUNK PER ANTONOMASIA. E' UN VERO E PROPIO FILM DI FANTASCIENA OTTIMAMENTE ANIMATO E DIRETTO. Se non fosse abbastanza, c'è inoltre lo zampino della SKYWALKER SOUND di GEORGE LUCAS (per quanto riguarda gli effetti sonori, e si sente!).
Se proprio vogliamo andare a cercare il pelo nell'uovo, ci sarebbe da dire che per chi non ama i film troppo parlati, questo risulterebbe pesante, soprattutto perchè ci sono una marea di citazioni (fin troppe in effetti), ma in fondo questo è un film per adulti che tratta temi ADULTI e che purtroppo porta a consigliare quest'opera solo a una certa fascia di età.
Dal punto di vista tecnico, lo studio I.G, con l'aiuto dello STUDIO GIBLI (MONONOKE HIME, LA CITTA' INCANTATA...), hanno dato alla luce animazioni e colori veramente impeccabili, con un sapiente (anche se non sempre perfetto) uso della CG (computer graphic). Difatti si rimane ipnotizzati nel vedere come si muovono i personaggi, soprattutto le panoramiche della megalopoli, nonche le tecnologie che fanno da sfondo al tutto: FANTASTICO!!!
OPERA CONSIGLIATISSIMA PER COLORO CHE HANNO LETTO "NEUROMANTE" di WILLIAM GIBSON ED HANNO AMATO E APPREZZATO "BLADE RUNNER" & "MATRIX" (primo film).
Non ve ne pentirete!
Alla prossima.

smerillion

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smerillion

Episodi visti: 52/1 --- Voto 8
Diciamo che ho visto tutta la trilogia cinematografica di "Ghost in the Shell", compreso l'ultimo capitolo, e mi sono anche guardato con calma anche le due serie televisive.

Essendo amante del genere fantasy, ma soprattutto della fantascienza li ho guardati con curiosità. Ammetto che l'opera è molto particolare, effetti speciali costosi per un opera digitale, storia particolare, ma non ho trovato inni a capolavori o particolari che possano veramente farmi riflettere sull'animo umano da cui si possa gridare al miracolo. Ho trovato invece una maniacale e quasi giapponesità (ovvio) nei dialoghi intricati e a volte contorti sulla natura umana, se si è più macchina o più umani di una macchina con umanità e cose del genere.

La ricerca quasi paranoica sulla vita in quale forma si può considerare vita ecc... Curati alcuni personaggi, altri inesistenti, comunque è un opera molto congeniata e unica, però solo nel suo genere. Suggerirei invece per un confronto per chi non lo ha mai visto, un film animato degli anni '80, quasi sparito, ma veramente all'avanguardia forse per il periodo: "Heavy Metal": fantascienza onirica e violenta sulla selvaggia e folle umanità.

Charcharodon

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Charcharodon

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Un film assoluto, un film degno di comparire nella gallerie dei film più grandi di tutti i tempi, a fianco di quelli di Kubrick o Tarkovskij.
Una sintesi suprema di visionarietà concretizzata su schermo grazie allo studio d'animazione più all'avanguardia del Giappone odierno (per certi versi più avanti dello stesso Studio Ghibli), un viaggio intensissimo estetico e speculativo su quel che significa essere vivi, essere creature innocenti: bambole, cani, umani, cyborg, robot, androidi, bambini, macchine, computer, programmi informatici... tutto ciò che si muove è vita, tutto ciò che è vita è animato, tutto ciò che è animato è INNOCENCE!
guardatelo
contemplatelo
godetelo
Un film così, nell'animazione, capita solo una volta ogni vent'anni.

Zooropa

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Zooropa

Episodi visti: 1/1 --- Voto 7
O sono io troppo tordo per comprendere i 10000 messaggi e citazioni nascoste in quest'opera o sono DAVVERO troppo nascoste per notarle tutte. La realizzazione tecnica è stupefacente così come lo è tutta la parte sonora. Per il resto...beh... insomma... boh?
Non ho potuto fare a meno di continuare a guardarlo per tutta la durata dell'opera semplicemente perché volevo vedre quale magnifica scena mi si sarebbe posta davanti al taglio successivo ma dando per scontato che non l'avrei capita a fondo. Immaginate la parte "riflessiva" del primo film... espandetela fino a renderla quasi per intero la durata totale del nuovo film e avrete un'idea di cosa è "innocence".

Trip

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Trip

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
Innocence si presenta come una lunga rielaborazione delle tematiche usuali di Ghost in the Shell.

Estremamente lento nel ritmo, a tratti enigmatico nei dialoghi, rutilante di colori e scenografie, più che una storia Innocence sembra un riflessione.
La trama infatti è esile, giusto un pretesto per portare sulla scena Bateau e Togusa e fare percorrere ai due una serie di scenari reali e immaginari, alla ricerca del classico ago nel pagliaio.

Proprio le scene sebrano spesso schiacciare i personaggi e la storia relegandoli in secondo piano, essendo l'apparato grafico estremamente accurato ma, secondo me, anche ingombrante fino ad essere eccessivo e spesso fine a se stesso.

Sperduti in preda ai loro dubbi in questi inquietanti scenari, Bateau e Togusa seguono il sottile filo di Arianna che il Maggiore srotola per loro attraverso le scene: Kusanagi, la grande assente del film, è in raltà una presenza che sovrasta con il continuo riferirsi ad essa l'intera storia fin dall'inizio. Una presenza che sembra essere il puro Spirito, visto che i disegnatori non si fanno nessuno scrupolo di ridurre ad una bambola il suo mitico Guscio.

Nonostante tutto, a questo film manca la capacità di sintesi del primo lungometraggio, e mi appare spesso troppo autocelebrativo, appesantito da scene "concettuali" e dispersive.
Un affresco barocco dell'opera intera, la riflessione dopo l'azione.

NERV-NC

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NERV-NC

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Questo è il secondo film basato sullo stupefacente manga di Shirow Masamune; come per la serie TV Stand Alone Complex, la produzione è affidata alla Production I.G (in collaborazione con lo Studio Ghibli).

L'ambientazione è quella classica di GITS: un futuro a noi vicino nel tempo (e forse anche nella concreta realizzazione) in cui il mondo è dominato dall'informazione e gli uomini sono sempre di più "cyborg", ovvero uomini con parti artificaili in proporzioni varibili (ci sono alcuni - come Batou e Motoko - che hanno corpi interamente artificiali). Mentre il primo capitolo mi sembrava incentrato sull'informazione, proprio sull'artificiosità del corpo si basa questo capolavoro (regia di Mamoru Oshii): "When machines learn to feel, who decides what is human..." è la frase che campeggia sulla copertina del DVD. Il confine tra uomo e macchina s'è fatto sempre più sottile in un mondo in cui la sinergia tra i due aspetti la fa da padrone. Ma gli esseri umani sono apatici e ben presto hanno dimenticato che sono "umani", ma cosa li rende tali? E quale ruolo hanno le macchine completamente artificiali? Possono loro considerarsi "nuovi umani" o sono destinati a rimanere dei meri oggetti evoluti? Certo che il tema della "nuova vita" è comunq ad entrambi i film.


2032, Batou e il resto della Sezione 9 - orfani del Maggiore Kusanagi - si trovano ad affrontare un nuovo caso: una serie di strani omicidi commessi da alcuni robot che si suicidano subito dopo il crimine, ma c'è di strano che questi andoidi chiedono "aiuto" prima di autodistruggersi. Batou si troverà pian piano a seguire le tracce che la portano verso l'amata Motoko, ma non aspettatevi romanticherie e finali love love.

L'animazione è semplicemente un capolavoro della grafica: fondali ed ambientazioni con un realismo incredibile (c'è una Luna all'inizio della sigla che mi ha incantato per per diversi minuti di pausa), una cura maniacale per i dettagli anche più piccoli, un gioellino degno della verve illustratrice di Shirow.
La narrazione è accompagnata da altisonanti citazioni (dalla Bibbia a Confucio, da Cartesio a Paradise Lost di Milton etc.).
Buona anche la colonna sonora: Kugutsuuta ura mite chiru, Kugutsuuta aratayo ni kamutsudo hite, Kugutsuuta kagirohi ha yomi ni mata muto e Tohokami emi tame riprendono le sonorità di Making of Cyborg, Ghost City e Reincarnation del primo GITS (avete presente quei cori laconici in Giapponese?). Molto bella anche la canzone in chiusura, Follow Me, e River of Crystals (in inglese entrambe).