1 / Ichi
“Ichi” o “1” è un manga di un solo volume, scritto e disegnato da Hideo Yamamoto, autore del famoso “Ichi the Killer”.
Proprio ad “Ichi the Killer” è legato questo manga dato che si tratta dell’opera che lo precede cronologicamente. Come si capisce dal titolo “Ichi”, in questo manga è raccontata la storia di Ichi prima che diventasse il letale killer del manga uscito in seguito.
In “Ichi” l’ambientazione è una scuola media e i protagonisti sono dei ragazzi che passano il tempo facendo risse tra studenti. Tra questi c’è anche Hajime, soprannominato Ichi, che pur allenandosi costantemente nel karate non partecipa mai a queste risse, subendo di continuo le angherie dei bulli del liceo. Finché, anche qui, qualcosa inizia a cambiare e Ichi scopre le gioie della lotta.
Attenzione, non si tratta di un prequel (un prequel è qualcosa che esce successivamente ad un opera ma che racconta eventi che si svolgono precedentemente ad essa) ma del manga realizzato prima di “Ichi the Killer”.
Perché questa spiegazione?
Perché per giustificare tutto quello che scriverò devo dire di aver letto prima “Ichi the Killer” e poi questo manga, quando in realtà avrei dovuto fare il contrario. Purtroppo non sapevo della sua esistenza.
Non posso dunque fare a meno di paragonare questo manga a quello realizzato successivamente, dato che come lettore mi aspettavo ben altre cose, tipo tanta violenza, perversione e sadismo. Mi aspettavo anche che venissero mostrate le scene che in “Ichi the Killer” sono rappresentate come flashback.
Invece in “Ichi” tutto questo non c’è. Il volume in questione sembra nulla più del classico manga sui teppisti, come possono essere “Shonan Junai Gumi” (opera precedente al più famoso “G.T.O. – Great Teacher Onizuka”) o a “Due come noi”.
In questo volume unico non c’è nulla di “Ichi the Killer”. Non c’è il sadismo, non c’è la follia, non c’è il gioco psicologico tra i veri personaggi coinvolti.
C’è la violenza, quello sì, perché c’è gente che si picchia di brutto, ma non c’è nessuno che finisce ammazzato tagliato a pezzi.
Anche dal lato psicologico i personaggi sono poco caratterizzati. L’Ichi di questo manga è un fifone, un altro studente più grande di lui va a scuola solo con l’obiettivo di fare a botte, e il terzo e ultimo protagonista picchia la gente per fare colpo sulle ragazze e farsele. Tutto qua.
Non sto dicendo che è un brutto manga, per quel che dura si fa leggere ed è abbastanza scorrevole, solo che, lo ripeto, non ha nulla di ciò che ha portato al successo “Ichi the Killer”.
Per quel che riguarda i disegni, lo stile di Yamamoto era più semplice e meno dettagliato, ma era già pulito e molto ordinato, anche nelle scene di combattimento che risultano chiare e facili da seguire e anche abbastanza dinamiche.
Da segnalare infine che nell’ultima ristampa giapponese, che poi è quella che è stata tradotta dai gruppi di scanlator, sono stati inseriti due capitoli speciali realizzati a qualche anno di distanza dalla conclusione di questo volume e chiamati “Ichi the Killer – La nascita”. I due capitoli colmano il gap tra la fine della storia di “Ichi” e l’inizio di “Ichi the Killer”, e hanno al suo interno alcune scene violente e sanguinolente come ci si aspettava, nonché disegni di qualità superiore rispetto al resto del volume.
Insomma, se siete fan di “Ichi the Killer” vale la pena di leggerlo, ma solo per una questione di completezza, dato che a conti fatti non aggiunge nulla alla storia narrata nei dieci volumi successivi.
Proprio ad “Ichi the Killer” è legato questo manga dato che si tratta dell’opera che lo precede cronologicamente. Come si capisce dal titolo “Ichi”, in questo manga è raccontata la storia di Ichi prima che diventasse il letale killer del manga uscito in seguito.
In “Ichi” l’ambientazione è una scuola media e i protagonisti sono dei ragazzi che passano il tempo facendo risse tra studenti. Tra questi c’è anche Hajime, soprannominato Ichi, che pur allenandosi costantemente nel karate non partecipa mai a queste risse, subendo di continuo le angherie dei bulli del liceo. Finché, anche qui, qualcosa inizia a cambiare e Ichi scopre le gioie della lotta.
Attenzione, non si tratta di un prequel (un prequel è qualcosa che esce successivamente ad un opera ma che racconta eventi che si svolgono precedentemente ad essa) ma del manga realizzato prima di “Ichi the Killer”.
Perché questa spiegazione?
Perché per giustificare tutto quello che scriverò devo dire di aver letto prima “Ichi the Killer” e poi questo manga, quando in realtà avrei dovuto fare il contrario. Purtroppo non sapevo della sua esistenza.
Non posso dunque fare a meno di paragonare questo manga a quello realizzato successivamente, dato che come lettore mi aspettavo ben altre cose, tipo tanta violenza, perversione e sadismo. Mi aspettavo anche che venissero mostrate le scene che in “Ichi the Killer” sono rappresentate come flashback.
Invece in “Ichi” tutto questo non c’è. Il volume in questione sembra nulla più del classico manga sui teppisti, come possono essere “Shonan Junai Gumi” (opera precedente al più famoso “G.T.O. – Great Teacher Onizuka”) o a “Due come noi”.
In questo volume unico non c’è nulla di “Ichi the Killer”. Non c’è il sadismo, non c’è la follia, non c’è il gioco psicologico tra i veri personaggi coinvolti.
C’è la violenza, quello sì, perché c’è gente che si picchia di brutto, ma non c’è nessuno che finisce ammazzato tagliato a pezzi.
Anche dal lato psicologico i personaggi sono poco caratterizzati. L’Ichi di questo manga è un fifone, un altro studente più grande di lui va a scuola solo con l’obiettivo di fare a botte, e il terzo e ultimo protagonista picchia la gente per fare colpo sulle ragazze e farsele. Tutto qua.
Non sto dicendo che è un brutto manga, per quel che dura si fa leggere ed è abbastanza scorrevole, solo che, lo ripeto, non ha nulla di ciò che ha portato al successo “Ichi the Killer”.
Per quel che riguarda i disegni, lo stile di Yamamoto era più semplice e meno dettagliato, ma era già pulito e molto ordinato, anche nelle scene di combattimento che risultano chiare e facili da seguire e anche abbastanza dinamiche.
Da segnalare infine che nell’ultima ristampa giapponese, che poi è quella che è stata tradotta dai gruppi di scanlator, sono stati inseriti due capitoli speciali realizzati a qualche anno di distanza dalla conclusione di questo volume e chiamati “Ichi the Killer – La nascita”. I due capitoli colmano il gap tra la fine della storia di “Ichi” e l’inizio di “Ichi the Killer”, e hanno al suo interno alcune scene violente e sanguinolente come ci si aspettava, nonché disegni di qualità superiore rispetto al resto del volume.
Insomma, se siete fan di “Ichi the Killer” vale la pena di leggerlo, ma solo per una questione di completezza, dato che a conti fatti non aggiunge nulla alla storia narrata nei dieci volumi successivi.