Forte dell'inarrestabile successo in Giappone della light novel Watashi no shiawase na kekkon dello scrittore Akumi Agitogi delicatamente illustrata da Tsukiho Tsukioka, la trasposizione animata Il mio matrimonio felice era stata annunciata nella primavera dello scorso anno ed è infine andata in onda dal 5 luglio 2023 sull'emittente Tokyo MX, approdando in simulcast globale su Netflix col rilascio di episodi a cadenza settimanale.
Seppur non privi di certuni difetti e leggerezze, i dodici episodi che compongono la serie hanno saputo scalare le classifiche dei trend settimanali dei social media e mietere consensi in ogni parte del globo, incontrando un entusiasmo e una approvazione che solo di rado si riscontrano in serie di stampo sentimentale, idealmente prodotte o rivolte a un pubblico perlopiù femminile; alla sua conclusione, infatti, dell'opera è stata già annunciata una seconda stagione.

Attenzione: la recensione contiene alcuni spoiler
 
Matrimonio-felice-copertina


Le ragioni di tanto fervore si possono probabilmente attribuire a un insieme di fattori sapientemente miscelati, capaci di ispirare un forte ascendente nella maggioranza degli spettatori: attraverso le vicende della remissiva Miyo, della sua terribile famiglia e dell'insperato incontro col bellissimo futuro marito, si rivisita per certi versi la fiaba di Cenerentola con una sorta di rimando anche a La Bella e la Bestia, conferendole poi un'inedita veste soprannaturale. Il tutto avviene nell'ambito di una suggestiva ambientazione nell'epoca Meiji (1868 - 1912), che non manca mai di affascinare e attirare tanto il pubblico giapponese quanto quello occidentale.
Con il primo episodio si viene introdotti esattamente a quanto il preambolo promette: il ritmo è lento - forse persino esasperato in tal senso - nel mostrare le angherie, le violenze e le umiliazioni cui la giovane Miyo viene sottoposta da parte di coloro che dovrebbero, in teoria, costituire la sua famiglia.
Fin da subito emerge la cura del comparto tecnico, che unisce animazioni fluide e piacevoli al fine character design di Shōko Yasuda (Happy Sugar Life), una palette di colori variegata e luminosa, passando per scenografie nitide e precise; quest'ultime sono ben contestualizzabili, sia negli interni delle dimore che nei paesaggi esterni, fino agli scorci di una Tokyo che stava per correre a grandi falcate verso la modernità, senza mai lasciare indietro del tutto il passato. Ad accompagnare tale ritratto vi è anche la bella sigla di apertura Anata no Soba ni ('Al tuo fianco') di Riria, con inquadrature cittadine e rurali piuttosto evocative e di grande impatto visivo.
 
matrimonio felice - Miyo tram
Si viene così calati immediatamente nel contesto in cui vive Miyo, che trascorre le giornate in una enorme dimora tradizionale giapponese a fare da serva ai propri genitori e alla sorella, appartenenti al casato dei Saimori. Miyo, già disprezzata in quanto figliastra, non pare disporre di alcuno dei poteri psionici di cui invece i vari clan fanno sfoggio per stringere affari, tramare intrighi e lotte intestine tra le famiglie che più contano e comandano. Per tale ragione, i Saimori decidono di disfarsi di Miyo dandola in sposa al giovane rampollo di casa Kudo, potente e pericoloso, la cui fama di uomo orribile, freddo e crudele lo precede. Ironicamente, le reali caratteristiche di Kiyoka Kudo non corrisponderanno affatto alle voci di corridoio, e la convivenza con l'uomo donerà invece a Miyo la possibilità di assaporare stille di felicità fino a quel momento per lei impensabili.

Ci si trova innanzi a una protagonista per certi versi atipica rispetto a modelli femminili dal forte carattere cui molte altre opere ci hanno abituato; della ragazza non si lesinano qui tremori, ingenuità e fragilità, e i suoi modi di agire e pensare appaiono piuttosto coerenti alla luce del suo traumatico vissuto, in un contesto che la opprime e svilisce.
Nello stesso tempo, proprio a causa della sua condiscendenza in pressoché ogni circostanza, si fatica a inquadrare Miyo come una vera e propria protagonista; anziché essere dunque lei a smuovere le vicende, Miyo finisce per risultare invece un personaggio alla stregua di una bambola o un burattino, sballottata qua e là dagli eventi e dalle persone che la circondano. 
Gli altalenanti tentativi di lavoro interiore che si osservano in lei sono invero apprezzabili, e il buon doppiaggio da parte di  le conferisce una voce flebile e timorosa ben calzante alla sua ingabbiata personalità; esso contribuisce però anche a renderne snervanti gli atteggiamenti di sottomissione e le continue scuse proferite, a maggior ragione là dove Miyo verrà messa di fronte alla possibilità di esprimere finalmente i propri pensieri e decisioni, muovendo passi in avanti, e non lo farà. A questo proposito risulta poi davvero poco credibile il suo maestoso "power-up" nel finale di stagione, che in questa sede non si approfondisce oltre per evitare ulteriori spoiler; esso apre a nuovi interessanti interrogativi e conferisce alla serie un buon finale, ma appare piuttosto discorde in riferimento al traballante percorso della giovane.
Improponibile dunque un confronto con coetanee del calibro di Benio Hanamura di Haikarasan ga tooru - Una ragazza alla moda oppure Kaoru Kamiya e Megumi Takani di Rurouni Kenshin, di tutt'altro stampo volitivo benché tutte cresciute non senza difficoltà nel medesimo contesto storico, che pur sulla scia di una forte evoluzione in atto, certo non favoriva né guardava ancora lieto all'espressione femminile. 
 
matrimonio felice - Miyo servile


Il matrimonio che le viene imposto, paradossalmente, è proprio quella chiave di volta che consente a Miyo di intraprendere un percorso lento e costellato di inciampi, ma avviato per la prima volta a una nuova vita, alla ricerca di una serenità interiore che le è inedita: non soltanto, infatti, Kiyoka Kudo si rivela un uomo estremamente attraente, beneducato, rigoroso e di forti ideali, premuroso e oltremodo affidabile, ma egli inizia per di più a sviluppare una sincera affezione nei confronti della ragazza. Il giovane è sincero, privo di secondi fini e guarda a lei come persona e non come pedina nello scacchiere, con l'interesse genuino di averne cura e di vederla lentamente sbocciare nella sua casa; molto buona anche la prova di doppiaggio su di lui da parte di Kaito Ishikawa.
Il mistero legato ai poteri della famiglia materna di Miyo e al potenziale nascosto della giovane non blandirà affatto i sentimenti dell'uomo, corroborando semmai la sensazione di voler difendere e proteggere la ragazza da mani pericolose.
Solida figura di riferimento anche per gli uomini dello speciale corpo armato dell'esercito imperiale di cui è alla guida, di Kudo emerge un ritratto forse fin troppo perfetto come uomo ideale da sposare, ma nel corso degli episodi si potrà notare anche qualche sua piccola e umanissima pecca, a smussarne l'aura impeccabile; le voci riguardanti la sua pessima fama, con le quali la storia si apre calcando la mano, rimangono invece nel complesso un cliché non del tutto ben gestito, poiché cozzano platealmente con la presentazione che fin da subito si ha di un personaggio pulito, onesto e coerente.
 
matrimonio felice - abbraccio


La sua è ad ogni buon conto la figura meglio riuscita dell'intero parterre, che rimane integra anche considerando la discutibile scelta che la serie animata opera, nel semplificare, ridurre all'osso e talora alterare i dialoghi tra i personaggi. Nel romanzo e nel manga, infatti, attraverso una cura attenta di pensieri intimi, confronti e riflessioni si osserva un'introspezione quasi del tutto assente nell'anime; ne consegue che la scrittura dei personaggi si fa annacquata, banale e a tratti persino incoerente, privandoli di qualsivoglia rotondità.
Nel manga Miyo appare graficamente più spenta, ma meno impacciata nella sua strascicata crescita caratteriale e maggiormente coerente con sé stessa; piuttosto infelice è anche la diversa struttura data al finale del primo episodio in cui, per conferire teatralità al fatale incontro dei due protagonisti, la sequenza animata e le parole che Miyo pronuncia variano al punto da porre enfasi unicamente sulla bellezza dell'uomo. Chi non proviene dalla lettura del manga, dunque, ne trae l'impressione che sia unicamente la piacevolezza estetica l'elemento cui Miyo si aggrappa per una qualche salvezza; parrebbe un dettaglio, pertanto, l'essere alla mercé di un uomo di fama crudele, se poi è sufficiente il suo incredibile fascino a costituirne un fattore di riscatto.
 
Manga:
"Una bellezza effimera e inusuale per un uomo. Eppure, il suo aspetto può trarre in inganno.
Io non ho alcun futuro ad attendermi. Non ho più una casa, un posto sicuro o qualcuno su cui contare. Perciò non importa quanto disprezzo ci sarà nel suo sguardo... non posso fare altro che restare qui."


Anime:
"Incontrare quest'uomo in questo giorno è stato come un fiore che sbuca dalla neve. La mia vita, che si era spenta, ha ricominciato ad andare avanti. Che bell'uomo..."
 
matrimonio felice - Kiyoka


Al di là di questo, poi, i membri della sua famiglia e buona parte dei personaggi del circondario di Miyo e Kiyoka, soffrono fortemente di una struttura caricaturale: dal "padre padrone" alla "sorella perfida e invidiosa", e dalla "matrigna cattiva" all' "amico d'infanzia segretamente innamorato", quasi tutti sono chiamati ad apparire e scomparire dalla scena unicamente per recitare un ruolo prestabilito senza margine di manovra, e diventano di fatto inconsistenti.
Lo svolgimento delle vicende, per quanto ben ritmato ed estremamente scorrevole, in questo non li aiuta affatto, poiché offre loro approfondimenti personali inadeguati, quando non del tutto nulli; talora essi vengono anche abbandonati in maniera precipitosa, lasciando lo spettatore a interrogarsi senza risposte sul loro destino.

A dispetto di ciò, la storia incede comunque senza incertezze, poiché il suo focus principale sa porsi sulla nascita del tenero sentimento tra i due protagonisti che evolve notevolmente di episodio in episodio, e in questo vi riesce egregiamente: benché convinta di non valere alcunché come persona e di essere priva di qualità, Miyo è costretta a prendere atto dell'affetto genuino che Kudo, la sorella di lui e la governante Yurie le rivolgono, rimanendo colpita dal loro rispetto e dalla loro stima nei suoi confronti. Kudo, a sua volta, abbandona presto i panni burberi e distaccati, ritrovandosi sorpreso per l'umiltà della ragazza e ammaliato dalla sua grazia semplice, facendosi così prodigo di inusitate attenzioni per lei.
Ritratto com'è nella sua manifestazione più limpida, pura e sincera, il crescente romanticismo tra i due promessi sposi risulta di grande impatto e coinvolgimento, a maggior ragione considerando quanto si stagli nitido su uno sfondo di personaggi che, invece, si muovono unicamente per scopi di convenienza e cupidigia personale. 
 
matrimonio felice - dettaglio occhi


Emozioni semplici ma potenti vengono messe in scena con efficacia anche tramite una particolare attenzione agli occhi dei personaggi, che risultano sempre piacevolmente espressivi e luminosi; ottimo quindi il lavoro svolto al color design da Anna Okamatsu (The Rising of the Shield Hero), con una fotografia complessivamente curata da Tsunetaka Ema (Made in Abyss). L'Art setting di Yoshinori Hishinuma (Code Geass) e Yoshihiro Sono (Lamù e i casinisti planetari), così come le scenografie di Mikio (The Rising of the Shield Hero 2), Ryo Hirata (Kakushigoto, Kemono Jihen, Lamù) e Takeshi Takakura (trilogia dei film di Evangelion), si sposano inoltre benissimo con le musiche, sempre piuttosto calzanti ed evocative: il comparto sonoro è diretto da Kisuke Koizumi (Chainsaw Man), per una soundtrack prodotta da Glovision (Bungo Stray Dogs Dead Apple, Arte) con le musiche di Miracle Bus (Lamù) ed Evan Call (Violet Evergarden).
Sul fronte audio, nell'ambito di un buon doppiaggio da parte di tutto il cast, si può percepire la scelta di un linguaggio cortese e deferente, appropriato al contesto storico in cui è inserito; in tal senso sono adeguati anche i sottotitoli proposti da Netflix in varie lingue.

Buono quindi nel complesso, quand'anche non impeccabile su ogni fronte, il lavoro svolto da Kinema Citrus (Barakamon, Made in Abyss, The Rising of the Shield Hero) alla produzione con la direzione di Yudai Kubota, dallo studio d'animazione fondato nel 2008 da ex esponenti di Studio Bones e Production I.G.
Fondante anche il contributo di Netflix alla promozione del titolo; accanto a Il mio matrimonio felice, nell'estate 2023 il colosso streaming fa uscire anche Ooku - Le stanze proibite, un'altra ottima serie a sfondo storico e impronta femminile, rilasciata però per intero tutta in blocco. Lo slancio nei confronti di Ooku si smorza così quasi subito, mentre l'hype per Il mio matrimonio felice cresce invece di settimana in settimana, tanto che a fine agosto essa risulta la serie animata più vista su Netflix in Giappone, sorpassando anche titoli quali Zom 100, Jujutsu Kaisen e Mushoku Tensei. L'anime entra anche nel ranking delle serie più viste non in lingua inglese, oltre che nella top ten di diversi Paesi.
 


Quello de Il mio matrimonio felice è in effetti un caso piuttosto peculiare, che nasce un po' più da lontano, quando i capitoli del romanzo originale venivano pubblicati su Shōsetsuka ni Narō (ovvero 'Diventiamo romanzieri'), sito web fondato nel 2004 in cui si possono postare autonomamente e gratuitamente i propri scritti, che sono poi disponibili a titolo gratuito anche per gli utenti che desiderano leggerli.
Tra il 2018 e il 2019 la Fujimi Shobo di Kadokawa acquisisce i diritti dell'opera e ne inizia la pubblicazione; ad oggi il romanzo conta sette volumi e risulta ancora inedito nel nostro Paese, malgrado la sua costante presenza nelle classifiche settimanali nipponiche delle light novel più vendute con cifre impressionanti. Ha fatto invece il suo debutto in Italia nel frattempo, proprio a luglio, la sua versione manga grazie all'editore J-Pop, illustrata stavolta da Rito Kōsaka sulle fattezze già elaborate da Tsukiho Tsukioka.

Da marzo a maggio, inoltre, i cinema giapponesi hanno proiettato il lungometraggio , ulteriore adattamento in versione live action diretto da Ayuko Tsukahara (Caffé Funiculi Funicola) e sceneggiato da Tomoe Kanno (HomestayThe Asadas), che è arrivato a raggranellare oltre 2,6 miliardi di Yen ai botteghini: si tratta di un risultato ragguardevole per un film ispirato a una storia a target shojo, che gli ha consentito di rimanere nelle classifiche top ten del box office per due mesi di fila. La sua produzione è sempre opera di Kadokawa, che tra le altre cose detiene il 31,8% proprio di Kinema Citrus.
L'interpretazione di Kiyoka Kudo è poi appena valsa all'attore Ren Meguro (Trillion Game, Silent, My Love mix-up) l'assegnazione di un premio come Miglior Esordiente, per l'abilità nell'aver saputo rendere la variegata delicatezza espressiva del protagonista maschile del film.
 
matrimonio felice - a passeggio
Il mio matrimonio felice è dunque una serie che non innova alcun genere, rinnovando semmai la messa in scena di una storia oltremodo semplice e farcita di fin troppi cliché: lo fa però con molta efficacia, con un piacevole lavoro d'animazione e una evidente cura nel comparto tecnico in generale.
Con un ritmo ben cadenzato e scorrevole, le vicende frappongono interessanti intrighi e cospirazioni politico-familiari a buoni sentimenti e misteri legati alla sfera del mondo soprannaturale, nell'ambito di uno sfondo storico suggestivo e ben rappresentato.
A voler ben vedere, l'anime si accontenta di rimanere in superficie, senza voler increspare quel sottile velo che gli consentirebbe di andare maggiormente in profondità, soprattutto in merito ai suoi diversi personaggi. Esso riesce tuttavia a premere gradevolmente sul tasto della sfera romantica che coinvolge i due protagonisti: opposti come più non potrebbero essere, a livello di coppia Miyo e Kudo finiscono per funzionare sorprendentemente bene, calamitando le attenzioni di pubblico e critica e ponendo così un idilliaco sigillo su una serie che saprà certo far parlare ancora molto di sè.