Immaginate di entrare in una pizzeria nuova, di quelle moderne arredate con gusto e cura e di prendere tra le mani (o sul vostro cellulare, come oramai si usa fare) il menù, trovandoci una scelta enorme di abbinamenti e gusti, dai più classici ai più sperimentali ed elaborati. I vostri occhi cominciano a trovare diverse pizze di vostro gradimento, fissandole nella vostra mente: la prima, la seconda, la quinta... sono davvero tante e tutte molto interessanti. Dopo qualche minuto di indecisione però, lo sforzo mentale dietro questo processo comincia ad essere gravoso: d'altronde l'idea alla base era quella di ordinare e mangiare una pizza, un'operazione che dovrebbe essere semplice ed immediata ma che, complice quel menù così tanto fornito, si sta rivelando un'impresa. La memoria torna quindi a quel locale molto anni '80 che siete più abituati a frequentare, con ha a listino le solite dieci scelte che ormai non guardate neanche più, perché ogni volta finite comunque ad ordinare la solita diavola. Il dito allora comincia da solo a scorrere il menù fino alla lettera D e come sesta opzione ci trovate scritto proprio quello che speravate: pomodoro, mozzarella, salamino piccante: "Cameriere? Una diavola, per favore!"
Cosa c'entrerà mai questa digressione nazional popolare e culinaria, con il fulcro di queste pagine? Continuate a seguire la lettura, presto sarà tutto chiaro.
Tutto nasce con il nuovo report di Newzoo riguardo la crescita del settore videoludico, o meglio la non crescita, con un trend di ore trascorse a videogiocare in deciso calo. In termini di tempo - prendendo come riferimento i trimestri dal 2021 al 2023 - si videogioca il 26% in meno, con un trend ancora in calo del 10% a gennaio 2024, ma non solo: si prevede che il mercato, che dal 2015 al 2021 è cresciuto organicamente del 7,2%, dal 2023 al 2026 prenderà solo 2,7 punti percentuali, con forti probabilità che inizi addirittura a decrescere. Ispezionando la realtà ancora più a fondo, ci si è resi conto che 5 giochi, Fortnite, Roblox, League of Legends, Minecraft e Grand Theft Auto V, hanno intrattenuto da soli il 27% della totalità dei gamers. Cominciate a vedere anche voi il pattern? Margherita, marinara, capricciosa, 4 formaggi e diavola alla fine accontentano quasi il 30% degli avventori, che ignorano tutto il resto.
Se è vero che l'anno che stiamo vivendo non è di quelli più floridi in quanto a nuove uscite, è altrettanto vero che il 2023 è stato invece uno dei migliori da un decennio a questa parte, per numero di pubblicazioni di altissimo livello in grado di soddisfare davvero ogni gusto. A questi si aggiungono una miriade di titoli con minor budget e risonanza ma non minor qualità, indie, free to play e così via. I servizi in abbonamento come il Game Pass danno inoltre la possibilità di accedere istantaneamente ad un parco titoli fornitissimo, dandoci così materialmente la possibilità di realizzare videoludicamente quello che lo psicologo Barry Schwartz teorizzò nel 2004 come "paradosso della scelta", sostenendo controintuitivamente - anche tramite esperimenti empirici - che ad una scelta sempre più ampia corrisponde una crescente insoddisfazione. Ed è così che l'utente tende a rifugiarsi nella sua comfort zone, optando per il gioco conosciuto su cui si sono macinate già migliaia di ore, piuttosto che doversi impegnare attivamente per cercare e provare qualcosa di nuovo scorrendo un catalogo che appare infinito.
A questo aggiungiamo altre due considerazioni: la prima è che le nuove generazioni non sembrano più interessate ai titoli con una narrativa forte e dei personaggi carismatici, preferendo invece giochi strutturati su partite singole, soddisfazione rapida e premi immediati, ben disposti a spendere soldi per una nuova skin o per livellare un po' più velocemente, ma non a "rischiare" un cambio di paradigma del divertimento. Le generazioni passate invece, composte da tutti quelli che hanno iniziato in un'epoca in cui i giochi che ci si poteva permettere erano pochi e pure senza DLC, hanno invece sempre meno tempo per giocare, sono oggi padri e madri di famiglia, studenti o lavoratori full time, che devono fare i conti con tutto ciò che le responsabilità della vita afk comportano, potendo ritagliarsi solo poche ore settimanali per il proprio hobby. Ed ecco allora che lo stesso Naoki Yoshida ammette candidamente (in un'intervista al sottoscritto) di fare giochi per 30/40enni, ma che questo pubblico non può più permettersi le ore e la profondità dei vecchi Final Fantasy, lanciando così sul mercato il XVI capitolo, che però fa storcere il naso un po' a tutti.
Forse l'illusione di quel trend in continua ascesa ha dato la percezione un po' a tutte le software house di poter continuare a calcare la mano. Sony aveva in sviluppo una marea di games as service, salvo poi fare dietrofront e cancellarli praticamente tutti, una volta realizzato che i costi avrebbero superato enormemente le adesioni. Microsoft ha oramai rinunciato ad andare in pari con l'hardware puntando tutto sui servizi, accaparrandosi a suon di miliardi le esclusive di alcuni tra i più grossi sviluppatori mondiali e provando ad allargare il proprio bacino di utenza offrendo il tutto anche agli storici rivali con sede in Giappone. In tutto questo sono in pochissimi i giochi che riescono a rendere un profitto accettabile, soprattutto considerando l'aumento esponenziale dei costi di sviluppo ed il risultato è l'ondata di chiusure e licenziamenti a cadenza mensile.
La soluzione al dilemma sul come far ripartire la crescita del medium non è facile. Sarebbe assurdo chiedere a Rockstar o ad Epic di non continuare a beneficiare del successo enorme dei loro multiplayer, che però è inevitabile stiano cannibalizzando il settore, portandolo al collasso. Probabilmente si dovrebbe riprendere ad "educare" i nuovi gamer a godersi le belle storie, un po' come Larian è riuscita a fare l'anno scorso con il suo Baldur's Gate 3, magari rischiando un po' di più ed uscendo dal paradigma di single player visto solo come un gioco teleguidato e simil cinematografico, pubblicando meno giochi, ma più completi, senza abusare di espansioni, microtransazioni ed inutili fetch quest, convincendo gli utenti della voglia genuina di intrattenere, per un tempo magari più limitato, ma di qualità.
Cosa c'entrerà mai questa digressione nazional popolare e culinaria, con il fulcro di queste pagine? Continuate a seguire la lettura, presto sarà tutto chiaro.
Tutto nasce con il nuovo report di Newzoo riguardo la crescita del settore videoludico, o meglio la non crescita, con un trend di ore trascorse a videogiocare in deciso calo. In termini di tempo - prendendo come riferimento i trimestri dal 2021 al 2023 - si videogioca il 26% in meno, con un trend ancora in calo del 10% a gennaio 2024, ma non solo: si prevede che il mercato, che dal 2015 al 2021 è cresciuto organicamente del 7,2%, dal 2023 al 2026 prenderà solo 2,7 punti percentuali, con forti probabilità che inizi addirittura a decrescere. Ispezionando la realtà ancora più a fondo, ci si è resi conto che 5 giochi, Fortnite, Roblox, League of Legends, Minecraft e Grand Theft Auto V, hanno intrattenuto da soli il 27% della totalità dei gamers. Cominciate a vedere anche voi il pattern? Margherita, marinara, capricciosa, 4 formaggi e diavola alla fine accontentano quasi il 30% degli avventori, che ignorano tutto il resto.
Se è vero che l'anno che stiamo vivendo non è di quelli più floridi in quanto a nuove uscite, è altrettanto vero che il 2023 è stato invece uno dei migliori da un decennio a questa parte, per numero di pubblicazioni di altissimo livello in grado di soddisfare davvero ogni gusto. A questi si aggiungono una miriade di titoli con minor budget e risonanza ma non minor qualità, indie, free to play e così via. I servizi in abbonamento come il Game Pass danno inoltre la possibilità di accedere istantaneamente ad un parco titoli fornitissimo, dandoci così materialmente la possibilità di realizzare videoludicamente quello che lo psicologo Barry Schwartz teorizzò nel 2004 come "paradosso della scelta", sostenendo controintuitivamente - anche tramite esperimenti empirici - che ad una scelta sempre più ampia corrisponde una crescente insoddisfazione. Ed è così che l'utente tende a rifugiarsi nella sua comfort zone, optando per il gioco conosciuto su cui si sono macinate già migliaia di ore, piuttosto che doversi impegnare attivamente per cercare e provare qualcosa di nuovo scorrendo un catalogo che appare infinito.
A questo aggiungiamo altre due considerazioni: la prima è che le nuove generazioni non sembrano più interessate ai titoli con una narrativa forte e dei personaggi carismatici, preferendo invece giochi strutturati su partite singole, soddisfazione rapida e premi immediati, ben disposti a spendere soldi per una nuova skin o per livellare un po' più velocemente, ma non a "rischiare" un cambio di paradigma del divertimento. Le generazioni passate invece, composte da tutti quelli che hanno iniziato in un'epoca in cui i giochi che ci si poteva permettere erano pochi e pure senza DLC, hanno invece sempre meno tempo per giocare, sono oggi padri e madri di famiglia, studenti o lavoratori full time, che devono fare i conti con tutto ciò che le responsabilità della vita afk comportano, potendo ritagliarsi solo poche ore settimanali per il proprio hobby. Ed ecco allora che lo stesso Naoki Yoshida ammette candidamente (in un'intervista al sottoscritto) di fare giochi per 30/40enni, ma che questo pubblico non può più permettersi le ore e la profondità dei vecchi Final Fantasy, lanciando così sul mercato il XVI capitolo, che però fa storcere il naso un po' a tutti.
Forse l'illusione di quel trend in continua ascesa ha dato la percezione un po' a tutte le software house di poter continuare a calcare la mano. Sony aveva in sviluppo una marea di games as service, salvo poi fare dietrofront e cancellarli praticamente tutti, una volta realizzato che i costi avrebbero superato enormemente le adesioni. Microsoft ha oramai rinunciato ad andare in pari con l'hardware puntando tutto sui servizi, accaparrandosi a suon di miliardi le esclusive di alcuni tra i più grossi sviluppatori mondiali e provando ad allargare il proprio bacino di utenza offrendo il tutto anche agli storici rivali con sede in Giappone. In tutto questo sono in pochissimi i giochi che riescono a rendere un profitto accettabile, soprattutto considerando l'aumento esponenziale dei costi di sviluppo ed il risultato è l'ondata di chiusure e licenziamenti a cadenza mensile.
La soluzione al dilemma sul come far ripartire la crescita del medium non è facile. Sarebbe assurdo chiedere a Rockstar o ad Epic di non continuare a beneficiare del successo enorme dei loro multiplayer, che però è inevitabile stiano cannibalizzando il settore, portandolo al collasso. Probabilmente si dovrebbe riprendere ad "educare" i nuovi gamer a godersi le belle storie, un po' come Larian è riuscita a fare l'anno scorso con il suo Baldur's Gate 3, magari rischiando un po' di più ed uscendo dal paradigma di single player visto solo come un gioco teleguidato e simil cinematografico, pubblicando meno giochi, ma più completi, senza abusare di espansioni, microtransazioni ed inutili fetch quest, convincendo gli utenti della voglia genuina di intrattenere, per un tempo magari più limitato, ma di qualità.
OpinionClick è uno spazio in cui i redattori sono liberi di esporre considerazioni personali ed esprimere il proprio parere e che pertanto non rappresenta necessariamente la visione della redazione di AnimeClick. Ci auguriamo che questo possa portare a piacevoli, costruttive ed educate discussioni nei commenti.
Secondo me oltre a quello che è stato giustamente scritto c'è anche il fatto che negli ultimi anni i videogiochi hanno aumentato molto la loro longevità e il casual gamer, il neofita e perfino il vecchio gamer con poco tempo possono sentirsi sopraffatti dalle mappe di gioco immense e dall' elevato numero di missioni proposti... inoltre la moda dei souls like e dei rogue like ha dato un'impennata al livello di difficoltà, fatto che probabilmente scoraggia le suddette categorie, facendole appunto "rifugiare" nel multiplayer online o in esperienze di gioco che già conoscono...
Non sapevo però che ci fosse addirittura un trend in calo.
Personalmente non ho mai sperimentato il paradosso della scelta, e non mi riesce difficile credere che per alcuni abbia un peso, però nel mio caso ciò che mi dissuadeva dal proseguire o dal cominciare certe cose era la difficoltà (anche regolando quando possibile i livelli da principiante).
Sarà che sono pigro ma personalmente mi passava la fantasia se dovevo mettermi a fare una specie di corso di studi supplementare per giochi che non erano neanche concepiti come enigmistica o RTS.
Quindi saresti d'accordo nel ricominciare a produrre titoli con meno ore di gioco ma una qualità più elevata (diciamo per fare un esempio, come gli ultimi remake di Resident Evil)?
Eppure ci sono tantissime persone che parametrano la qualità di un titolo o meno esclusivamente da quante ore servono per completarlo (e questo è figlio dell' "educazione" data negli ultimi anni dagli sviluppatori stessi).
Ecco perché abbiamo avuto questo Final Fantasy XVI (confermato da Yoshida stesso proprio a me), come ho scritto nell'articolo. Però forse così facendo fai il giro e sbuchi dall'altra parte, perché un GDR che puoi completare premendo un tasto per attaccare ed uno per schivare diventa eccessivamente impoverito.
Non esistono più giochi come Final fantasy 7, Lucifer Call, Suikoden V, Legend of Legaia 2 (l'ultimo sfido chiunque a completarlo al 100%) e neanche quest grandiose come quelle di final fantasy XII...(i 50 mostri, precisiamo, tutti diversi tra loro da affrontare) Giochi semplici come The Quarry, per quanto duri poco, ci ho giocato talmente tante volte da impiegarci complessivamente centinaia di ore. Quindi più che il tempo per giocarci mancano giochi degni di giocarci.
Le mappe di gioco immense sarebbero interessanti ma spesso non vengono sfruttare a dovere, ho molato diversi giochi dove mi sentivo "ingannato".
Ora stacco che sta arrivando la Diavola (e non è una battuta XD).
Il paradigma della scelta è sensato e giusto , ma cosa si stà cercando per non saper scegliere?
Il costo ? Sì , ci sono quelli gratis , quelli scontati, indie e quelli sul pass. È saggio investire questi 80€ in un gioco nuovo che potrebbe non piacere ? Bisogna stare attenti ai tempi per il rimborso .
Perché si dovrebbe cambiare moba, fps, tps o altro games as sarvice per uno nuovo ? Magari sono stati spesi dei soldì e del tempo in quell'account , denaro ed ore buttate ? Perché imparare nuove armi e meccaniche se alla fine le modalità di gioco sono le stesse ed eventuali miglioramenti sono minimi ?
Giocare nuove storie, e quanto tempo si deve perdere in quest inutili, inconcludenti e poco sensate con dialoghi prolissi, ed il gioco non ti aiuta a ricordare cos'è accaduto sessioni prima, ma per ripetere cos'è stato detto nello stesso discorso sì .....
Cambiare è difficile e lo si sapeva già dalla pubblicità dei fustini del detersivo. Non è necessariamente colpa della troppa scelta.
So che ci sono tantissime persone che la pensano così, ma siamo davvero sicuri che queste "tantissime persone" rappresentino la maggioranza dei giocatori? Se così fosse allora tutti giocherebbero ai tripla A e non a Fortnite (che ok, tecnicamente è un tripla A, ma spero che abbia capito cosa intendo dire...).
Secondo me è sbagliato che lo sviluppatore decida a priori che un gioco sia solo facile come nell'esempio che hai fatto tu o solo difficile come nei souls like e rogue like... capisco che calibrare la difficoltà sia difficile, ma in linea teorica dovrebbe essere data la possibilità a tutti di scegliere come affrontare il gioco (poi prova a toccare l'argomento con un fanboy dei souls/rogue like e apriti cielo, verrai certamente bruciato al rogo per eresia!).
Alla base del marketing, in qualsiasi ambito, c'è il cercare di rendere il prodotto più inclusivo possibile, in modo da ampliare il più possibile il target e conseguentemente vendere di più... bisogna soddisfare sia un casual gamer che un hardcore gamer, ma ormai non ci sono più mezze misure e probabilmente ecco perché si parla di crisi nel mondo del gaming...
Infatti ho sempre avuto diversi giochi installati contemporaneamente, oggi nel mio Desktop conto 17 Icone di Giochi. Restano solitamente Installati fino a quando non mi stufo di vederli o decido di mettere una parola fine alla sessione di gioco. Quindi, in mezzo alla moltitudine è normale trovare giochi Veloci e giochi che richiedono più investimento di tempo. Non sono tipo che si fossilizza su UN SOLO GIOCO ma possono anche passare anni prima di Disistallare qualche titolo.
Non gioco più a giochi come gli MMORPG o i Browser game perchè l'investimento di tempo è troppo oneroso, sono giochi che ti rubano tutto il tempo a tua disposizione. Ho smesso di giocare anche su Server Privati dove si Ruolava perchè sempre le stesse persone, sempre i soliti problemi e gli stessi battibecchi logorano. Quella che era un ritrovo diventa una seconda vita e alla fine ti rendi conto che per quanto ti impegni e per quanto ti dai da fare e tempo buttato. Socializzare su Discord o TS non è più una mia priorità, i giochi di cooperativa mi piacciono ancora ma apprezzo maggiormente quanto è Single Player, perchè nei Single Player la sfida è personale e non condivisa. La maggior parte delle persone usa i Canali vocali semplicemente per compagnia o sparare minchiate, i giochi che li richiedevano per coordinazione sono quelli che oggi vengono evitati.
Unica cosa che non condivido è la Bella storia di Larian che citate sul finale.
Sicuramente un gioco che ha impressionato molti, ma sperei veramente di non trovare ancora titoli simili, un buon passatempo nel 2023 ma da non rimanerci fossilizzato su schemi visti e rivisti di crescita statistica (D&D) e ambientazione (ho una trentina di manuali, basta veramente....mi leggo quelli che sono meglio). Preferisco ambientazioni originali e migliori di Forgotten e RPG che a distanza di anni anche se poco conosciuti avevano idee migliori (come Arcanum). Che poi fate passare la qualità per quella che è stata palesemente l'accontentare il pubblico che voleva solo storie d'amore...e scopare.
Insomma tempo limitato con qualità? Mi sembra tutto il contrario quello che ha fatto Larian.
Poi per carità, si vede che la gente quello voleva...
Sulla questione dei Troppi titoli, è come per i manga o gli anime. C'è chi spreca una vita intera, mezzo fissato al limite del malato (come qualcuno qua su AC) e chi lo fa con moderazione.
I giochi sono simili c'è chi smanetta e continua a provarne e chi se li gusta piano dedicandoci qualche mese e prendendosi lunghe pause...Sono troppi? In entrambi i casi almeno c'è la possibilità della scelta, nel peggiore dei casi si torna in Confort Zone fino a quanto in lontananza non si scorge qualcosa di buono o di proprio gusto.
Ci sarebbe poi un discorso lunghissimo da fare sul perché a causa di internet e soprattutto dei social, la gente ha l'impressione di potere sapere tutto di tutto, ma poi nei fatti rimane nella totale ignoranza. Non c'è ricerca, non c'è la volontà di informarsi, di scoprire qualcosa di nuovo. E quindi si gioca sempre alle stesse cose, ma stancandosi sempre di più.
Questi ragionamenti ovviamente si applicano al pubblico di massa, non agli appassionati che però ovviamente sono un'esigua minoranza che da sola non basta a tenere in piedi il mercato. Io parlo da giocatore che bene o male gioca quasi tutti i giorni e nell'arco di un mese gioca a 2/3 giochi nuovi. Provo tutti i generi, di tutte le epoche, per tutte le piattaforme. Ma anche io ultimamente avverto delle difficoltà. Spesso nelle recensioni che ho scritto negli ultimi anni mi lamentavo delle durate eccessive di certe esperienze che allungano il brodo per soddisfare quella massa che se spende i soldi vuole giocare per decine e decine di ore a prescindere.
C'è poi stata la diminuzione del mercato fisico. Se sono in giro e vedo dei giochi mi faccio ingolosire più facilmente. Spendere soldi per i giochi digitali onestamente mi ha stancato e comunque se entro nei vari store lo faccio perché so precisamente cosa voglio, non mi metto a guardare altra roba come farei in un negozio. E quindi anche lì, zero ricerca, zero scoperta. L'industria dei videogiochi non è al capolinea, ma si è esaurita l'idea che fosse un mercato in costante ascesa.
Da quando ho scoperto i giochi di ruolo ho sempre seguito il principio che più ore di gioco mi garantiva, più era meritevole, anche di una spesa a prezzo pieno. Purtroppo però con l'avanzare degli anni la cosa si è invertita, oggi faccio davvero fatica ad approcciarmi ad un gioco lungo (seppur in cuor mio sia contenta) perché so che mi impegnerà per molti mesi, avendo adesso molto meno tempo da dedicarci. Magari il gioco mi piace, mi ha appassionata, ma vado avanti combattendo tra il "che bello, ci giocherei per sempre" e il "ma quando finisce? Mi sta portando via troppo tempo, il resto della pila mi guarda male!". Il che è stressante su più livelli e toglie un sacco di divertimento, anche perché io che ho sempre giocato tutto in modalità "normal", adesso, se ho un po' di guai, ad esempio con un boss, abbasso la difficoltà per "non perderci tempo", ma così se ne va anche la sfida che è parte integrante dell'esperienza.
E purtroppo è un problema che ritrovo in tutte le altre mie passioni: i manga, gli anime, i film, i libri... sono strapiena di pile, di cose messe in lista, continuo a comprare cose che so che non vedrò/leggerò/giocherò mai perché non mi basterà il resto della mia vita... però continuo a comprare e/o pagare servizi. E' una maledizione che sono ben consapevole di lanciarmi addosso con cognizione.
Ovviamente in tutto questo c'è pure da considerare la vita reale, lavoro a parte, fatta di tante altre cose da fare "fuori casa" (ma anche in casa, qualcuno dovrà pur cucinare e fare le pulizie).
Tornando ai videogiochi nello specifico, non soffro tanto l'insoddisfazione della troppa scelta, anzi sono ben contenta che ci sia (anche con i manga visto che ormai arriva di tutto), soffro nel non avere il tempo materiale di poter fare tutto, o almeno la metà delle mie priorità. Io poi ho il brutto vizio di iniziare più cose contemporaneaente, per esempio adesso ho in corso un Tales of e un Project zero, perché mi dico che cambiare genere mi tiene più attiva... e invece no, finisco per trovarmi con due cose in sospeso invece di una! La soluzione al massimo sono quei giochini da pochi euro e da due ore al massimo che davvero danno uno stacco (solo che lì la domanda che mi sorge spesso è "ma era davvero necessario comprarlo?").
In sostanza qui il problema sono gli anni che avanzano, l'obiettivo ormai è arrivare alla pensione per avere tempo di fare tutto (ma manco da pensionata ce la farei).
Quindi, ragionando dall'ottica dell'industria, il problema è che non c'è un ricambio generazionale? Perché se noi 30/40enni abbiamo il problema del tempo, per i più giovani il problema sembra proprio essere l'essere fagocitati da quei pochissimi titoli.
Mi son chiesta precisamente questo, perché il 30/40enne di tempo ne ha poco, invece teoricamente i giovani ne avrebbero di più?! Se così fosse allora il punto è che appunto non c'è ricambio generazionale, e noi con il nostro poco tempo non riusciamo più a pompare l'industria. Però mi pare troppo fatalista come ipotesi, non so... sarebbe bella un'analisi sociologica e comparativa per capire tutto questo!
Chiaramente non abbiamo i mezzi per approfondire, ma empiricamente sembra essere proprio così. Giovanissimi presenti solo su GTA, Fortnite ed altri battle royale, sportivi e qualche sparatutto multiplayer e totalmente disinteressati dal resto.
Tra i vari giochi installati nel PC ne ho diversi datati o vecchi. Non sono e non mi ritengo un nostalgico dei tempi passati, se sono presenti è perchè non ho avuto modo di giocarli prima, perchè il PC non me lo permetteva (scheda grafica) o semplicemente perchè una volta non ci stava la smania di comprare tutto quello che usciva per provarlo. (anche se credo che tali giochi fossero fatti con più cuore rispetto ai titoli moderni, oggi creati strizzando l'occhio per consenso e per fare grana)
Non ho mai buttato via soldi per l'ultima scheda Grafica o un nuovo PC per giocare e quindi mi sono dovuto accontentare di quello che si aveva. Quando si era più piccoli e NON si era fieri portatori di portafoglio la spesa si limitava a quello che interessava veramente (o veniva regalato dopo infinite suppliche) e lo si giocava fino ad esaurimento mentale. Non si aveva disponibilità di tutto e si apprezzava maggiormente qualsiasi cosa capitasse per mano. Oggi ci sono più titoli e varietà, e inoltre siamo cresciuti diventando autonomi con più disponibilità. Non è più un problema spendere 60 Euro per un nuovo gioco e le scontistiche ci hanno trasformato in accumulatori...Quello che piace lo si prende e prima o poi lo si prova.
L'avvento di Internet inoltre ha dato una svolta e uno strattone ai giochi Single Player, nel senso che ha aperto un mondo verso i giochi di cooperativa con il multiplayer online. Oltre questo ha reso molto più facili le informazioni, perchè un tempo non si conosceva il gameplay (se non per visto da un'amico) e neanche l'eventuale soluzione. Capitava di trovare risposte frequentando i pochi forum.
Questo ti portava a spenderci molto più tempo per risovere spinose questioni e non ti interessava particolarmente la sequenza di gioco giusta ma bastava arrivare in fondo provando tutte le solzuzioni possibili. Oggi invece è tutto alla portata di un click, compresa la diabolica Wiki uscita il giorno dopo. Se malauguratamente aperta ti rende schiavo di quella che è la VIA più BREVE e quella del Miglior modo di Farlo....
Per quanto riguarda i giovani non credo che i costi siano il problema perchè solitamente hanno qualcuno in casa che è interessato quanto loro o che comunque cede alle piagnucolanti richieste mosso a compassione (non entro nel capitolo genitori moderni perchè io non l'ho sono, ma probabilmente causa mia educazione non sarei permissivo, ma molto severo). Se una volta si sperava 1 volta all'anno che Babbo Natale portasse il castello medievale della Lego oggi si spera che porti Fornite come Sufficienza della Verifica di Matematica.
Vedere Giovani menti crescere e plasmarsi non mi rende molto felice sopratutto se si fermano su giochi come Fornite. Diaboliche cuffie e microfono con risate e sproloqui, giochi in cui della testa si usa ben poco e ci si limita a premere tasti e cliccare con il mouse (possibilmente in maniera più veloce degli altri).
Non voglio sminuire il gioco ma c'è strategia per modo di dire...
Se ne te esci che la cosa più importante che hai appreso è il balletto del personaggio siamo alla frutta.
Concludo con Larian nuovamente.
Non sono detrattore ne del titolo ne dello Studio. Li conosco involontariamente da una vita.
Ho giocato pure ai primi titoli come Divine Divinity. Baldur Gate 3 non è brutto gioco, era un gioco
che mancava da tempo. Non mi è piaciuto per come poi è diventato dispersivo e si è perso su stupidate
che voleva l'utenza. Alcune cose saltate e modificate hanno reso l'esperienza a prova di stupido.
(Mi viene in mente il Talento che praticamente "sminchia" il gioco)
Fanno sicuramente bene a rifiutare un Capitolo 4 perchè non sarebbe più la stessa cosa.
Baldur Gate 3 era atteso e hanno saputo con la loro esperienza renderlo piacevole e sfruttare la giusta
finestra di tempo. Fanno bene ad andare avanti per la loro strada è investire sul loro materiale originale perchè ne hanno, slegandosi dal solito mondo conosciuto.
Sputare sul fatto che loro non Licenzieranno a differenza delle altre case, ecco li spero per loro
che non faranno una figuraccia su tali dichiarazioni...
Una volta, complice l'assenza di internet, i giochi avevano un inizio e una fine. Quando il giocatore giungeva alla conclusione, aveva di nuovo tempo libero e procedeva all'acquisto di un nuovo gioco. Se però il gioco non finisce mai, il tempo libero a disposizione rimane sempre quello quindi non è possibile iniziare nuovi giochi e confrontarli tra loro.
Poi sicuramente incide anche la quantità di videogiochi, ma in realtà non ne conosco moltissimi. Posso solo fare un paragone con gli anime in cui noto di seguirne molti meno rispetto ad alcuni anni fa perchè ne escono così tanti di simili (sì isekai, sto guardando voi) che a volte sembra di guardare la stessa serie con personaggi esteticamente diversi visto quanto poche differenze ci sono.
Minecraft è uno di quei giochi che potrei giocare per sempre... se non fosse che la visuale in prima persona mi fa girare la testa. Peccato...
Mi piace cambiare genere abbastanza spesso e provare un po' di tutto, mi piace lanciarmi su giochi/film/serie guardando solo la copertina o dopo aver visto poco o nulla perché non avere idea di cosa aspettarmi è uno degli aspetti che mi motivano di più nel proseguire. Se poi un titolo mi conquista, ottimo, lo approfondisco finché non mi stufo altrimenti quando la scintilla si affievolisce lo lascio lì, in attesa, nella speranza di portarlo a termine per un qualche senso di completezza o per una ritrovata voglia... oppure finisce che lo cancello per fare spazio ad altro XD
Con questo approccio mi sono trovato a superare il centinaio di ore su diversi giochi, a finirne al 100% meno di quanti avrei voluto e ad averne provati tanti. La crescita ha dilatato i tempi, ma non variato lo stile e... boh, chissà, il futuro è bello perché incerto, magari finirò per appiattirmi su un solo genere o su un paio di titoli ma ora come ora una visione del genere mi appare limitante, molto distante da me.
Non mi trovo a pieno con la statistica sulle persone giovani. Nella mia esperienza è vero che si attaccano ad uno-due titoli fino allo sfinimento (in genere Fortnite per giocare con gli amici) però su cellulare cambiano molto spesso e sono ben contenti di buttarsi a capofitto [cit.] sull'ultimo titolone di turno.
Penso che il problema grosso generato dai cataloghi infiniti non sia tanto il rifugiarsi nella comfort zone o la mancata voglia di esplorare quanto una grossa difficoltà nel saper come cercare/filtrare le informazioni. Questo sia per i giochi che per contesti più importanti.
Per i giovani (e non solo) è più facile seguire il consiglio dell'influencer simpatico di turno* che non capire e provare perché il tutto-e-subito non è una comodità ma l'unica strada che conoscono. Se per le generazioni precedenti la seconda pagina di Google era un mondo mai visto, per le nuove lo è già il terzo-quarto risultato della prima pagina.
*il quale consiglierà per lo più titoli molto famosi perché sono i nomi che macinano più numeri.
Le industrie dovrebbero pensare ad abusare meno delle strategie accalappia-ludopatici e pensare a metodi migliori per limitare i costi invece che spingere freneticamente verso il "di più" perché, a mio avviso, sostenibilità e calma sono ciò di cui il mondo ha più bisogno in questo momento.
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