In un periodo in cui il mercato italiano del manga sembra trarre nuova linfa vitale dai tesori del passato, qualche illuminato editore rispolvera dai sedimenti del tempo alcune fra le più interessanti opere del periodo d’oro del gekiga. È il caso della milanese J-Pop Manga che, dopo la pubblicazione della serie Lady Snowblood e del volume unico Una Gru infreddolita – Storia di una geisha, punta su un altro caposaldo della produzione di Kazuo Kamimura, il sublime dramma psicologico L’età della convivenza (Dōsei Jidai).
Pubblicato per la prima volta sulle pagine di Weekly Manga Action (Futabasha) nel 1972, L’età della convivenza è il manga che ha lanciato Kazuo Kamimura sulla ribalta della scena fumettistica giapponese. All’epoca della sua prima uscita il successo fu tale da assumere i contorni di vero e proprio caso editoriale, un fenomeno popolare che sfociò in tre milioni di copie vendute, un lungometraggio per il cinema, una serie televisiva e una hit radiofonica. La parabola di Kyoko e Jiro diventò emblematica per quei giovani che, in balia dei vertiginosi cambiamenti epocali, si identificarono nella loro fragile relazione e nel loro disagio. Siamo quindi di fronte a un titolo fortemente ancorato al suo tempo e riconosciuto come capolavoro lirico, ma si può ancora affermare che abbia lo stesso impatto oggi?
Siamo nella Tokyo dei primi anni '70, sullo sfondo delle turbolenze politiche e del galoppante sviluppo economico. Kyoko lavora come graphic designer presso un'agenzia pubblicitaria, mentre Jiro è un illustratore freelance. La giovane coppia vive un amore intenso e palpitante ma oscurato da un’ombra: l’anticonformismo del vivere insieme senza essere sposati. La convivenza è tanto rara quanto impopolare all'epoca, al punto da diventare un tabù molto ingombrante, specie in un paese regolato da rigide convenzioni sociali. La loro liaison all'insegna di un affetto sincero viene costantemente messa alla prova dalle difficoltà della vita quotidiana: nel focolare domestico (devono mentire al loro padrone di casa), presso le rispettive famiglie di origine (che magari li vorrebbero "sistemati" in un matrimonio di convenienza), sul posto di lavoro e in tutti quei frangenti che, implicitamente o esplicitamente, pongono interrogativi sul loro concubinato non ortodosso e sull'autenticità dei loro sentimenti.
La coppia ci vene presentata quando è già formata. La fiamma della passione inizia a tremolare e la fiducia sembra mostrare le prime crepe nel presente. Le loro scelte sono spesso messe in discussione e avvertono un senso di incompiutezza nel fatto di non essere sposati, il che a lungo andare li cambia, fisicamente e mentalmente, in modo irreparabile.
In una danza euforica il racconto mescola la complicità e il sesso, i litigi e le riconciliazioni, i flirt e le sbronze, le aspettative professionali e le ansie del vivere alla giornata, soffermandosi anche sulla routine e sulla noia, sulla maturità di un sentimento sofferto, sul brusco risveglio alla fine del sogno e sul ritorno alla ragione dopo momenti di follia.
Kamimura ci trasmette i fremiti di un amore appassionato e al contempo introduce molti motivi di riflessione partendo dalle definizioni stesse di innamoramento e amore. Ci parla dell’affannosa ricerca della felicità, della vita di coppia al di fuori delle regole comuni, dell’essere donna in una società fortemente maschilista, arrivando a sfiorare una serie di altre tematiche molto attuali e scomode, in linea con l'estetica gekiga, come le perversioni più inconfessabili dell'animo umano, il decadimento morale, la depressione, l'omosessualità, la violenza di genere.
I capitoli si susseguono con un ritmo irregolare fatto di brusche riprese e pause improvvise, alternano squarci di ordinaria quotidianità a momenti lirici, quasi degli haiku illustrati che sospendono il tempo nella contemplazione, e descrivono situazioni sempre diverse ma in ordine cronologico, come pagine sparse di un diario. Il tempo è scandito dalle stagioni e dai cicli di una natura immanente e indifferente agli affanni dei protagonisti. Nel secondo volume la narrazione si assesta su una tessitura più lineare toccando il fondo di una cupa disperazione quando i due protagonisti vivono il dramma di una dolorosa separazione.
L'amore secondo Kamimura è sfrenato e dirompente, ma al contempo triste e tormentato. Due visioni antitetiche che spesso si compenetrano come facce di una stessa medaglia. La gioia è di un candore sgargiante, mentre la tragedia è nera come la notte. L'autore riesce a cambiare registro e atmosfera nel giro di poche pagine attraverso veri e propri shock visivi e sensoriali. Spesso ci fa annusare l’odore della realtà, che si tratti della fragranza dei fiori (simboli onnipresenti in tutte le fogge e specie) come del tanfo di un affollato vagone del metrò. Alcune tavole, intrise di languida sensualità, oscillano tra la serenità nostalgica e la passione ardente, mentre le perturbanti metafore visuali generano uno spleen grave e opprimente, tra fluidi umorali, lacrime, sangue, eros e thanatos che aleggiano fra le pagine. Questa velata morbosità si unisce al tratto pulito ed elegante del disegno donando alla storia un carattere dionisiaco e apollineo allo stesso tempo.
Graficamente si può ammirare tutto il virtuosismo di un artista in stato di grazia. La messa in scena, di una finezza ipnotizzante, è una parte fondamentale dell'approccio di Kazuo Kamimura. Il mangaka calibra magistralmente il ritmo del racconto e padroneggia la tavola con la linea sinuosa del tratto e con una gestione disinvolta e innovativa della griglia compositiva. Questa si libera dai codici tradizionali del manga per avvicinarsi a uno stile dinamico e cinematografico, ad esempio quando suddivide la pagina in quattro lunghe vignette orizzontali, o quando scansiona la sequenza in simmetrici "fotogrammi" faccia a faccia.
Il suo stile sfoggia una varietà di tecniche (dall'acquerello al puntinato, dall'aerografo al tratteggio) che raggiungono vette pittoriche quando si muovono nei territori ieratici delle incisioni ukio-e, un'iconografia popolata di farfalle, libellule, uccelli, alberi, fiori, frutti e tutta una serie di elementi del mondo naturale spesso connotati di forte carica simbolica. A volte, nelle sue composizioni i personaggi diventano secondari e l'autore mette in evidenza il brano di una poesia, un paesaggio, un dettaglio minimo portato in primissimo piano, per valorizzarne il senso lirico.
L’età della convivenza di certo non si potrebbe definire un manga loquace. La storia è più visuale che testuale e l'autore ci dimostra ancora una volta che il manga è un mezzo espressivo che va sentito e colto, prima che letto e guardato. Questo fa sì che il racconto scorra fluente, sebbene la bellezza delle tavole richieda il suo tempo per poter essere assaporata.
I due protagonisti sono caratterizzati a tutto tondo e sviscerati in modo quasi psicanalitico. È commovente osservare i due giovani amanti aggrovigliarsi in un travagliato equilibrio instabile, in bilico tra la ribellione della gioventù e la stabilità dell'età adulta, tra il rifiuto della morale dominante e la voglia di normalità. La loro stessa vita lavorativa rispecchia questa precarietà: Kyoko deve rinunciare alle sue aspirazioni di indipendenza aderendo al modello sociale di casalinga, mentre Jiro viene licenziato proprio quando è sul punto di ottenere il definitivo successo professionale.
Così la convivenza nel micro appartamento diventa per loro un'isola felice dove rifugiarsi, in una Tokyo che, lungi dall'essere un semplice scenario, ci viene restituita come una megalopoli ostile e spersonalizzante, popolata da sconosciuti provenienti da ogni angolo dell'arcipelago, e dove regna la solitudine e l'incomunicabilità. Bisogna ricordare che lo stesso Kamimura si era trasferito nella grande città per lavoro e questa non è l'unica suggestione autobiografica che ritroviamo tra le pagine della sua opera.
Il tocco dell'artista sembra privilegiare il punto di vista e la sensibilità tutta femminile di Kyoko. Fra gli elementi che ci vengono sistematicamente restituiti dalle opere di Kazuo Kamimura ci sono senz’altro le donne, e più precisamente le belle donne. Pallide, esili, con lunghi capelli corvini, le sue eroine - da Yuki a Maria, passando per Tsuru - rientrano sempre nello stesso archetipo, un ideale di bellezza femminile a cui la figura algida e appassionata di Kyoko non manca di aderire.
I personaggi secondari sono per lo più di contorno. Alcuni entrano in scena nell’arco di un episodio per poi scomparire nel nulla. Un giovane, un collega di lavoro, un prete, una vecchia conoscenza, una bambina, sono figure complementari in cui i due protagonisti si riflettono cercando una sorta di accettazione della loro relazione anticonvenzionale. Altri - come la madre di Kyoko o lo psichiatra - rinfacciano loro la sfrontatezza e l'irresponsabilità di non essere sposati.
Un innegabile fattore di fascino è rappresentato dall’ambientazione vintage, che fotografa l’atmosfera, la società, la moda, il cinema degli anni ‘70. Quest’ultimo è un elemento fondamentale. Come abbiamo già accennato, la messa in scena si frammenta in sequenze molto cinematografiche, e i personaggi, con i loro atteggiamenti spigliati e disinvolti, sembrano usciti da un film della Nouvelle Vague. Lo stesso erotismo, ai limiti del vouyerismo, rimanda alla trasgressione dei pinku eiga (i film soft core prodotti dalla Nikkatsu), e qui si rivela come ulteriore punto fermo nell'arte di Kamimura. Tenero o brutale, sensuale o depravato, tra un uomo e una donna o tra due donne, l'erotismo è onnipresente e declinato in tutte le sue nuance.
L’edizione da parte di J-Pop Manga consta di tre corposi tomi (di oltre 700 pagine al prezzo di 18,00€ cadauno) nel formato 15x21, rilegati in brossura a filo refe, con sovraccoperta e pregevoli tavole a colori, in un’elegante veste editoriale. Ineccepibile la curatela del prof. Paolo La Marca, con la puntuale traduzione, ricca di note a margine, e con interessanti approfondimenti in postfazione, fra i quali spiccano (nel secondo volume) un’intervista a Migiwa Kamimura, che rivela alcuni risvolti biografici dell'artista, e un saggio della prof.ssa emerita Maria Teresa Orsi. Complimenti quindi all’editore che ci ha permesso di scoprire questo classico moderno della letteratura giapponese a fumetti, fin’ora inedito nel nostro paese, con l’auspicio che porti presto in Italia altre opere dello stesso autore.
L’età della convivenza è diventato famoso in Giappone come vivido affresco del proprio tempo, ma tocca vari aspetti del costume, della società e dell’animo umano che sono universali e, sebbene la convivenza non sia più un tabù ai giorni nostri, le traversie e i tormenti di Kyoko e Jiro ci appaiono ancora molto vicini. Siamo di fronte a un dramma a fumetti profondo e struggente che conferma la grandezza di Kazuo Kamimura come autore di culto, indispensabile per chi vuole conoscere la storia del manga degli anni ‘70. Il suo stile grafico risplende di genuina bellezza e quest'opera ne è un fulgido esempio.
"L'amore è sempre pieno di errori.
Se c'è della bellezza nell'amore lo si deve agli errori commessi da un uomo e una donna.
Se l'amore finisce sempre tra le lacrime
È perché fin dall'inizio ne è stato la dimora." (L'età della convivenza)
Pubblicato per la prima volta sulle pagine di Weekly Manga Action (Futabasha) nel 1972, L’età della convivenza è il manga che ha lanciato Kazuo Kamimura sulla ribalta della scena fumettistica giapponese. All’epoca della sua prima uscita il successo fu tale da assumere i contorni di vero e proprio caso editoriale, un fenomeno popolare che sfociò in tre milioni di copie vendute, un lungometraggio per il cinema, una serie televisiva e una hit radiofonica. La parabola di Kyoko e Jiro diventò emblematica per quei giovani che, in balia dei vertiginosi cambiamenti epocali, si identificarono nella loro fragile relazione e nel loro disagio. Siamo quindi di fronte a un titolo fortemente ancorato al suo tempo e riconosciuto come capolavoro lirico, ma si può ancora affermare che abbia lo stesso impatto oggi?
Siamo nella Tokyo dei primi anni '70, sullo sfondo delle turbolenze politiche e del galoppante sviluppo economico. Kyoko lavora come graphic designer presso un'agenzia pubblicitaria, mentre Jiro è un illustratore freelance. La giovane coppia vive un amore intenso e palpitante ma oscurato da un’ombra: l’anticonformismo del vivere insieme senza essere sposati. La convivenza è tanto rara quanto impopolare all'epoca, al punto da diventare un tabù molto ingombrante, specie in un paese regolato da rigide convenzioni sociali. La loro liaison all'insegna di un affetto sincero viene costantemente messa alla prova dalle difficoltà della vita quotidiana: nel focolare domestico (devono mentire al loro padrone di casa), presso le rispettive famiglie di origine (che magari li vorrebbero "sistemati" in un matrimonio di convenienza), sul posto di lavoro e in tutti quei frangenti che, implicitamente o esplicitamente, pongono interrogativi sul loro concubinato non ortodosso e sull'autenticità dei loro sentimenti.
La coppia ci vene presentata quando è già formata. La fiamma della passione inizia a tremolare e la fiducia sembra mostrare le prime crepe nel presente. Le loro scelte sono spesso messe in discussione e avvertono un senso di incompiutezza nel fatto di non essere sposati, il che a lungo andare li cambia, fisicamente e mentalmente, in modo irreparabile.
In una danza euforica il racconto mescola la complicità e il sesso, i litigi e le riconciliazioni, i flirt e le sbronze, le aspettative professionali e le ansie del vivere alla giornata, soffermandosi anche sulla routine e sulla noia, sulla maturità di un sentimento sofferto, sul brusco risveglio alla fine del sogno e sul ritorno alla ragione dopo momenti di follia.
Kamimura ci trasmette i fremiti di un amore appassionato e al contempo introduce molti motivi di riflessione partendo dalle definizioni stesse di innamoramento e amore. Ci parla dell’affannosa ricerca della felicità, della vita di coppia al di fuori delle regole comuni, dell’essere donna in una società fortemente maschilista, arrivando a sfiorare una serie di altre tematiche molto attuali e scomode, in linea con l'estetica gekiga, come le perversioni più inconfessabili dell'animo umano, il decadimento morale, la depressione, l'omosessualità, la violenza di genere.
I capitoli si susseguono con un ritmo irregolare fatto di brusche riprese e pause improvvise, alternano squarci di ordinaria quotidianità a momenti lirici, quasi degli haiku illustrati che sospendono il tempo nella contemplazione, e descrivono situazioni sempre diverse ma in ordine cronologico, come pagine sparse di un diario. Il tempo è scandito dalle stagioni e dai cicli di una natura immanente e indifferente agli affanni dei protagonisti. Nel secondo volume la narrazione si assesta su una tessitura più lineare toccando il fondo di una cupa disperazione quando i due protagonisti vivono il dramma di una dolorosa separazione.
L'amore secondo Kamimura è sfrenato e dirompente, ma al contempo triste e tormentato. Due visioni antitetiche che spesso si compenetrano come facce di una stessa medaglia. La gioia è di un candore sgargiante, mentre la tragedia è nera come la notte. L'autore riesce a cambiare registro e atmosfera nel giro di poche pagine attraverso veri e propri shock visivi e sensoriali. Spesso ci fa annusare l’odore della realtà, che si tratti della fragranza dei fiori (simboli onnipresenti in tutte le fogge e specie) come del tanfo di un affollato vagone del metrò. Alcune tavole, intrise di languida sensualità, oscillano tra la serenità nostalgica e la passione ardente, mentre le perturbanti metafore visuali generano uno spleen grave e opprimente, tra fluidi umorali, lacrime, sangue, eros e thanatos che aleggiano fra le pagine. Questa velata morbosità si unisce al tratto pulito ed elegante del disegno donando alla storia un carattere dionisiaco e apollineo allo stesso tempo.
Graficamente si può ammirare tutto il virtuosismo di un artista in stato di grazia. La messa in scena, di una finezza ipnotizzante, è una parte fondamentale dell'approccio di Kazuo Kamimura. Il mangaka calibra magistralmente il ritmo del racconto e padroneggia la tavola con la linea sinuosa del tratto e con una gestione disinvolta e innovativa della griglia compositiva. Questa si libera dai codici tradizionali del manga per avvicinarsi a uno stile dinamico e cinematografico, ad esempio quando suddivide la pagina in quattro lunghe vignette orizzontali, o quando scansiona la sequenza in simmetrici "fotogrammi" faccia a faccia.
Il suo stile sfoggia una varietà di tecniche (dall'acquerello al puntinato, dall'aerografo al tratteggio) che raggiungono vette pittoriche quando si muovono nei territori ieratici delle incisioni ukio-e, un'iconografia popolata di farfalle, libellule, uccelli, alberi, fiori, frutti e tutta una serie di elementi del mondo naturale spesso connotati di forte carica simbolica. A volte, nelle sue composizioni i personaggi diventano secondari e l'autore mette in evidenza il brano di una poesia, un paesaggio, un dettaglio minimo portato in primissimo piano, per valorizzarne il senso lirico.
L’età della convivenza di certo non si potrebbe definire un manga loquace. La storia è più visuale che testuale e l'autore ci dimostra ancora una volta che il manga è un mezzo espressivo che va sentito e colto, prima che letto e guardato. Questo fa sì che il racconto scorra fluente, sebbene la bellezza delle tavole richieda il suo tempo per poter essere assaporata.
I due protagonisti sono caratterizzati a tutto tondo e sviscerati in modo quasi psicanalitico. È commovente osservare i due giovani amanti aggrovigliarsi in un travagliato equilibrio instabile, in bilico tra la ribellione della gioventù e la stabilità dell'età adulta, tra il rifiuto della morale dominante e la voglia di normalità. La loro stessa vita lavorativa rispecchia questa precarietà: Kyoko deve rinunciare alle sue aspirazioni di indipendenza aderendo al modello sociale di casalinga, mentre Jiro viene licenziato proprio quando è sul punto di ottenere il definitivo successo professionale.
Così la convivenza nel micro appartamento diventa per loro un'isola felice dove rifugiarsi, in una Tokyo che, lungi dall'essere un semplice scenario, ci viene restituita come una megalopoli ostile e spersonalizzante, popolata da sconosciuti provenienti da ogni angolo dell'arcipelago, e dove regna la solitudine e l'incomunicabilità. Bisogna ricordare che lo stesso Kamimura si era trasferito nella grande città per lavoro e questa non è l'unica suggestione autobiografica che ritroviamo tra le pagine della sua opera.
Il tocco dell'artista sembra privilegiare il punto di vista e la sensibilità tutta femminile di Kyoko. Fra gli elementi che ci vengono sistematicamente restituiti dalle opere di Kazuo Kamimura ci sono senz’altro le donne, e più precisamente le belle donne. Pallide, esili, con lunghi capelli corvini, le sue eroine - da Yuki a Maria, passando per Tsuru - rientrano sempre nello stesso archetipo, un ideale di bellezza femminile a cui la figura algida e appassionata di Kyoko non manca di aderire.
I personaggi secondari sono per lo più di contorno. Alcuni entrano in scena nell’arco di un episodio per poi scomparire nel nulla. Un giovane, un collega di lavoro, un prete, una vecchia conoscenza, una bambina, sono figure complementari in cui i due protagonisti si riflettono cercando una sorta di accettazione della loro relazione anticonvenzionale. Altri - come la madre di Kyoko o lo psichiatra - rinfacciano loro la sfrontatezza e l'irresponsabilità di non essere sposati.
Per apprezzare la versatilità di Kamimura è interessante un confronto con il coevo Lady Snowblood, disegnato dallo stesso autore e sceneggiato da Kazuo Koike. Al di là delle differenze di genere, si nota in L’età della convivenza una più ricercata qualità grafica ma anche un approccio narrativo radicalmente diverso. Laddove Koike mette in piedi un'elaborata struttura prosaica innescando un meccanismo a orologeria che tiene incollati alle tavole in un crescendo di azione eroica e di gesti sempre più eclatanti, qui la scrittura si fa rarefatta e il racconto si dilata in passaggi densi di pathos e con un profluvio di simboli e allegorie.
Un innegabile fattore di fascino è rappresentato dall’ambientazione vintage, che fotografa l’atmosfera, la società, la moda, il cinema degli anni ‘70. Quest’ultimo è un elemento fondamentale. Come abbiamo già accennato, la messa in scena si frammenta in sequenze molto cinematografiche, e i personaggi, con i loro atteggiamenti spigliati e disinvolti, sembrano usciti da un film della Nouvelle Vague. Lo stesso erotismo, ai limiti del vouyerismo, rimanda alla trasgressione dei pinku eiga (i film soft core prodotti dalla Nikkatsu), e qui si rivela come ulteriore punto fermo nell'arte di Kamimura. Tenero o brutale, sensuale o depravato, tra un uomo e una donna o tra due donne, l'erotismo è onnipresente e declinato in tutte le sue nuance.
L’edizione da parte di J-Pop Manga consta di tre corposi tomi (di oltre 700 pagine al prezzo di 18,00€ cadauno) nel formato 15x21, rilegati in brossura a filo refe, con sovraccoperta e pregevoli tavole a colori, in un’elegante veste editoriale. Ineccepibile la curatela del prof. Paolo La Marca, con la puntuale traduzione, ricca di note a margine, e con interessanti approfondimenti in postfazione, fra i quali spiccano (nel secondo volume) un’intervista a Migiwa Kamimura, che rivela alcuni risvolti biografici dell'artista, e un saggio della prof.ssa emerita Maria Teresa Orsi. Complimenti quindi all’editore che ci ha permesso di scoprire questo classico moderno della letteratura giapponese a fumetti, fin’ora inedito nel nostro paese, con l’auspicio che porti presto in Italia altre opere dello stesso autore.
L’età della convivenza è diventato famoso in Giappone come vivido affresco del proprio tempo, ma tocca vari aspetti del costume, della società e dell’animo umano che sono universali e, sebbene la convivenza non sia più un tabù ai giorni nostri, le traversie e i tormenti di Kyoko e Jiro ci appaiono ancora molto vicini. Siamo di fronte a un dramma a fumetti profondo e struggente che conferma la grandezza di Kazuo Kamimura come autore di culto, indispensabile per chi vuole conoscere la storia del manga degli anni ‘70. Il suo stile grafico risplende di genuina bellezza e quest'opera ne è un fulgido esempio.
"L'amore è sempre pieno di errori.
Se c'è della bellezza nell'amore lo si deve agli errori commessi da un uomo e una donna.
Se l'amore finisce sempre tra le lacrime
È perché fin dall'inizio ne è stato la dimora." (L'età della convivenza)
Kazuo Kamimura nasce il 7 marzo del 1940 a Yokosuka, cittadina della prefettura di Kanagawa. Nel 1962 si laurea in design presso l’università d’arte di Musashino e nello stesso anno viene assunto dall’agenzia pubblicitaria Senkosha. Fa il suo ingresso nel mondo del fumetto nel 1967 con Kawaiko Sayuri-chan no daraku (La degradazione della graziosa Sayuri). L’anno successivo è alle prese con Parada, prima di una serie di collaborazioni con lo sceneggiatore e amico Aku Yu. Dal 1968 inizia a realizzare opere per Weekly Manga Action e Young Comic, due tra le più popolari riviste dedicate al gekiga. Il successo di pubblico arriva nel 1971 con Maria, ma soprattutto l’anno seguente con Shurayukihime (Lady Snowblood) e Dōsei Jidai (L’età della convivenza).
Fra le sue opere più note ricordiamo Shinanogawa (Il fiume Shinano, 1973), Kyojin kankei (Una relazione folle, 1973), Rikon kurabu (Club Divorzio, 1974), Aku no hana (I fiori del male, 1975), Kanto heiya (La pianura del Kanto, 1976), Onryo jusanya (Le tredici notti degli spiriti vendicativi, 1976).
Nella sua carriera ha collaborato con i più popolari sceneggiatori, tra cui Kazuo Koike, Hideo Okazaki, Teruhiko Kuze, Noribumi Suzuki, Ikki Kajiwara (alias Asao Takamori) e Hisao Maki.
Nel suo studio hanno lavorato per lui come assistenti artisti del calibro di Jiro Taniguchi, Hitoshi Iwaaki e Tatsuo Nitta.
A causa di un tumore alla laringe si spegne l’11 gennaio 1986 a soli 45 anni.
Fra le sue opere più note ricordiamo Shinanogawa (Il fiume Shinano, 1973), Kyojin kankei (Una relazione folle, 1973), Rikon kurabu (Club Divorzio, 1974), Aku no hana (I fiori del male, 1975), Kanto heiya (La pianura del Kanto, 1976), Onryo jusanya (Le tredici notti degli spiriti vendicativi, 1976).
Nella sua carriera ha collaborato con i più popolari sceneggiatori, tra cui Kazuo Koike, Hideo Okazaki, Teruhiko Kuze, Noribumi Suzuki, Ikki Kajiwara (alias Asao Takamori) e Hisao Maki.
Nel suo studio hanno lavorato per lui come assistenti artisti del calibro di Jiro Taniguchi, Hitoshi Iwaaki e Tatsuo Nitta.
A causa di un tumore alla laringe si spegne l’11 gennaio 1986 a soli 45 anni.
Titolo | Prezzo | Casa editrice |
---|---|---|
L'Età della Convivenza - Dosei Jidai 1 | € 18.00 | JPOP |
L'Età della Convivenza - Dosei Jidai 2 | € 18.00 | JPOP |
L'Età della Convivenza - Dosei Jidai 3 | € 18.00 | JPOP |
Pro
- Stile di disegno raffinato
- Tecnica di esecuzione eclettica
- Originalità e audacia delle composizioni
- Etereo ritratto femminile
- Narrazione fluida e cinematografica
- Temi delicati affrontati senza pregiudizi
- Realistico scenario di un’epoca
- Pregevole veste editoriale
Per il resto completamente d'accordo, l'opera in sé è un gioiello, Kamimura è un Maestro.
Pezzo di storia del fumetto giapponese.
P.S. A proposito di Lady Snowblood: ho appena letto che stasera su Paramounth Channel riproporranno Kill Bill volume 1!
piccola consolazione... su Amazon hanno il 15% di sconto...
Quanto a me, un po' di problemi economici mi hanno impedito di prendere i volumi nell'immediato...ma adesso non ho più scuse: a costo di rinunciare a qualche altra opera, Dosei Jidai sarà mio. E complimenti vivissimi a Paolo La Marca e J-Pop per tutte le opere meravigiose che ci stanno portando. Con la speranza di vedere ancora nuovi lavori di Kamimura pubblicati in Italia!
c'è stato fino a poco tempo fa il -25% su edizioni BD che includeva anche questa opera con tanto di possibilità di prenotazione del terzo volume che doveva ancora uscire (sempre al -25%).
Su una cosa però non sono d'accordo...la mancanza di lati negativi. ci sono state alcune scene che potrebbero essere oltre la soglia di sopportazione di alcune persone. Scene che a mio giudizio non aggiungevano nulla all'atmosfera e che non erano necessarie per il proseguo della storia. La giustificazione degli "shock visivi"...ci può stare, ma sicuramente esporrei il problema più chiaramente a chi si deve approcciare alla lettura. Conosco chi ha avuto problemi in proposito.
Venendo a me...io l'ho adorato. Il finale mi ha convinto (per alcuni è sembrato scontato...io invece non me lo aspettavo ma non dico perché per non rovinare possibili sorprese). Secchiate d'emozioni ad ogni pagina. Disegno spettacolare che fa impallidire la gran parte dei lavori di 40-50 anni fa.
Esatto. A me per esempio ha fatto letteralmente schifo (ed io non sono una che si schifa facilmente, ve l'assicuro!) la scena in cui
Che bisogno c'era, che senso ha questa scena a mio avviso perversa?
Ragazzi, erotismo e perversione sono parte della natura umana e non devono sconvolgere, specie se a presentarle è un autore di classe come Kamimura. Personalmente amo il suo modo di dipingere le scene erotiche. Rispetto la sensibilità altrui, ma suvvia. Criticare delle scelte di un autore che scrive manga per adulti mi sembra fuori luogo
In realtà il prezzo è vantaggiosissimo: 18 euro per oltre 700 pagine di fumetto, con una parte redazionale corposa e approfondita. Fai il confronto con gli altri prodotti analoghi e vedrai che il costo di questi volumi è più che ragionevole.
Più che altro è il fumetto in sé ad avermi convinto solo in parte: l'ho trovato a tratti pretenzioso e inconsistente, perso alla ricerca di una poeticità che non sempre riesce a raggiungere. Poi ammetto anche che, forse a causa di un gap culturale difficile da colmare, le motivazioni e le azioni dei protagonisti mi sono apparse più volte incomprensibili e illogiche, al punto che quasi mai sono riuscito a empatizzare davvero con loro.
Ho ordinato il primo volume, poi decido.
Da una parte stai travisando ciò che dicevo e dall'altra hai aggiunto delle cose che non mi trovano d'accordo.
Innanzitutto io ho solamente detto che secondo me quando si "propone" una lettura di questo genere, bisogna sforzarsi di capire quali potrebbero essere le difficoltà di un lettore. Io per esperienza personale, conosco alcuni lettori che dopo aver speso una somma non indifferente, si sono ritrovati a leggere una cosa che urtava la loro sensibilità. Questo secondo me va fatto capire, va detto. Dire "must have" "must buy" è ridicolo (non è questo il caso). l'età della convivenza ad esempio secondo me non è una lettura adatta a tutti anche per il motivo citato sopra. Ha urtato la mia sensibilità? NO. Mi è piaciuto? Tantissimo, solo il tempo dirà quanto, ma veramente poche cose mi hanno conquistato come L'età della convivenza nel 2017. quando uno guarda l'articolo (che ripeto è bellissimo) e vede nessuna controindicazione, non pensa che potrebbe riscontrare un problema del tipo menzionato.
Altro discorso sulla quale non c'è un malinteso, ma proprio non sono d'accordo: il non poter criticare. Tutto è criticabile. Non criticare vuol dire semplicemente non aver gusto. vuol dire semplicemente che tutto ciò che è affermato, che è idolatrato, ti debba piacere per forza. invece secondo me non deve essere così.
Secondo me ci sono alcuni capitoli che non aggiungono nulla alla storia, rallentano la narrazione e sono pieni zeppi di cose esagerate. Quante sono queste parti? poche! così poche che il mio giudizio assolutamente non viene scalfito, ma lo faccio presente perché ci potrebbero essere invece persone che non riescono a vedere oltre questi eccessi, non riuscendo a godere della lettura.
Idem per ora ho comprato 2 volumi su 3 ^^
Qui i link:
Volume uno; https://www.ibs.it/eta-della-convivenza-dosei-jidai-libro-kazuo-kamimura/e/9788868838928?inventoryId=51660312
Volume due; https://www.ibs.it/eta-della-convivenza-dosei-jidai-libro-kazuo-kamimura/e/9788868839482?inventoryId=63904332
Volume tre; https://www.ibs.it/eta-della-convivenza-dosei-jidai-libro-kazuo-kamimura/e/9788868839499?inventoryId=63904331
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