Abbiamo visto come l'8 gennaio 1996 sia arrivato sul piccolo schermo in Giappone il primo episodio dell'iconico anime di Detective Conan; appena due giorni più tardi, tuttavia, aveva fatto il suo debutto anche la riduzione televisiva di un altro indimenticabile eroe di shōnen manga, Rurouni Kenshin (Kenshin, samurai vagabondo).
Tratto dall'omonima opera cartacea di Nobuhiro Watsuki pubblicata nella rivista Shōnen Jump di Shueisha, giunta anche nel nostro Paese tramite l'edizione in 28 tankobon di Star Comics, Rurōni Kenshin -Meiji Kenkaku Romantan- è una serie rimasta nelle memorie dei giapponesi a distanza di ben venticinque anni dalla sua genesi, e purtroppo ad oggi ancora inedita in Italia.
Le vicende dell'abilissimo spadaccino Kenshin Himura, tuttora memorabile icona di Shōnen Jump, sono esse stesse leggenda: l'inizio dell'era illuminata Meiji, in Giappone, non è avvenuto senza feroci spargimenti di sangue. Fautore dell'avvento di un'epoca di rinnovamento attraverso le lame è stato anche lo spietato assassino Battōsai, il quale tuttavia scompare al termine delle guerre; su di lui cala il sipario unitamente al periodo del Bakumatsu stesso.
E' solo a distanza di undici anni che rivediamo a Tokyo la sua riconoscibile cicatrice sul viso a forma di croce, ma l'uomo non è più il medesimo: a dispetto delle proibizioni di legge, Kenshin 'Battōsai' Himura reca ora con sé una peculiare spada a lama invertita, e la sua vita di vagabondo muta dopo l'incontro con la giovane Kaoru Kamiya, erede della scuola di spada Kasshin Ryu. La sua sakabatō è una spada costruita per proteggere le persone, non più per uccidere: una via per espiare le colpe di un passato che non esiterà a bussare alla porta del suo presente più e più volte, minacciando la nuova epoca.
La figura di Battōsai è parzialmente ispirata a quella realmente esistita dell'hitokiri Kawakami Gensai, dove la parola 'hitokiri' sta letteralmente per 'tagliatore di uomini'; il rurōni del titolo originale dell'opera, invece, è una parola inventata dal mangaka Watsuki fondendo i significati di rurō 'vagabondo' e rōnin 'samurai senza padrone', e giocando in verità con un terzo significato sottolineandone la scrittura in hiragana るろうに, anziché in kanji, che enfatizza l'allungamento della vocale ō facendolo diventare ou. In questo modo, 'rurōni /rurouni' viene letto 'ruro-uni', dove 'uni' è in lingua giapponese il riccio di mare, gioco di parole utilizzato da Watsuki in uno dei capitoli del manga.
Nel bel mezzo della serializzazione del manga, portato avanti tra il 1994 e il 1999, ha dunque fatto capolino l'adattamento animato in 95 episodi complessivi, prodotto da Aniplex e Fuji TV e animato da Studio Gallop per i primi 66 episodi e da Studio Deen per i restanti.
Il primo episodio è andato in onda su Fuji TV il 10 gennaio 1996 e la serie si è conclusa l'8 settembre 1998, ma curiosamente l'ultimo episodio non è mai stato trasmesso in chiaro, perché incluso come contenuto speciale per il rilascio delle versioni in DVD e VHS dell'anime.
La direzione della serie è stata affidata a Kazuhiro Furuhashi, che oggi ricordiamo anche per i remake di Dororo e dei lungometraggi di Haikarasan ga Tooru - Una Ragazza alla moda, mentre la sceneggiatura è di Masashi Sogo (GTO, Bleach, Gantz) con le magistrali musiche di Noriyuki Asakura.
Kaoru's Love Theme ~ Noriyuki Asakura
Cuore dell'opera è indubbiamente uno sfondo storico come quello Meiji di fine ottocento, di grande fascino sia per lo spettatore nipponico che per quello occidentale: Furuhashi ha saputo centrarlo con grande abilità, sia nel cogliere i dettagli del manga sia nel raccontarlo con un respiro più ampio, e questo anche attraverso i non pochi episodi "filler" che narrano vicende non presenti nel manga, ma che tuttavia contribuiscono a descrivere in maniera più circostanziata un periodo contraddistinto da cambiamenti epocali per il popolo del Sol Levante, tanto a livello sociale quanto di costume ed estetico, nei vecchi e nuovi valori perpetuati.
Le vicende del manga sono più d'azione e battaglia che slice-of-life, ma lo sfondo che accende anche toni commedia e il contesto storico offrono per l'appunto potenzialità immense: nell'anime queste si traducono anche in episodi che ci mostrano qualcosa in più della locanda Akabeko e della sua proprietaria con l'accento del Kansai, che accennano al treno a vapore giunto persino nelle terre del Sol Levante così come i curiosi spettacoli del circo europeo, ed altro ancora.
Furuhashi e Sogo riescono dunque a tratteggiare egregiamente l'atmosfera che emerge dal manga di Watsuki, ricreando una Tokyo ben lontana dalla metropoli che conosciamo oggi, fatta di case ed ambienti tradizionali, di santuari e immensi ponti di legno sui fiumi, di lussuose dimore 'esotiche' occidentali ed abiti che tradiscono la profonda contaminazione tra mondi opposti che proprio da quel periodo prende piede, per non lasciare il Giappone mai più.
Il linguaggio non è invero da meno in questo tuffo nel passato, così che nell'anime, più che nel manga, attraverso la possente voce di Mayo Suzukaze possiamo udire Kenshin esprimersi in una ossequiosa lingua giapponese che serba i retaggi di un tono onorifico in disuso già nell'era Meiji, accentuando l'impressione di una figura, la sua, che sembra giungere per davvero da tutt'altra epoca e da un mondo lungamente scomparso.
In animazione, la storia riproduce fedelmente i toni da battle shonen che la caratterizzano, seppur con una resa in parte diversa rispetto al manga: se è decisamente buona la trasposizione dei personaggi, canonici quanto basta, ma al contempo estremamente carismatici, villain compresi, la prima ventina di episodi che fa da sfondo alla loro introduzione sembra invece essere meno riuscita.
Nulla è possibile rimproverare al protagonista, ritratto con chiare fattezze da bishōnen eppur dotato di una personalità ben più volitiva del suo aspetto effeminato, né al cast di doppiaggio, che reca nomi di altissimo livello: Miki Fujitani (Chun-Li di Street Fighter) è Kaoru Kamiya, Sanosuke Sagara è doppiato da Yūji Ueda (Morita in Honey & Clover, Brock in Pokémon, Keitaro di Love Hina, Havoc in Fullmetal Alchemist: Brotherhood), Yahiko ha la voce di Miina Tominaga (Maam in Dai La Grande Avventura), Megumi quella di Mika Doi (Akagi in Neon Genesis Evangelion, Misa in Macross), mentre a Misao Makikachi presta la voce la vivace Tomo Sakurai (Meimi di Kaitou Saint Tail) e Saitō Hajime è stato doppiato dal compianto Hirotaka Suzuoki scomparso nel 2006, voce di Kojiro Hyuga in Captain Tsubasa, Tensing in DragonBall, Sirio in Saint Seiya, Kuno in Ranma 1/2). Il carismatico Aoshi Shinomori, infine, ha la voce di Yoshito Yasuhara (Toshio in Cat's Eye, Re Luigi in Lady Oscar), doppiatore per il Giappone degli attori Mel Gibson e Mickey Rourke.
Indubbiamente la struttura delle storie rimane quasi sempre auto-conclusiva in questi casi, ma se nel manga ben si recepisce quel legame che pian piano viene a nascere nel caldo nucleo familiare della palestra Kamiya, senza che il lettore abbisogni di una trama portante sulla lunga distanza, nell'anime la percezione è diversa ed emerge proprio la necessità di un fil rouge che conduca la storia e gli spettatori verso un qualcosa "di più", senza il quale gli episodi faticano a decollare e paiono rimanere troppo fini a sé stessi. Quel qualcosa arriverà, naturalmente, lasciando i fan a bocca aperta durante la celeberrima saga di Kyoto, ma è innegabile che nella sua prima parte la serie animata finisca per condensare eccessivamente i capitoli del manga, in parte fallendo nell'obiettivo di animarli al meglio e in quello di restituire piena rotondità ai personaggi.
Su tale limite si era espresso invero anche Watsuki, che pure aveva fornito il proprio beneplacito alla realizzazione dell'anime con il manga ancora in corso di serializzazione, purché il progetto donasse all'opera originale tutti i benefici del formato animato; benché preoccupato per il fitto programma di lavoro dello staff incaricato dell'anime, il mangaka si era poi detto esaltato per il prodotto "creato con l'orgoglio e l'anima di veri professionisti" e riuscito "al di sopra delle iniziali aspettative," conscio al contempo che sarebbe risultato impossibile fare in modo che manga e anime risultassero l'uno il perfetto specchio dell'altro. Anche a riguardo degli episodi filler Watsuki si era detto positivamente curioso, entusiasta all'idea di poter vedere nuove vicende prendere vita all'interno della sua stessa storia.
Le osservazioni scambiate tra lui e lo staff hanno condotto in seguito a una maggiore cura nei riguardi del prodotto animato, e a progressi degni decisamente di nota di episodio in episodio.
Così, benché la serie purtroppo si fermi dopo l'arco di Kyoto con una lunga serie di filler e non trasponga il manga per intero, all'epoca ancora non concluso, di contro viene meno l'auto-censura che lo staff pareva essersi auto-imposto nel rendere meno cruenta una storia per sua essenza piuttosto violenta e sanguinaria: qualche correzione si è posta ad esempio "ex-post" sulle vicende legate al maestro di Sanosuke Sagara, inizialmente edulcorate in maniera eccessiva, mentre nulla si è fatto né era probabilmente fattibile per rimediare al mutilato impatto emozionale restituito alle saghe degli Oniwabanshu e di Jin'e, quest'ultimo peraltro ricreato invece in maniera magistrale nel primo lungometraggio live action dedicato al franchise.
In ogni caso, dopo un inizio a tratti incerto, le animazioni che già partivano su un buon livello si sciolgono in fluidità e si fanno accattivanti e sempre più sentite; una vera e propria gioia per gli occhi, al punto che anche nei momenti più pacati e di minor concitazione, si distinguono chiaramente quelle peculiari animazioni tipiche degli anime degli anni '90 di cui a volte si sente la mancanza in molte produzioni moderne.
Il character design, in questo, funge da ottimo supporto: anch'esso è profondamente variabile di episodio in episodio, ma col progredire delle vicende, e ancora una volta con l'avvento della saga di Kyoto, sembra divenire un tutt'uno nel fondersi a meraviglia con l'animazione, traducendo perfettamente sia i profili estetici originali dei personaggi di Watsuki che i loro movimenti più sinuosi ed in particolare, com'è ovvio, sulla figura di Kenshin e delle sue tecniche di spada.
Oltre a questo, la colonna sonora di Asakura, raccolta in ben quattro CD da parte di Sony Records e capace di passare da toni squisitamente sentimentalistici a ritmi curiosamente eurobeat, infonde un profondo coinvolgimento emotivo allo spettatore, il quale assiste per certi versi attonito ai tanti duelli di spada che si vengono a creare, incerto se farsi trascinare dall'azione o dalle melodie o ancora, perché no, da entrambe.
Il comparto musicale di Rurouni Kenshin non è trascurabile nemmeno sul fronte delle sigle di apertura e chiusura, alcune delle quali si fanno ricordare anche per l'importanza con cui hanno segnato la carriera dei loro interpreti: basti pensare che con il singolo 'Sobakasu' (Lentiggini) la rock band Judy & Mary vende oltre un milione di copie, rendendolo il miglior risultato personale di sempre e facendo del pezzo un grande 'classico' popolare e apprezzato da cantare nelle sale di karaoke, ove si può rinvenire a tutt'oggi in buone posizioni. D'altronde l'iniziale assolo di chitarra acustica traduce in musica le oscure atmosfere delle ombre del passato di Kenshin che si vedono nella sigla, per mutare poi improvvisamente e contro ogni aspettativa in una canzone pop vivace e briosa, proprio al pari delle immagini trasmesse. Nella medesima sigla si ha già un assaggio del livello delle animazioni della serie, con l'apice nella scena che vede Kenshin in combattimento, per riporre poi la sakabatō ritratta nel suo più sfavillante scintillio.
Ritmi frizzanti si odono poi anche in '1/2' (Mezzo), seconda sigla di apertura di Makoto Kawamoto, 'It's Gonna Rain' di Bonnie Pink, 'Namida ga shitteiru' (Conosco le lacrime), seconda sigla di chiusura interpretata dalla doppiatrice di Kenshin Mayo Suzukaze, che ricordiamo essere anche attrice nonché cantante di spettacoli del teatro Takarazuka.
Il rock melodico ed energico la fa tuttavia da padrone nella terza theme di apertura 'Kimi ni fureru dake de' (Appena sfiorato da te) della band CURIO, nell'ultima sigla di chiusura 'Dame!' (Fermati, così non va!) di Yō Izumi, nella sensuale TACTICS della band THE YELLOW MONKEY e soprattutto nei tre veri e propri emblemi musicali di Rurouni Kenshin, ovvero le sigle di chiusura 'Heart of Sword', 'The Fourth Avenue Cafe' e '1/3 no Junjō na Kanjō'.
'HEART OF SWORD ~ Yoake mae ~' (Cuore di spada - Prima dell'alba) è la melodia il cui rilascio e l'enorme popolarità riscossa tra il pubblico hanno condotto al prolifico successo commerciale dell'artista T.M. Revolution, acronimo di 'Takanori makes revolution', al secolo Takanori Nishikawa, oggi non solo cantante ma anche cantautore, attore, produttore, stilista e imprenditore, che risentiamo in Gundam Seed e Bleach. 'HEART OF SWORD' reca nel nome quello di Kenshin, traducibile per l'appunto in 'Cuore di spada', e si potrebbe definire la sigla che più rappresenta musicalmente i temi di Rurouni Kenshin: forte, roboante ed affilata come una lama, energica ed appassionata come il di lei proprietario. Il suo cuore, per davvero.
Quanto a 'The Fourth Avenue Cafe', invece, la sfortunata sigla interpretata dai celeberrimi L’Arc~en~Ciel è stata trasmessa per soli quattro episodi a causa di uno scandalo per droga che aveva visto coinvolto il batterista del gruppo, Sakura. Ripristinata 'Heart of Sword' nell'anime di Kenshin, e rimosso il batterista dal gruppo, la band in verità conosce in seguito un rinnovato successo con 'Niji', utilizzata per la pellicola cinematografica di Rurouni Kenshin Requiem per gli Ishin Shishi del 1997, uno dei pochi frammenti del franchise giunti anche da noi in Italia per Dynit insieme agli OVA del Capitolo del Passato e Capitolo del Tempo. Poi, per i L’Arc~en~Ciel gli anni a venire si fanno leggenda, con le famosissime sigle 'Driver’s High' di GTO - Great Teacher Onizuka e 'Ready Steady Go' di Fullmetal Alchemist.
Ultima, ma solo cronologicamente parlando, è '1/3 no Junjō na Kanjō' (1/3 di puri sentimenti) della band rock visual-kei dei SIAM SHADE: un pezzo forte ed energico, nonché la canzone di maggior successo del gruppo durante il loro periodo di attività. Quella che assieme a 'Heart of Sword' i fan serbano con maggior calore nel cuore, anche a distanza di venticinque anni, e che è stata oggetto di appassionate cover da parte di famosi artisti nel corso degli anni.
1/3 no Junjō na Kanjō - 6° sigla di chiusura~ versione originale (SIAM SHADE)
Volendo cercare di fornire un giudizio globale dell'opera, è difficile affermare che la serie animata di Rurouni Kenshin si possa definire impeccabile in ogni sua parte, dovendo scontare alcune pecche causate da scelte all'epoca poco lungimiranti. Oltre a quelle sopra ricordate, va citata la trasposizione frammentata in diversi media con la sostanziale mancanza di un adattamento per l'ultimo e accorato arco narrativo del Jinchu del manga, quantomeno fino all'annuncio degli ultimi due film live action proprio ad esso dedicati.
E' altrettanto vero, tuttavia, che si tratta di un anime che merita un'imprescindibile visione, anche grazie al mai scontato trittico di temi delitto-espiazione-pace narrato e all'intenso appagamento che lascia nello spettatore; forte peraltro dell'enorme popolarità riscossa negli Stati Uniti, dov'è arrivato con il titolo di Samurai X, l'anime avrebbe meritato un degno passaggio anche nel nostro Paese, cosa che purtroppo non si è verificata.
La ragione per cui ciò non sia mai accaduto finora, è facile ipotizzare che si rinvenga in una sfortunata concatenazione di elementi: dopo il grande boom dei decenni precedenti, all'inizio degli anni '2000 in Italia era assai difficile pensare di importare una serie di ben 95 episodi relativa a un periodo storico cruento e di certo oggetto di forte censure, tagli e possibili ri-scritture di dialoghi, e questo malgrado la contemporanea pubblicazione del manga in lingua italiana, tra il 2001 e il 2003, e i due relativi romanzi per Kappa Edizioni.
Come sopra citato, sono invece inaspettatamente giunti nel nostro Paese grazie a Dynit sia il lungometraggio animato, recante una storia non tratta dal manga e di impatto poco rilevante, che i due progetti OVA, ambedue diretti da Furuhashi: il primo, Rurōni Kenshin - Meiji Kenkaku Romantan - Tsuioku-hen (Memorie del Passato) si compone di quattro superbi capitoli fedelissimi al manga nel raccontare il passato di Kenshin, trasmessi anche in versione censurata durante una speciale sessione dell'Anime Night della rete MTV, oltre ad essere raccolto poi in cofanetto DVD. Il secondo invece, Rurōni Kenshin - Meiji Kenkaku Romantan - Seisō-hen (Capitolo del Tempo), è una coppia di OVA del 2002 resa disponibile da Shin Vision che reca una storia inedita, ambientata diversi anni dopo la conclusione del manga, e che non ha ottenuto il consenso del maestro Watsuki a causa del suo tragico epilogo.
Oltre all'anime, rimangono inediti anche i due OVA remake della saga di Kyoto realizzati nel 2011 per l'anniversario della serie.
Delle cento serie animate ritenute più popolari dai giapponesi, la trasposizione di Rurouni Kenshin rientra normalmente nell'elenco, e così lo è il manga, presente peraltro anche nella lista delle opere più vendute di sempre; se pensiamo poi all'attuale presenza di Kenshin nei videogiochi tratti dai manga di Shonen Jump e alla pentalogia live action che si concluderà infine nel 2021, e che è stata capace di raggranellare ai botteghini quasi 130 milioni di euro con tre film, ci rendiamo conto che sì, forse lo spadaccino dalla lama invertita non ha conosciuto una grandissima fortuna nel nostro Paese, ma di certo sia in patria che altrove non è stato ancora dimenticato.
Il manga sequel, Hokkaido hen, prosegue oggi a dispetto del grave caso che ha coinvolto il suo autore Watsuki, segno che su quel magnetico mondo di cappa e spada "che fu", il sipario ancora non lo si desidera far calare, e forse a ragione ben veduta.
Tratto dall'omonima opera cartacea di Nobuhiro Watsuki pubblicata nella rivista Shōnen Jump di Shueisha, giunta anche nel nostro Paese tramite l'edizione in 28 tankobon di Star Comics, Rurōni Kenshin -Meiji Kenkaku Romantan- è una serie rimasta nelle memorie dei giapponesi a distanza di ben venticinque anni dalla sua genesi, e purtroppo ad oggi ancora inedita in Italia.
Le vicende dell'abilissimo spadaccino Kenshin Himura, tuttora memorabile icona di Shōnen Jump, sono esse stesse leggenda: l'inizio dell'era illuminata Meiji, in Giappone, non è avvenuto senza feroci spargimenti di sangue. Fautore dell'avvento di un'epoca di rinnovamento attraverso le lame è stato anche lo spietato assassino Battōsai, il quale tuttavia scompare al termine delle guerre; su di lui cala il sipario unitamente al periodo del Bakumatsu stesso.
E' solo a distanza di undici anni che rivediamo a Tokyo la sua riconoscibile cicatrice sul viso a forma di croce, ma l'uomo non è più il medesimo: a dispetto delle proibizioni di legge, Kenshin 'Battōsai' Himura reca ora con sé una peculiare spada a lama invertita, e la sua vita di vagabondo muta dopo l'incontro con la giovane Kaoru Kamiya, erede della scuola di spada Kasshin Ryu. La sua sakabatō è una spada costruita per proteggere le persone, non più per uccidere: una via per espiare le colpe di un passato che non esiterà a bussare alla porta del suo presente più e più volte, minacciando la nuova epoca.
"La morte può arrivare quando volete.
E' continuare a vivere che significa avere coraggio.
Io sono ancora vivo per risarcire tutte le vite che ho preso."
- Kenshin Himura -
E' continuare a vivere che significa avere coraggio.
Io sono ancora vivo per risarcire tutte le vite che ho preso."
- Kenshin Himura -
La figura di Battōsai è parzialmente ispirata a quella realmente esistita dell'hitokiri Kawakami Gensai, dove la parola 'hitokiri' sta letteralmente per 'tagliatore di uomini'; il rurōni del titolo originale dell'opera, invece, è una parola inventata dal mangaka Watsuki fondendo i significati di rurō 'vagabondo' e rōnin 'samurai senza padrone', e giocando in verità con un terzo significato sottolineandone la scrittura in hiragana るろうに, anziché in kanji, che enfatizza l'allungamento della vocale ō facendolo diventare ou. In questo modo, 'rurōni /rurouni' viene letto 'ruro-uni', dove 'uni' è in lingua giapponese il riccio di mare, gioco di parole utilizzato da Watsuki in uno dei capitoli del manga.
Nel bel mezzo della serializzazione del manga, portato avanti tra il 1994 e il 1999, ha dunque fatto capolino l'adattamento animato in 95 episodi complessivi, prodotto da Aniplex e Fuji TV e animato da Studio Gallop per i primi 66 episodi e da Studio Deen per i restanti.
Il primo episodio è andato in onda su Fuji TV il 10 gennaio 1996 e la serie si è conclusa l'8 settembre 1998, ma curiosamente l'ultimo episodio non è mai stato trasmesso in chiaro, perché incluso come contenuto speciale per il rilascio delle versioni in DVD e VHS dell'anime.
La direzione della serie è stata affidata a Kazuhiro Furuhashi, che oggi ricordiamo anche per i remake di Dororo e dei lungometraggi di Haikarasan ga Tooru - Una Ragazza alla moda, mentre la sceneggiatura è di Masashi Sogo (GTO, Bleach, Gantz) con le magistrali musiche di Noriyuki Asakura.
Kenshin's Theme ~ Noriyuki Asakura
Kaoru's Love Theme ~ Noriyuki Asakura
Cuore dell'opera è indubbiamente uno sfondo storico come quello Meiji di fine ottocento, di grande fascino sia per lo spettatore nipponico che per quello occidentale: Furuhashi ha saputo centrarlo con grande abilità, sia nel cogliere i dettagli del manga sia nel raccontarlo con un respiro più ampio, e questo anche attraverso i non pochi episodi "filler" che narrano vicende non presenti nel manga, ma che tuttavia contribuiscono a descrivere in maniera più circostanziata un periodo contraddistinto da cambiamenti epocali per il popolo del Sol Levante, tanto a livello sociale quanto di costume ed estetico, nei vecchi e nuovi valori perpetuati.
Le vicende del manga sono più d'azione e battaglia che slice-of-life, ma lo sfondo che accende anche toni commedia e il contesto storico offrono per l'appunto potenzialità immense: nell'anime queste si traducono anche in episodi che ci mostrano qualcosa in più della locanda Akabeko e della sua proprietaria con l'accento del Kansai, che accennano al treno a vapore giunto persino nelle terre del Sol Levante così come i curiosi spettacoli del circo europeo, ed altro ancora.
Furuhashi e Sogo riescono dunque a tratteggiare egregiamente l'atmosfera che emerge dal manga di Watsuki, ricreando una Tokyo ben lontana dalla metropoli che conosciamo oggi, fatta di case ed ambienti tradizionali, di santuari e immensi ponti di legno sui fiumi, di lussuose dimore 'esotiche' occidentali ed abiti che tradiscono la profonda contaminazione tra mondi opposti che proprio da quel periodo prende piede, per non lasciare il Giappone mai più.
Il linguaggio non è invero da meno in questo tuffo nel passato, così che nell'anime, più che nel manga, attraverso la possente voce di Mayo Suzukaze possiamo udire Kenshin esprimersi in una ossequiosa lingua giapponese che serba i retaggi di un tono onorifico in disuso già nell'era Meiji, accentuando l'impressione di una figura, la sua, che sembra giungere per davvero da tutt'altra epoca e da un mondo lungamente scomparso.
In animazione, la storia riproduce fedelmente i toni da battle shonen che la caratterizzano, seppur con una resa in parte diversa rispetto al manga: se è decisamente buona la trasposizione dei personaggi, canonici quanto basta, ma al contempo estremamente carismatici, villain compresi, la prima ventina di episodi che fa da sfondo alla loro introduzione sembra invece essere meno riuscita.
Nulla è possibile rimproverare al protagonista, ritratto con chiare fattezze da bishōnen eppur dotato di una personalità ben più volitiva del suo aspetto effeminato, né al cast di doppiaggio, che reca nomi di altissimo livello: Miki Fujitani (Chun-Li di Street Fighter) è Kaoru Kamiya, Sanosuke Sagara è doppiato da Yūji Ueda (Morita in Honey & Clover, Brock in Pokémon, Keitaro di Love Hina, Havoc in Fullmetal Alchemist: Brotherhood), Yahiko ha la voce di Miina Tominaga (Maam in Dai La Grande Avventura), Megumi quella di Mika Doi (Akagi in Neon Genesis Evangelion, Misa in Macross), mentre a Misao Makikachi presta la voce la vivace Tomo Sakurai (Meimi di Kaitou Saint Tail) e Saitō Hajime è stato doppiato dal compianto Hirotaka Suzuoki scomparso nel 2006, voce di Kojiro Hyuga in Captain Tsubasa, Tensing in DragonBall, Sirio in Saint Seiya, Kuno in Ranma 1/2). Il carismatico Aoshi Shinomori, infine, ha la voce di Yoshito Yasuhara (Toshio in Cat's Eye, Re Luigi in Lady Oscar), doppiatore per il Giappone degli attori Mel Gibson e Mickey Rourke.
Indubbiamente la struttura delle storie rimane quasi sempre auto-conclusiva in questi casi, ma se nel manga ben si recepisce quel legame che pian piano viene a nascere nel caldo nucleo familiare della palestra Kamiya, senza che il lettore abbisogni di una trama portante sulla lunga distanza, nell'anime la percezione è diversa ed emerge proprio la necessità di un fil rouge che conduca la storia e gli spettatori verso un qualcosa "di più", senza il quale gli episodi faticano a decollare e paiono rimanere troppo fini a sé stessi. Quel qualcosa arriverà, naturalmente, lasciando i fan a bocca aperta durante la celeberrima saga di Kyoto, ma è innegabile che nella sua prima parte la serie animata finisca per condensare eccessivamente i capitoli del manga, in parte fallendo nell'obiettivo di animarli al meglio e in quello di restituire piena rotondità ai personaggi.
Su tale limite si era espresso invero anche Watsuki, che pure aveva fornito il proprio beneplacito alla realizzazione dell'anime con il manga ancora in corso di serializzazione, purché il progetto donasse all'opera originale tutti i benefici del formato animato; benché preoccupato per il fitto programma di lavoro dello staff incaricato dell'anime, il mangaka si era poi detto esaltato per il prodotto "creato con l'orgoglio e l'anima di veri professionisti" e riuscito "al di sopra delle iniziali aspettative," conscio al contempo che sarebbe risultato impossibile fare in modo che manga e anime risultassero l'uno il perfetto specchio dell'altro. Anche a riguardo degli episodi filler Watsuki si era detto positivamente curioso, entusiasta all'idea di poter vedere nuove vicende prendere vita all'interno della sua stessa storia.
Le osservazioni scambiate tra lui e lo staff hanno condotto in seguito a una maggiore cura nei riguardi del prodotto animato, e a progressi degni decisamente di nota di episodio in episodio.
Così, benché la serie purtroppo si fermi dopo l'arco di Kyoto con una lunga serie di filler e non trasponga il manga per intero, all'epoca ancora non concluso, di contro viene meno l'auto-censura che lo staff pareva essersi auto-imposto nel rendere meno cruenta una storia per sua essenza piuttosto violenta e sanguinaria: qualche correzione si è posta ad esempio "ex-post" sulle vicende legate al maestro di Sanosuke Sagara, inizialmente edulcorate in maniera eccessiva, mentre nulla si è fatto né era probabilmente fattibile per rimediare al mutilato impatto emozionale restituito alle saghe degli Oniwabanshu e di Jin'e, quest'ultimo peraltro ricreato invece in maniera magistrale nel primo lungometraggio live action dedicato al franchise.
In ogni caso, dopo un inizio a tratti incerto, le animazioni che già partivano su un buon livello si sciolgono in fluidità e si fanno accattivanti e sempre più sentite; una vera e propria gioia per gli occhi, al punto che anche nei momenti più pacati e di minor concitazione, si distinguono chiaramente quelle peculiari animazioni tipiche degli anime degli anni '90 di cui a volte si sente la mancanza in molte produzioni moderne.
Il character design, in questo, funge da ottimo supporto: anch'esso è profondamente variabile di episodio in episodio, ma col progredire delle vicende, e ancora una volta con l'avvento della saga di Kyoto, sembra divenire un tutt'uno nel fondersi a meraviglia con l'animazione, traducendo perfettamente sia i profili estetici originali dei personaggi di Watsuki che i loro movimenti più sinuosi ed in particolare, com'è ovvio, sulla figura di Kenshin e delle sue tecniche di spada.
Oltre a questo, la colonna sonora di Asakura, raccolta in ben quattro CD da parte di Sony Records e capace di passare da toni squisitamente sentimentalistici a ritmi curiosamente eurobeat, infonde un profondo coinvolgimento emotivo allo spettatore, il quale assiste per certi versi attonito ai tanti duelli di spada che si vengono a creare, incerto se farsi trascinare dall'azione o dalle melodie o ancora, perché no, da entrambe.
Kokoro no Hadaka ~ Noriyuki Asakura
Il comparto musicale di Rurouni Kenshin non è trascurabile nemmeno sul fronte delle sigle di apertura e chiusura, alcune delle quali si fanno ricordare anche per l'importanza con cui hanno segnato la carriera dei loro interpreti: basti pensare che con il singolo 'Sobakasu' (Lentiggini) la rock band Judy & Mary vende oltre un milione di copie, rendendolo il miglior risultato personale di sempre e facendo del pezzo un grande 'classico' popolare e apprezzato da cantare nelle sale di karaoke, ove si può rinvenire a tutt'oggi in buone posizioni. D'altronde l'iniziale assolo di chitarra acustica traduce in musica le oscure atmosfere delle ombre del passato di Kenshin che si vedono nella sigla, per mutare poi improvvisamente e contro ogni aspettativa in una canzone pop vivace e briosa, proprio al pari delle immagini trasmesse. Nella medesima sigla si ha già un assaggio del livello delle animazioni della serie, con l'apice nella scena che vede Kenshin in combattimento, per riporre poi la sakabatō ritratta nel suo più sfavillante scintillio.
Sobakasu - 1° sigla di apertura ~ Judy & Mary
Ritmi frizzanti si odono poi anche in '1/2' (Mezzo), seconda sigla di apertura di Makoto Kawamoto, 'It's Gonna Rain' di Bonnie Pink, 'Namida ga shitteiru' (Conosco le lacrime), seconda sigla di chiusura interpretata dalla doppiatrice di Kenshin Mayo Suzukaze, che ricordiamo essere anche attrice nonché cantante di spettacoli del teatro Takarazuka.
Il rock melodico ed energico la fa tuttavia da padrone nella terza theme di apertura 'Kimi ni fureru dake de' (Appena sfiorato da te) della band CURIO, nell'ultima sigla di chiusura 'Dame!' (Fermati, così non va!) di Yō Izumi, nella sensuale TACTICS della band THE YELLOW MONKEY e soprattutto nei tre veri e propri emblemi musicali di Rurouni Kenshin, ovvero le sigle di chiusura 'Heart of Sword', 'The Fourth Avenue Cafe' e '1/3 no Junjō na Kanjō'.
'HEART OF SWORD ~ Yoake mae ~' (Cuore di spada - Prima dell'alba) è la melodia il cui rilascio e l'enorme popolarità riscossa tra il pubblico hanno condotto al prolifico successo commerciale dell'artista T.M. Revolution, acronimo di 'Takanori makes revolution', al secolo Takanori Nishikawa, oggi non solo cantante ma anche cantautore, attore, produttore, stilista e imprenditore, che risentiamo in Gundam Seed e Bleach. 'HEART OF SWORD' reca nel nome quello di Kenshin, traducibile per l'appunto in 'Cuore di spada', e si potrebbe definire la sigla che più rappresenta musicalmente i temi di Rurouni Kenshin: forte, roboante ed affilata come una lama, energica ed appassionata come il di lei proprietario. Il suo cuore, per davvero.
Heart of Sword - 3° e 5° sigla di chiusura ~ T.M. Revolution
Quanto a 'The Fourth Avenue Cafe', invece, la sfortunata sigla interpretata dai celeberrimi L’Arc~en~Ciel è stata trasmessa per soli quattro episodi a causa di uno scandalo per droga che aveva visto coinvolto il batterista del gruppo, Sakura. Ripristinata 'Heart of Sword' nell'anime di Kenshin, e rimosso il batterista dal gruppo, la band in verità conosce in seguito un rinnovato successo con 'Niji', utilizzata per la pellicola cinematografica di Rurouni Kenshin Requiem per gli Ishin Shishi del 1997, uno dei pochi frammenti del franchise giunti anche da noi in Italia per Dynit insieme agli OVA del Capitolo del Passato e Capitolo del Tempo. Poi, per i L’Arc~en~Ciel gli anni a venire si fanno leggenda, con le famosissime sigle 'Driver’s High' di GTO - Great Teacher Onizuka e 'Ready Steady Go' di Fullmetal Alchemist.
Ultima, ma solo cronologicamente parlando, è '1/3 no Junjō na Kanjō' (1/3 di puri sentimenti) della band rock visual-kei dei SIAM SHADE: un pezzo forte ed energico, nonché la canzone di maggior successo del gruppo durante il loro periodo di attività. Quella che assieme a 'Heart of Sword' i fan serbano con maggior calore nel cuore, anche a distanza di venticinque anni, e che è stata oggetto di appassionate cover da parte di famosi artisti nel corso degli anni.
1/3 no Junjō na Kanjō - cover dei Flow
1/3 no Junjō na Kanjō - 6° sigla di chiusura~ versione originale (SIAM SHADE)
Volendo cercare di fornire un giudizio globale dell'opera, è difficile affermare che la serie animata di Rurouni Kenshin si possa definire impeccabile in ogni sua parte, dovendo scontare alcune pecche causate da scelte all'epoca poco lungimiranti. Oltre a quelle sopra ricordate, va citata la trasposizione frammentata in diversi media con la sostanziale mancanza di un adattamento per l'ultimo e accorato arco narrativo del Jinchu del manga, quantomeno fino all'annuncio degli ultimi due film live action proprio ad esso dedicati.
E' altrettanto vero, tuttavia, che si tratta di un anime che merita un'imprescindibile visione, anche grazie al mai scontato trittico di temi delitto-espiazione-pace narrato e all'intenso appagamento che lascia nello spettatore; forte peraltro dell'enorme popolarità riscossa negli Stati Uniti, dov'è arrivato con il titolo di Samurai X, l'anime avrebbe meritato un degno passaggio anche nel nostro Paese, cosa che purtroppo non si è verificata.
La ragione per cui ciò non sia mai accaduto finora, è facile ipotizzare che si rinvenga in una sfortunata concatenazione di elementi: dopo il grande boom dei decenni precedenti, all'inizio degli anni '2000 in Italia era assai difficile pensare di importare una serie di ben 95 episodi relativa a un periodo storico cruento e di certo oggetto di forte censure, tagli e possibili ri-scritture di dialoghi, e questo malgrado la contemporanea pubblicazione del manga in lingua italiana, tra il 2001 e il 2003, e i due relativi romanzi per Kappa Edizioni.
Come sopra citato, sono invece inaspettatamente giunti nel nostro Paese grazie a Dynit sia il lungometraggio animato, recante una storia non tratta dal manga e di impatto poco rilevante, che i due progetti OVA, ambedue diretti da Furuhashi: il primo, Rurōni Kenshin - Meiji Kenkaku Romantan - Tsuioku-hen (Memorie del Passato) si compone di quattro superbi capitoli fedelissimi al manga nel raccontare il passato di Kenshin, trasmessi anche in versione censurata durante una speciale sessione dell'Anime Night della rete MTV, oltre ad essere raccolto poi in cofanetto DVD. Il secondo invece, Rurōni Kenshin - Meiji Kenkaku Romantan - Seisō-hen (Capitolo del Tempo), è una coppia di OVA del 2002 resa disponibile da Shin Vision che reca una storia inedita, ambientata diversi anni dopo la conclusione del manga, e che non ha ottenuto il consenso del maestro Watsuki a causa del suo tragico epilogo.
Oltre all'anime, rimangono inediti anche i due OVA remake della saga di Kyoto realizzati nel 2011 per l'anniversario della serie.
Delle cento serie animate ritenute più popolari dai giapponesi, la trasposizione di Rurouni Kenshin rientra normalmente nell'elenco, e così lo è il manga, presente peraltro anche nella lista delle opere più vendute di sempre; se pensiamo poi all'attuale presenza di Kenshin nei videogiochi tratti dai manga di Shonen Jump e alla pentalogia live action che si concluderà infine nel 2021, e che è stata capace di raggranellare ai botteghini quasi 130 milioni di euro con tre film, ci rendiamo conto che sì, forse lo spadaccino dalla lama invertita non ha conosciuto una grandissima fortuna nel nostro Paese, ma di certo sia in patria che altrove non è stato ancora dimenticato.
Il manga sequel, Hokkaido hen, prosegue oggi a dispetto del grave caso che ha coinvolto il suo autore Watsuki, segno che su quel magnetico mondo di cappa e spada "che fu", il sipario ancora non lo si desidera far calare, e forse a ragione ben veduta.
La serie anime è forse una delle lacune più pesanti fra le opere inedite in Italia.
Peccato che non sia mai giunto in Italia e non sia mai stato doppiato in Italiano.
Purtroppo quando gli anime sono lunghi le probabilità che vengano doppiati in Ita si abbassano molto.
C'è n'è sono molti di anime medio/lunghi mai doppiati in Ita.
Contro ogni previsione, mi ci sono appassionato tantissimo. Non ho ancora letto il manga (è introvabile in qualsiasi fumetteria e tra una cosa e l'altra per motivi di spazio ho dovuto rinunciare a comprarlo in giapponese) quindi non posso parlare di quanto l'anime sia fedele ad esso, anche se mi hanno detto che gli ultimi 30 episodi sono tutti filler ed è per questo che la storia non va avanti, ma lo ricordo con particolare affetto e mi sono affezionato a tutta la combriccola dei personaggi e alle relazioni sentimentali che si vanno instaurando tra loro. L'atmosfera da Giappone d'altri tempi che però in molti scorci è ancora così è stupenda, la grafica anni novanta è stupenda, certe animazioni e soluzioni grafiche dei combattimenti sono stupende, le musiche con la loro commistione di tradizionale giapponese e moderno (sempre nel cuore il cattivo che evoca musica eurobeat a caso al suo passaggio) sono stupende, quasi tutte le sigle (soprattutto sul lato ending) sono stupende. La serie ha un ritmo altalenante, con puntate/saghe più o meno riuscite e ha il difetto che praticamente il movente di tutti i nemici è sempre lo stesso (e se non c'è riuscito il primo, il secondo, il terzo... a una certa smettetela pure ), ma ci si affeziona tantissimo ai personaggi (anche ai personaggi bambini, e non è una cosa che succede spesso) e perciò gli episodi "slice of life"/comici/romantici sono bene accetti, mentre la saga del combattimento contro Shishio è molto emozionante e offre tantissimi picchi di alto livello, come l'interminabile ma super coinvolgente (e animato benissimo) scontro col piccolo psicopatico o lo scontro finale.
L'ultimo episodio, quello rilasciato solo come un extra per l'home video, è un turbine di emozioni e super soddisfacente dal lato sentimentale.
Un giorno vorrei leggere il fumetto, che mi dicono tutti essere molto migliore anche grazie alle saghe finali che non sono state trasposte nella serie animata. Magari un giorno riuscirò a prendere la Kanzenban giapponese, anche se mi sa che è un manga un po' difficile da leggere in lingua originale, visti i molti discorsi storici che contiene, chissà. Ogni tanto riascolto qualche sigla e mi emoziono tantissimo perché erano davvero belle e i due mesi in cui ho visto l'anime me li sono proprio goduti.
Apprezzo davvero tanto il lavoro svolto dal regista (che si è occupato, tra le altre cose, della versione del 99 di Hunter x Hunter; un’altra opera di altissimo livello che adoro). Il livello di perfezione raggiunto con gli OAV de “le memorie del passato” lo trovo difficilmente raggiungibile oggigiorno. Mentre con i due episodi de “il capitolo del tempo” viene ultimata la visione molto pessimistica del regista, che apprezzo comunque tanto.
Ammetto di essere molto di parte con questa serie, ci sta poco da fare, l’apprezzo in tutte le sue forme (manga su tutti). Anche se, il nuovo seguito portato da Watsuki lo trovo troppo forzato e quindi non lo tengo in considerazione nell’insieme.
Purtroppo all'epoca non terminai la visione dell'anime (mi fermai verso l'ottantina di puntate poco dopo l'arco dei tizi dell'Olanda) ma mi è rimasto nel cuore. un giorno riguardai anche le bellissime puntate dell'arco di Kyoto, ed ogni tanto mi riascolto i brani della colonna sonora.
Non giocate con i feels di un uomo! ç_ç
c'è anche da dire che la saga principale (l'arco di Kyoto) concludeva in un certo senso la storia e poteva essere presa come finale reale sia del manga sia dell'anime e quello è stato il picco della bellezza di Kenshin.
Tuttavia ci siamo potuti gustare il manga pubblicato dalla Star Comics e gli OAV editi dalla Dynit
Idem per Trigun.
Dragon Ball che esce dalla porta e rientra dalla finestra con il GT, Detective Conan anime come detto, il Nintendo 64 e i Pokémon, più tutti gli episodi particolarmente brillanti delle varie saghe di picchiaduro Capcom, Namco e SNK, e soprattutto i Samurai Spirits di SNK, con le loro battaglie di cappa e spada stilose e sopra le righe, sono legati a doppio filo al manga di Nobuhiro Watsuki e relativo anime (e lui lo dice pure).
Kenshin condivide con tante altre trasposizioni della sua epoca le problematiche tipiche del genere ai tempi (tanti filler e poco finale), ma al contempo come altre serie a lei contemporanee (e forse anche un pelino di più) può vantare d'essersi tatuata nella mente dei fan, anche grazie alle epiche sigle.
Non c'è playlist, mix, album dedicato alle sigle anime storiche (anche) anni '90 che non abbia una Sobakasu o una Heart of Sword, e a ben donde, visto che ai tempi di sigle memorabili ne uscivano diverse (si vedano anche, appunto, quelle di Detective Conan).
Non a caso, il terzo dei tre cd celebrativi per l'anniversario di Shonen Jump comprende almeno tre sigle di Kenshin, la cui identità è praticamente ovvia.
Come giustamente detto nell'articolo (realizzato con taaaaanto amore ), Kenshin anime non sarà un'opera perfetta, ma è probabilmente il meglio che si potesse fare ai tempi o quasi.
L'ho vista sottotitolata e la rivedrò in un lontano futuro, ed è stata una vera esperienza, dove la lentezza narrativa di alcune parti viene perfettamente soppesata dall'epicità di altri momenti come l'addio pre-Kyoto o lo scontro finale tra Kenshin e Shishio, a mio parere uno dei migliori combattimenti made in Shueisha (lo metterei al secondo posto, dietro solo a quello che ha segnato tutto il genere, combattuto qualche anno prima sul pianeta Namecc).
Gran parte del fascino di Kenshin sta, peraltro, nel suo essere un'opera storica profondamente pop contemporanea, che crea una perfetta miscela di abiti tradizionali, armi bianche, ninja e samurai con acconciature visual key, personaggi ispirati agli X-Men (all'apice della popolarità in quel periodo, anche nelle lontane terre d'oriente) e musiche J-pop e J-rock.
Peccato la mancanza di una trasmissione italiana, su MTV accanto a Slam Dunk ci sarebbe stata benissimo.
Chiedo scusa, si è perso il link durante la formattazione. Il riferimento è a questa notizia:
https://www.animeclick.it/news/72799-nobuhiro-watsuki-kenshin-multato-di-200000-yen-per-possesso-di-materiale-pedopornografico
In verità lo è, e lo vuole essere coscientemente
Ricordo con parecchio affetto quell'articolo e quel video, tanto che quando in redazione si è valutato che avrei scritto un articolo per il 25° dell'anime di Kenshin, avevo già deciso che l'avrei intitolato esattamente così, in omaggio, ancor prima di scrivere la prima riga ^^
Molto contento di leggere questo! ç_ç
Sì, come sopra citato, abbiamo riportato la notizia qui tra i commenti e anche come link nel paragrafo finale in cui si accenna al fatto.
Mi auguro anche venga fatta una bella ristampa del manga.
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