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Attenzione: la recensione contiene spoiler

Sembrerà strano, a chi non ha mai visto «Neon Genesis Evangelion», che una serie animata arrivi al suo epilogo lasciando tutte queste domande aperte sul campo, raccogliendo peraltro un numero spropositato di estimatori a tutte le latitudini del pianeta, o quasi. Talmente strano che è inutile spiegarlo ai neofiti; talmente strano che «The End Of Evangelion» risponde a parte di queste domande, ma resta comunque apertissimo a molteplici interpretazioni, palesandosi più che altro come un nuovo tassello per rafforzare il culto dei fan, ma non un’opera – per quanto sempre molto interessante nella sua commistione tra fantascientifico e psicologico, tra fisico e metafisico, immanente e trascendente – di cui si sentiva tutta questa urgenza.

Nella prima delle due parti del nuovo finale si riparte dall’eliminazione dell’ultimo Angelo, con Shinji preda dei suoi tormenti esistenziali, Asuka priva di conoscenza all’interno dell’ospedale della base sotterranea della NERV e Rei in procinto di svelare la sua natura. La NERV è sotto attacco, e questa volta sono gli uomini, militari mandati dalla Seele, il nemico da sconfiggere. Ciò che nella serie era solo adombrato, già dal principio del film diventa chiaro e limpido: il Second Impact non è stato provocato da un Angelo, ma dall’uomo. C’è un disegno immaginato già da tempo che vuol servirsi degli EVA per creare l’essere perfetto, una sorta di nuovo Dio. Una nuova Apocalisse è alla porte, un’Apocalisse che prelude o a una Nuova Genesi nella quale centrali saranno le figure di Rei e Shinji.

Senza accennare altro, per non svelare alcuni snodi che porteranno a una comprensione più o meno leggibile della vicenda, si può registrare come questo forzato epilogo risenta dell’ansia di spiegare ciò che nelle intenzioni originarie di Anno e dei suoi collaboratori non voleva essere spiegato. Tanta la carne al fuoco che era pressoché impossibile restituire un senso univoco e chiaro a una vicenda che comunque regala interessanti suggestioni e sostanzialmente procede sul solco tracciato in origine, dando centralità alla profondità dell’essere più che all’esteriorità dell’apparire. «The End Of Evangelion» si avventura ancor più nel fantascientifico mistico e metafisico, pescando qua e là tra i fondamenti delle religioni abramitiche e antropocentriche (cristianesimo ed ebraismo, nella fattispecie), rileggendo i motivi primari del nostro essere nel mondo alla luce della più potente forza invisibile e incorporea che ci costituisce: l’anima. Non a caso la potenza di protezione maggiore degli EVA è costituita dall’A.T. Field, perdendo la quale possono essere letteralmente cannibalizzati da un loro simile o da uno stesso Angelo, per essere devastati o fusi in un nuovo, più potente ed evoluto essere. Tutta la lunga, frastornante e conclusiva sequenza è rappresentativa di ciò, ma è comunque sempre all’uomo che torna il circolo della vita: l’uomo, al contrario dell’Angelo, è l’essere che può discernere e quindi abbandonare consapevolmente la sua anima / A.T. Field, perché ha scelto la via della conoscenza e con essa la mortalità, la finitezza. L’estensione della filosofia di fondo dell’opera arriva a concludere che la forma e la sostanza coincidono con l’anima, e che il corpo è una mera immagine che muta a seconda della percezione di chi guarda, e che anche l’immagine di sé muta a seconda della volontà di aprirsi al mondo e alla consapevolezza della necessità dell’alterità. In fondo, a ben guardare, Anno non ha voluto discostarsi troppo dal criptico finale della serie, pur modulando visivamente la sua opera per esigenze di spettacolo: l’epilogo vede sempre protagonista Shinji e il progressivo schiarirsi delle proprie nebulose alla ricerca di sé.

The End of Evangelion si può definire, pertanto, una suggestiva appendice a un indiscutibile capolavoro dell’animazione giapponese che paradossalmente non risponde compiutamente alle tante domande lasciate in sospeso dalla serie. Va invece a supportare la conclusione precedente, chiudendo il cerchio su interrogativi esistenziali ed universali filtrati dall’inconscio del suo giovanissimo eroe-antieroe: ancora una volta Shinji, che condensa nell’animo di un adolescente tutte le paure e i dubbi degli esseri umani.