Recensione
E posso così scrivere di aver finalmente visto il mio primo anime di genere "isekai"... e che "Mushoku Tensei: Isekai Ittara Honki Dasu" mi ha favorevolmente colpito. La trama, da quanto ho potuto apprendere sul genere, sembra essere piuttosto "standard": il protagonista, un hikikomori ultra-trentenne ormai sull'orlo del baratro, si ritrova catapultato ("reincarnato" a seguito di un evento "traumatico") in un nuovo universo sconosciuto, mantenendo i ricordi della sua vita precedente. E questo rappresenta l'unico vero potere che mantiene e che lo rende speciale nel nuovo universo in cui è stato spedito: si reincarna in un neonato in un mondo di fantasia simil-medievale in cui, grazie alla sua maturità sviluppata nella vita precedente, brucia tutte le tappe della crescita, aspirando a diventare un mago dai superpoteri che lo renderanno in grado di poter sfidare gli dei più potenti del nuovo mondo.
Tralasciando la trama, per evitare spoiler, uno degli aspetti che mi hanno più intrigato è il parallelismo tra la vita passata del protagonista e quella nuova in cui cerca di sfruttare al massimo la cosiddetta "seconda occasione" concessagli per superare i traumi subiti e gli errori commessi nella vita precedente. L'evoluzione di Rudeus Greyat è lenta ma progressiva: la nuova vita lo pone di fronte a scelte, difficoltà e novità che lo costringeranno da un lato a mettere in pratica quanto già maturato dalla precedente esperienza di vita, nel bene e nel male, e dall'altro a rimettersi in gioco per rivedere le sue convinzioni sulla famiglia, sulla giustizia, sui valori e gli ideali, sulla tolleranza delle diversità, sui pregiudizi e in generale sulle avversità che l'esistenza ci pone davanti e che devono essere comunque affrontate, senza rinchiudersi nel rifiuto totale di qualsiasi forma di interazione con la vita e con gli altri.
Sebbene la serie di ventitré episodi non sia conclusiva della trama (credo che sia in cantiere una ulteriore serie di episodi), già questa sembra una metafora del percorso di redenzione dell'hikikomori che alberga in Rudeus, attraverso una nuova esistenza di cui l'anime di racconta, in modo talvolta dettagliato anche attraverso la quotidianità più intima e scontata, le vicende di un bambino e poi ragazzino che affronta: i drammi familiari tipici quali l'infedeltà, le difficoltà di interazione con i propri genitori (in questo caso il padre Paul); la conquista con il sacrificio dei propri obiettivi (per andare a studiare all'accademia della magia e per far studiare l'amica Sylphie, Rudeus va a lavorare come precettore, nonostante la evidente forzatura della scelta da parte del padre Paul); gli imprevisti e le difficoltà di trovarsi ad approcciare situazioni impreviste e pericolose; l'interazione con persone che prima facie sembrano ostili e pericolose e che poi si rivelano significative e preziose per il protagonista (dimostrando che non bisogna fermarsi alla prima apparenza e alle dicerie riportate da altri); i sentimenti umani nella loro pienezza, quali l'amicizia e l'amore, il sacrificio, l'altruismo, ecc.; il dolore per l'allontanamento o la perdita delle persone più care; la forza di andare avanti nonostante le avversità e trovare una soluzione non solo per sé ma anche e soprattutto per gli altri; fare i conti con le proprie esperienze negative passate (e non sono poche...), le proprie manie e perversioni (e da questo punto di vista le situazioni "ecchi" fanno chiaramente capire che Rudeus è comunque un adulto con le sue fissazioni in materia di sesso, sebbene queste si riversino su ragazzine, tanto da farlo sembrare a prima vista un po' - tanto - "sopra le righe").
Il tutto attraverso un "metaforico" e "allegorico" viaggio in un'ambientazione fantasy in cui non mancano i momenti di riflessione per un NEET che già in questi primi ventitré episodi sembra evolvere di pari grado con la crescita del bambino Rudeus, e sembra non fermarsi alla disillusione "distruttiva" e alienante di un hikikomori che non crede più a nulla e a cui la vita sembra aver tolto e negato qualsiasi forma di felicità...
E anche gli altri personaggi, a dire il vero molti, sono tutti bene o male trattati e gestiti in modo che non rappresentino delle meteore, ma ricevano un trattamento che ne evidenzi una evoluzione.
Dal punto di vista tecnico l'anime presenta un comparto grafico di tutto rispetto: il worldbuilding è molto bello, l'ambientazione molto curata e le animazioni tutto sommato fluide. Il comparto musicale è gestito con altrettanta cura, tanto da inglobare le opening nella trama stessa e non come clip a sé stanti.
Sebbene il genere fantasy non sia proprio uno dei miei preferiti, consiglio la visione dell'anime, non nascondendo di attendere con curiosità il rilascio dei nuovi episodi per vedere come andrà a finire la storia... e chissà che non vada a riprendere la novel o il manga per soddisfare le mie attese.
Tralasciando la trama, per evitare spoiler, uno degli aspetti che mi hanno più intrigato è il parallelismo tra la vita passata del protagonista e quella nuova in cui cerca di sfruttare al massimo la cosiddetta "seconda occasione" concessagli per superare i traumi subiti e gli errori commessi nella vita precedente. L'evoluzione di Rudeus Greyat è lenta ma progressiva: la nuova vita lo pone di fronte a scelte, difficoltà e novità che lo costringeranno da un lato a mettere in pratica quanto già maturato dalla precedente esperienza di vita, nel bene e nel male, e dall'altro a rimettersi in gioco per rivedere le sue convinzioni sulla famiglia, sulla giustizia, sui valori e gli ideali, sulla tolleranza delle diversità, sui pregiudizi e in generale sulle avversità che l'esistenza ci pone davanti e che devono essere comunque affrontate, senza rinchiudersi nel rifiuto totale di qualsiasi forma di interazione con la vita e con gli altri.
Sebbene la serie di ventitré episodi non sia conclusiva della trama (credo che sia in cantiere una ulteriore serie di episodi), già questa sembra una metafora del percorso di redenzione dell'hikikomori che alberga in Rudeus, attraverso una nuova esistenza di cui l'anime di racconta, in modo talvolta dettagliato anche attraverso la quotidianità più intima e scontata, le vicende di un bambino e poi ragazzino che affronta: i drammi familiari tipici quali l'infedeltà, le difficoltà di interazione con i propri genitori (in questo caso il padre Paul); la conquista con il sacrificio dei propri obiettivi (per andare a studiare all'accademia della magia e per far studiare l'amica Sylphie, Rudeus va a lavorare come precettore, nonostante la evidente forzatura della scelta da parte del padre Paul); gli imprevisti e le difficoltà di trovarsi ad approcciare situazioni impreviste e pericolose; l'interazione con persone che prima facie sembrano ostili e pericolose e che poi si rivelano significative e preziose per il protagonista (dimostrando che non bisogna fermarsi alla prima apparenza e alle dicerie riportate da altri); i sentimenti umani nella loro pienezza, quali l'amicizia e l'amore, il sacrificio, l'altruismo, ecc.; il dolore per l'allontanamento o la perdita delle persone più care; la forza di andare avanti nonostante le avversità e trovare una soluzione non solo per sé ma anche e soprattutto per gli altri; fare i conti con le proprie esperienze negative passate (e non sono poche...), le proprie manie e perversioni (e da questo punto di vista le situazioni "ecchi" fanno chiaramente capire che Rudeus è comunque un adulto con le sue fissazioni in materia di sesso, sebbene queste si riversino su ragazzine, tanto da farlo sembrare a prima vista un po' - tanto - "sopra le righe").
Il tutto attraverso un "metaforico" e "allegorico" viaggio in un'ambientazione fantasy in cui non mancano i momenti di riflessione per un NEET che già in questi primi ventitré episodi sembra evolvere di pari grado con la crescita del bambino Rudeus, e sembra non fermarsi alla disillusione "distruttiva" e alienante di un hikikomori che non crede più a nulla e a cui la vita sembra aver tolto e negato qualsiasi forma di felicità...
E anche gli altri personaggi, a dire il vero molti, sono tutti bene o male trattati e gestiti in modo che non rappresentino delle meteore, ma ricevano un trattamento che ne evidenzi una evoluzione.
Dal punto di vista tecnico l'anime presenta un comparto grafico di tutto rispetto: il worldbuilding è molto bello, l'ambientazione molto curata e le animazioni tutto sommato fluide. Il comparto musicale è gestito con altrettanta cura, tanto da inglobare le opening nella trama stessa e non come clip a sé stanti.
Sebbene il genere fantasy non sia proprio uno dei miei preferiti, consiglio la visione dell'anime, non nascondendo di attendere con curiosità il rilascio dei nuovi episodi per vedere come andrà a finire la storia... e chissà che non vada a riprendere la novel o il manga per soddisfare le mie attese.