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Attenzione: la recensione contiene spoiler

“Ufo Robot Goldrake” (in originale “Ufo Robot Grendizer”) è una serie animata di genere mecha prodotta dallo studio Toei Animation, trasmessa tra il 5 ottobre 1975 e il 27 febbraio 1977, per un totale di settantaquattro episodi.
Creata da Go Nagai, arrivò per la prima volta in Italia nel 1978 su Rai 2, segnando un’intera generazione che verrà addirittura definita “Goldrake Generation” e rivoluzionando completamente il significato di “cartone animato” inteso, all’epoca, dagli Italiani (allora abituati ai cartoon americani), provocando le ostilità di genitori, insegnanti e addirittura deputati, i quali lo demonizzavano, non capendone il significato.

Seguito de “Il Grande Mazinga” e ultimo capitolo della “Mazin-saga” originale (iniziata con “Mazinga Z” nel 1972), si discosta un po’ dal rapporto direttamente consequenziale che vi era tra i primi due capitoli, se non fosse per la presenza di Koji Kabuto (rinominato Alcor nel doppiaggio italiano), pilota del Mazinger Z.

Qui il protagonista è Duke Fleed, principe del pacifico e molto avanzato tecnologicamente Pianeta Fleed; in seguito alla conquista e alla distruzione del corpo celeste da parte di Re Vega (sovrano del Pianeta Vega, il quale scopo è la conquista dell’omonima nebulosa) e delle sue Forze Alleate, il principe di Fleed sarà costretto a scappare dal suo pianeta natale a bordo del Grendizer (Goldrake), un gigantesco robot dotato di un altrettanto enorme disco spaziale, cioè lo Spazer.
Dopo svariato tempo passato nello spazio più profondo, Duke Fleed giunge sulla Terra - più precisamente in Giappone, nei pressi della catena montuosa dello Yatsugatake - e viene trovato insieme al suo disco dal dottor Genzo Umon (Procton), direttore dell’Istituto di Ricerche Spaziali, un centro di ricerche situato
nelle vicinanze della Fattoria Shirakaba (Betulla Bianca); costui lo accoglie spacciandolo per suo figlio, nascondendo la sua identità di alieno e dandogli il falso nome di Daisuke Umon (in Italia riadattato come Actarus), costruendo poi un hangar sotterraneo dove vi nasconde il Grendizer e lo Spazer.
Due anni dopo, però, i Veghiani - mentre continuano la loro espansione e conquista dello spazio - si spingono fino al pianeta azzurro, creando, così, una base sulla faccia non visibile della Luna (la Skullmoon) che farà da “testa di ponte” sulla Terra per la sua conquista, da cui successivamente lanceranno i loro attacchi.
Sarà quindi Duke Fleed, insieme all’aiuto di Koji Kabuto e in seguito di altri personaggi, a dover difendere il pianeta che ora lo ospita.

Originariamente, il terzo capitolo di questa trilogia doveva essere una serie chiamata “God Mazinger” - di cui ho parlato appositamente nella recensione de “Il Grande Mazinga” -, ma, dato il successo del mediometraggio animato “La grande battaglia dei dischi volanti” (in originale “Uchu Enban Daisenso”, sempre creato da Nagai), che cavalcava la moda degli UFO di quegli anni, la Toei richiese al mangaka di sviluppare una serie che si collegasse a quella dei Mazinga a partire da quel cortometraggio.
Sotto la pressione dei produttori, inoltre, si voleva la partecipazione di Koji Kabuto - che quindi avrebbe unito le serie precedenti con questa, facendo da collante -, a cui Nagai era contrario, ma dovendo alla fine cedere.

Così, l’originario terzo capitolo della trilogia dei Mazinger divenne “Grendizer”, e “God Mazinger”, in cui Koji sarebbe ritornato ad essere il protagonista, non venne mai realizzato.

Forse è proprio l’essere più distaccato dai precedenti “Mazinger Z” e “Great Mazinger” che rende, a mio parere, questo “Ufo Robot Grendizer” una serie superiore e decisamente più fresca soprattutto dal punto di vista della trama, ma non solo.
Effettivamente, se al posto di Koji/Alcor ci fosse stato un qualsiasi altro personaggio, la serie sarebbe comunque stata in grado di “reggersi da sola”, un po’ come “Jeeg Robot d’Acciaio”.
Per di più, dopo che Koji salva la situazione nel finale de “Il Grande Mazinga”, mettendo da parte Tetsuya Tsurugi (vero protagonista della serie), vederlo come comprimario fa assoluta giustizia ad Actarus, sul quale Nagai volle concentrarsi principalmente fin da subito.

Nello specifico, Actarus/Duke Fleed risulta essere un protagonista e un personaggio meraviglioso, a partire dalla prima puntata, dove viene presentato con un particolare alone di mistero che lo caratterizza fin da subito come solitario e malinconico.
Da lì a poco, si potrà ben denotare la sua psicologia, e riceverà una ottima caratterizzazione nel corso di tutta la serie; magnanimo, empatico, completamente benevolo e puro d’animo ma allo stesso tempo tormentato dalla guerra e segnato dagli orrendi avvenimenti che questa gli ha inflitto.
Spesso timoroso del suo egoismo nell’esser scappato da Fleed invece di aver aiutato la sua gente, Duke è il personaggio nagaiano antimilitarista per eccellenza: odia la violenza e non vuole assolutamente combattere, tuttavia è costretto a farlo per evitare che la sua nuova patria subisca la sorte toccata al Pianeta Fleed per colpa di Vega e della sua mira espansionistica e colonizzatrice, il quale assoggetta e soggioga i popoli e i pianeti invasi al proprio potere.
E, sebbene stia lottando contro dei nemici, in numerosi casi ne riconosce la bontà insita nella loro persona, ma repressa e resa sopita per l’ottenimento di una determinata promessa, abbagliando questi della sua incontrastata benevolenza e facendo loro attraversare momenti di redenzione in cui si denota il loro lato più “umano”.
Non solo Actarus si distingue da Tetsuya per la sua visione completamente opposta sulla guerra (che nel pilota del Grande Mazinga è invece quasi uno scopo vitale), seppur questa sia un dovere, ma è peculiare anche il lato sentimentale del protagonista, più volte afflitto da amori tossici o irrealizzabili che riaffiorano dal suo complesso passato.

Ben caratterizzato è anche Koji, qui nel punto più alto della sua maturità sviluppatasi nel corso delle tre serie (nonostante sia solo un personaggio secondario), ma avendo sempre caratteristiche che lo contraddistinguono particolarmente da Duke/Actarus, come la continua avventatezza, l’ostinazione e il coraggio, soliti del ragazzo un po’ sfacciato che è sempre stato fin dal manga originale, ma che ne fanno comunque risaltare la sua affabilità.
Qui inizialmente aiuterà il protagonista non con l’ausilio della Fortezza d’Acciaio Mazinga Z, bensì con il TFO (acronimo che sta per Terrestrial Flying Object), ovvero un disco volante da lui progettato e costruito durante gli studi compiuti presso la NASA - il quale gli conferisce grande mobilità ma scarsa potenza d’attacco - e in seguito pilotando gli altri veicoli di supporto che saranno sviluppati successivamente.

Venusia (originariamente Hikaru) Makiba, poi, conferisce quella nota più leggera ma allo stesso tempo romantica alla serie, che sinceramente non mi sarei mai aspettato.
Innamorata di Actarus, è responsabile, seria e diligente nei momenti critici, dimostrando la sua particolare abilità nel pilotare vari tra i velivoli ausiliari a Goldrake (come il Delfino Spaziale), ma allo stesso tempo divenendo gentile e premurosa nei confronti dei familiari e della stessa squadra del Centro Ricerche.

Particolare è anche il Dottor Procton, non solo un semplice scienziato il quale ha dovuto smettere di applicarsi ai suoi studi sullo spazio e i misteri che lo caratterizzano per far fronte a una guerra, bensì più un padre nei confronti del protagonista. È calmo e imperturbabile anche nei momenti più complicati, come ad esempio accade nell’episodio 27, “L’attacco di Hydargos parte seconda”, in cui viene torturato per rivelare dove sia il nascondiglio di Goldrake.

Maria Grace Fleed funge da perfetta controparte di Venusia come Koji lo è di Actarus. Sorella di quest'ultimo, è la più giovane del gruppo, ribelle e sventata ma allo stesso tempo genuina, pura e ancora immatura, portata in salvo sulla Terra dal suo precettore appena iniziò la conquista di Fleed da parte dei Veghiani, il quale si era finto suo nonno. Spesso Maria ha dei diverbi con Koji, tra i quali vi è un'infatuazione, che ciononostante allentano la situazione nei momenti più drammatici.

Persino Rigel (in origine Danbei) e Mizar (Goro) Makiba - rispettivamente il padre, proprietario della Fattoria Shirakaba, e il fratello minore di Venusia - risultano dei piacevoli personaggi ben caratterizzati, i quali (oltre a risolvere alcune volte la situazione) danno una sfaccettatura più quotidiana e umana, ma allo stesso tempo inscenando dei momenti comici, con il primo che spesso è buffamente presuntuoso e il secondo modico e gentile, che cerca di far capire al padre quando esagera.

Allo stesso tempo, molto riusciti sono anche i nemici, a mio parere tra i più carismatici delle serie mecha create da Go Nagai, sia a livello psicologico che a livello di design.

In particolare, “Ufo Robot Goldrake” eredita da “Il Grande Mazinga” la vastità dell’apparato nemico, avente un monarca massimo (in questo caso il perfido tiranno Re Vega, qui addirittura scortato da un suo gruppo di Guardie Scelte), dei comandanti direttamente subordinati (come Gandal, Hydargos/Blacky o Zuril), dei mostri che vengono mandati nel tentativo di sconfiggere Goldrake e dei semplici soldati, questi ultimi anche piloti dei minidischi, ovvero piccoli UFO da combattimento.

Il Comandante in Capo Gandal ripropone in parte il design ermafrodito del Barone Ashura (ancora di più dall’episodio 28 in poi), essendo fisicamente un uomo - simile di volto al mostro di “Frankenstein” - ma composto anche da una controparte femminile che vive all’interno della sua testa, cioè Lady Gandal, una donna dai lunghi e folti capelli rossi la quale rappresenta il lato deciso, autoriale e furbo dell’alieno, che spesso compare - facendo per l’occasione aprire la testa del “marito” - nel tentativo di ingraziarsi i complimenti di Re Vega.

Hydargos, o Blacky, invece, è simile al classico alieno molto gracile e dalla testa particolarmente allungata, ma molto arguto e odioso di Duke Fleed, il quale gli fa perdere continuamente numerosi attacchi, facendo scaturire in lui la paura di essere destituito, perdendo così la carica e l’alto rilievo che porta (tanto da uccidere a tradimento, nell’episodio 7, Gorman, un comandante della Guardia Scelta di Vega giunto per riparare ai suoi continui fallimenti).

Simile a quest’ultimo è Re Vega, gracile e dalle orecchie appuntite, avente un copricapo dentato (simile alla seconda faccia della Regina Himika di “Jeeg Robot d’Acciaio”, ancora più simile a quella della versione di “Shin Jeeg”) e un mantello rosso.
Crudele e brutale sia nei confronti dei nemici che del suo stesso popolo - che, nell’episodio 52, “Fuga dal Pianeta Vega”, lascia morire, mentre il corpo celeste ormai contaminato esplode, scappando con la sua astronave per rifugiarsi sulla Luna -, il suo lato “umano” si potrà denotare solo per poco alla fine della serie, quando comparirà la figlia Rubina, da cui comunque, successivamente alla morte di questa, recupererà una inesorabile malvagità.

Vi è infine Il Ministro delle Scienze Zuril, tra tutti il mio villain maggiore preferito, dotato di un micro-computer al posto dell'occhio sinistro; spietato e privo di scrupoli ma molto astuto, è affamato di orgoglio, sentimento che, abbinato ai continui litigi con Gandal, gli farà perdere i tanto strategicamente pianificati attacchi a Duke Fleed.
Un po’ come Hydargos, anche Zuril sembra essere colui che più prova disprezzo per il principe di Fleed, soprattutto quando costui provoca la morte del figlio tanto amato, che vuole dimostrare al padre il suo valore, nonostante gli fosse stato ordinato da quest’ultimo e da Duke stesso di ritornale alla base lunare.

Particolarità dei comandanti subordinati a Re Vega è che, oltre ai già citati Gandal e Hydargos o ai minori Kirika (qui nota come Shira) o i cinque ragazzi che compaiono nell'episodio 59, figli di Guardie Imperiali - i quali sono tutti Veghiani -, ve ne sono presenti anche altri provenienti da altrettanti pianeti, questi ultimi conquistati da Vega e facenti parte delle sue Forze Alleate: ad esempio, lo stesso Zuril (del pianeta Zuul), Mineo (del pianeta Rubi), Yara, Gaus (del pianeta Wolf), Haruk (del pianeta Delta), Morus/Marcus (del pianeta Moru/Altair 2 nel doppiaggio italiano), o addirittura dello stesso pianeta Fleed, come Kane, dall'episodio 68 "Maria nella tempesta", andando perciò a formare una fitta rete di minor-villain molto ben pianificati e definiti.

Da “Il Grande Mazinga” questa serie riprende anche i toni, spesso cupi e drammatici, e il tema della guerra; quest'ultimo, però, assume una dimensione differente, quasi più "spirituale" che direttamente "guerriera".
L'obbiettivo principale della serie non è mostrare grandiosi combattimenti come nella serie precedente (i quali comunque risultano ben sceneggiati), bensì le diverse motivazioni secondarie che spingono i determinati personaggi alla guerra: ad esempio, Duke Fleed, che lotta come già detto in precedenza per proteggere la sua nuova patria, o i comandanti delle Forze Alleate di Vega, i quali combattono per l'autonomia o l'indipendenza del proprio pianeta e del proprio popolo o la salvezza di un familiare, o ancora gli stessi Veghiani, i quali combatteranno per la sopravvivenza della loro specie successivamente all’esplosione del pianeta endemico (che costringerà Vega e i suoi soldati a stabilizzarsi sulla base lunare Skullmoon, mentre Gandal e Zuril costruiranno sulla Terra una base marina sotterranea).

Il mecha design è molto buono e perfettamente incline agli standard semplici ma d’effetto di quell'epoca, a partire dallo Spazer e dallo splendido Goldrake, quest'ultimo tozzo ma possente dal punto di vista del design, il quale richiama quello dei Mazinger per la colorazione. Costruito dal metallo spaziale Gren, è dotato di un vastissimo armamento, come i "disintegratori multipli", i "boomerang elettronici", l' "alabarda spaziale", il "raggio anti-gravità", il "maglio perforante" o il "tuono spaziale" (chiamati in origine rispettivamente "Hand Beam", "Shoulder Boomerang" , "Double Harken", "Hanjūryoku Storm", "Screw Crasher Punch" e "Space Thunder").

Fanno la loro figura anche i velivoli di supporto del Grendizer, dediti a situazioni più specifiche, come il Goldrake 2 (Double Spazer), con il quale il robot riesce a volare, eliminando i punti morti che ha nello staccarsi dallo Spazer, il Delfino Spaziale (Marine Spazer), che rende Goldrake capace di solcare le acque, e la Trivella Spaziale (Drill Spazer), che gli permetterà di agire sottoterra.

E ancora più specifici saranno il batiscafo cosmico (Ultrasubmarine), con il quale sarà capace di arrivare a profondità marine maggiori rispetto a quelle sopportate dal Delfino Spaziale, o il Cosmo Special, astronave composta da tre parti sganciabili l’un l’altra (ciascuna pilotata rispettivamente da Maria, Koji o Venusia), usata per i combattimenti nello spazio.

I mostri nemici, invece, sono mecha che spesso partono dall'essere degli UFO, mostrando la loro vera forma quando si trasformano nell'assetto da combattimento; molti di questi riesumano, per l’appunto, due parti circolari nel corpo (ad esempio, nelle braccia o sulle spalle), in cui poi si richiudono diventando dischi spaziali, oppure il disco ne compone il busto stesso da cui in seguito esce il mostro.

Alcuni, come King Gori, invece, si basano su animali terrestri o esseri viventi di altri pianeti modificati, potenziati o resi successivamente dei cyborg.

Particolare è anche la caratteristica dell'inserire i nemici, che siano minori come Haruk o maggiori come Hydargos, in una cabina di pilotaggio all'interno del robot avversario, e quindi non comandandoli più solamente a distanza, bensì combattendo faccia a faccia contro Duke e il Grendizer.

A livello qualitativo, la serie è, naturalmente, superiore alle precedenti della saga, vantando non solo un disegno consistente e pulito o un'animazione e una regia più fluide, ma il character design affidato a nientemeno che Kazuo Komatsubara - per i primi quarantotto episodi - e Shingo Araki - per i successivi ventiquattro -, i quali creano dei personaggi affascinanti e peculiari.

Pareri finali: “Ufo Robot Goldrake” si è rivelato un grandioso anime mecha, avente una trama più fresca e dai maggiori spunti, che ne consentono variabilità, con una ottima caratterizzazione e definizione dei personaggi e dalla godibilissima qualità nonostante i quasi cinquant’anni. La consiglio particolarmente non solo ai fan più navigati del genere robotico (o più dettagliatamente super robotico), ma anche a chi volesse approcciarsi al genere, partendo dagli antipodi, o a chi, più semplicemente, volesse gustarsi una ottima serie degli anni ‘70.

Voto finale: 8,5