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Utopia: “Un mondo in cui lo spirito creativo è vivo, in cui la vita è un’avventura piena di gioia e di speranza, basata piuttosto sull’impulso a costruire che sul desiderio di mantenere ciò che si possiede o di impadronirsi di ciò che è posseduto dagli altri.” (Bertrand Russell)

Per coloro che sono alla ricerca della visione di anime non lineari, latamente complicati e metaforici, "Shinsekai Yori" è una serie che credo di poter consigliare.
Si tratta di un anime composto da 25 episodi (con un finale credibile e compiuto), tratto dall'omonima serie di light novel di Yūsuke Kishi del 2008, adattata nel 2012 dallo studio A-1 Pictures con alla regia Masashi Ishihama (già visto in "HoriMyia" e alla regia di singoli episodi di altre opere come "Saenai Heroine no Sodatekata ♭", "Erased", "The Tatami Galaxy", "Bugie d'Aprile", "Psyco-Pass 2", ecc.).

La potrei definire sinteticamente un apologo sull'esistenza e soprattutto sulla società umana, una allegoria su un mondo utopico, ideale e perfetto che sostanzialmente, e ironicamente, di perfetto non ha proprio nulla, al pari di qualsiasi creazione umana.
A differenza di altre opere del genere più nichiliste e/o disperate, "Shinsekai Yori" presenta piuttosto una serie di riflessioni all'insegna dei chiaroscuri, che contrappone l'illusione da parte dell'uomo di aver raggiunto, anche "obtorto collo", la consapevolezza della miglior espressione possibile di se e della comunità alla esistenza di valori universali inderogabili e irrinunciabili.

Il nuovo mondo rappresentato dall'anime, una realtà ambientata in un futuro remoto post apocalittico (presumibilmente nucleare) in cui gli umani vivono senza l'apparente ausilio di tecnologie avanzate, organizzati in un sistema sociale piuttosto semplice e a stretto contatto con la natura.
La vita degli umani è caratterizzata da un elemento peculiare che contraddistingue la natura degli umani stessi: l'essere dotati di poteri mentali di eccezionale portata che li rende capaci di affrontare, gestire e dominare a piacimento qualunque cosa o essere vivente sul pianeta.
Una condizione semi-divina che presenta una controindicazione non trascurabile, un pericolo da evitare a tutti i costi, pena in difetto l'esposizione del genere umano al rischi dell'estinzione: l'impossibilità da parte anche di un singolo umano di non riuscire a dominare un potere così ampio e di tale portata.
E che cosa hanno escogitato questi super umani? Hanno cercato di imbrigliare gli istinti più violenti verso se stessi, il prossimo e tutto ciò che li circonda con una limitazione "genetica" e una "educativa". Qualora non funzionasse, o meglio si percepisse anche solo il rischio che i singoli "non idonei" possano anche solo potenzialmente rappresentare un pericolo per l'umanità, questi soggetti potenzialmente pericolosi vengono sostanzialmente "cessati" (nel senso più tragico del termine). Non vado oltre per evitare spoiler.

Date le premesse, "Shinsekai Yori" narra la parabola di un gruppetto di cinque amici (3 maschi: Satoru, Mamoru e Shun - 2 femmine: Saki e Maria), attraverso una narrazione ben costruita documentante la loro crescita fisica e cararatteriale attraverso un vero e proprio percorso di formazione ma anche e soprattutto di scoperta da parte dei protagonisti della verità sulla loro condizione e destino.

E lo fa in modo equilibrato, intrigante e coinvolgente. Sebbene le puntate iniziali possano sembrare un po' lente, astruse, poco armoniche e anche naif, ben presto la serie tende a decollare attraverso la visione dei protagonisti che passano dall'aver condotto da ragazzini un'esistenza tranquilla, senza percepire il “male” che si nasconde e senza provare alcuna paura per il futuro che li attende, alla scoperta e alla presa di coscienza dei loro poteri con la grande "responsabilità" che ne deriva nel loro utilizzo.

"Dove voi vedete le cose ideali, io vedo cose umane, ahi troppo umane.” (Friedrich Wilhelm Nietzsche)

Lo spettatore, seguendo passo per passo le vicende dei protagonisti, scopre attraverso la loro crescita che il sistema di vita "utopico" e perfetto su cui è fondata la semplice società umana in cui vivono nasconde l'orrore di una tradizione millenaria, in cui l'ambiguità delle scelte operate dalla società si mescola con la certezza della loro profonda ingiustizia e crudeltà, tanto da ingenerare il ragionevole dubbio che la differenza tra mostruosità e umanità sfuma e si confonde.

"Shinsekai Yori", sotto le mentite spoglie di un anime fantasy, misterioso e psicologico, con la visione degli episodi diventa cupo, dark-thriller, crudele, metaforico e allegorico tanto che indurre chi lo vede a più di una riflessione sull'esistenza e sulle soluzioni congegnate dagli umani per affrontare i propri limiti.

E così "Shinsekai Yori" mette in scena l’ipocrisia e il cinismo della società umana in una storia fatta di difficili scelte morali, all’interno della quale il bene e il male si mescolano fino a ribaltare completamente i loro ruoli. Una serie un po' atipica e anche amara, in cui il "nuovo mondo", nonostante il titolo, viene dipinto come un posto dominato dalle contraddizioni, dalla violenza che in apparenza aborrisce e dall’ipocrisia. Quindi un mondo ingiusto, dominato dal terrore che l'umanità prova per se stessa, e dove avviene la definitiva perdita dell’innocenza e della immaginazione dei protagonisti e, più in generale, della società.
Quell'atmosfera di purezza e ingenuità che si percepisce all'inizio della serie e quella speranza di una umanità migliore e più equa cedono progressivamente il passo a un sistema vittima delle proprie insicurezze e delle proprie paure, in cui sono le stesse istituzioni deputate alla salvaguardia del genere umano e alla sua tutela a sostenere e alimentare una società iniqua, che persegue un bene superficiale e di facciata.

"Non ti pare che veniamo trattati alla stregua del vasellame? Una volta che il forno viene aperto e la ceramica ispezionata, tutti i pezzi che presentano crepe o deformazioni sono destinati ad essere distrutti. Dato che tutto ciò che ci attendeva era il destino di una ceramica fracassata, abbiamo deciso di fuggire, nella speranza di trovare un futuro diverso".

Diversamente da Maria e Mamoru, Saki, con la sua pervicacia a comprendere la verità e il senso in ciò che stava vivendo nella sua crescita, diventa la metafora di un singolo che non si arrende alla società in cui vive pur non fuggendo e pur non combattendo il sistema (come fa il sordido Squealer) in cui assurgerà a ruolo di particolare rilievo.
"Shinsekai Yori" con il finale agrodolce, dimostra come anche un singolo come Saki possa farsi portatrice di un messaggio di speranza e di cambiamento senza necessariamente isolarsi in senso di rifiuto o senza tramare per distruggere un equilibrio che sembra immutabile in modo radicale.

La sceneggiatura e la regia riescono tra alti e bassi ma con una grande essenzialità, limitando i virtuosismi registici, se non per gli spendidi fondali dei paesaggi attraversati dai protagonisti, senza essere mai ridondante. Forse il chara-design non mi ha particolarmente entusiasmato con visi che se non fosse per le diverse acconciature di capelli spesso non consentono di capire che sia il personaggio raffigurato.

"Shinsekai Yori" riesce a dar vita ad un anomalo racconto di formazione che affascina e a tratti anche commuove, pur rifiutando qualsiasi buonismo o ricatto morale nei confronti dello spettatore, sfociando in modo velato in un messaggio di critica. Un anime tremendamente realistico ancora oggi che, mettendosi dalla parte degli apparenti vincenti, riesce a far riflettere sugli abomini dell'umanità.