Fang of the Sun Dougram
Il 1981 è stato un anno di importanza storica per l'animazione giapponese. Dopo l'iniziale flop televisivo di "Gundam 0079", la messa in onda dei tre film omonimi del 1981 fu un grande successo e inaugurò un nuovo modo di fare animazione. Il "realismo" introdotto da Gundam creò un nuovo genere, un nuovo modo di caratterizzare i personaggi e le vicende che li coinvolgevano, sempre più vicine alla realtà e alle nostre esperienze di vita vissuta. Seguendo questa strada, Ryousuke Tahakashi, collega di Yoshituki Tomino nel glorioso studio Sunrise di allora, volle spingersi oltre, creando un'opera robotica ancora più realistica di "Gundam" e dai notevoli risvolti politici e sociologici. Nacque allora nel 1981 "Dougram", uno dei più grandi capostipiti real robot di sempre, insieme al poliedrico "Votoms" e al già citato "Gundam 0079".
L'inizio di Dougram è molto simile a quello di "Gundam": molto semplicemente, una piccola colonia spaziale, il pianeta Deloyer, rivendica la propria indipendenza nei confronti della federazione terrestre, facendo scoppiare una sanguinaria guerra civile. Tuttavia, mentre in "Gundam" gli aspetti politici, sociologici ed economici vengono trascurati e semplificati a favore di una certa spettacolarità ed epicità, in "Dougram" accade esattamente l'opposto: gli aspetti politici, sociologici ed economici fanno da padroni in tutta la serie, vengono sviscerati con notevole perizia storico/analitica e, sopratutto, non c'è veramente nulla di spettacolare. Il prodotto finale è estremamente realistico e a tratti stremante, quasi come un vero e proprio reportage di guerriglia civile.
Quella che sarebbe stata la colonia di "Side-three" senza trascurare il discorso economico/sociologico è Deloyer, che produce materie prime per la terra rappresentando una palese metafora del tipico paese sottosviluppato soggiogato dall'occidente. A molti verrà in mente di associare Deloyer a Cuba dato che anch'essa, prima della rivoluzione guidata da Fidel Castro e Che Guevara, aveva un governo fantoccio sotto la diretta influenza degli Stati Uniti, il governo Batista. Queste osservazioni sono lecite in quanto "Dougram" è una vera e propria rilettura sci-fi della guerra fredda e della rivoluzione cubana, anche se lo stesso discorso si può generalizzare ad alcune situazioni attualissime; un chiaro esempio è la questione Afghana con la sua guerriglia ed il suo governo fantoccio filoamericano. Al di là di queste considerazioni, molti saranno i rimandi alla figura del Che: Nanashi che legge il diario della motocicletta, l'aspetto fisico del leggendario J.Locke, il fatto che Crinn Cashim abbandoni la famiglia agiata per unirsi agli amici guerriglieri...
Sono veramente molteplici le sfaccettature presenti in questa lunga serie di 75 puntate. Non posso non ripensare all'ambiguo rapporto tra Crinn e il padre, politico di grande rilievo che vuole continuare a sfruttare Deloyer mantenendo lo status-quo; al fatto che gli stessi fornitori vendano armi a tutte le fazioni che si fanno la guerra (cosa molto realistica e attuale); al sincero idealismo dei guerriglieri rivoluzionari che si schianta contro la triste realtà dei burocrati, dei capziosi compromessi della politica e dei molteplici intrighi tra i vari gruppi di potere... Non manca inoltre l'aspetto intellettuale della rivoluzione, rappresentato dal saggio professor Samalin, i cui incisivi e memorabili discorsi sono reminescenti delle frasi dei grandi uomini del passato. Al giovane e ribelle protagonista, terrestre convertito alla causa Deloyeriana, egli dirà: "Se ragioniamo in termini di etichette, allora tu sei il nemico", evidenziando il fatto che l'umanità debba superare le discriminazioni, le incomprensioni, le "etichette" che impediscono la nascita di una società migliore. Il pensiero di Samalin è individualista, egli riconosce Crinn come individuo, come ingrediente fondamentale per la costruzione del "domani". Ogni grande idea ha bisogno di individui che la tramandino e col passare del tempo, come una valanga, questa idea renderà il mondo un posto migliore in cui vivere.
"Dougram" è senza dubbio l'anime più realistico mai realizzato. Persino il design dei personaggi è volutamente brutto: alcuni di essi sono grassi e dal faccione scimmiesco, altri sono magri e privi di attrattiva; tra questi ultimi non posso non rimembrare la ricca Daisy, ragazza innamorata di Crinn che, portandosi appresso un'enorme valigia, segue le sue gesta in giro per Deloyer sperando di reincontrarlo. Nella malinconica sigla di chiusura la vediamo staccare i petali di una margherita con un volto magrissimo, stanco, con lo sguardo assente. I suoi occhi esprimono il dolore nato dall'abbandono da parte di un amico d'infanzia verso il quale c'è sempre stato un sentimento che, ormai, difficilmente potrà germogliare. Del quale rimane solamente un "flashback", un frammento di nostalgia.
L'aspetto puramente "robotico" di questo anime è secondario; la regia preferisce lasciare ampio spazio alle strategie militari, alla politica, ai numerosi dialoghi scambiati dal grande cast di personaggi, ciascuno con una differente condizione sociale e ciascuno con un'impeccabile caratterizzazione, fin troppo realistica. Il combattimento tra i robot avviene quasi sempre negli ultimi cinque minuti di ciascun episodio e non è affatto entusiasmante. Infatti spesso la "Zanna del sole" perderà, sbaglierà la mira, finirà il carburante e sarà costretta a ritararsi. Inoltre il suo pilota si stancherà, andrà di matto, proverà rabbia e dolore in seguito ad alcune vicende personali, alterando le prestazioni del suo robot.
Siamo di fronte ad un prodotto veramente particolare, l'unico nel suo genere insieme a "Legend of the Galactic Heroes" di Noboru Ishiguro. Il lettore avrà dedotto autonomamente che la sceneggiatura di "Dougram" è lentissima, a tratti pachidermica. Questo non è un difetto, ma una delle caratteristiche che rendono questo prodotto unico. Le vicende a cui assisterà lo spettatore durante la visione sono comunque interessanti, sopratutto nelle ultime quindici puntate, piene di tensione e di colpi di scena da brividi. Devo comunque osservare che dopo un'ottima partenza, la storia rallenta un po' nella parte centrale, diventando leggermente ridondante. Inoltre sono anche presenti due filler consecutivi (avrei preferito vederli distribuiti in modo più omogeneo). Tuttavia molte vicende umane, alcune delle quali con un triste epilogo, susciteranno comunque interesse nello spettatore nonostante la lentezza della narrazione. E' ovvio che chi è abituato agli anime odierni, pieni di moe e fanservice, farà molta fatica a vedere "Dougram". In questo caso, se si trova la visione pesante ma si è comunque interessati al regista, consiglio di vedere prima "Votoms", in quanto è suddiviso in quattro archi da 13 episodi l'uno ed è molto più digeribile di "Dougram", sebbene sia stilisticamente diverso e più vicino alla fantascienza tout court che a un minuzioso reportage di guerriglia civile.
In conclusione, "Dougram" è l'esatto opposto di tutto quello che avete visto finora. Non ci sono superpoteri di vario tipo, esagerazioni, belle tipe, tamarrate ed eroi perfetti che salvano il mondo dai cattivi. Tahakashi con quest'opera vuole trasmetterci il realismo assoluto, dove non c'è alcun protagonista e dove il caso a volte può giocare brutti scherzi. Nell'acerba realtà nulla è completamente bianco e nulla è completamente nero; nell'acerba realtà dobbiamo accontentarci del grigio.
L'inizio di Dougram è molto simile a quello di "Gundam": molto semplicemente, una piccola colonia spaziale, il pianeta Deloyer, rivendica la propria indipendenza nei confronti della federazione terrestre, facendo scoppiare una sanguinaria guerra civile. Tuttavia, mentre in "Gundam" gli aspetti politici, sociologici ed economici vengono trascurati e semplificati a favore di una certa spettacolarità ed epicità, in "Dougram" accade esattamente l'opposto: gli aspetti politici, sociologici ed economici fanno da padroni in tutta la serie, vengono sviscerati con notevole perizia storico/analitica e, sopratutto, non c'è veramente nulla di spettacolare. Il prodotto finale è estremamente realistico e a tratti stremante, quasi come un vero e proprio reportage di guerriglia civile.
Quella che sarebbe stata la colonia di "Side-three" senza trascurare il discorso economico/sociologico è Deloyer, che produce materie prime per la terra rappresentando una palese metafora del tipico paese sottosviluppato soggiogato dall'occidente. A molti verrà in mente di associare Deloyer a Cuba dato che anch'essa, prima della rivoluzione guidata da Fidel Castro e Che Guevara, aveva un governo fantoccio sotto la diretta influenza degli Stati Uniti, il governo Batista. Queste osservazioni sono lecite in quanto "Dougram" è una vera e propria rilettura sci-fi della guerra fredda e della rivoluzione cubana, anche se lo stesso discorso si può generalizzare ad alcune situazioni attualissime; un chiaro esempio è la questione Afghana con la sua guerriglia ed il suo governo fantoccio filoamericano. Al di là di queste considerazioni, molti saranno i rimandi alla figura del Che: Nanashi che legge il diario della motocicletta, l'aspetto fisico del leggendario J.Locke, il fatto che Crinn Cashim abbandoni la famiglia agiata per unirsi agli amici guerriglieri...
Sono veramente molteplici le sfaccettature presenti in questa lunga serie di 75 puntate. Non posso non ripensare all'ambiguo rapporto tra Crinn e il padre, politico di grande rilievo che vuole continuare a sfruttare Deloyer mantenendo lo status-quo; al fatto che gli stessi fornitori vendano armi a tutte le fazioni che si fanno la guerra (cosa molto realistica e attuale); al sincero idealismo dei guerriglieri rivoluzionari che si schianta contro la triste realtà dei burocrati, dei capziosi compromessi della politica e dei molteplici intrighi tra i vari gruppi di potere... Non manca inoltre l'aspetto intellettuale della rivoluzione, rappresentato dal saggio professor Samalin, i cui incisivi e memorabili discorsi sono reminescenti delle frasi dei grandi uomini del passato. Al giovane e ribelle protagonista, terrestre convertito alla causa Deloyeriana, egli dirà: "Se ragioniamo in termini di etichette, allora tu sei il nemico", evidenziando il fatto che l'umanità debba superare le discriminazioni, le incomprensioni, le "etichette" che impediscono la nascita di una società migliore. Il pensiero di Samalin è individualista, egli riconosce Crinn come individuo, come ingrediente fondamentale per la costruzione del "domani". Ogni grande idea ha bisogno di individui che la tramandino e col passare del tempo, come una valanga, questa idea renderà il mondo un posto migliore in cui vivere.
"Dougram" è senza dubbio l'anime più realistico mai realizzato. Persino il design dei personaggi è volutamente brutto: alcuni di essi sono grassi e dal faccione scimmiesco, altri sono magri e privi di attrattiva; tra questi ultimi non posso non rimembrare la ricca Daisy, ragazza innamorata di Crinn che, portandosi appresso un'enorme valigia, segue le sue gesta in giro per Deloyer sperando di reincontrarlo. Nella malinconica sigla di chiusura la vediamo staccare i petali di una margherita con un volto magrissimo, stanco, con lo sguardo assente. I suoi occhi esprimono il dolore nato dall'abbandono da parte di un amico d'infanzia verso il quale c'è sempre stato un sentimento che, ormai, difficilmente potrà germogliare. Del quale rimane solamente un "flashback", un frammento di nostalgia.
L'aspetto puramente "robotico" di questo anime è secondario; la regia preferisce lasciare ampio spazio alle strategie militari, alla politica, ai numerosi dialoghi scambiati dal grande cast di personaggi, ciascuno con una differente condizione sociale e ciascuno con un'impeccabile caratterizzazione, fin troppo realistica. Il combattimento tra i robot avviene quasi sempre negli ultimi cinque minuti di ciascun episodio e non è affatto entusiasmante. Infatti spesso la "Zanna del sole" perderà, sbaglierà la mira, finirà il carburante e sarà costretta a ritararsi. Inoltre il suo pilota si stancherà, andrà di matto, proverà rabbia e dolore in seguito ad alcune vicende personali, alterando le prestazioni del suo robot.
Siamo di fronte ad un prodotto veramente particolare, l'unico nel suo genere insieme a "Legend of the Galactic Heroes" di Noboru Ishiguro. Il lettore avrà dedotto autonomamente che la sceneggiatura di "Dougram" è lentissima, a tratti pachidermica. Questo non è un difetto, ma una delle caratteristiche che rendono questo prodotto unico. Le vicende a cui assisterà lo spettatore durante la visione sono comunque interessanti, sopratutto nelle ultime quindici puntate, piene di tensione e di colpi di scena da brividi. Devo comunque osservare che dopo un'ottima partenza, la storia rallenta un po' nella parte centrale, diventando leggermente ridondante. Inoltre sono anche presenti due filler consecutivi (avrei preferito vederli distribuiti in modo più omogeneo). Tuttavia molte vicende umane, alcune delle quali con un triste epilogo, susciteranno comunque interesse nello spettatore nonostante la lentezza della narrazione. E' ovvio che chi è abituato agli anime odierni, pieni di moe e fanservice, farà molta fatica a vedere "Dougram". In questo caso, se si trova la visione pesante ma si è comunque interessati al regista, consiglio di vedere prima "Votoms", in quanto è suddiviso in quattro archi da 13 episodi l'uno ed è molto più digeribile di "Dougram", sebbene sia stilisticamente diverso e più vicino alla fantascienza tout court che a un minuzioso reportage di guerriglia civile.
In conclusione, "Dougram" è l'esatto opposto di tutto quello che avete visto finora. Non ci sono superpoteri di vario tipo, esagerazioni, belle tipe, tamarrate ed eroi perfetti che salvano il mondo dai cattivi. Tahakashi con quest'opera vuole trasmetterci il realismo assoluto, dove non c'è alcun protagonista e dove il caso a volte può giocare brutti scherzi. Nell'acerba realtà nulla è completamente bianco e nulla è completamente nero; nell'acerba realtà dobbiamo accontentarci del grigio.
Gli anime si possono dividere in tre categorie: quelli ottimisti, in cui i buoni vincono e i cattivi perdono; quelli pessimisti, in cui muoiono tutti; e poi c'è Dougram.
Dougram, classe 1981, primo real robot dopo 'Gundam', detiene un primato: è probabilmente l'anime più realistico mai realizzato. Non realistico in senso tecnico, trattandosi di una serie di fantascienza ambientata su un pianeta alieno con due soli, in cui i combattimenti avvengono con dei robot giganti; ma realistico dove conta, nella descrizione di una società molto, troppo, vicina alla nostra. 'Dougram' è infatti una di quelle poche serie in cui il vero protagonista è la Storia, quella con la "S" maiuscola. I personaggi sono solo attori, che giocano il loro ruolo, vivono, combattono, muoiono e infine vengono messi in disparte. È raro, anzi rarissimo trovare anime con una simile visione; certamente si può pensare a 'Gundam', ma in 'Gundam' il ruolo dei personaggi è troppo forte, troppo romantico - penso a figure come quella di Char, la Cometa Rossa, penso ai New Type. la Storia in 'Gundam' è ancora venata di Leggenda. Non così in 'Dougram'.
In 'Dougram' non ci sono personaggi dominanti: anche il pilota del robot, Crinn Cashim, svolge il suo ruolo di giovane ribelle e idealista e nulla di più. A ogni personaggio in 'Dougram' è assegnato soltanto lo spazio minimo e indispensabile per svolgere il suo ruolo. In questa maniera si riesce a mantenere un equilibrio mirabile, e ci si affeziona nello stesso tempo a tutti i personaggi in generale e a nessuno in particolare. Al messaggio di 'Dougram', che i personaggi non sono importanti, che non ci sono Eroi o Eroine, solo persone, e che quello che conta è la Storia, contribuisce fortemente il chara design, uno dei più "brutti" che si conoscano. La maggior parte dei personaggi maschili sono omaccioni robusti con la mascella quadrata e una fronte alla Frankenstein. I personaggi femminili non sono da meno e la fidanzata di Crinn, Daisy, è una delle ragazze più brutte e meno sessualmente appetibili che si sia mai vista in un anime. Anche il mecha design è uno dei meno eleganti, ma tutto ciò è un bene, perché 'Dougram' non è una serie di intrattenimento: il suo scopo non è quello di divertire e di entusiasmare lo spettatore, ma di farlo riflettere.
La sensazione fortissima è che gli autori abbiano studiato in dettaglio la storia delle rivoluzioni e delle guerre di indipendenza del ventesimo secolo, di paesi quali l'America Latina, l'Africa, l'Indocina, e che abbiamo basato l'anime su fatti realmente accaduti. Sicuramente non è un caso che in un episodio della serie Nanashi legga una biografia di Che Guevara. Non mancano nella storia recente gli esempi di false rivoluzioni, di false indipendenze, in cui si permuta una classe dirigente con un'altra e nulla cambia per quanto riguarda la situazione della povera gente e gli interessi delle potenti multinazionali, che è esattamente quello che viene descritto in 'Dougram'. Descritto non con intento di condanna - lo spettatore può e forse deve leggerlo in tal modo, naturalmente - ma in tono neutro, tramite una una voce narrante che descrive gli eventi e cita le date storicamente rilevanti, quasi leggesse un libro di testo scritto decenni o secoli dopo gli avvenimenti descritti nella serie. Asimov aveva fatto qualcosa di simile ricorrendo all'idea dell'Enciclopedia Galattica: ma la Trilogia Galattica è un'opera di fantascienza ottimista e ricca di sense of wonder. Non così 'Dougram'.
'Dougram' è completamente realistico e non lascia nessuno spiraglio al romanticismo. Si diverte invece a infrangere ogni idealismo e speranza dello spettatore. È così realistico che non si rifugia neppure nella facile scappatoia del pessimismo e della tragedia e così, caso più unico che raro, costituisce un esempio di anime allo stesso tempo non ottimista e non pessimista. Alla fine della serie, dopo 75 lentissimi episodi (ma non ci si annoia neppure in uno) si resta con molte più domande che risposte: chi ha veramente vinto? chi ha veramente perso? cosa riserverà il futuro? chi riscatterà chi è stato calpestato dalla storia? Ma soprattutto, la domanda che mi imbarazza più di tutte: com'è possibile che questa serie abbia avuto successo? Al giorno d'oggi la corrente di anime realistici, filosofici, sociologici, politici e privi di facili risposte di cui 'Dougram' è un fulgido esempio si è pressoché estinta. Ed è un vero peccato.
Dougram, classe 1981, primo real robot dopo 'Gundam', detiene un primato: è probabilmente l'anime più realistico mai realizzato. Non realistico in senso tecnico, trattandosi di una serie di fantascienza ambientata su un pianeta alieno con due soli, in cui i combattimenti avvengono con dei robot giganti; ma realistico dove conta, nella descrizione di una società molto, troppo, vicina alla nostra. 'Dougram' è infatti una di quelle poche serie in cui il vero protagonista è la Storia, quella con la "S" maiuscola. I personaggi sono solo attori, che giocano il loro ruolo, vivono, combattono, muoiono e infine vengono messi in disparte. È raro, anzi rarissimo trovare anime con una simile visione; certamente si può pensare a 'Gundam', ma in 'Gundam' il ruolo dei personaggi è troppo forte, troppo romantico - penso a figure come quella di Char, la Cometa Rossa, penso ai New Type. la Storia in 'Gundam' è ancora venata di Leggenda. Non così in 'Dougram'.
In 'Dougram' non ci sono personaggi dominanti: anche il pilota del robot, Crinn Cashim, svolge il suo ruolo di giovane ribelle e idealista e nulla di più. A ogni personaggio in 'Dougram' è assegnato soltanto lo spazio minimo e indispensabile per svolgere il suo ruolo. In questa maniera si riesce a mantenere un equilibrio mirabile, e ci si affeziona nello stesso tempo a tutti i personaggi in generale e a nessuno in particolare. Al messaggio di 'Dougram', che i personaggi non sono importanti, che non ci sono Eroi o Eroine, solo persone, e che quello che conta è la Storia, contribuisce fortemente il chara design, uno dei più "brutti" che si conoscano. La maggior parte dei personaggi maschili sono omaccioni robusti con la mascella quadrata e una fronte alla Frankenstein. I personaggi femminili non sono da meno e la fidanzata di Crinn, Daisy, è una delle ragazze più brutte e meno sessualmente appetibili che si sia mai vista in un anime. Anche il mecha design è uno dei meno eleganti, ma tutto ciò è un bene, perché 'Dougram' non è una serie di intrattenimento: il suo scopo non è quello di divertire e di entusiasmare lo spettatore, ma di farlo riflettere.
La sensazione fortissima è che gli autori abbiano studiato in dettaglio la storia delle rivoluzioni e delle guerre di indipendenza del ventesimo secolo, di paesi quali l'America Latina, l'Africa, l'Indocina, e che abbiamo basato l'anime su fatti realmente accaduti. Sicuramente non è un caso che in un episodio della serie Nanashi legga una biografia di Che Guevara. Non mancano nella storia recente gli esempi di false rivoluzioni, di false indipendenze, in cui si permuta una classe dirigente con un'altra e nulla cambia per quanto riguarda la situazione della povera gente e gli interessi delle potenti multinazionali, che è esattamente quello che viene descritto in 'Dougram'. Descritto non con intento di condanna - lo spettatore può e forse deve leggerlo in tal modo, naturalmente - ma in tono neutro, tramite una una voce narrante che descrive gli eventi e cita le date storicamente rilevanti, quasi leggesse un libro di testo scritto decenni o secoli dopo gli avvenimenti descritti nella serie. Asimov aveva fatto qualcosa di simile ricorrendo all'idea dell'Enciclopedia Galattica: ma la Trilogia Galattica è un'opera di fantascienza ottimista e ricca di sense of wonder. Non così 'Dougram'.
'Dougram' è completamente realistico e non lascia nessuno spiraglio al romanticismo. Si diverte invece a infrangere ogni idealismo e speranza dello spettatore. È così realistico che non si rifugia neppure nella facile scappatoia del pessimismo e della tragedia e così, caso più unico che raro, costituisce un esempio di anime allo stesso tempo non ottimista e non pessimista. Alla fine della serie, dopo 75 lentissimi episodi (ma non ci si annoia neppure in uno) si resta con molte più domande che risposte: chi ha veramente vinto? chi ha veramente perso? cosa riserverà il futuro? chi riscatterà chi è stato calpestato dalla storia? Ma soprattutto, la domanda che mi imbarazza più di tutte: com'è possibile che questa serie abbia avuto successo? Al giorno d'oggi la corrente di anime realistici, filosofici, sociologici, politici e privi di facili risposte di cui 'Dougram' è un fulgido esempio si è pressoché estinta. Ed è un vero peccato.
Space Century, anno 153: il pianeta Deloyeran, da sempre colonia della Federazione Terrestre, dopo l'instaurazione di un governo fantoccio rivendica la sua indipendenza. Crinn, figlio di Denon Cashim, governatore federale, sposa la causa dei suoi amici deloyerani e, abbandonata la facoltosa famiglia, si unisce all'insurrezione entrando nel gruppo della Zanna del Sole e diventando presto pilota del potentissimo Dougram. La guerra civile sarà lunghissima e dolorosa, e in essa si intrecceranno molteplici interessi...
Anime dall'importanza non relativa Dougram. Primo figlio della concezione robotica realistica/drammatica inaugurata da Gundam e, sopratutto, primo capolavoro del futuro re del Real Robot Ryousuke Takahashi. Una Prova, la sua, con la P maiuscola, un cult che, oggi riscoperto dopo decenni di oblio, aggiunge un nuovo rappresentante a quella decina di visioni robotiche fondamentali nell'evoluzione del genere. La domanda correntè è sicuramente quella del come trovare la forza di guardare una serie così vecchia, dai disegni così datati (prima e unica prova di chara design dello sceneggiatore Soji Yoshikawa) e composta da un elevato numero di episodi. L'unica risposta che mi sento di dare è che Dougram trascende la sua età, risultando tutt'oggi coinvolgente grazie allo sterminato numero di pregi. Il più importante dei lavori di Ryousuke Takahashi, che prima di inventare il "vero" Real Robot con Votoms, e aggiornarlo al massimo realismo possibile in Gasaraki e Flag, tra l'81 e l'83 racconta il primo, storico dramma di guerra dove il conflitto è analizzato nel modo più pragmatico possibile, nelle sue varie sfacettature politiche, economiche e sociali. È con Dougram che il suo nome diventa nell'ambiente sinonimo di storie dal background politico/militare curato oltre ogni limite.
Come da trama, incipit essenzialmente riciclato da quello di Gundam, ma è il modo di raccontare la storia che è antitetico. Se la creatura di Tomino racconta la guerra calandola in una storia di formazione dai toni epici e avventurosi, Takahashi lo fa in un modo così distaccato da farle perdere ogni residuo eroico, con una regia così oggettiva e priva di spettacolarità da sembrare quasi un reportage (tanto che il film riassuntivo che esce a fine serie addirittura si presenterà come documentario), e protagonisti del tutto irrilevanti nei giochi politici ed economici dei pezzi grossi che muovono le ostilità. Dougram è una metafora della Guerra Fredda, con il pianeta Deloyer che è un Paese dell'America Latina che tenta di liberarsi dalle odiose interferenze degli USA (l'immaginario stato di Medoul) che vi hanno instaurato un governo autoritario loro amico. Durante il conflitto i ribelli sono militarmente supportati dagli stati Kohod e Rodia (ovviamente, URSS e Cina), e la loro lotta ha così ripercussioni sulla politica, sull'economia e sull'opinione pubblica terrestre. Intuizioni che segnano il tratto fondamentale di quelle che saranno un po' tutte le future opere militari di Ryousuke Takahashi: setting ispirato alle vicende politiche contemporanee. E Dougram più di qualsiasi altro suo lavoro trasmette l'impressione di assistere a un vero scorcio di Storia: più e più volte la guerra d'indipendenza dei deloyerani, per effetto di ambientazioni, abbigliamenti e dettagli minori (la canzonetta rivoluzionaria spesso cantata dalla Zanna del Sole, sorta di Bella Ciao fantascientifica) fa rivivere echi di guerra civile spagnola e/o cubana. Lo stesso Crinn, per l'abbandono alla vita agiata in favore della guerriglia, ricorda Ernesto Guevara - e il rivoluzionario viene anche citato esplicitamente -.
Fang of the Sun Dougram pone in primissimo piano, con rigore ed esemplare cura dialogica, relazioni interpersonali, tattiche militari e macchinazioni politiche: ne sono prova le numerose discussioni della famiglia di Crinn sugli esiti e le conseguenze del conflitto, o le strategie con cui la Zanna del Sole e i suoi avversari portano avanti le loro battaglie, pensando a mille variabili come l'umore delle truppe, le munizioni rimaste, le implicazioni morali di una sconfitta, la conformazione geografica del terreno, le spese militari, lo stress del pilota Crinn... addirittura lo stato del carburante del gigantesco Dougram. In questo senso, per l'appassionato di Storia robotica, Dougram segna un altro passo in avanti verso la creazione del vero Real Robot. Come in Gundam anche in questo caso il robottone protagonista è invincibile (i veri robot realistici continuano a essere le unità prodotte in serie, i Soltic), ma è però sempre più smitizzato dal suo ruolo, sempre più vulnerabile, sempre più dipendente dalle debolezze psicologiche del suo pilota, tanto che in più di un'occasione è costretto a ritirarsi o addirittura a fuggire dai campi di battaglia perché rimasto disarmato, senza più carburante etc. Il forte realismo di fondo è ricorrente in ogni aspetto della trama, toccando caratterizzazioni psicologiche complesse (non si vedono spesso connotazioni umane date a ruoli odiosi quali spie, tiranni o traditori), analisi dei rapporti familiari e delle visioni della politica, riflessioni filosofiche sul ruolo delle idee, delle rivoluzioni e della mentalità degli individui nella Storia, intermezzi sentimentali una volta tanto credibili e non da romanzo d'appendice, tragiche e inaspettate morti dovute a pura sfortuna e non a immolazioni eroiche, crudo realismo degli scenari di guerra (ospedali militari, campi minati, soldati impazziti dallo stress etc.), etc. Interessante poi il ruolo dei componenti della Zanna del Sole, non passivi spettatori delle battaglie del Dougram ma veri e propri attori importanti che, con le loro armi, solitamente fucili o bazooka, intervengono attivamente nelle battaglie aiutando Crinn a sopravvivere agli scontri più duri. Si può forse parlare, per davvero, di una storia robotica ambientata in un contesto totalmente realistico.
Quello che però veramente stupisce dell'opera è come Takahashi imbastisce una storia lunga, minuziosa e dai tempi narrativi pachidermici (il soggetto principale procede a una lentezza esasperante, salvo poi "esplodere" nelle ultime quindici puntate) senza annoiare mai. Rispetto ai lavori successivi, maniacali a livelli tanto estremi da risultare gelidi (Gasaraki e Flag, ma anche il celebrato Votoms per certi versi), il regista trova in Dougram perfetto equilibrio tra intermezzi action e didascalici, presentando un coinvolgente dramma che tiene avvinghiati dall'inizio alla fine, anche a dispetto di un aspetto grafico vintage (non per questo inespressivo), protagonisti non irresistibili e una OST dimenticabile e ripetitiva. Questo, forse, perché più che di genere robotico Dougram vuole essere la semplice cronaca di una guerra civile, non si spiegherebbe altrimenti lo spazio risicato dato agli scontri tra robot, quasi sempre relegati agli ultimi tre minuti di episodio (tanto per fornire a Sunrise e agli sponsor il contentino mecha).
Un finale forse prevedibile, ma comunque evocativo e in piena linea con le premesse di realismo politico della vicenda, è la ciliegina finale che rende la visione di Dougram indimenticabile. Un'opera di culto assoluto che, finalmente recuperato e reso disponibile alla visione, si spera conosca tardivamente la dovuta consacrazione internazionale a opera tra quelle imprescindibili del genere. Un lavoro che per i suoi temi è unico nel mondo dell'animazione, se si esclude Legend of the Galactic Heroes realizzato sei anni dopo e che riesce addirittura a eguagliarlo.
Anime dall'importanza non relativa Dougram. Primo figlio della concezione robotica realistica/drammatica inaugurata da Gundam e, sopratutto, primo capolavoro del futuro re del Real Robot Ryousuke Takahashi. Una Prova, la sua, con la P maiuscola, un cult che, oggi riscoperto dopo decenni di oblio, aggiunge un nuovo rappresentante a quella decina di visioni robotiche fondamentali nell'evoluzione del genere. La domanda correntè è sicuramente quella del come trovare la forza di guardare una serie così vecchia, dai disegni così datati (prima e unica prova di chara design dello sceneggiatore Soji Yoshikawa) e composta da un elevato numero di episodi. L'unica risposta che mi sento di dare è che Dougram trascende la sua età, risultando tutt'oggi coinvolgente grazie allo sterminato numero di pregi. Il più importante dei lavori di Ryousuke Takahashi, che prima di inventare il "vero" Real Robot con Votoms, e aggiornarlo al massimo realismo possibile in Gasaraki e Flag, tra l'81 e l'83 racconta il primo, storico dramma di guerra dove il conflitto è analizzato nel modo più pragmatico possibile, nelle sue varie sfacettature politiche, economiche e sociali. È con Dougram che il suo nome diventa nell'ambiente sinonimo di storie dal background politico/militare curato oltre ogni limite.
Come da trama, incipit essenzialmente riciclato da quello di Gundam, ma è il modo di raccontare la storia che è antitetico. Se la creatura di Tomino racconta la guerra calandola in una storia di formazione dai toni epici e avventurosi, Takahashi lo fa in un modo così distaccato da farle perdere ogni residuo eroico, con una regia così oggettiva e priva di spettacolarità da sembrare quasi un reportage (tanto che il film riassuntivo che esce a fine serie addirittura si presenterà come documentario), e protagonisti del tutto irrilevanti nei giochi politici ed economici dei pezzi grossi che muovono le ostilità. Dougram è una metafora della Guerra Fredda, con il pianeta Deloyer che è un Paese dell'America Latina che tenta di liberarsi dalle odiose interferenze degli USA (l'immaginario stato di Medoul) che vi hanno instaurato un governo autoritario loro amico. Durante il conflitto i ribelli sono militarmente supportati dagli stati Kohod e Rodia (ovviamente, URSS e Cina), e la loro lotta ha così ripercussioni sulla politica, sull'economia e sull'opinione pubblica terrestre. Intuizioni che segnano il tratto fondamentale di quelle che saranno un po' tutte le future opere militari di Ryousuke Takahashi: setting ispirato alle vicende politiche contemporanee. E Dougram più di qualsiasi altro suo lavoro trasmette l'impressione di assistere a un vero scorcio di Storia: più e più volte la guerra d'indipendenza dei deloyerani, per effetto di ambientazioni, abbigliamenti e dettagli minori (la canzonetta rivoluzionaria spesso cantata dalla Zanna del Sole, sorta di Bella Ciao fantascientifica) fa rivivere echi di guerra civile spagnola e/o cubana. Lo stesso Crinn, per l'abbandono alla vita agiata in favore della guerriglia, ricorda Ernesto Guevara - e il rivoluzionario viene anche citato esplicitamente -.
Fang of the Sun Dougram pone in primissimo piano, con rigore ed esemplare cura dialogica, relazioni interpersonali, tattiche militari e macchinazioni politiche: ne sono prova le numerose discussioni della famiglia di Crinn sugli esiti e le conseguenze del conflitto, o le strategie con cui la Zanna del Sole e i suoi avversari portano avanti le loro battaglie, pensando a mille variabili come l'umore delle truppe, le munizioni rimaste, le implicazioni morali di una sconfitta, la conformazione geografica del terreno, le spese militari, lo stress del pilota Crinn... addirittura lo stato del carburante del gigantesco Dougram. In questo senso, per l'appassionato di Storia robotica, Dougram segna un altro passo in avanti verso la creazione del vero Real Robot. Come in Gundam anche in questo caso il robottone protagonista è invincibile (i veri robot realistici continuano a essere le unità prodotte in serie, i Soltic), ma è però sempre più smitizzato dal suo ruolo, sempre più vulnerabile, sempre più dipendente dalle debolezze psicologiche del suo pilota, tanto che in più di un'occasione è costretto a ritirarsi o addirittura a fuggire dai campi di battaglia perché rimasto disarmato, senza più carburante etc. Il forte realismo di fondo è ricorrente in ogni aspetto della trama, toccando caratterizzazioni psicologiche complesse (non si vedono spesso connotazioni umane date a ruoli odiosi quali spie, tiranni o traditori), analisi dei rapporti familiari e delle visioni della politica, riflessioni filosofiche sul ruolo delle idee, delle rivoluzioni e della mentalità degli individui nella Storia, intermezzi sentimentali una volta tanto credibili e non da romanzo d'appendice, tragiche e inaspettate morti dovute a pura sfortuna e non a immolazioni eroiche, crudo realismo degli scenari di guerra (ospedali militari, campi minati, soldati impazziti dallo stress etc.), etc. Interessante poi il ruolo dei componenti della Zanna del Sole, non passivi spettatori delle battaglie del Dougram ma veri e propri attori importanti che, con le loro armi, solitamente fucili o bazooka, intervengono attivamente nelle battaglie aiutando Crinn a sopravvivere agli scontri più duri. Si può forse parlare, per davvero, di una storia robotica ambientata in un contesto totalmente realistico.
Quello che però veramente stupisce dell'opera è come Takahashi imbastisce una storia lunga, minuziosa e dai tempi narrativi pachidermici (il soggetto principale procede a una lentezza esasperante, salvo poi "esplodere" nelle ultime quindici puntate) senza annoiare mai. Rispetto ai lavori successivi, maniacali a livelli tanto estremi da risultare gelidi (Gasaraki e Flag, ma anche il celebrato Votoms per certi versi), il regista trova in Dougram perfetto equilibrio tra intermezzi action e didascalici, presentando un coinvolgente dramma che tiene avvinghiati dall'inizio alla fine, anche a dispetto di un aspetto grafico vintage (non per questo inespressivo), protagonisti non irresistibili e una OST dimenticabile e ripetitiva. Questo, forse, perché più che di genere robotico Dougram vuole essere la semplice cronaca di una guerra civile, non si spiegherebbe altrimenti lo spazio risicato dato agli scontri tra robot, quasi sempre relegati agli ultimi tre minuti di episodio (tanto per fornire a Sunrise e agli sponsor il contentino mecha).
Un finale forse prevedibile, ma comunque evocativo e in piena linea con le premesse di realismo politico della vicenda, è la ciliegina finale che rende la visione di Dougram indimenticabile. Un'opera di culto assoluto che, finalmente recuperato e reso disponibile alla visione, si spera conosca tardivamente la dovuta consacrazione internazionale a opera tra quelle imprescindibili del genere. Un lavoro che per i suoi temi è unico nel mondo dell'animazione, se si esclude Legend of the Galactic Heroes realizzato sei anni dopo e che riesce addirittura a eguagliarlo.