Cyber City Oedo 808
Mini serie composta da 3 oav (della durata di 40 minuti ciascuno), realizzata nel 1990 da Kawajiri, con lo studio Madhouse, "Cyber City Oedo 808" si staglia nel panorama delle opere di genere Cyberpunk.
Ambientata in un lontano futuro, la trama segue le storie di Sengoku, Gogol e Benten, tre criminali condannati a 300 anni di carcere per omicidi e hacking. A questi tre uomini viene data una possibilità: verrà loro scontata la pena se entreranno a far parte del corpo di polizia cibernetico della città di Oedo. Verranno loro affidate missioni più o meno pericolose: se riusciranno a portarle a termine, gli anni di carcere diminuiranno, in caso contrario o in caso di fuga, i collari che indossano faranno loro esplodere la testa uccidendoli.
Kawajiri ci ha già abituato a storie che non prevedono dei veri e propri eroi canonici come protagonisti. Anche in Oedo, i tre protagonisti sono anti-eroi, che fanno della violenza il loro punto cardine, e che non fanno del “uno per tutti, tutti per uno” una regola da usare.
Ognuno dei tre episodi si concentra su uno dei tre criminali, e fa uso dei classici elementi del thriller futuristico, esperimenti militari, con uno scenario sci-fi contaminato da cyberpunk. La violenza insita nelle scene d’azione, per altro curate benissimo anche grazie al meraviglioso studio che ci ha lavorato, sono condite anche da dialoghi ovviamente e giustamente volgari, che non si risparmiano di parolacce e frasi crude.
Personalmente, in questa mini serie ci ho visto l’impronta di tanti titoli importanti del cinema… con un’ambientazione relativamente simile a quella di Akira, la trama e i contenuti mi hanno ricordato vagamente Blade Runner.
Motivo per cui consiglio la serie a chi ha apprezzato questi titoli, o gli altri lavori del regista.
Ambientata in un lontano futuro, la trama segue le storie di Sengoku, Gogol e Benten, tre criminali condannati a 300 anni di carcere per omicidi e hacking. A questi tre uomini viene data una possibilità: verrà loro scontata la pena se entreranno a far parte del corpo di polizia cibernetico della città di Oedo. Verranno loro affidate missioni più o meno pericolose: se riusciranno a portarle a termine, gli anni di carcere diminuiranno, in caso contrario o in caso di fuga, i collari che indossano faranno loro esplodere la testa uccidendoli.
Kawajiri ci ha già abituato a storie che non prevedono dei veri e propri eroi canonici come protagonisti. Anche in Oedo, i tre protagonisti sono anti-eroi, che fanno della violenza il loro punto cardine, e che non fanno del “uno per tutti, tutti per uno” una regola da usare.
Ognuno dei tre episodi si concentra su uno dei tre criminali, e fa uso dei classici elementi del thriller futuristico, esperimenti militari, con uno scenario sci-fi contaminato da cyberpunk. La violenza insita nelle scene d’azione, per altro curate benissimo anche grazie al meraviglioso studio che ci ha lavorato, sono condite anche da dialoghi ovviamente e giustamente volgari, che non si risparmiano di parolacce e frasi crude.
Personalmente, in questa mini serie ci ho visto l’impronta di tanti titoli importanti del cinema… con un’ambientazione relativamente simile a quella di Akira, la trama e i contenuti mi hanno ricordato vagamente Blade Runner.
Motivo per cui consiglio la serie a chi ha apprezzato questi titoli, o gli altri lavori del regista.
<b>Attenzione: possibili spoiler</b>
Dalla stessa mano che ha diretto "La città delle bestie incantatrici", "Demon city shinjuku", ecc., questa serie di tre OAV appare ai miei occhi essere l'esempio più felice (in attesa di altri titoli di Kawajiri).
Ambientato nel futuro 2808 (da cui si ricava l'808 del titolo), il primo OAV si apre con l'inquadratura suggestiva della Terra vista dallo spazio. Poi questa si restringe verso un ambiente antropocentrico ed una voce meccanica invita tre ombre dietro le sbarre ad un appuntamento.
Le figure misteriose si dirigono in una stanza buia, dove avviene il discorso cardine dell'anime. Scopriamo così che i tre sono dei banditi, incarcerati per vari crimini in una struttura orbitante nello spazio: Sengoku, un individuo molto testardo e dalla parlata volgare, Benten, un ragazzo elegante dalle movenze femminee e Gogul, un armadio con la tipica cresta punk. Vengono reclutati (quasi obbligati) dall'ufficiale Hasegawa per far parte delle truppe speciali della polizia di Oedo (ex Tokyo). Si tratta di un patto fra Stato e condannati: si devono impegnare nei loro compiti (missioni ad alto rischio) e in cambio le loro pene scendono ad ogni successo (si parla di più 300 anni di galera). La "fregatura", dal punto di vista dei delinquenti, è che se succede il contrario, le loro teste "chiederanno prontamente divorzio dal resto del corpo", come il "gran burattinaio" Hasegawa spiega fino allo sfinimento (tramite dei collari carichi di esplosivo).
Da lì in poi la storia si svolge sulla Terra ed ogni episodio si concentra su uno dei tre criminali.
Con "Memorie Remote" vediamo il fluttuare di petali di ciliegio in mezzo ai grattacieli di Oedo (si sono visti molto poco nelle metropoli futuristiche, tipo Neo Tokyo in "Akira" o Mega Tokyo in "AD Police") ed ovviamente Sengoku intento ad inseguire controvoglia un suo "collega" della malavita.
La sequenza è assai dinamica, dato che include il salto di un ponte con l'auto della polizia in dotazione.
Altra nota di merito va al fatto che finalmente l'apparato vocale è condito di tante parolacce. Cosa aspettarsi da criminali? Rose e Stilnovo?
Successivamente, Hasegawa manda Sengoku in missione. All'interno del palazzo più alto della città sono rimaste intrappolate ben 50.000 persone, a causa di un malfunzionamento del computer centrale. Tutto pilotato, in apparenza, da terroristi.
Con "Il programma esca" entra in gioco Gogul, che deve vedersela con una macchinazione pericolosa fatta da alte sfere. In primis per screditare la polizia cibernetica, e secondo... Non lo posso dire. Nel finale sono entrata in empatia con il nemico perché non è affatto colpa sua (è stato usato solo come materia prima per qualcosa di più grosso).
In "Lo strumento scarlatto", Benten indaga su alcuni strani omicidi riguardanti esperti di genetica. Strani perché sui loro cadaveri ci sono segni in stile vampiro.
Una finezza che ho apprezzato del personaggio è rinchiusa nel suo nome: Benten è un nome fittizio (quello reale nei registri è Merill Yanagawa), comunque non messo a caso. Denomina la dea buddista di vari principi, fra cui longevità ed eliminazione della sofferenza.
Mai come nello sviluppo successivo del caso si rivelano adeguati.
Un'altra cosa che ho notato, sempre in riferimento alla dea, è nella scena in cui Benten entra in una sala criogenica. Da nome, è una sorta di cimitero, in cui sono conservate delle bare con esseri umani congelati. La decorazione della parte inferiore di questi contenitori ricorda un dragone. La dea è famosa per una leggenda in cui riesce ad ammansire proprio un drago.
Forse sono congetture solo mie, ma credo che abbiamo buoni motivi per esistere.
Come si può aver capito, gli episodi di Sengoku (soprattutto) e di Benten mi sono rimasti più impressi. Sarà colpa dei risvolti finali di entrambi i casi (più commovente quello di Benten) e del lavoro egregio dei doppiatori (ascoltare Governale/Sengoku crea dipendenza).
In generale, sono indecisa su che voto dare. Sto oscillando fra 8 e 9.
Essendo oggettivi, qualche difetto esiste: qualche panoramica in più di Oedo avrebbe giovato, mi riferisco anche al primo episodio, nella scena in cui l'esterno del palazzo viene evacuato per motivi di sicurezza, gli animatori se la cavano con qualche omino che corre via; nei due successivi la storia "dei bei tempi andati", con colleghe di Benten e Gogul risulta ridondante; Hasegawa e Okyo non sono affrontati mentalmente bene, nel senso che Hasegawa propina agli altri solo la minaccia della bomba controllata a distanza, Okyo (una poliziotta, interesse di Sengoku) praticamente serve solo per cercare informazioni sui casi; le parolacce alla lunga si ripetono.
Oltre alle finezze che ho citato sopra, però, ci sono moltissimi aspetti positivi: la magnum che funziona solo con le impronte digitali del proprietario; l'ascensore spaziale; gli stessi balordi hanno dei principi, ad esempio, Sengoku: "Fra tutti e due (esseri umani e computer) possiamo davvero distruggere il mondo. Mi sorprende solo che ci stiamo mettendo così tanto.", o Benten, con il suo discorso sulla fine del tutto.
Le trame (non troppo intricate) tengono incollati fino alla fine, come pure le acrobazie, qualche dose di sangue (non esasperato, certe inquadrature durano pochi secondi), e gli spari, che non mancano.
Le musiche graffianti e fluide dell'edizione inglese, che abbiamo ereditato anche in Italia... Insomma, sono tutti tocchi di classe.
Penso di regalare un bel 9.
Da vedere.
Dalla stessa mano che ha diretto "La città delle bestie incantatrici", "Demon city shinjuku", ecc., questa serie di tre OAV appare ai miei occhi essere l'esempio più felice (in attesa di altri titoli di Kawajiri).
Ambientato nel futuro 2808 (da cui si ricava l'808 del titolo), il primo OAV si apre con l'inquadratura suggestiva della Terra vista dallo spazio. Poi questa si restringe verso un ambiente antropocentrico ed una voce meccanica invita tre ombre dietro le sbarre ad un appuntamento.
Le figure misteriose si dirigono in una stanza buia, dove avviene il discorso cardine dell'anime. Scopriamo così che i tre sono dei banditi, incarcerati per vari crimini in una struttura orbitante nello spazio: Sengoku, un individuo molto testardo e dalla parlata volgare, Benten, un ragazzo elegante dalle movenze femminee e Gogul, un armadio con la tipica cresta punk. Vengono reclutati (quasi obbligati) dall'ufficiale Hasegawa per far parte delle truppe speciali della polizia di Oedo (ex Tokyo). Si tratta di un patto fra Stato e condannati: si devono impegnare nei loro compiti (missioni ad alto rischio) e in cambio le loro pene scendono ad ogni successo (si parla di più 300 anni di galera). La "fregatura", dal punto di vista dei delinquenti, è che se succede il contrario, le loro teste "chiederanno prontamente divorzio dal resto del corpo", come il "gran burattinaio" Hasegawa spiega fino allo sfinimento (tramite dei collari carichi di esplosivo).
Da lì in poi la storia si svolge sulla Terra ed ogni episodio si concentra su uno dei tre criminali.
Con "Memorie Remote" vediamo il fluttuare di petali di ciliegio in mezzo ai grattacieli di Oedo (si sono visti molto poco nelle metropoli futuristiche, tipo Neo Tokyo in "Akira" o Mega Tokyo in "AD Police") ed ovviamente Sengoku intento ad inseguire controvoglia un suo "collega" della malavita.
La sequenza è assai dinamica, dato che include il salto di un ponte con l'auto della polizia in dotazione.
Altra nota di merito va al fatto che finalmente l'apparato vocale è condito di tante parolacce. Cosa aspettarsi da criminali? Rose e Stilnovo?
Successivamente, Hasegawa manda Sengoku in missione. All'interno del palazzo più alto della città sono rimaste intrappolate ben 50.000 persone, a causa di un malfunzionamento del computer centrale. Tutto pilotato, in apparenza, da terroristi.
Con "Il programma esca" entra in gioco Gogul, che deve vedersela con una macchinazione pericolosa fatta da alte sfere. In primis per screditare la polizia cibernetica, e secondo... Non lo posso dire. Nel finale sono entrata in empatia con il nemico perché non è affatto colpa sua (è stato usato solo come materia prima per qualcosa di più grosso).
In "Lo strumento scarlatto", Benten indaga su alcuni strani omicidi riguardanti esperti di genetica. Strani perché sui loro cadaveri ci sono segni in stile vampiro.
Una finezza che ho apprezzato del personaggio è rinchiusa nel suo nome: Benten è un nome fittizio (quello reale nei registri è Merill Yanagawa), comunque non messo a caso. Denomina la dea buddista di vari principi, fra cui longevità ed eliminazione della sofferenza.
Mai come nello sviluppo successivo del caso si rivelano adeguati.
Un'altra cosa che ho notato, sempre in riferimento alla dea, è nella scena in cui Benten entra in una sala criogenica. Da nome, è una sorta di cimitero, in cui sono conservate delle bare con esseri umani congelati. La decorazione della parte inferiore di questi contenitori ricorda un dragone. La dea è famosa per una leggenda in cui riesce ad ammansire proprio un drago.
Forse sono congetture solo mie, ma credo che abbiamo buoni motivi per esistere.
Come si può aver capito, gli episodi di Sengoku (soprattutto) e di Benten mi sono rimasti più impressi. Sarà colpa dei risvolti finali di entrambi i casi (più commovente quello di Benten) e del lavoro egregio dei doppiatori (ascoltare Governale/Sengoku crea dipendenza).
In generale, sono indecisa su che voto dare. Sto oscillando fra 8 e 9.
Essendo oggettivi, qualche difetto esiste: qualche panoramica in più di Oedo avrebbe giovato, mi riferisco anche al primo episodio, nella scena in cui l'esterno del palazzo viene evacuato per motivi di sicurezza, gli animatori se la cavano con qualche omino che corre via; nei due successivi la storia "dei bei tempi andati", con colleghe di Benten e Gogul risulta ridondante; Hasegawa e Okyo non sono affrontati mentalmente bene, nel senso che Hasegawa propina agli altri solo la minaccia della bomba controllata a distanza, Okyo (una poliziotta, interesse di Sengoku) praticamente serve solo per cercare informazioni sui casi; le parolacce alla lunga si ripetono.
Oltre alle finezze che ho citato sopra, però, ci sono moltissimi aspetti positivi: la magnum che funziona solo con le impronte digitali del proprietario; l'ascensore spaziale; gli stessi balordi hanno dei principi, ad esempio, Sengoku: "Fra tutti e due (esseri umani e computer) possiamo davvero distruggere il mondo. Mi sorprende solo che ci stiamo mettendo così tanto.", o Benten, con il suo discorso sulla fine del tutto.
Le trame (non troppo intricate) tengono incollati fino alla fine, come pure le acrobazie, qualche dose di sangue (non esasperato, certe inquadrature durano pochi secondi), e gli spari, che non mancano.
Le musiche graffianti e fluide dell'edizione inglese, che abbiamo ereditato anche in Italia... Insomma, sono tutti tocchi di classe.
Penso di regalare un bel 9.
Da vedere.
Cyber City Oedo 808 è una serie cyberpunk composta da tre episodi. Ogni episodio ha come protagonista principale uno dei tre ex-ergastolani che fanno parte di questo particolare corpo di polizia. I tre personaggi sono radicalmente diversi fra loro: Sengoku è ribelle e indisciplinato ma sembra essere quello che si trova più a suo agio in questa nuova condizione, si mette persino a flirtare con la poliziotta Okyo Jonouchi; Goggles è un gigante con due occhi cibernetici, nonostante all'apparenza sembri un bestione tutto muscoli, è il più intelligente del gruppo ed è un hacker esperto; Benten è una figura piuttosto singolare, dall'aspetto effeminato e dotato di un'agilità sovrumana. I tre non si fanno comunque scrupoli a disobbedire agli ordini se sono in contrasto con la loro morale, anche a costo di rimetterci il collo.
Il livello tecnico della serie è decisamente alto, considerando che ha quasi vent'anni, con bei disegni e ottime animazioni. L'esigua durata della serie purtroppo sacrifica l'approfondimento dei personaggi secondari, che finiscono per fare solo da contorno, come la giovane Okyo e il freddo Hasegawa. Il poco approfondimento si può notare un po' anche nei tre protagonisti, ma il tutto è compensato dalla maestria di Kawajiri nel dare vita a personaggi carismatici. Il tocco del regista si può notare anche nella costruzione delle storie che, nonostante la brevità, restano comunque ben sviluppate e coinvolgenti. Nonostante l'età abbia reso le vicende di questo anime un po' datate, resta comunque una delle pietre miliari del genere.
Il livello tecnico della serie è decisamente alto, considerando che ha quasi vent'anni, con bei disegni e ottime animazioni. L'esigua durata della serie purtroppo sacrifica l'approfondimento dei personaggi secondari, che finiscono per fare solo da contorno, come la giovane Okyo e il freddo Hasegawa. Il poco approfondimento si può notare un po' anche nei tre protagonisti, ma il tutto è compensato dalla maestria di Kawajiri nel dare vita a personaggi carismatici. Il tocco del regista si può notare anche nella costruzione delle storie che, nonostante la brevità, restano comunque ben sviluppate e coinvolgenti. Nonostante l'età abbia reso le vicende di questo anime un po' datate, resta comunque una delle pietre miliari del genere.
Uno degli esponenti più tamarri del cyberpunk giapponese è sicuramente "Cyber city Oedo 808". Il regista è Yoshiaki Kawajiri, quel tanto criticato buontempone che diresse uno degli anime più discussi degli anni '80: "Wicked City". I suoi lavori sono caratterizzati da degli ottimi disegni, un character design alla moda per quel periodo, una realizzazione tecnica formidabile. Ma purtroppo sono molto poveri in contenuti e dialoghi. Questa è la stessa cosa che succede in questa serie di tre OAV, la cui visione impressiona per le animazioni, le atmosfere (che ricordano molto "Akira"), il mecha design, la cura dei dettagli. Tuttavia a visione ultimata diremo "che figata!" e poi ce ne andremo a dormire, pensando ad altro: infatti non ci sarà una frase detta dai personaggi, un quesito filosofico, un particolare che non sia tecnico ad averci colpito. Da un anime giapponese, personalmente, a livello di contenuti, mi aspetto qualcosa di più. Penso tuttavia che se fosse un film d'azione americano vero e proprio, magari con gli eroi della Marvel, "Cyber city Oedo 808" darebbe filo da torcere a tutte le schifezze di questo genere che al cinema ci vengono proposte al giorno d'oggi.
Infatti le scene d'azione, nonostante i tre protagonisti siano praticamente invincibili (si beccheranno un sacco di mazzate, spadate, mitragliate, poteri esp, ma alla fine saranno sempre in piedi a bastonare il nemico), sono spettacolari, sopratutto nel secondo OAV "Psychic trooper", che reputo il migliore dei tre.
La trama è molto semplice: tre criminali devono collaborare con la polizia compiendo missioni rischiose. In caso di successo, la pena verrà ridotta. I protagonisti vengono ovviamente controllati con dei collari, che esploderanno in caso di mancato adempimento del loro dovere.
Esiste una versione di questo anime che reputo migliore di quella italiana e americana: quella inglese, che ha una soundtrack molto più adatta, composta da brani metal trainanti e perfettamente adatti alle atmosfere. Tuttavia in tutte le versioni i dialoghi sono molto poveri, e penso che i doppiatori abbiano imparato, con questa esperienza, la vera arte del turpiloquio.
Se dovete andare al cinema e vedervi con i vostri amici o la vostra ragazza l'ennesimo film trash sugli X-men, vi consiglio invece di starvene a casa e di immergervi nella estrema tamarraggine della versione inglese di "Cyber city Oedo 808".
Infatti le scene d'azione, nonostante i tre protagonisti siano praticamente invincibili (si beccheranno un sacco di mazzate, spadate, mitragliate, poteri esp, ma alla fine saranno sempre in piedi a bastonare il nemico), sono spettacolari, sopratutto nel secondo OAV "Psychic trooper", che reputo il migliore dei tre.
La trama è molto semplice: tre criminali devono collaborare con la polizia compiendo missioni rischiose. In caso di successo, la pena verrà ridotta. I protagonisti vengono ovviamente controllati con dei collari, che esploderanno in caso di mancato adempimento del loro dovere.
Esiste una versione di questo anime che reputo migliore di quella italiana e americana: quella inglese, che ha una soundtrack molto più adatta, composta da brani metal trainanti e perfettamente adatti alle atmosfere. Tuttavia in tutte le versioni i dialoghi sono molto poveri, e penso che i doppiatori abbiano imparato, con questa esperienza, la vera arte del turpiloquio.
Se dovete andare al cinema e vedervi con i vostri amici o la vostra ragazza l'ennesimo film trash sugli X-men, vi consiglio invece di starvene a casa e di immergervi nella estrema tamarraggine della versione inglese di "Cyber city Oedo 808".
Ambientato nel 2808, in una Oedo Cyberpunk (Tokio) di un lontano futuro, "Cyber City Oedo" è una serie OAV composta da 3 episodi, ciascuno riguardante un personaggio, che ne accentra in maniera perfetta ogni caratteristica. La cosa che salta subito all'occhio è la grafica, di cui parlerò più avanti. Tornando all'anime in questione, ci ritroviamo in una futuristica sede detentiva, addirittura situata nelo spazio, e comunicante via ascensore con la terra! Qui vengono richiamati 3 criminali, condannati a più di 300 anni di reclusione ciascuno (la sequenza di identificazione è superba), che vengono convocati da Hasegawa (capo della polizia cibernetica) per rendersi utili contro il crimine, trasformandosi in Cyber poliziotti, così da diminuire gli anni della loro condanna; i 3 accettano, perché senza alternative e così la trama prende finalmente vita. Sengoku Syunsuke è il primo personaggio dei tre a mostrare le sue abilità e caratteristiche in un episodio dove deve salvare delle persone intrappolate da un sistema informatico che li trattiene all'interno del palazzo più alto di Oedo; impressionante la cura della scenografia e dell'ambientazione Cyberpunk, che lasciano davvero senza fiato, per quanto sono curate. Nel secondo episodio, potremo finalmente vedere in azione il più tamarro e Cyberpuk di tutti, Cogul (cresta ed occhiali cibernetici ne fanno un icona di stile Punk) alle prese con Molcos, un nuovo tipo di cyborg, dall'aspetto di un mach, ma ricavato da cadaveri umani e riasseblato in un'armatura completamente biomeccanica (capolavoro Mecha). A mio avviso sicuramente l'episodio più bello, ricco d'azione escene panoramiche superbe della città. Duello davvero ben congeniato ed in bilico fino alla fine. Infine toccherà a Benten, che viene inviato per indagare sulle cause della morte di alcuni esperti di genetica, rivelando un finale davvero ben riuscito e suggestivo. Dal punto di vista tecnico siamo su livelli davvero eccelsi, talmente alti da non sfigurare neanche con le produzioni attuali, anzi ce ne fossero di serie con questo stile, decisamente tamarro ed attuale. Character design realistico, luci ed ombre decisamente immersive, mecha design, animazioni e dettagli maniacali rendono, Cyber City Oedo una miniserie davvero da vedere per tutti. Inoltre l'azione è accompagnata da musiche synth davvero azzeccate e di qualità eccelsa. Per concludere, consiglio assolutamente la visione di questa serie un po' a tutti, perché Cyber City Oedo è un altro capolavoro Cyberpunk di quel periodo.
Ho visto da poco questi tre episodi, senza aspettarmi granché.
La sigla è ottima, l'adattamento a video in italiano è fatto abbastanza bene, il doppiaggio è ottimo... Comincia a piacermi!
Poi si passa alle scene d'azione. Certo, è una serie di vent'anni fa e si vede, eppure presenta inquadrature davvero spettacolari, dialoghi convincenti, situazioni credibili e personaggi che rispecchiano bene i cliché anni '80 (tranne Benten, troppo androgino anche per i tempi attuali ma comunque un gran personaggio). Le animazioni inoltre sono fluide e sempre chiare, peccato solo per le musiche, composte tutte in MIDI; fossero state suonate con strumenti veri sarebbero state perfette. Altro neo è il mixaggio delle musiche, che in un punto è davvero fastidioso.
Come sceneggiatura l'anime scorre bene, non ha molti punti morti, e la trama è sempre chiara da seguire.
Concludendo: se fosse un film hollywoodiano sarebbe uno dei film d'azione migliori mai esistiti, purtroppo è "solo" un anime realizzato benissimo.
La sigla è ottima, l'adattamento a video in italiano è fatto abbastanza bene, il doppiaggio è ottimo... Comincia a piacermi!
Poi si passa alle scene d'azione. Certo, è una serie di vent'anni fa e si vede, eppure presenta inquadrature davvero spettacolari, dialoghi convincenti, situazioni credibili e personaggi che rispecchiano bene i cliché anni '80 (tranne Benten, troppo androgino anche per i tempi attuali ma comunque un gran personaggio). Le animazioni inoltre sono fluide e sempre chiare, peccato solo per le musiche, composte tutte in MIDI; fossero state suonate con strumenti veri sarebbero state perfette. Altro neo è il mixaggio delle musiche, che in un punto è davvero fastidioso.
Come sceneggiatura l'anime scorre bene, non ha molti punti morti, e la trama è sempre chiara da seguire.
Concludendo: se fosse un film hollywoodiano sarebbe uno dei film d'azione migliori mai esistiti, purtroppo è "solo" un anime realizzato benissimo.
Non è che abbia molto da dire, Cyber City Oedo. E di quel poco non è che ci dica neanche granché. Alla fine sono tre OAV che si possono anche guardare e al termine dei quali non ti resta chissà cosa. Il motivo per cui guardarli è già più interessante come argomento, ma se avete pazienza ci ritorno fra un po’. Perché prima credo sia meglio prendere alla larga la questione soffermandosi sul lato tecnico, che nonostante non sia certo il top, si attesta comunque su degli standard di sufficienza, e anzi, presi singolarmente, alcuni reparti si lasciano apprezzare e si sollevano un punto o giù di lì dalla consuetudine visiva delle altre componenti dell’anime. In particolare, a fronte di una grafica in generale scialba e senza pretese, alcuni fondali sono ben congegnati e piuttosto ricchi di elementi e luci, determinati scenari hanno un discreto impatto e ci sono dei momenti in cui la regia sorprende con inquadrature e tagli di scena inusuali e pregevoli, seppure questi restino dei casi isolati in mezzo alla monotonia e alla linearità stilistica dell’anime.
Anime che non è certo arricchito dalle musiche, tutt’altro: le sonorità sono addirittura fastidiose, insipide e di una banalità unica, sembrano scelte a caso e a volte sono pure mixate fra loro in modo pessimo, con passaggi e ritorni fra un brano e l’altro completamente fuori sincrono. Per fortuna il loro ruolo non è preminente e con un po’ di buona volontà si può sorvolare sul sound per rivolgere la propria attenzione verso i personaggi e le storie.
Tre personaggi principali e tre storie, ognuna gravitante attorno a una di queste figure, delle quali la più interessante, o per dire le cose come stanno, la meno insulsa, è quella di Benten, in qualche modo più rifinita e accattivante delle altre; merito sia del suo aspetto androgino, che salta subito agli occhi, sia del modo in cui si porge e muove, flemmatica e aggraziata. Ma anche la trama del suo episodio non ha molto da dire, come le altre due: storie di vendette, di salvataggi in extremis, di romanticherie o un frullato di tutte e tre poco amalgamato, molto poco ritmato e privo di quell’ironia che avrebbe potuto sopperire alla piattezza del soggetto di fondo. Gli altri protagonisti poi sono il fior fiore dei cliché relativi allo sbruffone menefreghista e scurrile e al bestione muscoloso ma passionale, caratterizzati entrambi in modo macchiettistico e dotati di una caratura psicologica poverissima. Inoltre la condizione di collaboratori di polizia forzati è anch’essa un topos trito, e il controllo ottenuto mediante collari esplosivi credo di averlo parimenti sentito più di una volta.
Quindi perché approcciarsi a Cyber City Oedo? Perché il titolo trae in inganno, e se la fantascienza tout court è uno dei generi animati e non più sfruttati e sempre di moda, una sua sottocorrente buia, maggiormente “virtuale” e informatizzata, meno mainstream e più anticonformista, sporca ed estrema, che ha brillato fra gli anni ’80 e ’90 e lì si è chiusa, ritornando poi alla luce solo in rarissimi distillati di fascinazione animata e cartacea, è molto più occasionale e difficile da ritrovare nelle produzioni odierne. E così, se dopo aver gustato l’odore del polimero fuso e delle superfici sintetiche, se dopo esserti assuefatto alla manipolazione della carne con il silicio e alle strutture sociali urbane amorfe, e se dopo esserti perso in contesti futuri ipertecnologici e nelle “allucinazioni consenzienti” della rete, non puoi più tornare al chiuso delle astronavi e a un futuro tanto remoto quanto classico e artificioso, allora ricerchi ovunque disperatamente una dose di quell’ipotesi parossistica del prossimo domani che ha nome cyberpunk.
Che cos’è stato il cyberpunk? Tante cose, tante sfumature, molti modi folli di vedere. E’ stato anche Cyber City Oedo? No, decisamente. Almeno non quello vero. Non basta certo incollarsi un “cyber” per essere Cyber, né avere dei capelli arruffati, un abbigliamento improbabile e dire le parolacce per essere punk. Il blend è tutt’uno, e definisce un’essenza. O la si ha o la si imita, e si è poser, superficiali e in definitiva falsi. O inutili, come appunto questi tre OAV.
Anime che non è certo arricchito dalle musiche, tutt’altro: le sonorità sono addirittura fastidiose, insipide e di una banalità unica, sembrano scelte a caso e a volte sono pure mixate fra loro in modo pessimo, con passaggi e ritorni fra un brano e l’altro completamente fuori sincrono. Per fortuna il loro ruolo non è preminente e con un po’ di buona volontà si può sorvolare sul sound per rivolgere la propria attenzione verso i personaggi e le storie.
Tre personaggi principali e tre storie, ognuna gravitante attorno a una di queste figure, delle quali la più interessante, o per dire le cose come stanno, la meno insulsa, è quella di Benten, in qualche modo più rifinita e accattivante delle altre; merito sia del suo aspetto androgino, che salta subito agli occhi, sia del modo in cui si porge e muove, flemmatica e aggraziata. Ma anche la trama del suo episodio non ha molto da dire, come le altre due: storie di vendette, di salvataggi in extremis, di romanticherie o un frullato di tutte e tre poco amalgamato, molto poco ritmato e privo di quell’ironia che avrebbe potuto sopperire alla piattezza del soggetto di fondo. Gli altri protagonisti poi sono il fior fiore dei cliché relativi allo sbruffone menefreghista e scurrile e al bestione muscoloso ma passionale, caratterizzati entrambi in modo macchiettistico e dotati di una caratura psicologica poverissima. Inoltre la condizione di collaboratori di polizia forzati è anch’essa un topos trito, e il controllo ottenuto mediante collari esplosivi credo di averlo parimenti sentito più di una volta.
Quindi perché approcciarsi a Cyber City Oedo? Perché il titolo trae in inganno, e se la fantascienza tout court è uno dei generi animati e non più sfruttati e sempre di moda, una sua sottocorrente buia, maggiormente “virtuale” e informatizzata, meno mainstream e più anticonformista, sporca ed estrema, che ha brillato fra gli anni ’80 e ’90 e lì si è chiusa, ritornando poi alla luce solo in rarissimi distillati di fascinazione animata e cartacea, è molto più occasionale e difficile da ritrovare nelle produzioni odierne. E così, se dopo aver gustato l’odore del polimero fuso e delle superfici sintetiche, se dopo esserti assuefatto alla manipolazione della carne con il silicio e alle strutture sociali urbane amorfe, e se dopo esserti perso in contesti futuri ipertecnologici e nelle “allucinazioni consenzienti” della rete, non puoi più tornare al chiuso delle astronavi e a un futuro tanto remoto quanto classico e artificioso, allora ricerchi ovunque disperatamente una dose di quell’ipotesi parossistica del prossimo domani che ha nome cyberpunk.
Che cos’è stato il cyberpunk? Tante cose, tante sfumature, molti modi folli di vedere. E’ stato anche Cyber City Oedo? No, decisamente. Almeno non quello vero. Non basta certo incollarsi un “cyber” per essere Cyber, né avere dei capelli arruffati, un abbigliamento improbabile e dire le parolacce per essere punk. Il blend è tutt’uno, e definisce un’essenza. O la si ha o la si imita, e si è poser, superficiali e in definitiva falsi. O inutili, come appunto questi tre OAV.
Nonostante siano passati molti anni dalla sua produzione, questo anime ha avuto su di me un fascino incredibile e riesce a competere con gli anime contemporanei, rivelandosi quindi un prodotto veramente buono per gli anni in cui è stato creato.
La trama parte da un'idea molto "simpatica": tre criminali condannati a secoli di galera vengono utilizzati dalla polizia per le indagini in cambio della libertà. Forse tutto questo non risulterà molto originale, ma vi assicuro che nella visione di questi tre semplici episodi non resterete mai annoiati. In particolare il primo è decisamente interessante grazie all'ottima caratterizzazione del protagonista. A dire il vero, non si può parlare di un vero e proprio protagonista, visto che ognuno dei tre episodi vedrà come personaggio principale uno dei tre.
Vedendo questo anime, ho capito come è nato Cowboy Bebop: troverete infatti parecchie somiglianze nelle ambientazioni, nel modo in cui si sviluppano le trame e in particolare nella caratterizzazione dei personaggi, sia dal punto di vista grafico che della personalità.
Cyber City Oedo è un buon anime che non vi farà pentire di averlo guardato.
La trama parte da un'idea molto "simpatica": tre criminali condannati a secoli di galera vengono utilizzati dalla polizia per le indagini in cambio della libertà. Forse tutto questo non risulterà molto originale, ma vi assicuro che nella visione di questi tre semplici episodi non resterete mai annoiati. In particolare il primo è decisamente interessante grazie all'ottima caratterizzazione del protagonista. A dire il vero, non si può parlare di un vero e proprio protagonista, visto che ognuno dei tre episodi vedrà come personaggio principale uno dei tre.
Vedendo questo anime, ho capito come è nato Cowboy Bebop: troverete infatti parecchie somiglianze nelle ambientazioni, nel modo in cui si sviluppano le trame e in particolare nella caratterizzazione dei personaggi, sia dal punto di vista grafico che della personalità.
Cyber City Oedo è un buon anime che non vi farà pentire di averlo guardato.
Blade Runner in salsa anime, con aggiunta di John Woo. Un pò di ploziesco hard boiled americano, un pò anime, un pò reality, questa serie di OAV è un piccolo capolavoro. In particolare il primo ed il secondo episodio. Brutale, violenta, cruda, ma anche ricca di insospettabile profondità nello sviluppo dei personaggi. Un prodotto eccellente, ingiustamente sottovalutato.
Nel 2808, a causa della dilagante criminalità, tre detenuti sono reclutati dalla cyber polizia della città di Oedo per compiere le missioni più rischiose. A garanzia della loro obbedienza la promessa di uno sconto di pena per ogni caso risolto e soprattutto un ordigno eslosivo fissato al collo di ciascuno dei nostri (anti)eroi, che si troveranno ad affrontare le situazioni più difficili, tra cyber terroristi, robot assassini e vampiri mutanti.
Questa è la trama della miniserie in tre episodi (uno per ogni componente della squadra) realizzata da Yoshiaki Kawajiri, autore che predilige le storie incentrate sull'azione senza rinunciare alla definizione dei personaggi. Disegno, animazione e sceneggiatura sono di buon livello, ma lascia un pò di amaro in bocca l'incompletezza della storia, che si limita a descrivere una "giornata tipo" di ciascuno dei protagonisti senza far evolvere la situazione. Gli ottimi combattimenti, l'ambientazione suggestiva e le battute taglienti lo rendono comunque un prodotto più che appetibile per gli appassionati.
Questa è la trama della miniserie in tre episodi (uno per ogni componente della squadra) realizzata da Yoshiaki Kawajiri, autore che predilige le storie incentrate sull'azione senza rinunciare alla definizione dei personaggi. Disegno, animazione e sceneggiatura sono di buon livello, ma lascia un pò di amaro in bocca l'incompletezza della storia, che si limita a descrivere una "giornata tipo" di ciascuno dei protagonisti senza far evolvere la situazione. Gli ottimi combattimenti, l'ambientazione suggestiva e le battute taglienti lo rendono comunque un prodotto più che appetibile per gli appassionati.