H2O: Footprints in the Sand
Nel 2008 lo studio Zexcs dà alla luce “H2O: Footprints in the Sand”, anime di 12 episodi tratto dall’omonima visual novel sviluppata dalla compagnia Makura.
La serie vede come protagonista Takuma Hirose, uno studente delle medie non vedente che si trasferisce dallo zio in un villaggio rurale. Qui incontrerà Hayami, una ragazza che viene continuamente maltrattata da tutti, Hinata, appartenente ad una delle famiglie più influenti del paese e Otoha, che si definisce “Spirito del suono e del tempo” e che dona temporaneamente al ragazzo la possibilità di tornare a vedere.
L’opera in questione presenta molti alti e bassi. Un punto a favore è sicuramente la premessa molto originale: finora non mi ero mai trovata dinanzi ad un anime che aveva per protagonista un ragazzo cieco, dunque tale incipit mi ha davvero incuriosita e spinta a guardare H2O. Tuttavia questo pregio si è presto trasformato in un difetto, poiché il nostro Takuma “guarisce” dalla sua cecità proprio nel primo episodio e, tranne che nelle ultime due puntate, la questione tanto intrigante non viene minimamente trattata nel corso della serie. Altro lato che sicuramente ho apprezzato é la storia del villaggio in cui abitano i nostri protagonisti, che altro non è che la storia di Hayami, strettamente connessa anche con quella di Hinata. L’argomento davvero molto profondo, a tratti commovente, viene fuori poco a poco, snocciolando preziose informazioni episodio per episodio, alimentando anche l’interesse e la curiosità dello spettatore. Tale questione, dunque, viene trattata egregiamente, al contrario di quella presentataci negli ultimi episodi, che riguarda da vicino Takuma e sua madre. Essa, infatti, è stata sviluppata in maniera molto confusa, forse anche troppo rapidamente, con colpi di scena improvvisi che non hanno avuto un opportuna spiegazione e hanno lasciato molti interrogativi. C’è stato dunque un deciso crollo a fine serie, che va perfettamente a braccetto con il finale fin troppo ambiguo, azzardato e buonista allo stesso tempo.
Veniamo ai personaggi. Anche qui il mio giudizio si spacca in due: metà di essi è stata approfondita meravigliosamente, mentre l’altra, invece, letteralmente con i piedi. Ma entriamo nello specifico: come già detto, Hayami e Hinata sono state trattate con i fiocchi, sia per quanto riguarda il loro passato, toccante per entrambe, sia per la loro caratterizzazione. Insomma, due splendidi personaggi, nonché i migliori della serie. Segue a ruota Yui, che pur avendo una personalità un tantino irritante, è quella che cambia e matura di più tra i personaggi secondari, oltre ad avere anch’ella una bella storia. Completamente delusa, invece, da Hamaji, la più inutile e ridicola di tutti, e se guardate l’episodio a lei dedicato nell’anime capirete il mio disappunto. A lei si accompagna Maki, non perchè sia stereotipata o cose del genere, ma perché rimane del tutto anonima. Otoha, poi, che doveva essere un personaggio fondamentale, è stata liquidata con uno degli episodi peggiori della serie, senza spiegarci chiaramente chi – o cosa – fosse. Infine, il nostro protagonista sta nel mezzo: da un lato una caratterizzazione non eccezionale, dall’altro una bella storia sviluppata abbastanza male.
Lato tecnico appena sufficiente: animazioni mediocri, tant’è che le scene a rallentatore sono uno strazio da guardare; solito character design con occhi spropositatamente grandi (che non mi avrebbero dato tanto fastidio se non fossero stati disegnati anche al nonno di Hinata, facendolo sembrare davvero ridicolo) e che subisce cali qua e là; ost orecchiabili, a parte qualcuna molto irritante, e sigle carine, in particolare l’ending “Kazahane”.
Per concludere, “H2O: Footprints in the Sand” è una serie che a tratti sorprende, a tratti delude: episodi meravigliosi si alternano ad episodi scadenti; alcune storie sono ben sviluppate, altre trattate sconclusionatamente; alcuni personaggi sono ottimi, altri stereotipati o anonimi. Il finale, poi, è confuso e insoddisfacente. Un po’ di buono in questa serie c’è, quindi non posso non assegnare la sufficienza. Voto: 6.
La serie vede come protagonista Takuma Hirose, uno studente delle medie non vedente che si trasferisce dallo zio in un villaggio rurale. Qui incontrerà Hayami, una ragazza che viene continuamente maltrattata da tutti, Hinata, appartenente ad una delle famiglie più influenti del paese e Otoha, che si definisce “Spirito del suono e del tempo” e che dona temporaneamente al ragazzo la possibilità di tornare a vedere.
L’opera in questione presenta molti alti e bassi. Un punto a favore è sicuramente la premessa molto originale: finora non mi ero mai trovata dinanzi ad un anime che aveva per protagonista un ragazzo cieco, dunque tale incipit mi ha davvero incuriosita e spinta a guardare H2O. Tuttavia questo pregio si è presto trasformato in un difetto, poiché il nostro Takuma “guarisce” dalla sua cecità proprio nel primo episodio e, tranne che nelle ultime due puntate, la questione tanto intrigante non viene minimamente trattata nel corso della serie. Altro lato che sicuramente ho apprezzato é la storia del villaggio in cui abitano i nostri protagonisti, che altro non è che la storia di Hayami, strettamente connessa anche con quella di Hinata. L’argomento davvero molto profondo, a tratti commovente, viene fuori poco a poco, snocciolando preziose informazioni episodio per episodio, alimentando anche l’interesse e la curiosità dello spettatore. Tale questione, dunque, viene trattata egregiamente, al contrario di quella presentataci negli ultimi episodi, che riguarda da vicino Takuma e sua madre. Essa, infatti, è stata sviluppata in maniera molto confusa, forse anche troppo rapidamente, con colpi di scena improvvisi che non hanno avuto un opportuna spiegazione e hanno lasciato molti interrogativi. C’è stato dunque un deciso crollo a fine serie, che va perfettamente a braccetto con il finale fin troppo ambiguo, azzardato e buonista allo stesso tempo.
Veniamo ai personaggi. Anche qui il mio giudizio si spacca in due: metà di essi è stata approfondita meravigliosamente, mentre l’altra, invece, letteralmente con i piedi. Ma entriamo nello specifico: come già detto, Hayami e Hinata sono state trattate con i fiocchi, sia per quanto riguarda il loro passato, toccante per entrambe, sia per la loro caratterizzazione. Insomma, due splendidi personaggi, nonché i migliori della serie. Segue a ruota Yui, che pur avendo una personalità un tantino irritante, è quella che cambia e matura di più tra i personaggi secondari, oltre ad avere anch’ella una bella storia. Completamente delusa, invece, da Hamaji, la più inutile e ridicola di tutti, e se guardate l’episodio a lei dedicato nell’anime capirete il mio disappunto. A lei si accompagna Maki, non perchè sia stereotipata o cose del genere, ma perché rimane del tutto anonima. Otoha, poi, che doveva essere un personaggio fondamentale, è stata liquidata con uno degli episodi peggiori della serie, senza spiegarci chiaramente chi – o cosa – fosse. Infine, il nostro protagonista sta nel mezzo: da un lato una caratterizzazione non eccezionale, dall’altro una bella storia sviluppata abbastanza male.
Lato tecnico appena sufficiente: animazioni mediocri, tant’è che le scene a rallentatore sono uno strazio da guardare; solito character design con occhi spropositatamente grandi (che non mi avrebbero dato tanto fastidio se non fossero stati disegnati anche al nonno di Hinata, facendolo sembrare davvero ridicolo) e che subisce cali qua e là; ost orecchiabili, a parte qualcuna molto irritante, e sigle carine, in particolare l’ending “Kazahane”.
Per concludere, “H2O: Footprints in the Sand” è una serie che a tratti sorprende, a tratti delude: episodi meravigliosi si alternano ad episodi scadenti; alcune storie sono ben sviluppate, altre trattate sconclusionatamente; alcuni personaggi sono ottimi, altri stereotipati o anonimi. Il finale, poi, è confuso e insoddisfacente. Un po’ di buono in questa serie c’è, quindi non posso non assegnare la sufficienza. Voto: 6.
Facciamo un piccolo salto indietro nel tempo e torniamo nel 2008 (neanche troppo in là con gli anni), solo per incontrare una commedia sentimentale "vecchio stampo", tratta da visual novel: "H2O: Footprints in the Sand". Un'opera che mi ha sicuramente colpito in maniera positiva, ma che, allo stesso tempo, soffre di alcuni piccoli difetti.
Dodici puntate interessantissime, che alternano momenti di serenità ad attimi ben più drammatici. Una storia commovente, forse fin troppo, con situazioni piuttosto esagerate per degli studenti delle medie. Ma andiamo con calma...
Hirose Takuma è un giovane ragazzino di città, costretto a trasferirsi in un paesino sperduto di campagna per trovare la serenità giusta, capace di farlo guarire dalla sua malattia. Infatti, sebbene i medici non abbiano riscontrato alcun danno fisico, Takuma non riesce a vedere. Il mondo, per lui, si è oscurato qualche anno prima chissà per quale motivo. Riuscirà a trovare la giusta spinta per andare avanti in un questo villaggio disperso tra i campi?
Apparentemente sì. Una strana fanciulla gli offre la possibilità di tornare a vedere, e Takuma vuole sfruttare al massimo questa nuova chance. La vita, però, non sarà così dolce con lui e le sue compagne di classe: un mistero circonda il piccolo paese, e in mezzo a tutto ciò vi è la giovane e denigrata Kohinata Hayami.
La trama si sviluppa in maniera fluida e scorrevole, cercando di non sprofondare nella tristezza più cupa, ma lasciare anche momenti maggiormente tranquilli. I personaggi, certamente, aiutano in tutto ciò, con comportamenti piuttosto simpatici, che alle volte paiono fuori luogo nel contesto generale. Ma va bene così... In caso contrario, sarebbe uscita una commedia piuttosto pesante. Giusto concedere un po' di allegria a questo mondo grigio.
Ciò che mi ha lasciato maggiormente perplesso, invece, è la gestione dei personaggi. I tre principali vengono creati e approfonditi in maniera completa, ma, per quanto riguarda quelli in secondo piano, si denota una certa trascuratezza. L'idea iniziale era quella di dedicare almeno un episodio a personaggio, ma questa iniziativa è andata perdendosi con il passare degli episodi e la crescita di pathos della storia. Sarà il mio vizio di adocchiare a inizio serie un personaggio in particolare (solitamente tra quelli di secondo piano), che forse mi ha reso ancor più deluso nel non aver visto un suo approfondimento caratteriale. Pazienza, gli altri, o comunque il terzetto di protagonisti, evidenzia comunque un ottimo spessore.
La grafica è ovviamente indietro coi tempi, ma, d'altra parte, bisogna anche tenere in considerazione l'anno di uscita della serie. Di fatto, non delude e i colori accompagnano alla perfezione le escandescenze presenti nelle varie puntate, laddove la situazione si scalda, in un modo o nell'altro, e libera tutto la sua forza espressiva.
Buone anche le musiche e il doppiaggio, che non restano in disparte e, anzi, partecipano alla realizzazione di un'opera di qualità, sia per la storia sia per il comparto tecnico. E, a concludere questo argomento, non posso che tessere le lodi alla regia, la quale ha saputo armonizzare alla perfezione il tutto, sebbene un certo sbandamento nella parte centrale dell'anime.
"H2O: Footprints in the Sand", per quanto mi riguarda, è un'ottima occasione per chiunque abbia voglia di godersi un'intensa e commovente commedia sentimentale. Nonostante l'età dei protagonisti sia piuttosto bassa, i sentimenti espressi appaiono crudi e alle volte crudeli, per certi versi esagerati, enfatizzati a dismisura...
Forse non sarà un capolavoro, ma ha avuto tutte le occasione per esserlo. E in qualche caso ha sfiorato pure tale soglia. Sono stato indeciso riguardo la mia valutazione fino alla fine, ma proprio negli ultimi istanti della serie, qualcosa mi ha portato ad abbassare tale giudizio. Questione di gusti, non ci si può far niente, ma se avessero scelto di mantenere fino all'ultimo la linea di tendenza dimostrata in precedenza... Chissà.
Voto finale: 7... E mezzo!
Dodici puntate interessantissime, che alternano momenti di serenità ad attimi ben più drammatici. Una storia commovente, forse fin troppo, con situazioni piuttosto esagerate per degli studenti delle medie. Ma andiamo con calma...
Hirose Takuma è un giovane ragazzino di città, costretto a trasferirsi in un paesino sperduto di campagna per trovare la serenità giusta, capace di farlo guarire dalla sua malattia. Infatti, sebbene i medici non abbiano riscontrato alcun danno fisico, Takuma non riesce a vedere. Il mondo, per lui, si è oscurato qualche anno prima chissà per quale motivo. Riuscirà a trovare la giusta spinta per andare avanti in un questo villaggio disperso tra i campi?
Apparentemente sì. Una strana fanciulla gli offre la possibilità di tornare a vedere, e Takuma vuole sfruttare al massimo questa nuova chance. La vita, però, non sarà così dolce con lui e le sue compagne di classe: un mistero circonda il piccolo paese, e in mezzo a tutto ciò vi è la giovane e denigrata Kohinata Hayami.
La trama si sviluppa in maniera fluida e scorrevole, cercando di non sprofondare nella tristezza più cupa, ma lasciare anche momenti maggiormente tranquilli. I personaggi, certamente, aiutano in tutto ciò, con comportamenti piuttosto simpatici, che alle volte paiono fuori luogo nel contesto generale. Ma va bene così... In caso contrario, sarebbe uscita una commedia piuttosto pesante. Giusto concedere un po' di allegria a questo mondo grigio.
Ciò che mi ha lasciato maggiormente perplesso, invece, è la gestione dei personaggi. I tre principali vengono creati e approfonditi in maniera completa, ma, per quanto riguarda quelli in secondo piano, si denota una certa trascuratezza. L'idea iniziale era quella di dedicare almeno un episodio a personaggio, ma questa iniziativa è andata perdendosi con il passare degli episodi e la crescita di pathos della storia. Sarà il mio vizio di adocchiare a inizio serie un personaggio in particolare (solitamente tra quelli di secondo piano), che forse mi ha reso ancor più deluso nel non aver visto un suo approfondimento caratteriale. Pazienza, gli altri, o comunque il terzetto di protagonisti, evidenzia comunque un ottimo spessore.
La grafica è ovviamente indietro coi tempi, ma, d'altra parte, bisogna anche tenere in considerazione l'anno di uscita della serie. Di fatto, non delude e i colori accompagnano alla perfezione le escandescenze presenti nelle varie puntate, laddove la situazione si scalda, in un modo o nell'altro, e libera tutto la sua forza espressiva.
Buone anche le musiche e il doppiaggio, che non restano in disparte e, anzi, partecipano alla realizzazione di un'opera di qualità, sia per la storia sia per il comparto tecnico. E, a concludere questo argomento, non posso che tessere le lodi alla regia, la quale ha saputo armonizzare alla perfezione il tutto, sebbene un certo sbandamento nella parte centrale dell'anime.
"H2O: Footprints in the Sand", per quanto mi riguarda, è un'ottima occasione per chiunque abbia voglia di godersi un'intensa e commovente commedia sentimentale. Nonostante l'età dei protagonisti sia piuttosto bassa, i sentimenti espressi appaiono crudi e alle volte crudeli, per certi versi esagerati, enfatizzati a dismisura...
Forse non sarà un capolavoro, ma ha avuto tutte le occasione per esserlo. E in qualche caso ha sfiorato pure tale soglia. Sono stato indeciso riguardo la mia valutazione fino alla fine, ma proprio negli ultimi istanti della serie, qualcosa mi ha portato ad abbassare tale giudizio. Questione di gusti, non ci si può far niente, ma se avessero scelto di mantenere fino all'ultimo la linea di tendenza dimostrata in precedenza... Chissà.
Voto finale: 7... E mezzo!
"H2O: Footprints in the Sand" è una serie composta da dodici episodi di durata canonica, prodotta nel 2008 dallo studio Zexcs, e tratta da un'omonima Visual Novel per adulti.
Takuma Hirose è un ragazzo sensibile e solitario, la cui giovinezza è stata profondamente segnata dalla prematura morte della madre e da una malattia che lo ha reso cieco. Per tentare di curarlo, la famiglia decide di trasferirlo momentaneamente a casa dello zio, in un villaggio di campagna, dove farà la conoscenza di Kohinata Hayami, una ragazza scontrosa ed inspiegabilmente odiata da tutti gli altri abitanti del luogo.
La trama parte subito col piede giusto, si sviluppa decisamente bene riuscendo a coinvolgere lo spettatore sin da subito, ed infine, proprio nella sua fase conclusiva, compie un passo grosso, rischioso, ed inaspettato, che si rivela però vincente. "H2O: Footprints in the Sand" è, in linea generale, un prodotto dai toni molto dolci, ricco di momenti drammatici e al tempo stesso di scene piuttosto violente, e che nel mezzo lascia spazio anche a spassosi siparietti in grado di strappare sempre un sorriso. La storia, narrata in sottofondo da una voce lontana, è molto intrigante e riesce nell'intento di incuriosire lo spettatore, ricreando un'atmosfera mistica e soprannaturale e donando al contempo un tocco in più all'intera opera.
I personaggi sono molti, se considerato il numero esiguo di puntate, ma, nonostante questo, il gruppo principale di protagonisti gode di un'ottima caratterizzazione. Il rapporto che si sviluppa fra Hirose e Hayami non può lasciare indifferenti, ed in generale, tutti i legami instaurati con i vari personaggi sono ben curati, e progrediscono in maniera naturale senza alcuna forzatura.
Il comparto grafico, purtroppo, non è niente di speciale. Svolge il proprio compito in maniera sufficiente, senza regalare particolari emozioni. Il design dei personaggi è accettabile, anche se eccessivamente sproporzionato, le animazioni sono fluide, e i fondali non godono di grandi dettagli. Intrigante e suggestiva è invece l'ambientazione.
Meglio di quello grafico, troviamo il comparto sonoro, che propone un doppiaggio più che adeguato, delle ottime colonne sonore in grado di ricreare sempre delle atmosfere oniriche e suggestive e un'opening melodiosa e memorabile.
Il finale, da molti aspramente criticato, l'ho trovato invece più che adeguato e sicuramente emozionante, un sospiro di sollievo dopo una serie di eventi sin troppo sfortunati.
In conclusione, "H2O: Footprints in the Sand" è una serie più che buona sotto ogni punto di vista, e che probabilmente avrebbe reso ancora meglio se adattata in un maggior numero di episodi. Rimane comunque in prodotto valido ed emozionante dal primo all'ultimo minuto, carico di quelle atmosfere magiche che, purtroppo, all'alba del 2016 non si riescono più a ritrovare in opera alcuna.
Takuma Hirose è un ragazzo sensibile e solitario, la cui giovinezza è stata profondamente segnata dalla prematura morte della madre e da una malattia che lo ha reso cieco. Per tentare di curarlo, la famiglia decide di trasferirlo momentaneamente a casa dello zio, in un villaggio di campagna, dove farà la conoscenza di Kohinata Hayami, una ragazza scontrosa ed inspiegabilmente odiata da tutti gli altri abitanti del luogo.
La trama parte subito col piede giusto, si sviluppa decisamente bene riuscendo a coinvolgere lo spettatore sin da subito, ed infine, proprio nella sua fase conclusiva, compie un passo grosso, rischioso, ed inaspettato, che si rivela però vincente. "H2O: Footprints in the Sand" è, in linea generale, un prodotto dai toni molto dolci, ricco di momenti drammatici e al tempo stesso di scene piuttosto violente, e che nel mezzo lascia spazio anche a spassosi siparietti in grado di strappare sempre un sorriso. La storia, narrata in sottofondo da una voce lontana, è molto intrigante e riesce nell'intento di incuriosire lo spettatore, ricreando un'atmosfera mistica e soprannaturale e donando al contempo un tocco in più all'intera opera.
I personaggi sono molti, se considerato il numero esiguo di puntate, ma, nonostante questo, il gruppo principale di protagonisti gode di un'ottima caratterizzazione. Il rapporto che si sviluppa fra Hirose e Hayami non può lasciare indifferenti, ed in generale, tutti i legami instaurati con i vari personaggi sono ben curati, e progrediscono in maniera naturale senza alcuna forzatura.
Il comparto grafico, purtroppo, non è niente di speciale. Svolge il proprio compito in maniera sufficiente, senza regalare particolari emozioni. Il design dei personaggi è accettabile, anche se eccessivamente sproporzionato, le animazioni sono fluide, e i fondali non godono di grandi dettagli. Intrigante e suggestiva è invece l'ambientazione.
Meglio di quello grafico, troviamo il comparto sonoro, che propone un doppiaggio più che adeguato, delle ottime colonne sonore in grado di ricreare sempre delle atmosfere oniriche e suggestive e un'opening melodiosa e memorabile.
Il finale, da molti aspramente criticato, l'ho trovato invece più che adeguato e sicuramente emozionante, un sospiro di sollievo dopo una serie di eventi sin troppo sfortunati.
In conclusione, "H2O: Footprints in the Sand" è una serie più che buona sotto ogni punto di vista, e che probabilmente avrebbe reso ancora meglio se adattata in un maggior numero di episodi. Rimane comunque in prodotto valido ed emozionante dal primo all'ultimo minuto, carico di quelle atmosfere magiche che, purtroppo, all'alba del 2016 non si riescono più a ritrovare in opera alcuna.
H2O Footprints in the sands è una canzone che improvvisamente ti colpisce per il suo intro: la poesia, orme anonime su una spiaggia, la pioggia che irrora la scena di una fredda, bucolica, violenza. Ti fermi e cominci ad ascoltarla con crescente attenzione, cercando nello svolgersi degli episodi l'eco del primo impatto. Seguono 9 puntate e 19 minuti durante le quali ti chiedi a rotazione: che senso ha? Ma perché aggiungere queste scene? A quale porto vuole approdare questa trama? Intervalli il tutto con espressioni di soddisfazione quando la storia sembra entrare in sinergia con quello che avresti voluto/ti saresti aspettato, oppure con smorfie malcelate se ti propinano soluzioni senza ne capo ne coda sotto forma di puntate che sono un mero omaggio al Fan Service più lineare (simpatico ma piatto, nulla di che).
Questo per 9 puntate e 19 minuti, cioè il corpo della canzone compreso del suo atipico ritornello fatto di luci e ombre, gradevole e … basta. Ti aspetti a quel punto una chiusura in linea con il testo fin qui sperimentato; un qualcosa che ti faccia affermare bello, tutto sommato piacevole, ma nulla più'. Ed è lì che arriva la svolta a questo punto è inaspettata, l'accordo che scatta per il definitivo cambio di ritmo e ti dischiude la bellezza dell'intera canzone: 46 minuti di pura intensità, gli episodi 10-11-12, dove la caratterizzazione dei personaggi lascia posto al semplice e implacabile evolversi della storia.
Nel finale dunque è la storia a fare i personaggi - almeno i 2 protagonisti - a illustrarli in tutta la loro evidenza confermando e potenziando, nel caso di Hayami, ciò che si era già tratteggiato nel corso delle puntate, ma dando qualcosa in più anche al fin lì impalpabile Hirose Takumi. In un crescendo di emozioni fino all'apoteosi finale, si scende nel torbido del loro essere con pregevole durezza. Ritornano a quel punto le sensazioni suscitate dall'intro, ma questa volta più mature, più vissute, un vero colpo spacca-anime.
Ammetto di essere un po' di parte nel recensire prodotti come H2O, poiché fan del genere e fedele seguace della scuola Key Visual e co. Ciò nondimeno dell'anime ho apprezzato anche la qualità tecnica abbastanza alta e in particolare gli scenari realizzati con una commistione tra elementi orientali e quel tocco di occidente (rappresentato ad esempio dalla chiesa di un piccolo villaggio). Inoltre, se non fosse per le risaie o per le costruzioni tipiche, il sito della vicenda potrebbe essere tranquillamente trasposto nelle alpi svizzere in stile Heidi. Nota di merito anche per le musiche che ben accompagnano i momenti clou della storia.
Postilla finale per l'ultima scena (cercherò di spiegare il mio punto di vista senza spoilerare, quindi potrebbe risultare un po' criptico a chi non ha visto l'anime).
Ho percepito leggendo un po' in giro che le ultimissime scene hanno ridimensionato il giudizio finale di molti sull'intera vicenda. A mio parere è ingeneroso ridurre il tutto al fastidio che potrebbe suscitare l'avverarsi o meno del classico lieto fine. Nel caso in specie poi, quell'ultima scena potrebbe essere interpretata in diversi modi ad esempio come un qualcosa di momentaneo' e non definitivo quindi paradossalmente in linea con il clima di precarietà che contraddistingue l'intera vicenda fin dagli inizi.
Questo per 9 puntate e 19 minuti, cioè il corpo della canzone compreso del suo atipico ritornello fatto di luci e ombre, gradevole e … basta. Ti aspetti a quel punto una chiusura in linea con il testo fin qui sperimentato; un qualcosa che ti faccia affermare bello, tutto sommato piacevole, ma nulla più'. Ed è lì che arriva la svolta a questo punto è inaspettata, l'accordo che scatta per il definitivo cambio di ritmo e ti dischiude la bellezza dell'intera canzone: 46 minuti di pura intensità, gli episodi 10-11-12, dove la caratterizzazione dei personaggi lascia posto al semplice e implacabile evolversi della storia.
Nel finale dunque è la storia a fare i personaggi - almeno i 2 protagonisti - a illustrarli in tutta la loro evidenza confermando e potenziando, nel caso di Hayami, ciò che si era già tratteggiato nel corso delle puntate, ma dando qualcosa in più anche al fin lì impalpabile Hirose Takumi. In un crescendo di emozioni fino all'apoteosi finale, si scende nel torbido del loro essere con pregevole durezza. Ritornano a quel punto le sensazioni suscitate dall'intro, ma questa volta più mature, più vissute, un vero colpo spacca-anime.
Ammetto di essere un po' di parte nel recensire prodotti come H2O, poiché fan del genere e fedele seguace della scuola Key Visual e co. Ciò nondimeno dell'anime ho apprezzato anche la qualità tecnica abbastanza alta e in particolare gli scenari realizzati con una commistione tra elementi orientali e quel tocco di occidente (rappresentato ad esempio dalla chiesa di un piccolo villaggio). Inoltre, se non fosse per le risaie o per le costruzioni tipiche, il sito della vicenda potrebbe essere tranquillamente trasposto nelle alpi svizzere in stile Heidi. Nota di merito anche per le musiche che ben accompagnano i momenti clou della storia.
Postilla finale per l'ultima scena (cercherò di spiegare il mio punto di vista senza spoilerare, quindi potrebbe risultare un po' criptico a chi non ha visto l'anime).
Ho percepito leggendo un po' in giro che le ultimissime scene hanno ridimensionato il giudizio finale di molti sull'intera vicenda. A mio parere è ingeneroso ridurre il tutto al fastidio che potrebbe suscitare l'avverarsi o meno del classico lieto fine. Nel caso in specie poi, quell'ultima scena potrebbe essere interpretata in diversi modi ad esempio come un qualcosa di momentaneo' e non definitivo quindi paradossalmente in linea con il clima di precarietà che contraddistingue l'intera vicenda fin dagli inizi.
H2O, è uno dei soliti tanti tantissimi Anime nati da una Novel o Visual novel che sia, uno dei soliti con un protagonista e diverse fanciulle che girano attorno a lui anche se quì in realtà la storia ha una sola linea sin dall'inizio, quindi parlare di harem su questo mi sembra eccessivo.
Se si vuole guardare il prodotto da un punto di vista puramente stilistico, per quanto questi prodotti si somiglino tutti devo dire che non ha nulla di speciale, ovvero bei disegni, animazioni nella media, colonna sonora più o meno azzeccata con il solito largo uso di pianoforte che ormai è tipico in questi racconti, e ai giapponesi piace un sacco (anche a me piace moltissimo il pianoforte soprattutto quello di Nobuo Uematsu). Tutto si ferma appena oltre la barriera della sufficenza, senza note di merito o disegni di particolare intensità, (cito Jin Rho) o tecniche strambe (come nel caso di Aku no Hana), senza colonne sonore epiche o struggenti.
Ma è la storia il vero problema, o meglio come è stata giapponesizzata nel modo peggiore che si poteva fare. Essendo una Visual Novel il tessuto iniziale, immagino che abbiano mischiato varie trame e vari finali, altrimenti non si spiega la confusione fatta nell'ultima puntata, o la puntata con la magia e la strega che trasforma tutti in schiavi contadini (si nel mezzo c'è una cosa del genere). Era partito tanto bene, il protagonista non mi stava nemmeno troppo antipatico, l'ambiente non era il classico idilliaco del cavolo, hanno persino messo una bella penultima puntata degna di "Higurashi no Naku Koro ni" e poi un bel finale, ma così bello così bello che decidono che non va bene, e lo cambiano negli ultimi due minuti di puntata.... Ma se andavate a farvi un giro di ramen e sakè non era meglio che stare li in studio a rovinare una serie che era pure venuta benino?
A dirla tutta è troppo pure 4 ma oggi non voglio essere cattivo, è la vigilia di Pasqua.
Se si vuole guardare il prodotto da un punto di vista puramente stilistico, per quanto questi prodotti si somiglino tutti devo dire che non ha nulla di speciale, ovvero bei disegni, animazioni nella media, colonna sonora più o meno azzeccata con il solito largo uso di pianoforte che ormai è tipico in questi racconti, e ai giapponesi piace un sacco (anche a me piace moltissimo il pianoforte soprattutto quello di Nobuo Uematsu). Tutto si ferma appena oltre la barriera della sufficenza, senza note di merito o disegni di particolare intensità, (cito Jin Rho) o tecniche strambe (come nel caso di Aku no Hana), senza colonne sonore epiche o struggenti.
Ma è la storia il vero problema, o meglio come è stata giapponesizzata nel modo peggiore che si poteva fare. Essendo una Visual Novel il tessuto iniziale, immagino che abbiano mischiato varie trame e vari finali, altrimenti non si spiega la confusione fatta nell'ultima puntata, o la puntata con la magia e la strega che trasforma tutti in schiavi contadini (si nel mezzo c'è una cosa del genere). Era partito tanto bene, il protagonista non mi stava nemmeno troppo antipatico, l'ambiente non era il classico idilliaco del cavolo, hanno persino messo una bella penultima puntata degna di "Higurashi no Naku Koro ni" e poi un bel finale, ma così bello così bello che decidono che non va bene, e lo cambiano negli ultimi due minuti di puntata.... Ma se andavate a farvi un giro di ramen e sakè non era meglio che stare li in studio a rovinare una serie che era pure venuta benino?
A dirla tutta è troppo pure 4 ma oggi non voglio essere cattivo, è la vigilia di Pasqua.
Takuma Hirose è un ragazzo che si è appena trasferito, ma che purtroppo ha il problema della cecità.
Mentre va a scuola il primo giorno viene aiutato da Otoha, una ragazza che sembra apparire solo a lui e quindi non è mai presente quando ci sono altre persone con Hirose.
Hirose fin dall'inizio vuole aiutare Kohinata Hayami, una ragazza odiata e definita da tutti uno scarafaggio per colpa della sua famiglia che aveva una brutta reputazione per quello che aveva fatto. Diventa quasi subito amico di Hinata Kagura, una ragazza che lo aiuta fin dall'inizio.
Questo è un anime a mio parere molto bello, che va guardato fino alla fine. Inizialmente avrei messo un 8, ma dopo aver visto il finale ho deciso di mettere 7, non perché fosse un finale orribile, ma perché non ho capito un sacco di cose.
Comunque la serie ha un bella storia, anche se è difficile comprendera al 100%; di certo non bisogna distrarsi nemmeno per un attimo e bisogna prestare attenzione a ogni episodio.
Mentre va a scuola il primo giorno viene aiutato da Otoha, una ragazza che sembra apparire solo a lui e quindi non è mai presente quando ci sono altre persone con Hirose.
Hirose fin dall'inizio vuole aiutare Kohinata Hayami, una ragazza odiata e definita da tutti uno scarafaggio per colpa della sua famiglia che aveva una brutta reputazione per quello che aveva fatto. Diventa quasi subito amico di Hinata Kagura, una ragazza che lo aiuta fin dall'inizio.
Questo è un anime a mio parere molto bello, che va guardato fino alla fine. Inizialmente avrei messo un 8, ma dopo aver visto il finale ho deciso di mettere 7, non perché fosse un finale orribile, ma perché non ho capito un sacco di cose.
Comunque la serie ha un bella storia, anche se è difficile comprendera al 100%; di certo non bisogna distrarsi nemmeno per un attimo e bisogna prestare attenzione a ogni episodio.
Una storia bella, che però si incasina decisamente troppo nel finale: si parte lenti, la storia poi si fa interessante ma si arriva alle due puntate finali dove il finale è troppo "insensato". Sinceramente non mi è piaciuto troppo, anche se le potenzialità c'erano, eccome: una storia diversa dal solito, il nostro belloccio di turno che, questa volta, è cieco, la ragazza bella ma che tutti evitano, intrighi di famiglia, il nonno malvagio... La trama è davvero ben studiata, peccato per quel che ho detto prima.
A dare la sufficienza non ci penso due volte, perché i buoni sentimenti sono alla base di tutta la storia, ed anche i messaggi che questa vuole lasciare sono chiari e positivi, ma mi aspettavo di più.
A dare la sufficienza non ci penso due volte, perché i buoni sentimenti sono alla base di tutta la storia, ed anche i messaggi che questa vuole lasciare sono chiari e positivi, ma mi aspettavo di più.
"H2O - Footprints in the Sand" è l'adattamento ad anime prodotto nel 2008 dell'omonima visual novel rilasciata in Giappone nel 2006.
Storia
L'anime parla di Takuma Hirose, un ragazzo cieco che si trasferisce in campagna, dove vive lo zio. Ovviamente Hirose si ritrova quasi subito circondato da ragazze, ma c'è da dire che non sono tutte innamorate perse di lui, anzi, l'impressione che ho avuto è che interessasse veramente "solo" a quattro di loro, e due di queste hanno un ruolo principalmente secondario.
Contrariamente a tutti gli harem che ho visto finora, però, in questa serie una delle ragazze, Kohinata Hayami, orgogliosa e abbastanza asociale, non solo vive come un'emarginata, isolata da tutti gli altri abitanti del villaggio, ma subisce anche violenza fisica e morale a scuola, e gli insegnanti sono anch'essi contro di lei, come ogni altro abitante del villaggio, fatta eccezione per lo zio di Hirose e, ovviamente, per Hirose stesso, che cercherà di avvicinarsi alla ragazza e di capire la causa di questo trattamento.
La storia, nei primi due episodi, crea molte aspettative, ma non le soddisfa tutte, o almeno non completamente. Per cominciare, uno degli elementi che mi aveva portato a guardare questa serie, ovvero la cecità del protagonista, che personalmente non ho trovato ancora in nessun'altra serie, viene eliminata ancora nel primo episodio grazie all'intervento di un'entità soprannaturale. Tralasciando il fatto che questo ha distrutto il 75% delle speranze che riponevo in questa serie, devo dire che questo fatto è stato sfruttato molto bene negli ultimi episodi per creare un'atmosfera di qualità rara. La capacità di vedere che ha ricevuto, infatti, è solo temporanea (vi dico subito che questa cosa viene specificata ancora all'inizio del secondo episodio, quindi non è spoiler).
Inoltre, nel corso della serie viene dato troppo poco spazio al rapporto tra Hirose e Hayami, che secondo me avrebbe dovuto essere trattato con più calma, magari sorvolando o limitandosi a citare altri avvenimenti meno importanti ai fini della storia. Non sto dicendo che il loro rapporto è trattato in maniera frettolosa o sbrigativa, ma solo che vi andava dedicato più tempo.
Ultimo punto relativo alla trama: il finale. Devo dire che sarebbe, e sottolineo il "sarebbe", stato uno dei migliori che abbia visto finora, infatti è toccante, tanto che mi si è stretto il cuore - forse sono io che mi emoziono facilmente. Peccato solo che negli ultimi due-tre minuti dell'ultimo episodio ci venga proposto un happy ending che per carità non è brutto, ma francamente appare leggermente forzato e alquanto fuori luogo, per non dire che quasi rovina il messaggio trasmesso dalla serie, ovvero che i pregiudizi, basati su elementi stupidi quali la famiglia di provenienza di una persona, possono distruggere la vita non solo della persona pregiudicata, ma anche quella di chi, a quella persona, vuole bene. Il finale rovina questo messaggio con un buonismo un po' campato per aria, soprattutto dopo quello che i personaggi hanno passato, perché, contrariamente a quello di "Angel Beats!", non è aperto alle interpretazioni: è finita così e basta.
Personaggi
La caratterizzazione di alcuni dei personaggi non è particolarmente sviluppata ma risulta lo stesso più che soddisfacente. Quella di Hirose e Hayami, invece, è ottima, così come il cambiamento di Hayami e di alcuni degli altri abitanti del villaggio, dovuto al comportamento di Hirose. Peccato solo che, in qualche punto, il comportamento dei personaggi appaia un po' forzato.
Audio e colonna sonora
Sia le canzoni sia l'opening e l'ending sono buone, le canzoni in particolare, ma non abbastanza da potere dire che sono di molto sopra la media.
Disegni e animazioni
I punti carenti, sotto questo aspetto, sono due: l'uso della computer grafica, a volte poco soddisfacente, e le animazioni, generalmente buone ma con qualche calo non indifferente in alcuni - fortunatamente pochi - punti della serie.
Longevità
La durata della serie, ovvero dodici episodi di durata normale, era sufficiente a narrare la storia (quella scelta per l'anime, intendo, dato che nelle visual novel, o almeno in quelle del tipo di cui era "H2O - Footprints in the Sand" è il "giocatore" che sceglie quale direzione fare prendere alla storia). Il problema infatti non sta tanto nella quantità quanto nell'impiego del tempo a disposizione.
Apprezzamento personale.
Devo dire che, nonostante la parte centrale non mi abbia entusiasmato, l'inizio e in particolare la fine - salvo quei due o tre minuti finali - mi sono piaciuti veramente molto.
Voto complessivo: 7,5
'H2O: Footprints in the Sand' è una serie bella, ma che poteva essere molto migliore. Consigliata non agli amanti del genere harem ma a chi cerca una buona storia sentimentale con risvolti drammatici e con la presenza non troppo marcata ma decisamente determinante del soprannaturale.
Storia
L'anime parla di Takuma Hirose, un ragazzo cieco che si trasferisce in campagna, dove vive lo zio. Ovviamente Hirose si ritrova quasi subito circondato da ragazze, ma c'è da dire che non sono tutte innamorate perse di lui, anzi, l'impressione che ho avuto è che interessasse veramente "solo" a quattro di loro, e due di queste hanno un ruolo principalmente secondario.
Contrariamente a tutti gli harem che ho visto finora, però, in questa serie una delle ragazze, Kohinata Hayami, orgogliosa e abbastanza asociale, non solo vive come un'emarginata, isolata da tutti gli altri abitanti del villaggio, ma subisce anche violenza fisica e morale a scuola, e gli insegnanti sono anch'essi contro di lei, come ogni altro abitante del villaggio, fatta eccezione per lo zio di Hirose e, ovviamente, per Hirose stesso, che cercherà di avvicinarsi alla ragazza e di capire la causa di questo trattamento.
La storia, nei primi due episodi, crea molte aspettative, ma non le soddisfa tutte, o almeno non completamente. Per cominciare, uno degli elementi che mi aveva portato a guardare questa serie, ovvero la cecità del protagonista, che personalmente non ho trovato ancora in nessun'altra serie, viene eliminata ancora nel primo episodio grazie all'intervento di un'entità soprannaturale. Tralasciando il fatto che questo ha distrutto il 75% delle speranze che riponevo in questa serie, devo dire che questo fatto è stato sfruttato molto bene negli ultimi episodi per creare un'atmosfera di qualità rara. La capacità di vedere che ha ricevuto, infatti, è solo temporanea (vi dico subito che questa cosa viene specificata ancora all'inizio del secondo episodio, quindi non è spoiler).
Inoltre, nel corso della serie viene dato troppo poco spazio al rapporto tra Hirose e Hayami, che secondo me avrebbe dovuto essere trattato con più calma, magari sorvolando o limitandosi a citare altri avvenimenti meno importanti ai fini della storia. Non sto dicendo che il loro rapporto è trattato in maniera frettolosa o sbrigativa, ma solo che vi andava dedicato più tempo.
Ultimo punto relativo alla trama: il finale. Devo dire che sarebbe, e sottolineo il "sarebbe", stato uno dei migliori che abbia visto finora, infatti è toccante, tanto che mi si è stretto il cuore - forse sono io che mi emoziono facilmente. Peccato solo che negli ultimi due-tre minuti dell'ultimo episodio ci venga proposto un happy ending che per carità non è brutto, ma francamente appare leggermente forzato e alquanto fuori luogo, per non dire che quasi rovina il messaggio trasmesso dalla serie, ovvero che i pregiudizi, basati su elementi stupidi quali la famiglia di provenienza di una persona, possono distruggere la vita non solo della persona pregiudicata, ma anche quella di chi, a quella persona, vuole bene. Il finale rovina questo messaggio con un buonismo un po' campato per aria, soprattutto dopo quello che i personaggi hanno passato, perché, contrariamente a quello di "Angel Beats!", non è aperto alle interpretazioni: è finita così e basta.
Personaggi
La caratterizzazione di alcuni dei personaggi non è particolarmente sviluppata ma risulta lo stesso più che soddisfacente. Quella di Hirose e Hayami, invece, è ottima, così come il cambiamento di Hayami e di alcuni degli altri abitanti del villaggio, dovuto al comportamento di Hirose. Peccato solo che, in qualche punto, il comportamento dei personaggi appaia un po' forzato.
Audio e colonna sonora
Sia le canzoni sia l'opening e l'ending sono buone, le canzoni in particolare, ma non abbastanza da potere dire che sono di molto sopra la media.
Disegni e animazioni
I punti carenti, sotto questo aspetto, sono due: l'uso della computer grafica, a volte poco soddisfacente, e le animazioni, generalmente buone ma con qualche calo non indifferente in alcuni - fortunatamente pochi - punti della serie.
Longevità
La durata della serie, ovvero dodici episodi di durata normale, era sufficiente a narrare la storia (quella scelta per l'anime, intendo, dato che nelle visual novel, o almeno in quelle del tipo di cui era "H2O - Footprints in the Sand" è il "giocatore" che sceglie quale direzione fare prendere alla storia). Il problema infatti non sta tanto nella quantità quanto nell'impiego del tempo a disposizione.
Apprezzamento personale.
Devo dire che, nonostante la parte centrale non mi abbia entusiasmato, l'inizio e in particolare la fine - salvo quei due o tre minuti finali - mi sono piaciuti veramente molto.
Voto complessivo: 7,5
'H2O: Footprints in the Sand' è una serie bella, ma che poteva essere molto migliore. Consigliata non agli amanti del genere harem ma a chi cerca una buona storia sentimentale con risvolti drammatici e con la presenza non troppo marcata ma decisamente determinante del soprannaturale.
Fino a circa tre minuti dal termine della serie ero seriamente intenzionato a dare il massimo possibile a quest'anime, chiudendo un occhio (anzi tutti e due) sulle evidenti imperfezioni presenti. H2O, infatti, è riuscito a tenermi incollato allo schermo dall'inizio alla fine senza mai concedermi la possibilità di un solo minuto di pausa.
Il primo aspetto su cui si è posata la mia riflessione è l'incredibile somiglianza con il bellissimo Kimagure Orange Road. In cosa gli somiglia? Ve lo spiego subito.
Kohinata ricorda in modo quasi sfacciato Madoka: come lei è inizialmente un'emarginata, non ha paura di fare a botte, anche se in questo caso si limita a prenderle, e ha un carattere forte, in cui spiccano testardaggine e noncuranza che nascondono una grande bontà d'animo. Non ha ovviamente il suo stesso carisma, ma personalmente considero Madoka il top per il genere a cui appartiene; ma Kohinata non esce troppo malconcia dall'impari confronto neanche sotto quest'aspetto.
Allo stesso tempo, Hirose è un po' troppo simile a Kyosuke: sono entrambi, infatti, dei "prescelti", che arrivano in una nuova città o villaggio che sia e lo cambiano, mettendo fine all'odio e ai pregiudizi che la governano.
Aggiungeteci il classico triangolo amoroso e un leggero tocco di magia e il gioco è fatto. Si deve quindi considerare H2O semplicemente come uno degli ennesimi cloni dell'opera di Izumi Matsumoto? La risposta è, a mio avviso, assolutamente no: se i personaggi e alcune situazioni si somigliano molto, H2O a poco a poco si trasforma in qualcosa di completamente diverso.
Dire qualcosa sulla trama si tradurrebbe inevitabilmente nel fare dello "spoiler", in quanto raccontare l'andamento anche di un singolo episodio significherebbe svelare almeno uno dei tanti segreti del villaggio in cui si svolgono le vicende narrate. Ciò che posso dire senza togliere il gusto della scoperta allo spettatore è che ci si trova sin da subito immersi in uno scenario decisamente anomalo rispetto a un anime scolastico tradizionale: accanto alle classiche scene di amicizia fra ragazze convive, infatti, una situazione di clamorosa emarginazione in cui tutti (ma proprio tutti) appaiono come dei veri e propri "carnefici" nei confronti di una delle ragazze, sottoposta a diverse forme di violenza, da quella morale a quella fisica. Trovare una spiegazione a ciò che sta accadendo è il compito assegnato al protagonista che, episodio dopo episodio, aggiungerà un tassello per la soluzione del mistero. Quando la matassa sembra essersi definitivamente dipanata si resta infine sorpresi da una lunga serie di colpi di scena ben congegnati e assolutamente coerenti con il resto della trama.
Il principale difetto di H2O è sicuramente rappresentato dal numero troppo esiguo di episodi. Il gran numero di eventi, infatti, andava sviluppato con una maggiore lentezza espositiva; ciò avrebbe sicuramente giovato in termini di suspance e in termini di una migliore descrizione di fatti e personaggi.
Tuttavia, come ho premesso, avrei sorvolato volentieri su questo e su tanti altri aspetti critici che, tra l'altro, sono stati riportati anche in altre recensioni, se non fosse stato per il finale scelto, davvero pessimo. Esso è certamente aperto all'interpretazione dello spettatore, e io stesso ho cercato di trovare gli elementi che ne rendessero plausibile uno decente; ma se bisogna giudicare da ciò che si vede o si sente sembra essere davvero un ottimo tentativo per rovinare tutto il bel lavoro fatto.
In definitiva H2O è un piccolo gioiellino tratto da una delle tanto bistrattate visual novel - da cui, poi, chissà perché nascono molto spesso degli autentici capolavori - che consiglio assolutamente di vedere. Agli amanti del genere, poi, credo che piacerà sicuramente. Peccato per il finale, ma basta chiudere gli occhi per un paio di minuti o avere molta fantasia e si rimedia pure a quello.
Il primo aspetto su cui si è posata la mia riflessione è l'incredibile somiglianza con il bellissimo Kimagure Orange Road. In cosa gli somiglia? Ve lo spiego subito.
Kohinata ricorda in modo quasi sfacciato Madoka: come lei è inizialmente un'emarginata, non ha paura di fare a botte, anche se in questo caso si limita a prenderle, e ha un carattere forte, in cui spiccano testardaggine e noncuranza che nascondono una grande bontà d'animo. Non ha ovviamente il suo stesso carisma, ma personalmente considero Madoka il top per il genere a cui appartiene; ma Kohinata non esce troppo malconcia dall'impari confronto neanche sotto quest'aspetto.
Allo stesso tempo, Hirose è un po' troppo simile a Kyosuke: sono entrambi, infatti, dei "prescelti", che arrivano in una nuova città o villaggio che sia e lo cambiano, mettendo fine all'odio e ai pregiudizi che la governano.
Aggiungeteci il classico triangolo amoroso e un leggero tocco di magia e il gioco è fatto. Si deve quindi considerare H2O semplicemente come uno degli ennesimi cloni dell'opera di Izumi Matsumoto? La risposta è, a mio avviso, assolutamente no: se i personaggi e alcune situazioni si somigliano molto, H2O a poco a poco si trasforma in qualcosa di completamente diverso.
Dire qualcosa sulla trama si tradurrebbe inevitabilmente nel fare dello "spoiler", in quanto raccontare l'andamento anche di un singolo episodio significherebbe svelare almeno uno dei tanti segreti del villaggio in cui si svolgono le vicende narrate. Ciò che posso dire senza togliere il gusto della scoperta allo spettatore è che ci si trova sin da subito immersi in uno scenario decisamente anomalo rispetto a un anime scolastico tradizionale: accanto alle classiche scene di amicizia fra ragazze convive, infatti, una situazione di clamorosa emarginazione in cui tutti (ma proprio tutti) appaiono come dei veri e propri "carnefici" nei confronti di una delle ragazze, sottoposta a diverse forme di violenza, da quella morale a quella fisica. Trovare una spiegazione a ciò che sta accadendo è il compito assegnato al protagonista che, episodio dopo episodio, aggiungerà un tassello per la soluzione del mistero. Quando la matassa sembra essersi definitivamente dipanata si resta infine sorpresi da una lunga serie di colpi di scena ben congegnati e assolutamente coerenti con il resto della trama.
Il principale difetto di H2O è sicuramente rappresentato dal numero troppo esiguo di episodi. Il gran numero di eventi, infatti, andava sviluppato con una maggiore lentezza espositiva; ciò avrebbe sicuramente giovato in termini di suspance e in termini di una migliore descrizione di fatti e personaggi.
Tuttavia, come ho premesso, avrei sorvolato volentieri su questo e su tanti altri aspetti critici che, tra l'altro, sono stati riportati anche in altre recensioni, se non fosse stato per il finale scelto, davvero pessimo. Esso è certamente aperto all'interpretazione dello spettatore, e io stesso ho cercato di trovare gli elementi che ne rendessero plausibile uno decente; ma se bisogna giudicare da ciò che si vede o si sente sembra essere davvero un ottimo tentativo per rovinare tutto il bel lavoro fatto.
In definitiva H2O è un piccolo gioiellino tratto da una delle tanto bistrattate visual novel - da cui, poi, chissà perché nascono molto spesso degli autentici capolavori - che consiglio assolutamente di vedere. Agli amanti del genere, poi, credo che piacerà sicuramente. Peccato per il finale, ma basta chiudere gli occhi per un paio di minuti o avere molta fantasia e si rimedia pure a quello.
Gli stavo per dare 6, ma poi c'ho pensato un attimo e mi sono domandato: "Ma merita davvero la sufficienza?".
La risposta è no, perché bisogna valutare tutto nel complesso.
I disegni sono gradevoli, la colonna sonora pure, e in generale a livello tecnico è un anime salvabile, ma la sceneggiatura ha diversi (troppi) problemi.
Per principio (o per masochismo, non so) non "droppo" mai una serie che ho cominciato, ma stavolta sono stato molto, ma davvero molto, combattuto.
Prima di iniziare a sparl... criticare quest'anime è doveroso premettere una cosa: è un adattamento animato della più famosa (eroge) visual novel dello studio Makura. Stile Clannad, per intenderci.
Solitamente non gradisco gli adattamenti animati che partono dalle visual novel, perché per forza di cose non si possono rappresentare tutti gli "arc": In Clannad è stato scelto il "route" di Nagisa, in School Days il "peggiore" e in H2O non saprei, probabilmente un fritto misto che pone maggior attenzione sulla storia di Kohinata, opportunamente riassunta, tagliuzzata e senza le scene per adulti.
By the way, nonostante i tagli e la necessità di riassumere l'intero anime in poco più di quattro ore di riproduzione, il materiale per sfornare qualcosa di buono c'era eccome. Ma è abbastanza ovvio che l'adattamento animato è stato commercializzato con lo scopo principale di sfruttare il fenomeno creato dalla novel.
L'anime è noioso e sconclusionato, si saltella qua e là fra uno spunto e l'altro, si capisce che c'è tanta carne sul fuoco, ma come il Bianconiglio che ripete "è tardi, è tardi" si fa tutto di corsa e si salta praticamente ogni cosa. Non viene approfondito quasi niente; persino la caratterizzazione dei personaggi principali è poco più che abbozzata.
Insomma, è la rappresentazione perfetta dell'anime <i>mediocre</i>. Ogni tanto ci sono momenti molto belli, molto toccanti, molto significativi, ma subito dopo si ricade nel nulla più totale.
Alla fine, tirando le somme, mi rendo conto che non m'è rimasto niente di questa storia. Mi sembra stupida, irreale e mal strutturata. Sarebbe un'opera destinata ai sognatori, ma io non sono riuscito a sognare.
La stessa componente magica è tirata con le unghie, ché è il solito cliché dello spirito della foresta che aiuta il giocatore tramite consigli e corbellerie varie, però in quest'anime non ho visto manco lo sforzo di far quadrare i conti: c'è lo spirito protettivo, prendilo per buono; perché abbia certi poteri o perché succedano certe cose sono dettagli, se avessimo avuto una decina di episodi in più magari te l'avremmo anche spiegato.
Cos'altro posso aggiungere? Che sarei curioso di leggere la novel, ma non c'è nessuna patch per l'inglese e quindi nisba. Magari la storia originale è più interessante (cosa discretamente probabile), senza considerare che non disdegnerei, da buon porcello, le illustrazioni H, però non sapendo leggere il giapponese continuerò ad associare "H2O: Footprints in the Sand" a quest'anime così scialbo.
In definitiva <i>non</i> lo consiglio, guardatevi altro. Non c'è niente che renda unico quest'anime.
La risposta è no, perché bisogna valutare tutto nel complesso.
I disegni sono gradevoli, la colonna sonora pure, e in generale a livello tecnico è un anime salvabile, ma la sceneggiatura ha diversi (troppi) problemi.
Per principio (o per masochismo, non so) non "droppo" mai una serie che ho cominciato, ma stavolta sono stato molto, ma davvero molto, combattuto.
Prima di iniziare a sparl... criticare quest'anime è doveroso premettere una cosa: è un adattamento animato della più famosa (eroge) visual novel dello studio Makura. Stile Clannad, per intenderci.
Solitamente non gradisco gli adattamenti animati che partono dalle visual novel, perché per forza di cose non si possono rappresentare tutti gli "arc": In Clannad è stato scelto il "route" di Nagisa, in School Days il "peggiore" e in H2O non saprei, probabilmente un fritto misto che pone maggior attenzione sulla storia di Kohinata, opportunamente riassunta, tagliuzzata e senza le scene per adulti.
By the way, nonostante i tagli e la necessità di riassumere l'intero anime in poco più di quattro ore di riproduzione, il materiale per sfornare qualcosa di buono c'era eccome. Ma è abbastanza ovvio che l'adattamento animato è stato commercializzato con lo scopo principale di sfruttare il fenomeno creato dalla novel.
L'anime è noioso e sconclusionato, si saltella qua e là fra uno spunto e l'altro, si capisce che c'è tanta carne sul fuoco, ma come il Bianconiglio che ripete "è tardi, è tardi" si fa tutto di corsa e si salta praticamente ogni cosa. Non viene approfondito quasi niente; persino la caratterizzazione dei personaggi principali è poco più che abbozzata.
Insomma, è la rappresentazione perfetta dell'anime <i>mediocre</i>. Ogni tanto ci sono momenti molto belli, molto toccanti, molto significativi, ma subito dopo si ricade nel nulla più totale.
Alla fine, tirando le somme, mi rendo conto che non m'è rimasto niente di questa storia. Mi sembra stupida, irreale e mal strutturata. Sarebbe un'opera destinata ai sognatori, ma io non sono riuscito a sognare.
La stessa componente magica è tirata con le unghie, ché è il solito cliché dello spirito della foresta che aiuta il giocatore tramite consigli e corbellerie varie, però in quest'anime non ho visto manco lo sforzo di far quadrare i conti: c'è lo spirito protettivo, prendilo per buono; perché abbia certi poteri o perché succedano certe cose sono dettagli, se avessimo avuto una decina di episodi in più magari te l'avremmo anche spiegato.
Cos'altro posso aggiungere? Che sarei curioso di leggere la novel, ma non c'è nessuna patch per l'inglese e quindi nisba. Magari la storia originale è più interessante (cosa discretamente probabile), senza considerare che non disdegnerei, da buon porcello, le illustrazioni H, però non sapendo leggere il giapponese continuerò ad associare "H2O: Footprints in the Sand" a quest'anime così scialbo.
In definitiva <i>non</i> lo consiglio, guardatevi altro. Non c'è niente che renda unico quest'anime.
Voto 6 solo perché fino agli ultimi momenti ho sperato in un finale realistico alla Air o almeno sognante alla Clannad, ma il finale di questo anime non sta ne in cielo ne in terra, capisco che si richiamino maggiori consensi con un "happy endind", ma magari potevano fare una mezza scopiazzatura del finale di Kanon per dare un senso!
Tirando le somme, la trama è interessante anche se a volte leggermente forzata, diciamo un paio di Tir<i>[autotreni N.D.M.]</i> di forzature, soprattutto per quanto riguarda i retroscena della vita del protagonista (nessuno ha mai pensato di dire al poveretto la verità sulla madre!).
In pratica un anime carino da vedere, ma solo se avete già esaurito altri di questo genere e se vi piace molto il genere, se invece è il primo di questo genere a cui vi avvicinate fate il giro largo e guardate uno di quelli citati!</i>
Tirando le somme, la trama è interessante anche se a volte leggermente forzata, diciamo un paio di Tir<i>[autotreni N.D.M.]</i> di forzature, soprattutto per quanto riguarda i retroscena della vita del protagonista (nessuno ha mai pensato di dire al poveretto la verità sulla madre!).
In pratica un anime carino da vedere, ma solo se avete già esaurito altri di questo genere e se vi piace molto il genere, se invece è il primo di questo genere a cui vi avvicinate fate il giro largo e guardate uno di quelli citati!</i>
Come maschio ho davvero apprezzato questo anime! Sebbene non apprezzi molto gli shojo in modo particolare, questo anime mi è piaciuto molto non solo per la parte tecnica come la grafica, i colori e i disegni, ma anche nella storia!
Partiamo prima dalla parte tecnica dell'anime: i personaggi. Come tipico shojo il protagonista maschile è circondato un sacco di ragazze e chi più ne ha più ne metta! Takuma Hirose (questo il suo nome) è un ragazzo di città normalissimo da alcuni punti di vista "puccioso" da altri un po' meno ma essendo un anime per lo più rivolto ad un pubblico femminile direi che lo si può considerare tale. Le ragazze invece sono tutte molto belle! I contorni, i colori e i disegni sono stupendi e tutte molto prosperose (tranne ovviamente la vera protagonista femminile della storia... Come sempre... -. -).
Le ambientazioni sono molto belle e in un certo senso anche realistiche dai colori molto belli e ben fatti! Mi piacciono un sacco sopratutto le ambientazioni tra le foreste o comunque le aree verdi.
Dopo questa breve vista tecnica possiamo passare alla storia:
Hirose è un ragazzo di città col problema però che non ci vede. Nessuno comprende la causa della sua cecità così su consiglio dei medici si trasferisce in un paesino di campagna. Qui incontra subito degli ottimi compagni di classe tra cui un gruppetto di ragazze che, vedendo i problemi del ragazzo si fanno in quattro per aiutarlo. Di punto in bianco il ragazzo ritrova la vista e da quel momento in poi vive ricambia la gentilezza ricevuta cercando di aiutare una compagna di classe odiata da tutti. E' sempre chiusa in se stessa anche se molto forte ma grazie a Hirose riesce ad aprire il suo cuore e farla apprezzare dagli altri.
Di questo anime ci hanno fatto anche un gioco intitolato dallo stesso titolo per PS2.
Partiamo prima dalla parte tecnica dell'anime: i personaggi. Come tipico shojo il protagonista maschile è circondato un sacco di ragazze e chi più ne ha più ne metta! Takuma Hirose (questo il suo nome) è un ragazzo di città normalissimo da alcuni punti di vista "puccioso" da altri un po' meno ma essendo un anime per lo più rivolto ad un pubblico femminile direi che lo si può considerare tale. Le ragazze invece sono tutte molto belle! I contorni, i colori e i disegni sono stupendi e tutte molto prosperose (tranne ovviamente la vera protagonista femminile della storia... Come sempre... -. -).
Le ambientazioni sono molto belle e in un certo senso anche realistiche dai colori molto belli e ben fatti! Mi piacciono un sacco sopratutto le ambientazioni tra le foreste o comunque le aree verdi.
Dopo questa breve vista tecnica possiamo passare alla storia:
Hirose è un ragazzo di città col problema però che non ci vede. Nessuno comprende la causa della sua cecità così su consiglio dei medici si trasferisce in un paesino di campagna. Qui incontra subito degli ottimi compagni di classe tra cui un gruppetto di ragazze che, vedendo i problemi del ragazzo si fanno in quattro per aiutarlo. Di punto in bianco il ragazzo ritrova la vista e da quel momento in poi vive ricambia la gentilezza ricevuta cercando di aiutare una compagna di classe odiata da tutti. E' sempre chiusa in se stessa anche se molto forte ma grazie a Hirose riesce ad aprire il suo cuore e farla apprezzare dagli altri.
Di questo anime ci hanno fatto anche un gioco intitolato dallo stesso titolo per PS2.
Un anime davvero bellissimo, romantico e commovente. Le musiche di sottofondo sono davvero belle, ma la ending è sicuramente la parte musicale che preferisco. L'animazione sembra davvero ben curata e la trama è originale e poco pretenziosa. Il finale per tipi come me, è sicuramente struggente, ma non essendo ben chiaro lascia molto spazio alla fantasia, così che ognuno potrà immaginarsi il finale che preferisce. Ovviamente, io ho scelto il finale più carino. Si merita un bel 9, e non gli dò 10 solo perchè è troppo corto come anime.
Vedendo questo anime spesso mi sono chiesto "ma... mi sono perso qualcosa?" lol
La storia è carina, ma spesso incoerente... se avessero curato di più alcuni particolari... anche se forse sono stati costretti a tagliare parecchio per farcelo entrare in sole 12 puntate XD
Per il resto è abbastanza carino, animazioni fatte abbastanza bene, musiche discrete e l'idea è buona (mi mancava solo il cieco XD) anche se il finale mi è sembrato un po' forzato.
Non mi sento di consigliarlo a nessuno in particolare, se avete tempo da buttare potete pure dargli un'occhiata, non è proprio tempo sprecato lol
La storia è carina, ma spesso incoerente... se avessero curato di più alcuni particolari... anche se forse sono stati costretti a tagliare parecchio per farcelo entrare in sole 12 puntate XD
Per il resto è abbastanza carino, animazioni fatte abbastanza bene, musiche discrete e l'idea è buona (mi mancava solo il cieco XD) anche se il finale mi è sembrato un po' forzato.
Non mi sento di consigliarlo a nessuno in particolare, se avete tempo da buttare potete pure dargli un'occhiata, non è proprio tempo sprecato lol
Un anime davvero bello e romantico con strani risvolte e piccole incomprensione(da parte del povero spirito che lo guarda).
La storia è davvero carina e ben collegata, abbastanza comprensibile (anche se l'ho visto in giapponese con sottotitoli inglesi).
La dolcezza incompresa dei vari personaggi va ad equilibrare la tristezza di alcune scene durante le quali la povera ragazza vien trattata male.
Il finale lascia comprendere tutto e nulla...
Fortunatamente lascia spazio all'immaginazione così da poter risultare anche uno dei pochi anime senza brutta fine ^_^
La storia è davvero carina e ben collegata, abbastanza comprensibile (anche se l'ho visto in giapponese con sottotitoli inglesi).
La dolcezza incompresa dei vari personaggi va ad equilibrare la tristezza di alcune scene durante le quali la povera ragazza vien trattata male.
Il finale lascia comprendere tutto e nulla...
Fortunatamente lascia spazio all'immaginazione così da poter risultare anche uno dei pochi anime senza brutta fine ^_^