Kurenai
Kurenai è una serie breve realizzata dallo studio Brain Base, e (alquanto) liberamente tratta dal primo libro dell'omonima serie di romanzi. Dai romanzi è stato tratto anche un manga, ed entrambi, manga e romanzo, sono shounen d'azione, laddove invece l'anime ha operato alcuni cambiamenti fondamentali e ha scelto un approccio più da 'seinen intimista'.
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Il fulcro rimane comunque il rapporto tra una bambina e un ragazzino delle superiori, entrambi segnati dalla vita.
Il ragazzo, Shinkuru, conduce una doppia vita: di giorno studente, di notte mediatore di dispute varie a pagamento. La sua arma segreta - e in ottica di adattamento anche uno dei pochi problemi che trovo nella sceneggiatura - è un particolare stile di combattimento e un impianto osseo sul gomito, a forma di lama, che scatta quando a) la situazione si fa grigia e b) e qui la cosa ha delle implicazioni un po' più sostanziose, quando nella lotta si perde il proprio autocontrollo.
Lei, Murasaki, bambina saggia e solenne e ingenua insieme, invece è vissuta in un mondo a parte, segregata, a causa delle particolari tradizioni della sua ricchissima famiglia. Finché un giorno il mentore di Shinkuru - e mediatrice essa stessa -, Benika, non la rapisce e la porta a casa del ragazzo, di fatto affidandogliela come nuovo 'incarico'.
La convivenza forzata porta i due ad aiutarsi l'un l'altro e ad aprirsi al mondo, e alla vita, come mai hanno fatto prima, anche con l'aiuto degli altri personaggi. La maggior parte della serie è appunto dedicata alla loro interazione nella vita di tutti i giorni e a come si influenzino e maturino a vicenda. Finché le circostanze accennate nel primo episodio e che han portato al rapimento della bambina non tornano di prepotenza nel finale, in un confronto/scontro tra sistemi di valori, di cultura, di generazioni.
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Il plot, che qui ho solo accennato per non spoilerare tutto (e c'è molto, molto più di quel che appaia), è un pretesto per una riflessione sul Giappone, e, anche, sul ruolo della donna nel Paese.
A parte Shinkuru, infatti, la maggioranza del cast - Benika, le vicine di stanza, le compagne di scuola - è femminile, e ogni donna e ragazza ha una sua visione della vita e caratteristiche che la distinguono dalle altre.
Tra dialoghi molto godibili, una deliziosa bambina protagonista, omaggi a Maison Ikkoku (le due vicine di stanza di Shinkuru spesso e volentieri irrompono nel suo piccolo appartamento per mangiare e bere a sue spese), una bella colonna sonora, un chara design che richiamano a momenti Red Garden (non per nulla alcuni membri dello staff hanno lavorato su entrambe le serie, e c'è anche una puntata musical ), e una narrazione che sa giocare moto sui silenzi e che spesso mostra invece di spiegare tutto, si snoda una storia godibile a più livelli. Ha delle luminose, naturalissime sequenze di slice of life; delle buone sequenze d'azione, momenti di riflessione, numerosi, più della media, considerando anche la brevità della serie, ed elementi di costume tipicamente giapponesi .
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Kurenai presenta tratti che farebbero pensare alle serie harem o al lolicon, ma li evita brillantemente e anzi ci ironizza sopra, almeno per quanto riguarda la serie animata. Apprezzabile ad esempio è la mancanza di fanservice e di ammiccamenti sessuali nelle scene tra Shinkuru e la piccola Murasaki, come quando la porta a lavarsi nel bagno pubblico.
Infine gli amanti dell'oscuro, del tragico, degli intrecci che si chiariscono a poco poco, del 'serio', troveranno comunque pane per i loro denti con le rivelazioni sugli usi e costumi della famiglia della bambina. Una famiglia che in nome di una tradizione distorta si è chiusa in se stessa e ha finito per sacrificare la felicità e libertà dei propri membri. La vicenda della madre di Murasaki è emblematica, così come l'esito della sua ribellione.
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In breve, un gioiellino dall'inizio alla fine, incluse, ebbene sì!, le sigle vintage e coloratissime, che giocano sul contrasto con il tono generale delle puntate e con il chara design della serie, qui stravolto in chiave anni '50-60 - qualcuno si ricorda le sigle del telefilm 'Strega per Amore'?
Esteticamente il già menzionato chara design può non piacere, ma penso che tutti potranno apprezzare il dettaglio negli sfondi, negli edifici, nei dettagli di arredamento; per esempio trovo le scene al tempio e quelle nella immensa dimora della famiglia di Murasaki, con i suoi pannelli dipinti in stile tradizionale, meravigliose.
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In tanto ben di Dio restano 'solo' un paio d'incongruenze, una dovuta all'avere voluto preservare il corno osseo come arma segreta, elemento da shounen di combattimento che stona con l'atmosfera generale di slice of life realistica scelta per la trasposizione animata e che rimane peraltro superfluo perché poco spiegato e giustificato; l'altra al fatto che nella parte finale della serie, che riprende i toni più seri del primo episodio, le guarigioni dai postumi di lotta siano pressoché istantanee.
Se a livello letterale i vari generi tendono a rimanere accostati più che fondersi, determinando uno scarto di tono mai completamente risolto, a livello di sotto-testo le azioni e le decisioni dei personaggi invece filano perfettamente.
Il, bellissimo e teneramente poetico, finale è il culmine di ciò: opinabilmente utopistico nel contesto di superficie della narrazione, resta invece molto sensato sul piano metaforico, di progresso di cultura/mentalità e realizzazione personale attraverso un proposito d'impegno costante nel cambiare il sistema dall'interno. La conciliazione ferma, invece dello scontro cieco e della sopraffazione violenta, è la goccia che auspicabilmente scava persino la roccia più dura.
O, per usare il codice della madre di Murasaki nella sua implicazione femminista (la particolare bambola hina che la donna in una scena stringe al petto allude a un tipico uso giapponese: le bambole hina sono un augurio/talismano di prosperità e protezione per le proprie figlie), il diventare una principessa, arbitra della propria vita e donna autonoma, non più o non solo una soprammobile, bloccata in una gerarchia che non da' scampo.
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Nota 1: articolo di approfondimento sulle bambole hina in italiano http://www.animeclick.it/notizia.php?id=24913
Nota 2: gli OAV realizzati in tempi più recenti sono più vicini ai romanzi e al manga e sono diversi dalla serie anche nel character design e nella quantità di fanservice. Se si è apprezzato l'approccio della serie il consiglio è di evitare gli OAV, e viceversa.
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Il fulcro rimane comunque il rapporto tra una bambina e un ragazzino delle superiori, entrambi segnati dalla vita.
Il ragazzo, Shinkuru, conduce una doppia vita: di giorno studente, di notte mediatore di dispute varie a pagamento. La sua arma segreta - e in ottica di adattamento anche uno dei pochi problemi che trovo nella sceneggiatura - è un particolare stile di combattimento e un impianto osseo sul gomito, a forma di lama, che scatta quando a) la situazione si fa grigia e b) e qui la cosa ha delle implicazioni un po' più sostanziose, quando nella lotta si perde il proprio autocontrollo.
Lei, Murasaki, bambina saggia e solenne e ingenua insieme, invece è vissuta in un mondo a parte, segregata, a causa delle particolari tradizioni della sua ricchissima famiglia. Finché un giorno il mentore di Shinkuru - e mediatrice essa stessa -, Benika, non la rapisce e la porta a casa del ragazzo, di fatto affidandogliela come nuovo 'incarico'.
La convivenza forzata porta i due ad aiutarsi l'un l'altro e ad aprirsi al mondo, e alla vita, come mai hanno fatto prima, anche con l'aiuto degli altri personaggi. La maggior parte della serie è appunto dedicata alla loro interazione nella vita di tutti i giorni e a come si influenzino e maturino a vicenda. Finché le circostanze accennate nel primo episodio e che han portato al rapimento della bambina non tornano di prepotenza nel finale, in un confronto/scontro tra sistemi di valori, di cultura, di generazioni.
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Il plot, che qui ho solo accennato per non spoilerare tutto (e c'è molto, molto più di quel che appaia), è un pretesto per una riflessione sul Giappone, e, anche, sul ruolo della donna nel Paese.
A parte Shinkuru, infatti, la maggioranza del cast - Benika, le vicine di stanza, le compagne di scuola - è femminile, e ogni donna e ragazza ha una sua visione della vita e caratteristiche che la distinguono dalle altre.
Tra dialoghi molto godibili, una deliziosa bambina protagonista, omaggi a Maison Ikkoku (le due vicine di stanza di Shinkuru spesso e volentieri irrompono nel suo piccolo appartamento per mangiare e bere a sue spese), una bella colonna sonora, un chara design che richiamano a momenti Red Garden (non per nulla alcuni membri dello staff hanno lavorato su entrambe le serie, e c'è anche una puntata musical ), e una narrazione che sa giocare moto sui silenzi e che spesso mostra invece di spiegare tutto, si snoda una storia godibile a più livelli. Ha delle luminose, naturalissime sequenze di slice of life; delle buone sequenze d'azione, momenti di riflessione, numerosi, più della media, considerando anche la brevità della serie, ed elementi di costume tipicamente giapponesi .
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Kurenai presenta tratti che farebbero pensare alle serie harem o al lolicon, ma li evita brillantemente e anzi ci ironizza sopra, almeno per quanto riguarda la serie animata. Apprezzabile ad esempio è la mancanza di fanservice e di ammiccamenti sessuali nelle scene tra Shinkuru e la piccola Murasaki, come quando la porta a lavarsi nel bagno pubblico.
Infine gli amanti dell'oscuro, del tragico, degli intrecci che si chiariscono a poco poco, del 'serio', troveranno comunque pane per i loro denti con le rivelazioni sugli usi e costumi della famiglia della bambina. Una famiglia che in nome di una tradizione distorta si è chiusa in se stessa e ha finito per sacrificare la felicità e libertà dei propri membri. La vicenda della madre di Murasaki è emblematica, così come l'esito della sua ribellione.
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In breve, un gioiellino dall'inizio alla fine, incluse, ebbene sì!, le sigle vintage e coloratissime, che giocano sul contrasto con il tono generale delle puntate e con il chara design della serie, qui stravolto in chiave anni '50-60 - qualcuno si ricorda le sigle del telefilm 'Strega per Amore'?
Esteticamente il già menzionato chara design può non piacere, ma penso che tutti potranno apprezzare il dettaglio negli sfondi, negli edifici, nei dettagli di arredamento; per esempio trovo le scene al tempio e quelle nella immensa dimora della famiglia di Murasaki, con i suoi pannelli dipinti in stile tradizionale, meravigliose.
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In tanto ben di Dio restano 'solo' un paio d'incongruenze, una dovuta all'avere voluto preservare il corno osseo come arma segreta, elemento da shounen di combattimento che stona con l'atmosfera generale di slice of life realistica scelta per la trasposizione animata e che rimane peraltro superfluo perché poco spiegato e giustificato; l'altra al fatto che nella parte finale della serie, che riprende i toni più seri del primo episodio, le guarigioni dai postumi di lotta siano pressoché istantanee.
Se a livello letterale i vari generi tendono a rimanere accostati più che fondersi, determinando uno scarto di tono mai completamente risolto, a livello di sotto-testo le azioni e le decisioni dei personaggi invece filano perfettamente.
Il, bellissimo e teneramente poetico, finale è il culmine di ciò: opinabilmente utopistico nel contesto di superficie della narrazione, resta invece molto sensato sul piano metaforico, di progresso di cultura/mentalità e realizzazione personale attraverso un proposito d'impegno costante nel cambiare il sistema dall'interno. La conciliazione ferma, invece dello scontro cieco e della sopraffazione violenta, è la goccia che auspicabilmente scava persino la roccia più dura.
O, per usare il codice della madre di Murasaki nella sua implicazione femminista (la particolare bambola hina che la donna in una scena stringe al petto allude a un tipico uso giapponese: le bambole hina sono un augurio/talismano di prosperità e protezione per le proprie figlie), il diventare una principessa, arbitra della propria vita e donna autonoma, non più o non solo una soprammobile, bloccata in una gerarchia che non da' scampo.
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Nota 1: articolo di approfondimento sulle bambole hina in italiano http://www.animeclick.it/notizia.php?id=24913
Nota 2: gli OAV realizzati in tempi più recenti sono più vicini ai romanzi e al manga e sono diversi dalla serie anche nel character design e nella quantità di fanservice. Se si è apprezzato l'approccio della serie il consiglio è di evitare gli OAV, e viceversa.
<b>Attenzione! Contiene spoiler!</b>
Kurenai è un anime diretto da Kō Matsuo, conosciuto anche per aver diretto Rozen Maiden, e tratto da una light novel che gode di molto successo in patria.
Considerando quest'opera da un punto di vista meramente tecnico si potrebbero avere seri dubbi sulla sua qualità. L'animazione e la regia sono spesso scadenti, le espressioni dei personaggi non sono ben realizzate, in generale ritengo che si salvino solo alcune scene di combattimento. Il chara design è abbastanza curato ma spesso si possono notare asimmetrie nell'espressione del volto tanto che la stessa risulta addirittura grottesca.
Per quale motivo allora, a fronte di tali critiche, dare un voto così positivo a questa serie? La risposta è semplice: per i contenuti.
La trama non è particolarmente originale o arzigogolata e nemmeno ricca di eventi o colpi di scena a eccezione forse degli ultimi episodi. Quasi fosse uno slice of life, la parte centrale della storia si limita a descrivere con semplicità la vita quotidiana dei personaggi principali, dedicando però notevole attenzione allo sviluppo delle loro relazioni, della loro psicologia e crescita interiore. Ciò avviene anche per merito di un sapiente uso del flashback, che rende lo stile di narrazione interessante e che permette inoltre di mettere gradualmente assieme i vari tasselli che compongono (anche se superficialmente) il passato di alcuni personaggi.
Come ho già accennato il pregio maggiore, anzi no l'unico pregio di cui si può fregiare Kurenai sono i contenuti. Si possono infatti trovare molti spunti di riflessione: il tema principale è il tentativo disperato della protagonista, Murosaki, di affermare la propria volontà, la volontà di essere se stessa e di potere vivere liberamente, contro una famiglia tradizionalista che la considera come un mero oggetto, utile solo allo scopo di perseguire i distorti e primitivi ideali della propria tradizione. Tale mentalità è talmente radicata in loro da nascondere ciò che invece è il reale desiderio della bambina, anzi da ritenerlo un inganno dovuto ai desideri e alle emozioni che essa prova condannandoli in nome di un ideale che loro ritengono più elevato. Nonostante le situazioni siano esagerate e non credibili, la riflessione che viene fatta è invece molto interessante.
L'annullamento della personalità da parte della famiglia e dall'ossequio dei costumi è infatti un tema presente nella società giapponese. La scelta finale di Murosaki è forse quella più giusta: affrontare la propria famiglia cercando di spezzare la tradizione, di cambiarla, anche se tale speranza è flebile come infatti afferma il padre, poiché non è facile cambiare una mentalità così radicata da tempo. Ma la fine lascia una speranza, data proprio dalla figura del padre che, con la figlia seduta sulle ginocchia, le apre il proprio cuore cercando di comprendere i suoi sentimenti.
Resta da analizzare la figura di Kurenai. Secondo me è un personaggio banale, è il tipico ragazzo insicuro di sé, che vuole diventare forte ma non trova il giusto modo per farlo; giunge infinite volte alla decisione di proteggere Murosaki a tutti i costi, nonostante sia convinto della propria inadeguatezza e per questo continua a interrogarsi se possa sostenere tale responsabilità. E' la tipica figura dell'eroe che vuole trovare la propria strada facendosi forza da solo, ma nonostante tale determinazione non riesce ad avere fiducia in se stesso e tuttavia, grazie al sentimento che prova per la bambina, riuscirà a superare tale limite.
La mia recensione termina con un consiglio: non badate all'apparenza quando guardate questa serie, ma cercate di apprezzarne gli spunti riflessivi, non ve ne pentirete.
Kurenai è un anime diretto da Kō Matsuo, conosciuto anche per aver diretto Rozen Maiden, e tratto da una light novel che gode di molto successo in patria.
Considerando quest'opera da un punto di vista meramente tecnico si potrebbero avere seri dubbi sulla sua qualità. L'animazione e la regia sono spesso scadenti, le espressioni dei personaggi non sono ben realizzate, in generale ritengo che si salvino solo alcune scene di combattimento. Il chara design è abbastanza curato ma spesso si possono notare asimmetrie nell'espressione del volto tanto che la stessa risulta addirittura grottesca.
Per quale motivo allora, a fronte di tali critiche, dare un voto così positivo a questa serie? La risposta è semplice: per i contenuti.
La trama non è particolarmente originale o arzigogolata e nemmeno ricca di eventi o colpi di scena a eccezione forse degli ultimi episodi. Quasi fosse uno slice of life, la parte centrale della storia si limita a descrivere con semplicità la vita quotidiana dei personaggi principali, dedicando però notevole attenzione allo sviluppo delle loro relazioni, della loro psicologia e crescita interiore. Ciò avviene anche per merito di un sapiente uso del flashback, che rende lo stile di narrazione interessante e che permette inoltre di mettere gradualmente assieme i vari tasselli che compongono (anche se superficialmente) il passato di alcuni personaggi.
Come ho già accennato il pregio maggiore, anzi no l'unico pregio di cui si può fregiare Kurenai sono i contenuti. Si possono infatti trovare molti spunti di riflessione: il tema principale è il tentativo disperato della protagonista, Murosaki, di affermare la propria volontà, la volontà di essere se stessa e di potere vivere liberamente, contro una famiglia tradizionalista che la considera come un mero oggetto, utile solo allo scopo di perseguire i distorti e primitivi ideali della propria tradizione. Tale mentalità è talmente radicata in loro da nascondere ciò che invece è il reale desiderio della bambina, anzi da ritenerlo un inganno dovuto ai desideri e alle emozioni che essa prova condannandoli in nome di un ideale che loro ritengono più elevato. Nonostante le situazioni siano esagerate e non credibili, la riflessione che viene fatta è invece molto interessante.
L'annullamento della personalità da parte della famiglia e dall'ossequio dei costumi è infatti un tema presente nella società giapponese. La scelta finale di Murosaki è forse quella più giusta: affrontare la propria famiglia cercando di spezzare la tradizione, di cambiarla, anche se tale speranza è flebile come infatti afferma il padre, poiché non è facile cambiare una mentalità così radicata da tempo. Ma la fine lascia una speranza, data proprio dalla figura del padre che, con la figlia seduta sulle ginocchia, le apre il proprio cuore cercando di comprendere i suoi sentimenti.
Resta da analizzare la figura di Kurenai. Secondo me è un personaggio banale, è il tipico ragazzo insicuro di sé, che vuole diventare forte ma non trova il giusto modo per farlo; giunge infinite volte alla decisione di proteggere Murosaki a tutti i costi, nonostante sia convinto della propria inadeguatezza e per questo continua a interrogarsi se possa sostenere tale responsabilità. E' la tipica figura dell'eroe che vuole trovare la propria strada facendosi forza da solo, ma nonostante tale determinazione non riesce ad avere fiducia in se stesso e tuttavia, grazie al sentimento che prova per la bambina, riuscirà a superare tale limite.
La mia recensione termina con un consiglio: non badate all'apparenza quando guardate questa serie, ma cercate di apprezzarne gli spunti riflessivi, non ve ne pentirete.
Un analisi superficiale di questo anime porta inevitabilmente a conclusioni molto negative. Il presupposto su cui si basa la trama appare un po' troppo surreale per essere anche credibile: ipotizzare l'esistenza di famiglie che dispongono di un "Santuario Interno" nel ventunesimo secolo appare un espediente quantomeno eccessivo per attirare l'attenzione dello spettatore. I personaggi, poi, non spiccano particolarmente né per simpatia né per carisma: lei è una bambina di sette anni che si meraviglia per qualunque sciocchezza, lui una guardia del corpo dal carattere spento e assolutamente anonimo. Per il resto troviamo una pessima imitazione di una pensione alla "Maison Ikkoku" (ossia un luogo in cui vivono alcuni personaggi strambi) e due studentesse che fanno da mera coreografia. La colonna sonora, infine, è una delle più brutte di sempre.
Se non ci si limita a guardare la superficie, però, si noterà che Kurenai non può essere accantonato in modo così "frettoloso". L'idea di un Santuario interno può apparire - e appare - francamente ridicola; il fatto che in Giappone esista un legame spesso viscerale con la tradizione è invece un dato di fatto. Le difficoltà che si incontrano al solo tentativo di allontanarsi da schemi troppo vetusti sembrano essere un problema oggettivo di questo paese che ha un'anima così moderna ma allo stesso tempo così antica. Anzi, se mi metto a pensare a certe realtà del nostro paese, questo tipo di problema non mi appare più neanche così lontano.
A questo punto della riflessione un domanda nasce spontanea: può tutto ciò cambiare il giudizio su quest'anime? La risposta è sì, può farlo. Guardando il tutto come un esagerazione di una realtà che comunque entro certe forme ancora esiste, esso lancia diversi spunti di riflessione. La decisione della bambina - combattere per cambiare le cose - non riguarda solo la sua vicenda personale ma tutte le situazioni in cui domina l'arretratezza culturale e lo sfruttamento delle donne, e non solo delle donne.
In definitiva Kurenai è un anime che, nonostante una valanga di difetti, riesce a trasmettere qualcosa in chi lo guarda e questa è una qualità non da poco. Ne consiglio dunque la visione: non è certamente un capolavoro ma lascia comunque un ottima impressione.
Se non ci si limita a guardare la superficie, però, si noterà che Kurenai non può essere accantonato in modo così "frettoloso". L'idea di un Santuario interno può apparire - e appare - francamente ridicola; il fatto che in Giappone esista un legame spesso viscerale con la tradizione è invece un dato di fatto. Le difficoltà che si incontrano al solo tentativo di allontanarsi da schemi troppo vetusti sembrano essere un problema oggettivo di questo paese che ha un'anima così moderna ma allo stesso tempo così antica. Anzi, se mi metto a pensare a certe realtà del nostro paese, questo tipo di problema non mi appare più neanche così lontano.
A questo punto della riflessione un domanda nasce spontanea: può tutto ciò cambiare il giudizio su quest'anime? La risposta è sì, può farlo. Guardando il tutto come un esagerazione di una realtà che comunque entro certe forme ancora esiste, esso lancia diversi spunti di riflessione. La decisione della bambina - combattere per cambiare le cose - non riguarda solo la sua vicenda personale ma tutte le situazioni in cui domina l'arretratezza culturale e lo sfruttamento delle donne, e non solo delle donne.
In definitiva Kurenai è un anime che, nonostante una valanga di difetti, riesce a trasmettere qualcosa in chi lo guarda e questa è una qualità non da poco. Ne consiglio dunque la visione: non è certamente un capolavoro ma lascia comunque un ottima impressione.
Dal light novel di Kentarō Katayama nasce Kurenai. Che vìola un po’ quelli che sono i cliché classici di ciò che si presenta come un classico seinen ma che, suo malgrado, ricade nei classici errori dai quali gli sceneggiatori giapponesi sembrano non riuscire a curarsi. Senza perderci in chiacchiere, Kurenai è prima di tutto una bella storia, con un’idea originale come base e che si sviluppa in modo un po’ troppo arido, senza nutrire sufficientemente quelli che sarebbero personaggi davvero interessanti. Kurenai Shinkurō è uno studente liceale (tanto per cambiare soggetto) che lavora per una quanto mai strana organizzazione di “mediatori”. Noi potremmo però anche definirli grassatori, gentaglia, bodyguard, insomma quello che vi pare. Spinto dall’ossessione di diventare più forte Shinkurō chiede, ed ottiene, dalla sua datrice di lavoro un incarico più difficile. Il lavoro in questione è proteggere una bambina di 7 anni : Kuhōin Murasaki.
Cominciamo col parlare della psicologia dei protagonisti. Se Shinkurō è ritratto a tutti gli effetti come un adolescente (con l’ingenuità e l’irruenza tipica di quell’età) spaventa quasi la maturità di Murasaki, che con i suoi 7 anni elabora concetti e imbastisce discussioni come una trentenne. La cosa scivola quindi un po’ nel risibile ed è una mancanza classica della sceneggiatura nipponica questa di creare bambini che parlano, pensano e agiscono come adulti. Bambini troppo maturi per la loro età, che paiono davvero surreali e che danno una connotazione un po’ kitsch all’intera opera. Se Murasaki sa spesso intenerire con i suoi comportamenti infantili e molto dolci (senza però mai diventare melensi) a volte quasi intimorisce, quando resta seria e impassibile di fronte a scene e situazioni che, nella vita, possono mettere alla prova anche il cuore di un adulto. I personaggi di contorno non sono altro che questo : comparse. Con una personalità appena accennata, che potrebbe davvero intrigare lo spettatore, soprattutto Yayoi e Benika, ma lasciati li a fare da sfondo alle vicende. Senza mai esprimere la loro opinione, limitandosi a spronare o vezzeggiare i due protagonisti. Pessima scelta. Terribile poi l’idea di introdurre la famiglia Houzuki, con una storia davvero interessante da raccontare che non viene mai estrapolata, un po’ come il passato del protagonista, appena accennato. Lo dico raramente di un’anime ma, col potenziale che era stato creato, qualche puntata in più, dedicata agli altri personaggi avrebbe di certo giovato.
I disegni di Yamato Yamamoto sono belli, ma quei visi tutti uguali mi hanno subito dato il prurito e quegli occhi da cane bastonato che hanno un po’ tutti i personaggi finiscono davvero con l’annoiare. Murasaki fa eccezione, è disegnata in modo diverso, seguendo molto più uno stile “Kawaii” con occhi molto grandi e viso più aggraziato, forse per sottolineare l’infantilità della bambina. Bene i paesaggi e gli sfondi. Nel complesso niente di eccezionale. Ottima l’idea di base, pessima scenografia, disegni discreti e quindi un mix che non può far scintille. Sette. Senza infamia e senza lode.
Cominciamo col parlare della psicologia dei protagonisti. Se Shinkurō è ritratto a tutti gli effetti come un adolescente (con l’ingenuità e l’irruenza tipica di quell’età) spaventa quasi la maturità di Murasaki, che con i suoi 7 anni elabora concetti e imbastisce discussioni come una trentenne. La cosa scivola quindi un po’ nel risibile ed è una mancanza classica della sceneggiatura nipponica questa di creare bambini che parlano, pensano e agiscono come adulti. Bambini troppo maturi per la loro età, che paiono davvero surreali e che danno una connotazione un po’ kitsch all’intera opera. Se Murasaki sa spesso intenerire con i suoi comportamenti infantili e molto dolci (senza però mai diventare melensi) a volte quasi intimorisce, quando resta seria e impassibile di fronte a scene e situazioni che, nella vita, possono mettere alla prova anche il cuore di un adulto. I personaggi di contorno non sono altro che questo : comparse. Con una personalità appena accennata, che potrebbe davvero intrigare lo spettatore, soprattutto Yayoi e Benika, ma lasciati li a fare da sfondo alle vicende. Senza mai esprimere la loro opinione, limitandosi a spronare o vezzeggiare i due protagonisti. Pessima scelta. Terribile poi l’idea di introdurre la famiglia Houzuki, con una storia davvero interessante da raccontare che non viene mai estrapolata, un po’ come il passato del protagonista, appena accennato. Lo dico raramente di un’anime ma, col potenziale che era stato creato, qualche puntata in più, dedicata agli altri personaggi avrebbe di certo giovato.
I disegni di Yamato Yamamoto sono belli, ma quei visi tutti uguali mi hanno subito dato il prurito e quegli occhi da cane bastonato che hanno un po’ tutti i personaggi finiscono davvero con l’annoiare. Murasaki fa eccezione, è disegnata in modo diverso, seguendo molto più uno stile “Kawaii” con occhi molto grandi e viso più aggraziato, forse per sottolineare l’infantilità della bambina. Bene i paesaggi e gli sfondi. Nel complesso niente di eccezionale. Ottima l’idea di base, pessima scenografia, disegni discreti e quindi un mix che non può far scintille. Sette. Senza infamia e senza lode.
Inizio a dire che l'opening non è dei migliori, poteva essere realizzata meglio ma non per questo non merita di essere visto.
L'anime presenta un buon character design e dei personaggi ben caratterizzati. La trama non è molto originale ma coinvolge lo stesso, soprattutto in alcuni punti come ad esempio nelle scene in cui mostravano come venivano considerate le donne e il loro desiderio di essere libere. I due protagonisti hanno caratteri e desideri differenti: Shinkurou è un ragazzo silenzioso e riflessivo che vuole essere forte a tutti i costi per ringraziare la sua "salvatrice" Beniika, mentre Murosaki è una bambina testarda ma sincera che desidera costantemente di diventare una donna forte e libera, desideri che avrebbe voluto fortemente anche sua madre. Entrambi hanno avuto un terribile passato e senza volerlo troveranno nell'altro un appoggio sicuro e confortevole.
Uno spazio viene dedicato anche ai personaggi secondari, in particolare alle due simpatiche coinquiline e alla fantastica Beniika (secondo me la migliore di tutti). Le storie d'amore non ci sono, o almeno non si fanno vedere molto, infatti non si sa se alla fine il Karatè o con la sua amichetta esperta di computer così evitiamo i pezzi smielati e inutili. L'unica cosa che non può piacere sono certi comportamenti che hanno a volte i protagonisti, ma tutto sommato è una serie guardabile.
So che è tratto da una light novel tanto famosa in patria e la maggior parte degli anime prodotti in quest'ultimi tempi sono tratti proprio da queste novel.
Concludo dicendo che, nonostante sia un anime breve con poche puntate, la trama si svolge bene e ha un finale splendido.
L'anime presenta un buon character design e dei personaggi ben caratterizzati. La trama non è molto originale ma coinvolge lo stesso, soprattutto in alcuni punti come ad esempio nelle scene in cui mostravano come venivano considerate le donne e il loro desiderio di essere libere. I due protagonisti hanno caratteri e desideri differenti: Shinkurou è un ragazzo silenzioso e riflessivo che vuole essere forte a tutti i costi per ringraziare la sua "salvatrice" Beniika, mentre Murosaki è una bambina testarda ma sincera che desidera costantemente di diventare una donna forte e libera, desideri che avrebbe voluto fortemente anche sua madre. Entrambi hanno avuto un terribile passato e senza volerlo troveranno nell'altro un appoggio sicuro e confortevole.
Uno spazio viene dedicato anche ai personaggi secondari, in particolare alle due simpatiche coinquiline e alla fantastica Beniika (secondo me la migliore di tutti). Le storie d'amore non ci sono, o almeno non si fanno vedere molto, infatti non si sa se alla fine il Karatè o con la sua amichetta esperta di computer così evitiamo i pezzi smielati e inutili. L'unica cosa che non può piacere sono certi comportamenti che hanno a volte i protagonisti, ma tutto sommato è una serie guardabile.
So che è tratto da una light novel tanto famosa in patria e la maggior parte degli anime prodotti in quest'ultimi tempi sono tratti proprio da queste novel.
Concludo dicendo che, nonostante sia un anime breve con poche puntate, la trama si svolge bene e ha un finale splendido.
Vediamo un po', da che cosa si può iniziare parlando di quest'anime? Meglio evitare di partire dalla sigla (che è davvero una schifezza inguardabile), quindi partiamo dai personaggi. Chi è Kurenai? Kurenai Shinkurou è un liceale che vive in un condominio catapecchia con per vicine una "Mortisia" - con tanto di teschio - ed una mangia-uomini vestita per l'80% della serie con una tuta. E' cresciuto in un dojo con la figlia "strafiga" del maestro con il quale ha una pseudo storia ed è protetto da una tipa tanto dolce che gestisce un'agenzia di sicari, killer, bodyguard ed altra gente allegra e per la quale tra l'altro lavora. Gli viene affidata la protezione di una bamboccia imbronciata, rapita ad una casata nobile/mafiosa (non si sa bene, comunque una cosa molto alla padrino). I tre quarti della serie sono incentrati sulla vita quotidiana di questa compagnia ben assortita (femminalmente parlando), ovvero la bamboccia incasina Shinkurou che chiama la sua protettrice che manda la sua subordinata pupilla che canta il karaoke con le vicine stonate mentre il nostro eroe viene cazziato dalla sua protetta gelosa perché la ragazza di cui sopra non fa che strusciarsi addosso a lui, e via discorrendo.
Raccogliendo quel briciolo di serietà che mi ritrovo (serietà, se se...), posso dire di averla trovata molto carina come storia. I protagonisti sono ben tratteggiati, con caratteri peculiari, definiti e molto umani (su tutti la piccola Murasaki), la trama non è eccessivamente intricata e si scioglie poco per volta tenendo bene il ritmo, rivelandosi gradualmente e sottolineando, attraverso la convivenza quotidiana all'interno del condominio (e non solo), la crescita del rapporto fra i due protagonisti, la creazione dei legami affettivi e della complicità della bambina con Shinkurou e le due coinquiline, e soprattuto la scoperta per Murasaki, passo dopo passo, di un mondo esterno nuovo e di una vita fino ad ora per lei sconosciuta. Disegni e colori davvero degni di nota, animazioni un po' scattanti, molto humour, tenerezza, sentimento, qualche spruzzo di sangue, i problemi della vita di tutti i giorni, le difficoltà piccole e grandi da affrontare, le relazioni con gli altri, la lotta per l'affermazione della propria volontà, la crescita di se stessi. Niente male; niente male davvero per soli 13 episodi. Decisamente una ciambella con un bel buco (nel senso che è ben riuscita, che avete capito?!).
P.S.
E' un sette e mezzo pieno e meritato - per forza di cose non c'è, quindi appare otto come voto -. Un anime meritevole sul serio - e che mi sembra un po' snobbato visti i pochi commenti -, tra l'altro reperibile in buonissima qualità video (un grande grazie per questo ai Frozendale).
Raccogliendo quel briciolo di serietà che mi ritrovo (serietà, se se...), posso dire di averla trovata molto carina come storia. I protagonisti sono ben tratteggiati, con caratteri peculiari, definiti e molto umani (su tutti la piccola Murasaki), la trama non è eccessivamente intricata e si scioglie poco per volta tenendo bene il ritmo, rivelandosi gradualmente e sottolineando, attraverso la convivenza quotidiana all'interno del condominio (e non solo), la crescita del rapporto fra i due protagonisti, la creazione dei legami affettivi e della complicità della bambina con Shinkurou e le due coinquiline, e soprattuto la scoperta per Murasaki, passo dopo passo, di un mondo esterno nuovo e di una vita fino ad ora per lei sconosciuta. Disegni e colori davvero degni di nota, animazioni un po' scattanti, molto humour, tenerezza, sentimento, qualche spruzzo di sangue, i problemi della vita di tutti i giorni, le difficoltà piccole e grandi da affrontare, le relazioni con gli altri, la lotta per l'affermazione della propria volontà, la crescita di se stessi. Niente male; niente male davvero per soli 13 episodi. Decisamente una ciambella con un bel buco (nel senso che è ben riuscita, che avete capito?!).
P.S.
E' un sette e mezzo pieno e meritato - per forza di cose non c'è, quindi appare otto come voto -. Un anime meritevole sul serio - e che mi sembra un po' snobbato visti i pochi commenti -, tra l'altro reperibile in buonissima qualità video (un grande grazie per questo ai Frozendale).
Davvero interessante quest'anime, se l'animazione giapponese è riuscita a creare dei personaggi di bambini davvero odiosi (vedi Eureka Seven e Tekkonkinkreet), stavolta ha creato un personaggio davvero affascinante, la piccola Murasaki di soli sette anni, figlia di una potentissima famiglia giapponese in cui le donne vengono trattate come schiave e segregate nel famigerato Santuario interno, senza vedere il mondo esterno.
La piccola Murasaki viene rapita da una squadra di guardie del corpo, capeggiate da una donna, Benika, e viene data in affidamento al suo più giovane dipendente, un liceale di nome Shinkurou, convivendo in un minuscolo appartamento.
Assieme a Shinkurou la piccola viziata Murasaki, scoprirà un nuovo mondo tutt'ora a lei sconosciuto, dando spunti per delle gag molto divertenti, assieme alle scoppiatissime vicine di casa di Shinkurou.
E' un anime che racchiude più generi, un misto tra seinen e commedia sentimentale, esempio di come si può fare qualcosa di innovativo, senza ricercare l'originalità assoluta a tutti i costi.
La piccola Murasaki viene rapita da una squadra di guardie del corpo, capeggiate da una donna, Benika, e viene data in affidamento al suo più giovane dipendente, un liceale di nome Shinkurou, convivendo in un minuscolo appartamento.
Assieme a Shinkurou la piccola viziata Murasaki, scoprirà un nuovo mondo tutt'ora a lei sconosciuto, dando spunti per delle gag molto divertenti, assieme alle scoppiatissime vicine di casa di Shinkurou.
E' un anime che racchiude più generi, un misto tra seinen e commedia sentimentale, esempio di come si può fare qualcosa di innovativo, senza ricercare l'originalità assoluta a tutti i costi.