Nabari
Correva l’anno 2008, e tra il mondo che vedeva per la prima volta quest’anime, nell’Anime Night di MTV, un episodio a settimana, c’ero anch’io. Altri tempi. Facendo due calcoli, erano quindici anni fa. Tanto, tanto tempo... non cronologico, ma mentale, personale. Ho accettato la sfida di rivederlo, perché i ricordi si erano offuscati e sentivo di voler ritrovare la ragazzina che all’epoca stravide per Yoite e Miharu. Ad anime visto, mi rendo conto che, crescendo, si diventa più critici, e che opere all’epoca meravigliose per alcuni elementi narrativi non erano stati capite nel modo giusto. E, anche se così fosse stato, c’era sempre la possibilità di demolirli.
Allora eccomi qui, non più ingenua, non più così emotiva, a recensire un anime di cui m’innamorai e che, ad oggi, ha rivelato grandissimi spunti di critica (feroce).
La “trama”
Miharu, uno dei soliti ragazzini che vanno a scuola, viene tirato per la giacchetta dal professor Komoira e da Koichi Aizawa, uno studente dello stesso professore del famoso club di ninja della scuola (quanti topos narrativi nipponici, e non abbiamo ancora finito!), nel suddetto club e nel mondo di Nabari, già che c’erano. I due lo ‘stalkerano’, ma lui ha passato la vita ad evitare soggetti rompiscatole e, freddo com’è, non ha stretto legami con nessuno, nonni a parte, quindi per lui è più che naturale mollare ‘sti due ‘stressoni’ e continuare a farsi gli affari suoi. Purtroppo, il mondo lo reclama, e non è quello umano, ma quello di Nabari, una sottospecie di mondo ninja alla “Naruto” con villaggi vari, tecniche segrete, adepti maledetti, che vivono una vita apparentemente normale, per poi trasformarsi in ninja brutti e cattivi (ma tutto sommato impotenti) o giusti o gentili, oppure, come quel maledetto di Fuma, ‘brigoni’, lavativi, manipolatori.
Miharu cerca di restare freddo e indifferente, e ce la farebbe benissimo, se non che nella sua vita entra l’arcinoto Yoite, un soggetto tutto particolare di cui parlerò a parte poi, il quale, con la sua storia, i suoi modi spicci, le sue parole pungenti, i suoi patemi da sofferente, prima ‘stalkera’ Miharu, rompendo il suo guscio di indifferenza, minacciandolo, poi ne viene ‘stalkerato’ senza possibilità di fuga, perché Miharu, quando ci si mette, è cattivello e pure perseguitatore.
Non è che sono tutti impazziti a braccare un ragazzino nerd, no, è che lui ha un potere, in corpo, che lo rende desiderato e desiderabile, perché può alterare gli equilibri del mondo di Nabari. Davanti a tale potere, lo Shinrabansho, c’è chi lo vuole usare per creare un mondo giusto, troppo giusto, e chi invece, davanti alla prospettiva di quel mondo troppo “giusto”, preferisce veder sparire quel potere assoluto, oppure, ancora, chi glielo vuole far usare per i suoi scopi.
Insomma, Miharu si ritrova trascinato in una situazione più grande di lui, tra ninja bislacchi, situazioni alla “Naruto”, bugiardi che levano la maschera, esaltati senza forza apparente, e fasulli senza vergogna, che agiscono solo per i loro scopi (non reconditi, praticamente li urlano in una stanza dalle pareti sottili, con le finestre aperte, o li dichiarano con malizia e senza vergogna).
La trama è la classica vicenda che piace ai ragazzini e alle ragazzine, con un personaggio giovane, che si era autoesiliato (capiremo poi il perché, ma non tanto) e che, davanti alla possibilità di esprimere il suo potenziale, arriva a decidere per sé, malgrado la pressione di adulti brutti, cattivi, egoisti e inutili (o utili solo perché hanno un tetto sulla testa e budget per andare ai negozi o denaro per finanziare spostamenti fuoriporta o perché, magari, decidono, per motivi tutti loro, notate il particolare, di aiutarlo). Insomma, è la solita minestra del ragazzino che arriva ad essere riconosciuto maturo dopo che l’hanno trattato per tutto l’anime come l’ultimo degli incapaci, come un mero contenitore, come, in definitiva, un bambino manipolabile. Stessa cosa vale per Yoite, che, pur essendo più grande di lui, appartiene alla categoria degli appiedati, senza risorse, mangiapane a ufo, infantilmente egoista, aiutato da adulti che pure loro non sono rigidi e bacucchi. È una lode ai giovani, dentro e fuori, che, come ogni giovane, si esprime, urla, grida, non media molto, ma non parla affatto. È una fratellanza fasulla di minorenni cerebrali, che, pur parendo ben saldi, ben piantati nella vita, agiscono istintivamente, rumorosamente, egoisticamente. Pochi personaggi si salvano da questa classificazione feroce e sono davvero disinteressati, risultando troppo astratti rispetto un generale ‘teenagerismo’ che invade la trama, a cominciare dal professor Komoira, che, credendo di sapere quello che fa, non sa quello che fa, cieco ai segnali che Miharu lanciava come un faro nella notte, a dispetto della sua natura pacata e riservata.
Se gli elementi sono questi, non c’è affatto da gioire, e se all’inizio avevo un buon giudizio, pur storcendo il naso, da metà in poi ho capito: io non sono più così, come quella ragazzina che adorava Yoite, che faceva il tifo per lui e Miharu, soli in un mondo di adulti troppo ciechi per pensare anche solo ai loro bisogni. E quando crolla il disincanto, ci si accorge di gravi problemi, sia nella trama, che nei personaggi.
Cominciamo dalla trama. L’elemento narrativo dei ninja è trito e ritrito, tale che la banalità che mi ingenera mi avrebbe spinta all’abbandono già al primo episodio. Ma ho resistito, sperando che i pezzi si mettessero assieme in un quadro narrativo sensato. Sono apparsi i famigerati villaggi, quattro poveri superstiti di un’enormità possibile, con quattro gatti cadauno a lavorare come muli, troppi personaggi mal pennellati e presentati troppo velocemente. Davvero un solo personaggio si salva, in tutta questa storia, per la qualità della vicenda che la coinvolge e per il peso che ha nel dare una scossa a una trama soporifera, con la sua forza rabbiosa che spinge pure Yoite e Miharu a svelarsi, alla buonora. Ci si riempie, poi, la bocca di tecniche segrete, ma non c’è nulla di esaltante nella loro manifestazione. Lo stesso Shinrabansho è più volte detto, ridetto, acclamato, temuto, ma non si vede un beneamato nulla, mai. Se c’è, dormiva di grosso, ops, era la fata indisponente, giusto! I combattimenti sono brevi, mal orchestrati, non sono, e si vede, il focus narrativo.
Venticinque episodi dovrebbero bastare per sciorinare storia e personaggi, e invece no, qui la regia è scadente. Abbiamo tempi iper-compressi in cui c’è il fenomeno strabiliante della mente collettiva, già visto in “Fena”: per abbreviare la spiegazione, già data all’episodio 4, senza sorprese poi, due gruppi parlano della stessa cosa e le loro voci s’intersecano in un concerto stonato. L’idea è parsa così buona, da riproporla ancora e ancora. E se i tempi compressi potevano lasciare spazio a trama e personaggi, qui ci sbagliamo ancora di grosso, perché abbiamo momenti di morta tipo mummia millenaria, con personaggi (di solito Yoite e Miharu) che condividono momenti con chiara descrizione BL (tutti alludono al loro rapporto più che amicale, quando non c’è nulla da vedere e nulla su cui fare un degno focus), ci sono momenti di chiacchiere che finiscono in un tedio cosmico, flashback che arrivano tardi e sono di una lunghezza letale e pure poco esplicativi, e, infine, concludiamo la lista degli orrori con troppi personaggi con la loro motivazionetta, che sgomitano per agire tutti allo stesso tempo. E la cosa più ironica è che, se sono assieme, a momenti si abbracciano senza un filo d’odio e stanno vicini vicini, se sono lontani, si parlano o parlano ad altri della medesima cosa, in una telepatia non ninja, ma di regia scadente. Parlare di trama è solo esagerato, in realtà si tratta solo di interessi che si scontrano, gente che parla, evoluzioni quasi nulle, salvo che tutti, con a cuore lo Shinrabansho, magheggiano per averlo o usarlo. Ecco, la trama in una frase.
In tutto questo cancan senza ordine (basti pensare che Yoite piange, strilla, parla, geme e solo a più di metà anime lo capiamo, ma forse pure no), si sussegue la corsa zoppa verso un finale assolutamente ridicolo. Ci sono scene da bagno pubblico di “The Vampire Die In No Time”. Ricordate l’episodio in cui il vampiro delle terme fa un invito ai cacciatori e si ritrova tutta la banda senza volerlo? Ecco, qui la banda si scioglie e si incontra, su invito o imbucata, ovunque Miharu sia, poveraccio, è diventato l’istrione di una festa a base di ninja invasati. All’ultimo incontro i protagonisti sono chi sapete voi, ma ve lo dico, Miharu e Yoite. Miharu, mi direte, è più che ovvio, dato il peso del potere che ha, ma Yoite? È lì in veste di sé stesso o di amichetto del cuore? Sbagliate tutte e due, pure lui è in veste da alienato. Pare che lo Shinrabansho sia quel potere che tutti vogliono... alla follia, e non ce n’è uno sano che, vicino a quel potere, lo resti. Pure Miharu, seppur pacatissimo, arriverà a urlare, sbracciarsi, torturarsi, per colpa di ‘sto potere. Ci sarà una reunion ovvia e scontata, così pilotata che pare uno di quei banchetti fatati a cui non sembra invitato nessuno, ma arrivano tutti, e in questo bell’incontro non ci si menerà o accapiglierà molto, resterà ancora il tempo per parlare, urlare, trasformarsi, meditare, discutere, applaudendo poi la scemenza degli adulti che non hanno capito il potenziale distruttivo di quelli che consideravano minori incapaci, dopo che, per tutta la “trama”, li hanno maledetti come poveretti appiedati, senza mai fermarli davvero se non alla fine, dopo immense concessioni che erano solo segno di una debolezza che emergeva dalle parole roboanti e minacciosamente adulte. Servirà dare energia a un cattivo ormai inflazionato, e allora avremmo una squadra di tirapiedi, che, troppo tardi ormai, userà la forza, menando, come meritavano, Yoite e Miharu. È un anime prevedibilissimo, quindi i cattivi finiscono come sappiamo, i buoni si flagellano per aver maltrattato Yoite e Miharu, tanto che poi stendono ponti d’oro per farli stare bene, assumendosi colpe che non hanno (la gioventù ha i suoi limiti di prospettiva, non sempre ha ragione) e facendo gli adulti, offrendo cioè vitto e alloggio gratis e in più amorevolissime cure riparatorie.
Dello Shinrabansho nulla di nulla, c’è solo una fata, una madre incapace di parlare dopo lungo tempo al figliolo e un ragazzino egoista e sfrontato che prima ha supplicato una fata, per poi mandarla in un posto a tutti noto.
Parliamo dei personaggi. Parlare di un sistema di personaggi organico è opera ben sensata. Strano a dirsi, ma, pur essendo molti, con l’ideale e semplicistica suddivisione creata dall’anime in villaggi, li si riconosce e, malgrado non si vada in profondità se non in rarissimi casi, alcuni hanno un’istantanea migliore di altri. Il fatto, nel bene e nel male, è che sono quasi tutti, soprattutto gli adulti, monoblocco, portatori di un’aura colorata chiarissima, e ogni mutamento è così rapido (vedi Raiko), che non fa testo chi era prima, tanto si affrettano a dirti chi è adesso, e nulla cambierà. Pure le lunghe e tese meditazioni di un personaggio sull'altro sono inutili: paiono meditazioni sulla natura di un sasso sulla scrivania; pur coprendosi di polvere, non cambia né la forma né la sua composizione atomica.
Partiamo dalla coppia d’oro, Yoite e Miharu. Miharu è e resta un ragazzino, che diventa sì consapevole delle sue scelte, ma sono e restano egoistiche e personalistiche. Per lui il mondo degli adulti è un avere e mai un dare; Miharu è un ingrato, prende, ma non dà a chi non vuole, mentre a Yoite si appiccica tipo rapporto simbiotico: lui è una stampella, Yoite l’altra. Zoppicano, ma procedono. Non per merito loro solamente, ma soprattutto grazie agli adulti per i quali provano distacco, paura, diffidenza. Miharu è un personaggio immaturo, che si atteggia ad adulto, ma è “vuoto”: di lui emerge così poco, che pare vivere in funzione di Yoite. Decide, ma sull’onda emotiva più nascosta, e quasi nulla, nell’anime, aiuta a sentirla pure noi, quest’onda.
Yoite è tipo Yuliy, di “Sirius The Jaeger”, sempre davanti al naso, raramente non citato, dentro alle discussioni di tutti, ma risulta sempre e comunque un illustre sconosciuto. Di lui tutti hanno ricordi, giudizi, commenti, ma di suo parla per metafore, cerca di manipolare Miharu per farsi fare un favore, ma non spiega il perché azzardi una richiesta così curiosa. Pure quando potrebbe parlare, è una sfinge. È sbagliato pensare che sia deciso, in realtà è la forza del dolore a spingerlo avanti, ma la natura stessa della sofferenza fa mettere in pratica condotte che poi abortiscono troppo tardi. Yoite è il classico tipo con la corazza di cartapesta e una ferita aperta: sadicamente, fa di tutto per riaprirla, nel tentativo di chiudersela, e poi dà la colpa agli adulti (è più comodo).
Il suo rapporto con Miharu è ambiguo, pesante, claustrofobico e, se loro ci vedono serenità, meglio per loro, in realtà è un abbraccio tra annegati vicinissimi alla riva, ma troppo avvinghiati e terrorizzati per slegarsi e troppo ciechi per motivi loro per vederla. Il loro finale è felice? Per me no, è forzatamente di comodo, troppo buonista dopo mareggiate emotive che hanno spinto questi ‘porelli’ a spezzarsi (da soli e assieme) senza quasi ricomporsi.
Parlare di buoni o cattivi in questo anime, non è cosa facile. Infatti, come già ho detto, quasi tutti sono eterni adolescenti, si trincerano dietro corazze di rispettabilità e maturità (anagrafica o presunta) e agiscono spinti da moti interni che non li rendono responsabili, in definitiva, delle loro azioni. Sbagliano in eccesso e in difetto.
Se sbagliano in eccesso, si chiudono sulla difensiva o attaccano, diventano essenzialmente incapaci di gestire la loro forza, usandola troppo tardi e in modo inefficace, vedi Komoira e la squadra degli eliminatori e il loro mandante (troppo dedito alle parole per passare ai fatti, se non in extremis perché deve). Se sbagliano per difetto, finiscono con l’assecondare questi poveri bambini (come sono d’accordo con l’assistente di Hattori), nel bene e nel male, aiutandoli o lasciandolo agire indisturbati, dando loro la corda di cui hanno bisogno per legarsi ancora più stretti ai loro guai.
La pateticità dei nemici è così di facciata, da essere dura trovare un villain decente, forse è la fata, perché, egoista e piena di potere com’è, può permettersi tutto, gli altri sono poveri adepti sulla strada dell’inferno, e di strada ne hanno parecchia da fare, per diventare boss. Coloro che esercitano davvero la forza, la squadra Tategami, arriva tardi e agisce quando orami la situazione è squilibrata: se da una parte Yoite e Miharu sono diventati troppo forti (leggi: gli adulti li aiutano), dall’altra fanno la figura dei cattivi che altri non riescono a fare, finendo in una disgraziata forca caudina dopo l’altra, ma con che aplomb!
I buoni disinteressati sono pochi, in generale fanno la figura dei fessi, assecondando (pure loro!) Yoite e Miharu, e, se non li aiutano, risultano cattivoni agli occhi dei due. Se li soccorrono, è soprattutto, poi, per interesse loro privato. Facciamo un esempio: Raiko è il giustiziere per eccellenza e si comporta da giusto pure quando è etichettato in altro modo. Al momento di aiutare Miharu e Yoite, non lo farà per interesse suo, ma per ripagare un favore avuto da uno di loro due tempo addietro.
Gli amici sono tremendi: o parlano troppo ed emotivamente abbracciano tutta la causa dei due in maniera stupidamente incondizionata, autoassolvendosi come maturi, o fanno dichiarazioni di facciata e intanto fanno i loro calcoli. E nessuna confessione che dovrebbe provocare sfavore o sfiducia generano tali sentimenti: tra amici puoi raccontare di essere immortale e nessuno ti guarderà male. Che bello questo mondo non polemico!
La stessa credibilità dei personaggi è inflazionata da scenette in cui rivelano debolezze stupide, dei mezzi pubblici o una personalità malandrina ma tutto sommato innocua (chi si ricorda Happosai di “Ranma ½”? Bene, Fuma ne è la versione candeggiata e ripulita). Fuma stesso, doppiogiochista che si smaschera da solo, farà il cartonato diabolico di sé, perdendo di episodio in episodio.
Ultima critica ai personaggi: nessuno sceglie un agito lungimirante e consapevole, perché pare non abbia sentore di ciò che prevedibilmente accadrà. Subiscono le azioni degli altri, rispondono in maniera inconsulta e con il loro agire danno la spinta ad altri ancora, creando un marasma che, visto con i miei occhi da adulta, non salva nemmeno i personaggi essenziali e il loro filone narrativo. Miharu, infatti, non è il protagonista morale dell’opera, ma una vittima del sistema, come tutti, come Yoite, solo che loro fanno più pena perché sono appiedati, affamati, senza risorse (a parte un vagone sventrato dalla natura in una linea ferroviaria abbandonata, metafora forse del fatto che pure loro sono a un capolinea in mezzo al nulla).
L’inconsapevolezza dei personaggi è la loro cifra pure quando devono parlarsi: dicono all’aria aperta segreti militari, rivelano diagnosi con porte aperte da cui l’interessato sente eccome con persone terze che non dovrebbero avere conoscenza della cartella clinica altrui. “Nabari” non è l’anime dei segreti: l’unico segreto è che nessuno ha segreti e, se li ha, è perché non ha tempo e persone a cui parlarne, tipo Yoite, e, nell’economia del racconto, non paiono servire a nulla. Stringi stringi, un personaggio si può giudicare solo e solamente dalle azioni (posticipando poi fumose e ormai inutili spiegazioni della sua condotta)? Per me no, ma per “Nabari” è così.
Disegni, musiche
Il chara design è bruttino, con questi colli allungati, ‘ste facce da fame, ‘sti colli lunghi, i volti piattini, i capelli, corti o lunghi che siano, stopposi come la barba di Hattori, queste figure longilinee ed esangui (oddio, le gambette di Reimei!). Spezzo una lancia per gli occhi, non particolarmente belli, ma grandi e colorati (che belli gli occhi blu di Yoite o quelli verdi di Miharu!).
Molte belli i fondali pastellati, che rendono bene sia i luoghi naturali, che gli interni delle case in legno, che la famosa chiesa con la splendida vetrata. È spettacolare l'apparizione dello Shinrabansho e il momento visivo in cui la fata si manifesta.
Opening ed ending sono stampati a fuoco nella mia memoria di ragazzina.
L’opening presenta i personaggi, ma meglio di quello che è l’anime. Pare un bel promo, pieno di gente e di azione. A livello musicale dà un tono all’anime, è bella ritmata, rock.
La prima ending, invece, è più lenta, sinfonica, strumentale, cantata dalla voce dolce di Eliza, una cantante nipponica. La seconda ending valorizza una versione più pulita del cantato. Abbiamo una bella voce femminile, un’altra che fa da controcanto e una chitarra, pura delicatezza.
Le OST sono ben curate e musicalmente si adattano alla malinconia tragica delle vicende.
Conclusioni
Quando lessi le recensioni, prima di ripartire col rivederlo, ero quasi costernata dai voti bassi e criticavo chi aveva scritto simili resoconti: era troppo roseo in me il ricordo di un “Nabari” perfetto. Ma sono passati quindici anni, come ho già detto, e devo dire che sono d’accordo con coloro i cui pareri prima aborrivo. “Nabari” è invecchiato male: al tempo aveva il fascino di quello che oggi critico, disperazione a palate, adulti incapaci sia nel bene che nel male, un ragazzino che vuole salvare una persona cara e un rapporto a due che mi parve affascinante, per non parlare poi del fascino malato di Yoite.
Non mi sento di consigliarlo se non al mio peggior nemico, ma ben legato a una sedia, perché altrimenti pure questo fa l’escapista e non se lo guarda fino alla fine. Ora, so da tempo che esiste un manga, e per curiosità mi sono ‘spoilerata’, leggendone i commenti e le trama che l’anime non si è degnato di spiegare. Il giudizio sul cartaceo è ottimo, ciò significa che l’anime non l’ha rispettato, forse, ma, se fosse così, non sarebbe né la prima né l’ultima volta in cui un’opera è malamente stravolta.
Sulla grafica avrei molte critiche, ma è un fatto soggettivo, che piaccia o meno; resta il blocco evanescente di una narrazione lenta, noiosa, patetica, quasi senza trama e senza eventi, in cui tutti sono comparse e gli appiedati (o i deragliati) finiscono con l'essere gli eroi morali in un mondo in cui l’adolescenza (quella brutta, bruttissima) non è mai finita per nessuno (a parte due personaggi tutto sommato risibili nella narrazione intera).
Confermo, dunque, un voto assolutamente negativo, anche se salvo la parte sonora; ne sconsiglio la visione, a meno che non soffriate di insonnia cronica, e lascio “Nabari” nel dimenticatoio, evitando altre pescate nostalgiche, perché rimestare nel passato è pericoloso: si arriva ad abiurarsi da soli, ma, in fin dei conti, questa si chiama crescita. Grazie, “Nabari”, per avermelo ricordato.
Allora eccomi qui, non più ingenua, non più così emotiva, a recensire un anime di cui m’innamorai e che, ad oggi, ha rivelato grandissimi spunti di critica (feroce).
La “trama”
Miharu, uno dei soliti ragazzini che vanno a scuola, viene tirato per la giacchetta dal professor Komoira e da Koichi Aizawa, uno studente dello stesso professore del famoso club di ninja della scuola (quanti topos narrativi nipponici, e non abbiamo ancora finito!), nel suddetto club e nel mondo di Nabari, già che c’erano. I due lo ‘stalkerano’, ma lui ha passato la vita ad evitare soggetti rompiscatole e, freddo com’è, non ha stretto legami con nessuno, nonni a parte, quindi per lui è più che naturale mollare ‘sti due ‘stressoni’ e continuare a farsi gli affari suoi. Purtroppo, il mondo lo reclama, e non è quello umano, ma quello di Nabari, una sottospecie di mondo ninja alla “Naruto” con villaggi vari, tecniche segrete, adepti maledetti, che vivono una vita apparentemente normale, per poi trasformarsi in ninja brutti e cattivi (ma tutto sommato impotenti) o giusti o gentili, oppure, come quel maledetto di Fuma, ‘brigoni’, lavativi, manipolatori.
Miharu cerca di restare freddo e indifferente, e ce la farebbe benissimo, se non che nella sua vita entra l’arcinoto Yoite, un soggetto tutto particolare di cui parlerò a parte poi, il quale, con la sua storia, i suoi modi spicci, le sue parole pungenti, i suoi patemi da sofferente, prima ‘stalkera’ Miharu, rompendo il suo guscio di indifferenza, minacciandolo, poi ne viene ‘stalkerato’ senza possibilità di fuga, perché Miharu, quando ci si mette, è cattivello e pure perseguitatore.
Non è che sono tutti impazziti a braccare un ragazzino nerd, no, è che lui ha un potere, in corpo, che lo rende desiderato e desiderabile, perché può alterare gli equilibri del mondo di Nabari. Davanti a tale potere, lo Shinrabansho, c’è chi lo vuole usare per creare un mondo giusto, troppo giusto, e chi invece, davanti alla prospettiva di quel mondo troppo “giusto”, preferisce veder sparire quel potere assoluto, oppure, ancora, chi glielo vuole far usare per i suoi scopi.
Insomma, Miharu si ritrova trascinato in una situazione più grande di lui, tra ninja bislacchi, situazioni alla “Naruto”, bugiardi che levano la maschera, esaltati senza forza apparente, e fasulli senza vergogna, che agiscono solo per i loro scopi (non reconditi, praticamente li urlano in una stanza dalle pareti sottili, con le finestre aperte, o li dichiarano con malizia e senza vergogna).
La trama è la classica vicenda che piace ai ragazzini e alle ragazzine, con un personaggio giovane, che si era autoesiliato (capiremo poi il perché, ma non tanto) e che, davanti alla possibilità di esprimere il suo potenziale, arriva a decidere per sé, malgrado la pressione di adulti brutti, cattivi, egoisti e inutili (o utili solo perché hanno un tetto sulla testa e budget per andare ai negozi o denaro per finanziare spostamenti fuoriporta o perché, magari, decidono, per motivi tutti loro, notate il particolare, di aiutarlo). Insomma, è la solita minestra del ragazzino che arriva ad essere riconosciuto maturo dopo che l’hanno trattato per tutto l’anime come l’ultimo degli incapaci, come un mero contenitore, come, in definitiva, un bambino manipolabile. Stessa cosa vale per Yoite, che, pur essendo più grande di lui, appartiene alla categoria degli appiedati, senza risorse, mangiapane a ufo, infantilmente egoista, aiutato da adulti che pure loro non sono rigidi e bacucchi. È una lode ai giovani, dentro e fuori, che, come ogni giovane, si esprime, urla, grida, non media molto, ma non parla affatto. È una fratellanza fasulla di minorenni cerebrali, che, pur parendo ben saldi, ben piantati nella vita, agiscono istintivamente, rumorosamente, egoisticamente. Pochi personaggi si salvano da questa classificazione feroce e sono davvero disinteressati, risultando troppo astratti rispetto un generale ‘teenagerismo’ che invade la trama, a cominciare dal professor Komoira, che, credendo di sapere quello che fa, non sa quello che fa, cieco ai segnali che Miharu lanciava come un faro nella notte, a dispetto della sua natura pacata e riservata.
Se gli elementi sono questi, non c’è affatto da gioire, e se all’inizio avevo un buon giudizio, pur storcendo il naso, da metà in poi ho capito: io non sono più così, come quella ragazzina che adorava Yoite, che faceva il tifo per lui e Miharu, soli in un mondo di adulti troppo ciechi per pensare anche solo ai loro bisogni. E quando crolla il disincanto, ci si accorge di gravi problemi, sia nella trama, che nei personaggi.
Cominciamo dalla trama. L’elemento narrativo dei ninja è trito e ritrito, tale che la banalità che mi ingenera mi avrebbe spinta all’abbandono già al primo episodio. Ma ho resistito, sperando che i pezzi si mettessero assieme in un quadro narrativo sensato. Sono apparsi i famigerati villaggi, quattro poveri superstiti di un’enormità possibile, con quattro gatti cadauno a lavorare come muli, troppi personaggi mal pennellati e presentati troppo velocemente. Davvero un solo personaggio si salva, in tutta questa storia, per la qualità della vicenda che la coinvolge e per il peso che ha nel dare una scossa a una trama soporifera, con la sua forza rabbiosa che spinge pure Yoite e Miharu a svelarsi, alla buonora. Ci si riempie, poi, la bocca di tecniche segrete, ma non c’è nulla di esaltante nella loro manifestazione. Lo stesso Shinrabansho è più volte detto, ridetto, acclamato, temuto, ma non si vede un beneamato nulla, mai. Se c’è, dormiva di grosso, ops, era la fata indisponente, giusto! I combattimenti sono brevi, mal orchestrati, non sono, e si vede, il focus narrativo.
Venticinque episodi dovrebbero bastare per sciorinare storia e personaggi, e invece no, qui la regia è scadente. Abbiamo tempi iper-compressi in cui c’è il fenomeno strabiliante della mente collettiva, già visto in “Fena”: per abbreviare la spiegazione, già data all’episodio 4, senza sorprese poi, due gruppi parlano della stessa cosa e le loro voci s’intersecano in un concerto stonato. L’idea è parsa così buona, da riproporla ancora e ancora. E se i tempi compressi potevano lasciare spazio a trama e personaggi, qui ci sbagliamo ancora di grosso, perché abbiamo momenti di morta tipo mummia millenaria, con personaggi (di solito Yoite e Miharu) che condividono momenti con chiara descrizione BL (tutti alludono al loro rapporto più che amicale, quando non c’è nulla da vedere e nulla su cui fare un degno focus), ci sono momenti di chiacchiere che finiscono in un tedio cosmico, flashback che arrivano tardi e sono di una lunghezza letale e pure poco esplicativi, e, infine, concludiamo la lista degli orrori con troppi personaggi con la loro motivazionetta, che sgomitano per agire tutti allo stesso tempo. E la cosa più ironica è che, se sono assieme, a momenti si abbracciano senza un filo d’odio e stanno vicini vicini, se sono lontani, si parlano o parlano ad altri della medesima cosa, in una telepatia non ninja, ma di regia scadente. Parlare di trama è solo esagerato, in realtà si tratta solo di interessi che si scontrano, gente che parla, evoluzioni quasi nulle, salvo che tutti, con a cuore lo Shinrabansho, magheggiano per averlo o usarlo. Ecco, la trama in una frase.
In tutto questo cancan senza ordine (basti pensare che Yoite piange, strilla, parla, geme e solo a più di metà anime lo capiamo, ma forse pure no), si sussegue la corsa zoppa verso un finale assolutamente ridicolo. Ci sono scene da bagno pubblico di “The Vampire Die In No Time”. Ricordate l’episodio in cui il vampiro delle terme fa un invito ai cacciatori e si ritrova tutta la banda senza volerlo? Ecco, qui la banda si scioglie e si incontra, su invito o imbucata, ovunque Miharu sia, poveraccio, è diventato l’istrione di una festa a base di ninja invasati. All’ultimo incontro i protagonisti sono chi sapete voi, ma ve lo dico, Miharu e Yoite. Miharu, mi direte, è più che ovvio, dato il peso del potere che ha, ma Yoite? È lì in veste di sé stesso o di amichetto del cuore? Sbagliate tutte e due, pure lui è in veste da alienato. Pare che lo Shinrabansho sia quel potere che tutti vogliono... alla follia, e non ce n’è uno sano che, vicino a quel potere, lo resti. Pure Miharu, seppur pacatissimo, arriverà a urlare, sbracciarsi, torturarsi, per colpa di ‘sto potere. Ci sarà una reunion ovvia e scontata, così pilotata che pare uno di quei banchetti fatati a cui non sembra invitato nessuno, ma arrivano tutti, e in questo bell’incontro non ci si menerà o accapiglierà molto, resterà ancora il tempo per parlare, urlare, trasformarsi, meditare, discutere, applaudendo poi la scemenza degli adulti che non hanno capito il potenziale distruttivo di quelli che consideravano minori incapaci, dopo che, per tutta la “trama”, li hanno maledetti come poveretti appiedati, senza mai fermarli davvero se non alla fine, dopo immense concessioni che erano solo segno di una debolezza che emergeva dalle parole roboanti e minacciosamente adulte. Servirà dare energia a un cattivo ormai inflazionato, e allora avremmo una squadra di tirapiedi, che, troppo tardi ormai, userà la forza, menando, come meritavano, Yoite e Miharu. È un anime prevedibilissimo, quindi i cattivi finiscono come sappiamo, i buoni si flagellano per aver maltrattato Yoite e Miharu, tanto che poi stendono ponti d’oro per farli stare bene, assumendosi colpe che non hanno (la gioventù ha i suoi limiti di prospettiva, non sempre ha ragione) e facendo gli adulti, offrendo cioè vitto e alloggio gratis e in più amorevolissime cure riparatorie.
Dello Shinrabansho nulla di nulla, c’è solo una fata, una madre incapace di parlare dopo lungo tempo al figliolo e un ragazzino egoista e sfrontato che prima ha supplicato una fata, per poi mandarla in un posto a tutti noto.
Parliamo dei personaggi. Parlare di un sistema di personaggi organico è opera ben sensata. Strano a dirsi, ma, pur essendo molti, con l’ideale e semplicistica suddivisione creata dall’anime in villaggi, li si riconosce e, malgrado non si vada in profondità se non in rarissimi casi, alcuni hanno un’istantanea migliore di altri. Il fatto, nel bene e nel male, è che sono quasi tutti, soprattutto gli adulti, monoblocco, portatori di un’aura colorata chiarissima, e ogni mutamento è così rapido (vedi Raiko), che non fa testo chi era prima, tanto si affrettano a dirti chi è adesso, e nulla cambierà. Pure le lunghe e tese meditazioni di un personaggio sull'altro sono inutili: paiono meditazioni sulla natura di un sasso sulla scrivania; pur coprendosi di polvere, non cambia né la forma né la sua composizione atomica.
Partiamo dalla coppia d’oro, Yoite e Miharu. Miharu è e resta un ragazzino, che diventa sì consapevole delle sue scelte, ma sono e restano egoistiche e personalistiche. Per lui il mondo degli adulti è un avere e mai un dare; Miharu è un ingrato, prende, ma non dà a chi non vuole, mentre a Yoite si appiccica tipo rapporto simbiotico: lui è una stampella, Yoite l’altra. Zoppicano, ma procedono. Non per merito loro solamente, ma soprattutto grazie agli adulti per i quali provano distacco, paura, diffidenza. Miharu è un personaggio immaturo, che si atteggia ad adulto, ma è “vuoto”: di lui emerge così poco, che pare vivere in funzione di Yoite. Decide, ma sull’onda emotiva più nascosta, e quasi nulla, nell’anime, aiuta a sentirla pure noi, quest’onda.
Yoite è tipo Yuliy, di “Sirius The Jaeger”, sempre davanti al naso, raramente non citato, dentro alle discussioni di tutti, ma risulta sempre e comunque un illustre sconosciuto. Di lui tutti hanno ricordi, giudizi, commenti, ma di suo parla per metafore, cerca di manipolare Miharu per farsi fare un favore, ma non spiega il perché azzardi una richiesta così curiosa. Pure quando potrebbe parlare, è una sfinge. È sbagliato pensare che sia deciso, in realtà è la forza del dolore a spingerlo avanti, ma la natura stessa della sofferenza fa mettere in pratica condotte che poi abortiscono troppo tardi. Yoite è il classico tipo con la corazza di cartapesta e una ferita aperta: sadicamente, fa di tutto per riaprirla, nel tentativo di chiudersela, e poi dà la colpa agli adulti (è più comodo).
Il suo rapporto con Miharu è ambiguo, pesante, claustrofobico e, se loro ci vedono serenità, meglio per loro, in realtà è un abbraccio tra annegati vicinissimi alla riva, ma troppo avvinghiati e terrorizzati per slegarsi e troppo ciechi per motivi loro per vederla. Il loro finale è felice? Per me no, è forzatamente di comodo, troppo buonista dopo mareggiate emotive che hanno spinto questi ‘porelli’ a spezzarsi (da soli e assieme) senza quasi ricomporsi.
Parlare di buoni o cattivi in questo anime, non è cosa facile. Infatti, come già ho detto, quasi tutti sono eterni adolescenti, si trincerano dietro corazze di rispettabilità e maturità (anagrafica o presunta) e agiscono spinti da moti interni che non li rendono responsabili, in definitiva, delle loro azioni. Sbagliano in eccesso e in difetto.
Se sbagliano in eccesso, si chiudono sulla difensiva o attaccano, diventano essenzialmente incapaci di gestire la loro forza, usandola troppo tardi e in modo inefficace, vedi Komoira e la squadra degli eliminatori e il loro mandante (troppo dedito alle parole per passare ai fatti, se non in extremis perché deve). Se sbagliano per difetto, finiscono con l’assecondare questi poveri bambini (come sono d’accordo con l’assistente di Hattori), nel bene e nel male, aiutandoli o lasciandolo agire indisturbati, dando loro la corda di cui hanno bisogno per legarsi ancora più stretti ai loro guai.
La pateticità dei nemici è così di facciata, da essere dura trovare un villain decente, forse è la fata, perché, egoista e piena di potere com’è, può permettersi tutto, gli altri sono poveri adepti sulla strada dell’inferno, e di strada ne hanno parecchia da fare, per diventare boss. Coloro che esercitano davvero la forza, la squadra Tategami, arriva tardi e agisce quando orami la situazione è squilibrata: se da una parte Yoite e Miharu sono diventati troppo forti (leggi: gli adulti li aiutano), dall’altra fanno la figura dei cattivi che altri non riescono a fare, finendo in una disgraziata forca caudina dopo l’altra, ma con che aplomb!
I buoni disinteressati sono pochi, in generale fanno la figura dei fessi, assecondando (pure loro!) Yoite e Miharu, e, se non li aiutano, risultano cattivoni agli occhi dei due. Se li soccorrono, è soprattutto, poi, per interesse loro privato. Facciamo un esempio: Raiko è il giustiziere per eccellenza e si comporta da giusto pure quando è etichettato in altro modo. Al momento di aiutare Miharu e Yoite, non lo farà per interesse suo, ma per ripagare un favore avuto da uno di loro due tempo addietro.
Gli amici sono tremendi: o parlano troppo ed emotivamente abbracciano tutta la causa dei due in maniera stupidamente incondizionata, autoassolvendosi come maturi, o fanno dichiarazioni di facciata e intanto fanno i loro calcoli. E nessuna confessione che dovrebbe provocare sfavore o sfiducia generano tali sentimenti: tra amici puoi raccontare di essere immortale e nessuno ti guarderà male. Che bello questo mondo non polemico!
La stessa credibilità dei personaggi è inflazionata da scenette in cui rivelano debolezze stupide, dei mezzi pubblici o una personalità malandrina ma tutto sommato innocua (chi si ricorda Happosai di “Ranma ½”? Bene, Fuma ne è la versione candeggiata e ripulita). Fuma stesso, doppiogiochista che si smaschera da solo, farà il cartonato diabolico di sé, perdendo di episodio in episodio.
Ultima critica ai personaggi: nessuno sceglie un agito lungimirante e consapevole, perché pare non abbia sentore di ciò che prevedibilmente accadrà. Subiscono le azioni degli altri, rispondono in maniera inconsulta e con il loro agire danno la spinta ad altri ancora, creando un marasma che, visto con i miei occhi da adulta, non salva nemmeno i personaggi essenziali e il loro filone narrativo. Miharu, infatti, non è il protagonista morale dell’opera, ma una vittima del sistema, come tutti, come Yoite, solo che loro fanno più pena perché sono appiedati, affamati, senza risorse (a parte un vagone sventrato dalla natura in una linea ferroviaria abbandonata, metafora forse del fatto che pure loro sono a un capolinea in mezzo al nulla).
L’inconsapevolezza dei personaggi è la loro cifra pure quando devono parlarsi: dicono all’aria aperta segreti militari, rivelano diagnosi con porte aperte da cui l’interessato sente eccome con persone terze che non dovrebbero avere conoscenza della cartella clinica altrui. “Nabari” non è l’anime dei segreti: l’unico segreto è che nessuno ha segreti e, se li ha, è perché non ha tempo e persone a cui parlarne, tipo Yoite, e, nell’economia del racconto, non paiono servire a nulla. Stringi stringi, un personaggio si può giudicare solo e solamente dalle azioni (posticipando poi fumose e ormai inutili spiegazioni della sua condotta)? Per me no, ma per “Nabari” è così.
Disegni, musiche
Il chara design è bruttino, con questi colli allungati, ‘ste facce da fame, ‘sti colli lunghi, i volti piattini, i capelli, corti o lunghi che siano, stopposi come la barba di Hattori, queste figure longilinee ed esangui (oddio, le gambette di Reimei!). Spezzo una lancia per gli occhi, non particolarmente belli, ma grandi e colorati (che belli gli occhi blu di Yoite o quelli verdi di Miharu!).
Molte belli i fondali pastellati, che rendono bene sia i luoghi naturali, che gli interni delle case in legno, che la famosa chiesa con la splendida vetrata. È spettacolare l'apparizione dello Shinrabansho e il momento visivo in cui la fata si manifesta.
Opening ed ending sono stampati a fuoco nella mia memoria di ragazzina.
L’opening presenta i personaggi, ma meglio di quello che è l’anime. Pare un bel promo, pieno di gente e di azione. A livello musicale dà un tono all’anime, è bella ritmata, rock.
La prima ending, invece, è più lenta, sinfonica, strumentale, cantata dalla voce dolce di Eliza, una cantante nipponica. La seconda ending valorizza una versione più pulita del cantato. Abbiamo una bella voce femminile, un’altra che fa da controcanto e una chitarra, pura delicatezza.
Le OST sono ben curate e musicalmente si adattano alla malinconia tragica delle vicende.
Conclusioni
Quando lessi le recensioni, prima di ripartire col rivederlo, ero quasi costernata dai voti bassi e criticavo chi aveva scritto simili resoconti: era troppo roseo in me il ricordo di un “Nabari” perfetto. Ma sono passati quindici anni, come ho già detto, e devo dire che sono d’accordo con coloro i cui pareri prima aborrivo. “Nabari” è invecchiato male: al tempo aveva il fascino di quello che oggi critico, disperazione a palate, adulti incapaci sia nel bene che nel male, un ragazzino che vuole salvare una persona cara e un rapporto a due che mi parve affascinante, per non parlare poi del fascino malato di Yoite.
Non mi sento di consigliarlo se non al mio peggior nemico, ma ben legato a una sedia, perché altrimenti pure questo fa l’escapista e non se lo guarda fino alla fine. Ora, so da tempo che esiste un manga, e per curiosità mi sono ‘spoilerata’, leggendone i commenti e le trama che l’anime non si è degnato di spiegare. Il giudizio sul cartaceo è ottimo, ciò significa che l’anime non l’ha rispettato, forse, ma, se fosse così, non sarebbe né la prima né l’ultima volta in cui un’opera è malamente stravolta.
Sulla grafica avrei molte critiche, ma è un fatto soggettivo, che piaccia o meno; resta il blocco evanescente di una narrazione lenta, noiosa, patetica, quasi senza trama e senza eventi, in cui tutti sono comparse e gli appiedati (o i deragliati) finiscono con l'essere gli eroi morali in un mondo in cui l’adolescenza (quella brutta, bruttissima) non è mai finita per nessuno (a parte due personaggi tutto sommato risibili nella narrazione intera).
Confermo, dunque, un voto assolutamente negativo, anche se salvo la parte sonora; ne sconsiglio la visione, a meno che non soffriate di insonnia cronica, e lascio “Nabari” nel dimenticatoio, evitando altre pescate nostalgiche, perché rimestare nel passato è pericoloso: si arriva ad abiurarsi da soli, ma, in fin dei conti, questa si chiama crescita. Grazie, “Nabari”, per avermelo ricordato.
So che più che una recensione potrebbe sembrare un parallelo tra serie, ma non trovo modo migliore per descrivere "Nabari". "Nabari" non è certo come "Naruto", perché qui non sono combattimenti e power up, ma gli intrighi, a contare, e i duelli sono solo all'ultimo posto. La vera serie con cui mi sento di confrontarlo è perciò "Neon Genesis Evangelion", di cui "Nabari" costituisce un degno erede.
Non abbiamo forse un protagonista smidollato che crescerà nella serie, anche se Miharu non farà i progressi di Shinji? Raimei non è forse un'Asuka più gentile e alla mano, ciò che la rossa avrebbe potuto essere e, purtroppo o per fortuna, non è stata? E Tobari non è una sorta di Kaji? Per non parlare delle trame di Hattori, un vero Gendo, con tanto di segretaria cieca, in stile Ritsuko. Ma il personaggio più interessante è Ioite, che ricorda Rei nel suo minimizzare i contatti col prossimo e Kaworu nell'amicizia "sulla linea di confine" che creerà con Miharu. Una figura che affascina, crea mistero e poi commuove e rattrista. Nel suo sentirsi in colpa per la propria esistenza, per essere un peccato per il solo fatto di esistere, non ricorda le nevrosi dei nostri? La sua odissea e la sua amicizia con Miharu mi hanno insegnato quanto siano profonde quelle due frasi di Jim Morrison: "Forse non sarò mai nessuno nella vita, ma nessuno potrà mai essere come me" e "Basta un attimo per cancellare una vita, ma non basta una vita per cancellare un attimo". Bella poi la storia d'amore di Tobari con la sua donna: un tema che non si vede da nessuna parte quello di un amore con una donna di dieci anni più vecchia del proprio uomo. Un tema ben descritto davvero. Protagonista assoluto, però, è un misterioso potere, quello dello Shinrabansho. Esso, al pari di quello degli Eva e di Lilith, non ha necessariamente una natura benigna che può cambiare il mondo in linea con i desideri del protagonista.
In una parola, mi sembra una versione soft di "Neon Genesis Evangelion", anzi, un degno erede. La grafica è buona e le sigle davvero belle, specialmente la ending. Buona anche la regia. Ciò che non mi ha convinto è il finale. Non per l'ultima scena che ricorda molto il finale del film di "Evangelion", uno stile "colpo nello stomaco", ma per il fatto che molte cose non sono spiegate a dovere. Mi spiego meglio. Dato che si era raggiunto il manga, si è deciso di proseguire la storia da soli, come spesso accade in questi casi, dando così un finale radicalmente diverso da quello che il manga avrà. Non che ciò sia un male, ma, avendo avuto più tempo, l'autrice ha potuto sviluppare meglio la trama, spiegare molte cose e inserire nuovi personaggi, realizzando un lavoro decisamente migliore. E' un'idea personale, ma l'anime dovrebbe ripartire dal diciottesimo episodio e durarne trentanove o, al limite, cinquantadue.
Detto questo, come voto do 7. Con un po' di dispiacere, perché questo clone di "Neon Genesis Evangelion", pur essendo più semplice, si è avvicinato al suo modello meglio di molte altre serie.
Non abbiamo forse un protagonista smidollato che crescerà nella serie, anche se Miharu non farà i progressi di Shinji? Raimei non è forse un'Asuka più gentile e alla mano, ciò che la rossa avrebbe potuto essere e, purtroppo o per fortuna, non è stata? E Tobari non è una sorta di Kaji? Per non parlare delle trame di Hattori, un vero Gendo, con tanto di segretaria cieca, in stile Ritsuko. Ma il personaggio più interessante è Ioite, che ricorda Rei nel suo minimizzare i contatti col prossimo e Kaworu nell'amicizia "sulla linea di confine" che creerà con Miharu. Una figura che affascina, crea mistero e poi commuove e rattrista. Nel suo sentirsi in colpa per la propria esistenza, per essere un peccato per il solo fatto di esistere, non ricorda le nevrosi dei nostri? La sua odissea e la sua amicizia con Miharu mi hanno insegnato quanto siano profonde quelle due frasi di Jim Morrison: "Forse non sarò mai nessuno nella vita, ma nessuno potrà mai essere come me" e "Basta un attimo per cancellare una vita, ma non basta una vita per cancellare un attimo". Bella poi la storia d'amore di Tobari con la sua donna: un tema che non si vede da nessuna parte quello di un amore con una donna di dieci anni più vecchia del proprio uomo. Un tema ben descritto davvero. Protagonista assoluto, però, è un misterioso potere, quello dello Shinrabansho. Esso, al pari di quello degli Eva e di Lilith, non ha necessariamente una natura benigna che può cambiare il mondo in linea con i desideri del protagonista.
In una parola, mi sembra una versione soft di "Neon Genesis Evangelion", anzi, un degno erede. La grafica è buona e le sigle davvero belle, specialmente la ending. Buona anche la regia. Ciò che non mi ha convinto è il finale. Non per l'ultima scena che ricorda molto il finale del film di "Evangelion", uno stile "colpo nello stomaco", ma per il fatto che molte cose non sono spiegate a dovere. Mi spiego meglio. Dato che si era raggiunto il manga, si è deciso di proseguire la storia da soli, come spesso accade in questi casi, dando così un finale radicalmente diverso da quello che il manga avrà. Non che ciò sia un male, ma, avendo avuto più tempo, l'autrice ha potuto sviluppare meglio la trama, spiegare molte cose e inserire nuovi personaggi, realizzando un lavoro decisamente migliore. E' un'idea personale, ma l'anime dovrebbe ripartire dal diciottesimo episodio e durarne trentanove o, al limite, cinquantadue.
Detto questo, come voto do 7. Con un po' di dispiacere, perché questo clone di "Neon Genesis Evangelion", pur essendo più semplice, si è avvicinato al suo modello meglio di molte altre serie.
Ho appena finito di guardare l'ultimo dei 26 episodi di "Nabari" e il mio commento a caldo è, senza dubbio, "finalmente"!
La storia di ninja in lotta per dominare il potere supremo posseduto dal protagonista, non si regge in piedi, ed è priva di interesse e colpi di scena. Serve solo a fare da sottofondo a un'altra storia, quella dell'amicizia fra i due personaggi principali, un'amicizia molto particolare, a volte persino ambigua e che sembra nata dal nulla.
Il comparto tecnico è abbastanza scarso, con animazioni insufficienti e disegni che raffigurano i personaggi come fossero magrissimi, mentre la colonna sonora è inadeguata, sottotono, mai intrigante, come del resto tutto l'anime.
La storia di ninja in lotta per dominare il potere supremo posseduto dal protagonista, non si regge in piedi, ed è priva di interesse e colpi di scena. Serve solo a fare da sottofondo a un'altra storia, quella dell'amicizia fra i due personaggi principali, un'amicizia molto particolare, a volte persino ambigua e che sembra nata dal nulla.
Il comparto tecnico è abbastanza scarso, con animazioni insufficienti e disegni che raffigurano i personaggi come fossero magrissimi, mentre la colonna sonora è inadeguata, sottotono, mai intrigante, come del resto tutto l'anime.
Nabari no Ou è un anime un po' fuori dalla norma: parla infatti di ninja/shinobi, ma quello che ci si aspetta, cioè l'azione, è relegato sullo sfondo. Penso che siano iniziati qui i "problemi" relativi all'anime: è stato presentato, su tutti i siti che ho visitato, primariamente come una serie d'azione, quando Nabari no Ou non è minimamente una serie d'azione.
L'uguaglianza shinobi-azione non vale, perché l'azione è solo una minima parte della trama. Non è mai stata un punto cardine della vicenda, per un anime del genere c'è già Naruto. E Nabari non è un clone di Naruto. La vicenda degli Shimizu è simile a quella degli Uchiha, sono la prima a dirlo. Ma questo non basta a dire che Nabari sia un clone, dato che tutto il resto è profondamente differente. Qui a farla da padrone non sono gli scontri e i power up, ma i personaggi e il loro dolore. La sofferenza è il vero filo conduttore della trama.
Nabari è un anime adulto, drammatico, psicologico, riflessivo, che punta sui sentimenti e sui pensieri dei personaggi, sui cambiamenti che subiscono, sulla loro crescita. È la storia di un'amicizia profonda, a tratti un po' ambigua, ma delicatissima e devota, un'amicizia vera che resiste anche quando è immersa nel pericolo.
Chi trascina Nabari è Yoite, bellissimo non solo fisicamente, che colpisce al cuore con il suo desiderio disperato. Tutta la trama ruota attorno a lui e alla sua strana alleanza con Miharu.
Miharu, il protagonista apatico, è come risvegliato dalla sofferenza di Yoite, e decide di reagire e di "riappropriarsi" della sua vita pur di aiutarlo, affrontando un mondo a lui sconosciuto e costringendosi a crescere.
Nabari è speciale nella sua capacità di coinvolgere lo spettatore nella spirale di dolore in cui si trova Yoite, rendendo reale la sofferenza e la disperazione che il ragazzo si trova ad affrontare. Non mancano i momenti toccanti, dove il poveretto viene mostrato in tutta la sua rovinata esistenza.
La storia è coinvolgente, la trama puntuale nel mostrare come i due protagonisti affrontino gli ostacoli posti sul loro cammino, arrivando ad abbandonare tutto pur di conseguire l'obbiettivo. Nabari è anche questo: affrontare a testa alta la vita per raggiungere il proprio scopo. Ma non solo: è anche maturare per essere in grado di comprendere se stessi e i propri desideri, e prendersi la responsabilità del cambiamento. Il finale è uno dei più commoventi che abbia mai visto, luminoso ma straziante nello stesso tempo.
Tratto dal manga di Yuhki Kamatani, l'anime ne differisce da metà in poi - dalla fine della saga dell'istituto Alya, per la precisione. Anche se non realizzata direttamente dalla pagine del manga, la seconda parte non è inferiore alla prima sia per profondità sia per capacità di coinvolgere.
Magistralmente realizzato dallo J.C. Staff, con un'opening e due ending meravigliose, Nabari no Ou a mio avviso è un gioiello per chi è in cerca di qualcosa di diverso. Voto: 10 e lode.
L'uguaglianza shinobi-azione non vale, perché l'azione è solo una minima parte della trama. Non è mai stata un punto cardine della vicenda, per un anime del genere c'è già Naruto. E Nabari non è un clone di Naruto. La vicenda degli Shimizu è simile a quella degli Uchiha, sono la prima a dirlo. Ma questo non basta a dire che Nabari sia un clone, dato che tutto il resto è profondamente differente. Qui a farla da padrone non sono gli scontri e i power up, ma i personaggi e il loro dolore. La sofferenza è il vero filo conduttore della trama.
Nabari è un anime adulto, drammatico, psicologico, riflessivo, che punta sui sentimenti e sui pensieri dei personaggi, sui cambiamenti che subiscono, sulla loro crescita. È la storia di un'amicizia profonda, a tratti un po' ambigua, ma delicatissima e devota, un'amicizia vera che resiste anche quando è immersa nel pericolo.
Chi trascina Nabari è Yoite, bellissimo non solo fisicamente, che colpisce al cuore con il suo desiderio disperato. Tutta la trama ruota attorno a lui e alla sua strana alleanza con Miharu.
Miharu, il protagonista apatico, è come risvegliato dalla sofferenza di Yoite, e decide di reagire e di "riappropriarsi" della sua vita pur di aiutarlo, affrontando un mondo a lui sconosciuto e costringendosi a crescere.
Nabari è speciale nella sua capacità di coinvolgere lo spettatore nella spirale di dolore in cui si trova Yoite, rendendo reale la sofferenza e la disperazione che il ragazzo si trova ad affrontare. Non mancano i momenti toccanti, dove il poveretto viene mostrato in tutta la sua rovinata esistenza.
La storia è coinvolgente, la trama puntuale nel mostrare come i due protagonisti affrontino gli ostacoli posti sul loro cammino, arrivando ad abbandonare tutto pur di conseguire l'obbiettivo. Nabari è anche questo: affrontare a testa alta la vita per raggiungere il proprio scopo. Ma non solo: è anche maturare per essere in grado di comprendere se stessi e i propri desideri, e prendersi la responsabilità del cambiamento. Il finale è uno dei più commoventi che abbia mai visto, luminoso ma straziante nello stesso tempo.
Tratto dal manga di Yuhki Kamatani, l'anime ne differisce da metà in poi - dalla fine della saga dell'istituto Alya, per la precisione. Anche se non realizzata direttamente dalla pagine del manga, la seconda parte non è inferiore alla prima sia per profondità sia per capacità di coinvolgere.
Magistralmente realizzato dallo J.C. Staff, con un'opening e due ending meravigliose, Nabari no Ou a mio avviso è un gioiello per chi è in cerca di qualcosa di diverso. Voto: 10 e lode.
Come ho conosciuto quest'anime? Quasi per caso, e ringrazio MTV per la gradita visione. Perché, sì, per quanto Nabari, nei primi episodi, sembri la brutta-copia di Naruto, alla fine ti coinvolge e ti appassiona.
Nabari, ci mostrerà un legame molto profondo tra Miharu, e Yoite, un ragazzo che possiede una tecnica micidiale, ma che consuma l'anima del praticante.
Questi due saranno i "veri" e unici protagonisti della storia, e ruberanno la scena a molti altri personaggi per molti episodi. Infatti, se inizialmente, Nabari ci catapulta in questo mondo Ninja parallelo al nostro, mostrandoci i legami basilari tra Miharu e i coprotagonisti, i brevi scontri, un poco di violenza, poi cambia direzione, approfondendo a più non posso il rapporto tra Yoite e Miharu e divenendo così una storia priva di azione e colma di sentimentalismo. Quindi Nabari è un anime tagliato in due.
Questo, può far storcere il naso a chi vuole vedere una serie esclusivamente basata sui combattimenti, mentre chi ha vedute più ampie potrà davvero trovare in Nabari un potenziale capolavoro. Quello che posso dirvi è di non guardarlo aspettandovi un secondo Naruto, altrimenti rimarrete delusi.
Comunque, non mancheranno scene drammatiche e commoventi, specialmente nel finale. Ci saranno anche delle rivelazioni importanti, dei colpi di scena, e verso la fine il tutto convoglierà in un buon finale, anche se l'ho trovato personalmente un pochino scialbo. Cioè, una seconda serie per approfondire la trama ci sarebbe voluta, a parere mio.
I combattimenti non saranno molti perché, appunto, quest'anime non si basa sull'azione, ma quel poco che vedremo non sarà malaccio, anche se nulla di eclatante. Insomma, il vero potenziale di Nabari sta proprio nel rapporto tra Miharu e Yoite e non nei combattimenti.
Per quanto riguarda il lato tecnico, non c'è nulla da ridire. Trovo il character design molto ben fatto e gli effetti visivi idem, anche se nei momenti di battaglia i personaggi, come in Naruto, mi sembrano dei pezzi di legno. Questo è l'unico difetto, peccato.
Traggo le mie conclusioni. Nabari mi ha soddisfatto. Ci sono alcuni alti e bassi, ma alla fine non ti stanca molto, tranne che in qualche episodio.
In poche parole, a me è piaciuto, ma non alla follia. L'ho trovato un anime bello, di certo non originalissimo, perché alcune cose sono chiaramente copiate da Naruto, ma non è da prendere come una copia di quest'ultimo. Vi assicuro che alla fine non c'entra nulla con Naruto, e che anzi potrà anche piacervi di più, chi lo sa.
Sono passati alcuni anni dalla visione di questa serie, però ricordo ancora che non vedevo l'ora di vedere i nuovi episodi. Questo dimostra che davvero Nabari t'incolla allo schermo e non vedi l'ora di sapere come finirà.
Detto questo vi lascio al mio voto finale che è 7. Non posso dare 10 sia per le varie "ispirazioni" a Naruto - che sono tante - sia per l'assenza di un'azione costante. Visto che è uno shounen questo è un punto debole. In più non è adatto a tutti, però è un anime da non buttare via.
Nabari, ci mostrerà un legame molto profondo tra Miharu, e Yoite, un ragazzo che possiede una tecnica micidiale, ma che consuma l'anima del praticante.
Questi due saranno i "veri" e unici protagonisti della storia, e ruberanno la scena a molti altri personaggi per molti episodi. Infatti, se inizialmente, Nabari ci catapulta in questo mondo Ninja parallelo al nostro, mostrandoci i legami basilari tra Miharu e i coprotagonisti, i brevi scontri, un poco di violenza, poi cambia direzione, approfondendo a più non posso il rapporto tra Yoite e Miharu e divenendo così una storia priva di azione e colma di sentimentalismo. Quindi Nabari è un anime tagliato in due.
Questo, può far storcere il naso a chi vuole vedere una serie esclusivamente basata sui combattimenti, mentre chi ha vedute più ampie potrà davvero trovare in Nabari un potenziale capolavoro. Quello che posso dirvi è di non guardarlo aspettandovi un secondo Naruto, altrimenti rimarrete delusi.
Comunque, non mancheranno scene drammatiche e commoventi, specialmente nel finale. Ci saranno anche delle rivelazioni importanti, dei colpi di scena, e verso la fine il tutto convoglierà in un buon finale, anche se l'ho trovato personalmente un pochino scialbo. Cioè, una seconda serie per approfondire la trama ci sarebbe voluta, a parere mio.
I combattimenti non saranno molti perché, appunto, quest'anime non si basa sull'azione, ma quel poco che vedremo non sarà malaccio, anche se nulla di eclatante. Insomma, il vero potenziale di Nabari sta proprio nel rapporto tra Miharu e Yoite e non nei combattimenti.
Per quanto riguarda il lato tecnico, non c'è nulla da ridire. Trovo il character design molto ben fatto e gli effetti visivi idem, anche se nei momenti di battaglia i personaggi, come in Naruto, mi sembrano dei pezzi di legno. Questo è l'unico difetto, peccato.
Traggo le mie conclusioni. Nabari mi ha soddisfatto. Ci sono alcuni alti e bassi, ma alla fine non ti stanca molto, tranne che in qualche episodio.
In poche parole, a me è piaciuto, ma non alla follia. L'ho trovato un anime bello, di certo non originalissimo, perché alcune cose sono chiaramente copiate da Naruto, ma non è da prendere come una copia di quest'ultimo. Vi assicuro che alla fine non c'entra nulla con Naruto, e che anzi potrà anche piacervi di più, chi lo sa.
Sono passati alcuni anni dalla visione di questa serie, però ricordo ancora che non vedevo l'ora di vedere i nuovi episodi. Questo dimostra che davvero Nabari t'incolla allo schermo e non vedi l'ora di sapere come finirà.
Detto questo vi lascio al mio voto finale che è 7. Non posso dare 10 sia per le varie "ispirazioni" a Naruto - che sono tante - sia per l'assenza di un'azione costante. Visto che è uno shounen questo è un punto debole. In più non è adatto a tutti, però è un anime da non buttare via.
Noto sempre più spesso che chi guarda Nabari si aspetta un secondo Naruto, ma cavolo, non è così! Non dovete basarvi tanto sulla trama quanto su quello che vuole trasmettere.
I personaggi sono ciò su cui si basa l'anime, infatti i ninja e tutto il resto passano molto presto in secondo piano. Quest'anime non è il classico shounen con scene continue di battaglie e scontri epici, tutt'altro, e forse è anche per questo che generalmente non piace al pubblico maschile. Altra cosa che generalmente non viene vista di buon occhio è l'atmosfera che si crea che fa pensare inevitabilmente allo shonen-ai (e non ditemi di no...), il tutto condito con un'atmosfera a tratti malinconica, ma altre volte serena.
L'opening e le ending sono davvero belle, la grafica ottima e il doppiaggio in italiano non mi è dispiaciuto anche se quello giapponese a tratti mi è sembrato migliore.
Io non posso fare altro che consigliarvi questo anime, ma con un avvertimento: non aspettatevi un secondo Naruto, in quel caso passate avanti e basta, perché Nabari è tutt'altra storia. Per me è e resta un 10 pienamente meritato.
I personaggi sono ciò su cui si basa l'anime, infatti i ninja e tutto il resto passano molto presto in secondo piano. Quest'anime non è il classico shounen con scene continue di battaglie e scontri epici, tutt'altro, e forse è anche per questo che generalmente non piace al pubblico maschile. Altra cosa che generalmente non viene vista di buon occhio è l'atmosfera che si crea che fa pensare inevitabilmente allo shonen-ai (e non ditemi di no...), il tutto condito con un'atmosfera a tratti malinconica, ma altre volte serena.
L'opening e le ending sono davvero belle, la grafica ottima e il doppiaggio in italiano non mi è dispiaciuto anche se quello giapponese a tratti mi è sembrato migliore.
Io non posso fare altro che consigliarvi questo anime, ma con un avvertimento: non aspettatevi un secondo Naruto, in quel caso passate avanti e basta, perché Nabari è tutt'altra storia. Per me è e resta un 10 pienamente meritato.
Ninja, villaggi nascosti e una forza misteriosa sigillata nel corpo del protagonista... sembrerebbe proprio la trama di Naruto vero? Ed invece no (mica tanto, ma ne parlerò dopo) queste sono le basi di tal “Nabari No Ou”, anime del 2008 di 26 episodi distribuito in Italia da Dynit e trasmesso all'interno dell'anime night di Mtv tra la fine del 2008 e gli inizi del 2009.
Il protagonista Miharu Rokujou è uno studente di 14 anni dal carattere solitario completamente indifferente a tutto ciò che lo circonda, e ciò lo induce a non esprimere mai apertamente i suoi sentimenti e le sue emozioni. Ben presto scopre di possedere, rinchiusa nel suo corpo, un'antica e potentissima arte segreta chiamata “Shinrabansho”, elemento cardine su cui ruota l'intera serie. Dovrà infatti difendersi da chi vuole impossessarsene per esercitare pieno potere sul mondo di Nabari (composto da ninja per lo più) ossia una realtà parallela nascosta al resto del mondo.
Insieme a lui ruoteranno diversi personaggi: Tobari Kumohira, insegnate con il compito di proteggerlo, Kouichi Aizawa, suo compagno di classe, Raimei Shimizu, ragazza abile nell'uso della katana, Kotaro Fuma, il capo villaggio, Yoite, misterioso ragazzo dall'oscuro passato, ed infine il nemico principale della storia, Hattori Tojuro, colui che brama il potere assoluto.
Se Miharu non è quindi un clone in forma depressa di Naruto non so come definirlo.
Ovviamente non è solo il protagonista a “ricordare” il ninja di Konoha, ma anche altri personaggi ricordano parecchio l'universo di Kishimoto: Fuma sa molto di hokage, fra Miharu e Yoite si viene a creare un rapporto particolare simile a quello Naruto-Sasuke ma con sfumature che sanno parecchio di yaoi, ma lo scopiazzamento più assurdo (forse superiore anche al protagonista stesso) è la storia di Raimei, identica quasi del tutto al clan degli Uchiha, assurdo!
Come non bastasse ciò, un altro elemento che mi ha fatto bocciare del tutto Nabari è la noia. Già proprio così, mai prima d'ora mi era capitato di seguire una serie dove in tutti gli episodi i “veri” protagonisti fossero gli sbadigli. Se avessi tenuto il conto fin dall'inizio probabilmente avrei scoperto di averne effettuati di più in quei venti minuti settimanali che in tutta la mia esistenza.
A parte i personaggi che come detto sanno di già visto, i momenti d'azione sono squallidi, piatti, non tengono in apprensione nemmeno per un istante, in sostanza di “azione” non hanno nulla. In Nabari la noia (ribadiamo il concetto che male non fa) e la depressione regnano sovrane!
Neanche la parte tecnica salvo: personaggi disegnati in maniera troppo filiforme che sembrano in dieta perenne, mentre le musiche non mi hanno trasmesso nessuna emozione particolare, al massimo le potrei definire orecchiabili a sforzarmi ma certamente nulla di eccezionale che valga la pena ricordare.
Quanto al doppiaggio nostrano non mi sembra di aver udito pecche tali da essere evidenziate, ma forse una sola visione è troppo poco per poter esprimere un giudizio esaustivo. Questo però rimarrà tale perché certamente non avrò mai occasione e voglia di riascoltarlo dato che un supplizio di 26 episodi mi è bastato e avanzato abbondantemente. Dovrei essere masochista per riguardare Nabari e fino a prova contraria non è una categoria in cui rientro.
In sostanza vi sconsiglio da amico questo titolo, non offre nulla d'interessante e innovativo con un protagonista per giunta insopportabile da prendere a schiaffi per la sua indolenza. Bocciato senza appello!
Il protagonista Miharu Rokujou è uno studente di 14 anni dal carattere solitario completamente indifferente a tutto ciò che lo circonda, e ciò lo induce a non esprimere mai apertamente i suoi sentimenti e le sue emozioni. Ben presto scopre di possedere, rinchiusa nel suo corpo, un'antica e potentissima arte segreta chiamata “Shinrabansho”, elemento cardine su cui ruota l'intera serie. Dovrà infatti difendersi da chi vuole impossessarsene per esercitare pieno potere sul mondo di Nabari (composto da ninja per lo più) ossia una realtà parallela nascosta al resto del mondo.
Insieme a lui ruoteranno diversi personaggi: Tobari Kumohira, insegnate con il compito di proteggerlo, Kouichi Aizawa, suo compagno di classe, Raimei Shimizu, ragazza abile nell'uso della katana, Kotaro Fuma, il capo villaggio, Yoite, misterioso ragazzo dall'oscuro passato, ed infine il nemico principale della storia, Hattori Tojuro, colui che brama il potere assoluto.
Se Miharu non è quindi un clone in forma depressa di Naruto non so come definirlo.
Ovviamente non è solo il protagonista a “ricordare” il ninja di Konoha, ma anche altri personaggi ricordano parecchio l'universo di Kishimoto: Fuma sa molto di hokage, fra Miharu e Yoite si viene a creare un rapporto particolare simile a quello Naruto-Sasuke ma con sfumature che sanno parecchio di yaoi, ma lo scopiazzamento più assurdo (forse superiore anche al protagonista stesso) è la storia di Raimei, identica quasi del tutto al clan degli Uchiha, assurdo!
Come non bastasse ciò, un altro elemento che mi ha fatto bocciare del tutto Nabari è la noia. Già proprio così, mai prima d'ora mi era capitato di seguire una serie dove in tutti gli episodi i “veri” protagonisti fossero gli sbadigli. Se avessi tenuto il conto fin dall'inizio probabilmente avrei scoperto di averne effettuati di più in quei venti minuti settimanali che in tutta la mia esistenza.
A parte i personaggi che come detto sanno di già visto, i momenti d'azione sono squallidi, piatti, non tengono in apprensione nemmeno per un istante, in sostanza di “azione” non hanno nulla. In Nabari la noia (ribadiamo il concetto che male non fa) e la depressione regnano sovrane!
Neanche la parte tecnica salvo: personaggi disegnati in maniera troppo filiforme che sembrano in dieta perenne, mentre le musiche non mi hanno trasmesso nessuna emozione particolare, al massimo le potrei definire orecchiabili a sforzarmi ma certamente nulla di eccezionale che valga la pena ricordare.
Quanto al doppiaggio nostrano non mi sembra di aver udito pecche tali da essere evidenziate, ma forse una sola visione è troppo poco per poter esprimere un giudizio esaustivo. Questo però rimarrà tale perché certamente non avrò mai occasione e voglia di riascoltarlo dato che un supplizio di 26 episodi mi è bastato e avanzato abbondantemente. Dovrei essere masochista per riguardare Nabari e fino a prova contraria non è una categoria in cui rientro.
In sostanza vi sconsiglio da amico questo titolo, non offre nulla d'interessante e innovativo con un protagonista per giunta insopportabile da prendere a schiaffi per la sua indolenza. Bocciato senza appello!
Il 28 ottobre 2008 la serie “Nabari” terminava sulle reti giapponesi ed esattamente un mese dopo essa veniva già proposta sugli schermi nostrani di MTV;quasi un record per chi, come noi appassionati, era abituato ad aspettare molti anni (nei casi fortunati) prima che un anime potesse approdare ad una TV italiana, almeno negli anni precedenti all’avvento di Rai4 e dei canali tematici satellitari. Come mai questo trattamento di favore? Siamo di fronte a qualcosa che merita davvero? Spinto dal dare una risposta a queste domande e incuriosito da una trama che prometteva azione e mistero, ho cominciato a vedere questa serie senza curarmi troppo delle recensioni che si trovavano in rete. Risultato: noia assoluta! Non mi capitava da tempo di vedere una trama sprecata in questo modo.
La storia infatti narra di una comunità segreta ninja (Nabari) che vive parallelamente alla realtà quotidiana con tanto di lotte e arti segrete che si tramandano di generazione in generazione su cui eccelle lo Shinrabanshō, capace di dare un potere assoluto a chi se ne impossessa. Ci si aspetterebbe colpi di scena e combattimenti mozzafiato, ma invece ci si ritrova con una trama che si trascina a fatica durante tutte le puntate e dei personaggi che non producono nessuna empatia con lo spettatore. Il protagonista Miharu è l’inconsistenza fatta persona, egli non è interessato a nulla e vive nell’indifferenza, la stessa che ha provocato in me fino alla fine. I personaggi di contorno hanno ognuno dei segreti che dovrebbero intrigarci e incuriosirci, ma sono praticamente svelati quasi per caso senza che si possa neanche parlare di una sorpresa. E i cattivi? Ci sono talmente tanti passaggi di campo che non si riesce davvero a capire chi lo sia davvero e la cosa potrebbe anche essere originale se anche qui la confusione non la facesse da padrona. L’introspezione psicologica è praticamente bloccata sulle menate tra Yoite e Miharu che durano tutta la serie, cercando di costruire una drammatica storia di amicizia che ha solo un effetto a dir poco soporifero. E l’azione? Questa viene ridotta al lumicino, preferendo dare maggior spazio ad una trama che vorrebbe essere drammatico-sentimentale, intervallata in qualche occasione con momenti demenziali, quasi sempre generati da Kotaro Fuma, che mal si incastrano nel fluire della visione e risultano persino fastidiosi.
Il comparto tecnico non è male, con una scelta di colori tenui e pastello, ma il chara design non rientra proprio nei miei gusti, con personaggi filiformi che sembrano una brutta copia del design delle Clamp.
In conclusione un anime noioso e francamente deludente, la cui immediata distribuzione in Italia va attribuita secondo me alle fortune di un’altra serie, Naruto, sull’onda del successo della quale ci siamo ritrovati questo titolo, che di paragonabile all’altra ha solo il fatto di parlare di ninja . Voto 4 senza esitazione, se si pensa alle tante belle serie dello stesso anno, come Toradora o Ga Rei, che il pubblico italiano tutt’oggi non ha ancora potuto vedere.
La storia infatti narra di una comunità segreta ninja (Nabari) che vive parallelamente alla realtà quotidiana con tanto di lotte e arti segrete che si tramandano di generazione in generazione su cui eccelle lo Shinrabanshō, capace di dare un potere assoluto a chi se ne impossessa. Ci si aspetterebbe colpi di scena e combattimenti mozzafiato, ma invece ci si ritrova con una trama che si trascina a fatica durante tutte le puntate e dei personaggi che non producono nessuna empatia con lo spettatore. Il protagonista Miharu è l’inconsistenza fatta persona, egli non è interessato a nulla e vive nell’indifferenza, la stessa che ha provocato in me fino alla fine. I personaggi di contorno hanno ognuno dei segreti che dovrebbero intrigarci e incuriosirci, ma sono praticamente svelati quasi per caso senza che si possa neanche parlare di una sorpresa. E i cattivi? Ci sono talmente tanti passaggi di campo che non si riesce davvero a capire chi lo sia davvero e la cosa potrebbe anche essere originale se anche qui la confusione non la facesse da padrona. L’introspezione psicologica è praticamente bloccata sulle menate tra Yoite e Miharu che durano tutta la serie, cercando di costruire una drammatica storia di amicizia che ha solo un effetto a dir poco soporifero. E l’azione? Questa viene ridotta al lumicino, preferendo dare maggior spazio ad una trama che vorrebbe essere drammatico-sentimentale, intervallata in qualche occasione con momenti demenziali, quasi sempre generati da Kotaro Fuma, che mal si incastrano nel fluire della visione e risultano persino fastidiosi.
Il comparto tecnico non è male, con una scelta di colori tenui e pastello, ma il chara design non rientra proprio nei miei gusti, con personaggi filiformi che sembrano una brutta copia del design delle Clamp.
In conclusione un anime noioso e francamente deludente, la cui immediata distribuzione in Italia va attribuita secondo me alle fortune di un’altra serie, Naruto, sull’onda del successo della quale ci siamo ritrovati questo titolo, che di paragonabile all’altra ha solo il fatto di parlare di ninja . Voto 4 senza esitazione, se si pensa alle tante belle serie dello stesso anno, come Toradora o Ga Rei, che il pubblico italiano tutt’oggi non ha ancora potuto vedere.
Storia di ninja, dove i ninja sono di contorno a una storia che studia e analizza il profili psicologici e le paure dei vari personaggi. Personaggi che sembrano forti si rivelano deboli e fragili, viceversa personaggi deboli che man mano che la storia si articola combattono le loro paure e crescono. Quasi tutti i personaggi di questo anime hanno dei segreti da nascondere alle persone e anche a se stessi.
A mio parere un anime molto paranoico, incominciando dal personaggio principale.
Non sono stato colpito da questa storia, in quanto per 26 puntate si aspetta che succeda qualcosa ma non succede nulla.
<b>[Attenzione, spoiler!]</b>
Aspetti di vedere al massimo potere lo Shinrabansho, ma non lo vedi.
In qualche modo Miharu ricorda il peggior Shinji, anche se nel proseguo della storia ha una crescita psicologica e umana non indifferente rispetto al pilota della Eva 01; e anche il finale ricorda un po' il finale di Evangelion, per le modalità delle scelte finali dei due personaggi. Shinji si trova di fronte a Rei-Lilth e deve prendere la decisione di cosa fare del mondo; Miharu si trova di fronte allo Shinrabansho e deve decidere anch'esso cosa fare del mondo.
Il fatto è che Eva è un anime da 10 Nabari da 5.
<b>[Fine spoiler.]</b>
Troppe cosa nella storia vengo narrate e analizzate con superficialità e lo spettatore attende, attende, attende... e a furia di attendere la serie è finita.
Una cosa mi ha colpito molto della anime, il fatto che i personaggi si cambino di abiti molto spesso, fatto molto realistico e positivo, che altri anime dovrebbero seguire.
Per concludere: un anime comunque da vedere proprio perché particolare, poi ognuno è libero di dare un proprio giudizio.
PS: con Naruto non c'entra nulla.
A mio parere un anime molto paranoico, incominciando dal personaggio principale.
Non sono stato colpito da questa storia, in quanto per 26 puntate si aspetta che succeda qualcosa ma non succede nulla.
<b>[Attenzione, spoiler!]</b>
Aspetti di vedere al massimo potere lo Shinrabansho, ma non lo vedi.
In qualche modo Miharu ricorda il peggior Shinji, anche se nel proseguo della storia ha una crescita psicologica e umana non indifferente rispetto al pilota della Eva 01; e anche il finale ricorda un po' il finale di Evangelion, per le modalità delle scelte finali dei due personaggi. Shinji si trova di fronte a Rei-Lilth e deve prendere la decisione di cosa fare del mondo; Miharu si trova di fronte allo Shinrabansho e deve decidere anch'esso cosa fare del mondo.
Il fatto è che Eva è un anime da 10 Nabari da 5.
<b>[Fine spoiler.]</b>
Troppe cosa nella storia vengo narrate e analizzate con superficialità e lo spettatore attende, attende, attende... e a furia di attendere la serie è finita.
Una cosa mi ha colpito molto della anime, il fatto che i personaggi si cambino di abiti molto spesso, fatto molto realistico e positivo, che altri anime dovrebbero seguire.
Per concludere: un anime comunque da vedere proprio perché particolare, poi ognuno è libero di dare un proprio giudizio.
PS: con Naruto non c'entra nulla.
Nabari no Ou è un anime del 2008 tratto dal manga omonimo di Yuhki Kamatani, da cui però si discosta un po' con l'avanzare degli episodi.
L'anime è abbastanza particolare per il modo in cui tratta alcuni argomenti ivi presenti. L'esempio più concreto è dato dallo sviluppo di una serie dedicata a dei ninja in stile moderno e in epoca moderna, infatti è raro vedere un ninja vestito in giacca e cravatta, o che ha un comune lavoro, ma andiamo in ordine.
La storia ci fa subito conoscere un certo Miharu Rokujou, un ragazzo comune indifferente al mondo, tuttavia quando inizierà a fare alcune conoscenze e a venire attaccato a sorpresa da alcuni shinobi, scoprirà una "tremenda" verità: verrà a conoscenza del fatto di possedere una strana forza al suo interno chiamata Shinrabansho, e che molte persone di un altro mondo (quello di Nabari), faranno di tutto per catturarlo per sfruttare questo particolare e antichissimo potere. Da questo punto in poi si conosceranno varie alleanze, e delle nuove si formeranno, facendo così iniziare una cruda lotta che si intreccia tra i due mondi.
L'anime parte davvero molto bene, le premesse che creano i primi episodi sono molte e attirano sicuramente la curiosità, peccato che col passare degli episodi il tutto va un po' scemando, le risposte che si aspettano qualche volta deludono e l'anime rallenta sino ad un finale che non mi ha soddisfatto pienamente. Infatti la trama si soffermerà molto su una specie di "malato terminale", anche se di una malattia particolare, ma non voglio anticipare nulla. I personaggi sono discretamente congegnati, certo non sono originalissimi, ma per il ruolo che hanno la caratterizzazione è buona, e per un paio direi ottima.
Ciò che merita dell'anime è però senza dubbio la parte tecnica, i disegni sono curati, soprattutto gli sfondi, che sembrano quadri; anche le animazioni e la colonna sonora fanno la loro figura, pertanto su questo piano lo J.C.Staff non ha fallito.
Infine, consiglio l'anime a tutti coloro che amano il soprannaturale e il sentimentale (di quest'ultimo genere capirete il perché); deluso invece potrà rimanere chi ama le vere storie di ninja e samurai.
L'anime è abbastanza particolare per il modo in cui tratta alcuni argomenti ivi presenti. L'esempio più concreto è dato dallo sviluppo di una serie dedicata a dei ninja in stile moderno e in epoca moderna, infatti è raro vedere un ninja vestito in giacca e cravatta, o che ha un comune lavoro, ma andiamo in ordine.
La storia ci fa subito conoscere un certo Miharu Rokujou, un ragazzo comune indifferente al mondo, tuttavia quando inizierà a fare alcune conoscenze e a venire attaccato a sorpresa da alcuni shinobi, scoprirà una "tremenda" verità: verrà a conoscenza del fatto di possedere una strana forza al suo interno chiamata Shinrabansho, e che molte persone di un altro mondo (quello di Nabari), faranno di tutto per catturarlo per sfruttare questo particolare e antichissimo potere. Da questo punto in poi si conosceranno varie alleanze, e delle nuove si formeranno, facendo così iniziare una cruda lotta che si intreccia tra i due mondi.
L'anime parte davvero molto bene, le premesse che creano i primi episodi sono molte e attirano sicuramente la curiosità, peccato che col passare degli episodi il tutto va un po' scemando, le risposte che si aspettano qualche volta deludono e l'anime rallenta sino ad un finale che non mi ha soddisfatto pienamente. Infatti la trama si soffermerà molto su una specie di "malato terminale", anche se di una malattia particolare, ma non voglio anticipare nulla. I personaggi sono discretamente congegnati, certo non sono originalissimi, ma per il ruolo che hanno la caratterizzazione è buona, e per un paio direi ottima.
Ciò che merita dell'anime è però senza dubbio la parte tecnica, i disegni sono curati, soprattutto gli sfondi, che sembrano quadri; anche le animazioni e la colonna sonora fanno la loro figura, pertanto su questo piano lo J.C.Staff non ha fallito.
Infine, consiglio l'anime a tutti coloro che amano il soprannaturale e il sentimentale (di quest'ultimo genere capirete il perché); deluso invece potrà rimanere chi ama le vere storie di ninja e samurai.
Nabari è un anime difficile da valutare viste le scelte compiute a livello di trama, le quali ne hanno fatto un'opera complicata e in alcuni punti fatta passare per troppo semplice. Questo dunque non aiuta molto. L'idea di un mondo che vive nell'ombra del mondo reale dove i ninja seguono ancora le antiche leggi diei clan è affascinante, come la caccia allo Shinrabansho (conoscenza, arte segreta) racchiuso in un essere umano tuttavia, secondo me, nel progredire della trama si perde la bellezza di questo punto di partenza e ci si disperde in altro.
La trama di fondo vede clan ninja celati nella normale società contendersi il portatore della conoscenza universale (Miharu), un soggetto un pochino depresso e tendente alla malinconia. Tra i i contendenti, purtroppo, derivano spesso confronti, altrettanto depressivi, tra chi è più giù moralmente. Personalmente trovo che sia un pochino eccessivo mettere tutti questi personaggi depressi insieme e sperare che non succeda niente. La storia ha il suo fascino e non dico che servano grandi sorrisi, ma qualcuno meno nichilista e deprimente forse si. Qui invece, come detto, anche chi sorride nasconde comunque le lacrime.
Ammetto che i personaggi siano ben caratterizzati, e ciò costituisce assolutamente un punto positivo, peccato però che si faccia una cernita severa su quale di essi approfondire e su come farlo. Ciò dunque non è molto bello soprattutto ai fini della trama. L'incentrarsi su Miharu e Yoite non è una scelta sbagliata, ma credo sia stato sbagliato fare una selezione. Ad esempio è molto bella la storia dei due fratelli spadaccini e forse si sarebbe potuto dire qualcosa in più su di essi. Stessa cosa vale anche per l'immortale).
Graficamente è gradevole, anche se non è niente di spettacolare. Le musiche sono orecchiabili e aiutano a deprimersi ancora di più. Ciò è dunque perfettamente in linea con i toni malinconici della trama e tiene vivo l'alone mesto che conduce allo scontato (ma non sbagliato) finale.
Che dire in conclusione: un 7 riesce ad ottenerlo questa serie, ma non di più, anche perché le intenzioni di Miharu non sempre cambiano con coerenza in raffronto a quello che sta succedendo. L'influenza poi di Yoite passa dall'essere pregnante all'essere solo un punto di vista. Lo consiglio, ma non bisogna avere eccessive pretese sulla trama che parte bene ma non tiene alto il tono di partenza.
La trama di fondo vede clan ninja celati nella normale società contendersi il portatore della conoscenza universale (Miharu), un soggetto un pochino depresso e tendente alla malinconia. Tra i i contendenti, purtroppo, derivano spesso confronti, altrettanto depressivi, tra chi è più giù moralmente. Personalmente trovo che sia un pochino eccessivo mettere tutti questi personaggi depressi insieme e sperare che non succeda niente. La storia ha il suo fascino e non dico che servano grandi sorrisi, ma qualcuno meno nichilista e deprimente forse si. Qui invece, come detto, anche chi sorride nasconde comunque le lacrime.
Ammetto che i personaggi siano ben caratterizzati, e ciò costituisce assolutamente un punto positivo, peccato però che si faccia una cernita severa su quale di essi approfondire e su come farlo. Ciò dunque non è molto bello soprattutto ai fini della trama. L'incentrarsi su Miharu e Yoite non è una scelta sbagliata, ma credo sia stato sbagliato fare una selezione. Ad esempio è molto bella la storia dei due fratelli spadaccini e forse si sarebbe potuto dire qualcosa in più su di essi. Stessa cosa vale anche per l'immortale).
Graficamente è gradevole, anche se non è niente di spettacolare. Le musiche sono orecchiabili e aiutano a deprimersi ancora di più. Ciò è dunque perfettamente in linea con i toni malinconici della trama e tiene vivo l'alone mesto che conduce allo scontato (ma non sbagliato) finale.
Che dire in conclusione: un 7 riesce ad ottenerlo questa serie, ma non di più, anche perché le intenzioni di Miharu non sempre cambiano con coerenza in raffronto a quello che sta succedendo. L'influenza poi di Yoite passa dall'essere pregnante all'essere solo un punto di vista. Lo consiglio, ma non bisogna avere eccessive pretese sulla trama che parte bene ma non tiene alto il tono di partenza.
Un anime veramente spettacolare. Già dai primi episodi trasmette un grande senso di suspense che ti mantiene incollato allo schermo per l'attesa di ciò che accadrà negli episodi successivi. Non è il classico shonen (come non citare Bleach, Naruto e One Piece) in cui l'azione ed il combattimento vengono messi in primo piano, e in cui il protagonista si potenzia sempre di più man mano che sconfigge avversari sempre più potenti, ma è un anime ricco di scene profonde, drammatiche e in molti casi sentimentali (con qualche leggero contenuto "yaoi").
I personaggi sono carismatici e ben caratterizzati e ognuno di loro sembra che abbia una storia misteriosa alle spalle.
Il design è buono, e il tocco di originalità sta nel fatto che i paesaggi e gli sfondi non sono ben definiti, e sembra che siano disegnati a con l'acquerello (scelta che ho apprezzato e che rende l'atmosfera più poetica).
La colonna sonora a tratti può risultare frustrante, anche se con la sua malinconia si adatta perfettamente a molte delle scene drammatiche di questo anime.
Sinceramente di difetti non ne ho trovati molti, forse uno come Yoite dovevano farlo risultare più forte ed orgoglioso in certe parti, ed invece lo hanno reso un personaggio nichilista, depresso ed eccessivamente triste.
Per il resto non anticipo altro, è un anime che consiglio a chi cerca qualcosa di diverso e di più profondo dal solito classico shonen di combattimenti.
Non gli do 9, per via dei difetti che ho elencato prima, ma un bell'8 pieno se lo merita.
I personaggi sono carismatici e ben caratterizzati e ognuno di loro sembra che abbia una storia misteriosa alle spalle.
Il design è buono, e il tocco di originalità sta nel fatto che i paesaggi e gli sfondi non sono ben definiti, e sembra che siano disegnati a con l'acquerello (scelta che ho apprezzato e che rende l'atmosfera più poetica).
La colonna sonora a tratti può risultare frustrante, anche se con la sua malinconia si adatta perfettamente a molte delle scene drammatiche di questo anime.
Sinceramente di difetti non ne ho trovati molti, forse uno come Yoite dovevano farlo risultare più forte ed orgoglioso in certe parti, ed invece lo hanno reso un personaggio nichilista, depresso ed eccessivamente triste.
Per il resto non anticipo altro, è un anime che consiglio a chi cerca qualcosa di diverso e di più profondo dal solito classico shonen di combattimenti.
Non gli do 9, per via dei difetti che ho elencato prima, ma un bell'8 pieno se lo merita.
Personalmente sono contrario a chi afferma che questo anime sia identico a Naruto. Esisteranno forse dei punti in comune ma, per essere obiettivi, Nabari si distingue dall'opera di Kishimoto a prima vista, anche solo guardando qualche scena.
Nabari è un anime semplicissimo, con una trama non originalissima che poteva essere sviluppata molto meglio, in certe parti, infatti, l'anime inizia a diventare noioso, soprattutto verso la fine.
Le animazioni sono buone ed in particolare ho apprezzato la realizzazione dei paesaggi.
Si può dire che Nabari non sia un opera esemplare ma non che non abbia un certo fascino nascosto. L'accostamento tra il mondo dei ninja e il mondo reale è un buono spunto ma doveva essere trattato meglio, forse con più scene d'azione o con un'analisi più dettagliata dei personaggi. Da questo punto di vista infatti l'ho trovato molto statico. Sicuramente Nabari è un prodotto consigliato ad un pubblico che vuole seguire una serie semplice e non impegnativa.
Il mio voto è 6. La sufficienza rappresenta in pieno la qualità di quest'anime.
Nabari è un anime semplicissimo, con una trama non originalissima che poteva essere sviluppata molto meglio, in certe parti, infatti, l'anime inizia a diventare noioso, soprattutto verso la fine.
Le animazioni sono buone ed in particolare ho apprezzato la realizzazione dei paesaggi.
Si può dire che Nabari non sia un opera esemplare ma non che non abbia un certo fascino nascosto. L'accostamento tra il mondo dei ninja e il mondo reale è un buono spunto ma doveva essere trattato meglio, forse con più scene d'azione o con un'analisi più dettagliata dei personaggi. Da questo punto di vista infatti l'ho trovato molto statico. Sicuramente Nabari è un prodotto consigliato ad un pubblico che vuole seguire una serie semplice e non impegnativa.
Il mio voto è 6. La sufficienza rappresenta in pieno la qualità di quest'anime.
Un anime assolutamente fantastico. Finalmente una serie sui ninja che presenta forti novità nella trama, sia a livello psicologico che narrativo. I combattimenti, relegati sullo sfondo, sono dunque una semplice cornice e non la colonna portante della serie.
I personaggi sono persone che vivono normalmente una vita assolutamente comune, senza un'esistenza votata alla lotta. Sono assolutamente assenti inoltre le classiche, assurde e ripetitive "nuove tecniche", che di solito servono unicamente ad allungare un po' il brodo in attesa di qualche lampo di genio dello staff di produzione. E, soprattutto, non ci sono i passaggi di livello che sanno tanto tanto di Super Saiyan. I personaggi sono meravigliosi, umani, pieni di sentimenti e paure, ma capaci di amare, avere paura e anche fallire. E, cosa da non sottovalutare, il loro comportamento è consono alla loro età. Sono infatti degli adolescenti in balia dei sentimenti. Gli adulti vorrebbero aiutarli, ma sono incapaci di comunicare con loro.
I due protagonisti sono adorabili, certo il loro rapporto in bilico fa storcere il naso ai più, però la fiducia reciproca e la devozione dell'uno verso l'altro sono commoventi. Anche se fossero nemici, sarebbero in grado di andare oltre le differenze iniziali pur di coltivare il proprio rapporto.
Questo anime, come detto, trasporta la realtà moderna nel mondo dei ninja e ci ricorda che prima di tutto i protagonisti sono persone, non macchine da guerra. Narra in modo dolce e delicato la sofferenza delle persone, mostrando situazioni crude senza però scadere nell'eccesso. Il finale, benché molto diverso dal manga, è toccante. Quello che accade mette fine a tutto, lasciando però una grandissima emozione nel cuore di chi guarda.
I personaggi sono persone che vivono normalmente una vita assolutamente comune, senza un'esistenza votata alla lotta. Sono assolutamente assenti inoltre le classiche, assurde e ripetitive "nuove tecniche", che di solito servono unicamente ad allungare un po' il brodo in attesa di qualche lampo di genio dello staff di produzione. E, soprattutto, non ci sono i passaggi di livello che sanno tanto tanto di Super Saiyan. I personaggi sono meravigliosi, umani, pieni di sentimenti e paure, ma capaci di amare, avere paura e anche fallire. E, cosa da non sottovalutare, il loro comportamento è consono alla loro età. Sono infatti degli adolescenti in balia dei sentimenti. Gli adulti vorrebbero aiutarli, ma sono incapaci di comunicare con loro.
I due protagonisti sono adorabili, certo il loro rapporto in bilico fa storcere il naso ai più, però la fiducia reciproca e la devozione dell'uno verso l'altro sono commoventi. Anche se fossero nemici, sarebbero in grado di andare oltre le differenze iniziali pur di coltivare il proprio rapporto.
Questo anime, come detto, trasporta la realtà moderna nel mondo dei ninja e ci ricorda che prima di tutto i protagonisti sono persone, non macchine da guerra. Narra in modo dolce e delicato la sofferenza delle persone, mostrando situazioni crude senza però scadere nell'eccesso. Il finale, benché molto diverso dal manga, è toccante. Quello che accade mette fine a tutto, lasciando però una grandissima emozione nel cuore di chi guarda.
Ok, partiamo dal presupposto che è passato un annetto da quando ho visto nabari su mtv, quindi qualche particolare potrebbe sfuggirmi.
Nabari parla di un ragazzo, Miharu, che ha uno strano potere dentro di sè, e questo gli causerà una serie di disgrazie e disavventure. Nabari è, prima di tutto, una storia a sfondo psicologico, dove gli obbiettivi di tutti i personaggi si riuniscono in un obbiettivo comune: la pace. Non c'è nessuno che vuole conquistare il mondo, oppure che vuole soggiogare un qualcosa per lo sfizio di averla, e questa presenta un'innovazione nel mondo dei ninja, che dopo l'arrivo di Naruto era diventato canonizzato e ripetitivo (soliti ragazzi che all'improvviso diventano ninja professionisti e combattono il cattivo di turno con i superpoteri o con gli shuriken) . C'è anche chi dice che Nabari non è altro che la copia di Naruto ma come anzi detto c'è una grossa differenza tra le due serie. La storia è poi molto commovente, e non è mai ripetitivo nè scontato, anche perchè alcune decisioni dei personaggi e alcuni colpi di scena sono davvero impossibili da prevedere. La struttura della storia si basa sul recupero dei cinque rotoli dei villaggi ninja da parte dei villaggi di Banten e Fuma prima del villaggio rivale Kairoshu, senza però, come detto prima, mancare di colpi di scena. Le scene commoventi non sono poche, ma anche i combattimenti non mancano, ma solitamente sono brevi e raramente durano più di un episodio. Durante la storia i sentimenti dei personaggi sono molto importanti per le scelte degli stessi, che li unisce in un turbine di emozioni, facendoli sembrare tanto grandi e forti quanto piccoli e vulnerabili.
La regia è statica, ma dove deve si fa valere con scene commoventi ed estremamente emotive, lasciando molta tristezza alla fine dell' episodio.
Il soggetto è molto ambiguo: mentre nella prima parte della serie si cerca di rendere il tutto con una storia semplice e diretta, nella seconda si viene a creare un intrigo sviluppato e complesso, utilizzando però le basi costruite nella prima parte. Quindi si può facilmente capire che la storia era stata progettata tutta dall'inizio.
La sceneggiatura è adatta al suo compito, con dialoghi brevi e drammatici nella metà della serie, mentre sono più lunghi e articolati nella prima parte e nelle penultime puntate, dove si spiegano prima le regole alla base di questo mondo, poi come stanno davvero le cose.
La caratterizzazione dei personaggi è molto buona, e i vari personaggi non si asso0migliano mai, tranne due personaggi per cui scoprirete perchè.
Il character design è molto plastico, forse per evitare il pacioccolo alla Naruto o il buffo alla Sasuke, il piccolo ninja, ma è pur sempre gradevole.
Le animazioni sono abbastanza fluide, anche se i combattimenti sono molto plastici e abbastanza realistici, quindi niente di proprio spettacolare, ma in fondo, per un anime del genere, avrebbe stonato troppo uno stile di combattimento da circo.
I fondali hanno uno stile abbastanza pittoresco ma non danno affatto fastidio.
I disegni in generale sono buoni, e non ho notato particolari bug (e comunque, io non me ne intendo dell'argomento), ed è gradevole.
Le musiche sono molto belle e aggraziate, composte da musica classica portata su toni alti e medi, dando un alto senso di drammatizzazione. Le tre sigle (due di chiusura e una di apertura) sono orecchiabili, anche se di stampo classico (opening rockeggiata per dare energia, e ending drammatiche con sfondi della vita quotidiana per chiudere) .
Il doppiaggio giapponese non l'ho mai ascoltato, ma quello italiano era pesante, e rendeva ancor di più la drammaticità dell'opera.
(Per farla breve, l'anime è molto drammatico, e quindi tutti i componenti sono mirati a far commuovere lo spettatore, compresa la scelta dei combattimenti poco fluidi e poco spettacolari, secondo me atti a darne poco risalto.
Conclusione: Il voto è 9, perchè fa commuovere ma non rende fortunatamente l'effetto telenovela con cose scontate tipo il classico: "Ti amo! " Non merita la perfezione per il finale scontato ad un certo punto, che comunque non rovina l'anime, in confronto ad altre serie più belle di questo con un finale orrido. Consigliato a quelli che, come me, si sono stancati dei soliti ninja, e cerchino qualcosa di innovativo e commovente. Addio Naruto e Sasuke, benvenuto Miharu Rokujo!
Voto: 9
Nabari parla di un ragazzo, Miharu, che ha uno strano potere dentro di sè, e questo gli causerà una serie di disgrazie e disavventure. Nabari è, prima di tutto, una storia a sfondo psicologico, dove gli obbiettivi di tutti i personaggi si riuniscono in un obbiettivo comune: la pace. Non c'è nessuno che vuole conquistare il mondo, oppure che vuole soggiogare un qualcosa per lo sfizio di averla, e questa presenta un'innovazione nel mondo dei ninja, che dopo l'arrivo di Naruto era diventato canonizzato e ripetitivo (soliti ragazzi che all'improvviso diventano ninja professionisti e combattono il cattivo di turno con i superpoteri o con gli shuriken) . C'è anche chi dice che Nabari non è altro che la copia di Naruto ma come anzi detto c'è una grossa differenza tra le due serie. La storia è poi molto commovente, e non è mai ripetitivo nè scontato, anche perchè alcune decisioni dei personaggi e alcuni colpi di scena sono davvero impossibili da prevedere. La struttura della storia si basa sul recupero dei cinque rotoli dei villaggi ninja da parte dei villaggi di Banten e Fuma prima del villaggio rivale Kairoshu, senza però, come detto prima, mancare di colpi di scena. Le scene commoventi non sono poche, ma anche i combattimenti non mancano, ma solitamente sono brevi e raramente durano più di un episodio. Durante la storia i sentimenti dei personaggi sono molto importanti per le scelte degli stessi, che li unisce in un turbine di emozioni, facendoli sembrare tanto grandi e forti quanto piccoli e vulnerabili.
La regia è statica, ma dove deve si fa valere con scene commoventi ed estremamente emotive, lasciando molta tristezza alla fine dell' episodio.
Il soggetto è molto ambiguo: mentre nella prima parte della serie si cerca di rendere il tutto con una storia semplice e diretta, nella seconda si viene a creare un intrigo sviluppato e complesso, utilizzando però le basi costruite nella prima parte. Quindi si può facilmente capire che la storia era stata progettata tutta dall'inizio.
La sceneggiatura è adatta al suo compito, con dialoghi brevi e drammatici nella metà della serie, mentre sono più lunghi e articolati nella prima parte e nelle penultime puntate, dove si spiegano prima le regole alla base di questo mondo, poi come stanno davvero le cose.
La caratterizzazione dei personaggi è molto buona, e i vari personaggi non si asso0migliano mai, tranne due personaggi per cui scoprirete perchè.
Il character design è molto plastico, forse per evitare il pacioccolo alla Naruto o il buffo alla Sasuke, il piccolo ninja, ma è pur sempre gradevole.
Le animazioni sono abbastanza fluide, anche se i combattimenti sono molto plastici e abbastanza realistici, quindi niente di proprio spettacolare, ma in fondo, per un anime del genere, avrebbe stonato troppo uno stile di combattimento da circo.
I fondali hanno uno stile abbastanza pittoresco ma non danno affatto fastidio.
I disegni in generale sono buoni, e non ho notato particolari bug (e comunque, io non me ne intendo dell'argomento), ed è gradevole.
Le musiche sono molto belle e aggraziate, composte da musica classica portata su toni alti e medi, dando un alto senso di drammatizzazione. Le tre sigle (due di chiusura e una di apertura) sono orecchiabili, anche se di stampo classico (opening rockeggiata per dare energia, e ending drammatiche con sfondi della vita quotidiana per chiudere) .
Il doppiaggio giapponese non l'ho mai ascoltato, ma quello italiano era pesante, e rendeva ancor di più la drammaticità dell'opera.
(Per farla breve, l'anime è molto drammatico, e quindi tutti i componenti sono mirati a far commuovere lo spettatore, compresa la scelta dei combattimenti poco fluidi e poco spettacolari, secondo me atti a darne poco risalto.
Conclusione: Il voto è 9, perchè fa commuovere ma non rende fortunatamente l'effetto telenovela con cose scontate tipo il classico: "Ti amo! " Non merita la perfezione per il finale scontato ad un certo punto, che comunque non rovina l'anime, in confronto ad altre serie più belle di questo con un finale orrido. Consigliato a quelli che, come me, si sono stancati dei soliti ninja, e cerchino qualcosa di innovativo e commovente. Addio Naruto e Sasuke, benvenuto Miharu Rokujo!
Voto: 9
Ai giorni nostri i ninja non sono scomparsi. Hanno infatti costituito una società parallela a quella del resto del mondo e chiamata “mondo di Nabari”. Questo mondo parallelo è però in subbuglio: il villaggio di Iga ha mire di conquista e punta a realizzarle impossessandosi dello shinrabansho, una potentissima arte mistica in grado di esercitare un controllo quasi assoluto sulla natura. Lo shinrabansho, che quasi possiede una volontà propria, è stato però sigillato nel corpo del giovane Miharu Rokujo che inevitabilmente diventerà esso stesso un bersaglio dei ninja di Iga. A difendere Miharu i pochi membri rimasti del villaggio di Banten alleati a quello di Fuuma già da tempo in contrasto con il villaggio di Iga.
Storia di azione e di ninja. Il confronto con Naruto, massimo esponente del genere, è inevitabile e da questo escono fuori non poche “analogie”.
La “cosa pericolosa” sigillata nel corpo del protagonista ha un che di già sentito...
All'allegro e energico Naruto si sostituisce Miharu che di certo non brilla per allegria e dinamismo, sembra anzi uno Shinji Ikari nei suoi giorni peggiori... e senza giorni migliori.
Il professor Kumohira che lo accompagna con le sue piccole manie e la fobia di viaggiare con i mezzi moderni vorrebbe forse essere una rivisitazione del maestro Kakashi ma onestamente non ci riesce per niente.
Che dire poi della spadaccina Raimei che cerca vendetta verso il fratello che tempo addietro ha sterminato il suo clan lasciandola come unica superstite? Anche questa l'ho già sentita...
A parte queste casuali analogie che impressione si ha vedendo quest'anime?
Non buona. Episodi noiosi, scontri abbastanza piatti, un protagonista indolente e abbastanza fastidioso che non viene neanche affiancato da personaggi brillanti ma che in generale sono piatti quasi quanto gli scontri.
Character design onestamente bruttino. Molti personaggi hanno i capelli che paiono arruffati cosa che gli conferisce involontariamente un aspetto trasandato. Oltretutto le loro figure sono abbastanza slanciate ma, almeno io ho avuto questa impressione, sembrano denutriti, forse a Nabari la carestia imperversa.
Di solito non abbandono una serie specialmente se trasmessa nell'anime Night di MTV ma Nabari è riuscito a farmi optare per questa soluzione.
L'intento era forse quello di proporre una storia sulla scia di Naruto inserita in un contesto più moderno e realistico ma ne esce fuori solo una pallida e fiacca imitazione.
Scarso e tranquillamente evitabile.
Storia di azione e di ninja. Il confronto con Naruto, massimo esponente del genere, è inevitabile e da questo escono fuori non poche “analogie”.
La “cosa pericolosa” sigillata nel corpo del protagonista ha un che di già sentito...
All'allegro e energico Naruto si sostituisce Miharu che di certo non brilla per allegria e dinamismo, sembra anzi uno Shinji Ikari nei suoi giorni peggiori... e senza giorni migliori.
Il professor Kumohira che lo accompagna con le sue piccole manie e la fobia di viaggiare con i mezzi moderni vorrebbe forse essere una rivisitazione del maestro Kakashi ma onestamente non ci riesce per niente.
Che dire poi della spadaccina Raimei che cerca vendetta verso il fratello che tempo addietro ha sterminato il suo clan lasciandola come unica superstite? Anche questa l'ho già sentita...
A parte queste casuali analogie che impressione si ha vedendo quest'anime?
Non buona. Episodi noiosi, scontri abbastanza piatti, un protagonista indolente e abbastanza fastidioso che non viene neanche affiancato da personaggi brillanti ma che in generale sono piatti quasi quanto gli scontri.
Character design onestamente bruttino. Molti personaggi hanno i capelli che paiono arruffati cosa che gli conferisce involontariamente un aspetto trasandato. Oltretutto le loro figure sono abbastanza slanciate ma, almeno io ho avuto questa impressione, sembrano denutriti, forse a Nabari la carestia imperversa.
Di solito non abbandono una serie specialmente se trasmessa nell'anime Night di MTV ma Nabari è riuscito a farmi optare per questa soluzione.
L'intento era forse quello di proporre una storia sulla scia di Naruto inserita in un contesto più moderno e realistico ma ne esce fuori solo una pallida e fiacca imitazione.
Scarso e tranquillamente evitabile.
Ho cominciato a vedere nabari aspettandomi un anime simile a naruto (n. B. Di cui ho visto soltanto poche puntate ), quindi ricco di combattimenti acrobatici e tecniche spettacolari... Ma in nabari di combattimenti ne ho trovati davvero pochi (difficile aspettarsi altrimenti, con dei protagonisti così esili! ), e nessuno degno di nota; l'unico personaggio che INIZIALMENTE si rivela affascinante è Yoite, che durante il corso della vicenda va però incontro a un "rammollimento" che spreca tutte le potenzialità di un bel personaggio.
Bella anche l'idea della ricerca dei rotoli delle tecniche proibite, che però si rivela del tutto inutile, visto che poi la coppia Miharu - Yoite si dà a una serie di tradimenti e/o voltafaccia che non portano veramente a nulla, se non a una gran confusione nella testa di chi cerca di capirci qualcosa.
Prevedibile invece la fine, che decisamente non riserva alcuna sorpresa... Insomma, alcune idee buone (purtroppo, non molte) che vengono bruciate tutte senza essere sviluppate, non dico in modo adeguato, ma neanche in minima misura.
Un lavoro davvero deludente.
Bella anche l'idea della ricerca dei rotoli delle tecniche proibite, che però si rivela del tutto inutile, visto che poi la coppia Miharu - Yoite si dà a una serie di tradimenti e/o voltafaccia che non portano veramente a nulla, se non a una gran confusione nella testa di chi cerca di capirci qualcosa.
Prevedibile invece la fine, che decisamente non riserva alcuna sorpresa... Insomma, alcune idee buone (purtroppo, non molte) che vengono bruciate tutte senza essere sviluppate, non dico in modo adeguato, ma neanche in minima misura.
Un lavoro davvero deludente.
Peccato che non è possibile aggiungere i mezzi punti, perchè sennò per me sarebbe stato un 7 e mezzo, ho preferito rimanere sul 7 perchè l'8 sarebbe stato un voto troppo alto... Ho apprezzato molto questa serie fin dai primi episodi, mi dispiace che si sia un po' persa, ma ha recuperato verso la fine. I disegni non sono niente male, gli sfondi sono poco curati però, probabilmente è una scelta voluta per dare più importanza ai personaggi... In ogni caso i personaggi sono tutti caratterizzati molto bene, il mio personaggio preferito è senza dubbio Yoite, peccato per la fine, tragica e commovente... Lo consiglio è molto carino...
Uno dei classici anime riusciti a metà.
All'inizio viene presenta la seguente situazione; il protagonista Miharu Rokugyo ( quattordicenne apacico, indifferente nei confronti degli altri, menefreghista ) viene catapultato nel "mondo" di Nabari ( cioè dei Ninja, parallelo al mondo reale ), tutta l'attenzione è riversa su di lui, dentro di se infatti possiede la tecnica più potente pericolosa di Nabari lo Shinragansho; è predestinato quindi a diventare il Re di Nabari e a riportare l'ordine al suo interno, però deve cercare di impedire ai vari clan ninja di impadronirsene per i loro scopi (cambiere il mondo o cose del genere). Questo è ciò che viene detto a Miharu dal professor Kumohira nel primo episodio. E fin qui penserete ; "Ah okay, sarà una sfigata, vedremo combattimenti ninja trasportati nei giorni nostri, misteri, intrighi ecc. E lo continuerete a pensare, vengono presentati i compagni di avventura del protagonista ( anche se lui è indifferente ma ci può stare ) Raimei, Aizawa e lo stesso Kumohira. Vengono narrati i loro passati e hanno a loro modo uno sviluppo all'interno dell'anime. Fin qui tutto bene, ci sono i ninja di Koga che "aiutano" ( soprattutto nel finale ) i personaggi principali, e i Kairoshu, clan di ninja antagonista che più di tutti cerca di tutti di impossessarsi dello Shinragansho.
Okay, benissimo fantastico.
Attezione quando Miharu decide di aiutare Yoite ( ninja dei Kairoshu ), la storia prende totalmente un altra piega. E' tutta concentrata sul rapporto Miharu-Yoite ( si noti che nell'anime a tratti si sono leggeri contenuti Yaoi ) e solo ogni tanto, due episodi al massimo, sono affrontate le problematiche degli altri personaggi: Raimei e il rapporto conflittuale-comprensivo con il fratello Kaito ( responsabile della strage della loro famiglia ), Aizawa e la sua misteriosa identità ( si scoprirà che poi è immortale), e il professor Kumohira legato al passato dimenticato di Miharu.
L'anime si basa essenzialmente come già detto, sul rapporto Miharu-Yoite. Entrambi vogliono l'uso dello Shinrangansho. Yoite ha chiesto a Miharu di usarlo su di se, perchè lui, che uso della tecnica Kira, reputa la propria esistenza inutile e totalmente dannosa verso le altre persone.
Miharu lo aiuta perchè reputa il ragazzo simile a se stesso.
Lo Shinrabansho deve venir usato per cancellare l'esistenza di Yoite.
Scusate...e il Re di Nabari ? L'ordine e la pace tra i clan ninja ?
Questi temi vengono affrontati, negli ultimi episodi in modo talmente superficiale, da risultare superfluo e da semplice sfondo alla nuova tematica.
L'anime ha punti negativi; come un finale non proprio accettabile, storie dei vari personaggi ( a parte Miharu e Yoite ) sviluppate troppo frettolosamente, pochi combattimenti ( soprattutto a metà della serie )
Punti positivi sono; personaggi ben caratterizzati, un buon disegno ( personaggi in generale e ambientazione ), buone morali e sentimenti nella narrazione.
A voi quindi la scelta...
All'inizio viene presenta la seguente situazione; il protagonista Miharu Rokugyo ( quattordicenne apacico, indifferente nei confronti degli altri, menefreghista ) viene catapultato nel "mondo" di Nabari ( cioè dei Ninja, parallelo al mondo reale ), tutta l'attenzione è riversa su di lui, dentro di se infatti possiede la tecnica più potente pericolosa di Nabari lo Shinragansho; è predestinato quindi a diventare il Re di Nabari e a riportare l'ordine al suo interno, però deve cercare di impedire ai vari clan ninja di impadronirsene per i loro scopi (cambiere il mondo o cose del genere). Questo è ciò che viene detto a Miharu dal professor Kumohira nel primo episodio. E fin qui penserete ; "Ah okay, sarà una sfigata, vedremo combattimenti ninja trasportati nei giorni nostri, misteri, intrighi ecc. E lo continuerete a pensare, vengono presentati i compagni di avventura del protagonista ( anche se lui è indifferente ma ci può stare ) Raimei, Aizawa e lo stesso Kumohira. Vengono narrati i loro passati e hanno a loro modo uno sviluppo all'interno dell'anime. Fin qui tutto bene, ci sono i ninja di Koga che "aiutano" ( soprattutto nel finale ) i personaggi principali, e i Kairoshu, clan di ninja antagonista che più di tutti cerca di tutti di impossessarsi dello Shinragansho.
Okay, benissimo fantastico.
Attezione quando Miharu decide di aiutare Yoite ( ninja dei Kairoshu ), la storia prende totalmente un altra piega. E' tutta concentrata sul rapporto Miharu-Yoite ( si noti che nell'anime a tratti si sono leggeri contenuti Yaoi ) e solo ogni tanto, due episodi al massimo, sono affrontate le problematiche degli altri personaggi: Raimei e il rapporto conflittuale-comprensivo con il fratello Kaito ( responsabile della strage della loro famiglia ), Aizawa e la sua misteriosa identità ( si scoprirà che poi è immortale), e il professor Kumohira legato al passato dimenticato di Miharu.
L'anime si basa essenzialmente come già detto, sul rapporto Miharu-Yoite. Entrambi vogliono l'uso dello Shinrangansho. Yoite ha chiesto a Miharu di usarlo su di se, perchè lui, che uso della tecnica Kira, reputa la propria esistenza inutile e totalmente dannosa verso le altre persone.
Miharu lo aiuta perchè reputa il ragazzo simile a se stesso.
Lo Shinrabansho deve venir usato per cancellare l'esistenza di Yoite.
Scusate...e il Re di Nabari ? L'ordine e la pace tra i clan ninja ?
Questi temi vengono affrontati, negli ultimi episodi in modo talmente superficiale, da risultare superfluo e da semplice sfondo alla nuova tematica.
L'anime ha punti negativi; come un finale non proprio accettabile, storie dei vari personaggi ( a parte Miharu e Yoite ) sviluppate troppo frettolosamente, pochi combattimenti ( soprattutto a metà della serie )
Punti positivi sono; personaggi ben caratterizzati, un buon disegno ( personaggi in generale e ambientazione ), buone morali e sentimenti nella narrazione.
A voi quindi la scelta...
Miharu Rokujou è uno studente delle medie dal carattere tranquillo e passivo. Con un misterioso passato alle spalle, il ragazzo scopre di essere dotato di un potere antico e temuto, desiderato ardentemente dai numerosi ninja dei tempi moderni. Affiancato dal professore d'inglese Kumohira (uno shinobi del villaggio di Banten) e dai suoi compagni di classe Kouichi e Raimei, Miharu verrà coinvolto nella vita di Nabari, il mondo nascosto dei ninja, tra clan che si contendono il suo potere. Insieme al professore, a Kouichi e alla samurai Raimei, il ragazzo dovrà recuperare le tecniche segrete dei villaggi ninja per eliminare lo spaventoso potere che racchiude, braccato dal clan Fuuma e dal misterioso Yoite.
Quando il misterioso possessore di Kira lo coinvolge nelle sue vicende personali, Miharu stringe una forte amicizia con Yoite, perchè i due sono simili. Entrambi con un passato doloroso alle spalle i due daranno battaglia al clan nemico... Sarà in grado Miharu di controllare il suo enorme potere?
Quando il misterioso possessore di Kira lo coinvolge nelle sue vicende personali, Miharu stringe una forte amicizia con Yoite, perchè i due sono simili. Entrambi con un passato doloroso alle spalle i due daranno battaglia al clan nemico... Sarà in grado Miharu di controllare il suo enorme potere?
Bene c'è un anime nuovo in TV Nabari, parla di ninja. Appassionato come sono di Naruto ho pensato "sta a vedere che è una scopiazzatura", vista la prima puntata "ho ragione" no perchè la seconda (o terza circa) fa prendere al suddetto anime una piega diversa: "WoW mi sbagliavo (novità!) e poi... E poi venti puntate dove non succede niente... Niente, la storia prosegue a ritmi lentissimi e con sottotrame che è meglio lasciar perdere (es. La scuola) poi si scopre che un comprimario è (da qui spoilero) immortale! "figata! " no è immortale punto senza risvolti interessanti. Miaru del protagonista non ha nulla lui non fa, pensa, e quando fa qualcosa sbaglia! Ha il potere più figo del manga ma NON LO USA MAI MAI MAI (chi ha detto Naruto? , no sbagliato, non lo usa neanche se è in difficoltà salvo 2 volte), congratulation. Yoite potere figo, fisico malato vuole scomparire (ed è innamorato sembra di miaru il quale sembra ricambiare brr). Reimei lei si potrebbe andare a far compagnia a Sasuke, il fratello di reimei (non osate neanche paragonarlo a Itachi) e lo schiavetto sono inutili, e il cattivo (?) pur avendo uno scopo credibile, sta li a macchinare, non combatte mai seriamente. Il professore è un perfetto idiota, e non si è capito fino in fondo che cosa stia li a fare mr fuma. Ah il finale è una chicca degno di rivaleggiare con dragonball gt, ranma e il film di FMA.
Chi legge/conosce il manga dice che quest'ultimo merita molto, sarà venuta male la trasposizione? Bho non so... consigliato: neanche al peggior nemico.
Chi legge/conosce il manga dice che quest'ultimo merita molto, sarà venuta male la trasposizione? Bho non so... consigliato: neanche al peggior nemico.
Nabari no Ou è senza dubbio un anime atipico, difficile da recensire perché è in grado di catturare chi lo guarda, ma anche di spiazzare per la banalità di certi aspetti.
La prima cosa che bisogna comprendere prima di vederlo è che nonostante ruoti attorno al Nabari, il mondo nascosto e parallelo dei Ninja, essi non rappresentino di fatto la componente più importante del cartone. Sembra una frase altamente contraddittoria, ma risulta chiaro, guardando anche pochi episodi, come i combattimenti, gli scontri ed il modo in cui questi avvengano abbiano decisamente un ruolo secondario. Non immaginiamoci quindi un anime come Naruto, lontano anni luce da quest'opera.
Nabari infatti non punta sui combattimenti né tanto meno sulla trama che risulta abbastanza caotica e per certi versi scontata (pensiamo agli episodi della scuola di Koga che davvero non mi sono piaciuti).
L'anime è incentrato invece su due personaggi principali e sul legame che sussiste tra loro. Niharu e Joite sono i veri protagonisti di questa storia, la loro amicizia, il loro legame.
Il loro incontro è ciò che da subito vivacizza il cartone e muta un cambiamento nel protagonista, Niharu, che da ragazzo apatico verso qualunque cosa comincia a mostrare interesse verso qualcuno, rimanendo folgorato dalla sofferenza di Joite e dall'assurdo desiderio di quest'ultimo di essere cancellato dal mondo ( questa idea mi è piaciuta in particolar modo).
Joite è senza ombra di dubbio il personaggio più affascinante: un ragazzo senza passato che vive come un ombra dimenticata dai propri affetti. Nell'anime viene chiamato shinigami da molti personaggi perché come un fantasma della morte semina distruzione, senza crudeltà, armato solo della sua apatia e della sua voglia di non esistere.
Un personaggio maledetto che grazie a Niharu trova finalmente la sua identità, riconosciuta da quanti provano affetto nei suoi confronti: molti, lì dove Joite credeva non ve ne fosse alcuno.
Come si evince da questa breve descrizione, i personaggi sono abbastanza complessi e ben definiti.
Oltre a Niharu e Joite molto interessanti sono anche Yukimi, la signorina Oda, Tobarin e la sua compagna, e Fuma. Tutti in generale suscitano la simpatia e la partecipazione di chi guarda anche se ovviamente alcuni personaggi sono costruiti meglio di altri.
La storia di Rainmei e Raiku ad esempio è quasi identica a quella di due personaggi di Naruto, Sasuke e Itachi e questo la rende ovviamente scontata.
In generale risulta difficile ricostruire in mente gli spostamenti dei personaggi o i momenti della trama, perché sono tantissimi ed avvengono di continuo.
Non esiste poi una divisione tra buono e cattivo. I protagonisti di questa storia si ritrovano a combattere tra loro perché appartenenti a due clan opposti, in lotte che non sono mai risolutive e spesso i nemici arrivano convivere insieme in situazioni di quotidianità, incontrandosi in modo casuale.
Il ritmo dell’anime è anch’esso abbastanza atipico: vi sono successioni di fatti che avvengono in modo velocissimo e distensioni della narrazione che durano più dei momenti salienti della trama e che paradossalmente sono i migliori perché danno spazio all’analisi dei personaggi.
In conclusione Nabari è un anime difficile da catalogare, che si fa seguire abbastanza bene, che coinvolge lo spettatore, ma che può deludere quest’ultimo per l’ambiguità della trama. Se si focalizza l’attenzione sulla psicologia dei personaggi e sui dialoghi, che sono sempre ben realizzati, si può riscontrare un risvolto poetico carico di intensità (che per quanto mi riguarda è ciò che è rimasto nella mia mente, terminata la visione). Senza dubbio molti elementi potevano essere ampliati e inseriti in una trama più solida e meno frammentaria, tuttavia anche così questo cartone rimane un opera interessante che io non definirei così commerciale come potrebbe sembrare. Non è noioso anche se a volte può sembrare scontato ed è accompagnato da musiche orecchiabili e da uno stile grafico vivace e ben definito che utilizza figure asciutte e valorizza molto gli occhi dei personaggi, dipingendoli con sgargianti colori nelle loro diverse sfumature.
La prima cosa che bisogna comprendere prima di vederlo è che nonostante ruoti attorno al Nabari, il mondo nascosto e parallelo dei Ninja, essi non rappresentino di fatto la componente più importante del cartone. Sembra una frase altamente contraddittoria, ma risulta chiaro, guardando anche pochi episodi, come i combattimenti, gli scontri ed il modo in cui questi avvengano abbiano decisamente un ruolo secondario. Non immaginiamoci quindi un anime come Naruto, lontano anni luce da quest'opera.
Nabari infatti non punta sui combattimenti né tanto meno sulla trama che risulta abbastanza caotica e per certi versi scontata (pensiamo agli episodi della scuola di Koga che davvero non mi sono piaciuti).
L'anime è incentrato invece su due personaggi principali e sul legame che sussiste tra loro. Niharu e Joite sono i veri protagonisti di questa storia, la loro amicizia, il loro legame.
Il loro incontro è ciò che da subito vivacizza il cartone e muta un cambiamento nel protagonista, Niharu, che da ragazzo apatico verso qualunque cosa comincia a mostrare interesse verso qualcuno, rimanendo folgorato dalla sofferenza di Joite e dall'assurdo desiderio di quest'ultimo di essere cancellato dal mondo ( questa idea mi è piaciuta in particolar modo).
Joite è senza ombra di dubbio il personaggio più affascinante: un ragazzo senza passato che vive come un ombra dimenticata dai propri affetti. Nell'anime viene chiamato shinigami da molti personaggi perché come un fantasma della morte semina distruzione, senza crudeltà, armato solo della sua apatia e della sua voglia di non esistere.
Un personaggio maledetto che grazie a Niharu trova finalmente la sua identità, riconosciuta da quanti provano affetto nei suoi confronti: molti, lì dove Joite credeva non ve ne fosse alcuno.
Come si evince da questa breve descrizione, i personaggi sono abbastanza complessi e ben definiti.
Oltre a Niharu e Joite molto interessanti sono anche Yukimi, la signorina Oda, Tobarin e la sua compagna, e Fuma. Tutti in generale suscitano la simpatia e la partecipazione di chi guarda anche se ovviamente alcuni personaggi sono costruiti meglio di altri.
La storia di Rainmei e Raiku ad esempio è quasi identica a quella di due personaggi di Naruto, Sasuke e Itachi e questo la rende ovviamente scontata.
In generale risulta difficile ricostruire in mente gli spostamenti dei personaggi o i momenti della trama, perché sono tantissimi ed avvengono di continuo.
Non esiste poi una divisione tra buono e cattivo. I protagonisti di questa storia si ritrovano a combattere tra loro perché appartenenti a due clan opposti, in lotte che non sono mai risolutive e spesso i nemici arrivano convivere insieme in situazioni di quotidianità, incontrandosi in modo casuale.
Il ritmo dell’anime è anch’esso abbastanza atipico: vi sono successioni di fatti che avvengono in modo velocissimo e distensioni della narrazione che durano più dei momenti salienti della trama e che paradossalmente sono i migliori perché danno spazio all’analisi dei personaggi.
In conclusione Nabari è un anime difficile da catalogare, che si fa seguire abbastanza bene, che coinvolge lo spettatore, ma che può deludere quest’ultimo per l’ambiguità della trama. Se si focalizza l’attenzione sulla psicologia dei personaggi e sui dialoghi, che sono sempre ben realizzati, si può riscontrare un risvolto poetico carico di intensità (che per quanto mi riguarda è ciò che è rimasto nella mia mente, terminata la visione). Senza dubbio molti elementi potevano essere ampliati e inseriti in una trama più solida e meno frammentaria, tuttavia anche così questo cartone rimane un opera interessante che io non definirei così commerciale come potrebbe sembrare. Non è noioso anche se a volte può sembrare scontato ed è accompagnato da musiche orecchiabili e da uno stile grafico vivace e ben definito che utilizza figure asciutte e valorizza molto gli occhi dei personaggi, dipingendoli con sgargianti colori nelle loro diverse sfumature.
Nabari no Ou è un anime realizzato in tempi recenti e tratto dal manga di Yuhki Kamatani, pur non avendo letto il manga suppongo che ad un certo punto le trame finiscano per divergere visto che il manga è ancora in corso di pubblicazione mentre l’anime ha una sua conclusione.
La serie è andata in onda durante l’anime night di MTV e in Italia la pubblicazione dei DVD è curata dalla Dynit. Per passare alla storia la prima riflessione che mi viene da fare è: come Dragonball ha inspirato una miriade di shounen negli anni successivi così a quanto pare anche Naruto ha avuto l’effetto di rivalutare i ninja. L’ affinità tra le due opere riguarda quindi l’ambientazione, per l’appunto incentrata sul mondo dei ninja, per il resto seguono strade completamente diverse. Sebbene Nabari non sia privo dell’elemento dell’azione alla fine si incentra molto sul rapporto di amicizia che lega i due protagonisti, Miharu e Yoite. L’incipit è costituito dalla scoperta di Miharu di contenere dentro di se lo Shinra Banshou un’arte ninja di impressionante potenza, di qui poi si dipana la trama incentrata sul modo tramite cui sbloccare l’utilizzo dello Shinra Banshou, è presente per altro anche qualche elemento di yaoi.
Sui disegni credo che il discorso possa essere scisso in due, i fondali sono realizzati a mo di acquarello e mi sono piaciuti molto, i personaggi di base non sarebbero neanche male ma emerge il vizio, presente anche in altri autori, di fare gli arti degli stessi grandi come uno stecchino. Il doppiaggio della Dynit mi è sembrato buono, non ho mai visto la versione originale, però nessuna voce mi sembrava fuori posto.
Ora, che dire per concludere, in realtà io non ne consiglio molto la visione, se dovessi dare un giudizio mi sembra un anime in cui si è cercato di mettere un po’ di tutto, dall’azione ai sentimenti, con risultati criticabili perché si ha proprio l’impressione di superficialità. Il ritmo della storia poi è lentissimo poiché gli stessi temi vengono riproposti fino alla nausea, saltando tutta la parte centrale in realtà non si perderebbe poi molto della trama complessiva essendo tali eventi praticamente irrilevanti ai fini della conclusione, di sicuro comunque posso affermare che 26 episodi siano eccessivi. Magari questi difetti non sono presenti nel manga, proprio perché una conclusione ancora non ce l’ha, però nell’anime appaiono netti e la stessa conclusione è pervasa dal senso di superficialità detto.
La serie è andata in onda durante l’anime night di MTV e in Italia la pubblicazione dei DVD è curata dalla Dynit. Per passare alla storia la prima riflessione che mi viene da fare è: come Dragonball ha inspirato una miriade di shounen negli anni successivi così a quanto pare anche Naruto ha avuto l’effetto di rivalutare i ninja. L’ affinità tra le due opere riguarda quindi l’ambientazione, per l’appunto incentrata sul mondo dei ninja, per il resto seguono strade completamente diverse. Sebbene Nabari non sia privo dell’elemento dell’azione alla fine si incentra molto sul rapporto di amicizia che lega i due protagonisti, Miharu e Yoite. L’incipit è costituito dalla scoperta di Miharu di contenere dentro di se lo Shinra Banshou un’arte ninja di impressionante potenza, di qui poi si dipana la trama incentrata sul modo tramite cui sbloccare l’utilizzo dello Shinra Banshou, è presente per altro anche qualche elemento di yaoi.
Sui disegni credo che il discorso possa essere scisso in due, i fondali sono realizzati a mo di acquarello e mi sono piaciuti molto, i personaggi di base non sarebbero neanche male ma emerge il vizio, presente anche in altri autori, di fare gli arti degli stessi grandi come uno stecchino. Il doppiaggio della Dynit mi è sembrato buono, non ho mai visto la versione originale, però nessuna voce mi sembrava fuori posto.
Ora, che dire per concludere, in realtà io non ne consiglio molto la visione, se dovessi dare un giudizio mi sembra un anime in cui si è cercato di mettere un po’ di tutto, dall’azione ai sentimenti, con risultati criticabili perché si ha proprio l’impressione di superficialità. Il ritmo della storia poi è lentissimo poiché gli stessi temi vengono riproposti fino alla nausea, saltando tutta la parte centrale in realtà non si perderebbe poi molto della trama complessiva essendo tali eventi praticamente irrilevanti ai fini della conclusione, di sicuro comunque posso affermare che 26 episodi siano eccessivi. Magari questi difetti non sono presenti nel manga, proprio perché una conclusione ancora non ce l’ha, però nell’anime appaiono netti e la stessa conclusione è pervasa dal senso di superficialità detto.
Nabari No Ou fa parte del gruppo di anime che mi hanno deluso, pur promettendo bene nelle fasi iniziali: infatti nei primi episodi ci ritroviamo di fronte a qualcosa di coinvolgente, fresco e visivamente accattivante... formula che va man mano scemando invece di evolversi.
La storia sembra quella classica dei ninja, alle prese con tecniche speciali, clan segreti, amici da difendere, nemici da battere, e per questo strizza un pochino l'occhio a Naruto, ma non bisogna mettere a paragone i due titoli, visto che nello stile e nel contesto sono senza dubbio molto differenti. Innanzitutto ciò che prevale in Nabari No Ou è la profondità molto umana dei personaggi, messi al centro di tutto e analizzati minuziosamente nei loro sentimenti e pensieri, cosa strana in un anime che dovrebbe essere incentrato sull'azione, ma altrettanto apprezzabile; anche se bisogna dire che pochi di questi personaggi hanno una caratterizzazione originale, come ad esempio Yoite e Rokujo, forse una spanna in più degli altri, anche grazie al loro rapporto molto ambiguo, di fratellanza e non solo, ma soprattutto per via del loro carattere molto originale.
C'è da dire che di elementi buoni ce ne sono anche nella trama, che contiene non pochi colpi di scena, anche se poco determinanti sul corso della storia; le biografie dei protagonisti vengono messe bene in evidenza, ma tutto sembra esser già visto e sentito; a un certo punto della storia, verso la metà, l'anime sembra perdere tutto... non dona più emozioni, non stupisce più di tanto, diventa banale, e soprattutto... noioso, per via di dialoghi sempre più lunghi, monotoni, e per nulla gratificanti, i quali spezzano fin troppe volte l'azione e in modo assolutamente sproporzionato, tanto che per molti episodi basterebbe anche solo ascoltare...
Un altra nota negativa, secondo me, va alle vicende finali, che invece di restaurare in minima parte il fattore coinvolgimento, non fanno che affossare definitivamente le aspettative dello spettatore, chiudendo con una banalità e una miseria abbastanza disarmanti, una serie che poteva dare molto di più, dato che, forte di un buon impatto grafico (i fondali sono vera e propria arte), delle musiche non male - anche se monotone - dei personaggi anche più che passabili, combattimenti ottimi, sarebbe bastato solo aggiungere quello spessore che serve a rendere un'opera eccelsa. Peccato davvero.
La storia sembra quella classica dei ninja, alle prese con tecniche speciali, clan segreti, amici da difendere, nemici da battere, e per questo strizza un pochino l'occhio a Naruto, ma non bisogna mettere a paragone i due titoli, visto che nello stile e nel contesto sono senza dubbio molto differenti. Innanzitutto ciò che prevale in Nabari No Ou è la profondità molto umana dei personaggi, messi al centro di tutto e analizzati minuziosamente nei loro sentimenti e pensieri, cosa strana in un anime che dovrebbe essere incentrato sull'azione, ma altrettanto apprezzabile; anche se bisogna dire che pochi di questi personaggi hanno una caratterizzazione originale, come ad esempio Yoite e Rokujo, forse una spanna in più degli altri, anche grazie al loro rapporto molto ambiguo, di fratellanza e non solo, ma soprattutto per via del loro carattere molto originale.
C'è da dire che di elementi buoni ce ne sono anche nella trama, che contiene non pochi colpi di scena, anche se poco determinanti sul corso della storia; le biografie dei protagonisti vengono messe bene in evidenza, ma tutto sembra esser già visto e sentito; a un certo punto della storia, verso la metà, l'anime sembra perdere tutto... non dona più emozioni, non stupisce più di tanto, diventa banale, e soprattutto... noioso, per via di dialoghi sempre più lunghi, monotoni, e per nulla gratificanti, i quali spezzano fin troppe volte l'azione e in modo assolutamente sproporzionato, tanto che per molti episodi basterebbe anche solo ascoltare...
Un altra nota negativa, secondo me, va alle vicende finali, che invece di restaurare in minima parte il fattore coinvolgimento, non fanno che affossare definitivamente le aspettative dello spettatore, chiudendo con una banalità e una miseria abbastanza disarmanti, una serie che poteva dare molto di più, dato che, forte di un buon impatto grafico (i fondali sono vera e propria arte), delle musiche non male - anche se monotone - dei personaggi anche più che passabili, combattimenti ottimi, sarebbe bastato solo aggiungere quello spessore che serve a rendere un'opera eccelsa. Peccato davvero.
Ed ecco un nuovo nome da aggiungere alla lista degli anime da non seguire in TV!
A quanto ho capito, questo Nabari è stato importato, doppiato e trasmesso alla velocità della luce, ma le ragioni di tale celerità mi sfuggono. Che MTV volesse farsi perdonare dalle spettatrici ancora inorridite per le mutande di Najica usando una serie piena di riferimenti shonen-ai? Oppure era solo un tentativo di pubblicizzare un po’ un titolo che altrimenti sarebbe rimasto invenduto? Bah, qualunque fosse il motivo, non si può sperare di ottenere risultati con una serie tanto mediocre!
L’aggettivo giusto per descrivere Nabari non è “brutto”, ma “insignificante”: è un’opera completamente priva di personalità, talmente scialba e inutile da non meritare nemmeno di essere ricordata in negativo.
Da un punto di vista tecnico abbiamo animazioni che arrivano anche a buoni livelli, mentre tutto il resto è a malapena sufficiente: disegni solo passabili (i volti non mi dispiacciono, ma odio quei corpicini anoressici!), sfondi che sembrano riciclati dai cartoni anni ‘80, colonna sonora monotona (tante sviolinate e poco altro) e inutilmente drammatica.
I problemi maggiori però sono nei contenuti. Come molti hanno già fatto notare, questa serie non si fa problemi a scopiazzare a destra e a manca arrivando anche a dei veri e propri plagi (ad esempio, sul finale ce n’è uno di Eva grande come una casa), ma per quanto mi riguarda la mancanza di originalità non è un difetto imperdonabile, per me ciò che più conta in un anime è la capacità di coinvolgere, se riesce ad appassionarmi posso benissimo chiudere un occhio sul fatto che sia basato sul già visto.
Il guaio è che la trama di Nabari è gestita in modo da suscitare nello spettatore solo il sentimento tanto caro al suo protagonista: l’indifferenza.
A chi ha creato questa serie importava solo mostrare drammoni e noiosi sentimentalismi, tutto il resto, partendo dal fatto che i protagonisti siano dei ninja fino alle varie sottotrame, è un insipido contorno, roba che pare essere stata buttata dentro così, tanto per allungare il brodo e dare un po’ di sostanza, e che oltretutto viene utilizzata malissimo o addirittura “dimenticata”: l’azione che la presenza di ninja lasciava presupporre di fatto non esiste, gente che sembrava avere chissà quale importanza si rivela completamente inutile, i buoni e i cattivi all’improvviso si comportano da amiconi, poi tornano a combattere, poi di nuovo amiconi, traumi superati nel giro di un’inquadratura, misteri e segreti che tali non sono, scontro finale affrettato e ridicolo, lo stesso Shinrabansho è un bidone, alla fine non è servito a niente!
Ciliegina sulla torta, i personaggi, che sarebbe un complimento definire anonimi. L’idea di un protagonista indifferente cronico non era male, peccato che il nostro eroe si riveli moscio, senza carisma, non sta simpatico ma non riesce manco a farsi odiare; Yoite, l’eterno moribondo, è una lagna insopportabile e i suoi perenni traumi dopo un po’ risultano involontariamente comici (e dopo un altro po’ fanno cambiare canale!); la bionda e il quattrocchi sono così inutili che mi è persino difficile annoverarli tra i personaggi principali (non è stata una buona idea svelare i loro segreti e risolverli prima di metà serie!), il professore si comporta come un fesso per motivi di sceneggiatura e il potere che ha tenuto nascosto fino all'ultimo si rivela persino più inutile dello Shinrabansho, e non è nemmeno il caso di parlare di quanto poco interessanti siano i “nemici”!
In definitiva, Nabari si è rivelato una gran perdita di tempo, una serie che ho seguito distrattamente in attesa dell’anime successivo e che spesso mi ha fatto cambiare canale (ecco perché ho messo 20 episodi visti invece di 26).
Bocciato su tutta la linea!
A quanto ho capito, questo Nabari è stato importato, doppiato e trasmesso alla velocità della luce, ma le ragioni di tale celerità mi sfuggono. Che MTV volesse farsi perdonare dalle spettatrici ancora inorridite per le mutande di Najica usando una serie piena di riferimenti shonen-ai? Oppure era solo un tentativo di pubblicizzare un po’ un titolo che altrimenti sarebbe rimasto invenduto? Bah, qualunque fosse il motivo, non si può sperare di ottenere risultati con una serie tanto mediocre!
L’aggettivo giusto per descrivere Nabari non è “brutto”, ma “insignificante”: è un’opera completamente priva di personalità, talmente scialba e inutile da non meritare nemmeno di essere ricordata in negativo.
Da un punto di vista tecnico abbiamo animazioni che arrivano anche a buoni livelli, mentre tutto il resto è a malapena sufficiente: disegni solo passabili (i volti non mi dispiacciono, ma odio quei corpicini anoressici!), sfondi che sembrano riciclati dai cartoni anni ‘80, colonna sonora monotona (tante sviolinate e poco altro) e inutilmente drammatica.
I problemi maggiori però sono nei contenuti. Come molti hanno già fatto notare, questa serie non si fa problemi a scopiazzare a destra e a manca arrivando anche a dei veri e propri plagi (ad esempio, sul finale ce n’è uno di Eva grande come una casa), ma per quanto mi riguarda la mancanza di originalità non è un difetto imperdonabile, per me ciò che più conta in un anime è la capacità di coinvolgere, se riesce ad appassionarmi posso benissimo chiudere un occhio sul fatto che sia basato sul già visto.
Il guaio è che la trama di Nabari è gestita in modo da suscitare nello spettatore solo il sentimento tanto caro al suo protagonista: l’indifferenza.
A chi ha creato questa serie importava solo mostrare drammoni e noiosi sentimentalismi, tutto il resto, partendo dal fatto che i protagonisti siano dei ninja fino alle varie sottotrame, è un insipido contorno, roba che pare essere stata buttata dentro così, tanto per allungare il brodo e dare un po’ di sostanza, e che oltretutto viene utilizzata malissimo o addirittura “dimenticata”: l’azione che la presenza di ninja lasciava presupporre di fatto non esiste, gente che sembrava avere chissà quale importanza si rivela completamente inutile, i buoni e i cattivi all’improvviso si comportano da amiconi, poi tornano a combattere, poi di nuovo amiconi, traumi superati nel giro di un’inquadratura, misteri e segreti che tali non sono, scontro finale affrettato e ridicolo, lo stesso Shinrabansho è un bidone, alla fine non è servito a niente!
Ciliegina sulla torta, i personaggi, che sarebbe un complimento definire anonimi. L’idea di un protagonista indifferente cronico non era male, peccato che il nostro eroe si riveli moscio, senza carisma, non sta simpatico ma non riesce manco a farsi odiare; Yoite, l’eterno moribondo, è una lagna insopportabile e i suoi perenni traumi dopo un po’ risultano involontariamente comici (e dopo un altro po’ fanno cambiare canale!); la bionda e il quattrocchi sono così inutili che mi è persino difficile annoverarli tra i personaggi principali (non è stata una buona idea svelare i loro segreti e risolverli prima di metà serie!), il professore si comporta come un fesso per motivi di sceneggiatura e il potere che ha tenuto nascosto fino all'ultimo si rivela persino più inutile dello Shinrabansho, e non è nemmeno il caso di parlare di quanto poco interessanti siano i “nemici”!
In definitiva, Nabari si è rivelato una gran perdita di tempo, una serie che ho seguito distrattamente in attesa dell’anime successivo e che spesso mi ha fatto cambiare canale (ecco perché ho messo 20 episodi visti invece di 26).
Bocciato su tutta la linea!
Un anime un po' insipido. Se all'inizio la storia sembra promettere qualcosa di buono, con lo svolgersi degli eventi delude: nulla di originale nella sceneggiatura, i personaggi che rimangono poco approfonditi ed il finale davvero misero lo rendono una produzione che lascia il tempo che trova.
La colonna sonora, che ricorre spesso alle sonorità malinconiche degli archi, mi è parsa eccessivamente malinconica e monotona.
Belli i fondali, simpatica la colorazione tipo acquerello che viene utilizzata in alcune scene.
Il disegno dei personaggi non è tra quelli che personalmente apprezzo di più, ma è comunque piuttosto dettagliato.
E' un anime adatto a chi ama struggersi nei drammi inutili, se amate le telenovele non esitate a sceglierlo.
La colonna sonora, che ricorre spesso alle sonorità malinconiche degli archi, mi è parsa eccessivamente malinconica e monotona.
Belli i fondali, simpatica la colorazione tipo acquerello che viene utilizzata in alcune scene.
Il disegno dei personaggi non è tra quelli che personalmente apprezzo di più, ma è comunque piuttosto dettagliato.
E' un anime adatto a chi ama struggersi nei drammi inutili, se amate le telenovele non esitate a sceglierlo.
Nabari è uno degli anime più noiosi che abbia visto; non l'ho interrotto solo perché, ad ogni puntata, ho voluto dargli una opportunità, sperando in un miglioramento che non è mai arrivato.
La trama ruota attorno a Miharu, un normale ragazzo di 14 anni che ha fatto dell'indifferenza la sua ragione di vita. Purtroppo scoprirà di avere dentro di sé lo Shinrabasho, la più potente tecnica segreta ninja, e a causa di ciò entrerà a far parte del mondo di Nabari. Nabari è appunto il mondo segreto dei ninja, suddiviso in 5 villaggi, che sopravvivono mimetizzandosi agli occhi del mondo moderno.
La storia di base è abbastanza originale, peccato che non venga minimamente sviluppata. Per ben 26 puntate, ci fosse stato un combattimento decente, come ci si aspetterebbe da una storia di ninja: Yoite, che dovrebbe avere il potere più forte, non fa altro che stramazzare al suolo e chiedere di poter scomparire, Miharu, nonostante sia il protagonista, non fa nulla se non sorreggere Yoite e non utilizzerà mai lo Shinrabasho (neanche nell'ultima puntata) e Tobari è capace solamente a scappare. Degli altri personaggi è inutile parlare, visto che stanno lì solo per riempire le puntate di ulteriori chiacchiere, così' come per i “cattivi” della storia, che vengono tolti di mezzo in maniera stupida, senza alcun tipo di combattimento. La cosa più ridicola di questa serie è il fatto che tutti i possibili segreti, che dovrebbero creare un po' di suspense, sono intuibili sin dall'inizio: l'esempio più eclatante riguarda il posto in cui è nascosta la tecnica segreta di Banten; chissà perché ogni volta che se ne parlava veniva inquadrato l'orecchio del professore.
L'unica piccola nota positiva sono i disegni, che ho trovato ben realizzati, anche se c'è da dire che i personaggi sono troppi magrolini per essere dei ninja
In conclusione, non perdete tempo con questo anime ed evitatelo come la peste
La trama ruota attorno a Miharu, un normale ragazzo di 14 anni che ha fatto dell'indifferenza la sua ragione di vita. Purtroppo scoprirà di avere dentro di sé lo Shinrabasho, la più potente tecnica segreta ninja, e a causa di ciò entrerà a far parte del mondo di Nabari. Nabari è appunto il mondo segreto dei ninja, suddiviso in 5 villaggi, che sopravvivono mimetizzandosi agli occhi del mondo moderno.
La storia di base è abbastanza originale, peccato che non venga minimamente sviluppata. Per ben 26 puntate, ci fosse stato un combattimento decente, come ci si aspetterebbe da una storia di ninja: Yoite, che dovrebbe avere il potere più forte, non fa altro che stramazzare al suolo e chiedere di poter scomparire, Miharu, nonostante sia il protagonista, non fa nulla se non sorreggere Yoite e non utilizzerà mai lo Shinrabasho (neanche nell'ultima puntata) e Tobari è capace solamente a scappare. Degli altri personaggi è inutile parlare, visto che stanno lì solo per riempire le puntate di ulteriori chiacchiere, così' come per i “cattivi” della storia, che vengono tolti di mezzo in maniera stupida, senza alcun tipo di combattimento. La cosa più ridicola di questa serie è il fatto che tutti i possibili segreti, che dovrebbero creare un po' di suspense, sono intuibili sin dall'inizio: l'esempio più eclatante riguarda il posto in cui è nascosta la tecnica segreta di Banten; chissà perché ogni volta che se ne parlava veniva inquadrato l'orecchio del professore.
L'unica piccola nota positiva sono i disegni, che ho trovato ben realizzati, anche se c'è da dire che i personaggi sono troppi magrolini per essere dei ninja
In conclusione, non perdete tempo con questo anime ed evitatelo come la peste
Nabari (隠の王,Nabari no Ō) (letteralmente "re di Nabari") è un anime andato in onda nell'Anime Night di Mtv. Infatti se non fosse andato in onda in tv io questa serie non l'avrei mai seguita, anche perchè non mi piacciono molto le storie che parlano di ninja. Però guardando il resto dell'Anime Night decisi di seguire anche questo. Non l'avessi mai fatto... L'anime parte piuttosto bene e, alla fine della prima puntata, decisi di continuare a vederlo. Purtroppo però, Nabari prende una piega, a partire dall'ottavo/nono episodio, che non mi piaceva molto fino ad arrivare alla noiosità più totale... Arrivato al tredicesimo episodio lo seguivo solo perchè speravo in una ripresa... che non arriva nemmeno nel finale che dovrebbe essere il migliore episodio della serie! I disegni poi non aiutano di certo,tutto è disegnato in modo scheletrico. I personaggi sono più magri di uno stuzzicadenti. Le musiche sono sempre quelle due canzoncine messe lì così(eccetto l'Opening intitolata Crawl e cantata dai Veltpunch che trovo molto bella), la trama non è nulla di speciale, i personaggi stereotipati al massimo(io li ho trovati tutti antipatici eccetto Raimei e Kouichi). Insomma non lo consiglio affatto, nemmeno agli amanti dei ninja, visto che, secondo me, di ninja quest'anime ha ben poco. Vi spiego meglio la trama che a una prima lettura può risultare carina, ma se poi vedete l'anime...
Trama: Miharu Rokujo, adolescente antipatico, scopre dell'Arte segreta che è dentro il suo corpo, lo Shinrabanshō, che consiste nella conoscenza di tutte le cose del mondo ed è ambita da ogni persona del mondo di Nabari, mondo parallelo al nostro in cui vivono ninja e che al momento si trova in cattive acque. Miharu dovrà diventare re di Nabari, essendo il possessore dell'arte segreta.
Pagella:
Trama: 6 Non è niente di speciale ma non è neanche da buttar via, purtroppo viene sviluppata malissimo.
Personaggi: 4 Uno più antipatico dell'altro a partire da Miharu e Yoite, i protagonisti.
Colonna sonora: 4 Brutte le musiche, che sono anche sempre le stesse. Opening bella, Ending bruttina.
Disegni:5
Unica nota positiva dell'anime è il doppiaggio effettuato dalla Dynit che è ottimo, sia le voci che la recitazione dei doppiatori. Purtroppo questo non fa alzare il voto a Nabari perchè devo recensire il prodotto e non il doppiaggio...
In conclusione si è capito dalla recensione che non lo consiglio assolutamente, nemmeno agli amanti dei ninja e tantomeno a chi non lo è.
P.S. Alcuni hanno trovato similitudini con un altro anime e manga di successo ovvero Naruto. Questo non posso constatarlo dato che non seguo ne l'anime ne il manga di Naruto.
Trama: Miharu Rokujo, adolescente antipatico, scopre dell'Arte segreta che è dentro il suo corpo, lo Shinrabanshō, che consiste nella conoscenza di tutte le cose del mondo ed è ambita da ogni persona del mondo di Nabari, mondo parallelo al nostro in cui vivono ninja e che al momento si trova in cattive acque. Miharu dovrà diventare re di Nabari, essendo il possessore dell'arte segreta.
Pagella:
Trama: 6 Non è niente di speciale ma non è neanche da buttar via, purtroppo viene sviluppata malissimo.
Personaggi: 4 Uno più antipatico dell'altro a partire da Miharu e Yoite, i protagonisti.
Colonna sonora: 4 Brutte le musiche, che sono anche sempre le stesse. Opening bella, Ending bruttina.
Disegni:5
Unica nota positiva dell'anime è il doppiaggio effettuato dalla Dynit che è ottimo, sia le voci che la recitazione dei doppiatori. Purtroppo questo non fa alzare il voto a Nabari perchè devo recensire il prodotto e non il doppiaggio...
In conclusione si è capito dalla recensione che non lo consiglio assolutamente, nemmeno agli amanti dei ninja e tantomeno a chi non lo è.
P.S. Alcuni hanno trovato similitudini con un altro anime e manga di successo ovvero Naruto. Questo non posso constatarlo dato che non seguo ne l'anime ne il manga di Naruto.
Un anime davvero deludente. Dopo un po' che ho visto questo anime mi sono appassionata di naruto. e lì ho cominciato a vedere tutte le scopiazzature mal fatte di naruto, ma già prima poco mi convinceva nabari.La trama si sviluppa in maniera poco convincente, sai sempre le stesse cose per non so quante puntate(e stiamo parlando di una serie che dure 26 episodi), inoltre il personaggio che a me piaceva molto, ovvero Yoite, me l'hanno ridotto alla fine davvero ridicolo.
Ambientazione carina, qualche buona musica, volendo è guardabile ma niente di che.
Ambientazione carina, qualche buona musica, volendo è guardabile ma niente di che.
Carino... carino.
E' ok, è bella l'idea dei ninja modernizzati, ma andrebbe di più approfondita la questione della società parallela.
Il personaggio principale è totalmente immotivato... ed è proprio questo a rendere l'anime interessante, almeno ai miei occhi. Soprattutto per il fatto che, più si va avanti, Miharu ritrova la voglia di partecipare alle vicende altrui e non s'interessa solo di sé... e queste sono cose che accadono davvero anche nella vita reale.
Alcuni personaggi, però, sono perfettamente plagiati, e questo abbassa la media dell'anime.
Il finale è a dir poco commovente, davvero, e lascia con l'amaro in bocca.
Il disegno è abbastanza passabile, anche se gli sfondi e i colori slavati rovinano un po' la qualità.
Consigliato, se vi piacciono le belle storie d'amicizia e di lealtà.
Voto totale: Si meriterebbe un 7, ma per via dei personaggi plagiati lo abbasso ad un 6.
E' ok, è bella l'idea dei ninja modernizzati, ma andrebbe di più approfondita la questione della società parallela.
Il personaggio principale è totalmente immotivato... ed è proprio questo a rendere l'anime interessante, almeno ai miei occhi. Soprattutto per il fatto che, più si va avanti, Miharu ritrova la voglia di partecipare alle vicende altrui e non s'interessa solo di sé... e queste sono cose che accadono davvero anche nella vita reale.
Alcuni personaggi, però, sono perfettamente plagiati, e questo abbassa la media dell'anime.
Il finale è a dir poco commovente, davvero, e lascia con l'amaro in bocca.
Il disegno è abbastanza passabile, anche se gli sfondi e i colori slavati rovinano un po' la qualità.
Consigliato, se vi piacciono le belle storie d'amicizia e di lealtà.
Voto totale: Si meriterebbe un 7, ma per via dei personaggi plagiati lo abbasso ad un 6.
Un ottimo anime, con disegni e animazioni molto curati, a mio parere per nulla somigliante a Naruto, ma anzi migliore sia sotto il punto di vista grafico, sia sotto quello dell'originalità dei personaggi.
Il protagonista è Miharu, un quattordicenne apatico, noncurante di ciò che accade attorno a sé, che si scopre essere il possessore dell'arte segreta del mondo di Nabari: lo shinrabanshou; dopo l'incontro con il professor Kumohira e un suo compagno di classe, Aizawa, hanno inizio vari combattimenti contro la fazione avversaria. Tra i vari personaggi vi è anche Yoite, un ragazzo freddo e solitario utilizzante l'arte proibita del kira; quest’ultimo, inizialmente appare come un nemico di Miharu, ma proseguendo con la trama tra i due s’instaura un rapporto d'amicizia che li legherà assieme.
Consiglio a tutti questo bellissimo anime!
Il protagonista è Miharu, un quattordicenne apatico, noncurante di ciò che accade attorno a sé, che si scopre essere il possessore dell'arte segreta del mondo di Nabari: lo shinrabanshou; dopo l'incontro con il professor Kumohira e un suo compagno di classe, Aizawa, hanno inizio vari combattimenti contro la fazione avversaria. Tra i vari personaggi vi è anche Yoite, un ragazzo freddo e solitario utilizzante l'arte proibita del kira; quest’ultimo, inizialmente appare come un nemico di Miharu, ma proseguendo con la trama tra i due s’instaura un rapporto d'amicizia che li legherà assieme.
Consiglio a tutti questo bellissimo anime!
Incuriosito dallo spot su MTV mi sono deciso a vedere questo anime, non lo conoscevo completamente, ma essendo un appassionato di Naruto e del mondo ninja in generale non potevo farmelo sfuggire. A livello visivo i disegni sono ottimi, le animazioni pure, un lavoro ben svolto quindi. Nulla da dire.
Audio: le musiche e i suoni di sottofondi sono carini, ma mi sono parsi le solite 34 musichette riciclate, ma almeno sono messe ai punti giusti.
Trama: qui la noteadolente secondo il mio punto di vista. E' la brutta copia di Naruto. La storia è simile ma semplificata nei contenuti e quindi risulta scialba, il personaggio principale non ha carisma, sembra un burattino piazzato li tanto per. I nomi di alcune tecniche sono uguali a quelle di Naruto. Il primo episodio introduce un po' la storia e i personaggi come un po' tutte le serie, dalla secondo alla quinta sono rimasto a sbadigliare, la storia non decollava, si limitava solo ad un "il personaggio principale è in pericolo, arrivano i nemici, lo feriscono, gli amici lo difendono, lo salvano e lui scazzatissimo dice "non voglio avere questo potere" e bla bla bla..." fine della puntata.
Insomma una storia che poteva essere tranquillamente gestita meglio ma che alla fine risulta essere un prodotto veramente mediocre, sconsigliato e piuttosto piatto.
Audio: le musiche e i suoni di sottofondi sono carini, ma mi sono parsi le solite 34 musichette riciclate, ma almeno sono messe ai punti giusti.
Trama: qui la noteadolente secondo il mio punto di vista. E' la brutta copia di Naruto. La storia è simile ma semplificata nei contenuti e quindi risulta scialba, il personaggio principale non ha carisma, sembra un burattino piazzato li tanto per. I nomi di alcune tecniche sono uguali a quelle di Naruto. Il primo episodio introduce un po' la storia e i personaggi come un po' tutte le serie, dalla secondo alla quinta sono rimasto a sbadigliare, la storia non decollava, si limitava solo ad un "il personaggio principale è in pericolo, arrivano i nemici, lo feriscono, gli amici lo difendono, lo salvano e lui scazzatissimo dice "non voglio avere questo potere" e bla bla bla..." fine della puntata.
Insomma una storia che poteva essere tranquillamente gestita meglio ma che alla fine risulta essere un prodotto veramente mediocre, sconsigliato e piuttosto piatto.
Nabari (o per meglio dire Nabari no Ou) è l'anime/manga più stupendo che abbia mai visto. La grafica e il designer dei personaggi è stata la prima cosa che mi ha profondamente colpito. A guardarlo così è naturale che si andrebbe a pensare alla solita storia sugli adolescenti scolastici che un giorno chissà come scoprono questo mondo di ninja simile a Naruto o a chissachè... SBAGLIATO! Se volete un consiglio guardate almeno fino all'episodio 6 (io ve li consiglio in italiano che il doppiaggio non è per niente male), il personaggio che mi è piaciuto di più è Yoite, misterioso, sguardo agghiacciante, con un doloroso passato decide di chiedere un favore a Miaru, un ragazzo del tutto indifferente che possiede l'arte segreta detta Shinrabansho che poi viene a conoscenza del mondo di Nabari (che significa nascosto). La storia, a mio parere molto interessante, sentimentale ma anche piena d'azione e mistero è molto curata in ogni minimo dettaglio; le sigle sono davvero uniche nel loro genere, per non parlare degli episodi dove ogni volta succede qualcosa d'inaspettato!
Super consigliato! XD
Super consigliato! XD
Miharu è un normale quattordicenne. E' apatico, indifferente e sembra che nulla gli interessi. Dopo l'incontro con il suo compagno di classe Koichi Aizawa e il professore Kumohira, Miharu scopre di custodire dentro di se l'Hijutsu, l'arte segreta Shinrabanshou, il cui potere è in grado di controllare qualsiasi cosa. Miharu non potrà tornare alla sua vita normale: dovrà (controvoglia) diventare il re di Nabari.
Premetto che Nabari è il mio manga/anime preferito. A differenza di quanto sostiene la maggior parte delle persone, Nabari è totalmente diverso da Naruto. Io li ho seguiti entrambi, e se devo proprio dirla tutta, Nabari è migliore. I due protagonisti sono totalmente opposti, le uniche cose in comune tra i due anime sono i ninja e il "grande potere". Ma a differenza di Naruto, Nabari almeno ha una trama e non è una serie infinita e commerciale. Mi sono piaciute molto le musiche e il character design, anche se sembrano tutti anoressici. Nabari non è uno Shounen Ai, a meno che un'amicizia tra due persone dello stesso sesso debba per forza essere considerata amore (e se fosse stato Shounen Ai non l'avrei mai visto, considerato che odio quel genere). Il doppiaggio italiano non è così orrendo come sembra, e le voci sono per la maggior parte azzeccatissime. Io lo consiglio, ma consiglio soprattutto di leggere il manga.
Premetto che Nabari è il mio manga/anime preferito. A differenza di quanto sostiene la maggior parte delle persone, Nabari è totalmente diverso da Naruto. Io li ho seguiti entrambi, e se devo proprio dirla tutta, Nabari è migliore. I due protagonisti sono totalmente opposti, le uniche cose in comune tra i due anime sono i ninja e il "grande potere". Ma a differenza di Naruto, Nabari almeno ha una trama e non è una serie infinita e commerciale. Mi sono piaciute molto le musiche e il character design, anche se sembrano tutti anoressici. Nabari non è uno Shounen Ai, a meno che un'amicizia tra due persone dello stesso sesso debba per forza essere considerata amore (e se fosse stato Shounen Ai non l'avrei mai visto, considerato che odio quel genere). Il doppiaggio italiano non è così orrendo come sembra, e le voci sono per la maggior parte azzeccatissime. Io lo consiglio, ma consiglio soprattutto di leggere il manga.
A mio parere la trama dell'anime è molto interessante, all'inizio pensavo fosse la solita scopiazzatura dei soliti anime di successo (Sasuke e Renmei hanno persino la stessa storia), invece, vedendo puntata dopo puntata, risulta un anime molto appassionante.
La grafica risulta riuscita sia nei combattimenti, questi ultimi molto fluidi, sia nelle scene di stallo. Consiglio a tutti la visione di almeno qualche episodio. Spero soltanto che continui così e che non vada a peggiorare scopiazzando altri anime.
La grafica risulta riuscita sia nei combattimenti, questi ultimi molto fluidi, sia nelle scene di stallo. Consiglio a tutti la visione di almeno qualche episodio. Spero soltanto che continui così e che non vada a peggiorare scopiazzando altri anime.
Nabari ha le potenzialità per essere un fiasco commerciale persino peggiore di Noein (che pero' era di qualità immensamente superiore). Mettete un personaggio principale apatico quanto Shinji Ikari con la camomilla, gli immancabili ninja in versione modernizzata, che è forse la cosa migliore dell'anime, e semiscopiazzature da anime famosi (il parallelo Renmei Sasuke) e personaggi di contorno con il look da bei tenebrosi e col character design superscontato, ed eccovi a voi uno dei pacchi più grandi che l'animazione giapponese abbia mai esportato. Se poi ci mettiamo una malsana atmosfera shonen ai che pervade l'intero anime, che francamente non è nei miei gusti, ma forse può esserne la salvezza commerciale, visto che tutti i commenti positivi su quest'anime che ho visto erano di ragazze.
Trama: Rokujou Miharu è uno studente delle medie che vive in un suo mondo senza preoccuparsi in alcun modo di niente e di nessuno. Tuttavia, in lui, sopravvive l'ultimo potere di Nabari, "Onnipotente". A causa di questo enorme potere Miharu è conteso da ogni villaggio del mondo di Nabari. Per proteggere Miharu vengono assodati i ninjas del villaggio di Banten: l'insegnante di inglese Kumohira e i due compagni di classe Kouichi e Raimei. Ha così inizio una guerra senza esclusione di colpi.
Commento: Consigliato, perchè? Perchè è una storia meravigliosa, ricca di sentimento e amicizia profonda. Perchè non è la solita storia sui ninja, benchè sia presente anche molta azione.
Perchè i disegni del manga sono stupendi, perchè l'anime è curatissimo, sia dal punto di vista grafico, sia da quello musicale.
In una parola? CONSIGLIATO!
Commento: Consigliato, perchè? Perchè è una storia meravigliosa, ricca di sentimento e amicizia profonda. Perchè non è la solita storia sui ninja, benchè sia presente anche molta azione.
Perchè i disegni del manga sono stupendi, perchè l'anime è curatissimo, sia dal punto di vista grafico, sia da quello musicale.
In una parola? CONSIGLIATO!
Un ragazzino di nome miharu ha dentro di sè una tecnica ninja potentissima. Per ogni villaggio verranno dei ninja a prendersi questa tecnica e, a causa di questo miharu sarà in pericolo di vita, ma sarà protetto dal suo amico Kouichi e dal prof Kumohira (che in realtà sono dei ninja).
Dopo il primo episodio me ne sono subito innamorata! Oltre ad avere delle belle scene nei combattimenti ha un ottima la grafica. A parere mio le sigle di apertura e chiusura sono magnifiche! Non vedo l'ora che esca il prossimo episodio *__*
Dopo il primo episodio me ne sono subito innamorata! Oltre ad avere delle belle scene nei combattimenti ha un ottima la grafica. A parere mio le sigle di apertura e chiusura sono magnifiche! Non vedo l'ora che esca il prossimo episodio *__*