Toushi Gordian
La Tatsunoko, la celebre Casa degli Eroi, diventa famosa negli anni settanta per serie dedicate a super eroi quali Kyashan, Hurricane Polimar, Tekkaman e Gatchaman, che poco hanno a che fare con i robot giganti. Il primo tentativo di affrontare il genere nel 1976, con Godam, è abbastanza pietoso: il Godam è forse il mecha più brutto della storia e storia e personaggi non sono migliori. Nel 1979, la Tatsunoko ci riprova: è la volta di Gordian. In questo caso bisogna dar credito agli autori: invece di ricalcare pedissequamente gli stereotipi del genere, si scelse di puntare più sulla storia e l'ambientazione che sui combattimenti e il mecha design. In questi comparti Gordian non può competere con i suoi predecessori e sia il robot che i mostri nemici non entusiamano. L'unico tocco di originalità nel mecha è l'idea di un robot matrioska composto di tre robot di dimensioni diverse inseriti uno dentro l'altro, permettendo un agganciamento triplo molto scenografico. L'idea non è male ma non è certo sufficiente a tenere in piedi una serie di 73 puntate. A questo si rimedia con una storia parecchio interessante, che si sviluppa con pochi filler e molti cambi di ambientazione (Victor City, la fortezza di Santore, lo spazio). Entrano in gioco via via molti misteri, tra cui antiche civiltà, extraterrestri, cloni, ingegneria genetica e un malvagio avversario, l'immortale Gran Maestro Dokuma.
Si tratta di una storia molto più complessa di quella di un robotico anni settanta tradizionale e ricordo che mi colpì molto all'epoca della mia prima visione (tenete conto che ero un ragazzino). Rivedendola da adulto l'impatto è stato certamente minore, ma considerando il target di pubblico e l'epoca non era certo disprezzabile. L'ambientazione western è a prima vista bislacca (che c'entra con la fantascienza e i robot giganti?), ma nell'insieme funziona.
I personaggi sono adeguati e il chara design - come sempre per le serie Tatsunoko - è molto gradevole (a me piaceva soprattutto Saori, la sorella maggiore di Daigo). Daigo ricorda Actarus di Goldrake e immagino possa piacere al pubblico femminile. È interessante notare che anche Goldrake era vagamente western, ma non c'erano pistoleri e duelli all'ultimo sangue, né il settimo reggimento di cavalleggeri, né indiani di nome Geronimo, che sono invece presenti in Gordian! Personalmente la parte western l'ho ignorata, a me interessava la parte fantascientifica, in particolare il mistero dell'X-tron, la ricerca dello Schermo del Sole, la storia dell'alieno Adam, eccetera. Il finale però è un po' affrettato e sottotono.
Tirando le somme, si tratta di un robotico originale con un buon chara design da consigliare agli amanti della fantascienza vecchio stile. Ottima la sigla italiana.
Si tratta di una storia molto più complessa di quella di un robotico anni settanta tradizionale e ricordo che mi colpì molto all'epoca della mia prima visione (tenete conto che ero un ragazzino). Rivedendola da adulto l'impatto è stato certamente minore, ma considerando il target di pubblico e l'epoca non era certo disprezzabile. L'ambientazione western è a prima vista bislacca (che c'entra con la fantascienza e i robot giganti?), ma nell'insieme funziona.
I personaggi sono adeguati e il chara design - come sempre per le serie Tatsunoko - è molto gradevole (a me piaceva soprattutto Saori, la sorella maggiore di Daigo). Daigo ricorda Actarus di Goldrake e immagino possa piacere al pubblico femminile. È interessante notare che anche Goldrake era vagamente western, ma non c'erano pistoleri e duelli all'ultimo sangue, né il settimo reggimento di cavalleggeri, né indiani di nome Geronimo, che sono invece presenti in Gordian! Personalmente la parte western l'ho ignorata, a me interessava la parte fantascientifica, in particolare il mistero dell'X-tron, la ricerca dello Schermo del Sole, la storia dell'alieno Adam, eccetera. Il finale però è un po' affrettato e sottotono.
Tirando le somme, si tratta di un robotico originale con un buon chara design da consigliare agli amanti della fantascienza vecchio stile. Ottima la sigla italiana.
Se non fosse che è un mecha, si potrebbe benissimo dire che la serie vive solo ed esclusivamente di siparietti comici che tengono testa persino ad un anime appartenente al Time Bokan, vedere per credere, detto questo, comunque, ci facciamo più seri e diciamo che questo anime è ben realizzato, nonostante sia ormai parecchio datato, ha degli elementi che lo rendono unico all'interno della categoria in cui esso è inserito.
Difatti rispetto ad altri automa che si compongono di vari pezzi degli arti e corpo del grande robot che ne viene fuori dopo, qui il grande robot da cui prende il nome l'anime vien fuori inglobando i robot, cioè partendo dal piccolo che viene inserito all'interno del medio che a sua volta si inserisce in quello grande formando l'automa più potente, ma sempre controllato dal pilota presente nel piccolo automa.
E' una particolarità non indifferente per un mecha componibile, in cui solitamente siamo abituati a vedere altre trasformazioni, qui ogni parte acquista un senso e un valore, di cui una non può fare a meno dell'altra nel vero senso della parola, e quindi assistiamo ad una collaborazione sicuramente più forte tra le parti emccaniche, comunque guidate da un ragazzo dai grandi poteri telepatici.
Quindi il richiamo all'unione non viene per caso in questa serie, laddove il ragazzo cerca di ricorrere all'automa più potente solo come ultima risorsa per sconfiggere i nemici, mai prima, e non certo si conosceva il "risparmio energetico", ma era una scelta dovuta a mio avviso più per mantenere il segreto sulle potenti macchine tramandate dallo scienziato che le aveva progettate.
Qui assistiamo anche a prime forme di ologramma nei computer, ovvero che anche se la persona muore o è incapace di interagire con i suoi assistiti, ci riesce per aver collegato i suoi "algoritmi cerebrali" al sistema operativo, in modo tale da poter esserci la continuità della scienza tra chi ha progettato e chi andrà a beneficiarne dell'uso di questi potenti mezzi, un sistema che ritroveremo in altri titoli più importanti col passare degli annio di produzione.
Il tema dominante di questa serie è senza dubbio l'unione, l'unione di telepatie, di cervelli, di robot al servizio dell'umanità e ai fini della sua difesa dagli attacchi alieni, ma principalmente l'unione nel suo significato più ampio, che è poi la chiave morale che l'autore ci mostra con quest'opera, laddove l'unione delle genti unite in uno scopo importante dove il vero progresso è che l'intera collettività umana possa progredire in meglio e lontanop da ogni bramosia di guerra e potere grazie alla partecipazione e all'interesse di tutti, elementi che in un futuro non troppo lontano ci possono essere utili per vivere in civiltà e in armonia senza l'ausilio di chissà quali potenti mezzi robot come ci viene mostrato in questo anime, che sono sì un aiuto, ma nell'intento iniziale quest'opera ci fa anche capire che per istinto l'uomo cerca sempre di difendersi senza aiuti esterni, per un orgoglio che il più delle volte è mal riposto, da qui viene così ripreso il concetto di unione appartenente già ad un vecchio proverbio mai banale, ovvero "l'unione fa la forza".
Difatti rispetto ad altri automa che si compongono di vari pezzi degli arti e corpo del grande robot che ne viene fuori dopo, qui il grande robot da cui prende il nome l'anime vien fuori inglobando i robot, cioè partendo dal piccolo che viene inserito all'interno del medio che a sua volta si inserisce in quello grande formando l'automa più potente, ma sempre controllato dal pilota presente nel piccolo automa.
E' una particolarità non indifferente per un mecha componibile, in cui solitamente siamo abituati a vedere altre trasformazioni, qui ogni parte acquista un senso e un valore, di cui una non può fare a meno dell'altra nel vero senso della parola, e quindi assistiamo ad una collaborazione sicuramente più forte tra le parti emccaniche, comunque guidate da un ragazzo dai grandi poteri telepatici.
Quindi il richiamo all'unione non viene per caso in questa serie, laddove il ragazzo cerca di ricorrere all'automa più potente solo come ultima risorsa per sconfiggere i nemici, mai prima, e non certo si conosceva il "risparmio energetico", ma era una scelta dovuta a mio avviso più per mantenere il segreto sulle potenti macchine tramandate dallo scienziato che le aveva progettate.
Qui assistiamo anche a prime forme di ologramma nei computer, ovvero che anche se la persona muore o è incapace di interagire con i suoi assistiti, ci riesce per aver collegato i suoi "algoritmi cerebrali" al sistema operativo, in modo tale da poter esserci la continuità della scienza tra chi ha progettato e chi andrà a beneficiarne dell'uso di questi potenti mezzi, un sistema che ritroveremo in altri titoli più importanti col passare degli annio di produzione.
Il tema dominante di questa serie è senza dubbio l'unione, l'unione di telepatie, di cervelli, di robot al servizio dell'umanità e ai fini della sua difesa dagli attacchi alieni, ma principalmente l'unione nel suo significato più ampio, che è poi la chiave morale che l'autore ci mostra con quest'opera, laddove l'unione delle genti unite in uno scopo importante dove il vero progresso è che l'intera collettività umana possa progredire in meglio e lontanop da ogni bramosia di guerra e potere grazie alla partecipazione e all'interesse di tutti, elementi che in un futuro non troppo lontano ci possono essere utili per vivere in civiltà e in armonia senza l'ausilio di chissà quali potenti mezzi robot come ci viene mostrato in questo anime, che sono sì un aiuto, ma nell'intento iniziale quest'opera ci fa anche capire che per istinto l'uomo cerca sempre di difendersi senza aiuti esterni, per un orgoglio che il più delle volte è mal riposto, da qui viene così ripreso il concetto di unione appartenente già ad un vecchio proverbio mai banale, ovvero "l'unione fa la forza".
Serie che si distacca un po' dalle altre per il mecha e perché Daigo è più che un pilota per i robot. Un po' come in "Tekkaman", che però non definirei proprio una serie robotica. Altra cosa interessante è che la trama, a mano a mano, evolve su più fronti mentre invece di solito per la maggior parte le puntate sono più che altro auto-conclusive e ci sono evoluzioni in meno punti.
La trama è decisamente coinvolgente e tratta un tema molto attuale. Certo, un'economia di mezzi realizzativi si nota visto che ad esempio in montagna i personaggi vanno vestiti con i soliti abiti leggeri e non con cappotti!
<b>[ATTENZIONE! SPOILER]</b>
Una cosa che non mi è piaciuta tanto poi è come l'immarcescibile Dokuma viene sconfitto e cioè grazie ad un'intelligenza superiore che lo fa schiattare in due secondi! Ma come? È scampato a tutto e me lo fanno perire così? Mah!
Avrei preferito comunque un combattimento coinvolgente alla fine.
La trama è decisamente coinvolgente e tratta un tema molto attuale. Certo, un'economia di mezzi realizzativi si nota visto che ad esempio in montagna i personaggi vanno vestiti con i soliti abiti leggeri e non con cappotti!
<b>[ATTENZIONE! SPOILER]</b>
Una cosa che non mi è piaciuta tanto poi è come l'immarcescibile Dokuma viene sconfitto e cioè grazie ad un'intelligenza superiore che lo fa schiattare in due secondi! Ma come? È scampato a tutto e me lo fanno perire così? Mah!
Avrei preferito comunque un combattimento coinvolgente alla fine.
Gordian è una delle tante serie robotiche che ricordo con piacere. Come gran parte della produzione anni 80, i 73 episodi risultano un po' troppi e quindi eccessivi, anche perché ogni puntata è autoconclusiva, non lasciando quindi lo spettatore con la suspence e la voglia di sapere cosa avvenga dopo. Il tutto, dunque, non deve essere visto senza troppe pretese. Il robottone Gordian mantiene però quella sua originalità che ancora oggi lo contraddistingue. Infatti, contrariamente a molti suoi "colleghi" non subisce trasformazioni nè è frutto di agganciamenti di vari mezzi. La sua caratteristica è quella di essere 3 robots in uno, come ricorda anche la sigla di apertura.
Caspita quanto mi piaceva Gordian!!! Una vera serie cult degli anni'80. Credo che sia stata una di quelle poche serie robotiche che ho seguito con interesse! Ricordo l'ambientazione tipica del far west. Scleravo solo all'idea di vederlo. I disegni erano davvero fantastici e la trama inoltre, nonostante mantenga una forma prevalentemente occasionale, presenta molti colpi di scena a dir poco sorprendenti. Gordian è secondo me una serie davvero ben fatta che rivedrei ancora oggi.
Originale l'ambientazione: un pianeta con l'aspetto del "Far West! con tanto di indiani! E anche il robot a matrioska: sono tre robot di dimensioni diverse che si inseriscono uno dentro l'altro.
La storia parte in modo anomalo, il protagonista sembra uscito da un film di Sergio Leone... o da qualsiasi "spaghetti western", si sviluppa secondo il rodato schema in cui in ogni episodio compare un mostro nuovo, con qualche colpo di genio e uno sviluppo veramente inatteso...
Ora i disegni possono far sorridere, così come alcune situazioni e alcuni personaggi (abbigliati in modo che oggi risulta alluncinante) ma era la moda di allora, e questa serie spiccava sulle altre almeno per proporre idee originali senza rendere il risultato troppo pesante (Baldios docet).
Carino... e da riscoprire.
La storia parte in modo anomalo, il protagonista sembra uscito da un film di Sergio Leone... o da qualsiasi "spaghetti western", si sviluppa secondo il rodato schema in cui in ogni episodio compare un mostro nuovo, con qualche colpo di genio e uno sviluppo veramente inatteso...
Ora i disegni possono far sorridere, così come alcune situazioni e alcuni personaggi (abbigliati in modo che oggi risulta alluncinante) ma era la moda di allora, e questa serie spiccava sulle altre almeno per proporre idee originali senza rendere il risultato troppo pesante (Baldios docet).
Carino... e da riscoprire.
Serie robotica di grande successo negli anni '80 in Italia prodotta dalla Tatsunoko. Il character design infatti è molto simile a quello degli altri prodotti dalla stessa casa in quel periodo (Gatchaman, Tekkaman, Yattaman etc.). La trama inizia in un modo che somiglia molto al nagaiano Jeeg. Il padre del protagonista infatti, viene gravemente ferito da un uomo misterioso ma subito prima di morire riesce a trasferire la sua coscienza all'interno di un supercomputer custodito nei sotterranei della fortezza di Santori e da lì rivela al giovane e ribelle figlio Daigo che il suo destino è quello di pilotare il potentissimo robot multiplo Gordian contro i crudeli Madokter che cercano di conquistare la terra.
Il target era da intendersi per un pubblico piuttosto giovane ma devo dire che l'idea del super-robot "matrioska" era davvero azzeccata. La trama inoltre, per quanto mantenga una struttura sostanzialmente episodica, presenta molti colpi di scena ed una evoluzione sorprendente. Se deciderete di guardarlo, cercate di farlo con gli occhi di un bambino tra i 6 e i 12 anni. Capirete che Gordian era un anime davvero ben fatto ed appassionante.
Il target era da intendersi per un pubblico piuttosto giovane ma devo dire che l'idea del super-robot "matrioska" era davvero azzeccata. La trama inoltre, per quanto mantenga una struttura sostanzialmente episodica, presenta molti colpi di scena ed una evoluzione sorprendente. Se deciderete di guardarlo, cercate di farlo con gli occhi di un bambino tra i 6 e i 12 anni. Capirete che Gordian era un anime davvero ben fatto ed appassionante.