Arrivano i Super Boys
Ok, ok, stiamo parlando di un anime del lontano 1970, le moderne tecniche di animazione e doppiaggio non erano raggiungibili neanche con la fantasia. Pienamente giustificabile per quei tempi ma, pur tenendo bene a mente quanto appena scritto, il livello tecnico di questo prodotto risulta essere a dir poco osceno, quasi sull'ordine dell'inguardabile.
Le animazioni sono poche e pessime, i fondali spesso inesistenti e comunque scarni all'inverosimile, neanche il doppiaggio si salva da questa ecatombe. Non ho avuto modo di sentire la versione giapponese (sarà stata senza ombra di dubbio migliore), ma quella italiana era veramente scandalosa, se non fosse per le voci - scialbe -, quantomeno per il "timing".
I vecchi nostalgici penseranno di me che sia uno dei tanti giovani d'oggi incapaci di rendere merito aduna pietra miliare del passato, ma la realtà dei fatti è ben diversa. Quest'anime venne alla luce ben 7 anni prima della nascita del sottoscritto e ricordo di averlo seguito durante l'infanzia ma, in mezzo a tante altre opere ben più valide, faceva davvero fatica (già a suo tempo) a destare la mia attenzione. C'erano tanti altri anime di quel periodo che, pur non potendo ovviamente raggiungere livelli tecnici di un certo livello, riuscivano a compensare le carenze tecniche con interessantissime trovate narrative.
Non è certo il caso di quest'anime. Andando a prendere in considerazione i dialoghi e la caratterizzazione dei personaggi quest'opera precipita tanto in basso da oltrepassare il fondo.
"Holly e Benji" ha tutt'altro feeling e regala tutt'altro genere di coinvolgimento, seppur "giustamente" criticato per via di numerose azioni prive della benché minima verosimiglianza.
In quest'opera non abbiamo, ovviamente, vista l'età, altrettanta pulizia grafica, troviamo delle animazioni pessime, un comparto audio indecente e per finire, come ciliegina sulla torta, le partite di calcio vere e proprie ci regalano più o meno le stesse azioni surreali e quasi comiche che tanto vengono criticate anche in "Capitan Tsubasa", solo che qui sono rappresentate peggio e ancora più marcatamente. Acrobazie inverosimili, reti che si sfondano manco fossero fatte con lo zucchero filato, ripetute trottole su se stessi prima di calciare il pallone o dopo una parata, traiettorie e dinamiche tali da fare pensare a una palla teleguidata, ci sono tutta una serie di elementi a dir poco ridicoli.
A volere esser particolarmente generosi e sforzandosi di cercare almeno un pregio, va reso merito a questo titolo di essere stato il precursore dell'animazione giapponese a sfondo calcistico.
Ci ha provato e purtroppo i risultati sono stati questi. Imbarazzante.
Le animazioni sono poche e pessime, i fondali spesso inesistenti e comunque scarni all'inverosimile, neanche il doppiaggio si salva da questa ecatombe. Non ho avuto modo di sentire la versione giapponese (sarà stata senza ombra di dubbio migliore), ma quella italiana era veramente scandalosa, se non fosse per le voci - scialbe -, quantomeno per il "timing".
I vecchi nostalgici penseranno di me che sia uno dei tanti giovani d'oggi incapaci di rendere merito aduna pietra miliare del passato, ma la realtà dei fatti è ben diversa. Quest'anime venne alla luce ben 7 anni prima della nascita del sottoscritto e ricordo di averlo seguito durante l'infanzia ma, in mezzo a tante altre opere ben più valide, faceva davvero fatica (già a suo tempo) a destare la mia attenzione. C'erano tanti altri anime di quel periodo che, pur non potendo ovviamente raggiungere livelli tecnici di un certo livello, riuscivano a compensare le carenze tecniche con interessantissime trovate narrative.
Non è certo il caso di quest'anime. Andando a prendere in considerazione i dialoghi e la caratterizzazione dei personaggi quest'opera precipita tanto in basso da oltrepassare il fondo.
"Holly e Benji" ha tutt'altro feeling e regala tutt'altro genere di coinvolgimento, seppur "giustamente" criticato per via di numerose azioni prive della benché minima verosimiglianza.
In quest'opera non abbiamo, ovviamente, vista l'età, altrettanta pulizia grafica, troviamo delle animazioni pessime, un comparto audio indecente e per finire, come ciliegina sulla torta, le partite di calcio vere e proprie ci regalano più o meno le stesse azioni surreali e quasi comiche che tanto vengono criticate anche in "Capitan Tsubasa", solo che qui sono rappresentate peggio e ancora più marcatamente. Acrobazie inverosimili, reti che si sfondano manco fossero fatte con lo zucchero filato, ripetute trottole su se stessi prima di calciare il pallone o dopo una parata, traiettorie e dinamiche tali da fare pensare a una palla teleguidata, ci sono tutta una serie di elementi a dir poco ridicoli.
A volere esser particolarmente generosi e sforzandosi di cercare almeno un pregio, va reso merito a questo titolo di essere stato il precursore dell'animazione giapponese a sfondo calcistico.
Ci ha provato e purtroppo i risultati sono stati questi. Imbarazzante.
<b>ATTENZIONE! CONTIENE SPOILER!</b>
Spesso si tende a confondere o ad associare la pietra miliare e il capolavoro, senza accorgersi che raramente i due termini coincidono. Questo è solo uno dei numerosi casi in cui l'aspetto artistico impallidisce di fronte alla portata storica, sebbene questa, nell'immaginario collettivo, sia oscurata dal ben più noto Capitan Tsubasa.
L'anime è tanto datato a livello grafico, con animazioni poverissime in funzione di un tratto a dir poco grezzo e sporco, quanto più efficace a rendere palpabile l'atmosfera post-bellica, con tutti quei fondali scarni, tra terreni sterili e scuole appena cementate resi paradossalmente più tetri e vuoti dalla costante del tramonto.
Superato l'aspetto tecnico, i primi reali limiti del prodotto si manifestano nel clamoroso appiattimento dei personaggi. Come dimenticare l'arroganza e il cinico umorismo di Shingo, l'austerità beffarda di Mazuki, la furia cieca di Oyra, la pseudo-saggezza del padre adottivo di Tamai e l'irritante presenza di Ryoko. Tutte caratteristiche soppresse nel giro di una decina di episodi, dopo i quali Shingo si sottomette con una riverenza inspiegabile a Mazuki, Oyra si trasforma in una spalletta debole e sensibile, Mazuki interviene solo per divulgare massime e Ryoko, dopo il lifting, perde completamente di rilievo.
Anche il ritmo della sceneggiatura cala inaspettatamente d'intensità, tanto che, chiuse le memorabili parentesi dei fratelli Kamioka e della frattura e rispettiva crisi di Shingo, la visione prosegue soltanto per conoscere il paio di nuovi colpi segreti e allenamenti speciali, che quantomeno strappano quattro risate in compagnia. Complice di questo declino è anche lo scarso carisma - in antitesi al notevole impatto iconografico, per esempio i trascuratissimi gemelli sono divenuti soggetto d'imitazione - degli avversari e successivi compagni di squadra. Tanto che, se si escludono i Kamioka, nessuno è stato sviluppato, sotto il profilo psicologico, in maniera tale da affezionarsi a loro.
Rimane comunque intatto e impresso lo spirito antisportivo delle prime puntate, in cui si mostra una visione del calcio nipponica creativa, anarchica e narcisista. Visione che, da antisportivo quale sono, ho sempre adorato.
Concludendo, Arrivano i Super Boys è una produzione mediocre che funge da antenato, è fondamentale per la memoria storica più di una qualsiasi altra produzione anni luce più curata. E questo fa e deve fare riflettere.
Spesso si tende a confondere o ad associare la pietra miliare e il capolavoro, senza accorgersi che raramente i due termini coincidono. Questo è solo uno dei numerosi casi in cui l'aspetto artistico impallidisce di fronte alla portata storica, sebbene questa, nell'immaginario collettivo, sia oscurata dal ben più noto Capitan Tsubasa.
L'anime è tanto datato a livello grafico, con animazioni poverissime in funzione di un tratto a dir poco grezzo e sporco, quanto più efficace a rendere palpabile l'atmosfera post-bellica, con tutti quei fondali scarni, tra terreni sterili e scuole appena cementate resi paradossalmente più tetri e vuoti dalla costante del tramonto.
Superato l'aspetto tecnico, i primi reali limiti del prodotto si manifestano nel clamoroso appiattimento dei personaggi. Come dimenticare l'arroganza e il cinico umorismo di Shingo, l'austerità beffarda di Mazuki, la furia cieca di Oyra, la pseudo-saggezza del padre adottivo di Tamai e l'irritante presenza di Ryoko. Tutte caratteristiche soppresse nel giro di una decina di episodi, dopo i quali Shingo si sottomette con una riverenza inspiegabile a Mazuki, Oyra si trasforma in una spalletta debole e sensibile, Mazuki interviene solo per divulgare massime e Ryoko, dopo il lifting, perde completamente di rilievo.
Anche il ritmo della sceneggiatura cala inaspettatamente d'intensità, tanto che, chiuse le memorabili parentesi dei fratelli Kamioka e della frattura e rispettiva crisi di Shingo, la visione prosegue soltanto per conoscere il paio di nuovi colpi segreti e allenamenti speciali, che quantomeno strappano quattro risate in compagnia. Complice di questo declino è anche lo scarso carisma - in antitesi al notevole impatto iconografico, per esempio i trascuratissimi gemelli sono divenuti soggetto d'imitazione - degli avversari e successivi compagni di squadra. Tanto che, se si escludono i Kamioka, nessuno è stato sviluppato, sotto il profilo psicologico, in maniera tale da affezionarsi a loro.
Rimane comunque intatto e impresso lo spirito antisportivo delle prime puntate, in cui si mostra una visione del calcio nipponica creativa, anarchica e narcisista. Visione che, da antisportivo quale sono, ho sempre adorato.
Concludendo, Arrivano i Super Boys è una produzione mediocre che funge da antenato, è fondamentale per la memoria storica più di una qualsiasi altra produzione anni luce più curata. E questo fa e deve fare riflettere.
Ho sempre odiato gli anime sul calcio, ma questa serie fa eccezione!
La storia vede come protagonista un giovane liceale che vuole raggiungere l'obiettivo di diventare un grande calciatore. A differenza di Holly e Benji, qui i protagonisti, gli allenamenti e le partite dovevano veramente sudarsele e guadagnarsele grazie alla loro forza e al grande spirito di sacrificio che avevano nell'affrontare le cose.
L'emblema che mette in risalto la serie è, senza dubbio, il potere della volontà che permette, a costo di duri sacrifici, di arrivare a ciò che si vuole. Assolutamente da vedere!
La storia vede come protagonista un giovane liceale che vuole raggiungere l'obiettivo di diventare un grande calciatore. A differenza di Holly e Benji, qui i protagonisti, gli allenamenti e le partite dovevano veramente sudarsele e guadagnarsele grazie alla loro forza e al grande spirito di sacrificio che avevano nell'affrontare le cose.
L'emblema che mette in risalto la serie è, senza dubbio, il potere della volontà che permette, a costo di duri sacrifici, di arrivare a ciò che si vuole. Assolutamente da vedere!
La vera alternativa nonché il predecessore del più famoso Holly e benji, la cui serie è concentrata però al contrario di ciò che si vede in Tsubasa e co.
Qui abbiamo a che fare con un ragazzo di indole ribelle e a volte rinunciataria che riesce a farsi strada nel calcio seguendo di più forme di disciplina e rigidi schemi, che in principio mal riusciva a conciliare.
Ma in effetti la trama si concentra proprio su questo, ovvero anche nella realtà abbiamo a che fare con gente che va contro ogni tipo di regola, trasgredendo in piena regola, o fare delle eccezioni per non rispettarle, per qualche proprio credo o con un potere che è stato conferito e del quale se ne fa arbitrario uso.
Arbitrarietà e abuso di spiccate doti e ritenere di saperle usare per il meglio non significa quasi mai avere del talento e usarlo solo per scopi personali, ma mettere a disposizione la propria bravura negli interessi di una collettività giusta, che ne riconosce il valore e la dedizione di chi ha tali doti, per cui vale il proverbio "chi si vanta da solo... "
Bene, è nel caso specifico proprio nel protagonista della serie, che quasi mai crede nella parola gioco di squadra, ritenendo che le sue qualità il più delle volte siano superiori del medesimo gioco, quando in realtà capirà che non è così.
E' come se assistere ad un Mark lenders assoluto protagonista che mai potrà diventare come holly, pieno di sportività, oltre che di talento e ottima individualità, lo sport di squadra solitamente aiuta ad avvicinare più della diplomazia politica, e questo è un insegnamento molto profondo che vuol lasciarci questo cartone un po' povero nei disegni, ma comunque dal suo bel fascino.
Qui abbiamo a che fare con un ragazzo di indole ribelle e a volte rinunciataria che riesce a farsi strada nel calcio seguendo di più forme di disciplina e rigidi schemi, che in principio mal riusciva a conciliare.
Ma in effetti la trama si concentra proprio su questo, ovvero anche nella realtà abbiamo a che fare con gente che va contro ogni tipo di regola, trasgredendo in piena regola, o fare delle eccezioni per non rispettarle, per qualche proprio credo o con un potere che è stato conferito e del quale se ne fa arbitrario uso.
Arbitrarietà e abuso di spiccate doti e ritenere di saperle usare per il meglio non significa quasi mai avere del talento e usarlo solo per scopi personali, ma mettere a disposizione la propria bravura negli interessi di una collettività giusta, che ne riconosce il valore e la dedizione di chi ha tali doti, per cui vale il proverbio "chi si vanta da solo... "
Bene, è nel caso specifico proprio nel protagonista della serie, che quasi mai crede nella parola gioco di squadra, ritenendo che le sue qualità il più delle volte siano superiori del medesimo gioco, quando in realtà capirà che non è così.
E' come se assistere ad un Mark lenders assoluto protagonista che mai potrà diventare come holly, pieno di sportività, oltre che di talento e ottima individualità, lo sport di squadra solitamente aiuta ad avvicinare più della diplomazia politica, e questo è un insegnamento molto profondo che vuol lasciarci questo cartone un po' povero nei disegni, ma comunque dal suo bel fascino.
Nonostante l'età e' un anime attualissimo. La caratterizzazione dei personaggi è superba. Rispetto a holly e Benji che è un opera, direi, per "bambini" piena solo di effetti speciali, la caratterizzazione dei personaggi di quest'opera è eccelsa. Shingo Tamai e Kamioka Go sono delle teste calde, ma all'epoca in Giappone il calcio era sconosciuto e praticato essenzialmente per strada. Nonostante l'età lo vedo attualissimo e molto intelligente. Per l'epoca una vera e propria opera d'arte. Unica pecca secondo me sono le tecniche troppo surreali (palloni che si fermano in aria, strani effetti delle traiettorie ecc.) che lo rendono troppo simile ai banali anime attuali come Holly e Benji. CONSIGLIO TUTTI DI VEDERLO, se piace il genere sportivo non puo' che piacere questo.
Gli sport sono sempre difficili da riportare su carta o grazie agli anime sugli schermi di casa nostra per il fatto solo di riuscire a far distinguere in modo netto agli spettatori chi è scarso, chi è bravo, chi è un campione o chi è un vero fuoriclasse ed ecco spiegato il mistero dei tiri impossibili con allenamenti altrettanto impossibili. Questo cartone coinvolse tutti i ragazzini dell'epoca e bisogna ricordare che non tutti possedevano la TV figuriamoci quella a colori diconseguenza i mezzi di comunicazione erano più limitati per la massa. Vi assicuro che Holly e Benji possono solo portare le borse ai corrispettivi antagonisti per quanto riguarda i ruoli a Shingo Tamai e kamioca Joe! Misugi-Jamagata-Santos Vs Lenders-gemelli Derrick? Non c'è partita.
P.s.ogni personaggio ha davvero una propria personalità e ciò lo rende unico durante tutta la serie. Guardatelo anche se retrò! Come disse Camoranesi Platini portava la borsa a Maradona... grazie German per lo spunto!
P.s.ogni personaggio ha davvero una propria personalità e ciò lo rende unico durante tutta la serie. Guardatelo anche se retrò! Come disse Camoranesi Platini portava la borsa a Maradona... grazie German per lo spunto!
Dimenticatevi "Holly e Benji"! La storia di Shingo Tamai e della sua squadra è molto più cattiva e brutale. Il protagonista è una arrogante testa calda nel vero senso dei termini, lontanissimo dai buoni sentimenti di Tsubasa & co.
Questo anime porta su di sé dal punto di vista tecnico tutti i segni dell'età eppure devo dire che nonostante tutto il character ha ancora la sua personalità. L'impressione generale è che si dà a questo sport un "feeling" fatto di fango e fatica molto più di quanto non abbiano fatto i successivi anime calcistici. Sarà che il calcio ha impiegato molti anni per diventare lo sport milionario e fantascientifico che è oggi. Negli anni '70 in Giappone, invece, il calcio era ancora uno sport per rozzi energumeni che sul campo (e fuori) se le davano di santa ragione.
Ad ogni modo anche qui si vedono cose abbastanza ridicole ma che ai giovani spettatori piacevano: palloni diventare ovali, gambe e reti sfondate a pallonate e così via. Imperdibile per i nostalgici. Per gli altri... mah... buttategli un occhio... chissà... potrebbe persino piacervi!
Questo anime porta su di sé dal punto di vista tecnico tutti i segni dell'età eppure devo dire che nonostante tutto il character ha ancora la sua personalità. L'impressione generale è che si dà a questo sport un "feeling" fatto di fango e fatica molto più di quanto non abbiano fatto i successivi anime calcistici. Sarà che il calcio ha impiegato molti anni per diventare lo sport milionario e fantascientifico che è oggi. Negli anni '70 in Giappone, invece, il calcio era ancora uno sport per rozzi energumeni che sul campo (e fuori) se le davano di santa ragione.
Ad ogni modo anche qui si vedono cose abbastanza ridicole ma che ai giovani spettatori piacevano: palloni diventare ovali, gambe e reti sfondate a pallonate e così via. Imperdibile per i nostalgici. Per gli altri... mah... buttategli un occhio... chissà... potrebbe persino piacervi!