Inazuma Eleven
"Inazuma Eleven" è nato come un videogioco di calcio per Nintendo DS da cui poi sono stati derivati sia l’anime che il manga che tutti noi conosciamo.
La storia gira intorno alla squadra di calcio della “Raimon Jr.”, composta da 7 giocatori, tra cui il protagonista Mark Evans, nipote del deceduto allenatore della vecchia Inazuma Eleven, e colui che è destinato a far cambiare il futuro di questa decadente scuola.
Spettacolare la caratterizzazione del protagonista il quale, grazie alla sua grande motivazione, riesce a far nascere la passione del calcio non solo in tutti coloro che saranno i nuovi membri della squadra, ma anche in noi che lo guardiamo da casa. Oltre al nostro capitano, è molto importante anche la storia della punta di attacco dello schema Raimon: Axel Blaze, una storia che purtroppo gli farà perdere ogni motivazione di giocare. Sarà proprio Mark, grazie alle sue insistenti richieste e al suo spirito combattivo, a convincerlo a fargli prendere parte della squadra e a dar inizio alla storia che appassionerà i fan.
Quest’anime di calcio è molto differente da tutti quelli che noi conosciamo, a causa della presenza di molta fantascienza: i nostri giocatori utilizzeranno delle tecniche speciali che riusciranno a potenziare gli attacchi e le difese contro le varie squadre apparentemente imbattibili che i nostri giocatori affronteranno.
L’anime riuscirà a farvi provare emozioni mai provate prima, facendovi assistere continuamente a diverse prove che la Raimon dovrà affrontare per riuscire ad arrivare alla “vetta”.
Consiglio quest’anime a tutti i fan degli anime spokon (sportivi) e anche a tutti coloro che hanno voglia di cambiare genere e di dedicarsi a uno differente che ha appassionato molti, me compreso.
La storia gira intorno alla squadra di calcio della “Raimon Jr.”, composta da 7 giocatori, tra cui il protagonista Mark Evans, nipote del deceduto allenatore della vecchia Inazuma Eleven, e colui che è destinato a far cambiare il futuro di questa decadente scuola.
Spettacolare la caratterizzazione del protagonista il quale, grazie alla sua grande motivazione, riesce a far nascere la passione del calcio non solo in tutti coloro che saranno i nuovi membri della squadra, ma anche in noi che lo guardiamo da casa. Oltre al nostro capitano, è molto importante anche la storia della punta di attacco dello schema Raimon: Axel Blaze, una storia che purtroppo gli farà perdere ogni motivazione di giocare. Sarà proprio Mark, grazie alle sue insistenti richieste e al suo spirito combattivo, a convincerlo a fargli prendere parte della squadra e a dar inizio alla storia che appassionerà i fan.
Quest’anime di calcio è molto differente da tutti quelli che noi conosciamo, a causa della presenza di molta fantascienza: i nostri giocatori utilizzeranno delle tecniche speciali che riusciranno a potenziare gli attacchi e le difese contro le varie squadre apparentemente imbattibili che i nostri giocatori affronteranno.
L’anime riuscirà a farvi provare emozioni mai provate prima, facendovi assistere continuamente a diverse prove che la Raimon dovrà affrontare per riuscire ad arrivare alla “vetta”.
Consiglio quest’anime a tutti i fan degli anime spokon (sportivi) e anche a tutti coloro che hanno voglia di cambiare genere e di dedicarsi a uno differente che ha appassionato molti, me compreso.
"Inazuma Eleven", ovvero la commercialata che, dopo tanti falsi eredi di "Captain Tsubasa" (alcuni tratti pure da opere dallo stesso autore), prende inaspettatamente il trono vacante e lo modernizza, diventando per quanto possibile il nuovo punto di riferimento per generazioni che non potrebbero scendere altrettanto a patti con l'ormai evidente vecchiaia delle creature di Yoichi Takahashi.
Se c'è una cosa che in tv non sono mancati negli ultimi trent'anni, sono gli anime sportivi e quelli tratti da prodotti di merchandising, siano essi videogiochi, fumetti, giocattoli. Esempi più noti? "Automodelli - Dash Yonkuro", "Let's & Go", "Pokemon", "Yu-Gi-Oh", "Monster Rancher", "MegaMan NT Warrior (Battlenetwork/Star Force)", "Digimon", "Medarot", "Bakuga"n," Little Battle Experience", tutti aventi il medesimo scopo, promuovere ed espandere il mercato degli affari. Tra le società recenti che più di tutte hanno sposato questa filosofia, troviamo certamente la popolare Level-5, casa che dopo aver preso ad esempio la veterana GemeFreak (con una deriva spremitrice alla Capcom) ha fatto poi dell'animazione e soprattutto della localizzazione dei propri prodotti, in barba alla diffidenza tipicamente nipponica, il proprio fiore all'occhiello.
Quello che normalmente contraddistingue tali prodotti pubblicitari è di solito un protagonista dalla capigliatura tesa, colorata e accessoriata in modo particolarmente vistoso, una spalla comica la cui pancia è in contrapposizione con la materia grigia, un mezzo di comunicazione/controllo dei propri avatar (orologi, telecomandi, telefonini, mini-computer), la morale dell'amicizia e fiducia in ogni episodio, l'invincibilità, trame assurde fatte di poteri occulti e aspiranti dittatori ricchissimi (senza delitti e armi vere) e dulcis in fundo un comparto tecnico, se non disastroso, quantomeno medio-basso.
Ovviamente, ogni produzione (e stagione) migliora e peggiora alcuni aspetti, ma sono di solito una percentuale minore quelle (come "Digimon" e "Monster Rancher") a mantenere un livello generale dignitoso per i loro tempi. "Inazuma Eleven" per fortuna si aggrega ad essi, con un character design piacevole e un'animazione fluida, ma senza tentare di sfuggire alla regola della trama demente di derivazione Sentai e della stramberia visiva, ma anzi estendendo il tutto per renderlo quasi un pregio.
Il motivo per cui l'ho precedentemente definito l'erede di "Captain Tsubasa", vecchio spokon con eventi decisamente più... "modesti", non è per la semplice tematica calcistica che li accomuna, e nemmeno per il successo generale che, comunque, nel caso di "Inazuma" difficilmente potrà subissare il numero di generazioni cresciute a suon di catapulte galattiche, tiri del falco e della tigre. No! A metterli sullo stesso piano è il non prendersi troppo sul serio. "Captain Tsubasa", del resto, pur appartenendo ai manga basati sul miglioramento personale tramite lo sport, non cercava di prendersi troppo sul serio. Infatti, Holly/Tsubasa, come i futuri protagonisti dei prodotti più commerciali, era un combattente eternamente allegro e mosso da pura passione, senza motivi di rivalsa e rivalità, non aveva ormoni e desideri umani, i problemi altrui di povertà, stabilità familiare e di salute erano solo accennati e i giocatori, spesso capitani, quando non saltavano dieci metri o non si ferivano a morte pure per una partitella amichevole, erano, pur limitatamente, in possesso di tiri fuori dal comune, capaci di percorrere grandissime distanze, fare solchi nel terreno, bucare reti e incrinare anche i muri. Si può dire che "Tsubasa" fosse l'anello di congiunzione più famoso tra due prodotti e generazioni differenti, quella seria del dopoguerra e quella serena del boom economico. "Inazuma", figlio dei moderni tempi dell'elettronica, dei registi trash, del marketing rincitrullente e del consumismo sfrenato, potrebbe tranquillamente permettersi ogni cosa, eppure prende umilmente spunto dal veterano degli anni Ottanta, offrendo piccole e chiare citazioni, come il sogno del brasile di Bobby ed Erik, la tecnica del trampolino ispirata ai gemelli Derrik ed amplificando l'aspetto energico-spirituale dei tiri, con effetti anche comici, come fossero in un certo senso proprio dei giochi fantasiosi tra bimbi, piuttosto che dei veri tornei scolastici a cui, in effetti, non importerebbe a nessuno, all'infuori dei genitori dei partecipanti, ovviamente.
Essendo un prodotto indirizzato ad una fascia prettamente giovane, non mancano difetti di coerenza, come lo spiare le altre squadre per poi far loro la ramanzina quando lo si subisce, il criticare un giocatore che è fuggito dai guai una volta quando uno dei denigratori è per nove puntate su dieci il re dei piagnoni demotivanti, vedere un servilismo spaventatissimo tra i cattivi minori a cui nonostante le minacce non succede niente, oppure il prendere in giro la squadra Otaku quando dai protagonisti più volte viene proclamata la sportività, l'impegno e mostrato a scopo pubblicitario il Nintendo DS funzionante tra gli spogliato. Infine, ma non per importanza, l'immancabile cambio di allineamento, a volte senza nemmeno la classica morale del Gary-Stu a capo dei buoni, ma quasi spontaneamente, senza che vi siano preventivamente puntate dedicate al personaggio in questione (tipo Bobby e Jude).
Insomma, "Inazuma" non è perfetto, affatto. Esagerato, infantile ed incoerente, eppure... Riuscendo a spegnere il cervello o meglio ancora, riuscendo a prendere come un lato comico alcuni discorsi e situazioni da facepalm, può intrattenere bene anche gli spettatori più grandicelli grazie ad una serie di elementi e di mescolanze ben curate. Andando avanti con la visione, le situazioni e l'entità dei nemici prevedibilmente si esasperano come da tradizione, specie nella successiva stagione "Go", ma, in ogni caso... Questo folle derivato dell'altrettanto folle videogioco portatile è senza ombra di dubbio il prodotto calcistico più piacevole che si sia visto da anni, nonostante buoni tentativi di successione con prodotti leggermente più seri come "Hungry Heart/La squadra del cuore", "Ashita" e "Free Kick/ Forza Campioni" o "Aoki Densetsu Shoot/ Alè Alè Alè Oh Oh" (fa male anche solo scriverlo, un titolo così).
Personalmente, mi sono approcciato alla saga con ritardo e moltissima diffidenza, recuperando, per prima cosa, sulla piattaforma successiva (3DS), i primi due videogiochi da cui è tratto il cartone. Benché, come Megaman insegna, la qualità tra prodotti diversi di solito non è allineata, il titolo Level-5, sorprendendomi per la funzionalità del pennino, per la cura tecnica generale e per il forte taglio televisivo dei capitoli, mi ha convinto a dare all'anime almeno una chance. Da questo punto di vista, la "trama" mi era quindi stata già bella che spoilerata, ma ho seguito senza problemi la visione della prima stagione, divertendomi per certi versi anche di più nel ritrovare le mille tecniche e facce da schiaffi affrontate più volte nelle cartucce videoludiche.
Commerciale e per ragazzini fino al midollo, ma molto più curato del 90% dei suoi fratelli. Lo consiglierei a chi mi chiedesse un anime sportivo, perché personaggi e confezione compensano i difetti. Da spettatore ormai grande, nostalgico e incontentabile, mi chiedo se vedremo un giorno anche eredi spirituali per il tarchiato Lotti ("Ashita Tenki ni Nare") e il buon Sampei, di sicuro qualche prodotto valido sarà stato creato in tutto questo tempo e male non farebbe alla varietà.
Se c'è una cosa che in tv non sono mancati negli ultimi trent'anni, sono gli anime sportivi e quelli tratti da prodotti di merchandising, siano essi videogiochi, fumetti, giocattoli. Esempi più noti? "Automodelli - Dash Yonkuro", "Let's & Go", "Pokemon", "Yu-Gi-Oh", "Monster Rancher", "MegaMan NT Warrior (Battlenetwork/Star Force)", "Digimon", "Medarot", "Bakuga"n," Little Battle Experience", tutti aventi il medesimo scopo, promuovere ed espandere il mercato degli affari. Tra le società recenti che più di tutte hanno sposato questa filosofia, troviamo certamente la popolare Level-5, casa che dopo aver preso ad esempio la veterana GemeFreak (con una deriva spremitrice alla Capcom) ha fatto poi dell'animazione e soprattutto della localizzazione dei propri prodotti, in barba alla diffidenza tipicamente nipponica, il proprio fiore all'occhiello.
Quello che normalmente contraddistingue tali prodotti pubblicitari è di solito un protagonista dalla capigliatura tesa, colorata e accessoriata in modo particolarmente vistoso, una spalla comica la cui pancia è in contrapposizione con la materia grigia, un mezzo di comunicazione/controllo dei propri avatar (orologi, telecomandi, telefonini, mini-computer), la morale dell'amicizia e fiducia in ogni episodio, l'invincibilità, trame assurde fatte di poteri occulti e aspiranti dittatori ricchissimi (senza delitti e armi vere) e dulcis in fundo un comparto tecnico, se non disastroso, quantomeno medio-basso.
Ovviamente, ogni produzione (e stagione) migliora e peggiora alcuni aspetti, ma sono di solito una percentuale minore quelle (come "Digimon" e "Monster Rancher") a mantenere un livello generale dignitoso per i loro tempi. "Inazuma Eleven" per fortuna si aggrega ad essi, con un character design piacevole e un'animazione fluida, ma senza tentare di sfuggire alla regola della trama demente di derivazione Sentai e della stramberia visiva, ma anzi estendendo il tutto per renderlo quasi un pregio.
Il motivo per cui l'ho precedentemente definito l'erede di "Captain Tsubasa", vecchio spokon con eventi decisamente più... "modesti", non è per la semplice tematica calcistica che li accomuna, e nemmeno per il successo generale che, comunque, nel caso di "Inazuma" difficilmente potrà subissare il numero di generazioni cresciute a suon di catapulte galattiche, tiri del falco e della tigre. No! A metterli sullo stesso piano è il non prendersi troppo sul serio. "Captain Tsubasa", del resto, pur appartenendo ai manga basati sul miglioramento personale tramite lo sport, non cercava di prendersi troppo sul serio. Infatti, Holly/Tsubasa, come i futuri protagonisti dei prodotti più commerciali, era un combattente eternamente allegro e mosso da pura passione, senza motivi di rivalsa e rivalità, non aveva ormoni e desideri umani, i problemi altrui di povertà, stabilità familiare e di salute erano solo accennati e i giocatori, spesso capitani, quando non saltavano dieci metri o non si ferivano a morte pure per una partitella amichevole, erano, pur limitatamente, in possesso di tiri fuori dal comune, capaci di percorrere grandissime distanze, fare solchi nel terreno, bucare reti e incrinare anche i muri. Si può dire che "Tsubasa" fosse l'anello di congiunzione più famoso tra due prodotti e generazioni differenti, quella seria del dopoguerra e quella serena del boom economico. "Inazuma", figlio dei moderni tempi dell'elettronica, dei registi trash, del marketing rincitrullente e del consumismo sfrenato, potrebbe tranquillamente permettersi ogni cosa, eppure prende umilmente spunto dal veterano degli anni Ottanta, offrendo piccole e chiare citazioni, come il sogno del brasile di Bobby ed Erik, la tecnica del trampolino ispirata ai gemelli Derrik ed amplificando l'aspetto energico-spirituale dei tiri, con effetti anche comici, come fossero in un certo senso proprio dei giochi fantasiosi tra bimbi, piuttosto che dei veri tornei scolastici a cui, in effetti, non importerebbe a nessuno, all'infuori dei genitori dei partecipanti, ovviamente.
Essendo un prodotto indirizzato ad una fascia prettamente giovane, non mancano difetti di coerenza, come lo spiare le altre squadre per poi far loro la ramanzina quando lo si subisce, il criticare un giocatore che è fuggito dai guai una volta quando uno dei denigratori è per nove puntate su dieci il re dei piagnoni demotivanti, vedere un servilismo spaventatissimo tra i cattivi minori a cui nonostante le minacce non succede niente, oppure il prendere in giro la squadra Otaku quando dai protagonisti più volte viene proclamata la sportività, l'impegno e mostrato a scopo pubblicitario il Nintendo DS funzionante tra gli spogliato. Infine, ma non per importanza, l'immancabile cambio di allineamento, a volte senza nemmeno la classica morale del Gary-Stu a capo dei buoni, ma quasi spontaneamente, senza che vi siano preventivamente puntate dedicate al personaggio in questione (tipo Bobby e Jude).
Insomma, "Inazuma" non è perfetto, affatto. Esagerato, infantile ed incoerente, eppure... Riuscendo a spegnere il cervello o meglio ancora, riuscendo a prendere come un lato comico alcuni discorsi e situazioni da facepalm, può intrattenere bene anche gli spettatori più grandicelli grazie ad una serie di elementi e di mescolanze ben curate. Andando avanti con la visione, le situazioni e l'entità dei nemici prevedibilmente si esasperano come da tradizione, specie nella successiva stagione "Go", ma, in ogni caso... Questo folle derivato dell'altrettanto folle videogioco portatile è senza ombra di dubbio il prodotto calcistico più piacevole che si sia visto da anni, nonostante buoni tentativi di successione con prodotti leggermente più seri come "Hungry Heart/La squadra del cuore", "Ashita" e "Free Kick/ Forza Campioni" o "Aoki Densetsu Shoot/ Alè Alè Alè Oh Oh" (fa male anche solo scriverlo, un titolo così).
Personalmente, mi sono approcciato alla saga con ritardo e moltissima diffidenza, recuperando, per prima cosa, sulla piattaforma successiva (3DS), i primi due videogiochi da cui è tratto il cartone. Benché, come Megaman insegna, la qualità tra prodotti diversi di solito non è allineata, il titolo Level-5, sorprendendomi per la funzionalità del pennino, per la cura tecnica generale e per il forte taglio televisivo dei capitoli, mi ha convinto a dare all'anime almeno una chance. Da questo punto di vista, la "trama" mi era quindi stata già bella che spoilerata, ma ho seguito senza problemi la visione della prima stagione, divertendomi per certi versi anche di più nel ritrovare le mille tecniche e facce da schiaffi affrontate più volte nelle cartucce videoludiche.
Commerciale e per ragazzini fino al midollo, ma molto più curato del 90% dei suoi fratelli. Lo consiglierei a chi mi chiedesse un anime sportivo, perché personaggi e confezione compensano i difetti. Da spettatore ormai grande, nostalgico e incontentabile, mi chiedo se vedremo un giorno anche eredi spirituali per il tarchiato Lotti ("Ashita Tenki ni Nare") e il buon Sampei, di sicuro qualche prodotto valido sarà stato creato in tutto questo tempo e male non farebbe alla varietà.
Non incomincerò questa recensione comparando questa serie a Holly e Benji, in quanto li ho trovati molto diversi, se non il fatto che parlano entrambi di calcio.
Ebbene si, "Inazuma Eleven" è un'anime che parla di calcio ma con un pizzico di fantascienza in aggiunta che rende piacevole da seguire le partite di calcio, ma questo non vale per il resto.
La trama è concentrata su una squadra di calcio appartenente ad una scuola, Raimon Junior High che, sconfitte dopo sconfitte, i giocatori decidono di lasciare la squadra fino ad arrivare ad un numero troppo basso per poter entrare in campo da calcio; il protagonista è Mark Evans, alunno di seconda media nonché portiere della squadra, che segue il sogno di partecipare al Football Frontier, un torneo prestigioso. Nella sua classe arriva un nuovo alunno, ex giocatore di calcio, e Mark decide di reclutarlo a tutti costi. Dopo quest'ultimo il nostro protagonista deciderà di cercare altri membri per ricostruire la squadra e partecipare al grande torneo.
La storia mi ha un po' deluso, in quanto troppo banale e anche molto lunga per una trama mediocre come questa; 127 episodi non sono tantissimi ma neanche pochi, e personalmente non ho avuto tanta difficoltà nel terminarlo visto che ho iniziato a vedere la serie da circa la metà, dopo aver visto la prima metà un po' di tempo fa. Le partite di calcio dovrebbero intrattenere, in quanto sono lo spettacolo principale della serie, e per fortuna almeno quelle mi hanno appassionato, grazie anche alla molta fantascienza usata che riempe il campo da gioco. Un vero peccato ripeto, per la storia che si concentra su una banalità come il bene contro il male, usando il calcio come una sorta di arma a doppio taglio; questo aspetto dell'anime ci può anche stare, ma personalmente credi che abbia rovinato tutto.
I personaggi non mi hanno convinto in gran modo, cioè sono piacevoli e ben caratterizzati, ma il loro aspetto da bambini non mi ha convinto parecchio; nel complesso però hanno un buon impatto nella trama e questo non guasta la loro interpretazione.
Infine il comparto visivo mi ha convinto in animazione e grafica, ma nei disegni mi hanno fatto ridere a dir la verità, per via di alcuni personaggi un po' sproporzionati rispetto agli altri; il comparto sonoro fa cilecca, sigle orribili e doppiaggio italiano buttato così giusto per convincere i bambini, ma almeno negli effetti sonori non sbagliano.
Concludo questa recensione così, con un misero 4 che credo sia giusto, secondo la mia visione ovviamente, contando che la trama è invitante ma nel proprio sviluppo mi ha deluso, in grafica più o meno si rifà li dove il doppiaggio scarseggia, e per finire le partite di calcio che mi hanno intrattenuto per gran parte del tempo, ma solo quelle.
Ebbene si, "Inazuma Eleven" è un'anime che parla di calcio ma con un pizzico di fantascienza in aggiunta che rende piacevole da seguire le partite di calcio, ma questo non vale per il resto.
La trama è concentrata su una squadra di calcio appartenente ad una scuola, Raimon Junior High che, sconfitte dopo sconfitte, i giocatori decidono di lasciare la squadra fino ad arrivare ad un numero troppo basso per poter entrare in campo da calcio; il protagonista è Mark Evans, alunno di seconda media nonché portiere della squadra, che segue il sogno di partecipare al Football Frontier, un torneo prestigioso. Nella sua classe arriva un nuovo alunno, ex giocatore di calcio, e Mark decide di reclutarlo a tutti costi. Dopo quest'ultimo il nostro protagonista deciderà di cercare altri membri per ricostruire la squadra e partecipare al grande torneo.
La storia mi ha un po' deluso, in quanto troppo banale e anche molto lunga per una trama mediocre come questa; 127 episodi non sono tantissimi ma neanche pochi, e personalmente non ho avuto tanta difficoltà nel terminarlo visto che ho iniziato a vedere la serie da circa la metà, dopo aver visto la prima metà un po' di tempo fa. Le partite di calcio dovrebbero intrattenere, in quanto sono lo spettacolo principale della serie, e per fortuna almeno quelle mi hanno appassionato, grazie anche alla molta fantascienza usata che riempe il campo da gioco. Un vero peccato ripeto, per la storia che si concentra su una banalità come il bene contro il male, usando il calcio come una sorta di arma a doppio taglio; questo aspetto dell'anime ci può anche stare, ma personalmente credi che abbia rovinato tutto.
I personaggi non mi hanno convinto in gran modo, cioè sono piacevoli e ben caratterizzati, ma il loro aspetto da bambini non mi ha convinto parecchio; nel complesso però hanno un buon impatto nella trama e questo non guasta la loro interpretazione.
Infine il comparto visivo mi ha convinto in animazione e grafica, ma nei disegni mi hanno fatto ridere a dir la verità, per via di alcuni personaggi un po' sproporzionati rispetto agli altri; il comparto sonoro fa cilecca, sigle orribili e doppiaggio italiano buttato così giusto per convincere i bambini, ma almeno negli effetti sonori non sbagliano.
Concludo questa recensione così, con un misero 4 che credo sia giusto, secondo la mia visione ovviamente, contando che la trama è invitante ma nel proprio sviluppo mi ha deluso, in grafica più o meno si rifà li dove il doppiaggio scarseggia, e per finire le partite di calcio che mi hanno intrattenuto per gran parte del tempo, ma solo quelle.
Design abbastanza infantile, i soliti adolescenti che vogliono diventare i calciatori più forti del mondo e che contano sul "potere dell'amicizia" e su tecniche di gioco alla Shaolin Soccer, che spesso e volentieri sembrano uscite dai ben più famosi Dragon Ball e Pokèmon.
Sommati tutti insieme, questi elementi sono in grado di dar vita alla peggiore cavolata della storia, ad un qualcosa utile solo per farsi due risate e riflettere sull'inutilità di certi prodotti.
Eppure, incredibilmente, gli studi d'animazione Level 5 e OLM, hanno creato una serie animata calcistica di tutto rispetto, che unisce il meglio degli spokon che l'hanno preceduta e che molto più di loro appassiona, si fa amare e seguire.
Inazuma Eleven, letteralmente "Gli undici del fulmine", è tratto dall'omonimo videogioco e si suddivide in ben tre saghe, per un totale non proprio esiguo di ben 127 episodi.
127 episodi che scivolano via in pochissimo tempo, che catturano e coinvolgono.
Com'è possibile?
Bè innanzitutto grazie ad un cast di personaggi molto ampio e variegato. Ognuno di essi ha una personalità e delle abilità differenti e un proprio percorso di crescita che affronterà nel corso delle puntate, ma tutti sono accomunati dall'amore per il calcio, per i propri compagni e dalla voglia di vincere, di mettersi in gioco e arrivare alla vetta.
Tutti, a cominciare dal protagonista Mark Evans, collante della squadra, l'allegro, tonto e coraggioso portiere della Raimon, squadra che ha smesso di vincere o di provare a farlo da ben 40 anni, a causa di un misterioso incidente che ha coinvolto il nonno dello stesso Mark e la sua squadra, la leggendaria Inazuma Eleven.
Questo è solo il primo dei tanti misteri su cui si farà luce, che si ricollegherà ad una macro-trama che, seppur con alcune forzature, sa essere davvero interessante e ottima come contorno alle tante partite che vengono disputate.
Scordatevi i campi grandi come quartieri, incontri che durano 10 puntate, tiri assurdi in un mondo realistico, flashback noiosissimi mentre il giocatore di turno corre e via discorrendo. IE offre scontri di al massimo 2 puntate, spettacolari e appassionanti grazie al rifiuto del realismo. Rifiuto che si rivela uno dei tanti punti di forza dell'anime, che invece offre animazioni ottime con le famose "tecniche micidiali", che violeranno ogni legge della fisica, senza sembrare ridicole allo spettatore.
Una serie piena di ideali, amicizia, agonismo e sentimenti. Non parlo di amori e prime cotte (ci sono anche quelle ma sono davvero marginali e di poca importanza), ma della passione che brucia in ognuno di questi giocatori e che li spinge a lottare e divertirsi, dei legami con le persone a loro care, di tutte le emozioni (talvolta anche negative) che provano e trasmettono allo spettatore, dei loro sogni e speranze. Senza tralasciare gag e siparietti comici.
Il calcio è divertimento ed è il primo elemento che lega i personaggi, quello che li spinge a lottare, quello che, come ogni sport che si rispetti, rende amici anche gli avversari. Più che l'amore per la vittoria e la gloria, è proprio il calcio stesso il motore di tutto.
Se Holly e Benji o meglio, Capitan Tsubasa, visto oggi risulta datato, vecchio, noioso e per nostalgici, Inazuma Eleven è in grado di farsi amare davvero da tutti, sia dai bambini, dai più grandicelli, ma anche dalle ragazze.
Tuttavia, anche Inazuma Eleven, come Whistle, il già citato Capitan Tsubasa e Hungry Heart, pur essendo loro superiori, ha le sue pecche e ingenuità.
Come ogni spokon che si rispetti, quasi tutto il cast è affetto dalla cosiddetta "sindrome del lecchinaggio del protagonista", definito come il caro capitano, quello che non si arrende mai e castronerie varie. Per fortuna, questo problema è limitato dai momenti di debolezza (pochi) di Mark e dai due coprotagonisti Jude Sharp, geniale regista, ma soprattutto dal campione e attaccante Axel Blaze, l'asso della Raimon, il cosiddetto "bomber di fuoco", uno dei personaggi più carismatici, sfaccettati e potenti di tutto l'anime, che con pochi gesti molto spesso monopolizza l'attenzione su di sè, rendendo più interessanti le varie vicende.
In generale, le pecche di Inazuma vengono fuori con l'inizio della seconda saga, quella contro la Alius Academy.
L'anime qui perde colpi per la componente degli alieni, che stona anche in un mondo come quello di Inazuma, per l'uso del calcio come mezzo per la salvezza dell'umanità che rende banale un po' tutto e per finire, con l'iniziale abbandono di Axel. Ciò che rende comunque questa saga abbastanza piacevole, è l'entrata in scena di tanti altri personaggi e il dilemma che alcuni di essi vivranno.
La serie in Italia è stata trasmessa dalla Rai, che ha svolto un lavoro non proprio impeccabile. Nulla da dire sulla scelta delle voci (tra Graziano, Garbolino, Puccio, Saltarelli e tutti gli altri c'è da rifarsi le orecchie), ma tutto il resto poteva esser fatto con più cura. A cominciare ad esempio dall'assurda censura ai riferimenti religiosi e ai nomi delle tecniche, per non parlare di personaggi che cambiano sesso per un errore di doppiaggio. In più, i nomi dei personaggi sono stati tutti anglicizzati, per renderli più "facili" da memorizzare al pubblico infantile, un po' come è stato fatto con Holly e Benji.
Questa scelta però, porta a situazioni grottesche ogniqualvolta la squadra sfida dei team inglesi o americani.
In definitiva, Inazuma Eleven è un gran bell'anime, con tantissimi messaggi, spesso diversi e più complessi di quelli delle solite serie sportive. E' consigliato a tutti, a chi odia il calcio e gli anime incentrati sul calcio, a chi vuole appassionarsi a una serie genuina, ricca di adrenalina, agonismo e ottimi personaggi. Almeno uno di loro vi entrerà nel cuore e vi farà amare quest'opera, che non è infantile e commerciale come potrebbe sembrare.
Mai fidarsi delle apparenze, si dice. Per me è un 8 e mezzo pieno.
Sommati tutti insieme, questi elementi sono in grado di dar vita alla peggiore cavolata della storia, ad un qualcosa utile solo per farsi due risate e riflettere sull'inutilità di certi prodotti.
Eppure, incredibilmente, gli studi d'animazione Level 5 e OLM, hanno creato una serie animata calcistica di tutto rispetto, che unisce il meglio degli spokon che l'hanno preceduta e che molto più di loro appassiona, si fa amare e seguire.
Inazuma Eleven, letteralmente "Gli undici del fulmine", è tratto dall'omonimo videogioco e si suddivide in ben tre saghe, per un totale non proprio esiguo di ben 127 episodi.
127 episodi che scivolano via in pochissimo tempo, che catturano e coinvolgono.
Com'è possibile?
Bè innanzitutto grazie ad un cast di personaggi molto ampio e variegato. Ognuno di essi ha una personalità e delle abilità differenti e un proprio percorso di crescita che affronterà nel corso delle puntate, ma tutti sono accomunati dall'amore per il calcio, per i propri compagni e dalla voglia di vincere, di mettersi in gioco e arrivare alla vetta.
Tutti, a cominciare dal protagonista Mark Evans, collante della squadra, l'allegro, tonto e coraggioso portiere della Raimon, squadra che ha smesso di vincere o di provare a farlo da ben 40 anni, a causa di un misterioso incidente che ha coinvolto il nonno dello stesso Mark e la sua squadra, la leggendaria Inazuma Eleven.
Questo è solo il primo dei tanti misteri su cui si farà luce, che si ricollegherà ad una macro-trama che, seppur con alcune forzature, sa essere davvero interessante e ottima come contorno alle tante partite che vengono disputate.
Scordatevi i campi grandi come quartieri, incontri che durano 10 puntate, tiri assurdi in un mondo realistico, flashback noiosissimi mentre il giocatore di turno corre e via discorrendo. IE offre scontri di al massimo 2 puntate, spettacolari e appassionanti grazie al rifiuto del realismo. Rifiuto che si rivela uno dei tanti punti di forza dell'anime, che invece offre animazioni ottime con le famose "tecniche micidiali", che violeranno ogni legge della fisica, senza sembrare ridicole allo spettatore.
Una serie piena di ideali, amicizia, agonismo e sentimenti. Non parlo di amori e prime cotte (ci sono anche quelle ma sono davvero marginali e di poca importanza), ma della passione che brucia in ognuno di questi giocatori e che li spinge a lottare e divertirsi, dei legami con le persone a loro care, di tutte le emozioni (talvolta anche negative) che provano e trasmettono allo spettatore, dei loro sogni e speranze. Senza tralasciare gag e siparietti comici.
Il calcio è divertimento ed è il primo elemento che lega i personaggi, quello che li spinge a lottare, quello che, come ogni sport che si rispetti, rende amici anche gli avversari. Più che l'amore per la vittoria e la gloria, è proprio il calcio stesso il motore di tutto.
Se Holly e Benji o meglio, Capitan Tsubasa, visto oggi risulta datato, vecchio, noioso e per nostalgici, Inazuma Eleven è in grado di farsi amare davvero da tutti, sia dai bambini, dai più grandicelli, ma anche dalle ragazze.
Tuttavia, anche Inazuma Eleven, come Whistle, il già citato Capitan Tsubasa e Hungry Heart, pur essendo loro superiori, ha le sue pecche e ingenuità.
Come ogni spokon che si rispetti, quasi tutto il cast è affetto dalla cosiddetta "sindrome del lecchinaggio del protagonista", definito come il caro capitano, quello che non si arrende mai e castronerie varie. Per fortuna, questo problema è limitato dai momenti di debolezza (pochi) di Mark e dai due coprotagonisti Jude Sharp, geniale regista, ma soprattutto dal campione e attaccante Axel Blaze, l'asso della Raimon, il cosiddetto "bomber di fuoco", uno dei personaggi più carismatici, sfaccettati e potenti di tutto l'anime, che con pochi gesti molto spesso monopolizza l'attenzione su di sè, rendendo più interessanti le varie vicende.
In generale, le pecche di Inazuma vengono fuori con l'inizio della seconda saga, quella contro la Alius Academy.
L'anime qui perde colpi per la componente degli alieni, che stona anche in un mondo come quello di Inazuma, per l'uso del calcio come mezzo per la salvezza dell'umanità che rende banale un po' tutto e per finire, con l'iniziale abbandono di Axel. Ciò che rende comunque questa saga abbastanza piacevole, è l'entrata in scena di tanti altri personaggi e il dilemma che alcuni di essi vivranno.
La serie in Italia è stata trasmessa dalla Rai, che ha svolto un lavoro non proprio impeccabile. Nulla da dire sulla scelta delle voci (tra Graziano, Garbolino, Puccio, Saltarelli e tutti gli altri c'è da rifarsi le orecchie), ma tutto il resto poteva esser fatto con più cura. A cominciare ad esempio dall'assurda censura ai riferimenti religiosi e ai nomi delle tecniche, per non parlare di personaggi che cambiano sesso per un errore di doppiaggio. In più, i nomi dei personaggi sono stati tutti anglicizzati, per renderli più "facili" da memorizzare al pubblico infantile, un po' come è stato fatto con Holly e Benji.
Questa scelta però, porta a situazioni grottesche ogniqualvolta la squadra sfida dei team inglesi o americani.
In definitiva, Inazuma Eleven è un gran bell'anime, con tantissimi messaggi, spesso diversi e più complessi di quelli delle solite serie sportive. E' consigliato a tutti, a chi odia il calcio e gli anime incentrati sul calcio, a chi vuole appassionarsi a una serie genuina, ricca di adrenalina, agonismo e ottimi personaggi. Almeno uno di loro vi entrerà nel cuore e vi farà amare quest'opera, che non è infantile e commerciale come potrebbe sembrare.
Mai fidarsi delle apparenze, si dice. Per me è un 8 e mezzo pieno.
"Inazuma Eleven": è per me molto, molto difficile recensire oggettivamente quest'anime perché, sarò sincera, premetto che io sono una di quelle cosiddette "fanwriter", o "fangirl" se preferite; ma sono motivata e quindi penso di potercela fare, obiettivamente e serenamente. Allora, cominciamo.
L'anime è senza dubbio molto lungo; sicuramente non l'anime più lungo di sempre, ma è molto lungo, e io penso sia una buona cosa il fatto che, nonostante i 127 episodi, la trama possa essere considerata interessante in ogni singola puntata, dalla prima all'ultima.
Un enorme punto a favore è che mi ha fatto amare il calcio, sport che ho sempre odiato; oltre a essere negata, non ne sapevo niente. Adesso ne so più di mio fratello e mio padre messi insieme, il che è tutto dire.
Le partite, come prevedibile molto numerose, sono sempre abbastanza coinvolgenti e non troppo ripetitive; anche le azioni sono sempre diverse, anche se a volta capita - com'è naturale - che il risultato sia scontato.
Le cose particolari e proprio da amare di quest'anime sono le cosiddette "hissatsu", o in italiano "tecniche micidiali". Sono, questo c'è da dirlo, parecchio scenografiche e piacevoli, danno quel tocco un po' fantasy che piace un po' a tutti. Sono sempre originali e diverse fra loro - anche se ne ho contate tipo sei a tema pinguini - e molte volte inaspettate, quantomeno alla loro prima apparizione, anche se nella maggior parte dei casi rispecchiano abbastanza personalità, stile e via dicendo del personaggio che le esegue.
Forse anche questo punto rende "Inazuma eleven" un anime decisamente apprezzabile; all'inizio credevo di essere l'unica povera femmina innamorata di questa serie e invece, con una grandissima gioia, ho scoperto che probabilmente, almeno qua in Italia, i veri fan di Inazuma sono più ragazze che altro. Forse mi sbaglio, ma davvero questa è un'impressione che ho avuto. Non so cosa renda quest'anime migliore all'occhio femminile di, che so, "Holly e Benji" oppure "Dream Team", ma suppongo sia in parte anche merito, appunto, delle hissatsu.
Per la grande gioia del mondo intero, i personaggi hanno caratteri e aspetti molto differenti: lo stile di ogni personaggio non è identico a un altro, a momenti possono anche sembrare opera di persone diverse, e forse è così; inoltre elogio speciale va al designer delle loro pettinature, e sono seria.
La grafica inoltre è veramente impeccabile, specialmente in hissatsu e simili, sempre molto ben curata. Non si vede ovunque un lavoro del genere.
Insomma, detto così sembra un anime da 10. E invece no, qualche piccola pecca che ha smorzato la mia valutazione di un voto c'è, eh!
Prima di tutto, io trovo un po' banale che qualsiasi problema legato al passato di qualcuno in questa serie sia legato a un dannatissimo incidente d'auto. Ora non voglio fare spoiler, ma davvero! E poi questi incidenti danno sempre questo risultato: qualcuno non vuole o non può più giocare a calcio e tocca ai protagonisti risolvere il problema. Non ha molto senso, secondo me... Nel mondo non ci sono solo incidenti d'auto (o furgone!).
Secondo poi, io non trovo molto sensato che il calcio sia, in questo mondo, la cosa più importante che esiste sulla faccia della Terra. Spesso infatti il destino del mondo intero dipende da una partita di calcio e mi pare un po' strano. Ma si potrebbe anche accettare, se non fosse che il protagonista è un calciomane senza pari, senza altri pensieri per la mente.
Gli altri hanno anche una vita al di fuori del pallone, lui no. Ha tipo quattro spasimanti e lui sembra innamorato del pallone. Questo forse non è abbastanza oggettivo, ciònonostante credo sia giusto dire che questo ragazzo, per quanto sia simpatico e genuino e per quanto senza il suo carattere così - particolare? - non si possa amare quest'anime, è un po' bizzarro.
Nonostante questa piccola pecca, che si può definire con il termine di "lieve incoerenza", penso che l'anime sia praticamente perfetto e, sì, lo consiglierei a tutti quanti, dai... vent'anni in giù? Forse anche un po' di più.
Passo e chiudo.
L'anime è senza dubbio molto lungo; sicuramente non l'anime più lungo di sempre, ma è molto lungo, e io penso sia una buona cosa il fatto che, nonostante i 127 episodi, la trama possa essere considerata interessante in ogni singola puntata, dalla prima all'ultima.
Un enorme punto a favore è che mi ha fatto amare il calcio, sport che ho sempre odiato; oltre a essere negata, non ne sapevo niente. Adesso ne so più di mio fratello e mio padre messi insieme, il che è tutto dire.
Le partite, come prevedibile molto numerose, sono sempre abbastanza coinvolgenti e non troppo ripetitive; anche le azioni sono sempre diverse, anche se a volta capita - com'è naturale - che il risultato sia scontato.
Le cose particolari e proprio da amare di quest'anime sono le cosiddette "hissatsu", o in italiano "tecniche micidiali". Sono, questo c'è da dirlo, parecchio scenografiche e piacevoli, danno quel tocco un po' fantasy che piace un po' a tutti. Sono sempre originali e diverse fra loro - anche se ne ho contate tipo sei a tema pinguini - e molte volte inaspettate, quantomeno alla loro prima apparizione, anche se nella maggior parte dei casi rispecchiano abbastanza personalità, stile e via dicendo del personaggio che le esegue.
Forse anche questo punto rende "Inazuma eleven" un anime decisamente apprezzabile; all'inizio credevo di essere l'unica povera femmina innamorata di questa serie e invece, con una grandissima gioia, ho scoperto che probabilmente, almeno qua in Italia, i veri fan di Inazuma sono più ragazze che altro. Forse mi sbaglio, ma davvero questa è un'impressione che ho avuto. Non so cosa renda quest'anime migliore all'occhio femminile di, che so, "Holly e Benji" oppure "Dream Team", ma suppongo sia in parte anche merito, appunto, delle hissatsu.
Per la grande gioia del mondo intero, i personaggi hanno caratteri e aspetti molto differenti: lo stile di ogni personaggio non è identico a un altro, a momenti possono anche sembrare opera di persone diverse, e forse è così; inoltre elogio speciale va al designer delle loro pettinature, e sono seria.
La grafica inoltre è veramente impeccabile, specialmente in hissatsu e simili, sempre molto ben curata. Non si vede ovunque un lavoro del genere.
Insomma, detto così sembra un anime da 10. E invece no, qualche piccola pecca che ha smorzato la mia valutazione di un voto c'è, eh!
Prima di tutto, io trovo un po' banale che qualsiasi problema legato al passato di qualcuno in questa serie sia legato a un dannatissimo incidente d'auto. Ora non voglio fare spoiler, ma davvero! E poi questi incidenti danno sempre questo risultato: qualcuno non vuole o non può più giocare a calcio e tocca ai protagonisti risolvere il problema. Non ha molto senso, secondo me... Nel mondo non ci sono solo incidenti d'auto (o furgone!).
Secondo poi, io non trovo molto sensato che il calcio sia, in questo mondo, la cosa più importante che esiste sulla faccia della Terra. Spesso infatti il destino del mondo intero dipende da una partita di calcio e mi pare un po' strano. Ma si potrebbe anche accettare, se non fosse che il protagonista è un calciomane senza pari, senza altri pensieri per la mente.
Gli altri hanno anche una vita al di fuori del pallone, lui no. Ha tipo quattro spasimanti e lui sembra innamorato del pallone. Questo forse non è abbastanza oggettivo, ciònonostante credo sia giusto dire che questo ragazzo, per quanto sia simpatico e genuino e per quanto senza il suo carattere così - particolare? - non si possa amare quest'anime, è un po' bizzarro.
Nonostante questa piccola pecca, che si può definire con il termine di "lieve incoerenza", penso che l'anime sia praticamente perfetto e, sì, lo consiglierei a tutti quanti, dai... vent'anni in giù? Forse anche un po' di più.
Passo e chiudo.
"Inazuma Eleven" narra le "avventure" di un ragazzo, Mark Evans, portiere di talento e capitano della squadra di calcio della Raimon, il quale si impegna per portare la sua squadra a vincere il torneo Football Frontier. Inizialmente la squadra conta solo sette membri, ma gradualmente si aggiungeranno sempre più ragazzi, compreso Axel, un attaccante eccezionale con una misteriosa storia alle spalle.
All'inizio non mi interessava granché. Dopo avere perso tutta la prima serie, trovai per caso un episodio della seconda e mi misi a guardarlo. Fu amore a prima vista. Andai a cercarmi tutti gli altri episodi e, in poco tempo, avevo già visto tutta la prima e la seconda serie e poi, in seguito, la terza. Ma come mai tutto questo entusiasmo?
La storia in sé non è neanche originale - esistono molti anime sul calcio - però ho molto apprezzato le "Tecniche Micidiali" perché ognuna è tipica di ogni personaggio, e molte sono frutto di un duro lavoro che ha aiutato i protagonisti a crescere anche emotivamente.
Mi piace il fatto che le partite non durino più di due episodi, fatta eccezione per quelle davvero importanti. E non è neanche così scontato che i ragazzi della Raimon vincano, alcune partite ti tengono davvero sulle spine. In particolare mi sono piaciute la prima serie e la terza - fatta eccezione per il filler di inferno e paradiso - perché sono più "vere", cioè trattano di tornei, mentre nella seconda i personaggi "combattono" contro gli alieni, e lì si va un po' troppo nel fantasy, anche per una serie dove i palloni prendono fuoco e si para mediante demoni fatti di luce.
E i "messaggi" che la serie trasmette non sono solo la correttezza o l'amore per lo sport, ma anche la difficoltà di scegliere tra ciò che piace e ciò che si deve fare, o insegna anche a combattere per i propri ideali, affrontando talvolta i nemici non solo sul campo da gioco; ad affrontare il proprio passato e così via.
I personaggi sono proprio ben fatti. Anche se il protagonista indiscusso è Mark Evans, comunque si à spazio anche ai suoi compagni - ci sono perfino episodi in cui quest'ultimo non compare proprio! - e ognuno ha la sua storia personale, e se anche non giocherà successivamente comunque non scomparirà completamente dalla serie. Tutti i personaggi hanno carattere, si "evolvono", non sono statici, compiono scelte giuste e sbagliate, hanno momenti di debolezza e via dicendo, e questo li rende più veri e aiuta di più chi guarda a entrare nella storia e, per esempio, a preferire un personaggio in particolare (parlando per me: Mark, Jude, Shawn e Nathan).
Le animazioni sono ottime. Le Tecniche Micidiali sono davvero spettacolari, tanto di cappello ai disegnatori e a tutto lo staff. Le partite non sono un susseguirsi delle stesse sequenze più e più volte, non bisogna aspettare secoli per un calcio al pallone a meno che la Tecnica non lo richieda. I colori sono vivaci, ma possono anche assumere toni scuri - perfino cupi - in alcune scene e la qualità è molto buona. Cosa eccezionale, ho apprezzato molto non solo le opening/ending originali, ma perfino quelle in italiano. Peccato solo che gli adattatori abbiano cambiato i nomi dei personaggi portandoli da giapponesi ad americani: alcuni si rifacevano al carattere di questi.
Insomma, trovo "Inazuma Eleven" davvero un anime ottimo, non do dieci perché le sue piccole pecche, come tutti, le ha anche lui. Ma il nove secondo me è meritatissimo. Consigliato a chi ama il genere, sia maschi sia femmine, o anche a chi cerca un anime non troppo impegnativo ma comunque interessante. I 127 episodi non sembrano neanche così tanti.
All'inizio non mi interessava granché. Dopo avere perso tutta la prima serie, trovai per caso un episodio della seconda e mi misi a guardarlo. Fu amore a prima vista. Andai a cercarmi tutti gli altri episodi e, in poco tempo, avevo già visto tutta la prima e la seconda serie e poi, in seguito, la terza. Ma come mai tutto questo entusiasmo?
La storia in sé non è neanche originale - esistono molti anime sul calcio - però ho molto apprezzato le "Tecniche Micidiali" perché ognuna è tipica di ogni personaggio, e molte sono frutto di un duro lavoro che ha aiutato i protagonisti a crescere anche emotivamente.
Mi piace il fatto che le partite non durino più di due episodi, fatta eccezione per quelle davvero importanti. E non è neanche così scontato che i ragazzi della Raimon vincano, alcune partite ti tengono davvero sulle spine. In particolare mi sono piaciute la prima serie e la terza - fatta eccezione per il filler di inferno e paradiso - perché sono più "vere", cioè trattano di tornei, mentre nella seconda i personaggi "combattono" contro gli alieni, e lì si va un po' troppo nel fantasy, anche per una serie dove i palloni prendono fuoco e si para mediante demoni fatti di luce.
E i "messaggi" che la serie trasmette non sono solo la correttezza o l'amore per lo sport, ma anche la difficoltà di scegliere tra ciò che piace e ciò che si deve fare, o insegna anche a combattere per i propri ideali, affrontando talvolta i nemici non solo sul campo da gioco; ad affrontare il proprio passato e così via.
I personaggi sono proprio ben fatti. Anche se il protagonista indiscusso è Mark Evans, comunque si à spazio anche ai suoi compagni - ci sono perfino episodi in cui quest'ultimo non compare proprio! - e ognuno ha la sua storia personale, e se anche non giocherà successivamente comunque non scomparirà completamente dalla serie. Tutti i personaggi hanno carattere, si "evolvono", non sono statici, compiono scelte giuste e sbagliate, hanno momenti di debolezza e via dicendo, e questo li rende più veri e aiuta di più chi guarda a entrare nella storia e, per esempio, a preferire un personaggio in particolare (parlando per me: Mark, Jude, Shawn e Nathan).
Le animazioni sono ottime. Le Tecniche Micidiali sono davvero spettacolari, tanto di cappello ai disegnatori e a tutto lo staff. Le partite non sono un susseguirsi delle stesse sequenze più e più volte, non bisogna aspettare secoli per un calcio al pallone a meno che la Tecnica non lo richieda. I colori sono vivaci, ma possono anche assumere toni scuri - perfino cupi - in alcune scene e la qualità è molto buona. Cosa eccezionale, ho apprezzato molto non solo le opening/ending originali, ma perfino quelle in italiano. Peccato solo che gli adattatori abbiano cambiato i nomi dei personaggi portandoli da giapponesi ad americani: alcuni si rifacevano al carattere di questi.
Insomma, trovo "Inazuma Eleven" davvero un anime ottimo, non do dieci perché le sue piccole pecche, come tutti, le ha anche lui. Ma il nove secondo me è meritatissimo. Consigliato a chi ama il genere, sia maschi sia femmine, o anche a chi cerca un anime non troppo impegnativo ma comunque interessante. I 127 episodi non sembrano neanche così tanti.
"Inazuma Eleven" è un gioco per Nintendo DS da cui sono stati tratti un anime ideato da Ten'ya Yabuno e anche un manga raccolto in 10 tankobon ancora inediti in Italia. Devo dire che trarre da un videogioco un anime è una cosa molto complicata, però l'autore è stato molto bravo a compiere il suo lavoro.
Il personaggio principale è Mark Evans, portiere della squadra calcistica della Raimon junior high , fiducioso e testardo come suo nonno, non si arrende mai, quindi ha un grande coraggio. I secondari (come Nathan, Axel o Kevin) hanno le proprie qualità, i propri difetti e pregi che si evincono nell'anime. Secondo me sono stati disegnati molto bene e hanno un buon umorismo.
La trama è più che accettabile, oserei dire intrigante perché la storia è avvincente. La narrazione è fluida e scorrevole, con la presenza di battute divertenti che possono essere comprese da tutti. Questo, a mio parere, è la prima volta che lo trovo in un anime di questo genere.
L'ambientazione è ottima, ha colori vivaci che rendono le scene più accattivanti. La grafica è buona, trovo che i disegni siano accurati e dettagliati.
La musica è orecchiabile, non è troppo scadente. E il linguaggio è moderato, questo lo apprezzo molto.
In conclusione, do a quest'anime un 9 perché ha superato le mie aspettative, in quanto, in tutti i campi ha delle buone valutazioni. Pertanto, lo consiglierei a tutti, ma in particolare agli amanti del calcio e ai ragazzi e alle ragazze dai 10 anni in su.
Il personaggio principale è Mark Evans, portiere della squadra calcistica della Raimon junior high , fiducioso e testardo come suo nonno, non si arrende mai, quindi ha un grande coraggio. I secondari (come Nathan, Axel o Kevin) hanno le proprie qualità, i propri difetti e pregi che si evincono nell'anime. Secondo me sono stati disegnati molto bene e hanno un buon umorismo.
La trama è più che accettabile, oserei dire intrigante perché la storia è avvincente. La narrazione è fluida e scorrevole, con la presenza di battute divertenti che possono essere comprese da tutti. Questo, a mio parere, è la prima volta che lo trovo in un anime di questo genere.
L'ambientazione è ottima, ha colori vivaci che rendono le scene più accattivanti. La grafica è buona, trovo che i disegni siano accurati e dettagliati.
La musica è orecchiabile, non è troppo scadente. E il linguaggio è moderato, questo lo apprezzo molto.
In conclusione, do a quest'anime un 9 perché ha superato le mie aspettative, in quanto, in tutti i campi ha delle buone valutazioni. Pertanto, lo consiglierei a tutti, ma in particolare agli amanti del calcio e ai ragazzi e alle ragazze dai 10 anni in su.
"Inazuma Eleven" è un anime molto semplice e ben fatto che ha fatto innamorare del calcio migliaia di ragazzi in tutto il mondo. La storia parla di un ragazzo, Mark (o meglio Endou Mamoru), che, insieme a degli amici, decide di formare una squadra di calcio scolastica. Attraverso varie peripezie lui e i suoi amici riescono a realizzare i loro sogni. Forse il modo in cui viene presentata la loro scalata è un po' banale, anzi, ne sono sicura: come nella maggior parte degli anime di questo genere il protagonista avanza seguendo vari passi. 1) Vuole diventare più forte, si impegna e ce la fa. 2) Arriva uno più forte di lui. 3) Vuole diventare ancora più forte, si impegna e ce la fa. Continuando così all'infinito. D'altro canto altro modo non c'è per indurre i giovani spettatori a seguire i propri sogni senza mai mollare.
nime dalla morale alquanto interessante, presenta i fatti in modo fantastico, surreale. Il modo di giocare a calcio dei protagonisti avviene infatti con le tecniche segrete, imparate da Mark grazie all'uso del quaderno del nonno. Dagli episodi di quest'anime traspare l'importanza del gioco di squadra, della persona stessa, delle scelte e dei sogni. Molto piacevole quindi da guardare. Ciò anche grazie ai disegni molto ben curati, poco realistici, ma gradevoli alla vista. La musica che accompagna il tutto non è certo delle migliori, ma è comunque passabile.
"Inazuma Eleven" è un anime che raccomando soprattutto ai più giovani, diciamo che può essere visto anche da bambini dai 6 anni in su, facendo però tesoro delle tematiche affrontate. Secondo me non ha limiti d'età, poiché a qualsiasi persona che lo guardi insegna qualcosa. Maschi o femmine? E' consigliabile a tutti. Non è certo un capolavoro, ma il lavoro che è stato fatto va premiato.
In conclusione si può affermare che è un anime dalla trama coinvolgente e per niente scontata, i disegni sono veramente molto carini e azzeccati, le musiche vanno abbastanza bene e può essere visto a mo' di cartone animato dai più piccoli o seriamente come anime dai più grandi.
nime dalla morale alquanto interessante, presenta i fatti in modo fantastico, surreale. Il modo di giocare a calcio dei protagonisti avviene infatti con le tecniche segrete, imparate da Mark grazie all'uso del quaderno del nonno. Dagli episodi di quest'anime traspare l'importanza del gioco di squadra, della persona stessa, delle scelte e dei sogni. Molto piacevole quindi da guardare. Ciò anche grazie ai disegni molto ben curati, poco realistici, ma gradevoli alla vista. La musica che accompagna il tutto non è certo delle migliori, ma è comunque passabile.
"Inazuma Eleven" è un anime che raccomando soprattutto ai più giovani, diciamo che può essere visto anche da bambini dai 6 anni in su, facendo però tesoro delle tematiche affrontate. Secondo me non ha limiti d'età, poiché a qualsiasi persona che lo guardi insegna qualcosa. Maschi o femmine? E' consigliabile a tutti. Non è certo un capolavoro, ma il lavoro che è stato fatto va premiato.
In conclusione si può affermare che è un anime dalla trama coinvolgente e per niente scontata, i disegni sono veramente molto carini e azzeccati, le musiche vanno abbastanza bene e può essere visto a mo' di cartone animato dai più piccoli o seriamente come anime dai più grandi.
Quest' anime per me non può essere ritenuto all'altezza di 'Holly e Benji', ma devo dire che è abbastanza bello ed è uno dei pochi che mi sono piaciuti.
Del nome, non ci ho capito molto, ma devo dire che l'anime non è molto realistico ed è questo che trovo originale. I giocatori poi fanno anche acrobazie su acrobazie e ognuno ha una propria mossa, come vedere i fantastici videogiochi Fifa Street in versione anime giapponese. Queste sono le differenze con 'Holly e Benji', però la trama è uguale, cioè all'inizio c'è un torneo, poi i protagonisti partecipano a un altro con la nazionale.
Io dico che non è niente male ma ognuno la pensa come vuole.
Del nome, non ci ho capito molto, ma devo dire che l'anime non è molto realistico ed è questo che trovo originale. I giocatori poi fanno anche acrobazie su acrobazie e ognuno ha una propria mossa, come vedere i fantastici videogiochi Fifa Street in versione anime giapponese. Queste sono le differenze con 'Holly e Benji', però la trama è uguale, cioè all'inizio c'è un torneo, poi i protagonisti partecipano a un altro con la nazionale.
Io dico che non è niente male ma ognuno la pensa come vuole.
Avevo perso quasi completamente il piacere di guardare anime, negli ultimi tempi li trovavo banali, insulsi, non mi divertivano più come un tempo. Anzi, la verità è che ormai m'annoiavano, pensavo che la parabola fosse tristemente giunta alla sua fase calante. E poi... e poi mi sono dovuto ricredere.
La mattina mia sorella teneva la tv accesa su Rai2, perché da che mondo è mondo quando si fa colazione per i bambini i cartoni sono un must. E così, inizialmente di sfuggita, ho avuto anch'io occasione di guardare qualche episodio di "Inazuma Eleven".
È stato amore a prima vista. Centinaia di puntate divorate l'una dopo l'altra, senza riuscire a smettere. Ho iniziato poi a giocare ai videogame per DS, e dico solo che nelle ultime settimane non faccio altro che scrivere guide e soluzioni in inglese per tutti i capitoli della saga. Più tempo passa più mi piace, è incredibile.
Quando provo a consigliare questo anime in giro ho un po' di difficoltà a rispondere alla domanda "di che parla?". Perché se a me dicessero che in quest'anime "dei ragazzini, attraverso un calcio alla 'Shaolin Soccer', devono salvare il mondo contando solo su tecniche che violano tutti i principi della fisica e sul potere dell'amicizia", io esploderei in una fragorosa risata e non darei a questa porcheria la benché minima chance.
Ma quanto sbaglierei...
In realtà è proprio questo rifiuto del realismo il punto di forza di "Inazuma Eleven". Basta dare leva alla propria sospensione dell'incredulità per godere di un prodotto capace di trasmettere un divertimento genuino. Non è un anime sportivo, non è comico, non è d'azione, non è sentimentale, ma è semplicemente un sapiente mix di tutti questi generi. E con sentimentale non intendo solo i siparietti amorosi (che in IE sono pochissimi), ma tutta l'atmosfera che circonda ogni puntata.
Perché il protagonista è un sentimentale, ma nell'accezione emotiva del termine. Prende a cuore tutto ciò che riguarda la sua squadra, vuole essere d'esempio, è deciso a non arrendersi mai anche quando la differenza di potenziale con l'avversario è immensa. E non lo fa perché vuole la vittoria a tutti i costi, è un sentimento puramente sportivo a muoverlo, vuole vincere perché ama il calcio e vuole giocare al massimo delle sue possibilità.
Per questo, nonostante sia un portiere, non si fa problemi ad abbandonare la propria area di rigore se la sua squadra è in difficoltà. Si difende in 11, ma si attacca anche in 11.
Insomma: se del calcio vi piace la sua parte più "spettacolare", se a distanza di 40 anni vi piace ancora guardare Italia-Germania o altre partite che mozzano il fiato, non potete non amare "Inazuma Eleven".
E chi il calcio lo odia o lo sopporta malvolentieri? Dovrebbe dare un'opportunità a questa serie?
La risposta non può che essere "assolutamente sì". Perché non ci sono solo partite o tornei da vincere in "Inazuma Eleven", ma soprattutto una miriade di personaggi assolutamente ben caratterizzati e che lo rendono un anime impossibile da non amare. Inazuma Eleven è "coolness" allo stato puro, una volta entrati in questo mondo è difficilissimo uscirne. Per dire, in squadra c'è spazio anche per le ragazze, è un calcio genuino, in cui tutti possono partecipare a patto di amare questo sport.
Dai, finirei per scrivere un libro su "Inazuma Eleven", mi fermerò qui. Riassumo il tutto con un "è un anime consigliato a tutti, grandi e piccini, maschi e femmine, terrestri e alieni, quindi, se non l'avete già fatto guardatelo tutto, it's worth it".
E se vi piace non perdetevi il videogioco, è fantastico! La Level 5 ci sa proprio fare.
La mattina mia sorella teneva la tv accesa su Rai2, perché da che mondo è mondo quando si fa colazione per i bambini i cartoni sono un must. E così, inizialmente di sfuggita, ho avuto anch'io occasione di guardare qualche episodio di "Inazuma Eleven".
È stato amore a prima vista. Centinaia di puntate divorate l'una dopo l'altra, senza riuscire a smettere. Ho iniziato poi a giocare ai videogame per DS, e dico solo che nelle ultime settimane non faccio altro che scrivere guide e soluzioni in inglese per tutti i capitoli della saga. Più tempo passa più mi piace, è incredibile.
Quando provo a consigliare questo anime in giro ho un po' di difficoltà a rispondere alla domanda "di che parla?". Perché se a me dicessero che in quest'anime "dei ragazzini, attraverso un calcio alla 'Shaolin Soccer', devono salvare il mondo contando solo su tecniche che violano tutti i principi della fisica e sul potere dell'amicizia", io esploderei in una fragorosa risata e non darei a questa porcheria la benché minima chance.
Ma quanto sbaglierei...
In realtà è proprio questo rifiuto del realismo il punto di forza di "Inazuma Eleven". Basta dare leva alla propria sospensione dell'incredulità per godere di un prodotto capace di trasmettere un divertimento genuino. Non è un anime sportivo, non è comico, non è d'azione, non è sentimentale, ma è semplicemente un sapiente mix di tutti questi generi. E con sentimentale non intendo solo i siparietti amorosi (che in IE sono pochissimi), ma tutta l'atmosfera che circonda ogni puntata.
Perché il protagonista è un sentimentale, ma nell'accezione emotiva del termine. Prende a cuore tutto ciò che riguarda la sua squadra, vuole essere d'esempio, è deciso a non arrendersi mai anche quando la differenza di potenziale con l'avversario è immensa. E non lo fa perché vuole la vittoria a tutti i costi, è un sentimento puramente sportivo a muoverlo, vuole vincere perché ama il calcio e vuole giocare al massimo delle sue possibilità.
Per questo, nonostante sia un portiere, non si fa problemi ad abbandonare la propria area di rigore se la sua squadra è in difficoltà. Si difende in 11, ma si attacca anche in 11.
Insomma: se del calcio vi piace la sua parte più "spettacolare", se a distanza di 40 anni vi piace ancora guardare Italia-Germania o altre partite che mozzano il fiato, non potete non amare "Inazuma Eleven".
E chi il calcio lo odia o lo sopporta malvolentieri? Dovrebbe dare un'opportunità a questa serie?
La risposta non può che essere "assolutamente sì". Perché non ci sono solo partite o tornei da vincere in "Inazuma Eleven", ma soprattutto una miriade di personaggi assolutamente ben caratterizzati e che lo rendono un anime impossibile da non amare. Inazuma Eleven è "coolness" allo stato puro, una volta entrati in questo mondo è difficilissimo uscirne. Per dire, in squadra c'è spazio anche per le ragazze, è un calcio genuino, in cui tutti possono partecipare a patto di amare questo sport.
Dai, finirei per scrivere un libro su "Inazuma Eleven", mi fermerò qui. Riassumo il tutto con un "è un anime consigliato a tutti, grandi e piccini, maschi e femmine, terrestri e alieni, quindi, se non l'avete già fatto guardatelo tutto, it's worth it".
E se vi piace non perdetevi il videogioco, è fantastico! La Level 5 ci sa proprio fare.
"Inazuma Eleven" si potrebbe definire come l'apoteosi della parabola pseudo-calcistica iniziata con "Holly e Benji".
Se, quando vidi per la prima volta le partite del buon Holly, pensai che fossero quanto di più stupido e irreale si potesse inventare per trasporre uno sport come il calcio, mi sono dovuto ricredere guardando "Inazuma Eleven", che risulta quasi come una sorta di "Shaolin Soccer" in versione anime. Esattamente come nel film appena citato i "calciatori" di quest'anime compiranno evoluzioni e tiri come se al posto loro ci fossero i personaggi di "Dragon Ball".
Un pregio rispetto a "Holly e Benji" c'è ed è il fatto che qua il concetto di calcio è esagerato volontariamente (ci saranno anche degli alieni a giocare) mentre in "Holly e Benji" non si capiva se fossero super uomini o se la serie fosse semplicemente stupida.
A favore degli Inazuma si può anche dire che le loro partite risultano meno prolisse e noiose e fortunatamente non ci saranno tiri caricati per più di mezza puntata; gli incontri puntano tutto su spettacolarità e velocità delle azioni.
La trama scade un po' nel banale quando il calcio si profila come mezzo per "salvare l'umanità" in puro stile bene contro il male, sorvolando un po' sul fatto che il calcio è uno sport e che come tale è puro "entertainment".
Tralasciando questo piccolo difetto, le tante puntate proseguono molto bene a suon di pedate al pallone con continui "level-up" dei protagonisti, che impareranno nuove tecniche che risulteranno spettacolari ed emozionanti per le prime volte, salvo poi rivelarsi dei meri copia-incolla della stessa sequenza rivista migliaia di volte.
Il charachter design dei personaggi non è niente di innovativo, i soliti ragazzini realizzati abbastanza bene, senza cercare il realismo a tutti i costi e con dei colori accesi che rendono fresca l'atmosfera.
Il pregio degli sport di squadra come il calcio è che permettono di socializzare e "Inazuma" non fa che enfatizzare questo elemento, inserendo anche una morale molto bella e nobile; come direbbe de Coubertin l'importante è partecipare perché vincere utilizzando mezzi loschi e illeciti non porta una vera vittoria ed è anche un insulto all'avversario che con tanta tenacia e caparbietà si è allenato e impegnato per affrontare poi una partita che si rivela a senso unico. Molte volte i ragazzi della Inazuma perderanno contro avversari dalle capacità mostruose ma grazie al lavoro di squadra e alla loro tempra di ferro riusciranno persino a sconfiggere alieni e quant'altro.
Insegnare questa morale del gioco di squadra è quanto di più nobile c'è da imparare da questo sport, specie poi se in questo caso si parla di ragazzi italiani che masticano calcio dalla culla alla tomba ma che spesso, per egoismo e voglia di vincere, dimenticano cosa voglia realmente dire la parola sport.
"Inazuma Eleven" non è quindi solamente un anime tutto acrobazie e colpi speciali e quindi non posso fare altro che consigliarlo a tutti; pure io che non sono uno a cui piace il calcio l'ho trovato molto bello.
Se, quando vidi per la prima volta le partite del buon Holly, pensai che fossero quanto di più stupido e irreale si potesse inventare per trasporre uno sport come il calcio, mi sono dovuto ricredere guardando "Inazuma Eleven", che risulta quasi come una sorta di "Shaolin Soccer" in versione anime. Esattamente come nel film appena citato i "calciatori" di quest'anime compiranno evoluzioni e tiri come se al posto loro ci fossero i personaggi di "Dragon Ball".
Un pregio rispetto a "Holly e Benji" c'è ed è il fatto che qua il concetto di calcio è esagerato volontariamente (ci saranno anche degli alieni a giocare) mentre in "Holly e Benji" non si capiva se fossero super uomini o se la serie fosse semplicemente stupida.
A favore degli Inazuma si può anche dire che le loro partite risultano meno prolisse e noiose e fortunatamente non ci saranno tiri caricati per più di mezza puntata; gli incontri puntano tutto su spettacolarità e velocità delle azioni.
La trama scade un po' nel banale quando il calcio si profila come mezzo per "salvare l'umanità" in puro stile bene contro il male, sorvolando un po' sul fatto che il calcio è uno sport e che come tale è puro "entertainment".
Tralasciando questo piccolo difetto, le tante puntate proseguono molto bene a suon di pedate al pallone con continui "level-up" dei protagonisti, che impareranno nuove tecniche che risulteranno spettacolari ed emozionanti per le prime volte, salvo poi rivelarsi dei meri copia-incolla della stessa sequenza rivista migliaia di volte.
Il charachter design dei personaggi non è niente di innovativo, i soliti ragazzini realizzati abbastanza bene, senza cercare il realismo a tutti i costi e con dei colori accesi che rendono fresca l'atmosfera.
Il pregio degli sport di squadra come il calcio è che permettono di socializzare e "Inazuma" non fa che enfatizzare questo elemento, inserendo anche una morale molto bella e nobile; come direbbe de Coubertin l'importante è partecipare perché vincere utilizzando mezzi loschi e illeciti non porta una vera vittoria ed è anche un insulto all'avversario che con tanta tenacia e caparbietà si è allenato e impegnato per affrontare poi una partita che si rivela a senso unico. Molte volte i ragazzi della Inazuma perderanno contro avversari dalle capacità mostruose ma grazie al lavoro di squadra e alla loro tempra di ferro riusciranno persino a sconfiggere alieni e quant'altro.
Insegnare questa morale del gioco di squadra è quanto di più nobile c'è da imparare da questo sport, specie poi se in questo caso si parla di ragazzi italiani che masticano calcio dalla culla alla tomba ma che spesso, per egoismo e voglia di vincere, dimenticano cosa voglia realmente dire la parola sport.
"Inazuma Eleven" non è quindi solamente un anime tutto acrobazie e colpi speciali e quindi non posso fare altro che consigliarlo a tutti; pure io che non sono uno a cui piace il calcio l'ho trovato molto bello.
Ho finito di visionare qualche giorno fa la prima serie di Inazuma Eleven andata in onda su Rai 2. Devo proprio ammettere che il risultato non è male, nonostante si tratti dell'ennesimo anime tratto da un argomento pluri-gettonato come il calcio. Questa volta però non ci troviamo di fronte ai chilometrici campi a "collina" di "Holly e Benji" o a partite che durano puntate su puntate. Bisogna infatti precisare che l'ambientazione e il modo in cui i piccoli giocatori della Raimon e delle altre squadre si muovono ricordano parecchio quelli del film Shaolin Soccer, con colpi segreti e palle che diventano all'occorrenza di fuoco, di ghiaccio, con pinguini che compaiono dal suolo per accompagnare la dinamica del tiro. I power up quindi fanno da cornice alle varie puntate in cui i ragazzi si esibiranno con nuove tecniche frutto di allenamenti ai limiti dell'umano. Saranno il sacrificio e la volontà di non mollare mai a condurre la squadra alla vittoria
La storia è ben intrecciata, con protagonista un ragazzo che sogna di vincere il Football Frontier insieme alla sua squadra, la Raimon appunto. Le difficoltà, come da copione, non tarderanno a mancare ma, grazie allo spirito di squadra e alla voglia di combattere sempre, Mark, il protagonista ce la farà nelle situazioni più disperate.
Il calcio è qui vissuto come un divertimento, veicolo per fare nuove amicizie e per creare dei legami. Infatti, durante gli scontri i cattivoni di turno riceveranno una severa lezione imparando il vero significato della parola calcio.
La storia è ben intrecciata, con protagonista un ragazzo che sogna di vincere il Football Frontier insieme alla sua squadra, la Raimon appunto. Le difficoltà, come da copione, non tarderanno a mancare ma, grazie allo spirito di squadra e alla voglia di combattere sempre, Mark, il protagonista ce la farà nelle situazioni più disperate.
Il calcio è qui vissuto come un divertimento, veicolo per fare nuove amicizie e per creare dei legami. Infatti, durante gli scontri i cattivoni di turno riceveranno una severa lezione imparando il vero significato della parola calcio.
Inazuma Eleven è la trasposizione animata dell'omonimo videogioco di ruolo di stampo calcistico creato dalla prolifica Level5 per Nintendo DS. Purtroppo il videogame prima citato è reperibile solo in suolo giapponese, quindi non è possibile per la maggioranza di noi farne un paragone, tuttavia l'anime riesce a crearsi una propria identità personale, ed è fruibile anche da chi neppure sapeva fosse tratto da un videogame.
Per intraprendere la visione di quest'anime è innanzitutto necessario sapere che il target a cui è destinato è un pubblico molto giovane, sebbene, come potrete osservare dalla mia "analisi", ritengo ci siano molti elementi che lo rendono fruibile anche dai più adulti.
Inazuma Eleven è un anime sportivo sul calcio, di cui protagonista è una squadra scolastica che mira a vincere il Football Frontier, torneo a cui partecipano le migliori squadre di tutto il paese. L'anime è diviso in saghe, ognuna equivalente a un capitolo per console (per ora siamo a quota 3 videogame).
La grafica è molto colorata, e il character design è accattivante e divertente, e chi ha familiarità con la saga del Professor Layton riconoscerà sicuramente lo zampino della Level5, specialmente nei personaggi più anziani. I personaggi sono molto originali anche dal punto di vista caratteriale, spesso impersonano degli stereotipi senza però soffrirne e, anzi, facendone una caricatura in modo ironico e senza mai cadere nel banale.
Essendo un anime sportivo, per ogni nuova squadra vengono introdotti un congruo numero di nuovi personaggi, quindi per ovvie ragioni non tutti sono approfonditi, sebbene molti di loro dispongano di una tecnica speciale di cui faranno mostra almeno una volta nella partita. Dimenticatevi quindi giocate realistiche, le tecniche speciali faranno da padrone nel cartone, e ci faranno compagnia per tutta la durata dell'opera new entry e power-up, che aiutano a tenere alta l'attenzione dello spettatore. Molto importante, le partite non saranno mai eccessivamente lunghe, la maggiore parte di loro non dura più di due puntate, e le tecniche speciali permettono un facile ribaltamento della situazione di gioco, senza però togliere suspense al tutto.
La computer grafica è utilizzata in modo appropriato e non invadente, e l'anime può vantare un bellissimo modello poligonale in cell-shading di un furgoncino, utilizzato in moltissime scene.
L'anime, nonostante il genere, non soffre di grande linearità, difatti se da un lato abbiamo la parte calcistica, dall'altro abbiamo una parte più misteriosa che procede insieme alla prima, rendendo il tutto più interessante.
I personaggi più importanti non escono dal nulla, ma hanno un loro passato che non mancherà d'influenzare azioni e scelte degli stessi, così come l'antagonista, che così facendo non rientra nell'odiosa categoria del "cattivo di nascita". I personaggi introdotti sono sempre molto intriganti e simpatici, tanto che da una "squadra" di 7 giocatori si arriverà a una schiera di calciatori.
L'anime, essendo uno spokon, un paio di parole sull'amicizia e sul lavoro di squadra le spende per forza di cose, e tutti i messaggi veicolati sono positivi .
I nomi non sono stati mantenuti e hanno subito un'"americanizzazione", elemento che stona specialmente nella seconda saga, dove viene precisato più volte che il tutto è ambientato in Giappone, mentre il doppiaggio è a mio parere azzeccato, e funziona bene anche nelle numerose e ben riuscite scenette comiche che sono presenti nell'anime.
La sigla è sempre la stessa, con qualche piccola variazione nel testo da saga a saga, viene cambiata solo graficamente e purtroppo l'opening viene ripresentata anche come ending.
Concludo dicendo che per quanto riguarda il suo genere/target è secondo me veramente un ottimo prodotto, sebbene dopo oltre 50 puntate (che comunque non sono poche) ha cominciato ad annoiarmi, quindi gli do un 7/8.
Per intraprendere la visione di quest'anime è innanzitutto necessario sapere che il target a cui è destinato è un pubblico molto giovane, sebbene, come potrete osservare dalla mia "analisi", ritengo ci siano molti elementi che lo rendono fruibile anche dai più adulti.
Inazuma Eleven è un anime sportivo sul calcio, di cui protagonista è una squadra scolastica che mira a vincere il Football Frontier, torneo a cui partecipano le migliori squadre di tutto il paese. L'anime è diviso in saghe, ognuna equivalente a un capitolo per console (per ora siamo a quota 3 videogame).
La grafica è molto colorata, e il character design è accattivante e divertente, e chi ha familiarità con la saga del Professor Layton riconoscerà sicuramente lo zampino della Level5, specialmente nei personaggi più anziani. I personaggi sono molto originali anche dal punto di vista caratteriale, spesso impersonano degli stereotipi senza però soffrirne e, anzi, facendone una caricatura in modo ironico e senza mai cadere nel banale.
Essendo un anime sportivo, per ogni nuova squadra vengono introdotti un congruo numero di nuovi personaggi, quindi per ovvie ragioni non tutti sono approfonditi, sebbene molti di loro dispongano di una tecnica speciale di cui faranno mostra almeno una volta nella partita. Dimenticatevi quindi giocate realistiche, le tecniche speciali faranno da padrone nel cartone, e ci faranno compagnia per tutta la durata dell'opera new entry e power-up, che aiutano a tenere alta l'attenzione dello spettatore. Molto importante, le partite non saranno mai eccessivamente lunghe, la maggiore parte di loro non dura più di due puntate, e le tecniche speciali permettono un facile ribaltamento della situazione di gioco, senza però togliere suspense al tutto.
La computer grafica è utilizzata in modo appropriato e non invadente, e l'anime può vantare un bellissimo modello poligonale in cell-shading di un furgoncino, utilizzato in moltissime scene.
L'anime, nonostante il genere, non soffre di grande linearità, difatti se da un lato abbiamo la parte calcistica, dall'altro abbiamo una parte più misteriosa che procede insieme alla prima, rendendo il tutto più interessante.
I personaggi più importanti non escono dal nulla, ma hanno un loro passato che non mancherà d'influenzare azioni e scelte degli stessi, così come l'antagonista, che così facendo non rientra nell'odiosa categoria del "cattivo di nascita". I personaggi introdotti sono sempre molto intriganti e simpatici, tanto che da una "squadra" di 7 giocatori si arriverà a una schiera di calciatori.
L'anime, essendo uno spokon, un paio di parole sull'amicizia e sul lavoro di squadra le spende per forza di cose, e tutti i messaggi veicolati sono positivi .
I nomi non sono stati mantenuti e hanno subito un'"americanizzazione", elemento che stona specialmente nella seconda saga, dove viene precisato più volte che il tutto è ambientato in Giappone, mentre il doppiaggio è a mio parere azzeccato, e funziona bene anche nelle numerose e ben riuscite scenette comiche che sono presenti nell'anime.
La sigla è sempre la stessa, con qualche piccola variazione nel testo da saga a saga, viene cambiata solo graficamente e purtroppo l'opening viene ripresentata anche come ending.
Concludo dicendo che per quanto riguarda il suo genere/target è secondo me veramente un ottimo prodotto, sebbene dopo oltre 50 puntate (che comunque non sono poche) ha cominciato ad annoiarmi, quindi gli do un 7/8.
Sarò subito diretto con voi che state per accingervi a leggere quanto segue: se avete odiato, poco gradito, trovato assurdo, ridicolo, stupido, esagerato ecc. (si è capito il concetto, no?) un'opera come “Capitan Tsubasa” (Holly e Benji), lasciate perdere Inazuma Eleven. Non vedo altrimenti come possa interessarvi un titolo dalle tematiche simili, con un “comparto atletico” che a confronto quelli di Holly e company sono bazzecole applicabili tranquillamente al nostro campionato di Serie A.
Precisato ciò, posso proseguire tranquillamente senza avere il timore di aver fatto perdere del tempo a chicchessia.
Inazuma Eleven nasce come videogioco calcistico per Nintendo DS nel 2008 e fin da subito riscuote più che discreti consensi tanto da indurre poco dopo la realizzazione di un manga e di un anime a esso ispirati.
Il cartaceo è stato pubblicato da Shogakukan su CoroCoro Comic mentre la serie animata è stata prodotta da Level 5 con la collaborazione di Tv Tokyo e OLM Incorporated ed è tuttora in corso.
In concomitanza con l'inizio del Mondiale sudafricano del 2010, Inazuma Eleven è sbarcato anche in Italia trasmesso su Rai 2 ogni mattina. Il titolo originale è stato mantenuto con in più l'aggiunta dell'appendice “La squadra delle meraviglie”.
Di ottima fattura, i disegni e anche le animazioni non sfigurano mentre le musiche non sono certamente il punto forte dato che scarseggiano abbastanza all'interno della narrazione. Discorso a parte merita però la sigla italiana in quanto è stato deciso saggiamente di adoperare la base musicale dell'opening originale traducendone solamente il testo con un risultato davvero notevole.
Il doppiaggio si assesta su discreti livelli senza eccellere o sfigurare particolarmente.
Venendo adesso alla trama, tutto ruota attorno a una giovane squadra di calcio appartenente a un istituto scolastico, la Raimon Junior High.
La squadra è molto debole e non vince una partita da tempo immemore e ciò comporta l'abbandono di molti elementi dal team. La rosa pertanto si restringe a soli 7 giocatori effettivi, un numero chiaramente insufficiente affinché possa disputare una qualsiasi partita futura dato che, come sappiamo, per scendere in campo occorrono 11 elementi.
Mark Evans però, portiere e capitano della Raimon, non è tipo da arrendersi così facilmente e, spinto da una grandissima passione per il gioco del calcio, parte alle ricerca di nuovi calciatori da aggregare alla squadra con l'obiettivo di partecipare in seguito al Football Frontier, manifestazione al quale prendono parte le migliori formazioni del paese.
Ecco dunque come inizia quest'avventura che ci porta a conoscere svariati personaggi quasi tutti caratterizzati più che discretamente, con alcuni di essi in possesso di storie personali passate che in qualche caso sporadico si ripercorrono anche sul campo da gioco.
Inazuma Eleven è un titolo destinato principalmente a un pubblico di giovani e assistendo a una qualunque partita all'interno della serie si può capire perfettamente quanto affermo: ho fatto accenno sopra a un titolo famoso come “Holly e Benji” di cui ricordiamo tutti i vari colpi speciali dei protagonisti (il “tiro della tigre” di Lenders, la “catapulta infernale” dei fratelli Derrick, oppure il “tiro combinato” di Hutton e Becker ecc.); bene, Inazuma Eleven li batte tutti e si pone su un altro livello.
A ogni esecuzione/intervento effettuato all'interno del campo da gioco da un qualsiasi elemento, corrispondono infatti differenti proiezioni tridimensionali di ologrammi raffiguranti tal volta arti giganti, draghi lucenti, montagne maestose, mari impetuosi, pinguini che sbucano dal terreno ecc., indicanti l'effettiva potenza di quel colpo specifico, quasi sempre un tiro o una parata.
Ciò ovviamente chiarisce il perché del target in questione dato che farebbe destare il naso a molti, che giudicherebbero come una “cavolata immane” qualcosa di simile, soprattutto poi se aggiunto ai vari nomi che questi colpi assumono e che vengono ripetuti in continuazione al momento delle loro esecuzioni e sono accompagnati peraltro da una grafica che mostra il nome del colpo al momento della sua messa in atto.
Io però non sono d'accordo (tranne per il ripetersi delle grafiche e dei nomi che a lungo andare hanno stufato pure me), non vedo perché privarsi di un'opera che pur nella sua “teatrale eccessività” è capace d'infondere sani valori quali amicizia, coesione, perseveranza, spirito di squadra, rispetto, avversari affrontati come tali e non come nemici, insomma. Tutto questo oggi si vede sempre più raramente in diversi campi da calcio professionistici, dove le partite sono vissute più come una sorta di battaglia all'ultimo sangue, con interventi sempre più ai limiti del codice penale, piuttosto che come una normale partita di pallone in cui si dovrebbero fronteggiare solamente due squadre per determinare quale è superiore.
Ecco quindi che fare la conoscenza di un titolo come Inazuma Eleven può aiutare a fare scoprire o magari ritrovare quei principi che stanno alla base di tutto e che oggi purtroppo tendono spesso a non essere considerati o peggio ancora dimenticati soprattutto dalle nuove generazioni. Quanto di più sbagliato possa esserci visto che il futuro appartiene principalmente a loro.
Inazuma Eleven è poi un titolo molto leggero che si lascia seguire con assoluta spensieratezza, spesso infatti si assiste a simpatici siparietti fuori dal campo che fanno scappare diversi sorrisi, per non parlare dei vari colpi “folkloristici” dei protagonisti, di fronte ai quali non ci si può certamente esimere dal farsi quattro risate.
Insomma, se cercavate qualcosa con questo tipo di caratteristiche avete fatto “goal”, se così non fosse invece, dato che comunque vi siete soffermati a leggere fino alla fine, potete pure buttarci un'occhiata, no? Io ve lo consiglio di sicuro.
Precisato ciò, posso proseguire tranquillamente senza avere il timore di aver fatto perdere del tempo a chicchessia.
Inazuma Eleven nasce come videogioco calcistico per Nintendo DS nel 2008 e fin da subito riscuote più che discreti consensi tanto da indurre poco dopo la realizzazione di un manga e di un anime a esso ispirati.
Il cartaceo è stato pubblicato da Shogakukan su CoroCoro Comic mentre la serie animata è stata prodotta da Level 5 con la collaborazione di Tv Tokyo e OLM Incorporated ed è tuttora in corso.
In concomitanza con l'inizio del Mondiale sudafricano del 2010, Inazuma Eleven è sbarcato anche in Italia trasmesso su Rai 2 ogni mattina. Il titolo originale è stato mantenuto con in più l'aggiunta dell'appendice “La squadra delle meraviglie”.
Di ottima fattura, i disegni e anche le animazioni non sfigurano mentre le musiche non sono certamente il punto forte dato che scarseggiano abbastanza all'interno della narrazione. Discorso a parte merita però la sigla italiana in quanto è stato deciso saggiamente di adoperare la base musicale dell'opening originale traducendone solamente il testo con un risultato davvero notevole.
Il doppiaggio si assesta su discreti livelli senza eccellere o sfigurare particolarmente.
Venendo adesso alla trama, tutto ruota attorno a una giovane squadra di calcio appartenente a un istituto scolastico, la Raimon Junior High.
La squadra è molto debole e non vince una partita da tempo immemore e ciò comporta l'abbandono di molti elementi dal team. La rosa pertanto si restringe a soli 7 giocatori effettivi, un numero chiaramente insufficiente affinché possa disputare una qualsiasi partita futura dato che, come sappiamo, per scendere in campo occorrono 11 elementi.
Mark Evans però, portiere e capitano della Raimon, non è tipo da arrendersi così facilmente e, spinto da una grandissima passione per il gioco del calcio, parte alle ricerca di nuovi calciatori da aggregare alla squadra con l'obiettivo di partecipare in seguito al Football Frontier, manifestazione al quale prendono parte le migliori formazioni del paese.
Ecco dunque come inizia quest'avventura che ci porta a conoscere svariati personaggi quasi tutti caratterizzati più che discretamente, con alcuni di essi in possesso di storie personali passate che in qualche caso sporadico si ripercorrono anche sul campo da gioco.
Inazuma Eleven è un titolo destinato principalmente a un pubblico di giovani e assistendo a una qualunque partita all'interno della serie si può capire perfettamente quanto affermo: ho fatto accenno sopra a un titolo famoso come “Holly e Benji” di cui ricordiamo tutti i vari colpi speciali dei protagonisti (il “tiro della tigre” di Lenders, la “catapulta infernale” dei fratelli Derrick, oppure il “tiro combinato” di Hutton e Becker ecc.); bene, Inazuma Eleven li batte tutti e si pone su un altro livello.
A ogni esecuzione/intervento effettuato all'interno del campo da gioco da un qualsiasi elemento, corrispondono infatti differenti proiezioni tridimensionali di ologrammi raffiguranti tal volta arti giganti, draghi lucenti, montagne maestose, mari impetuosi, pinguini che sbucano dal terreno ecc., indicanti l'effettiva potenza di quel colpo specifico, quasi sempre un tiro o una parata.
Ciò ovviamente chiarisce il perché del target in questione dato che farebbe destare il naso a molti, che giudicherebbero come una “cavolata immane” qualcosa di simile, soprattutto poi se aggiunto ai vari nomi che questi colpi assumono e che vengono ripetuti in continuazione al momento delle loro esecuzioni e sono accompagnati peraltro da una grafica che mostra il nome del colpo al momento della sua messa in atto.
Io però non sono d'accordo (tranne per il ripetersi delle grafiche e dei nomi che a lungo andare hanno stufato pure me), non vedo perché privarsi di un'opera che pur nella sua “teatrale eccessività” è capace d'infondere sani valori quali amicizia, coesione, perseveranza, spirito di squadra, rispetto, avversari affrontati come tali e non come nemici, insomma. Tutto questo oggi si vede sempre più raramente in diversi campi da calcio professionistici, dove le partite sono vissute più come una sorta di battaglia all'ultimo sangue, con interventi sempre più ai limiti del codice penale, piuttosto che come una normale partita di pallone in cui si dovrebbero fronteggiare solamente due squadre per determinare quale è superiore.
Ecco quindi che fare la conoscenza di un titolo come Inazuma Eleven può aiutare a fare scoprire o magari ritrovare quei principi che stanno alla base di tutto e che oggi purtroppo tendono spesso a non essere considerati o peggio ancora dimenticati soprattutto dalle nuove generazioni. Quanto di più sbagliato possa esserci visto che il futuro appartiene principalmente a loro.
Inazuma Eleven è poi un titolo molto leggero che si lascia seguire con assoluta spensieratezza, spesso infatti si assiste a simpatici siparietti fuori dal campo che fanno scappare diversi sorrisi, per non parlare dei vari colpi “folkloristici” dei protagonisti, di fronte ai quali non ci si può certamente esimere dal farsi quattro risate.
Insomma, se cercavate qualcosa con questo tipo di caratteristiche avete fatto “goal”, se così non fosse invece, dato che comunque vi siete soffermati a leggere fino alla fine, potete pure buttarci un'occhiata, no? Io ve lo consiglio di sicuro.
Premessa: questa recensione è scritta da uno che ha sempre avuto molta più simpatica (diciamo pure da fan sfegatato) per il baseball anziché per il calcio, di cui, nonostante dicono che come primo impatto sia facile e veloce da apprendere - le basi ovvio -, non ho mai capito nulla. Ma Inazuma Eleven mi ha fatto un effetto strano, mi ha fatto appassionare a uno sport che per ben 21 anni ho cercato di evitare in tutti i modi. Ora entriamo nella recensione che è il motivo per cui scrivo.
Ho seguito tutti gli episodi trasmessi da Rai 2 e posso dire che tecniche speciali a parte è stato un anime che dopo il primo episodio mi ha fatto dire "Ora sono curioso di vedere la prossima puntata".
Il paragone con Holly e Benji, già forse detto in altre recensioni, salta subito ovvio, ma in questa serie ho visto qualcosa di molto diverso, qualcosa che mi ha fatto avvicinare a uno sport che, come detto, non apprezzo proprio per nulla. Avevo sentito parlare, anche prima della realizzazione dell'anime, di questa serie ed essendo un RPG sul calcio mi aspettavo, cosa che poi ho constato provando il gioco di persona in lingua originale, le ovvie tecniche speciali o comunque azioni di gioco che comprendevano vari effetti. C'è secondo me qualcosa di ben più grande dietro la trama di questa serie che poi, andando avanti, diventa sempre più interessante anche se a tratti assurda, ma ha qualcosa che ad Holly e Benji manca.
In quella serie, per quello che mi riguarda, ho visto agonismo puro, ed essendo cresciuto dietro serie come Yattaman o Touch mi aspettavo di vedere sia la comicità (si parla di Holly e Benji) sia l'azione, ma anche del sentimento, cosa che invece non ho visto in Holly e Benji. In Inazuma Eleven invece ho visto questi elementi.
Il fattore comico non è sempre divertente e certe gag si potevano evitare, ma altre fanno morire dal ridere; di sentimento invece ce n'è molto. Non vediamo insomma solo calcio, ma vediamo come il calcio stesso metta in luce debolezze interne, non per forza legate allo sport, dei vari personaggi. La colonna sonora, che avevo apprezzato nel videogames, ritorna e sentirla più strumentalizzata mi ha fatto molto piace, e pure il doppiaggio sia italiano che originale è stato ben studiato. Unica nota negativa sul lato sonoro è che nell'edizione italiana alcune opening ed ending, che ogni tanto si sentivano in sottofondo durante le partite o in certi momenti, sono state sostituite, ma questo e solo un piccolo neo che non si nota nemmeno.
Le traduzioni mi sono sembrate buone, i nomi delle tecniche, anche se non sempre adeguati, sono stati ripresi bene. I nomi dei personaggi sono stati ovviamente tradotti e sul lato dell'adattamento sono un neo che, per chi ha giocato al gioco o seguito la serie in originale, è difficile da mandare giù, ma tutto sommato si supera. I personaggi di per sé invece sono tutti molto ben caratterizzati, come forse già detto, e ci si affeziona presto a uno o più di loro.
Per concludere, anche se forse mi sono perso in divagazioni varie, i punti "deboli" - se cosi e possibile definirli, visto che proprio sono due cose che con il proseguire delle visioni si dimentica - sono alcuni piccoli tagli delle colonne sonore e la traduzione dei nomi americanizzati in una cornice giapponese. I punti di forza invece sono molti, considerando che lo dice uno che di calcio non sa nulla e fino a poco tempo fa non ne ha mai voluto sapere nulla. La trama è solida e, anche se in alcuni punti potrebbe sembrare assurda/irreale, va tenuto conto che è un anime tratto da un RPG e dunque gli elementi surreali o improbabili sono all'ordine del giorno - come le tecniche speciali.
Insomma alla fine posso dire di consigliare quest'anime a coloro che in primis adorano il calcio e gli RPG, e in secundis se cercate un anime sportivo un po' particolare e anche un po' folle, viste anche certe tecniche micidiali usate dai protagonisti. Personalmente sono rimasto soddisfatto da questa serie, e proprio come alcuni personaggi sono rimasto catturato dal carisma di Mark/Endou.
Ho seguito tutti gli episodi trasmessi da Rai 2 e posso dire che tecniche speciali a parte è stato un anime che dopo il primo episodio mi ha fatto dire "Ora sono curioso di vedere la prossima puntata".
Il paragone con Holly e Benji, già forse detto in altre recensioni, salta subito ovvio, ma in questa serie ho visto qualcosa di molto diverso, qualcosa che mi ha fatto avvicinare a uno sport che, come detto, non apprezzo proprio per nulla. Avevo sentito parlare, anche prima della realizzazione dell'anime, di questa serie ed essendo un RPG sul calcio mi aspettavo, cosa che poi ho constato provando il gioco di persona in lingua originale, le ovvie tecniche speciali o comunque azioni di gioco che comprendevano vari effetti. C'è secondo me qualcosa di ben più grande dietro la trama di questa serie che poi, andando avanti, diventa sempre più interessante anche se a tratti assurda, ma ha qualcosa che ad Holly e Benji manca.
In quella serie, per quello che mi riguarda, ho visto agonismo puro, ed essendo cresciuto dietro serie come Yattaman o Touch mi aspettavo di vedere sia la comicità (si parla di Holly e Benji) sia l'azione, ma anche del sentimento, cosa che invece non ho visto in Holly e Benji. In Inazuma Eleven invece ho visto questi elementi.
Il fattore comico non è sempre divertente e certe gag si potevano evitare, ma altre fanno morire dal ridere; di sentimento invece ce n'è molto. Non vediamo insomma solo calcio, ma vediamo come il calcio stesso metta in luce debolezze interne, non per forza legate allo sport, dei vari personaggi. La colonna sonora, che avevo apprezzato nel videogames, ritorna e sentirla più strumentalizzata mi ha fatto molto piace, e pure il doppiaggio sia italiano che originale è stato ben studiato. Unica nota negativa sul lato sonoro è che nell'edizione italiana alcune opening ed ending, che ogni tanto si sentivano in sottofondo durante le partite o in certi momenti, sono state sostituite, ma questo e solo un piccolo neo che non si nota nemmeno.
Le traduzioni mi sono sembrate buone, i nomi delle tecniche, anche se non sempre adeguati, sono stati ripresi bene. I nomi dei personaggi sono stati ovviamente tradotti e sul lato dell'adattamento sono un neo che, per chi ha giocato al gioco o seguito la serie in originale, è difficile da mandare giù, ma tutto sommato si supera. I personaggi di per sé invece sono tutti molto ben caratterizzati, come forse già detto, e ci si affeziona presto a uno o più di loro.
Per concludere, anche se forse mi sono perso in divagazioni varie, i punti "deboli" - se cosi e possibile definirli, visto che proprio sono due cose che con il proseguire delle visioni si dimentica - sono alcuni piccoli tagli delle colonne sonore e la traduzione dei nomi americanizzati in una cornice giapponese. I punti di forza invece sono molti, considerando che lo dice uno che di calcio non sa nulla e fino a poco tempo fa non ne ha mai voluto sapere nulla. La trama è solida e, anche se in alcuni punti potrebbe sembrare assurda/irreale, va tenuto conto che è un anime tratto da un RPG e dunque gli elementi surreali o improbabili sono all'ordine del giorno - come le tecniche speciali.
Insomma alla fine posso dire di consigliare quest'anime a coloro che in primis adorano il calcio e gli RPG, e in secundis se cercate un anime sportivo un po' particolare e anche un po' folle, viste anche certe tecniche micidiali usate dai protagonisti. Personalmente sono rimasto soddisfatto da questa serie, e proprio come alcuni personaggi sono rimasto catturato dal carisma di Mark/Endou.
Ho finito di visionare qualche giorno fa la prima serie di Inazuma Eleven andata in onda su Rai 2. Devo proprio ammettere che il risultato non è male, nonostante si tratti dell'ennesimo anime tratto da un argomento plurigettonato come il calcio. Questa volta però non ci troviamo di fronte ai chilometrici campi a "collina" di Holly e Benji o a partite che durano puntate su puntate. Bisogna infatti precisare che l'ambientazione e il modo in cui i piccoli giocatori della Raimon e delle altre squadre si muovono ricordano parecchio quelli del film Shaolin Soccer, con colpi segreti e palle che diventano all'occorrenza di fuoco, di ghiaccio, con pinguini che compaiono dal suolo per accompagnare la dinamica del tiro. I power up quindi fanno da cornice alle varie puntate in cui i ragazzi si esibiranno con nuove tecniche frutto di allenamenti ai limiti dell'umano. Saranno il sacrificio e la volontà di non mollare mai a condurre la squadra alla vittoria
La storia è ben intrecciata, con protagonista un ragazzo che sogna di vincere il Football Frontier insieme alla sua squadra, la Raimon appunto. Le difficoltà, come da copione, non tarderanno a mancare ma, grazie allo spirito di squadra e alla voglia di combattere sempre, Mark, il protagonista ce la farà nelle situazione più disperate.
Il calcio è qui vissuto come un divertimento, veicolo per fare nuove amicizie e creare dei legami. Infatti, durante gli scontri i cattivoni di turno riceveranno una severa lezione imparando il vero significato della parola calcio.
La storia è ben intrecciata, con protagonista un ragazzo che sogna di vincere il Football Frontier insieme alla sua squadra, la Raimon appunto. Le difficoltà, come da copione, non tarderanno a mancare ma, grazie allo spirito di squadra e alla voglia di combattere sempre, Mark, il protagonista ce la farà nelle situazione più disperate.
Il calcio è qui vissuto come un divertimento, veicolo per fare nuove amicizie e creare dei legami. Infatti, durante gli scontri i cattivoni di turno riceveranno una severa lezione imparando il vero significato della parola calcio.
Questo è un anime che sto guardando ultimamente la mattina su Rai 2, e devo dire che è stata un'ottima scelta della rete, quella di trasmettere questo titolo.
Inazuma Eleven ricorda molto le atmosfere di Holly e Benji, però ambientate in un avveniristico campo con calciatori provenienti da tutto il pianeta, laddove molti di loro sono alla ricerca della difesa del mondo, e altri all'attacco della Terra.
La forza e la costanza di questi giovani ragazzi sarà determinante ai fini delle partite, ma qui ritroviamo qualcosa che sembra più legato a titoli come Street Fighter, Beyblade e lo stesso Dragon Ball. Ovvero avversari che prima si odiavano e poi si alleano per un unico fine, e grandi folle di pubblico pronte a incitare i combattenti, dove molti di loro non sanno il reale fine per cui combattono.
Combattono appunto: il calcio è visto come una guerra e poche volte come passione e divertimento, e questo è un male, paragonato alla realtà del calcio giocato che vediamo nelle coppe alla tv.
Credo che lo spirito guida del disegnatore e ideatore della serie sia stato quello di rilanciare lo spirito sportivo attraverso una novità che non è una novità: il cuore. Il cuore che va al di là di ogni sentimento, avverso o reciproco che sia; il cuore capace di guardare fin nel profondo la potenzialità di ogni calciatore, pronto e disposto a tutto, non per vincere, ma per divertirsi assieme ad altri 10 cuori con lui presenti in campo, in un unico generatore di vere emozioni non guerrafondaie: lo spirito che porta alla vittoria finale.
Questo caleidoscopio di emozioni muove Inazuma Eleven, con avversari sempre più forti e desiderosi del potere assoluto. Ma in fin dei conti la morale nascosta di questo anime è che il potere assoluto, da una parte, dà la vittoria quasi certa di essere riusciti in qualche grande conquista, ma dall'altra ti fa pagare il prezzo più alto, quello di rimanere un uomo, o un ragazzo se volete, troppo solo e senza il traguardo più importante che invece viene raggiunto dai protagonisti. Cioè essere amici divertendosi.
Inazuma Eleven ricorda molto le atmosfere di Holly e Benji, però ambientate in un avveniristico campo con calciatori provenienti da tutto il pianeta, laddove molti di loro sono alla ricerca della difesa del mondo, e altri all'attacco della Terra.
La forza e la costanza di questi giovani ragazzi sarà determinante ai fini delle partite, ma qui ritroviamo qualcosa che sembra più legato a titoli come Street Fighter, Beyblade e lo stesso Dragon Ball. Ovvero avversari che prima si odiavano e poi si alleano per un unico fine, e grandi folle di pubblico pronte a incitare i combattenti, dove molti di loro non sanno il reale fine per cui combattono.
Combattono appunto: il calcio è visto come una guerra e poche volte come passione e divertimento, e questo è un male, paragonato alla realtà del calcio giocato che vediamo nelle coppe alla tv.
Credo che lo spirito guida del disegnatore e ideatore della serie sia stato quello di rilanciare lo spirito sportivo attraverso una novità che non è una novità: il cuore. Il cuore che va al di là di ogni sentimento, avverso o reciproco che sia; il cuore capace di guardare fin nel profondo la potenzialità di ogni calciatore, pronto e disposto a tutto, non per vincere, ma per divertirsi assieme ad altri 10 cuori con lui presenti in campo, in un unico generatore di vere emozioni non guerrafondaie: lo spirito che porta alla vittoria finale.
Questo caleidoscopio di emozioni muove Inazuma Eleven, con avversari sempre più forti e desiderosi del potere assoluto. Ma in fin dei conti la morale nascosta di questo anime è che il potere assoluto, da una parte, dà la vittoria quasi certa di essere riusciti in qualche grande conquista, ma dall'altra ti fa pagare il prezzo più alto, quello di rimanere un uomo, o un ragazzo se volete, troppo solo e senza il traguardo più importante che invece viene raggiunto dai protagonisti. Cioè essere amici divertendosi.
Inazuma Eleven può essere definito come un seguito moderno di Holly e Benji. Le tecniche utilizzate dai vari calciatori sono veramente assurde e surreali, però appassionano molto il telespettatore.
Innanzitutto la serie ricalca in modo notevole lo stile "animanga", quasi assente nel già citato Holly e Benji. I protagonisti hanno delle tecniche speciali: mani illusorie che parano la palla, dragoni infuriati, vortici fiammanti, muri di terra e chi ne ha più ne metta.
Il doppiaggio e l'adattamento LaBibi.it mi sembrano molto fedeli all'originale (tranne per i nomi giapponesi), perciò credo che abbia fatto un buon lavoro.
VOTO FINALE: 9
DIFETTI: L'adattamento dei nomi giapponesi, che li trasforma in nomi americani.
PREGI: Ogni partita ti appassiona fino all'ultimo secondo!
Innanzitutto la serie ricalca in modo notevole lo stile "animanga", quasi assente nel già citato Holly e Benji. I protagonisti hanno delle tecniche speciali: mani illusorie che parano la palla, dragoni infuriati, vortici fiammanti, muri di terra e chi ne ha più ne metta.
Il doppiaggio e l'adattamento LaBibi.it mi sembrano molto fedeli all'originale (tranne per i nomi giapponesi), perciò credo che abbia fatto un buon lavoro.
VOTO FINALE: 9
DIFETTI: L'adattamento dei nomi giapponesi, che li trasforma in nomi americani.
PREGI: Ogni partita ti appassiona fino all'ultimo secondo!