Judo Boy
E' un vero peccato che non ci sia un degno finale per questa serie, perchè sicuramente avremmo assistito ad un titolo che avrebbe meritato senza dubbio miglior sorte.
Comunque, pur essendo formato da pochi episodi, regala tantissime emozioni che non si può far a meno di ricordare una volta visto questo cartone, che resta uno dei titoli ben fatti del periodo.
E' un'opera che almeno nelle intenzioni iniziali ci ricorda il tramandare di generazione in generazione le tecniche di judo e la relativa scuola di arti marziali, mentre per il restante dell'opera assistiamo ad una continua caccia all'uomo che ha ucciso senza pietà il padre del protagonista.
Nelle intenzioni dell'autore c'è sicuramente la voglia di insegnarci i valori di queste arti marziali, che cosa esse comportano come finalità e a cosa realmente servono per chi ne impara le tecniche, messe continuamente in pratica dal protagonista nel corso della serie con l'unico obiettivo durante la narrazione, ovvero la vendetta.
Ovviamente chi impara queste tecniche deve sapere molto bene che non vanno mai utilizzate per scopi personali, ma per difesa in stato di pericolo, è uno degli spiriti formanti della disciplina, e purtroppo per tal fine personale, il protagonsita spesso disobbedisce a questa regola importante.
L'autore vuol farci capire che la vendetta è un sentimento che non va mai coltivato, anzi, va sempre respinto, perchè genere odio e violenza come se piovesse, laddove alfine la vendetta stessa diventa l'unica ragione di vita per poi fermarsi a pensare a chiedersi il perchè l'aver generato così tanto caos.
E difatti in molti nella realtà hanno a che fare con una vita già segnata dalla strada fin dalla nascita, dove ci si sgomita e ci si prende a pugni per un posto al sole, per un futuro migliore, e per avere un riscatto sociale.
Qui è da definirsi proprio in luogo di quest'ultimo, le lotte del protagonista, ovvero il ridare dignità al nome della scuola e della sua famiglia, contribuisce a riscattarsi dalla prematura morte di colui che gli ha trasmesso questi grandi valori che vanno al di là delle stesse arti marziali.
Un'opera sicuramente dall'indubbio fascino, pur nella sua incompletezza, e vanta all'interno del doppiaggio italiano per questo cartone, elementi di spicco come Renzo Stacchi, Giorgio Locuratolo, Marco Guadagno e Vittorio Guerrieri, giusto per fare un pò di grandi nomi, che contribuiscono ad impreziosire ancor più il materiale presente in questo anime.
Per i grandi valori che esso trasmette, ve ne consiglio la visione!
Comunque, pur essendo formato da pochi episodi, regala tantissime emozioni che non si può far a meno di ricordare una volta visto questo cartone, che resta uno dei titoli ben fatti del periodo.
E' un'opera che almeno nelle intenzioni iniziali ci ricorda il tramandare di generazione in generazione le tecniche di judo e la relativa scuola di arti marziali, mentre per il restante dell'opera assistiamo ad una continua caccia all'uomo che ha ucciso senza pietà il padre del protagonista.
Nelle intenzioni dell'autore c'è sicuramente la voglia di insegnarci i valori di queste arti marziali, che cosa esse comportano come finalità e a cosa realmente servono per chi ne impara le tecniche, messe continuamente in pratica dal protagonista nel corso della serie con l'unico obiettivo durante la narrazione, ovvero la vendetta.
Ovviamente chi impara queste tecniche deve sapere molto bene che non vanno mai utilizzate per scopi personali, ma per difesa in stato di pericolo, è uno degli spiriti formanti della disciplina, e purtroppo per tal fine personale, il protagonsita spesso disobbedisce a questa regola importante.
L'autore vuol farci capire che la vendetta è un sentimento che non va mai coltivato, anzi, va sempre respinto, perchè genere odio e violenza come se piovesse, laddove alfine la vendetta stessa diventa l'unica ragione di vita per poi fermarsi a pensare a chiedersi il perchè l'aver generato così tanto caos.
E difatti in molti nella realtà hanno a che fare con una vita già segnata dalla strada fin dalla nascita, dove ci si sgomita e ci si prende a pugni per un posto al sole, per un futuro migliore, e per avere un riscatto sociale.
Qui è da definirsi proprio in luogo di quest'ultimo, le lotte del protagonista, ovvero il ridare dignità al nome della scuola e della sua famiglia, contribuisce a riscattarsi dalla prematura morte di colui che gli ha trasmesso questi grandi valori che vanno al di là delle stesse arti marziali.
Un'opera sicuramente dall'indubbio fascino, pur nella sua incompletezza, e vanta all'interno del doppiaggio italiano per questo cartone, elementi di spicco come Renzo Stacchi, Giorgio Locuratolo, Marco Guadagno e Vittorio Guerrieri, giusto per fare un pò di grandi nomi, che contribuiscono ad impreziosire ancor più il materiale presente in questo anime.
Per i grandi valori che esso trasmette, ve ne consiglio la visione!
In questa classica serie della Tasunoko sono diverse le tematiche affrontate, tutte tipiche delle serie animate degli anni 60 e 70: la ricerca, in questo caso dell'assassino del padre e la maturazione del personaggio attraverso la pratica sportiva e lo scontro con gli avversari.
La serie ha una forte impronta drammatica in cui momenti più cupi si alternano alle frequenti sequenze di azione, creando un buon ritmo narrativo.
Il character design segue lo stile Tatsunoko e in generale, dal punto di vista tecnico, la serie si conferma di buon livello, almeno per gli standard dell'epoca.
Buona l'edizione italiana, con un eccellente cast di doppiatori e una sigla gradevole di ottima fattura.
La serie ha una forte impronta drammatica in cui momenti più cupi si alternano alle frequenti sequenze di azione, creando un buon ritmo narrativo.
Il character design segue lo stile Tatsunoko e in generale, dal punto di vista tecnico, la serie si conferma di buon livello, almeno per gli standard dell'epoca.
Buona l'edizione italiana, con un eccellente cast di doppiatori e una sigla gradevole di ottima fattura.
Una delle serie più vecchie e storiche della Tatsunoko. Non ho ricordi particolarmente emozionanti di questa serie, e sinceramente non mi ha mai emozionato vedere di fronte a degli eroi robotici e incursori spaziali, un ragazzo col kimono rosso che per vendicare la morte del padre, girava per tutta la città sulla moto, accompagnato da Ken e Bobo il suo bassotto, alla ricerca dell'assassino. A mio parere questa è una serie che possono vedere esclusivamente gli amanti delle arti marziali, in particolare del judo.
JUDO BOY
Spesso e volentieri, una delle tematiche più ricorrenti nei film, telefilm, e altresì nell'animazione, è la classica vendetta del protagonista; Infatti, proprio in questa direzione, si può riuscire a reperire davvero un'infinità di titoli che hanno come principale (a volte unico e solo) punto di riferimento, la rivalsa contro qualcuno o qualcosa.
Proprio su questa falsa riga, agli inizi degli anni '80, ci giunse dal lontano Giappone, un anime di lotta, dal titolo: Judo Boy (Tatsunoko, 1969), che in sintesi, raccontava le avventure di un certo Sanshiro Kurenai, giovane talento delle arti marziali, che vagava da un continente all'altro, alla ricerca di un orbo (l'uomo con un occhio solo), reo di avergli ucciso il padre (suo Maestro di judo), durante un combattimento tanto spettacolare, quanto mortale.
Ovviamente, l'intera storia poggia sulla sete di vendetta di Sanshiro, che per riuscire a soddisfarla, girerà in lungo e in largo per il mondo, scontrandosi con vari e temibili avversari, (affronterà molteplici nemici, come: Maestri judoka, Guerrieri, Pistoleri, Mercenari, Pirati, killers, Super-Uomini, Belve feroci, Fantasmi, Uomini-Scimmia), tutti accomunati, dall'essere immancabilmente privi di un occhio.
Nel suo lungo girovagare in moto, alla ricerca del fantomatico orbo, Sanshiro, non sarà solo, ma verrà seguito da un simpatico duo, composto dal piccolo orfano Ken, e dal suo cane Bobo, che malgrado si metteranno spesso nei guai, saranno la fonte di una serie di siparietti comici, molto divertenti.
Dal punto di vista tecnico, l'anime di Judo Boy, è stato realizzato verso la fine degli anni'60, dalla Tatsunoko Production, nota casa di produzione giapponese di anime, che da lì a poco, sarà capace di produrre titoli, quali: Kyashan, Hurricane Polymar e Tekkaman (solo per citarne qualcuno); Per l'esattezza, la serie di Judo Boy, conta ben 26 episodi, i cui titoli della versione italiana (1980), sono i seguenti: 1. L'invincibile nemico; 2. L'uomo del grattacielo; 3. La sfida dei gatti selvaggi; 4. Il sigillo del re; 5. Il momento della verità; 6. La mortale stella a croce; 7. L'oro spagnolo; 8. I super uomini ombra; 9. Duello sulla neve; 10. Il castello di Sandoria; 11. I guerrieri del Kilimanjaro; 12. Duello al tramonto; 13. Appuntamento con la morte; 14. Gli allievi dei killers; 15. Il cane giustiziere; 16. Sul fondo del mare; 17. Il generale guercio; 18. Il fantasma del castello; 19. Il denaro o l'amicizia; 20. L'occhio della tigre (Prima parte); 21. L'occhio della tigre (Seconda parte); 22. Gli abitanti del sottosuolo; 23. La forca o la verità; 24. Il colpo mortale; 25. Il villaggio delle scimmie; 26. La ragazza intrepida.
In conclusione, Judo Boy, era e resta una serie indirizzata specialmente verso gli amanti delle arti marziali, tuttavia vanno rimarcati alcuni elementi, quali: Una discreta tecnica di realizzazione (buona almeno per l'epoca), una sigla italiana davvero molto orecchiabile e gradevole, e soprattutto, il finale aperto della storia, nel quale si evince la maturità acquisita da Sanshiro, che non cercherà più lo scontro, ma il confronto.
Spesso e volentieri, una delle tematiche più ricorrenti nei film, telefilm, e altresì nell'animazione, è la classica vendetta del protagonista; Infatti, proprio in questa direzione, si può riuscire a reperire davvero un'infinità di titoli che hanno come principale (a volte unico e solo) punto di riferimento, la rivalsa contro qualcuno o qualcosa.
Proprio su questa falsa riga, agli inizi degli anni '80, ci giunse dal lontano Giappone, un anime di lotta, dal titolo: Judo Boy (Tatsunoko, 1969), che in sintesi, raccontava le avventure di un certo Sanshiro Kurenai, giovane talento delle arti marziali, che vagava da un continente all'altro, alla ricerca di un orbo (l'uomo con un occhio solo), reo di avergli ucciso il padre (suo Maestro di judo), durante un combattimento tanto spettacolare, quanto mortale.
Ovviamente, l'intera storia poggia sulla sete di vendetta di Sanshiro, che per riuscire a soddisfarla, girerà in lungo e in largo per il mondo, scontrandosi con vari e temibili avversari, (affronterà molteplici nemici, come: Maestri judoka, Guerrieri, Pistoleri, Mercenari, Pirati, killers, Super-Uomini, Belve feroci, Fantasmi, Uomini-Scimmia), tutti accomunati, dall'essere immancabilmente privi di un occhio.
Nel suo lungo girovagare in moto, alla ricerca del fantomatico orbo, Sanshiro, non sarà solo, ma verrà seguito da un simpatico duo, composto dal piccolo orfano Ken, e dal suo cane Bobo, che malgrado si metteranno spesso nei guai, saranno la fonte di una serie di siparietti comici, molto divertenti.
Dal punto di vista tecnico, l'anime di Judo Boy, è stato realizzato verso la fine degli anni'60, dalla Tatsunoko Production, nota casa di produzione giapponese di anime, che da lì a poco, sarà capace di produrre titoli, quali: Kyashan, Hurricane Polymar e Tekkaman (solo per citarne qualcuno); Per l'esattezza, la serie di Judo Boy, conta ben 26 episodi, i cui titoli della versione italiana (1980), sono i seguenti: 1. L'invincibile nemico; 2. L'uomo del grattacielo; 3. La sfida dei gatti selvaggi; 4. Il sigillo del re; 5. Il momento della verità; 6. La mortale stella a croce; 7. L'oro spagnolo; 8. I super uomini ombra; 9. Duello sulla neve; 10. Il castello di Sandoria; 11. I guerrieri del Kilimanjaro; 12. Duello al tramonto; 13. Appuntamento con la morte; 14. Gli allievi dei killers; 15. Il cane giustiziere; 16. Sul fondo del mare; 17. Il generale guercio; 18. Il fantasma del castello; 19. Il denaro o l'amicizia; 20. L'occhio della tigre (Prima parte); 21. L'occhio della tigre (Seconda parte); 22. Gli abitanti del sottosuolo; 23. La forca o la verità; 24. Il colpo mortale; 25. Il villaggio delle scimmie; 26. La ragazza intrepida.
In conclusione, Judo Boy, era e resta una serie indirizzata specialmente verso gli amanti delle arti marziali, tuttavia vanno rimarcati alcuni elementi, quali: Una discreta tecnica di realizzazione (buona almeno per l'epoca), una sigla italiana davvero molto orecchiabile e gradevole, e soprattutto, il finale aperto della storia, nel quale si evince la maturità acquisita da Sanshiro, che non cercherà più lo scontro, ma il confronto.
Durante un combattimento il padre di Sanshiro rimane brutalmente ucciso. Quest'ultimo arriva in tempo per assistere all'uomo che spira tra le sue braccia. Accanto al padre giace un occhio di vetro, quindi il ragazzo giunge alla conclusione che l'assassino deve avere un occhio solo.
Sanshiro preda del desiderio di vendetta si mette sulle tracce dell’ ”Uomo da un occhio solo” per vendicare il padre e ridare onore alla scuola Kurenai di cui è ormai l’unico erede.
Accompagnato da Ken , un ragazzino in gamba, e Bobo, il suo cane bassotto, Sanshiro in sella alla sua moto rossa fiammante, col Judo-gi (kimono) arrotolato nella obi (cintura) sulle spalle, parte in un viaggio che si estenderà lungo tutto il mondo sfidando chiunque lo ostacoli nel cammino che porta all “Uomo da un occhio solo”.
L’animazione, specie nei combattimenti, svolge egregiamente il suo ruolo. E la vendetta è sempre un buon movente per una trama.
Pur essendo un anime del '69 risulta ancora oggi godibile e graficamente valido.
Non date retta alle parole di Judoboy in sigla ("Ragazzzo tu non mi seguire ") e non ve ne pentirete!!
;)
Sanshiro preda del desiderio di vendetta si mette sulle tracce dell’ ”Uomo da un occhio solo” per vendicare il padre e ridare onore alla scuola Kurenai di cui è ormai l’unico erede.
Accompagnato da Ken , un ragazzino in gamba, e Bobo, il suo cane bassotto, Sanshiro in sella alla sua moto rossa fiammante, col Judo-gi (kimono) arrotolato nella obi (cintura) sulle spalle, parte in un viaggio che si estenderà lungo tutto il mondo sfidando chiunque lo ostacoli nel cammino che porta all “Uomo da un occhio solo”.
L’animazione, specie nei combattimenti, svolge egregiamente il suo ruolo. E la vendetta è sempre un buon movente per una trama.
Pur essendo un anime del '69 risulta ancora oggi godibile e graficamente valido.
Non date retta alle parole di Judoboy in sigla ("Ragazzzo tu non mi seguire ") e non ve ne pentirete!!
;)
Come posso non dedicare 10 minuti del mio tempo a quello che è stato il mio mito infantile? Concordo pienamente con quello che è stato scritto qua, ossia che data l'età di questo anime è difficile che possa interessare alle nuove generazioni. Tuttavia nel mio cuore Judo Boy ha sempre un posto speciale.
Avendolo visto più di 20 anni fa mi perdonerete se i miei ricordi non sono più così vividi...
Partiamo con la trama, che mi ha tanto coinvolto da bambino. Sanshiro è un ragazzo giapponese figlio di un maestro di arti marziali, che un giorno viene assassinato. Il ritrovamento accanto al copro del padre di un occhio di vetro (wikipedia docet, io mi ricordavo una benda ma va bhe...) induce Sanshiro a pensare che l'assassino abbia un occhio solo e così inizia a girare il Giappone in cerca di tutti gli orbi per farli fuori. Accanto a lui un bambino e un cane col cappello da baseball. Sotto di lui una moto rombate. L'anime è tratto dal manga di Tatsuo Yoshida del 1969 (l'anno di uscita dell'uomo tigre!!!) e mai pubblicato in italia. Negli anni'80 Telemontecarlo acquista le 26 puntate dell'anime (purtroppo non conclusive in quanto l'ultima puntata non è che una come le altre). Il tema centrale è indubbiamente la vendetta perpetrata attraverso la violenza e l'odio che questa induce. Sanshiro rimuginerà spesso su quello che sta facendo ma questo non gli impedirà, accecato dall'odio, di continuare la sua crociata. Storica la sigla italiana, di sicuro effetto sul pubblico, entrata di diritto, tra le sigle più ricordate degli anime della nostra infanzia.
Lo stile grafico è quello che è, si parla del 69 dopotutto, memorabile la scena della nave in fiamme (almeno per me) in cui immagini di fiamme reali e filmate sono sovrapposte all'animazione. Che altro dire. Se non lo avete visto e lo guardate ora probabilmente non vi piacerà. Se, come me, l'avete visto da bambini, molti di voi sono sicuro che lo portano nel cuore. Otto, perchè mi era piaciuto troppo :P
Avendolo visto più di 20 anni fa mi perdonerete se i miei ricordi non sono più così vividi...
Partiamo con la trama, che mi ha tanto coinvolto da bambino. Sanshiro è un ragazzo giapponese figlio di un maestro di arti marziali, che un giorno viene assassinato. Il ritrovamento accanto al copro del padre di un occhio di vetro (wikipedia docet, io mi ricordavo una benda ma va bhe...) induce Sanshiro a pensare che l'assassino abbia un occhio solo e così inizia a girare il Giappone in cerca di tutti gli orbi per farli fuori. Accanto a lui un bambino e un cane col cappello da baseball. Sotto di lui una moto rombate. L'anime è tratto dal manga di Tatsuo Yoshida del 1969 (l'anno di uscita dell'uomo tigre!!!) e mai pubblicato in italia. Negli anni'80 Telemontecarlo acquista le 26 puntate dell'anime (purtroppo non conclusive in quanto l'ultima puntata non è che una come le altre). Il tema centrale è indubbiamente la vendetta perpetrata attraverso la violenza e l'odio che questa induce. Sanshiro rimuginerà spesso su quello che sta facendo ma questo non gli impedirà, accecato dall'odio, di continuare la sua crociata. Storica la sigla italiana, di sicuro effetto sul pubblico, entrata di diritto, tra le sigle più ricordate degli anime della nostra infanzia.
Lo stile grafico è quello che è, si parla del 69 dopotutto, memorabile la scena della nave in fiamme (almeno per me) in cui immagini di fiamme reali e filmate sono sovrapposte all'animazione. Che altro dire. Se non lo avete visto e lo guardate ora probabilmente non vi piacerà. Se, come me, l'avete visto da bambini, molti di voi sono sicuro che lo portano nel cuore. Otto, perchè mi era piaciuto troppo :P
Anime di arti marziali e "On The Road" in cui il protagonista cerca la sua vendetta contro un formidabile lottatore "da un occhio solo". JB è stato uno degli anime più popolari in Italia negli anni '80 anche per via della sua ottima sigla. Sanshiro Kurenai crescerà nel tempo come uomo e come lottatore affrontando via via nemici sempre più potenti fino all'epilogo.
Un must per gli appassionati di anime di lotta. Per gli altri... occhio l'età inizia ad essere davvero tanta perché possa essere di qualche interesse alle nuove generazioni.
Un must per gli appassionati di anime di lotta. Per gli altri... occhio l'età inizia ad essere davvero tanta perché possa essere di qualche interesse alle nuove generazioni.