Wan Wan Chuushingura
“Wan Wan Chuushingura” è un film d’animazione prodotto dalla Toei Doga nel 1963, diretto da Akira Daikubara e basato su un soggetto originale di Osamu Tezuka. La pellicola è stata anche la prima esperienza di Hayao Miyazaki nel campo dell’animazione. Si tratta di un lungometraggio piuttosto semplice, ma abbastanza piacevole e che vanta un ottimo comparto tecnico.
Il pregio più evidente del film è senza dubbio la qualità dei disegni e delle animazioni. Già da anni ormai la Toei presentava annualmente al pubblico giapponese produzioni tecnicamente non lontane da quelle dei maggiori studi internazionali, e questo film dimostra tutta l’esperienza accumulata fino a quel momento. Su ottimi livelli anche il doppiaggio giapponese, mentre la colonna sonora non offre tracce particolarmente significative. Parlando della storia, bisogna ammettere che le vicende raccontate risultano a volte fin troppo semplici e lineari, e la narrazione fatica a rendere il racconto sufficientemente appassionante per tutti gli ottanta minuti di durata. Anche i personaggi sono discretamente piatti, e si rimane faticosamente interessati alle loro vicende.
Complessivamente, il film in questione se la cava piuttosto bene nel comparto visivo, ma malino in quello narrativo. C’è da dire però che anche i precedenti film Toei si limitavano a raccontare storie piuttosto semplici, dalla costruzione essenziale e con scarni colpi di scena. Ipotizzo che evitare racconti più elaborati fosse una tattica con la quale cercare il più ampio consenso possibile del pubblico generalista. E in effetti fu così, visto che molti di questi film andarono bene al botteghino. Ne consegue che oggi questi lavori risultano ancora sorprendenti sul piano grafico, ma a tratti noiosi per quanto concerne le vicende raccontate.
Questi classici Toei di fine anni Cinquanta/inizio anni Sessanta rappresentavano il massimo che l’animazione nipponica avesse da offrire, anche se oggi probabilmente si preferirebbe qualcosa di più vivace e originale. Al netto di queste considerazioni, il film per me merita una sufficienza abbondante, ma non oltre. Per opere maggiormente coraggiose e anticonvenzionali bisognerà aspettare ancora molto tempo.
Il pregio più evidente del film è senza dubbio la qualità dei disegni e delle animazioni. Già da anni ormai la Toei presentava annualmente al pubblico giapponese produzioni tecnicamente non lontane da quelle dei maggiori studi internazionali, e questo film dimostra tutta l’esperienza accumulata fino a quel momento. Su ottimi livelli anche il doppiaggio giapponese, mentre la colonna sonora non offre tracce particolarmente significative. Parlando della storia, bisogna ammettere che le vicende raccontate risultano a volte fin troppo semplici e lineari, e la narrazione fatica a rendere il racconto sufficientemente appassionante per tutti gli ottanta minuti di durata. Anche i personaggi sono discretamente piatti, e si rimane faticosamente interessati alle loro vicende.
Complessivamente, il film in questione se la cava piuttosto bene nel comparto visivo, ma malino in quello narrativo. C’è da dire però che anche i precedenti film Toei si limitavano a raccontare storie piuttosto semplici, dalla costruzione essenziale e con scarni colpi di scena. Ipotizzo che evitare racconti più elaborati fosse una tattica con la quale cercare il più ampio consenso possibile del pubblico generalista. E in effetti fu così, visto che molti di questi film andarono bene al botteghino. Ne consegue che oggi questi lavori risultano ancora sorprendenti sul piano grafico, ma a tratti noiosi per quanto concerne le vicende raccontate.
Questi classici Toei di fine anni Cinquanta/inizio anni Sessanta rappresentavano il massimo che l’animazione nipponica avesse da offrire, anche se oggi probabilmente si preferirebbe qualcosa di più vivace e originale. Al netto di queste considerazioni, il film per me merita una sufficienza abbondante, ma non oltre. Per opere maggiormente coraggiose e anticonvenzionali bisognerà aspettare ancora molto tempo.