ReLIFE
Dopo aver visionato “Remake Our Lives” e “Steins;Gate 0”, leggendo qua e là avevo notato che veniva citato anche questo anime, e mi sono deciso a visionarlo, includendo i quattro episodi OAV pubblicati a distanza di due anni dalla serie originale.
Premetto che per me è difficile non ‘spoilerare’ il contenuto dell’anime, e pertanto chi non ha ancora visto la serie abbandoni la lettura...
Attenzione: la seguente parte contiene spoiler
Rispetto ad altri anime che ho avuto modo di vedere, in “ReLIFE” non c’è un vero e proprio viaggio nel tempo, anzi... al protagonista viene chiesto di assumere un farmaco che fa “ringiovanire” di dieci anni l’aspetto fisico (non la psiche), per poter essere collocato in un ambiente scolastico per un anno a fini “rieducativi” e per poter poi essere nuovamente ricollocato, una volta terminato il processo di “recupero”, nella società con la sua vera età.
Chi è il protagonista? Arata Kaizaki, un ventottenne che a causa di una scelta “sbagliata” si è dimesso dall’azienda dove lavorava dopo soli tre mesi, e finisce nella classica “Downward Spiral” dell’impossibilità di trovare un lavoro, con la conseguenza di essere emarginato man mano da chi conosce, e infine dalla società... Inizialmente si capisce poco delle motivazioni della scelta: la vera spiegazione avverrà verso la fine della serie, dove vedremo che le motivazioni sono molto più serie, profonde e sofferte di quanto si possa intuire all’inizio dell’anime.
Quindi Arata sembrerebbe un NEET (“Not (engaged) in Education, Employment or Training”), e a causa del suo status (e delle convezioni sociali nipponiche secondo le quali - cerco di sintetizzare - chi non lavora e/o non è inserito nella “machine” è inutile e da emarginare) tende a cadere nella depressione e nello “hikkomori” (ossia stare in disparte rifiutando i rapporti sociali). Magicamente appare un tal Ryō Yoake, appartenente ad un’Agenzia che sta applicando a livello sperimentale un programma denominato “ReLife”, che prevede, come anticipato, l’inserimento in una scuola superiore per un anno... Perché Arata? Questa Agenzia sembra sapere molto della sua vita privata e delle sue abitudini e fallimenti: inquietante, una sorta di Grande Fratello a cui nessuno può sfuggire, con l’aggravante che Ryō sembra avere competenze “psicologiche” che utilizza per persuaderlo ad accettare di partecipare al programma.
Arata accetta tutto e ingolla la magica pillola che lo trasformerà nella sua versione diciassettenne... la scena della scelta di Arata richiama, mutatis mutandis, quella di “Matrix”, quando Neo, sollecitato da Morpheus, sceglie la pillola per risvegliarsi. L’effetto, dopo un sonnellino, consiste in una specie di intervento di ringiovanimento fisico (alla stregua di un intervento chirurgico) e basta, perché “dentro” resta lo stesso ventottenne con i presunti problemi che l’hanno portato ad essere un candidato del programma, e con tutti i suoi ricordi e fantasmi del “passato”.
La sua ricollocazione è nel presente in una scuola superiore, Aoba, dove inizierà l’anno scolastico con i nuovi compagni e uno speciale, Ryō, che, ringiovanito a sua volta, lo accompagna, supporta e... controlla nel suo percorso per tutto l’anno. Un limite del programma ReLife è quello della durata: un anno, al termine del quale l’esito potrà essere positivo e negativo, e il soggetto ritorna nel suo aspetto originale. Il vantaggio è ricevere un trattamento completamente spesato, una retribuzione e, al termine del percorso, se positivo, una ricollocazione lavorativa. Lo svantaggio (che inizialmente non sembra tale...) è che, dopo l’anno, le persone con cui si sarà interfacciato Arata non ricorderanno nulla di lui, come se non fosse mai “esistito”, sebbene lui manterrà il ricordo di tutto e tutti.
Tale circostanza, come si vedrà, diventerà il vero aspetto “sadico” del programma nei confronti dei partecipanti al programma e il vero “prezzo”, per di più molto “salato”, da pagare al programma. Vivere un anno con la consapevolezza di essere in una sorta di “fiction” senza copione (solo per i candidati al programma, come una sorta di “Truman Show” al contrario) è “disumano” e, francamente, prima facie, non se ne afferra la finalità “rieducativa”... Se l’obiettivo dell’anime era quello di denunciare il “sistema” culturale giapponese, “ReLIFE” potrebbe sembrare il “programma” di recupero e omologazione di quelle coscienze che ancora lo “avversano”, e non di cambiamento dei problemi strutturali che inquinano il mondo del lavoro e la società giapponese: in particolare il mobbing, il maschilismo becero nel mondo del lavoro, l’ambiente lavorativo al limite dello schiavismo, i suicidi, l’emarginazione di chi non la pensa secondo il “mainstream”...
Più volte Arata si ricorda della sua senpai Michiru Saiki e dei dialoghi con lei: soprattutto quelli in cui lui si ribellava al mobbing che subivano dai colleghi e lei che lo esortava a crescere e ad accettare la situazione come parte del gioco della vita e della sfida. Solo verso gli ultimi episodi della serie capiamo la “tenebra” che attanaglia Arata: il suicidio di Michiru e le conseguenti dimissioni di Arata da una azienda ipocrita e meschina (paradigmatico il discorso del responsabile che giudicava come attaccamento all’azienda l’aver scelto come location del suicidio proprio l’azienda stessa...) che sono diventate la causa dei suoi problemi.
Quindi il gesto di Arata è stato fondamentalmente di reazione/ribellione al sistema e alla sua profonda ingiustizia, e non per problemi strettamente legati alla sua indole e carattere, a meno che non si voglia intendere come problema psicologico il rifiuto e l’avversione alla cattiveria umana...
Questo è il punto di debolezza dell’anime. Il percorso di “cambiamento” di Arata, come si vedrà nella trama, sembrerà più quello di “omologarsi” al “mainstream”, tranne che per il percorso di studio, dove otterrà il diploma a fatica. Ma il tutto è coerente con il messaggio che il programma ReLife vuole sottintendere, perché in più occasioni i compagni (soprattutto Kazoumi) lo aiuteranno a studiare, fino a quando sarà in grado di ottenere la sufficienza (messaggio subliminale che anche il “reietto” ottiene il suo obiettivo, se si fa aiutare dalla collettività...).
La sua evoluzione sarà quella di accettare la visione del sistema (come era solita dire la senpai di Arata nell’azienda dove lavorava e dalla quale si è licenziato), inserendosi come “ingranaggio” e cercando di avvantaggiarsene.
Il tutto condito dalle situazioni che si troverà ad affrontare e tipiche dell’ambiente scolastico, in cui dimostra di contribuire in modo significativo a risolvere le “grane” amorose dei compagni di classe (su tutti quella tra Kazuomi Ōga e Rena Kariu) e le incomprensioni (vedi quella tra Rena Kariu e Honoka Tamarai).
Apro una breve parentesi su Rena Kariu, facendo un parallelismo con Arata. Nell’anime sembra rappresentare l’archetipo della perfetta giapponese: ragazza dotata di una determinazione ferrea a primeggiare su tutto e tutti, e sebbene consapevole dei suoi limiti vive la sua vita come una continua sfida per ottenere i suoi obiettivi. Come in tutte le rom-com di questo genere è comunque fragile e nel campo sentimentale e dell’amicizia dimostra la sua “immaturità”, mettendo a rischio la sua amicizia con Honoka e la sua possibile storia d’amore con Kazoumi. Ma alla fine ne esce “vincente”, proprio perché coerente con il “mainstream”.
Il secondo filone della trama riguarda l’interazione tra Arata Kaizaki e Chizuru Hishiro, compagna di classe dal carattere molto introverso, secchiona e scostante, con il difetto, nei dialoghi, di essere eccessivamente diretta, tanto da sembrare a prima vista un personaggio alienato, avulso e affetto da “hikkomori”.
Qui la narrazione da un lato diventa più classica, nel senso che il rapporto tra i due sembra ispirarsi al solito cliché dei ragazzini che non sanno e non riescono ad approcciarsi per timidezza e per quella “nevrosi” tutta nipponica nel rifiuto di ogni contatto umano (darsi la mano, toccarsi, abbracciarsi, ecc.). La complicazione è dovuta al fatto che Arata (e poi, come si scoprirà, anche Chiziru) sono adulti in un corpo da adolescente...
Quindi, alla normale “imbranataggine” si aggiunge un altro aspetto “sadico” del programma ReLife: ai candidati è sostanzialmente preclusa la possibilità di aver storie con i liceali normali, perché, quando sarà terminato, le persone con cui avranno interagito si dimenticheranno dei candidati. Ma Arata e Chiziru non sono ragazzi, ma adulti, e per tutta la serie ignorano reciprocamente il reale status dell’altro…
O meglio, Chiziru alla fine della serie lo sospetta, tanto da chiederlo apertamente a Ryo, ma non potrà mai riceverne conferma, altrimenti lei o Arata sarebbero esclusi immediatamente dal programma. E così inizia la solita “tiritera” di sguardi, tocchi involontari, incomprensioni, ecc. Fin dall’inizio Chiziru sembra apprezzare Arata per la sua dolcezza e pazienza, tanto da confidargli a suo modo il disagio che prova nelle relazioni con gli altri. E Arata, da persona profonda, buona e disponibile qual è, non si tira mai indietro e cerca sempre di supportarla nel suo percorso di apertura verso gli altri.
Con il tempo, il loro rapporto evolve lentamente verso l’attrazione reciproca, ma loro per le ragioni esposte non possono fare il passo, a causa della loro appartenenza al programma. Struggente è l’ultimo episodio della serie, in cui partecipano alla festa della città con i fuochi d’artificio: la metafora della loro esistenza da “adolescenti” e il parallelismo all’effimero dei fuochi di artificio rientra nella lirica tipica degli anime giapponesi e aggiunge un ulteriore tocco di poesia ad un anime che era piuttosto lineare, semplice e diretto. La loro situazione poi stride maggiormente se rapportata alla circostanza che invece Kazuomi Ōga e Rena Kariu si dichiarano reciprocamente.
Ovviamente la serie non si conclude e si completa sono con la visione degli ultimi quattro episodi OAV che commento a parte.
Gli altri personaggi, ad eccezione di Chiziru, rientrano nei normali stereotipi di una commedia scolastica slice of life, anche se vengono più o meno rappresentati e approfonditi in varie puntate.
I tutor del programma ReLife sono tutto sommato “umani” e, al di là del ruolo “antipatico” di occhi e orecchie del progetto, creano situazioni simpatiche anche grazie alla collega An Onyama, che passa un po’ come la variabile indipendente del duo, tanto peperina da provocare il suo stesso senpai a rivelare ad Arata la sua vera identità...
Chiziru, nella serie dei tredici episodi, resta un po’ un oggetto misterioso, ma anche intrigante: a differenza di Arata non si capisce il perché del suo atteggiamento (visto che è una candidata al pari di lui - ed è un limite/difetto di trama, visto il tempo che l’anime dedica anche ad altri personaggi), e di lei si sa solo che è addirittura al suo secondo anno di ReLife, perché il primo era stato fallimentare, tanto da costringere Ryo alla proroga per mancanza di progressi. Ma grazie ad Arata si è sbloccata, rivelando una personalità matura, sensibile e attenta a ciò che la circonda.
Il reparto tecnico è discreto come la sigla di opening. Per l’ending è stata invece fatta la scelta di utilizzarne una diversa a puntata, ed è un ulteriore elemento di pregio della serie.
In conclusione, a mio modesto parere, la serie merita, e molto, pur con i limiti sopra enunciati. La serie di tredici episodi per me è stata soddisfacente e interessante: di sicuro il messaggio di “critica” e “denuncia” della società giapponese passa molto “edulcorato” e “sotto traccia”... ed è un peccato. Arata diventa un candidato suo malgrado, per essersi opposto alla “macchina”, e alla fine sembra cambiare (sigh!) solo perché come adolescente ritorna ad avere fiducia nel prossimo e a rendersi utile ove possibile.
Chi apprezza il genere (slice of life, scolastico, rom-com) di sicuro troverà soddisfazione non solo per i “soliti” contenuti, ma anche per aver avuto il coraggio di affrontare tematiche “scomode” in modo comunque “nipponico” e positivo.
Premetto che per me è difficile non ‘spoilerare’ il contenuto dell’anime, e pertanto chi non ha ancora visto la serie abbandoni la lettura...
Attenzione: la seguente parte contiene spoiler
Rispetto ad altri anime che ho avuto modo di vedere, in “ReLIFE” non c’è un vero e proprio viaggio nel tempo, anzi... al protagonista viene chiesto di assumere un farmaco che fa “ringiovanire” di dieci anni l’aspetto fisico (non la psiche), per poter essere collocato in un ambiente scolastico per un anno a fini “rieducativi” e per poter poi essere nuovamente ricollocato, una volta terminato il processo di “recupero”, nella società con la sua vera età.
Chi è il protagonista? Arata Kaizaki, un ventottenne che a causa di una scelta “sbagliata” si è dimesso dall’azienda dove lavorava dopo soli tre mesi, e finisce nella classica “Downward Spiral” dell’impossibilità di trovare un lavoro, con la conseguenza di essere emarginato man mano da chi conosce, e infine dalla società... Inizialmente si capisce poco delle motivazioni della scelta: la vera spiegazione avverrà verso la fine della serie, dove vedremo che le motivazioni sono molto più serie, profonde e sofferte di quanto si possa intuire all’inizio dell’anime.
Quindi Arata sembrerebbe un NEET (“Not (engaged) in Education, Employment or Training”), e a causa del suo status (e delle convezioni sociali nipponiche secondo le quali - cerco di sintetizzare - chi non lavora e/o non è inserito nella “machine” è inutile e da emarginare) tende a cadere nella depressione e nello “hikkomori” (ossia stare in disparte rifiutando i rapporti sociali). Magicamente appare un tal Ryō Yoake, appartenente ad un’Agenzia che sta applicando a livello sperimentale un programma denominato “ReLife”, che prevede, come anticipato, l’inserimento in una scuola superiore per un anno... Perché Arata? Questa Agenzia sembra sapere molto della sua vita privata e delle sue abitudini e fallimenti: inquietante, una sorta di Grande Fratello a cui nessuno può sfuggire, con l’aggravante che Ryō sembra avere competenze “psicologiche” che utilizza per persuaderlo ad accettare di partecipare al programma.
Arata accetta tutto e ingolla la magica pillola che lo trasformerà nella sua versione diciassettenne... la scena della scelta di Arata richiama, mutatis mutandis, quella di “Matrix”, quando Neo, sollecitato da Morpheus, sceglie la pillola per risvegliarsi. L’effetto, dopo un sonnellino, consiste in una specie di intervento di ringiovanimento fisico (alla stregua di un intervento chirurgico) e basta, perché “dentro” resta lo stesso ventottenne con i presunti problemi che l’hanno portato ad essere un candidato del programma, e con tutti i suoi ricordi e fantasmi del “passato”.
La sua ricollocazione è nel presente in una scuola superiore, Aoba, dove inizierà l’anno scolastico con i nuovi compagni e uno speciale, Ryō, che, ringiovanito a sua volta, lo accompagna, supporta e... controlla nel suo percorso per tutto l’anno. Un limite del programma ReLife è quello della durata: un anno, al termine del quale l’esito potrà essere positivo e negativo, e il soggetto ritorna nel suo aspetto originale. Il vantaggio è ricevere un trattamento completamente spesato, una retribuzione e, al termine del percorso, se positivo, una ricollocazione lavorativa. Lo svantaggio (che inizialmente non sembra tale...) è che, dopo l’anno, le persone con cui si sarà interfacciato Arata non ricorderanno nulla di lui, come se non fosse mai “esistito”, sebbene lui manterrà il ricordo di tutto e tutti.
Tale circostanza, come si vedrà, diventerà il vero aspetto “sadico” del programma nei confronti dei partecipanti al programma e il vero “prezzo”, per di più molto “salato”, da pagare al programma. Vivere un anno con la consapevolezza di essere in una sorta di “fiction” senza copione (solo per i candidati al programma, come una sorta di “Truman Show” al contrario) è “disumano” e, francamente, prima facie, non se ne afferra la finalità “rieducativa”... Se l’obiettivo dell’anime era quello di denunciare il “sistema” culturale giapponese, “ReLIFE” potrebbe sembrare il “programma” di recupero e omologazione di quelle coscienze che ancora lo “avversano”, e non di cambiamento dei problemi strutturali che inquinano il mondo del lavoro e la società giapponese: in particolare il mobbing, il maschilismo becero nel mondo del lavoro, l’ambiente lavorativo al limite dello schiavismo, i suicidi, l’emarginazione di chi non la pensa secondo il “mainstream”...
Più volte Arata si ricorda della sua senpai Michiru Saiki e dei dialoghi con lei: soprattutto quelli in cui lui si ribellava al mobbing che subivano dai colleghi e lei che lo esortava a crescere e ad accettare la situazione come parte del gioco della vita e della sfida. Solo verso gli ultimi episodi della serie capiamo la “tenebra” che attanaglia Arata: il suicidio di Michiru e le conseguenti dimissioni di Arata da una azienda ipocrita e meschina (paradigmatico il discorso del responsabile che giudicava come attaccamento all’azienda l’aver scelto come location del suicidio proprio l’azienda stessa...) che sono diventate la causa dei suoi problemi.
Quindi il gesto di Arata è stato fondamentalmente di reazione/ribellione al sistema e alla sua profonda ingiustizia, e non per problemi strettamente legati alla sua indole e carattere, a meno che non si voglia intendere come problema psicologico il rifiuto e l’avversione alla cattiveria umana...
Questo è il punto di debolezza dell’anime. Il percorso di “cambiamento” di Arata, come si vedrà nella trama, sembrerà più quello di “omologarsi” al “mainstream”, tranne che per il percorso di studio, dove otterrà il diploma a fatica. Ma il tutto è coerente con il messaggio che il programma ReLife vuole sottintendere, perché in più occasioni i compagni (soprattutto Kazoumi) lo aiuteranno a studiare, fino a quando sarà in grado di ottenere la sufficienza (messaggio subliminale che anche il “reietto” ottiene il suo obiettivo, se si fa aiutare dalla collettività...).
La sua evoluzione sarà quella di accettare la visione del sistema (come era solita dire la senpai di Arata nell’azienda dove lavorava e dalla quale si è licenziato), inserendosi come “ingranaggio” e cercando di avvantaggiarsene.
Il tutto condito dalle situazioni che si troverà ad affrontare e tipiche dell’ambiente scolastico, in cui dimostra di contribuire in modo significativo a risolvere le “grane” amorose dei compagni di classe (su tutti quella tra Kazuomi Ōga e Rena Kariu) e le incomprensioni (vedi quella tra Rena Kariu e Honoka Tamarai).
Apro una breve parentesi su Rena Kariu, facendo un parallelismo con Arata. Nell’anime sembra rappresentare l’archetipo della perfetta giapponese: ragazza dotata di una determinazione ferrea a primeggiare su tutto e tutti, e sebbene consapevole dei suoi limiti vive la sua vita come una continua sfida per ottenere i suoi obiettivi. Come in tutte le rom-com di questo genere è comunque fragile e nel campo sentimentale e dell’amicizia dimostra la sua “immaturità”, mettendo a rischio la sua amicizia con Honoka e la sua possibile storia d’amore con Kazoumi. Ma alla fine ne esce “vincente”, proprio perché coerente con il “mainstream”.
Il secondo filone della trama riguarda l’interazione tra Arata Kaizaki e Chizuru Hishiro, compagna di classe dal carattere molto introverso, secchiona e scostante, con il difetto, nei dialoghi, di essere eccessivamente diretta, tanto da sembrare a prima vista un personaggio alienato, avulso e affetto da “hikkomori”.
Qui la narrazione da un lato diventa più classica, nel senso che il rapporto tra i due sembra ispirarsi al solito cliché dei ragazzini che non sanno e non riescono ad approcciarsi per timidezza e per quella “nevrosi” tutta nipponica nel rifiuto di ogni contatto umano (darsi la mano, toccarsi, abbracciarsi, ecc.). La complicazione è dovuta al fatto che Arata (e poi, come si scoprirà, anche Chiziru) sono adulti in un corpo da adolescente...
Quindi, alla normale “imbranataggine” si aggiunge un altro aspetto “sadico” del programma ReLife: ai candidati è sostanzialmente preclusa la possibilità di aver storie con i liceali normali, perché, quando sarà terminato, le persone con cui avranno interagito si dimenticheranno dei candidati. Ma Arata e Chiziru non sono ragazzi, ma adulti, e per tutta la serie ignorano reciprocamente il reale status dell’altro…
O meglio, Chiziru alla fine della serie lo sospetta, tanto da chiederlo apertamente a Ryo, ma non potrà mai riceverne conferma, altrimenti lei o Arata sarebbero esclusi immediatamente dal programma. E così inizia la solita “tiritera” di sguardi, tocchi involontari, incomprensioni, ecc. Fin dall’inizio Chiziru sembra apprezzare Arata per la sua dolcezza e pazienza, tanto da confidargli a suo modo il disagio che prova nelle relazioni con gli altri. E Arata, da persona profonda, buona e disponibile qual è, non si tira mai indietro e cerca sempre di supportarla nel suo percorso di apertura verso gli altri.
Con il tempo, il loro rapporto evolve lentamente verso l’attrazione reciproca, ma loro per le ragioni esposte non possono fare il passo, a causa della loro appartenenza al programma. Struggente è l’ultimo episodio della serie, in cui partecipano alla festa della città con i fuochi d’artificio: la metafora della loro esistenza da “adolescenti” e il parallelismo all’effimero dei fuochi di artificio rientra nella lirica tipica degli anime giapponesi e aggiunge un ulteriore tocco di poesia ad un anime che era piuttosto lineare, semplice e diretto. La loro situazione poi stride maggiormente se rapportata alla circostanza che invece Kazuomi Ōga e Rena Kariu si dichiarano reciprocamente.
Ovviamente la serie non si conclude e si completa sono con la visione degli ultimi quattro episodi OAV che commento a parte.
Gli altri personaggi, ad eccezione di Chiziru, rientrano nei normali stereotipi di una commedia scolastica slice of life, anche se vengono più o meno rappresentati e approfonditi in varie puntate.
I tutor del programma ReLife sono tutto sommato “umani” e, al di là del ruolo “antipatico” di occhi e orecchie del progetto, creano situazioni simpatiche anche grazie alla collega An Onyama, che passa un po’ come la variabile indipendente del duo, tanto peperina da provocare il suo stesso senpai a rivelare ad Arata la sua vera identità...
Chiziru, nella serie dei tredici episodi, resta un po’ un oggetto misterioso, ma anche intrigante: a differenza di Arata non si capisce il perché del suo atteggiamento (visto che è una candidata al pari di lui - ed è un limite/difetto di trama, visto il tempo che l’anime dedica anche ad altri personaggi), e di lei si sa solo che è addirittura al suo secondo anno di ReLife, perché il primo era stato fallimentare, tanto da costringere Ryo alla proroga per mancanza di progressi. Ma grazie ad Arata si è sbloccata, rivelando una personalità matura, sensibile e attenta a ciò che la circonda.
Il reparto tecnico è discreto come la sigla di opening. Per l’ending è stata invece fatta la scelta di utilizzarne una diversa a puntata, ed è un ulteriore elemento di pregio della serie.
In conclusione, a mio modesto parere, la serie merita, e molto, pur con i limiti sopra enunciati. La serie di tredici episodi per me è stata soddisfacente e interessante: di sicuro il messaggio di “critica” e “denuncia” della società giapponese passa molto “edulcorato” e “sotto traccia”... ed è un peccato. Arata diventa un candidato suo malgrado, per essersi opposto alla “macchina”, e alla fine sembra cambiare (sigh!) solo perché come adolescente ritorna ad avere fiducia nel prossimo e a rendersi utile ove possibile.
Chi apprezza il genere (slice of life, scolastico, rom-com) di sicuro troverà soddisfazione non solo per i “soliti” contenuti, ma anche per aver avuto il coraggio di affrontare tematiche “scomode” in modo comunque “nipponico” e positivo.
Attenzione: la recensione contiene leggeri spoiler
Come vi comportereste se un giorno bussassero alla vostra porta e vi dicessero che potete scegliere un anno qualsiasi della vostra gioventù, che sia quello della prima media o della quinta liceo, e riviverlo da adolescenti? Le strade da percorrere sarebbero solamente due, accettare o rifiutare. Il rifiuto potrebbe derivare dal fatto che tutto sommato siamo ancora giovani e al periodo scolastico guardiamo con non troppa nostalgia, o semplicemente ci sentiamo delle persone realizzate a cui la propria vita va più che bene. L’approvazione invece potrebbe derivare dal fatto che nella società in cui viviamo ci sentiamo fuori luogo, come un pesce fuor d’acqua, e nonostante la ancora giovane età facciamo veramente fatica a relazionarci con le altre persone e ad adattarci al mondo del lavoro. Questa è la condizione di Kaizaki Arata, un ventisettenne che da poco ha lasciato il posto di lavoro per un episodio alquanto spiacevole a cui ha dovuto assistere in azienda, ovvero quello di mobbing nei confronti della sua responsabile, Michiru Saiki. Kaizaki, dopo essersi licenziato, non è riuscito a trovare un nuovo impiego; dunque, vive confinato in casa da solo senza mai uscire, come un vero e proprio NEET. In suo soccorso arriva Yoake Ryo, un membro del ReLIFE Research Institute, che gli offre un’opportunità irripetibile, ovvero quella di ritornare al suo aspetto da diciassettenne e poter rivivere l’ultimo anno del liceo, il tutto ai fini di un esperimento della durata di un anno. L’obiettivo è chiaramente quello di permettere a Kaizaki di ritornare ad un contatto con la realtà e ad essere la persona estroversa di un tempo. Alla fine dell’esperimento, in caso di successo, Kaizaki potrà anche trovare un nuovo lavoro e a conti fatti ricominciare da un nuovo inizio la sua vita, come in un videogame. Un’opportunità irripetibile che ha però delle condizioni; tutte le persone che entreranno in contatto con lui in quest’anno non ne avranno nessun ricordo, come se non fosse mai esistito, come se fosse stata una semplice illusione.
L’esperimento diventa dunque il pretesto per rimettersi in gioco, fare nuove conoscenze e tornare alla vita spensierata di quando si era giovani. Kaizaki fa la conoscenza di nuove persone, dall’ingenuo Kazuomi Oga fino all’introversa e a tratti negata per i rapporti interpersonali Chizuru Hishiro, e dall’alto dei suoi quasi trent’anni dispensa consigli a questi giovani insicuri e ancora inesperti. La serie si sofferma molto sui problemi adolescenziali, legati ai sentimenti e alle emozioni, all’amore e all’amicizia, che il nostro Kaizaki ha la fortuna di provare sulla propria pelle ancora una volta. “ReLIFE” è la riscoperta di emozioni sopite ormai da tempo, è banco di prova per il nostro protagonista e, perché no, di confronto tra adolescenti e adulti, che possono imparare gli uni dagli altri. Alla fine dell’esperimento, perfettamente riuscito, Kaizaki è difatti una persona nuova, totalmente diversa, che si sente pronta a ritornare alla realtà di tutti i giorni. Per arrivare a ciò, non basta però guardare le sole tredici puntate della serie, ma anche i quattro OVA che pongono fine alla storia. I due prodotti sono perfettamente complementari, il primo più lungo e a tratti dispersivo e lento, il secondo molto più breve e per questo anche più intenso; che riescono a dare una perfetta conclusione alla storia, un lieto fine scontato, a cui ci si arriva con troppa fretta e molto, forse troppo, melodramma, che sa di trito e ritrito, ma che, per come viene proposto, non può non piacere ed emozionare lo spettatore.
Nel complesso, la serie risulta estremamente piacevole da guardare nonostante alcuni momenti di calo, e questo grazie anche alla regia pulita di Satoru Kosaka e al character design semplice, eppure distintivo, scelto da Junko Yamanaka. A condire il tutto ci sono delle musiche piacevoli, mai monotone, che cambiano in continuazione, così come le ending, cosa che ho molto apprezzato. Più che orecchiabile anche l’opening, “Button” dei PENGUIN RESEARCH.
“ReLIFE” è dunque una serie che consiglio caldamente di guardare, che forse avrebbe potuto dare di più e che, nonostante non siano implicati i viaggi nel tempo, presenta alcune contraddizioni e spiegazioni non date, dovute anche alla scelta di concludere la serie in sole quattro puntate.
Come vi comportereste se un giorno bussassero alla vostra porta e vi dicessero che potete scegliere un anno qualsiasi della vostra gioventù, che sia quello della prima media o della quinta liceo, e riviverlo da adolescenti? Le strade da percorrere sarebbero solamente due, accettare o rifiutare. Il rifiuto potrebbe derivare dal fatto che tutto sommato siamo ancora giovani e al periodo scolastico guardiamo con non troppa nostalgia, o semplicemente ci sentiamo delle persone realizzate a cui la propria vita va più che bene. L’approvazione invece potrebbe derivare dal fatto che nella società in cui viviamo ci sentiamo fuori luogo, come un pesce fuor d’acqua, e nonostante la ancora giovane età facciamo veramente fatica a relazionarci con le altre persone e ad adattarci al mondo del lavoro. Questa è la condizione di Kaizaki Arata, un ventisettenne che da poco ha lasciato il posto di lavoro per un episodio alquanto spiacevole a cui ha dovuto assistere in azienda, ovvero quello di mobbing nei confronti della sua responsabile, Michiru Saiki. Kaizaki, dopo essersi licenziato, non è riuscito a trovare un nuovo impiego; dunque, vive confinato in casa da solo senza mai uscire, come un vero e proprio NEET. In suo soccorso arriva Yoake Ryo, un membro del ReLIFE Research Institute, che gli offre un’opportunità irripetibile, ovvero quella di ritornare al suo aspetto da diciassettenne e poter rivivere l’ultimo anno del liceo, il tutto ai fini di un esperimento della durata di un anno. L’obiettivo è chiaramente quello di permettere a Kaizaki di ritornare ad un contatto con la realtà e ad essere la persona estroversa di un tempo. Alla fine dell’esperimento, in caso di successo, Kaizaki potrà anche trovare un nuovo lavoro e a conti fatti ricominciare da un nuovo inizio la sua vita, come in un videogame. Un’opportunità irripetibile che ha però delle condizioni; tutte le persone che entreranno in contatto con lui in quest’anno non ne avranno nessun ricordo, come se non fosse mai esistito, come se fosse stata una semplice illusione.
L’esperimento diventa dunque il pretesto per rimettersi in gioco, fare nuove conoscenze e tornare alla vita spensierata di quando si era giovani. Kaizaki fa la conoscenza di nuove persone, dall’ingenuo Kazuomi Oga fino all’introversa e a tratti negata per i rapporti interpersonali Chizuru Hishiro, e dall’alto dei suoi quasi trent’anni dispensa consigli a questi giovani insicuri e ancora inesperti. La serie si sofferma molto sui problemi adolescenziali, legati ai sentimenti e alle emozioni, all’amore e all’amicizia, che il nostro Kaizaki ha la fortuna di provare sulla propria pelle ancora una volta. “ReLIFE” è la riscoperta di emozioni sopite ormai da tempo, è banco di prova per il nostro protagonista e, perché no, di confronto tra adolescenti e adulti, che possono imparare gli uni dagli altri. Alla fine dell’esperimento, perfettamente riuscito, Kaizaki è difatti una persona nuova, totalmente diversa, che si sente pronta a ritornare alla realtà di tutti i giorni. Per arrivare a ciò, non basta però guardare le sole tredici puntate della serie, ma anche i quattro OVA che pongono fine alla storia. I due prodotti sono perfettamente complementari, il primo più lungo e a tratti dispersivo e lento, il secondo molto più breve e per questo anche più intenso; che riescono a dare una perfetta conclusione alla storia, un lieto fine scontato, a cui ci si arriva con troppa fretta e molto, forse troppo, melodramma, che sa di trito e ritrito, ma che, per come viene proposto, non può non piacere ed emozionare lo spettatore.
Nel complesso, la serie risulta estremamente piacevole da guardare nonostante alcuni momenti di calo, e questo grazie anche alla regia pulita di Satoru Kosaka e al character design semplice, eppure distintivo, scelto da Junko Yamanaka. A condire il tutto ci sono delle musiche piacevoli, mai monotone, che cambiano in continuazione, così come le ending, cosa che ho molto apprezzato. Più che orecchiabile anche l’opening, “Button” dei PENGUIN RESEARCH.
“ReLIFE” è dunque una serie che consiglio caldamente di guardare, che forse avrebbe potuto dare di più e che, nonostante non siano implicati i viaggi nel tempo, presenta alcune contraddizioni e spiegazioni non date, dovute anche alla scelta di concludere la serie in sole quattro puntate.
La trama di "ReLIFE" parla in poche parole di un uomo di ventisette anni disoccupato, che dopo una serata con gli amici, tornando a casa, viene invitato a partecipare ad un esperimento in cambio di denaro e di un posto di lavoro. Questo esperimento consiste nel ritornare uno studente delle superiori grazie ad un farmaco, e di essere monitorato per un anno, alla fine del quale l'esperimento sarà completato e lui potrà tornare adulto. Grazie a molti avvenimenti, assistiamo ad un profondo cambiamento da parte del protagonista, che episodio dopo episodio si ritrova ad affrontare paure e problemi di cuore, riuscendo a trovare poi una persona speciale.
Devo dire che mi ha sorpreso. Mi aspettavo uno dei soliti anime che dopo pochi episodi diventa monotono. Invece, devo ammettere che mi ha tenuto incollato allo schermo, facendomi ridere e commuovere come pochi altri anime avrebbero potuto fare.
Per quanto riguarda la grafica, non ho pareri negativi: veramente impeccabile. Mi è piaciuta molto l'idea di oscurare in alcune scene le persone di fondo, facendo risaltare quindi i personaggi principali. Non ho molto altro da dire a riguardo, dato che la grafica non è uno dei punti principali dell'anime, a mio parere.
Quello che è il fulcro di "ReLIFE" è la trama, come è giusto che sia. La visione, infatti, risulta molto scorrevole, grazie alla presenza di scene comiche che vanno a diluire i momenti cupi e più sentimentali dell'anime. Inoltre, una cosa che ho apprezzato, è la scelta di dedicare alcuni episodi interamente ad altri personaggi all'infuori del protagonista. Grazie a ciò, si può notare come tutti i personaggi principali siano quasi allo stesso livello di importanza, al fine di non risultare come solo la cornice di un dipinto.
Un aspetto negativo, purtroppo, è che nonostante l'aver aggiunto quattro episodi OAV, si ha agli ultimi minuti dell'ultimo episodio una vera e propria conclusione, facendo stare lo spettatore col fiato sospeso fino all'ultimo. Ovviamente questo è un parere soggettivo, ma comunque ci tenevo a dirlo, dato che, aspettando e aspettando che arrivasse il momento in cui tutto si sarebbe risolto, non mi sia riuscito a godere appieno gli ultimi episodi. È come se avessi continuato ad aspettare l'arrivo, non vivendo appieno il tragitto.
Detto ciò, consiglio "ReLIFE" a tutti quelli che cercano un anime sentimentale profondo ma anche a tratti leggero, con un finale buono e soddisfacente.
Voto finale: 8
Devo dire che mi ha sorpreso. Mi aspettavo uno dei soliti anime che dopo pochi episodi diventa monotono. Invece, devo ammettere che mi ha tenuto incollato allo schermo, facendomi ridere e commuovere come pochi altri anime avrebbero potuto fare.
Per quanto riguarda la grafica, non ho pareri negativi: veramente impeccabile. Mi è piaciuta molto l'idea di oscurare in alcune scene le persone di fondo, facendo risaltare quindi i personaggi principali. Non ho molto altro da dire a riguardo, dato che la grafica non è uno dei punti principali dell'anime, a mio parere.
Quello che è il fulcro di "ReLIFE" è la trama, come è giusto che sia. La visione, infatti, risulta molto scorrevole, grazie alla presenza di scene comiche che vanno a diluire i momenti cupi e più sentimentali dell'anime. Inoltre, una cosa che ho apprezzato, è la scelta di dedicare alcuni episodi interamente ad altri personaggi all'infuori del protagonista. Grazie a ciò, si può notare come tutti i personaggi principali siano quasi allo stesso livello di importanza, al fine di non risultare come solo la cornice di un dipinto.
Un aspetto negativo, purtroppo, è che nonostante l'aver aggiunto quattro episodi OAV, si ha agli ultimi minuti dell'ultimo episodio una vera e propria conclusione, facendo stare lo spettatore col fiato sospeso fino all'ultimo. Ovviamente questo è un parere soggettivo, ma comunque ci tenevo a dirlo, dato che, aspettando e aspettando che arrivasse il momento in cui tutto si sarebbe risolto, non mi sia riuscito a godere appieno gli ultimi episodi. È come se avessi continuato ad aspettare l'arrivo, non vivendo appieno il tragitto.
Detto ciò, consiglio "ReLIFE" a tutti quelli che cercano un anime sentimentale profondo ma anche a tratti leggero, con un finale buono e soddisfacente.
Voto finale: 8
Prima di tutto preciso di aver assistito ai tredici episodi più i quattro OAV, che fortunatamente sono sulla stessa piattaforma e che concludono la serie.
“ReLIFE”, sul solco dell’animazione giapponese, affronta tematiche adulte e attuali come il mobbing e l’isolamento sociale, tramite il protagonista Arata Kaizaki che, ormai ventisettenne, sceglie, grazie a una pillola “magica”, di riassumere le sembianze di liceale e tornare per un anno di nuovo a scuola.
I primi episodi partono bene, riescono cioè a mantenere una certa leggerezza, giocando su tutti i disagi ed equivoci che un adulto, vicino ai trenta, si ritrova ad affrontare una volta tornato sui banchi scolastici. Purtroppo, con il procedere della narrazione, il tutto diventa più pesante.
Verso metà della storia, gli autori fanno una scelta coraggiosa, decidendo di mettere da parte Kaizaki e di rendere protagonisti alcuni compagni di scuola del ragazzo, che almeno all’inizio del racconto erano marginali. Questo però, purtroppo, non permette di creare un legame emotivo tra lo spettatore e queste figure, perché ci si ritrova ad assistere a problemi e drammi adolescenziali di ragazzi che fino all’episodio precedente erano praticamente degli sconosciuti. Inoltre c’è il paradosso che la vita, di quella che dovrebbe essere il personaggio femminile principale, non viene mai raccontata.
Quando il focus della storia ritorna sul protagonista, si comincia inevitabilmente ad entrare nella parte drammatica, che svela, tramite una serie di flashback, il perché Kaizaki sia diventato praticamente un “NEET”. Sfortunatamente non viene fatto, da parte degli autori, nessun particolare sforzo per alleggerire gli ultimi episodi, rendendo la storia piuttosto indigesta; inoltre, anche il legame sentimentale, che ne esce fuori, risulta essere piatto.
Onestamente, riguardo questa pillola magica mi aspettavo qualche colpo di scena, mentre invece si è scelto semplicemente di non spiegare nulla, con qualche problema di plausibilità, soprattutto sul potere che riesce ad esercitare la società ReLIFE anche su chi è estraneo al progetto.
In conclusione, do un 6 per il tipo di argomento affrontato, ma non di più.
“ReLIFE”, sul solco dell’animazione giapponese, affronta tematiche adulte e attuali come il mobbing e l’isolamento sociale, tramite il protagonista Arata Kaizaki che, ormai ventisettenne, sceglie, grazie a una pillola “magica”, di riassumere le sembianze di liceale e tornare per un anno di nuovo a scuola.
I primi episodi partono bene, riescono cioè a mantenere una certa leggerezza, giocando su tutti i disagi ed equivoci che un adulto, vicino ai trenta, si ritrova ad affrontare una volta tornato sui banchi scolastici. Purtroppo, con il procedere della narrazione, il tutto diventa più pesante.
Verso metà della storia, gli autori fanno una scelta coraggiosa, decidendo di mettere da parte Kaizaki e di rendere protagonisti alcuni compagni di scuola del ragazzo, che almeno all’inizio del racconto erano marginali. Questo però, purtroppo, non permette di creare un legame emotivo tra lo spettatore e queste figure, perché ci si ritrova ad assistere a problemi e drammi adolescenziali di ragazzi che fino all’episodio precedente erano praticamente degli sconosciuti. Inoltre c’è il paradosso che la vita, di quella che dovrebbe essere il personaggio femminile principale, non viene mai raccontata.
Quando il focus della storia ritorna sul protagonista, si comincia inevitabilmente ad entrare nella parte drammatica, che svela, tramite una serie di flashback, il perché Kaizaki sia diventato praticamente un “NEET”. Sfortunatamente non viene fatto, da parte degli autori, nessun particolare sforzo per alleggerire gli ultimi episodi, rendendo la storia piuttosto indigesta; inoltre, anche il legame sentimentale, che ne esce fuori, risulta essere piatto.
Onestamente, riguardo questa pillola magica mi aspettavo qualche colpo di scena, mentre invece si è scelto semplicemente di non spiegare nulla, con qualche problema di plausibilità, soprattutto sul potere che riesce ad esercitare la società ReLIFE anche su chi è estraneo al progetto.
In conclusione, do un 6 per il tipo di argomento affrontato, ma non di più.
Reputo "ReLIFE" un'opera davvero matura e ben riuscita, riesce a trattare varie tematiche, dalle più semplici alle più complesse, senza mai appesantire la visione allo spettatore, anzi riesce sempre a mantenere vivo l'interesse grazie alla propria leggerezza.
La trama è solida e, come detto, scorre piacevolmente facendo il proprio corso, molto difficile trovare un momento noioso, tranne un paio di episodi sottotono verso metà serie. Ho apprezzato molto il lato psicologico della storia, in particolare il viaggio all'interno delle dinamiche scolastico/adolescenziali della società giapponese, mi è piaciuta anche la gestione sull'identità del candidato numero 1, che più volte mi ha depistato.
I personaggi sono ben caratterizzati e tutti svolgono molto bene il proprio ruolo all'interno della storia, soprattutto ho apprezzato le evoluzioni dei character dei protagonisti. Anche le dinamiche sentimentali che fanno da contorno alla trama risultano credibili e mai forzate.
L'unica cosa che mi ha fatto storcere un po' il naso è la presenza di gag comiche nel bel mezzo di discorsi abbastanza seri (ovviamente, gusto personale), ma comunque senza mai danneggiare la storia.
Voto finale: 7
La trama è solida e, come detto, scorre piacevolmente facendo il proprio corso, molto difficile trovare un momento noioso, tranne un paio di episodi sottotono verso metà serie. Ho apprezzato molto il lato psicologico della storia, in particolare il viaggio all'interno delle dinamiche scolastico/adolescenziali della società giapponese, mi è piaciuta anche la gestione sull'identità del candidato numero 1, che più volte mi ha depistato.
I personaggi sono ben caratterizzati e tutti svolgono molto bene il proprio ruolo all'interno della storia, soprattutto ho apprezzato le evoluzioni dei character dei protagonisti. Anche le dinamiche sentimentali che fanno da contorno alla trama risultano credibili e mai forzate.
L'unica cosa che mi ha fatto storcere un po' il naso è la presenza di gag comiche nel bel mezzo di discorsi abbastanza seri (ovviamente, gusto personale), ma comunque senza mai danneggiare la storia.
Voto finale: 7
Vi ricordate come eravate a diciassette anni? Le paure, le speranze, i primi amori, le giornate passate con gli amici, l’entusiasmo, la voglia di spaccare tutto e... i timori - spesso infantili - per il futuro. Se oggi di anni ne avete molti di più e la vostra quotidianità corrisponde alla vita “adulta”, quel periodo potrebbe apparirvi come un ricordo nemmeno tanto sbiadito, e voltandovi indietro potreste anche sorridere con nostalgia. È un po’ la situazione di Kaizaki Arata, ventisettenne licenziatosi dalla sede di lavoro dopo un episodio che lo ha definitivamente allontanato dall’azienda che lo aveva assunto poco tempo prima.
Questa è una storia ben più delicata di ciò che sembri: deluso dal comportamento arrivista e spietato di alcuni suoi colleghi, disoccupato e sfiduciato dal mondo stesso, Arata à sulla buona strada per isolarsi dal mondo come uno dei tanti falliti rientranti in quella categoria di persone che vien definita con l’appellativo di “NEET”. Le prospettive non sono rosee, ma ecco l’incredibile antefatto: una sera, di ritorno a casa, il nostro protagonista incontra un ragazzo, probabilmente coetaneo, che gli propone qualcosa di tanto assurdo quanto fantascientifico (!)...
...Se grazie a un medicinale segreto vi dicessero che fosse possibile rivivere un solo anno di scuola nei vostri “vecchi” panni di adolescente, in modo da far riemergere chi eravate, il carattere che possedevate, e rivivere la sensazione di quelle innocenti aspettative, accettereste? Ma sia chiaro, c’è un contratto a cui attenersi: si tratta di un esperimento, una sorta di esperienza di vita che sarà seguita passo passo da giovani “relatori” intenti a monitorare le vostre azioni e decisioni, con uno scopo ben preciso... migliorare la vostra attitudine col mondo.
Comincia così l’incredibile avventura di Arata nei panni del sé stesso di dieci anni fa, alle prese con una realtà completamente differente e coi sogni degli adolescenti di oggi, tramite un viaggio che gli riserverà sensazioni e sorprese inaspettate.
Sembrerebbe l’incipit di un racconto fantascientifico, ma il pendolo che oscilla fra un plot futuristico e un vago e imprecisato sovrannaturale è solamente un pretesto, un appiglio che inizialmente sembrerebbe puntare verso un quadro apparentemente distopico, per poi raccontare una storia d’introspezione adolescenziale che metterà in risalto i primi amori - uno in particolare, pronto a rivelarsi ben complesso e ricco di nodi da sciogliere.
L’anime parte con le migliori intenzioni e sfoggia una brillantezza davvero esaltante: si mette subito in risalto come non sia affatto semplice tornare diciassettenni solo nell’aspetto, cercando di “ingannare” i nuovi compagni di scuola; il disagio di non riuscire a inserirsi nella fascia d’età che ora Arata è costretto ad occupare è palpabile. L’istinto iniziale è quello di comportarsi come sempre, ovvero come un uomo di quasi trent’anni, svogliato, affatto spensierato, molto meno scattante ed energico, decisamente più pigro e mentalmente incline ad elargire consigli e giudizi più che ad agire impulsivamente. L’umorismo frizzante dei primi episodi verte proprio su questi elementi, sempre brillante, divertente e mai fuori luogo, accompagnato da una colonna sonora dalle note di un sapore “casual” jazz allegramente persuasivo, tanto da trasformare alcune battute in veri e propri sketch che ricordano un cabaret di provincia. Man mano che la vicenda si evolve, lo scoppiettante umorismo, efficace e valorizzante, basato su gag di vario genere (dove l’imbarazzo fa da padrone) lascia lentamente il posto a una parte centrale più introspettiva: ci si focalizza sulle varie personalità, caratteri e vicende dei compagni di classe del protagonista, mettendo in risalto lo stridente contrasto fra ingenuità del mondo adolescenziale e scaltrezza, egoismo e marciume navigato della realtà adulta, capace di acuirsi soprattutto in ambiente lavorativo e negli ancor più falsi e ipocriti rapporti interpersonali, dove presto o tardi - come talvolta accade nella realtà - finiranno per deteriorarsi così tanto, da allontanare il cuore delle persone per sempre.
Se ne evince un quadro malinconico ma al tempo stesso realistico, che può dare adito a profonde riflessioni: ogni età possiede le proprie difficoltà e, a conti fatti, non esistono problemi troppo grandi o troppo piccoli, ma semplicemente problemi proporzionati all’età in cui ci si trova e che si è costretti ad affrontare. Un problema rimane un problema e come tale andrebbe affrontato, non rifuggito, onde ritrovarselo più avanti di nuovo fra i piedi, più grande, spigoloso e ingestibile di prima.
È in questa fase che il “giovane” Arata, dall’alto dei suoi quasi trent’anni ma dal volto di uno spensierato sbarbatello, alla stregua di un fratello maggiore, riesce spontaneamente a dispensare giusti consigli e inaspettate perle di saggezza, facendo riaffiorare dentro sé quell’empatia e quella gentilezza che la squallida quotidianità in cui si era lentamente sedimentato aveva tentato di cancellare. Lo scontro di due generazioni distanti dieci anni fa scintille solo inizialmente e, man mano che il tempo passa, il nostro non-più-giovane eroe comincia ad amalgamarsi perfettamente ai suoi nuovi compagni, così tanto da cominciare ad apprezzare, forse troppo, questa “seconda chance”. Com’egli ben rimembra, tutto ciò un giorno per contratto finirà, ed egli dovrà tornare alla sua vita da adulto. Ma sarà davvero pronto?
Nella sua brevità, la serie ha un andamento altalenante; subisce una flessione d’attrattiva nella prima metà, perdendosi un po' troppo dietro particolari di scarso interesse, nonostante si focalizzi a fondo sulle vicende e sui problemi dei personaggi secondari. Verso la seconda parte, la storia finalmente decolla, mettendo abilmente in luce i reali motivi che hanno condotto Arata ad abbandonare il suo precedente lavoro, e a disprezzare l’attuale società in cui, probabilmente, si è sempre sentito un pesce fuor d’acqua.
Nonostante un’ottima gestione delle note drammatiche, lo spartito di “ReLIFE” pare in qualche tratto un po' superficiale e incompleto: se le basi risultano ottime, sembra che di tanto in tanto ci si concentri troppo su situazioni paradossali figlie di eccessi adolescenziali, ansie e incertezze di quell’età, esasperandole oltre il richiesto, tessere del banale puzzle che una volta completo, tuttavia, ci mostrerà una morale saggia e positiva. Concetti apprezzabili e importanti, ma quantomeno criticabili per via dei ragionamenti contorti e pretestuosi che gli autori scelgono di adottare per giungere a tali conclusioni; quando questo si verifica, l’esito assume un sapore artefatto, poco credibile: forzature che sarebbe stato saggio evitare, o quantomeno smorzare.
Altresì, taluni approfondimenti di grande intensità e di una certa drammaticità vengono svolti in modo più che soddisfacente: “ReLIFE” - e questo è il suo punto forte - non si tira indietro quando si decide a parlare di mobbing, discriminazione sessuale in ambito lavorativo e in altre simili, incresciose situazioni dove le donne tutt’oggi vengono sfruttate, vessate, schernite, sottovalutate in quanto “donne”, per non parlare delle conseguenti ed eventuali ripercussioni psicologiche a cui tutto questo può portare; in un Paese competitivo, fin troppo quadrato e dall’eccessivo orgoglio come il Giappone, bassezze simili possono rivelarsi ancor più dannose del preventivato, soprattutto se si naviga in acque lavorative infestate da squali insensibili e gente senza scrupoli.
La cura e i particolari d’insieme lo rendono un prodotto pregiato ma incompleto, sia per scelte narrative un po' dispersive sia a causa della decisione di non concludere la storia dopo i tredici episodi canonici, ma di lasciarla in sospeso, per definire il tutto coi quattro OAV finali d’egual durata (anche se questa recensione valuta l’opera finale nella sua interezza).
Per quanto riguarda il comparto audio, oltre all’intrigante colonna sonora in stile jazz improvvisato, sono da annotare le numerose ending, sempre differenti, con ritmi e stili completamente eterogenei fra loro, spazianti dagli anni novanta agli anni sessanta, mai noiose o fuori luogo, capaci di donare un colore ancor più originale e il giusto ritmo alla storia: senza dubbio, una delle cose più belle di “ReLIFE”. Nota positiva anche per l’opening, orecchiabile e capace di rimanere in testa sin da subito.
Per poter giudicare interamente “ReLIFE”, come fatto notare poc’anzi, ho deciso di considerare anche i quattro OAV addizionali: un surplus che chiude tutte (o quasi) le porte aperte, sistema le questioni di cuore e, purtroppo, ci prepara a un finale forse telefonato, forse fin troppo semplice, sicuramente gradevole, ma davvero troppo frettoloso. Negli ultimissimi minuti si ha l’impressione che debba accadere qualcosa di necessariamente complicato, probabilmente sofferto, ma il tutto viene risolto in pochi istanti, ricorrendo a una sbrigatività che a mio avviso svilisce il climax imbastito fino a quel punto: un autentico coito interrotto. Che delusione!
Nonostante questo amaro punto debole, gli OAV si mostrano ben più incisivi e intensi delle puntate precedenti, incentrati finalmente in modo concreto sulle vicende principali; ecco che finalmente possiamo apprezzare appieno le note di un romanticismo soave, giovane e frizzante, palpitante come sono gli amori adolescenziali, condito da reazioni umane realistiche, veraci, dirette e oneste, senza tanti giri di parole e inutili cliché.
Il livello artistico non muta, rimane discreto per tutta la serie, con animazioni gradevoli e un mosaico d’insieme sufficientemente piacevole.
Considerando l’opera nella sua totalità, possiamo dire di essere di fronte a un buon lavoro che tuttavia presenta buchi e pecche non di poco conto.
Scorrevole, con ottimi spunti di una certa profondità emotiva, un’introspettiva e un’etica di degno spessore, “ReLIFE”, delicatamente sensibilizza l’opinione pubblica verso la questione dei NEET, realtà giapponese da non prendere sottogamba, e si permette di farlo in un modo davvero attento e intelligente.
Il tutto va a concludersi in un finale dolcissimo, tenero da far scuotere il cuore, ma troppo, troppo sbrigativo, ed è questo il peccato più grande.
Questa è una storia ben più delicata di ciò che sembri: deluso dal comportamento arrivista e spietato di alcuni suoi colleghi, disoccupato e sfiduciato dal mondo stesso, Arata à sulla buona strada per isolarsi dal mondo come uno dei tanti falliti rientranti in quella categoria di persone che vien definita con l’appellativo di “NEET”. Le prospettive non sono rosee, ma ecco l’incredibile antefatto: una sera, di ritorno a casa, il nostro protagonista incontra un ragazzo, probabilmente coetaneo, che gli propone qualcosa di tanto assurdo quanto fantascientifico (!)...
...Se grazie a un medicinale segreto vi dicessero che fosse possibile rivivere un solo anno di scuola nei vostri “vecchi” panni di adolescente, in modo da far riemergere chi eravate, il carattere che possedevate, e rivivere la sensazione di quelle innocenti aspettative, accettereste? Ma sia chiaro, c’è un contratto a cui attenersi: si tratta di un esperimento, una sorta di esperienza di vita che sarà seguita passo passo da giovani “relatori” intenti a monitorare le vostre azioni e decisioni, con uno scopo ben preciso... migliorare la vostra attitudine col mondo.
Comincia così l’incredibile avventura di Arata nei panni del sé stesso di dieci anni fa, alle prese con una realtà completamente differente e coi sogni degli adolescenti di oggi, tramite un viaggio che gli riserverà sensazioni e sorprese inaspettate.
Sembrerebbe l’incipit di un racconto fantascientifico, ma il pendolo che oscilla fra un plot futuristico e un vago e imprecisato sovrannaturale è solamente un pretesto, un appiglio che inizialmente sembrerebbe puntare verso un quadro apparentemente distopico, per poi raccontare una storia d’introspezione adolescenziale che metterà in risalto i primi amori - uno in particolare, pronto a rivelarsi ben complesso e ricco di nodi da sciogliere.
L’anime parte con le migliori intenzioni e sfoggia una brillantezza davvero esaltante: si mette subito in risalto come non sia affatto semplice tornare diciassettenni solo nell’aspetto, cercando di “ingannare” i nuovi compagni di scuola; il disagio di non riuscire a inserirsi nella fascia d’età che ora Arata è costretto ad occupare è palpabile. L’istinto iniziale è quello di comportarsi come sempre, ovvero come un uomo di quasi trent’anni, svogliato, affatto spensierato, molto meno scattante ed energico, decisamente più pigro e mentalmente incline ad elargire consigli e giudizi più che ad agire impulsivamente. L’umorismo frizzante dei primi episodi verte proprio su questi elementi, sempre brillante, divertente e mai fuori luogo, accompagnato da una colonna sonora dalle note di un sapore “casual” jazz allegramente persuasivo, tanto da trasformare alcune battute in veri e propri sketch che ricordano un cabaret di provincia. Man mano che la vicenda si evolve, lo scoppiettante umorismo, efficace e valorizzante, basato su gag di vario genere (dove l’imbarazzo fa da padrone) lascia lentamente il posto a una parte centrale più introspettiva: ci si focalizza sulle varie personalità, caratteri e vicende dei compagni di classe del protagonista, mettendo in risalto lo stridente contrasto fra ingenuità del mondo adolescenziale e scaltrezza, egoismo e marciume navigato della realtà adulta, capace di acuirsi soprattutto in ambiente lavorativo e negli ancor più falsi e ipocriti rapporti interpersonali, dove presto o tardi - come talvolta accade nella realtà - finiranno per deteriorarsi così tanto, da allontanare il cuore delle persone per sempre.
Se ne evince un quadro malinconico ma al tempo stesso realistico, che può dare adito a profonde riflessioni: ogni età possiede le proprie difficoltà e, a conti fatti, non esistono problemi troppo grandi o troppo piccoli, ma semplicemente problemi proporzionati all’età in cui ci si trova e che si è costretti ad affrontare. Un problema rimane un problema e come tale andrebbe affrontato, non rifuggito, onde ritrovarselo più avanti di nuovo fra i piedi, più grande, spigoloso e ingestibile di prima.
È in questa fase che il “giovane” Arata, dall’alto dei suoi quasi trent’anni ma dal volto di uno spensierato sbarbatello, alla stregua di un fratello maggiore, riesce spontaneamente a dispensare giusti consigli e inaspettate perle di saggezza, facendo riaffiorare dentro sé quell’empatia e quella gentilezza che la squallida quotidianità in cui si era lentamente sedimentato aveva tentato di cancellare. Lo scontro di due generazioni distanti dieci anni fa scintille solo inizialmente e, man mano che il tempo passa, il nostro non-più-giovane eroe comincia ad amalgamarsi perfettamente ai suoi nuovi compagni, così tanto da cominciare ad apprezzare, forse troppo, questa “seconda chance”. Com’egli ben rimembra, tutto ciò un giorno per contratto finirà, ed egli dovrà tornare alla sua vita da adulto. Ma sarà davvero pronto?
Nella sua brevità, la serie ha un andamento altalenante; subisce una flessione d’attrattiva nella prima metà, perdendosi un po' troppo dietro particolari di scarso interesse, nonostante si focalizzi a fondo sulle vicende e sui problemi dei personaggi secondari. Verso la seconda parte, la storia finalmente decolla, mettendo abilmente in luce i reali motivi che hanno condotto Arata ad abbandonare il suo precedente lavoro, e a disprezzare l’attuale società in cui, probabilmente, si è sempre sentito un pesce fuor d’acqua.
Nonostante un’ottima gestione delle note drammatiche, lo spartito di “ReLIFE” pare in qualche tratto un po' superficiale e incompleto: se le basi risultano ottime, sembra che di tanto in tanto ci si concentri troppo su situazioni paradossali figlie di eccessi adolescenziali, ansie e incertezze di quell’età, esasperandole oltre il richiesto, tessere del banale puzzle che una volta completo, tuttavia, ci mostrerà una morale saggia e positiva. Concetti apprezzabili e importanti, ma quantomeno criticabili per via dei ragionamenti contorti e pretestuosi che gli autori scelgono di adottare per giungere a tali conclusioni; quando questo si verifica, l’esito assume un sapore artefatto, poco credibile: forzature che sarebbe stato saggio evitare, o quantomeno smorzare.
Altresì, taluni approfondimenti di grande intensità e di una certa drammaticità vengono svolti in modo più che soddisfacente: “ReLIFE” - e questo è il suo punto forte - non si tira indietro quando si decide a parlare di mobbing, discriminazione sessuale in ambito lavorativo e in altre simili, incresciose situazioni dove le donne tutt’oggi vengono sfruttate, vessate, schernite, sottovalutate in quanto “donne”, per non parlare delle conseguenti ed eventuali ripercussioni psicologiche a cui tutto questo può portare; in un Paese competitivo, fin troppo quadrato e dall’eccessivo orgoglio come il Giappone, bassezze simili possono rivelarsi ancor più dannose del preventivato, soprattutto se si naviga in acque lavorative infestate da squali insensibili e gente senza scrupoli.
La cura e i particolari d’insieme lo rendono un prodotto pregiato ma incompleto, sia per scelte narrative un po' dispersive sia a causa della decisione di non concludere la storia dopo i tredici episodi canonici, ma di lasciarla in sospeso, per definire il tutto coi quattro OAV finali d’egual durata (anche se questa recensione valuta l’opera finale nella sua interezza).
Per quanto riguarda il comparto audio, oltre all’intrigante colonna sonora in stile jazz improvvisato, sono da annotare le numerose ending, sempre differenti, con ritmi e stili completamente eterogenei fra loro, spazianti dagli anni novanta agli anni sessanta, mai noiose o fuori luogo, capaci di donare un colore ancor più originale e il giusto ritmo alla storia: senza dubbio, una delle cose più belle di “ReLIFE”. Nota positiva anche per l’opening, orecchiabile e capace di rimanere in testa sin da subito.
Per poter giudicare interamente “ReLIFE”, come fatto notare poc’anzi, ho deciso di considerare anche i quattro OAV addizionali: un surplus che chiude tutte (o quasi) le porte aperte, sistema le questioni di cuore e, purtroppo, ci prepara a un finale forse telefonato, forse fin troppo semplice, sicuramente gradevole, ma davvero troppo frettoloso. Negli ultimissimi minuti si ha l’impressione che debba accadere qualcosa di necessariamente complicato, probabilmente sofferto, ma il tutto viene risolto in pochi istanti, ricorrendo a una sbrigatività che a mio avviso svilisce il climax imbastito fino a quel punto: un autentico coito interrotto. Che delusione!
Nonostante questo amaro punto debole, gli OAV si mostrano ben più incisivi e intensi delle puntate precedenti, incentrati finalmente in modo concreto sulle vicende principali; ecco che finalmente possiamo apprezzare appieno le note di un romanticismo soave, giovane e frizzante, palpitante come sono gli amori adolescenziali, condito da reazioni umane realistiche, veraci, dirette e oneste, senza tanti giri di parole e inutili cliché.
Il livello artistico non muta, rimane discreto per tutta la serie, con animazioni gradevoli e un mosaico d’insieme sufficientemente piacevole.
Considerando l’opera nella sua totalità, possiamo dire di essere di fronte a un buon lavoro che tuttavia presenta buchi e pecche non di poco conto.
Scorrevole, con ottimi spunti di una certa profondità emotiva, un’introspettiva e un’etica di degno spessore, “ReLIFE”, delicatamente sensibilizza l’opinione pubblica verso la questione dei NEET, realtà giapponese da non prendere sottogamba, e si permette di farlo in un modo davvero attento e intelligente.
Il tutto va a concludersi in un finale dolcissimo, tenero da far scuotere il cuore, ma troppo, troppo sbrigativo, ed è questo il peccato più grande.
"ReLIFE" è uno di quegli anime che riescono a segnarti.
Partiamo subito dicendo che questo anime ha come target coloro che vanno a scuola, soprattutto, ma anche chi non ci va più. L'anime è pieno di insegnamenti su come affrontare la propria vita scolastica e la vita lavorativa, insomma questo anime, come dire, è quasi perfetto dal punto di vista slice of life. Il personaggio, di nuovo diciassettenne con la mentalità di un ventisettenne, riesce a scoprire nuovi lati di sé e affrontare i problemi che aveva, aiuta i suoi compagni con le loro vite scolastiche e si ritrova in un amore dove la differenza è un problema, insegna l'etica, cosa sia giusto o no, mentre da adulto aiuta i giovani a superare i momenti difficili, spiega cos'è l'amicizia e l'amore, il senso di solitudine e l'importanza di migliorare. Ci sarebbero troppe cose da scrivere, ma, per farla breve, diciamo che si tratta di un anime meritatissimo che riesce a coinvolgere con tutte le sue tematiche.
La grafica è azzeccata, altrettanto le OST, ci sono scene buffe che fanno ridere e scene commoventi che fanno piangere, e un pizzico di tocco fantasy che rende tutto magnifico. Per godere appieno l'opera, vanno visti i quattro OAV che concludono l'anime. L'unico peccato è che i personaggi non attinenti alla storia vengono rappresentati come sagome blu o rosa, dando un certo fastidio - probabilmente sarà per il low budget che non sono riusciti a disegnarli.
Tra i pro: grafica azzeccata; OST azzeccate; è difficile riprendere tematiche come solitudine, depressione, tristezza, paura, amore, differenza d'età, vita scolastica e vita lavorativa in un'unica opera, dando loro un senso coerente; personaggi approfonditi; sviluppo dei personaggi; poter capire la mentalità giapponese; anime di qualità ampiamente superiore rispetto alla media; commedia divertente.
Tra i contro: troppo corto, forse non bastavano tredici più quattro episodi; i quattro episodi OAV con moltissimi personaggi non attinenti alla storia principale rappresentati come sagome.
Voto: 8/10
Parere personale: a mio parere è uno dei migliori anime che io abbia mai visto in vita, è molto coinvolgente e con un ampio bagaglio di tematiche tutte coerenti. Su MAL ho dato 10 ai tredici episodi e otto ai quattro episodi (per via delle sagome), ma per questioni di gusto il voto che si merita effettivamente è un 8 e mezzo pieno, e magari 9 se non fosse per quei due contro citati.
P.S. Ora leggerò il manga, per vedere se qualcosa cambia o ci sono scene aggiuntive. Meritatissimo, assolutamente da vedere!
Partiamo subito dicendo che questo anime ha come target coloro che vanno a scuola, soprattutto, ma anche chi non ci va più. L'anime è pieno di insegnamenti su come affrontare la propria vita scolastica e la vita lavorativa, insomma questo anime, come dire, è quasi perfetto dal punto di vista slice of life. Il personaggio, di nuovo diciassettenne con la mentalità di un ventisettenne, riesce a scoprire nuovi lati di sé e affrontare i problemi che aveva, aiuta i suoi compagni con le loro vite scolastiche e si ritrova in un amore dove la differenza è un problema, insegna l'etica, cosa sia giusto o no, mentre da adulto aiuta i giovani a superare i momenti difficili, spiega cos'è l'amicizia e l'amore, il senso di solitudine e l'importanza di migliorare. Ci sarebbero troppe cose da scrivere, ma, per farla breve, diciamo che si tratta di un anime meritatissimo che riesce a coinvolgere con tutte le sue tematiche.
La grafica è azzeccata, altrettanto le OST, ci sono scene buffe che fanno ridere e scene commoventi che fanno piangere, e un pizzico di tocco fantasy che rende tutto magnifico. Per godere appieno l'opera, vanno visti i quattro OAV che concludono l'anime. L'unico peccato è che i personaggi non attinenti alla storia vengono rappresentati come sagome blu o rosa, dando un certo fastidio - probabilmente sarà per il low budget che non sono riusciti a disegnarli.
Tra i pro: grafica azzeccata; OST azzeccate; è difficile riprendere tematiche come solitudine, depressione, tristezza, paura, amore, differenza d'età, vita scolastica e vita lavorativa in un'unica opera, dando loro un senso coerente; personaggi approfonditi; sviluppo dei personaggi; poter capire la mentalità giapponese; anime di qualità ampiamente superiore rispetto alla media; commedia divertente.
Tra i contro: troppo corto, forse non bastavano tredici più quattro episodi; i quattro episodi OAV con moltissimi personaggi non attinenti alla storia principale rappresentati come sagome.
Voto: 8/10
Parere personale: a mio parere è uno dei migliori anime che io abbia mai visto in vita, è molto coinvolgente e con un ampio bagaglio di tematiche tutte coerenti. Su MAL ho dato 10 ai tredici episodi e otto ai quattro episodi (per via delle sagome), ma per questioni di gusto il voto che si merita effettivamente è un 8 e mezzo pieno, e magari 9 se non fosse per quei due contro citati.
P.S. Ora leggerò il manga, per vedere se qualcosa cambia o ci sono scene aggiuntive. Meritatissimo, assolutamente da vedere!
La trama di "ReLIFE" ha subito catturato la mia attenzione: davvero particolare l'dea di dare una seconda temporanea giovinezza al personaggio, ero curiosa di vedere gli sviluppi, anche se temevo di imbattermi nell'ennesima storia solo zucchero e poco arrosto. E invece no: finalmente qualcosa di diverso!
Il protagonista Arata è un ragazzo che si trova in un periodo buio della sua vita, senza lavoro, senza stimoli, ha perso totalmente la fiducia in sé stesso e negli altri. Attraverso questo viaggio, in un ambiente che ormai aveva lasciato nel passato, si troverà a riflettere su sé stesso e a rivivere in un modo diverso la vita scolastica in tutte le sue sfaccettature. Tutto questo in tredici episodi, ai quali si aggiungono quattro successivi che concludono la storia.
Ogni episodio ha un buon rapporto di riflessione e comicità, legate insieme da un filo di emozioni ben dosate, mai troppo invadenti. Il senso della storia è di aiutare il protagonista a capirsi e crescere, e devo dire che ci riesce molto bene. L'ho visto molto volentieri, e devo dire che ogni episodio mi ha lasciato uno spunto di riflessione.
Vi consiglio la visione completa degli altri quattro episodi per apprezzarlo appieno.
Il protagonista Arata è un ragazzo che si trova in un periodo buio della sua vita, senza lavoro, senza stimoli, ha perso totalmente la fiducia in sé stesso e negli altri. Attraverso questo viaggio, in un ambiente che ormai aveva lasciato nel passato, si troverà a riflettere su sé stesso e a rivivere in un modo diverso la vita scolastica in tutte le sue sfaccettature. Tutto questo in tredici episodi, ai quali si aggiungono quattro successivi che concludono la storia.
Ogni episodio ha un buon rapporto di riflessione e comicità, legate insieme da un filo di emozioni ben dosate, mai troppo invadenti. Il senso della storia è di aiutare il protagonista a capirsi e crescere, e devo dire che ci riesce molto bene. L'ho visto molto volentieri, e devo dire che ogni episodio mi ha lasciato uno spunto di riflessione.
Vi consiglio la visione completa degli altri quattro episodi per apprezzarlo appieno.
Arata Kaizaki ha ventisette anni e, dopo essersi licenziato dalla ditta dove lavorava da poco, e aver fallito numerosi colloqui di lavoro, conduce una vita da "NEET". A cambiare questo suo stato è l'incontro con uno sconosciuto, che gli propone una pillola che lo farà tornare all'età di diciassette anni, per condurre un esperimento della durata di un anno.
È una commedia fantastico/sentimentale ben riuscita e con un'idea originale, quella di poter rivivere una parte passata della propria vita per poter migliorarsi. In questa avventura Arata incontrerà Hishiro Chizuru, della quale ben presto si innamorerà, e altri amici ai quali presterà la sua maggior esperienza, dovuta alla sua vera e nascosta età, per risolvere i loro problemi interiori e sentimentali.
Piacevole e interessante la narrazione, forse mi è sembrata meno appassionante nella parte centrale, con un finale che viene in pratica rimandato agli OAV intitolati appunto "ReLIFE Final Chapter".
Carini i disegni e sufficiente l'animazione, che poi, secondo me, in questo tipo di opere ha una importanza marginale.
Per finire, mi sento di consigliare questo "ReLIFE", soprattutto a coloro ai quali piacciono le storie sentimentali; molto si svolge in ambiente scolastico, ma la componente fantastica ne fa un qualcosa di divertente, differente e originale.
È una commedia fantastico/sentimentale ben riuscita e con un'idea originale, quella di poter rivivere una parte passata della propria vita per poter migliorarsi. In questa avventura Arata incontrerà Hishiro Chizuru, della quale ben presto si innamorerà, e altri amici ai quali presterà la sua maggior esperienza, dovuta alla sua vera e nascosta età, per risolvere i loro problemi interiori e sentimentali.
Piacevole e interessante la narrazione, forse mi è sembrata meno appassionante nella parte centrale, con un finale che viene in pratica rimandato agli OAV intitolati appunto "ReLIFE Final Chapter".
Carini i disegni e sufficiente l'animazione, che poi, secondo me, in questo tipo di opere ha una importanza marginale.
Per finire, mi sento di consigliare questo "ReLIFE", soprattutto a coloro ai quali piacciono le storie sentimentali; molto si svolge in ambiente scolastico, ma la componente fantastica ne fa un qualcosa di divertente, differente e originale.
E' una serie composta da ben diciassette episodi (tredici + quattro OAV) di durata canonica.
Quando lessi la trama, questa mi attrasse particolarmente, perché trattava il rivivere l'adolescenza, avere, per l'appunto, una ReLife. Chi è che non ha mai pensato in vita sua di voler tornare indietro e fare scelte diverse? Oppure, se uno è più giovane, in futuro non lo penserà?
Queste domande mi hanno convinto a vedere questo anime, e sinceramente ne sono rimasto contento.
È da notare il fatto che l'obiettivo della ditta che finanzia il progetto è di studiare come individui che hanno avuto problemi nella società lavorativa, molto spesso si parla di mobbing, si riprendano da queste esperienze traumatiche e cerchino di ritornare quelli che erano un tempo, in modo che possano smettere di essere dei NEET. Quindi alla fine non si parla di dare un nuovo inizio, ma di un'opportunità di ritrovare sé stessi.
Ecco che inizia la storia di Arata, uomo di ventisette anni laureato che si ritrova senza lavoro e senza soldi, e questo farà sì che egli accetti, senza farsi troppe domande, l'offerta allettante di Yoake (impiegato della ditta) che lo assisterà durante l'esperimento come assistente. Arata dovrà fare i conti con situazioni con cui ha già avuto a che fare, ma alle quali non era più abituato; se da una parte mi faceva ridere, dall'altra mi faceva riflettere sul fatto che ce la metteva tutta per assaporare appieno questa opportunità più unica che rara (anche se i problemi sono sempre dietro l'angolo). Infatti si crea subito delle amicizie, e nel corso dell'opera vedremo che esse faranno maturare Arata, ma allo stesso tempo la sua presenza farà maturare e cambiare chi lo circonda.
Diciamo che questa serie mette in risalto il concetto di dare qualcosa e ricevere qualcosa, e questo messaggio viene riproposto per tutta la serie, dove Arata matura e piano piano ricomincia a ritornare chi era all'inizio, il vero Arata e non quel tizio rinchiuso in una stanza.
Lui aiuta moltissimo i suoi amici, fa formare coppie, ripara amicizie, aiuta chi è molto timido a fare amicizia con altri ecc., ed è questo 'darsi per gli altri' che lo aiuta a maturare.
Poi quello che mi è piaciuto di questa serie è come viene trattato il problema che si porta dietro l'arrivare alla conclusione del progetto ReLife: io fino agli ultimi minuti dell'ultimo OAV ero triste, perché pensavo finisse un certo modo, ma alla fine invece mi sono ritrovato una bella sorpresa che mi ha soddisfatto.
Passando ai personaggi, devo dire che ho simpatia per quasi tutti, l'unica che mi ha fatto storcere un po' il naso è stata Kariu con la sua testardaggine, ma è anche questa testardaggine a farle raggiungere i suoi obiettivi e a non cedere mai alle avversità. Molto interessante come personaggio è anche Yoake, anche se il suo ruolo di assistente gli impone un limite negli aiuti che può dare ad Arata, che alla fine non si rivelano mai banali, bensì preziosi; è un amico su cui si può contare in qualsiasi momento.
Arata è quello che mi ha colpito di più come personaggio, soprattutto con la sua scelta finale in materia di lavoro. Questa esperienza unica lo ha aiutato a superare i suoi traumi, o ad accettarli, fino a ritrovare sé stesso, e questo lo ha spinto a voler fare un lavoro dove può dare una seconda possibilità a chi ne ha bisogno.
Hishiro è un altro personaggio che risulta essere quello che ha ottenuto i migliori cambiamenti dall'aver conosciuto Arata, dall'essere una persona schiva e asociale al riuscire a crearsi delle amicizie preziose, passando dal riuscire ad esprimere i suoi sentimenti fino a capire cosa sia l'amare qualcuno.
Alla fine consiglio questa opera, perché dà spunti di riflessione importanti e fa capire che niente va dato per scontato, neanche la più piccola cosa.
Quando lessi la trama, questa mi attrasse particolarmente, perché trattava il rivivere l'adolescenza, avere, per l'appunto, una ReLife. Chi è che non ha mai pensato in vita sua di voler tornare indietro e fare scelte diverse? Oppure, se uno è più giovane, in futuro non lo penserà?
Queste domande mi hanno convinto a vedere questo anime, e sinceramente ne sono rimasto contento.
È da notare il fatto che l'obiettivo della ditta che finanzia il progetto è di studiare come individui che hanno avuto problemi nella società lavorativa, molto spesso si parla di mobbing, si riprendano da queste esperienze traumatiche e cerchino di ritornare quelli che erano un tempo, in modo che possano smettere di essere dei NEET. Quindi alla fine non si parla di dare un nuovo inizio, ma di un'opportunità di ritrovare sé stessi.
Ecco che inizia la storia di Arata, uomo di ventisette anni laureato che si ritrova senza lavoro e senza soldi, e questo farà sì che egli accetti, senza farsi troppe domande, l'offerta allettante di Yoake (impiegato della ditta) che lo assisterà durante l'esperimento come assistente. Arata dovrà fare i conti con situazioni con cui ha già avuto a che fare, ma alle quali non era più abituato; se da una parte mi faceva ridere, dall'altra mi faceva riflettere sul fatto che ce la metteva tutta per assaporare appieno questa opportunità più unica che rara (anche se i problemi sono sempre dietro l'angolo). Infatti si crea subito delle amicizie, e nel corso dell'opera vedremo che esse faranno maturare Arata, ma allo stesso tempo la sua presenza farà maturare e cambiare chi lo circonda.
Diciamo che questa serie mette in risalto il concetto di dare qualcosa e ricevere qualcosa, e questo messaggio viene riproposto per tutta la serie, dove Arata matura e piano piano ricomincia a ritornare chi era all'inizio, il vero Arata e non quel tizio rinchiuso in una stanza.
Lui aiuta moltissimo i suoi amici, fa formare coppie, ripara amicizie, aiuta chi è molto timido a fare amicizia con altri ecc., ed è questo 'darsi per gli altri' che lo aiuta a maturare.
Poi quello che mi è piaciuto di questa serie è come viene trattato il problema che si porta dietro l'arrivare alla conclusione del progetto ReLife: io fino agli ultimi minuti dell'ultimo OAV ero triste, perché pensavo finisse un certo modo, ma alla fine invece mi sono ritrovato una bella sorpresa che mi ha soddisfatto.
Passando ai personaggi, devo dire che ho simpatia per quasi tutti, l'unica che mi ha fatto storcere un po' il naso è stata Kariu con la sua testardaggine, ma è anche questa testardaggine a farle raggiungere i suoi obiettivi e a non cedere mai alle avversità. Molto interessante come personaggio è anche Yoake, anche se il suo ruolo di assistente gli impone un limite negli aiuti che può dare ad Arata, che alla fine non si rivelano mai banali, bensì preziosi; è un amico su cui si può contare in qualsiasi momento.
Arata è quello che mi ha colpito di più come personaggio, soprattutto con la sua scelta finale in materia di lavoro. Questa esperienza unica lo ha aiutato a superare i suoi traumi, o ad accettarli, fino a ritrovare sé stesso, e questo lo ha spinto a voler fare un lavoro dove può dare una seconda possibilità a chi ne ha bisogno.
Hishiro è un altro personaggio che risulta essere quello che ha ottenuto i migliori cambiamenti dall'aver conosciuto Arata, dall'essere una persona schiva e asociale al riuscire a crearsi delle amicizie preziose, passando dal riuscire ad esprimere i suoi sentimenti fino a capire cosa sia l'amare qualcuno.
Alla fine consiglio questa opera, perché dà spunti di riflessione importanti e fa capire che niente va dato per scontato, neanche la più piccola cosa.
"ReLIFE" è un istituto di ricerca avanzato che conduce esperimenti sui NEET (individui disoccupati), ai quali viene concessa l'occasione d'oro di ritornare alle scuole superiori, attraverso l'assunzione di una "pillola" che permette loro di regredire, dal punto di vista fisico, all'aspetto di un liceale.
L'obbiettivo dell'esperimento, dalla solita durata di un anno, è quello di valutare il comportamento e le decisioni prese dai "candidati" all'interno di una realtà che oramai non gli appartiene più; essi sono tenuti sotto controllo da alcuni membri della ReLIFE, che hanno il compito di osservare i candidati e inviare periodicamente delle relazioni sul loro operato.
Si tratta di un approccio piuttosto congeniale e innovativo utilizzato dall'autore, il quale gli consente di mettere a confronto sotto più tematiche due generazioni con stili di vita e modus operandi quasi diametralmente opposti; non dimentichiamoci che il profondo avanzamento tecnologico e scientifico è riuscito nell'intento di sconvolgere qualsiasi tipo di ambito nell'ultimo decennio. Lo scopo, dunque, si direbbe essere quello di rivitalizzare tali soggetti, poco esperti nelle relazioni sociali e con scarsi risultati in ambito lavorativo, per poi inserirli nuovamente all'interno della società più decisi che mai a recuperare il tempo andato perduto.
Le vicende ruotano attorno ad Arata, un giovane laureato dimessosi dal proprio incarico a causa delle continue ingiustizie che continuavano a presentarsi all'interno della azienda nella quale lavorava; inizialmente il protagonista è entusiasta alla notizia di poter accedere a nuove possibilità lavorative, partecipando a un semplice e "banale" esperimento, tuttavia, con il trascorrere delle settimane e anche con la maturazione acquisita nel corso del periodo scolastico, Arata deve affrontare con profonda consapevolezza e dispiacere il fatto che non potrà continuare a condurre una vita spensierata da semplice liceale insieme ai suoi nuovi amici. Questo dissidio interiore permette al protagonista di riflettere molto sulle sue scelte, soprattutto se riguardano le persone a lui più care... ed è proprio sullo sfondo di questa triste premessa che si poggiano le interessanti relazioni tra i personaggi. I dialoghi sono molto scorrevoli e piacevoli, lo spettatore rimane catturato dalla naturalezza e tranquillità delle conversazioni, senza rendersi conto della rapida velocità con la quale si susseguono gli episodi! Naturalmente l'anime non è riuscito sempre a mantenere questi ritmi intensi, ma per il semplice fatto che l'autore ha voluto dare spazio anche ad approfondimenti su alcune sfaccettature dei protagonisti, i quali sono riusciti nell'intento di caratterizzarli e inquadrarli meglio all'interno del contesto di riferimento. Un altro punto di forza delle serie sono sicuramente le gag e le scene divertenti che riescono a intervallarsi bene con le vicende narrate, accompagnate dall'utilizzo di una grafica a livello espressivo (volti dei personaggi) buffa, ma allo stesso tempo esilarante.
Il comportato grafico l'ho ritenuto sempre più che sufficiente durante quasi tutto il corso dell'anime, tuttavia quando durante gli ultimi episodi (OAV), forse a causa di problemi nel budget, i produttori hanno dovuto obbligatoriamente (lo spero) sostituire gran parte dei personaggi di contorno con delle strambe e orribili figure (non so neanche quale epiteto utilizzare per definirle), addirittura celesti e rosa per distinguere maschi e femmine, la questione è diventata piuttosto imbarazzante, tanto da dover necessariamente valutare il comporto grafico come un elemento negativo che ha danneggiato irrimediabilmente l'immagine dell'anime. Il doppiaggio mi è piaciuto molto, interpretazione corretta e impeccabile da parte del cast, con anche un'ottima opening ed ending sullo sfondo.
Che dire? "ReLIFE" è uno di quegli anime che ti conduce a riflettere su alcune questioni della vita molto importanti, come ad esempio le scelte che si maturano durante l'adolescenza e le loro ovvie conseguenze sia negative che positive. Arata ha avuto la possibilità di tornare indietro, poiché ci ritroviamo all'interno di una vicenda surreale, tuttavia noi che viviamo nella realtà dovremmo dare molto più peso alle decisioni che prendiamo ogni giorno e al percorso che decidiamo di intraprendere, perché molto spesso capita che scelte sbagliate non condizionano negativamente soltanto noi, ma anche chi è al nostro fianco.
Voto finale: 8
L'obbiettivo dell'esperimento, dalla solita durata di un anno, è quello di valutare il comportamento e le decisioni prese dai "candidati" all'interno di una realtà che oramai non gli appartiene più; essi sono tenuti sotto controllo da alcuni membri della ReLIFE, che hanno il compito di osservare i candidati e inviare periodicamente delle relazioni sul loro operato.
Si tratta di un approccio piuttosto congeniale e innovativo utilizzato dall'autore, il quale gli consente di mettere a confronto sotto più tematiche due generazioni con stili di vita e modus operandi quasi diametralmente opposti; non dimentichiamoci che il profondo avanzamento tecnologico e scientifico è riuscito nell'intento di sconvolgere qualsiasi tipo di ambito nell'ultimo decennio. Lo scopo, dunque, si direbbe essere quello di rivitalizzare tali soggetti, poco esperti nelle relazioni sociali e con scarsi risultati in ambito lavorativo, per poi inserirli nuovamente all'interno della società più decisi che mai a recuperare il tempo andato perduto.
Le vicende ruotano attorno ad Arata, un giovane laureato dimessosi dal proprio incarico a causa delle continue ingiustizie che continuavano a presentarsi all'interno della azienda nella quale lavorava; inizialmente il protagonista è entusiasta alla notizia di poter accedere a nuove possibilità lavorative, partecipando a un semplice e "banale" esperimento, tuttavia, con il trascorrere delle settimane e anche con la maturazione acquisita nel corso del periodo scolastico, Arata deve affrontare con profonda consapevolezza e dispiacere il fatto che non potrà continuare a condurre una vita spensierata da semplice liceale insieme ai suoi nuovi amici. Questo dissidio interiore permette al protagonista di riflettere molto sulle sue scelte, soprattutto se riguardano le persone a lui più care... ed è proprio sullo sfondo di questa triste premessa che si poggiano le interessanti relazioni tra i personaggi. I dialoghi sono molto scorrevoli e piacevoli, lo spettatore rimane catturato dalla naturalezza e tranquillità delle conversazioni, senza rendersi conto della rapida velocità con la quale si susseguono gli episodi! Naturalmente l'anime non è riuscito sempre a mantenere questi ritmi intensi, ma per il semplice fatto che l'autore ha voluto dare spazio anche ad approfondimenti su alcune sfaccettature dei protagonisti, i quali sono riusciti nell'intento di caratterizzarli e inquadrarli meglio all'interno del contesto di riferimento. Un altro punto di forza delle serie sono sicuramente le gag e le scene divertenti che riescono a intervallarsi bene con le vicende narrate, accompagnate dall'utilizzo di una grafica a livello espressivo (volti dei personaggi) buffa, ma allo stesso tempo esilarante.
Il comportato grafico l'ho ritenuto sempre più che sufficiente durante quasi tutto il corso dell'anime, tuttavia quando durante gli ultimi episodi (OAV), forse a causa di problemi nel budget, i produttori hanno dovuto obbligatoriamente (lo spero) sostituire gran parte dei personaggi di contorno con delle strambe e orribili figure (non so neanche quale epiteto utilizzare per definirle), addirittura celesti e rosa per distinguere maschi e femmine, la questione è diventata piuttosto imbarazzante, tanto da dover necessariamente valutare il comporto grafico come un elemento negativo che ha danneggiato irrimediabilmente l'immagine dell'anime. Il doppiaggio mi è piaciuto molto, interpretazione corretta e impeccabile da parte del cast, con anche un'ottima opening ed ending sullo sfondo.
Che dire? "ReLIFE" è uno di quegli anime che ti conduce a riflettere su alcune questioni della vita molto importanti, come ad esempio le scelte che si maturano durante l'adolescenza e le loro ovvie conseguenze sia negative che positive. Arata ha avuto la possibilità di tornare indietro, poiché ci ritroviamo all'interno di una vicenda surreale, tuttavia noi che viviamo nella realtà dovremmo dare molto più peso alle decisioni che prendiamo ogni giorno e al percorso che decidiamo di intraprendere, perché molto spesso capita che scelte sbagliate non condizionano negativamente soltanto noi, ma anche chi è al nostro fianco.
Voto finale: 8
"ReLIFE" è un anime che all’inizio potrebbe apparire molto semplice per via del suo protagonista e delle scene assurdamente comiche, a volte grottesche, nelle quali si ritrova. Però con il proseguire degli episodi l’elemento comico si attenua in vista dei svariati temi trattati, anche se non ricadono proprio nel dettaglio. Per citarne alcuni: l’isolamento volontario, le sue cause e i suoi effetti, il mobbing e l’orgoglio. L’unica cosa che un po’ mi dà fastidio è la tendenza a creare confusione su chi fosse il primo soggetto dell’esperimento, quando lo si può capire ed esserne certi dall’inizio.
La musica non mi è rimasta impressa nella memoria, ma devo dire che certe canzoni alla fine di ogni episodio, ogni volta diverse, sono orecchiabili. I disegni magari non lasciano a bocca aperta, ma non sono troppo semplici e sono piacevoli per la vista - anche se Yoake e Oga sono troppo simili, qualche volta mi è capitato che in un primo momento non sapevo chi fosse chi.
Riassumendo, se si cerca qualcosa di leggero da vedere per ridere a crepapelle e un po’ per riflettere, lo consiglio vivamente.
La musica non mi è rimasta impressa nella memoria, ma devo dire che certe canzoni alla fine di ogni episodio, ogni volta diverse, sono orecchiabili. I disegni magari non lasciano a bocca aperta, ma non sono troppo semplici e sono piacevoli per la vista - anche se Yoake e Oga sono troppo simili, qualche volta mi è capitato che in un primo momento non sapevo chi fosse chi.
Riassumendo, se si cerca qualcosa di leggero da vedere per ridere a crepapelle e un po’ per riflettere, lo consiglio vivamente.
"ReLife": anime che mi ha intrigato fin dalla lettura della trama e che poi si è rivelato ancora meglio di quello che mi aspettavo! Disegni ben fatti, trama molto ben strutturata e senza buchi o forzature, musiche eccellenti e caratterizzazione dei personaggi più che buona per sole tredici puntate, tematiche abbastanza adulte e soprattutto totale assenza di ecchi e harem (il che è perfetto).
Che altro dire... la opening non è male, il protagonista è un tipo abbastanza sveglio e in generale i personaggi è difficile prenderli in odio (a parte forse Karui); per quanto riguarda il finale, beh, è aperto, ma fatto assolutamente bene e in linea con la storia.
In conclusione, mi è piaciuto moltissimo e si merita un 9, in quanto è stato molto scorrevole e piacevole da guardare, regalandomi anche risate e tante altre emozioni positive. Consigliatissimo a tutti, da vedere assolutamente, ce ne vorrebbero di più di anime così!
Concludo qui la mia recensione e auguro a tutti una buona ReLife.
Che altro dire... la opening non è male, il protagonista è un tipo abbastanza sveglio e in generale i personaggi è difficile prenderli in odio (a parte forse Karui); per quanto riguarda il finale, beh, è aperto, ma fatto assolutamente bene e in linea con la storia.
In conclusione, mi è piaciuto moltissimo e si merita un 9, in quanto è stato molto scorrevole e piacevole da guardare, regalandomi anche risate e tante altre emozioni positive. Consigliatissimo a tutti, da vedere assolutamente, ce ne vorrebbero di più di anime così!
Concludo qui la mia recensione e auguro a tutti una buona ReLife.
Ho sentito parecchio parlare di "ReLIFE" nel 2016, ma, annoiata dalle commedie scolastiche fatte a stampino, l'ho ignorato fino a un momento di nebbia assoluta; ora che sono a fine visione devo dire che non è malissimo, ma di certo non è il prodigio di cui ho sentito parlare. La coerenza con la realtà è stata resa troppo flessibile, al solo scopo di far beare lo spettatore del giochino di trama, senza doverci pensare su troppo. Ma veniamo all'analisi.
Trama: si presenta semplice e leggera in un esordio banalotto dove un quasi hikikomori, dico quasi perché Arata ha un lavoro part-time a inizio serie e ha ancora mezzo attaccamento alla realtà, senza vivere alle spalle della famiglia, incontra un membro di un'organizzazione governativa che si occupa di "particolari" esperimenti sociali per il recupero di NEET. Per farlo, questa divisione del governo ha inventato una pillola che riporta le sembianze indietro di un decennio, concedendo l'occasione ai candidati di rivivere il terzo anno di liceo.
Fin qui tutto bene, nel senso, non ci si fa troppe domande, nessuno chiede quanto è sicuro il farmaco, quanti danni a lungo termine può dare, no, niente, lo si prende e via, ci si lancia; va bene come scelta narrativa, ma poi... c'è un ma, l'anime vuole lanciarsi a denuncia della società giapponese e si vuole prendere maledettamente sul serio con una narrativa che fa acqua da tutte le parti.
Arata non è un NEET standard, è un poveraccio con PTSD che, per affrontare un trauma avvenuto durante il suo impiego presso una grossa azienda, è diventato un NEET, quindi un candidato per la società governativa che propone il ReLIFE. La società giapponese ha sconfinati problemi sociali, soprattutto nell'ambito lavorativo, nelle schiere di salary-men con svariate psicosi, problemi di bullismo dal liceo in poi e pedofilia dilagante in una società con un'età del consenso lasciata a tredici anni... e questa serie, che si lancia come leggera e sciolta, vuole fare causa al problema di questi soggetti "perduti", incapaci di diventare produttivi come il Giappone li vorrebbe, apette operaie perfettamente incasellate. Non solo, già che c'è vuole commentare come l'ijime (il bullismo) sia una causa scatenante nel fenomeno degli hikikomori, e lo fa con una pillola che fa rivivere al protagonista il terzo anno di liceo in una scuola. Non per ripetermi, ma il protagonista non è nemmeno un vero hikikomori...
Il fatto che Arata abbia un trauma fa proprio crollare la trama rilassata di base, il salvare i NEET con una terapia d'urto come questa perde di valore. Perché lui a diciassette anni è il normale, non il candidato NEET, non il vero ragazzino con problemi, è l'adulto con il passato da adolescente normale, che quindi brillerà nelle interazioni psicologiche; sotto sotto l'accusa al sistema, come spesso capita in anime e manga, pretende un puntino sulla i, un singolo puntino che fa crollare il castello di carte dell'accusa: serve un genio o un normodotato efficiente perché si faccia qualcosa. Il soggetto difettoso, il non uniforme, non ha speranza di recupero, non se non ci sarà il normotipo ad aiutarlo. Ed ecco che va giù per lo scarico il velato ma non troppo senso di accusa di questa serie nei confronti della società.
Il lato psicologico è trattato in modo sbilanciato, si dà uno spazio immenso al lato adolescenziale, toccando la tipologia anime scolastico in pieno, ma a volte ci sono sferzate narrative per dire "No, questa è un'accusa a un sistema malato", e poi via di nuovo nell'adolescenza. Arata ha ventotto anni di testa, ma affronta il suo periodo di finzione a diciassette con la rilassatezza di un adolescente, con meri colpi di testa da uomo responsabile, senza però farsi i drammi dell'uomo che è. Diamo la colpa al PTSD? Facciamolo, ma la storia non regge bene comunque, eppure il risultato è godibile, questo voglio precisarlo, è la classica storia scolastica con tutti i cliché del caso, semplicemente vuole farsi passare per molto altro.
Personalmente ho apprezzato molto i comprimari adulti della faccenda, lì il tratto narrativo è più forte, c'è una sorta di stabilità e le incoerenze di trama sono meglio gestite: i due supporter sono più strutturati, anche se a volte vengono trascinati a pedate nella narrativa della tipologia commedia e pagano pegno come tutti gli altri.
Il tratto grafico è bellino, le animazioni fluide, i fondali gradevoli e la realtà urbana godibile. Le musiche sono perfettamente orecchiabili con una opening e una ending senza infamia e senza lode: una serie 2016 negli standard tecnici.
C'è un detto giapponese che dice: "Deru kui wa utareru", il paletto che sporge viene martellato a terra. Che va interpretato alla giapponese maniera, ossia: se sei diverso, la società ti martellerà per farti rientrare nei canoni o isolarti dai funzionali, perché essere diverso, divergere dal gruppo, in Giappone è una colpa.
E' una serie che non ha scelto bene il suo scopo narrativo, a mio avviso: voleva essere un genere scolastico con storiella drammatica di contorno? O voleva essere un'accusa a una realtà drammatica, passandosi per raccontino superficiale? Purtroppo il risultato di questa contraddizione confusa non è ottimale, ma sicuramente la sufficienza se la porta a casa, soprattutto per gli amanti del genere scolastico.
Trama: si presenta semplice e leggera in un esordio banalotto dove un quasi hikikomori, dico quasi perché Arata ha un lavoro part-time a inizio serie e ha ancora mezzo attaccamento alla realtà, senza vivere alle spalle della famiglia, incontra un membro di un'organizzazione governativa che si occupa di "particolari" esperimenti sociali per il recupero di NEET. Per farlo, questa divisione del governo ha inventato una pillola che riporta le sembianze indietro di un decennio, concedendo l'occasione ai candidati di rivivere il terzo anno di liceo.
Fin qui tutto bene, nel senso, non ci si fa troppe domande, nessuno chiede quanto è sicuro il farmaco, quanti danni a lungo termine può dare, no, niente, lo si prende e via, ci si lancia; va bene come scelta narrativa, ma poi... c'è un ma, l'anime vuole lanciarsi a denuncia della società giapponese e si vuole prendere maledettamente sul serio con una narrativa che fa acqua da tutte le parti.
Arata non è un NEET standard, è un poveraccio con PTSD che, per affrontare un trauma avvenuto durante il suo impiego presso una grossa azienda, è diventato un NEET, quindi un candidato per la società governativa che propone il ReLIFE. La società giapponese ha sconfinati problemi sociali, soprattutto nell'ambito lavorativo, nelle schiere di salary-men con svariate psicosi, problemi di bullismo dal liceo in poi e pedofilia dilagante in una società con un'età del consenso lasciata a tredici anni... e questa serie, che si lancia come leggera e sciolta, vuole fare causa al problema di questi soggetti "perduti", incapaci di diventare produttivi come il Giappone li vorrebbe, apette operaie perfettamente incasellate. Non solo, già che c'è vuole commentare come l'ijime (il bullismo) sia una causa scatenante nel fenomeno degli hikikomori, e lo fa con una pillola che fa rivivere al protagonista il terzo anno di liceo in una scuola. Non per ripetermi, ma il protagonista non è nemmeno un vero hikikomori...
Il fatto che Arata abbia un trauma fa proprio crollare la trama rilassata di base, il salvare i NEET con una terapia d'urto come questa perde di valore. Perché lui a diciassette anni è il normale, non il candidato NEET, non il vero ragazzino con problemi, è l'adulto con il passato da adolescente normale, che quindi brillerà nelle interazioni psicologiche; sotto sotto l'accusa al sistema, come spesso capita in anime e manga, pretende un puntino sulla i, un singolo puntino che fa crollare il castello di carte dell'accusa: serve un genio o un normodotato efficiente perché si faccia qualcosa. Il soggetto difettoso, il non uniforme, non ha speranza di recupero, non se non ci sarà il normotipo ad aiutarlo. Ed ecco che va giù per lo scarico il velato ma non troppo senso di accusa di questa serie nei confronti della società.
Il lato psicologico è trattato in modo sbilanciato, si dà uno spazio immenso al lato adolescenziale, toccando la tipologia anime scolastico in pieno, ma a volte ci sono sferzate narrative per dire "No, questa è un'accusa a un sistema malato", e poi via di nuovo nell'adolescenza. Arata ha ventotto anni di testa, ma affronta il suo periodo di finzione a diciassette con la rilassatezza di un adolescente, con meri colpi di testa da uomo responsabile, senza però farsi i drammi dell'uomo che è. Diamo la colpa al PTSD? Facciamolo, ma la storia non regge bene comunque, eppure il risultato è godibile, questo voglio precisarlo, è la classica storia scolastica con tutti i cliché del caso, semplicemente vuole farsi passare per molto altro.
Personalmente ho apprezzato molto i comprimari adulti della faccenda, lì il tratto narrativo è più forte, c'è una sorta di stabilità e le incoerenze di trama sono meglio gestite: i due supporter sono più strutturati, anche se a volte vengono trascinati a pedate nella narrativa della tipologia commedia e pagano pegno come tutti gli altri.
Il tratto grafico è bellino, le animazioni fluide, i fondali gradevoli e la realtà urbana godibile. Le musiche sono perfettamente orecchiabili con una opening e una ending senza infamia e senza lode: una serie 2016 negli standard tecnici.
C'è un detto giapponese che dice: "Deru kui wa utareru", il paletto che sporge viene martellato a terra. Che va interpretato alla giapponese maniera, ossia: se sei diverso, la società ti martellerà per farti rientrare nei canoni o isolarti dai funzionali, perché essere diverso, divergere dal gruppo, in Giappone è una colpa.
E' una serie che non ha scelto bene il suo scopo narrativo, a mio avviso: voleva essere un genere scolastico con storiella drammatica di contorno? O voleva essere un'accusa a una realtà drammatica, passandosi per raccontino superficiale? Purtroppo il risultato di questa contraddizione confusa non è ottimale, ma sicuramente la sufficienza se la porta a casa, soprattutto per gli amanti del genere scolastico.
Tornare adolescenti per diventare adulti. Questa, in sintesi, l'idea di "ReLIFE". Una buona pensata con un'ottima realizzazione. Il protagonista, catapultato ai tempi del liceo con la mente e le esperienze di un adulto, si renderà conto che anche tornare giovani non è una passeggiata. Sullo sfondo, oltre ai temi consueti delle commedie scolastiche, il problema sociale dei NEET e la difficoltà di piegarsi alle regole di una società che ci vuole solo vincenti. Bei personaggi e un anime che scorre davvero via, leggero e divertente.
Per fare una recensione snella eviterò di dilungarmi su trama e personaggi, informazioni reperibili facilmente ovunque, e mi limiterò a dire cosa "offre" e cosa mi ha lasciato "ReLife" dopo la visione.
Comincio col dire che mi è piaciuto molto, ma va detto che mi sono avvicinato all'opera praticamente senza essermi documentato, quindi senza particolari pretese o aspettative. Il tema di fondo è una sorta di analisi della società moderna vista dagli occhi di un adulto catapultato però in un contesto scolastico. Il protagonista si trova quindi a vivere e affrontare le problematiche dei giovani d'oggi con l'esperienza e la maturità di un adulto. Questo strano incrocio gli permetterà di scoprire che "il mondo degli adulti" è sì cinico e spietato, ma che anche quello adolescenziale, con le dovute proporzioni, non è così rose e fiori. Dalle interazioni con questi ragazzi e dalle esperienze che vivrà prenderà corpo il suo personale "ReLife", così come spiegato nel primo episodio.
Pur rientrando nei canoni di "commedia scolastica", l'idea di fondo e i temi trattati da "ReLife" lo differenziano abbastanza dalle opere esistenti, rendendolo più serio, non banale e piacevole da guardare. Qualche episodio risulta forse un po' lento, ma sono passaggi quasi obbligati per spiegare l'evidente evoluzione del protagonista e di molti dei ragazzi che gli ruotano attorno.
Senza scivolare in spoiler, posso dire che il finale l'ho trovato piacevole e, soprattutto, assolutamente coerente con il resto dell'opera, cosa che mi ha fatto storcere il naso in altri anime visti di recente. Sicuramente mi sarebbe piaciuto fossero approfonditi meglio alcuni personaggi e pure degli aspetti poco chiari della trama, ma, con il taglio da tredici episodi, credo sia inevitabile dover sacrificare qualcosa. Resta comunque ampiamente aperta la porta per una futura seconda serie, in cui spero fortemente.
Il comparto grafico e le animazioni risultano sempre curate e gradevoli, nulla di particolarmente spettacolare, ma si sposano alla perfezione con il tipo di opera. Buono anche il comprato sonoro, anche se alcuni pezzi di accompagnamento talvolta risultano eccessivamente invasivi. Una piccola chicca invece le ending, diverse per ogni episodio, che richiamano con musica e immagini il personaggio e/o la scena madre trattati nell'episodio.
In definitiva, "ReLife" è un anime "fresco", piacevole e sufficientemente "alternativo", che mi sento quindi di consigliare a tutti senza grosse riserve. Per la mia parsimoniosa scala di valutazione un 8,5 (e forse anche qualcosina in più...) se lo merita senz'altro!
Comincio col dire che mi è piaciuto molto, ma va detto che mi sono avvicinato all'opera praticamente senza essermi documentato, quindi senza particolari pretese o aspettative. Il tema di fondo è una sorta di analisi della società moderna vista dagli occhi di un adulto catapultato però in un contesto scolastico. Il protagonista si trova quindi a vivere e affrontare le problematiche dei giovani d'oggi con l'esperienza e la maturità di un adulto. Questo strano incrocio gli permetterà di scoprire che "il mondo degli adulti" è sì cinico e spietato, ma che anche quello adolescenziale, con le dovute proporzioni, non è così rose e fiori. Dalle interazioni con questi ragazzi e dalle esperienze che vivrà prenderà corpo il suo personale "ReLife", così come spiegato nel primo episodio.
Pur rientrando nei canoni di "commedia scolastica", l'idea di fondo e i temi trattati da "ReLife" lo differenziano abbastanza dalle opere esistenti, rendendolo più serio, non banale e piacevole da guardare. Qualche episodio risulta forse un po' lento, ma sono passaggi quasi obbligati per spiegare l'evidente evoluzione del protagonista e di molti dei ragazzi che gli ruotano attorno.
Senza scivolare in spoiler, posso dire che il finale l'ho trovato piacevole e, soprattutto, assolutamente coerente con il resto dell'opera, cosa che mi ha fatto storcere il naso in altri anime visti di recente. Sicuramente mi sarebbe piaciuto fossero approfonditi meglio alcuni personaggi e pure degli aspetti poco chiari della trama, ma, con il taglio da tredici episodi, credo sia inevitabile dover sacrificare qualcosa. Resta comunque ampiamente aperta la porta per una futura seconda serie, in cui spero fortemente.
Il comparto grafico e le animazioni risultano sempre curate e gradevoli, nulla di particolarmente spettacolare, ma si sposano alla perfezione con il tipo di opera. Buono anche il comprato sonoro, anche se alcuni pezzi di accompagnamento talvolta risultano eccessivamente invasivi. Una piccola chicca invece le ending, diverse per ogni episodio, che richiamano con musica e immagini il personaggio e/o la scena madre trattati nell'episodio.
In definitiva, "ReLife" è un anime "fresco", piacevole e sufficientemente "alternativo", che mi sento quindi di consigliare a tutti senza grosse riserve. Per la mia parsimoniosa scala di valutazione un 8,5 (e forse anche qualcosina in più...) se lo merita senz'altro!
E' un anime maturo, molto carino, che si riesce a finire in una giornata, non troppo pesante e in grado di prenderti subito alla prima puntata. Il punto di forza di questa serie è sicuramente la storia che (nonostante in piccolo calo a circa metà stagione) riesce comunque ad essere molto convincente; il finale può soddisfare, ma spero in una seconda stagione per il momento non annunciata che possa spiegare alcune cose al momento solo accennate. Il compatto grafico credo sia invece un po' mediocre rispetto al resto: sfondi nella norma, animazioni mediocri. Non ho apprezzato appieno i disegni, che ho trovato piuttosto scialbi, ma che riescono a trovarsi bene nelle parti più "comiche".
Ho davvero apprezzato la denuncia che viene fatta verso il mondo del lavoro, e questo credo sia in gran parte il motivo del voto, per cui ho deciso di premiare questo anime con un 8.5
In conclusione, se quello che volete è una serie sentimentale (ma che non si limita solo a questo) con una buona storia e colpi di scena che si possa finire in poco tempo, questo anime fa per voi.
Ho davvero apprezzato la denuncia che viene fatta verso il mondo del lavoro, e questo credo sia in gran parte il motivo del voto, per cui ho deciso di premiare questo anime con un 8.5
In conclusione, se quello che volete è una serie sentimentale (ma che non si limita solo a questo) con una buona storia e colpi di scena che si possa finire in poco tempo, questo anime fa per voi.
La trasposizione anime di "ReLife" è un prodotto ottimo e del tutto fedele, per disegni e toni, al manga.
Già questo presupposto è sempre apprezzabile in qualsiasi opera, ma ancor di più in una così fresca e simpatica. "ReLife" è un anime ad ambientazione scolastica atipica. Infatti il nostro protagonista non sarà il solito ragazzo completamente inesperto nei rapporti sociali, ma un adulto che rivive le sue esperienze adolescenziali.
La trama, appunto, ruota attorno ad Arata Kaizaki, un ventisettenne che fallisce ogni colloquio di lavoro. Per risollevare la sua decadente vita, Ryo Yoake gli proporrà di ringiovanire di dieci anni il proprio corpo per un intero anno scolastico. Da questo incipit si crea una commedia scolastica simpatica e con personaggi ben concepiti, che mantiene un ottimo ritmo ad ogni episodio.
I personaggi sono ben concepiti, anche se alcuni soffrono la tipica caratterizzazione stereotipo del genere (vedi Oga e Hishino). Altri però si elevano, proponendo elementi inediti, primo su tutti il protagonista; ma anche altri riescono a movimentare gli episodi in maniera convincente: da una fastidiosa ma credibile Rena a un marginale ma interessante Ryo. Il prodotto funziona e, detto da uno che di scolastici ne macina a decine, si eleva al di sopra della media della quale purtroppo ormai bisogna accontentarsi. Le gag funzionano e fanno ridere davvero, le parti "sentimentali" non sono ingombranti, ma anzi colorano piacevolmente la trama, e infine nessun personaggio è fastidioso, anzi si riesce ad avere in simpatia ognuno degli amici di Arata.
Il comparto tecnico è solido in ogni aspetto, dalla musica ai colori. I disegni sono molto fedeli a quelli del manga, se pur (giustamente) rifiniti per avere una versione animata piacevole all'occhio.
Per concludere, "ReLife" è un prodotto che consiglio a tutti gli amanti del genere commedia scolastica, ma anche a quelli che spesso sono più scettici su questo tipo di anime. Perfetto per passare venti minuti piacevoli.
Già questo presupposto è sempre apprezzabile in qualsiasi opera, ma ancor di più in una così fresca e simpatica. "ReLife" è un anime ad ambientazione scolastica atipica. Infatti il nostro protagonista non sarà il solito ragazzo completamente inesperto nei rapporti sociali, ma un adulto che rivive le sue esperienze adolescenziali.
La trama, appunto, ruota attorno ad Arata Kaizaki, un ventisettenne che fallisce ogni colloquio di lavoro. Per risollevare la sua decadente vita, Ryo Yoake gli proporrà di ringiovanire di dieci anni il proprio corpo per un intero anno scolastico. Da questo incipit si crea una commedia scolastica simpatica e con personaggi ben concepiti, che mantiene un ottimo ritmo ad ogni episodio.
I personaggi sono ben concepiti, anche se alcuni soffrono la tipica caratterizzazione stereotipo del genere (vedi Oga e Hishino). Altri però si elevano, proponendo elementi inediti, primo su tutti il protagonista; ma anche altri riescono a movimentare gli episodi in maniera convincente: da una fastidiosa ma credibile Rena a un marginale ma interessante Ryo. Il prodotto funziona e, detto da uno che di scolastici ne macina a decine, si eleva al di sopra della media della quale purtroppo ormai bisogna accontentarsi. Le gag funzionano e fanno ridere davvero, le parti "sentimentali" non sono ingombranti, ma anzi colorano piacevolmente la trama, e infine nessun personaggio è fastidioso, anzi si riesce ad avere in simpatia ognuno degli amici di Arata.
Il comparto tecnico è solido in ogni aspetto, dalla musica ai colori. I disegni sono molto fedeli a quelli del manga, se pur (giustamente) rifiniti per avere una versione animata piacevole all'occhio.
Per concludere, "ReLife" è un prodotto che consiglio a tutti gli amanti del genere commedia scolastica, ma anche a quelli che spesso sono più scettici su questo tipo di anime. Perfetto per passare venti minuti piacevoli.
"ReLIFE" è una delle novità dell'estate 2016 che a quanto pare è piaciuta a molti e ha avuto un discreto successo, ma personalmente non mi ha colpito come speravo. L'anime è stato realizzato dalla TMS Entertainment ed è basato sull'omonimo manga di "Sou Yayoi". La trama si svolge ai giorni nostri e vede uno studio di ricerca che ha creato una speciale droga che fa arretrare di dieci anni l'età di un adulto, permettendo quindi di fargli rivivere la gioventù per un anno circa. Il protagonista è Arata Kaizaki, un adulto di ventisette anni disoccupato che rischia di non trovare più un lavoro, ma ecco che la sua vita cambia appena incontra un membro di questo studio di ricerca che gli offre un posto di lavoro, ovvero diventare un soggetto sperimentale.
Lo sviluppo della trama è inizialmente molto interessante e colpisce grazie a questa trama insolita e nuova, trasmettendo vari messaggi importanti come la difficoltà di immergersi nel mondo degli adulti, ma non solo: infatti possiamo notare come la vita di oggigiorno sia particolarmente differente e difficoltosa rispetto al passato, soprattutto se è un adulto a poter vivere nel mondo di noi adolescenti. Dopo vari episodi la trama incomincia ad essere più fitta, e questo è un bene, ma purtroppo riempire gli episodi con solo e semplice slice of life non è gratificante; passano gli episodi e la monotonia incomincia a farsi sentire, e questo comporta il peggiorare di una trama che ispirava molto, senza parlare di alcuni episodi che secondo il mio parere sono stati inutili per via di ripetitività non gradite. Almeno possiamo tirare un sospiro di sollievo se notiamo la caratterizzazione dei personaggi, che a loro modo non si rendono così inutili e monotoni, grazie a certi momenti divertenti che aiutano a sciogliere i nervi, notando anche che in certi momenti importanti la serietà non è da sottovalutare. Colpisce molto anche un episodio della serie che mette in evidenza un aspetto di seria importanza riguardante il Giappone, permettendo ai nostri sensi di concentrarsi ed entrare nei panni, a nostra volta, di un adulto. Il finale lascia a desiderare, ma almeno ho intravisto coerenza con i fatti, quindi nulla da obiettare in merito.
Ben realizzato anche il comparto visivo, che offre buoni disegni e buone animazioni, un po' meno invece il sonoro, che oltre a delle buone musiche di sottofondo non convince più di tanto.
Che dire, quest'anime è stata una rivelazione per molti, eppure non mi è sembrato così buono da strapparmi una sufficienza, tuttavia non è neanche da prendere alla leggera per via di argomenti interessanti che potrete vedere durante il corso di questa storia.
Lo sviluppo della trama è inizialmente molto interessante e colpisce grazie a questa trama insolita e nuova, trasmettendo vari messaggi importanti come la difficoltà di immergersi nel mondo degli adulti, ma non solo: infatti possiamo notare come la vita di oggigiorno sia particolarmente differente e difficoltosa rispetto al passato, soprattutto se è un adulto a poter vivere nel mondo di noi adolescenti. Dopo vari episodi la trama incomincia ad essere più fitta, e questo è un bene, ma purtroppo riempire gli episodi con solo e semplice slice of life non è gratificante; passano gli episodi e la monotonia incomincia a farsi sentire, e questo comporta il peggiorare di una trama che ispirava molto, senza parlare di alcuni episodi che secondo il mio parere sono stati inutili per via di ripetitività non gradite. Almeno possiamo tirare un sospiro di sollievo se notiamo la caratterizzazione dei personaggi, che a loro modo non si rendono così inutili e monotoni, grazie a certi momenti divertenti che aiutano a sciogliere i nervi, notando anche che in certi momenti importanti la serietà non è da sottovalutare. Colpisce molto anche un episodio della serie che mette in evidenza un aspetto di seria importanza riguardante il Giappone, permettendo ai nostri sensi di concentrarsi ed entrare nei panni, a nostra volta, di un adulto. Il finale lascia a desiderare, ma almeno ho intravisto coerenza con i fatti, quindi nulla da obiettare in merito.
Ben realizzato anche il comparto visivo, che offre buoni disegni e buone animazioni, un po' meno invece il sonoro, che oltre a delle buone musiche di sottofondo non convince più di tanto.
Che dire, quest'anime è stata una rivelazione per molti, eppure non mi è sembrato così buono da strapparmi una sufficienza, tuttavia non è neanche da prendere alla leggera per via di argomenti interessanti che potrete vedere durante il corso di questa storia.
L'immagine che un po' tutti abbiamo della tipica commedia scolastica giapponese è fatta di amicizia, amore, risate, festival coi fuochi d'artificio e di un mondo in cui tutti i problemi possono essere affrontati e risolti semplicemente “impegnandosi di più”. Inutile dire che la realtà è molto più articolata e complessa rispetto a quanto ci viene raccontato; ma, in fondo, si tratta di semplici opere d'evasione e, in quanto tali, assolvono perfettamente al loro compito.
“ReLife”, da questo punto di vista, rappresenta quasi un'anomalia, specie se lo si paragona agli altri anime appartenenti allo stesso genere: infatti, se da un lato si appropria di tutti i canoni classici delle commedie scolastiche, dall'altro non li usa solo per divertire lo spettatore, ma anche e soprattutto per puntare il dito contro la crescente decadenza morale della società giapponese moderna.
“ReLife” nasce come un manga scritto e disegnato da Sou Yayoi, serializzato sul sito web comico della NHN PlayArt a partire dal 12 ottobre 2013; fino ad oggi i volumi realizzati sono solo sei. Nell'estate del 2016 è stato proposto il suo adattamento anime, prodotto dalla TMS Entertainment, con la regia di Tomo Kosaka.
ReLife è il nome di un progetto governativo nato per combattere l'aumento del numero dei NEET e degli hikikomori, e favorire il loro ritorno in società. A tal fine viene creato un medicinale in grado di restituire ai vari “candidati” l'aspetto di ragazzi liceali per poterli iscrivere nuovamente a scuola; si pensa, infatti, che il rivivere quel particolare periodo della propria esistenza possa stimolare la persona a migliorare la propria personalità. Trascorso un anno, l'esperimento termina: il candidato riassume le sue fattezze normali e tutte le persone che l'hanno conosciuto in quel particolare periodo si dimenticheranno di lui.
Dopo un primo tentativo fallito, la scelta del soggetto da “recuperare” cade su Kaizaki Arata, un ragazzo di ventisette anni che vive come un “mezzo hikikomori” a causa di un trauma subito sul lavoro. In cambio della sua collaborazione riceverà uno stipendio per il periodo passato come studente e la promessa di un nuovo posto di lavoro; per Arata si tratta di un'offerta irrinunciabile, per cui accetta di buon grado di diventare il candidato n.2.
Con queste premesse risulta difficile pensare che il punto di forza di questo anime sia la denuncia sociale; e invece la particolare situazione in cui viene a trovarsi il protagonista, metà adolescente e metà adulto, dà all'autore la possibilità di svolgere un'analisi a 360 gradi della società e della mentalità dominante giapponese.
Il resoconto che Arata fa del mondo del lavoro è impietoso: “Ogni giorno facevo gli straordinari, il lavoro era durissimo e la ricompensa era uno stipendio da fame. L'atmosfera in ufficio era tesissima. L'azienda in cui ero entrato grato e soddisfatto era l'esempio perfetto di un'azienda di schiavisti”. Per non parlare dell'atteggiamento dei suoi colleghi: “Patetici, cercano di scalzare in modo disonesto qualcun altro solo per salire di grado. Un comportamento che conferma che ci si è arresi e non si vede nessun altro modo per vincere se non quello di barare”. Caso eccezionale? L'autore fa intendere chiaramente che non è così, quando un kohai di Arata confessa che “è così ovunque”. Ovviamente non tutti sono disposti ad adattarsi allo stato delle cose; ma saranno proprio costoro a ingrossare le fila di coloro che il governo dice di voler recuperare: persa la fiducia in sé stessi, finiranno per isolarsi sempre di più, in quanto l'idea di interagire con la società e le persone risulterà per loro intollerabile.
L'analisi di Sou Yayoi, però, si spinge ancora più in profondità. Secondo l'autore nipponico è proprio durante gli anni del liceo che le persone cominciano ad arrendersi al “lato oscuro”. E' per questo motivo che Arata viene rispedito a scuola: qui, infatti, ritroverà le stesse dinamiche, seppur ancora in stato embrionale, che domineranno poi il mondo degli adulti. Basta guardare i problemi dei vari personaggi che propone: Hishiro è un'alienata che consuma i suoi pasti in solitudine; Honoka è vista come un'appestata solo perché possiede un talento naturale; ma la vera protagonista è un personaggio che, in teoria, dovrebbe svolgere un ruolo secondario: Kariu Rena. La ragazza dai capelli rossi è un tipo competitivo, che aspira ad essere sempre la numero uno in tutto quello che fa. Il motivo? Essere la migliore “ridefinisce il suo status”. Nonostante i suoi sforzi, Rena non riesce a liberarsi dalla posizione che in “Special A” sarebbe stata definita come “numero due”: è seconda, infatti, ad Hishiro nello studio e ad Honoka nel club di pallavolo. Pur essendo una ragazza dall'animo gentile, questa situazione la porterà a sentirsi via via sempre più frustrata, fino a indurla a comportamenti sleali o carichi d'invidia nei confronti delle sue compagne.
E Arata? Arata rappresenta la figura del rivoluzionario, colui che si ribella lasciando il suo posto di lavoro dopo solo tre mesi e che usa la sua esperienza per risollevare i suoi giovani compagni quando questi rischiano di cadere preda dell'egoismo o della depressione. Volendo lo si può intendere anche come la ricetta che l'autore indica per costruire una società più a misura d'uomo: bisogna intervenire direttamente alla radice del problema, insegnando ai giovani dei modelli di competizione basati sul rispetto reciproco e ad avere un’opinione di sé stessi non basata sul paragone con gli altri.
Sulla base di quanto detto finora "ReLife" potrebbe apparire come un anime cupo e deprimente; in verità si tratta di una commedia scolastica divertente come poche altre. E' la carica comica dei vari personaggi a fare la differenza: in particolare la relazione tra Oga, un belloccio che non capisce nulla d'amore, e Rena darà vita a momenti davvero esilaranti; ma anche il modo in cui la fredda Hishiro tenta di sorridere merita una menzione speciale.
L'apparato grafico è molto buono: l'unica pecca nei disegni è l'eccessiva somiglianza tra Oga e Yoake, cosa che me li ha fatti confondere molto spesso con relativo danno alla comprensione di ciò che stava succedendo. Un po' fastidioso, ma niente d'importante.
Ottima anche la colonna sonora, con musiche composte da Masayasu Tsuboguchi. Orecchiabile la sigla di apertura, ossia “Botton” dei Penguin Reaserch; non c'è, invece, un’unica sigla di chiusura ma più brani tratti dal mini CD che Aruta tiene accanto al suo stereo. Una scelta, devo dire, che ho apprezzato molto, anche perché accompagnata sempre da una nuova suggestiva vignetta collegata con l'episodio appena concluso.
In definitiva, almeno secondo il parere di chi scrive, "ReLife" è un anime di qualità ampiamente superiore rispetto alla media. Quello di raccontare tutte le ipocrisie insite nello stile di vita giapponese senza rinunciare al divertimento sfrenato proprio delle commedie di questo tipo si è rivelato un esperimento decisamente riuscito. Guai a pensare, però, che ciò che Sou Yayoi racconta vada circoscritto al solo contesto nipponico: i concetti espressi sono universali, e i problemi descritti, in misura maggiore o minore, sono presenti in tutte le società occidentali, compresa la nostra.
“ReLife”, da questo punto di vista, rappresenta quasi un'anomalia, specie se lo si paragona agli altri anime appartenenti allo stesso genere: infatti, se da un lato si appropria di tutti i canoni classici delle commedie scolastiche, dall'altro non li usa solo per divertire lo spettatore, ma anche e soprattutto per puntare il dito contro la crescente decadenza morale della società giapponese moderna.
“ReLife” nasce come un manga scritto e disegnato da Sou Yayoi, serializzato sul sito web comico della NHN PlayArt a partire dal 12 ottobre 2013; fino ad oggi i volumi realizzati sono solo sei. Nell'estate del 2016 è stato proposto il suo adattamento anime, prodotto dalla TMS Entertainment, con la regia di Tomo Kosaka.
ReLife è il nome di un progetto governativo nato per combattere l'aumento del numero dei NEET e degli hikikomori, e favorire il loro ritorno in società. A tal fine viene creato un medicinale in grado di restituire ai vari “candidati” l'aspetto di ragazzi liceali per poterli iscrivere nuovamente a scuola; si pensa, infatti, che il rivivere quel particolare periodo della propria esistenza possa stimolare la persona a migliorare la propria personalità. Trascorso un anno, l'esperimento termina: il candidato riassume le sue fattezze normali e tutte le persone che l'hanno conosciuto in quel particolare periodo si dimenticheranno di lui.
Dopo un primo tentativo fallito, la scelta del soggetto da “recuperare” cade su Kaizaki Arata, un ragazzo di ventisette anni che vive come un “mezzo hikikomori” a causa di un trauma subito sul lavoro. In cambio della sua collaborazione riceverà uno stipendio per il periodo passato come studente e la promessa di un nuovo posto di lavoro; per Arata si tratta di un'offerta irrinunciabile, per cui accetta di buon grado di diventare il candidato n.2.
Con queste premesse risulta difficile pensare che il punto di forza di questo anime sia la denuncia sociale; e invece la particolare situazione in cui viene a trovarsi il protagonista, metà adolescente e metà adulto, dà all'autore la possibilità di svolgere un'analisi a 360 gradi della società e della mentalità dominante giapponese.
Il resoconto che Arata fa del mondo del lavoro è impietoso: “Ogni giorno facevo gli straordinari, il lavoro era durissimo e la ricompensa era uno stipendio da fame. L'atmosfera in ufficio era tesissima. L'azienda in cui ero entrato grato e soddisfatto era l'esempio perfetto di un'azienda di schiavisti”. Per non parlare dell'atteggiamento dei suoi colleghi: “Patetici, cercano di scalzare in modo disonesto qualcun altro solo per salire di grado. Un comportamento che conferma che ci si è arresi e non si vede nessun altro modo per vincere se non quello di barare”. Caso eccezionale? L'autore fa intendere chiaramente che non è così, quando un kohai di Arata confessa che “è così ovunque”. Ovviamente non tutti sono disposti ad adattarsi allo stato delle cose; ma saranno proprio costoro a ingrossare le fila di coloro che il governo dice di voler recuperare: persa la fiducia in sé stessi, finiranno per isolarsi sempre di più, in quanto l'idea di interagire con la società e le persone risulterà per loro intollerabile.
L'analisi di Sou Yayoi, però, si spinge ancora più in profondità. Secondo l'autore nipponico è proprio durante gli anni del liceo che le persone cominciano ad arrendersi al “lato oscuro”. E' per questo motivo che Arata viene rispedito a scuola: qui, infatti, ritroverà le stesse dinamiche, seppur ancora in stato embrionale, che domineranno poi il mondo degli adulti. Basta guardare i problemi dei vari personaggi che propone: Hishiro è un'alienata che consuma i suoi pasti in solitudine; Honoka è vista come un'appestata solo perché possiede un talento naturale; ma la vera protagonista è un personaggio che, in teoria, dovrebbe svolgere un ruolo secondario: Kariu Rena. La ragazza dai capelli rossi è un tipo competitivo, che aspira ad essere sempre la numero uno in tutto quello che fa. Il motivo? Essere la migliore “ridefinisce il suo status”. Nonostante i suoi sforzi, Rena non riesce a liberarsi dalla posizione che in “Special A” sarebbe stata definita come “numero due”: è seconda, infatti, ad Hishiro nello studio e ad Honoka nel club di pallavolo. Pur essendo una ragazza dall'animo gentile, questa situazione la porterà a sentirsi via via sempre più frustrata, fino a indurla a comportamenti sleali o carichi d'invidia nei confronti delle sue compagne.
E Arata? Arata rappresenta la figura del rivoluzionario, colui che si ribella lasciando il suo posto di lavoro dopo solo tre mesi e che usa la sua esperienza per risollevare i suoi giovani compagni quando questi rischiano di cadere preda dell'egoismo o della depressione. Volendo lo si può intendere anche come la ricetta che l'autore indica per costruire una società più a misura d'uomo: bisogna intervenire direttamente alla radice del problema, insegnando ai giovani dei modelli di competizione basati sul rispetto reciproco e ad avere un’opinione di sé stessi non basata sul paragone con gli altri.
Sulla base di quanto detto finora "ReLife" potrebbe apparire come un anime cupo e deprimente; in verità si tratta di una commedia scolastica divertente come poche altre. E' la carica comica dei vari personaggi a fare la differenza: in particolare la relazione tra Oga, un belloccio che non capisce nulla d'amore, e Rena darà vita a momenti davvero esilaranti; ma anche il modo in cui la fredda Hishiro tenta di sorridere merita una menzione speciale.
L'apparato grafico è molto buono: l'unica pecca nei disegni è l'eccessiva somiglianza tra Oga e Yoake, cosa che me li ha fatti confondere molto spesso con relativo danno alla comprensione di ciò che stava succedendo. Un po' fastidioso, ma niente d'importante.
Ottima anche la colonna sonora, con musiche composte da Masayasu Tsuboguchi. Orecchiabile la sigla di apertura, ossia “Botton” dei Penguin Reaserch; non c'è, invece, un’unica sigla di chiusura ma più brani tratti dal mini CD che Aruta tiene accanto al suo stereo. Una scelta, devo dire, che ho apprezzato molto, anche perché accompagnata sempre da una nuova suggestiva vignetta collegata con l'episodio appena concluso.
In definitiva, almeno secondo il parere di chi scrive, "ReLife" è un anime di qualità ampiamente superiore rispetto alla media. Quello di raccontare tutte le ipocrisie insite nello stile di vita giapponese senza rinunciare al divertimento sfrenato proprio delle commedie di questo tipo si è rivelato un esperimento decisamente riuscito. Guai a pensare, però, che ciò che Sou Yayoi racconta vada circoscritto al solo contesto nipponico: i concetti espressi sono universali, e i problemi descritti, in misura maggiore o minore, sono presenti in tutte le società occidentali, compresa la nostra.
Quella che mi accingo a recensire è stata una piacevole sorpresa nel recente panorama delle serie anime giapponesi, e dell'estate 2016 in particolare (stagione che in realtà si deve ancora concludere al momento in cui scrivo). La prima cosa che mi ha stupito è che i tredici episodi di "ReLIFE" sono stati rilasciati tutti contemporaneamente su Crunchyroll, cosa che prima d'ora avevo visto fare solo per le serie TV di Netflix (ma magari mi sbaglio). E direi proprio che quest'ultimo è il modello che è stato preso come riferimento.
Se un'eventuale adozione sempre maggiore di questo modello di trasmissione potrà avere degli effetti benefici sul mercato anime ancora non ci è dato saperlo (io sono abbastanza ottimista a riguardo), tuttavia almeno in questo caso ha permesso di avere delle valutazioni sulla bontà dell'opera sin dai primi giorni di inizio della stagione estiva grazie a coloro che se lo sono sparato in binge watching. E, proprio grazie a questo, sin dal suo rilascio ho sentito parlare di "capolavoro", "serie bomba" e così via. Avevo già deciso di dargli una possibilità, ma dopo aver letto questi pareri me lo sono sparato pure io.
E posso dirvi che "ReLIFE" è un'ottima serie, consigliatissima e decisamente più matura e coinvolgente di quello che potrebbe apparire a un primo sguardo, ma che secondo me non riesce a raggiungere lo status di capolavoro (termine oramai fin troppo abusato) a causa di tutta una serie di difetti che cercherò di illustrarvi.
Il principale punto di forza di "ReLIFE" è la sua premessa. Come ti comporteresti se all'improvviso ti ritrovassi a rivivere la tua vita di studente delle superiori? Grazie a questo spunto, sviluppato in maniera egregia e senza forzature nel corso dell'intera serie, "ReLIFE" si rivela essere essenzialmente una commedia scolastica che riesce a riproporre quasi tutti i cliché del genere in maniera originale, e senza farli venire a noia allo spettatore. Mi ha colpito molto da questo punto di vista la grande varietà di temi trattati, diretti e senza alcuna retorica. Ce n'è per tutti i gusti infatti: amicizia, lavoro, scelte di vita, seconde possibilità, maturità, competizione, rivalità, cotte giovanili, rispetto, bullismo, perfino il suicidio! Come potete vedere c'è spazio anche per momenti più seri, ma l'impianto di fondo rimane sempre quello della commedia, e l'alternanza tra le due fasi è gestita in maniera superba.
I dialoghi sono ben scritti, il ritmo rimane sempre alto (non ci si annoia mai) e il cast è perfetto. Il protagonista è convincente, forse si abitua fin troppo velocemente alla sua "nuova" vita di studente delle superiori, ma non ci si fa troppo caso, si riesce subito a provare empatia con lui e con le sue scelte, insomma è ben caratterizzato. Pollice verde anche per Chizuru, che è ben più della classica svampita senza relazioni sociali e le cui reazioni e facce mi hanno letteralmente steso! Ottimi, anche se un po' stereotipati, tutti gli altri personaggi. Se proprio devo dirlo, il mio preferito in assoluto è Kariu: certo, è una complessata e frignona di livello galattico, ma mi è piaciuta sin da subito, sarà perché in passato ho vissuto delle esperienze simili alle sue.
Purtroppo, dopo un inizio esplosivo (i primi sette episodi), l'anime ha un calo, non evidente, ma la cosa si nota abbastanza. Senza fare troppi spoiler, le vicende del protagonista vengono messe in secondo piano e la storia prende alcuni sviluppi che ho trovato scontati e privi di mordente. Sul finale in particolare vi è un "colpo di scena" che secondo me non lo è affatto: molti hanno parlato di bomba di trama, ma, sarò un caso a parte io, è una cosa che si poteva capire quasi fin da subito, e questo gli fa perdere molta potenza. Sempre sul finale, un'altra cosa che azzoppa l'anime sono molte risposte che non vengono date e che sono state sicuramente rimandate a una seconda stagione che ancora non si sa quando (e se) si farà.
Il comparto tecnico è nella media, la colonna sonora azzeccata e piena di brani jazz, ho trovato un po' invasivi in alcuni punti tutti quei motivetti al pianoforte. E non ho apprezzato la scelta di cambiare ending ad ogni episodio.
"ReLIFE" è in conclusione un'ottima serie, una delle migliori commedie scolastiche degli ultimi anni, priva di fanservice e cliché e che non disdegna qualche incursione nel dramma; non è un capolavoro a causa di alcuni difetti che non ho digerito, ma questo ovviamente non mi impedisce di consigliarvela. Rimango in attesa di una seconda stagione per avere una risposta alle molte domande lasciate in sospeso e per rivivere ancora una volta le vicende di Kaizaki Arata e compagnia!
Se un'eventuale adozione sempre maggiore di questo modello di trasmissione potrà avere degli effetti benefici sul mercato anime ancora non ci è dato saperlo (io sono abbastanza ottimista a riguardo), tuttavia almeno in questo caso ha permesso di avere delle valutazioni sulla bontà dell'opera sin dai primi giorni di inizio della stagione estiva grazie a coloro che se lo sono sparato in binge watching. E, proprio grazie a questo, sin dal suo rilascio ho sentito parlare di "capolavoro", "serie bomba" e così via. Avevo già deciso di dargli una possibilità, ma dopo aver letto questi pareri me lo sono sparato pure io.
E posso dirvi che "ReLIFE" è un'ottima serie, consigliatissima e decisamente più matura e coinvolgente di quello che potrebbe apparire a un primo sguardo, ma che secondo me non riesce a raggiungere lo status di capolavoro (termine oramai fin troppo abusato) a causa di tutta una serie di difetti che cercherò di illustrarvi.
Il principale punto di forza di "ReLIFE" è la sua premessa. Come ti comporteresti se all'improvviso ti ritrovassi a rivivere la tua vita di studente delle superiori? Grazie a questo spunto, sviluppato in maniera egregia e senza forzature nel corso dell'intera serie, "ReLIFE" si rivela essere essenzialmente una commedia scolastica che riesce a riproporre quasi tutti i cliché del genere in maniera originale, e senza farli venire a noia allo spettatore. Mi ha colpito molto da questo punto di vista la grande varietà di temi trattati, diretti e senza alcuna retorica. Ce n'è per tutti i gusti infatti: amicizia, lavoro, scelte di vita, seconde possibilità, maturità, competizione, rivalità, cotte giovanili, rispetto, bullismo, perfino il suicidio! Come potete vedere c'è spazio anche per momenti più seri, ma l'impianto di fondo rimane sempre quello della commedia, e l'alternanza tra le due fasi è gestita in maniera superba.
I dialoghi sono ben scritti, il ritmo rimane sempre alto (non ci si annoia mai) e il cast è perfetto. Il protagonista è convincente, forse si abitua fin troppo velocemente alla sua "nuova" vita di studente delle superiori, ma non ci si fa troppo caso, si riesce subito a provare empatia con lui e con le sue scelte, insomma è ben caratterizzato. Pollice verde anche per Chizuru, che è ben più della classica svampita senza relazioni sociali e le cui reazioni e facce mi hanno letteralmente steso! Ottimi, anche se un po' stereotipati, tutti gli altri personaggi. Se proprio devo dirlo, il mio preferito in assoluto è Kariu: certo, è una complessata e frignona di livello galattico, ma mi è piaciuta sin da subito, sarà perché in passato ho vissuto delle esperienze simili alle sue.
Purtroppo, dopo un inizio esplosivo (i primi sette episodi), l'anime ha un calo, non evidente, ma la cosa si nota abbastanza. Senza fare troppi spoiler, le vicende del protagonista vengono messe in secondo piano e la storia prende alcuni sviluppi che ho trovato scontati e privi di mordente. Sul finale in particolare vi è un "colpo di scena" che secondo me non lo è affatto: molti hanno parlato di bomba di trama, ma, sarò un caso a parte io, è una cosa che si poteva capire quasi fin da subito, e questo gli fa perdere molta potenza. Sempre sul finale, un'altra cosa che azzoppa l'anime sono molte risposte che non vengono date e che sono state sicuramente rimandate a una seconda stagione che ancora non si sa quando (e se) si farà.
Il comparto tecnico è nella media, la colonna sonora azzeccata e piena di brani jazz, ho trovato un po' invasivi in alcuni punti tutti quei motivetti al pianoforte. E non ho apprezzato la scelta di cambiare ending ad ogni episodio.
"ReLIFE" è in conclusione un'ottima serie, una delle migliori commedie scolastiche degli ultimi anni, priva di fanservice e cliché e che non disdegna qualche incursione nel dramma; non è un capolavoro a causa di alcuni difetti che non ho digerito, ma questo ovviamente non mi impedisce di consigliarvela. Rimango in attesa di una seconda stagione per avere una risposta alle molte domande lasciate in sospeso e per rivivere ancora una volta le vicende di Kaizaki Arata e compagnia!
Chiunque di noi, almeno una volta, ha sognato di poter tornare a un certo periodo della sua vita. E' questa l'idea che sta alla base di "ReLIFE": fuggire dalle delusioni e dalle pressioni della vita adulta per rifugiarsi in un revival della propria vita scolastica adolescenziale. Un'idea originale che sicuramente avrà appassionato molti, penso soprattutto i meno giovani come il sottoscritto, poiché adattissima ad essere impersonata dagli spettatori, perché, come dicevo inizialmente, un po' tutti noi abbiamo formulato il desiderio di rivivere certe situazioni, di tornare indietro, di ripetere i nostri passi e le nostre scelte.
"ReLIFE" non è però solo un'idea. Le vicende narrate, così come le tematiche che toccano i protagonisti, sono decisamente in linea con questa idea, abbastanza originali, non certo mainstream, differenti quindi dalle solite cosette all'acqua di rose che si trovano in tanti altri anime di questo genere.
Nonostante queste caratteristiche, però, è un anime che va giù liscio, senza intoppi, che guardi con facilità senza che ti sembri mai pesante. Giusto per dire, io in sei ore l'ho visto tutto, e alla fine di ogni episodio mi stupivo, perché non riuscivo a capacitarmi che fossero già passati quasi venticinque minuti. Questo per dire quanto scorra bene e quanto risulti piacevole.
Personalmente non me la sento di penalizzare il finale, che normalmente definirei troppo aperto per i miei gusti. In vista di una seconda serie, e memore di quanto mi sia piaciuta questa prima, penso che chiuderò entrambi gli occhi e mi godrò le belle sensazioni che mi ha dato questo "ReLIFE", un anime non certo leggero quanto uno potrebbe aspettarsi, ma che risulta sempre piacevole e che non stanca.
Punti in più nella valutazione generale vanno dati ai comparti grafico ed acustico. E forse anche al fatto che mi sia un po' impersonato nel protagonista, ma questa è un'altra storia...
"ReLIFE" non è però solo un'idea. Le vicende narrate, così come le tematiche che toccano i protagonisti, sono decisamente in linea con questa idea, abbastanza originali, non certo mainstream, differenti quindi dalle solite cosette all'acqua di rose che si trovano in tanti altri anime di questo genere.
Nonostante queste caratteristiche, però, è un anime che va giù liscio, senza intoppi, che guardi con facilità senza che ti sembri mai pesante. Giusto per dire, io in sei ore l'ho visto tutto, e alla fine di ogni episodio mi stupivo, perché non riuscivo a capacitarmi che fossero già passati quasi venticinque minuti. Questo per dire quanto scorra bene e quanto risulti piacevole.
Personalmente non me la sento di penalizzare il finale, che normalmente definirei troppo aperto per i miei gusti. In vista di una seconda serie, e memore di quanto mi sia piaciuta questa prima, penso che chiuderò entrambi gli occhi e mi godrò le belle sensazioni che mi ha dato questo "ReLIFE", un anime non certo leggero quanto uno potrebbe aspettarsi, ma che risulta sempre piacevole e che non stanca.
Punti in più nella valutazione generale vanno dati ai comparti grafico ed acustico. E forse anche al fatto che mi sia un po' impersonato nel protagonista, ma questa è un'altra storia...
Ammesso all'università dopo due esami falliti. Una volta diplomatosi, riesce ad entrare in un'azienda. Dopo tre mesi, si licenzia.
Questo fatto macchierà pesantemente il curriculum di Arata Kaizaki, che si vedrà respingere poi ad ogni colloquio di lavoro. Ora Arata ha ventisette anni, è un mezzo NEET che vive di part-time. Dopo una bevuta con gli amici, la chiamata dalla madre per troncare il sostegno economico manda Arata in esasperazione, e qui gli si presenta davanti un individuo sospetto. Costui si presenta come Yoake Ryo, assistente del Laboratorio ReLife, e invita Arata a un esperimento in cambio di eventuali offerte di lavoro future. L'esperimento consiste nel far ringiovanire l'aspetto del candidato, perché possa rivivere una seconda volta il percorso liceale, rivivere un periodo della vita tanto spensierato quanto delicato e pieno di pressione, con lo scopo di stimolarlo a cambiare sé stesso, per riuscire a reintegrarsi nella società una volta giunto al termine dell'esperimento stesso... ecco cos'è "ReLife". Allietato dalle offerte di lavoro e dal fatto che verrà mantenuto economicamente del tutto dal laboratorio per un anno intero, Arata accetta l'invito e prende la medicina rinvigorente sotto sbronza. La mattina seguente, il protagonista si ritrova con sorpresa più giovane e, rendendosi conto di quello che fatto, non ha altra scelta che partecipare a fondo al ReLife.
Il ritorno a scuola si può dire che sia un po' traumatico per Arata, non più abituato ai suoi ritmi e orari e allo studio; infatti è talmente attento, che neanche s'è preoccupato del materiale scolastico, ritrovandosi senza matita e gomma il primo giorno di scuola durante il terribile test a sorpresa. Ciononostante, grazie al suo carattere solare, riesce a stringere amicizia quasi subito con i suoi compagni di banco, e questo si può dire che sia l'unica cosa a suo favore, poiché in quasi tutte le materie scolastiche fa abbastanza schifo, educazione fisica compresa, perché il corpo rimane comunque quello di un ventisettenne.
Attraverso questa riabilitazione, attraverso la visione di una serie apparentemente calma e semplice, assistiamo a un secondo ultimo anno di liceo del protagonista che, giorno dopo giorno, riabituandosi pian piano alla vita liceale, porterà a una serie di riflessioni più o meno rilevanti. Trovo che questo sia stato il punto di forza di "ReLife". Per quanto sia assurda l'idea di tornare giovani e vivere una seconda volta il liceo, il fatto che il tutto sia visto dall'occhio di un adulto, che la scuola l'ha salutata da anni, ha reso il tutto più interessante e fresco, o meglio, probabilmente, coinvolge di più lo spettatore che da scuola è uscito già da tempo proprio come il protagonista. Ritrovarsi di colpo in mezzo a gente che ha una decina di anni di età in meno non è facile, è inevitabile guardarli come ancora bambini, quando a quella stessa età ci si sentiva già grandi abbastanza; l'ho provato anch'io sulla mia pelle per un paio d'anni, non con persone con dieci anni in meno, ma siamo vicini...
Tra situazioni comiche, imbarazzanti e serie, "ReLife" ha toccato molti temi più o meno trattati negli slice of life scolastici, sottolineando un'altra volta la loro importanza. Uno degli eventi saltati maggiormente in rilievo è stato per esempio il litigio tra Kariu e Honoka. La prima tra l'altro è stata un personaggio piuttosto approfondito nei suoi pregi e difetti, con le diverse crisi che ha avuto sia nello studio che nello sport e pure nell'amore, è comprensibile che possa risultare un personaggio odioso, visto che ha tentato anche di giocare sporco, ma alla fine non si può biasimarla più di tanto, chiunque penso che arriverebbe a conclusioni non troppo distanti dalle sue.
Oltre all'aspetto scolastico, "ReLife" ripropone anche la rigida realtà della società giapponese, dove bisogna agire per il gruppo e mantenere l'armonia dello stesso anche a costo di sacrificarsi; infatti questo è stato il punto focale della storia e l'inizio della fine per Arata che, non riuscendo a digerire tutto ciò, ha agito di testa propria, dando voce alle proprie idee, e i risultati si sono visti, creandosi pure un trauma che è riuscito in parte a superare, ma che gli rimane ancora addosso come una profonda cicatrice.
La prima serie di tredici episodi ci ha intrattenuto fino alla fine del primo trimestre con un buonissimo comparto sia tecnico che grafico e sonoro, regalandoci un finale rallegrato dal matsuri e dallo spettacolo dei fuochi d'artificio, dove qualcuno ha pure finalmente coronato il proprio sogno romantico. Gran parte del manga è stato traposto, almeno fino dove anime e manga coincidono come storia, ma spero che con il passare del tempo, con l'accumulo di materiale necessario, possano decidere di darci una seconda stagione. Voglio sapere di più sugli altri personaggi oltre a Arata e Kariu!
Questo fatto macchierà pesantemente il curriculum di Arata Kaizaki, che si vedrà respingere poi ad ogni colloquio di lavoro. Ora Arata ha ventisette anni, è un mezzo NEET che vive di part-time. Dopo una bevuta con gli amici, la chiamata dalla madre per troncare il sostegno economico manda Arata in esasperazione, e qui gli si presenta davanti un individuo sospetto. Costui si presenta come Yoake Ryo, assistente del Laboratorio ReLife, e invita Arata a un esperimento in cambio di eventuali offerte di lavoro future. L'esperimento consiste nel far ringiovanire l'aspetto del candidato, perché possa rivivere una seconda volta il percorso liceale, rivivere un periodo della vita tanto spensierato quanto delicato e pieno di pressione, con lo scopo di stimolarlo a cambiare sé stesso, per riuscire a reintegrarsi nella società una volta giunto al termine dell'esperimento stesso... ecco cos'è "ReLife". Allietato dalle offerte di lavoro e dal fatto che verrà mantenuto economicamente del tutto dal laboratorio per un anno intero, Arata accetta l'invito e prende la medicina rinvigorente sotto sbronza. La mattina seguente, il protagonista si ritrova con sorpresa più giovane e, rendendosi conto di quello che fatto, non ha altra scelta che partecipare a fondo al ReLife.
Il ritorno a scuola si può dire che sia un po' traumatico per Arata, non più abituato ai suoi ritmi e orari e allo studio; infatti è talmente attento, che neanche s'è preoccupato del materiale scolastico, ritrovandosi senza matita e gomma il primo giorno di scuola durante il terribile test a sorpresa. Ciononostante, grazie al suo carattere solare, riesce a stringere amicizia quasi subito con i suoi compagni di banco, e questo si può dire che sia l'unica cosa a suo favore, poiché in quasi tutte le materie scolastiche fa abbastanza schifo, educazione fisica compresa, perché il corpo rimane comunque quello di un ventisettenne.
Attraverso questa riabilitazione, attraverso la visione di una serie apparentemente calma e semplice, assistiamo a un secondo ultimo anno di liceo del protagonista che, giorno dopo giorno, riabituandosi pian piano alla vita liceale, porterà a una serie di riflessioni più o meno rilevanti. Trovo che questo sia stato il punto di forza di "ReLife". Per quanto sia assurda l'idea di tornare giovani e vivere una seconda volta il liceo, il fatto che il tutto sia visto dall'occhio di un adulto, che la scuola l'ha salutata da anni, ha reso il tutto più interessante e fresco, o meglio, probabilmente, coinvolge di più lo spettatore che da scuola è uscito già da tempo proprio come il protagonista. Ritrovarsi di colpo in mezzo a gente che ha una decina di anni di età in meno non è facile, è inevitabile guardarli come ancora bambini, quando a quella stessa età ci si sentiva già grandi abbastanza; l'ho provato anch'io sulla mia pelle per un paio d'anni, non con persone con dieci anni in meno, ma siamo vicini...
Tra situazioni comiche, imbarazzanti e serie, "ReLife" ha toccato molti temi più o meno trattati negli slice of life scolastici, sottolineando un'altra volta la loro importanza. Uno degli eventi saltati maggiormente in rilievo è stato per esempio il litigio tra Kariu e Honoka. La prima tra l'altro è stata un personaggio piuttosto approfondito nei suoi pregi e difetti, con le diverse crisi che ha avuto sia nello studio che nello sport e pure nell'amore, è comprensibile che possa risultare un personaggio odioso, visto che ha tentato anche di giocare sporco, ma alla fine non si può biasimarla più di tanto, chiunque penso che arriverebbe a conclusioni non troppo distanti dalle sue.
Oltre all'aspetto scolastico, "ReLife" ripropone anche la rigida realtà della società giapponese, dove bisogna agire per il gruppo e mantenere l'armonia dello stesso anche a costo di sacrificarsi; infatti questo è stato il punto focale della storia e l'inizio della fine per Arata che, non riuscendo a digerire tutto ciò, ha agito di testa propria, dando voce alle proprie idee, e i risultati si sono visti, creandosi pure un trauma che è riuscito in parte a superare, ma che gli rimane ancora addosso come una profonda cicatrice.
La prima serie di tredici episodi ci ha intrattenuto fino alla fine del primo trimestre con un buonissimo comparto sia tecnico che grafico e sonoro, regalandoci un finale rallegrato dal matsuri e dallo spettacolo dei fuochi d'artificio, dove qualcuno ha pure finalmente coronato il proprio sogno romantico. Gran parte del manga è stato traposto, almeno fino dove anime e manga coincidono come storia, ma spero che con il passare del tempo, con l'accumulo di materiale necessario, possano decidere di darci una seconda stagione. Voglio sapere di più sugli altri personaggi oltre a Arata e Kariu!
Si, forse esagero, ma, dopo aver visto una quantità abnorme di anime mediocri (soprattutto in questo periodo), posso solo premiare questo prodotto.
La storia riesce a toccare tutti i problemi adolescenziali (come scuola, amici, sport...), non risultando mai banale, riuscendo egregiamente a inserirci temi più adulti, data la natura del protagonista.
I personaggi sono, a mio parere, il grande punto di forza di questo anime. Non è facile trovarne di cosi ben caratterizzati, al punto da sembrare "veri".
Il comparto tecnico è molto buono: animazioni e musica sono di ottimo livello.
L'unica cosa di cui mi posso lamentare è il finale: servirà sicuramente una seconda stagione per vedere la fine (vera) dell'opera e chissà quanto bisognerà aspettare.
Detto ciò, ne consiglio caldamente la visione. Voto: 10
La storia riesce a toccare tutti i problemi adolescenziali (come scuola, amici, sport...), non risultando mai banale, riuscendo egregiamente a inserirci temi più adulti, data la natura del protagonista.
I personaggi sono, a mio parere, il grande punto di forza di questo anime. Non è facile trovarne di cosi ben caratterizzati, al punto da sembrare "veri".
Il comparto tecnico è molto buono: animazioni e musica sono di ottimo livello.
L'unica cosa di cui mi posso lamentare è il finale: servirà sicuramente una seconda stagione per vedere la fine (vera) dell'opera e chissà quanto bisognerà aspettare.
Detto ciò, ne consiglio caldamente la visione. Voto: 10
"ReLIFE" è un anime prodotto dalla TMS Entertainment per la stagione estiva 2016. Siamo appena all'inizio, ma già si candida a un posto sul podio delle migliori serie del periodo giugno-settembre, se non dell'intero anno.
Complice la particolare modalità di pubblicazione degli episodi (tutti e tredici insieme), ho terminato la visione in una sola giornata, ma non tanto perché avevo la serie a disposizione, quanto a causa della bellezza di una serie che, dopo una stagione primaverile sottotono, ci ripropone un anime a livello degli spettacolari "Erased" o "Durarara!! x2 Ketsu" che avevamo potuto apprezzare in inverno.
La trama rischia di ingannare e far pensare al solito slice of life/sentimentale/scolastico, generi ormai soggetti a una sovraesposizione causata dalle moltissime serie che vengono prodotte su questo tema. "ReLIFE" è molto di più. I vari archi narrativi affrontano argomenti profondi come il fallimento, il talento, il bullismo, la fugacità del tempo. Si inizia inquadrando il protagonista come un NEET che non ha uno scopo nella vita né un posto fisso o anche solo una qualsivoglia speranza per il futuro. Ho apprezzato come, nonostante tutto questo, il protagonista sia comunque una persona normale, il suo carattere non è eccessivamente stereotipato, e i motivi della sua condizione, assieme alla sua storia, verranno piano piano svelati nel corso della serie. La svolta avverrà quando egli accetta di partecipare a un esperimento della società "ReLIFE", che gli permetterà di tornare ad avere l'aspetto di un liceale e di poter rivivere il periodo del terzo anno del liceo (l'ultimo in Giappone). Dopo un inizio difficile, riuscirà a diventare parte di un gruppo di amici e ad aiutarli nell'affrontare le difficoltà della vita di un adolescente, attraverso saggi consigli e riflessioni, talvolta profonde, talvolta più leggere.
Uno degli aspetti che ho trovato più piacevoli è, senza dubbio, la mancanza di eccessivi stereotipi. Possiamo trovare una semi-tsundere o un ragazzo svampito che non capisce nulla di donne oppure la solita secchiona alienata dalla realtà, però, a mio parere, siamo anni luce lontani dagli anime in cui il cast non è che un insieme di stereotipi con un nome. Non mi dilungo a commentare uno per uno i personaggi, ma devo dire che mi hanno soddisfatto tutti, hanno buona profondità e anche percorsi di crescita e cambiamento, nonostante l'anime raccolga un periodo di tempo di soli quattro mesi circa.
Il comparto tecnico è di ottimo livello, ho apprezzato il chara e anche le musiche sono buone, niente di indimenticabile, ma comunque piacevoli.
Se dovessi però definire ciò che più mi è piaciuto di questo anime, vi direi che è la sceneggiatura. La trama prosegue con un ritmo costante, non eccessivamente veloce, ma comunque siamo di fronte, e in questo genere non è scontato, a una storia che avanza, cambiano le interazioni tra i personaggi, nascono coppie e vengono svelati eventi del passato che aiutano a capire il presente. Se dovessi riassumere in un concetto, direi che "dall'inizio alla fine della serie molte cose sono cambiate". A mio parere gli slice of life talvolta infatti tendono a una eccessiva "immobilità". A tutto questo si aggiunge poi una storia che invoglia lo spettatore a proseguire, complici alcuni, strategici, cliffhanger.
Spero vivamente in una seconda stagione, poiché rimangono comunque ancora aperti alcuni quesiti importanti.
In definitiva, se volete uno scolastico diverso dal solito, con sentimentalismo ma anche tematiche profonde, prendete subito in mano "ReLIFE", perché, state certi, non vi deluderà!
Complice la particolare modalità di pubblicazione degli episodi (tutti e tredici insieme), ho terminato la visione in una sola giornata, ma non tanto perché avevo la serie a disposizione, quanto a causa della bellezza di una serie che, dopo una stagione primaverile sottotono, ci ripropone un anime a livello degli spettacolari "Erased" o "Durarara!! x2 Ketsu" che avevamo potuto apprezzare in inverno.
La trama rischia di ingannare e far pensare al solito slice of life/sentimentale/scolastico, generi ormai soggetti a una sovraesposizione causata dalle moltissime serie che vengono prodotte su questo tema. "ReLIFE" è molto di più. I vari archi narrativi affrontano argomenti profondi come il fallimento, il talento, il bullismo, la fugacità del tempo. Si inizia inquadrando il protagonista come un NEET che non ha uno scopo nella vita né un posto fisso o anche solo una qualsivoglia speranza per il futuro. Ho apprezzato come, nonostante tutto questo, il protagonista sia comunque una persona normale, il suo carattere non è eccessivamente stereotipato, e i motivi della sua condizione, assieme alla sua storia, verranno piano piano svelati nel corso della serie. La svolta avverrà quando egli accetta di partecipare a un esperimento della società "ReLIFE", che gli permetterà di tornare ad avere l'aspetto di un liceale e di poter rivivere il periodo del terzo anno del liceo (l'ultimo in Giappone). Dopo un inizio difficile, riuscirà a diventare parte di un gruppo di amici e ad aiutarli nell'affrontare le difficoltà della vita di un adolescente, attraverso saggi consigli e riflessioni, talvolta profonde, talvolta più leggere.
Uno degli aspetti che ho trovato più piacevoli è, senza dubbio, la mancanza di eccessivi stereotipi. Possiamo trovare una semi-tsundere o un ragazzo svampito che non capisce nulla di donne oppure la solita secchiona alienata dalla realtà, però, a mio parere, siamo anni luce lontani dagli anime in cui il cast non è che un insieme di stereotipi con un nome. Non mi dilungo a commentare uno per uno i personaggi, ma devo dire che mi hanno soddisfatto tutti, hanno buona profondità e anche percorsi di crescita e cambiamento, nonostante l'anime raccolga un periodo di tempo di soli quattro mesi circa.
Il comparto tecnico è di ottimo livello, ho apprezzato il chara e anche le musiche sono buone, niente di indimenticabile, ma comunque piacevoli.
Se dovessi però definire ciò che più mi è piaciuto di questo anime, vi direi che è la sceneggiatura. La trama prosegue con un ritmo costante, non eccessivamente veloce, ma comunque siamo di fronte, e in questo genere non è scontato, a una storia che avanza, cambiano le interazioni tra i personaggi, nascono coppie e vengono svelati eventi del passato che aiutano a capire il presente. Se dovessi riassumere in un concetto, direi che "dall'inizio alla fine della serie molte cose sono cambiate". A mio parere gli slice of life talvolta infatti tendono a una eccessiva "immobilità". A tutto questo si aggiunge poi una storia che invoglia lo spettatore a proseguire, complici alcuni, strategici, cliffhanger.
Spero vivamente in una seconda stagione, poiché rimangono comunque ancora aperti alcuni quesiti importanti.
In definitiva, se volete uno scolastico diverso dal solito, con sentimentalismo ma anche tematiche profonde, prendete subito in mano "ReLIFE", perché, state certi, non vi deluderà!
“Voglio sconfiggere la me stessa che si porta dietro questo fallimento.
Non voglio dimenticare ciò che è successo, ma, se ciò continua ad essere un brutto ricordo e io continuo a scappare, non cambierò mai.
Penso che ci siano cose che puoi imparare solo dopo aver fallito.
Per questo motivo, Kaizaki-san, prendiamoci la nostra rivincita.”
Capita ormai sempre più raramente che un anime, su cui già si avevano alte aspettative, non solo le corrisponda, ma le superi. E’ questo il caso di “ReLife”, anime di tredici episodi andato in onda nel luglio del 2016.
Arata Kaizaki è un ventisettenne disoccupato, a cui verrà data la possibilità di tornare al suo aspetto di diciassettenne, se si sottoporrà a un esperimento della durata di un anno, in cui dovrà nuovamente frequentare l’ultimo anno di liceo.
Non fatevi ingannare dalla trama un po’ banale, questo è un anime davvero splendido.
La storia si incentra sulle vicende scolastiche del protagonista, che, dopo un traumatico evento all'azienda dove lavorava, si licenzia e ora non riesce a trovare un altro lavoro. E’ in quel momento che incontra Ryou Yoake. Questi gli dice che è stato selezionato come soggetto di un esperimento che ha come scopo far reinserire nella società i NEET (Not in Education, Employment or Training). Una volta che l’esperimento sarà concluso, riprenderà le sembianze di un ventottenne, e avrà la possibilità di ottenere un lavoro al ReLife Research Institute. Arata decide di accettare, sicuro che non avrà problemi, visto che, in fondo, lui al liceo c’è già stato. Le cose non saranno, però, così facili.
Non posso nemmeno cominciare ad elencare le situazioni comiche che si presentano una dopo l’altra, visto che, in modo molto credibile, il protagonista non si riesce a calare immediatamente nei panni di un diciassettenne, commettendo un errore dietro l’altro.
Arata mi è piaciuto immediatamente, sveglio e simpatico; si porta dietro, però, anche delle cicatrici che gli fanno mettere in dubbio le proprie azioni, ma, col tempo, riacquisterà coraggio e voglia di affrontare sé stesso e i propri limiti.
La personalità perfettamente delineata del protagonista, ma anche degli altri personaggi secondari, è uno dei maggiori punti di forza della serie. Ci sono puntate di approfondimento su tutti e cinque i suoi compagni di classe e amici, senza però mai uscire dalla storia principale, mantenendo un filo logico che non viene mai abbandonato. Che dire, ho amato tutti i personaggi, così umani nei loro atteggiamenti ed emozioni, così diversi fra loro, ognuno con pregi e difetti.
Per fare un paio di esempi, abbiamo Chizuro, intelligente e dolcissima, incapace di interagire con gli altri, ma determinata nel suo voler cambiare, e la testarda Rena, esempio vivente del duro lavoro, che si trova a fronteggiare i geni dello studio e dello sport, e che, sebbene non vinca sempre, non si arrende mai.
Un altro punto a favore dell’anime, poi, è la completa mancanza sia del fattore “harem” sia di fanservice.
In conclusione, “ReLife” è un anime leggero, che nasconde, nella sua semplicità, temi importanti come il bullismo, le aspettative della società e il non riuscire a integrarsi. Non mancano, inoltre, diversi colpi di scena e plot twist davvero interessanti.
Riassumendolo in una frase o meno: “Una rivelazione inaspettata.”
Non voglio dimenticare ciò che è successo, ma, se ciò continua ad essere un brutto ricordo e io continuo a scappare, non cambierò mai.
Penso che ci siano cose che puoi imparare solo dopo aver fallito.
Per questo motivo, Kaizaki-san, prendiamoci la nostra rivincita.”
Capita ormai sempre più raramente che un anime, su cui già si avevano alte aspettative, non solo le corrisponda, ma le superi. E’ questo il caso di “ReLife”, anime di tredici episodi andato in onda nel luglio del 2016.
Arata Kaizaki è un ventisettenne disoccupato, a cui verrà data la possibilità di tornare al suo aspetto di diciassettenne, se si sottoporrà a un esperimento della durata di un anno, in cui dovrà nuovamente frequentare l’ultimo anno di liceo.
Non fatevi ingannare dalla trama un po’ banale, questo è un anime davvero splendido.
La storia si incentra sulle vicende scolastiche del protagonista, che, dopo un traumatico evento all'azienda dove lavorava, si licenzia e ora non riesce a trovare un altro lavoro. E’ in quel momento che incontra Ryou Yoake. Questi gli dice che è stato selezionato come soggetto di un esperimento che ha come scopo far reinserire nella società i NEET (Not in Education, Employment or Training). Una volta che l’esperimento sarà concluso, riprenderà le sembianze di un ventottenne, e avrà la possibilità di ottenere un lavoro al ReLife Research Institute. Arata decide di accettare, sicuro che non avrà problemi, visto che, in fondo, lui al liceo c’è già stato. Le cose non saranno, però, così facili.
Non posso nemmeno cominciare ad elencare le situazioni comiche che si presentano una dopo l’altra, visto che, in modo molto credibile, il protagonista non si riesce a calare immediatamente nei panni di un diciassettenne, commettendo un errore dietro l’altro.
Arata mi è piaciuto immediatamente, sveglio e simpatico; si porta dietro, però, anche delle cicatrici che gli fanno mettere in dubbio le proprie azioni, ma, col tempo, riacquisterà coraggio e voglia di affrontare sé stesso e i propri limiti.
La personalità perfettamente delineata del protagonista, ma anche degli altri personaggi secondari, è uno dei maggiori punti di forza della serie. Ci sono puntate di approfondimento su tutti e cinque i suoi compagni di classe e amici, senza però mai uscire dalla storia principale, mantenendo un filo logico che non viene mai abbandonato. Che dire, ho amato tutti i personaggi, così umani nei loro atteggiamenti ed emozioni, così diversi fra loro, ognuno con pregi e difetti.
Per fare un paio di esempi, abbiamo Chizuro, intelligente e dolcissima, incapace di interagire con gli altri, ma determinata nel suo voler cambiare, e la testarda Rena, esempio vivente del duro lavoro, che si trova a fronteggiare i geni dello studio e dello sport, e che, sebbene non vinca sempre, non si arrende mai.
Un altro punto a favore dell’anime, poi, è la completa mancanza sia del fattore “harem” sia di fanservice.
In conclusione, “ReLife” è un anime leggero, che nasconde, nella sua semplicità, temi importanti come il bullismo, le aspettative della società e il non riuscire a integrarsi. Non mancano, inoltre, diversi colpi di scena e plot twist davvero interessanti.
Riassumendolo in una frase o meno: “Una rivelazione inaspettata.”