Yu-Gi-Oh: The Dark Side of Dimensions
“Yu-Gi-Oh!: The Dark Side of Dimensions” è un lungometraggio del 2016 ambientato dopo gli eventi del manga originale e della serie del 2000 “Duel Monsters”. Dopo aver da poco rivisto “La Piramide di Luce” del 2004, questo film mi è apparso decisamente migliore, seppur con qualche limite.
Partirei dalla cosa che maggiormente mi ha fatto storcere il naso: l’adattamento. Forse ero stato troppo ottimista in merito. Mi ero illuso che fosse palese a chiunque che censurare nuovamente un prodotto targato “Yu-Gi-Oh!” dopo oltre quindici anni dal suo arrivo in Occidente, con un pubblico ormai adulto e pienamente consapevole degli orrori fatti in passato, fosse totalmente inutile. Mi sbagliavo. Mi sbagliavo perché, a quanto pare, dobbiamo arrenderci ad ascoltare ancora quei nomi ridicoli come “Joey”, “Tea” e “Tristan”, sicuramente diffusissimi in Giappone. Mi sbagliavo perché ancora una volta ci ritroviamo con dei dialoghi chiaramente modificati e che nella nostra versione non hanno senso. Mi sbagliavo perché le nostre orecchie devono nuovamente sottoporsi a quella tortura che consiste nell’ascoltare le musiche americane (sono state riutilizzate le stesse della versione 4Kids della serie storica). Evidentemente siamo condannati a rimanere per sempre una colonia americana per quanto riguarda questo franchise e a sorbirci tutta l’intolleranza e il bigottismo culturale che questo comporta.
Cercando di chiudere un occhio su questo punto, che naturalmente riguarda la sola nostra versione occidentale, il film presenta anche qualche piccolo difetto originario. In particolare, non ho gradito le nuove regole duranti i duelli, mi riferisco soprattutto alla “Evocazione Dimensionale”. Era davvero necessario inventarsi una regola che stravolge il gioco solo per questo film? Ormai credo che buona parte del fandom sia composto da persone che apprezzano o conoscono il gioco reale; quindi, questa mossa sinceramente mi è sembrata poco furba e controproducente. Un altro aspetto che non mi ha convinto è stato la trama. Su questo punto però non voglio essere troppo severo, visto che non avevo nessuna aspettativa a riguardo. In fondo si tratta di una produzione a scopo quasi celebrativo che riprende una storia che aveva già dato tutto nel manga e nella serie TV. Quindi, anche se non si tratta di una trama troppo interessante e credibile, è perlomeno funzionale alla visione di una pellicola che tutto sommato fa discretamente il suo lavoro, intrattenendo abbastanza bene lo spettatore per ben 130 minuti.
Nonostante la lunga durata, il film si è infatti rivelato sorprendentemente leggero, scorrevole e privo di momenti di noia. È stato chiaramente aiutato in questo da una regia soddisfacente che rende la pellicola dinamica e spettacolare. Il lato tecnico è di buon livello, ma ad avermi colpito maggiormente è proprio l’estetica del film, più matura, moderna e cupa di quella che si era vista in passato, in linea con il titolo della pellicola. Confrontate questo con “La Piramide di Luce” e noterete quanto era imbarazzante il film prodotto da Warner Bros.
Per quanto riguarda i duelli, se da un lato è vero che le nuove regole non convincono, è anche vero che sono comunque realizzati molto bene sul piano tecnico, risultando un vero piacere per gli occhi. Devo complimentarmi in particolar modo per l’ottima CGI utilizzata per alcuni mostri. Inoltre, c’è in effetti un unico elemento che avvicina questi duelli maggiormente a quelli reali: i life point di partenza dei giocatori. Non sono molto aggiornato, ma ero rimasto a quando nelle varie serie televisive il punteggio di partenza era di 4000 LP, mentre qui è giustamente di 8000.
Al di là di questo apprezzabile dettaglio, questo film si è infine rivelato una visione godibile ed entusiasmante, senza grosse sorprese narrative, ma con una realizzazione tecnica buona e con un ritmo frenetico che non ha lasciato spazio alla noia. Non è chiaramente destinato a chi non ha mai visto la serie o letto il manga, ma, per chi lo ha fatto, consiglio di dare una chance a questo film che potrebbe risultare una visione piacevole e divertente.
Partirei dalla cosa che maggiormente mi ha fatto storcere il naso: l’adattamento. Forse ero stato troppo ottimista in merito. Mi ero illuso che fosse palese a chiunque che censurare nuovamente un prodotto targato “Yu-Gi-Oh!” dopo oltre quindici anni dal suo arrivo in Occidente, con un pubblico ormai adulto e pienamente consapevole degli orrori fatti in passato, fosse totalmente inutile. Mi sbagliavo. Mi sbagliavo perché, a quanto pare, dobbiamo arrenderci ad ascoltare ancora quei nomi ridicoli come “Joey”, “Tea” e “Tristan”, sicuramente diffusissimi in Giappone. Mi sbagliavo perché ancora una volta ci ritroviamo con dei dialoghi chiaramente modificati e che nella nostra versione non hanno senso. Mi sbagliavo perché le nostre orecchie devono nuovamente sottoporsi a quella tortura che consiste nell’ascoltare le musiche americane (sono state riutilizzate le stesse della versione 4Kids della serie storica). Evidentemente siamo condannati a rimanere per sempre una colonia americana per quanto riguarda questo franchise e a sorbirci tutta l’intolleranza e il bigottismo culturale che questo comporta.
Cercando di chiudere un occhio su questo punto, che naturalmente riguarda la sola nostra versione occidentale, il film presenta anche qualche piccolo difetto originario. In particolare, non ho gradito le nuove regole duranti i duelli, mi riferisco soprattutto alla “Evocazione Dimensionale”. Era davvero necessario inventarsi una regola che stravolge il gioco solo per questo film? Ormai credo che buona parte del fandom sia composto da persone che apprezzano o conoscono il gioco reale; quindi, questa mossa sinceramente mi è sembrata poco furba e controproducente. Un altro aspetto che non mi ha convinto è stato la trama. Su questo punto però non voglio essere troppo severo, visto che non avevo nessuna aspettativa a riguardo. In fondo si tratta di una produzione a scopo quasi celebrativo che riprende una storia che aveva già dato tutto nel manga e nella serie TV. Quindi, anche se non si tratta di una trama troppo interessante e credibile, è perlomeno funzionale alla visione di una pellicola che tutto sommato fa discretamente il suo lavoro, intrattenendo abbastanza bene lo spettatore per ben 130 minuti.
Nonostante la lunga durata, il film si è infatti rivelato sorprendentemente leggero, scorrevole e privo di momenti di noia. È stato chiaramente aiutato in questo da una regia soddisfacente che rende la pellicola dinamica e spettacolare. Il lato tecnico è di buon livello, ma ad avermi colpito maggiormente è proprio l’estetica del film, più matura, moderna e cupa di quella che si era vista in passato, in linea con il titolo della pellicola. Confrontate questo con “La Piramide di Luce” e noterete quanto era imbarazzante il film prodotto da Warner Bros.
Per quanto riguarda i duelli, se da un lato è vero che le nuove regole non convincono, è anche vero che sono comunque realizzati molto bene sul piano tecnico, risultando un vero piacere per gli occhi. Devo complimentarmi in particolar modo per l’ottima CGI utilizzata per alcuni mostri. Inoltre, c’è in effetti un unico elemento che avvicina questi duelli maggiormente a quelli reali: i life point di partenza dei giocatori. Non sono molto aggiornato, ma ero rimasto a quando nelle varie serie televisive il punteggio di partenza era di 4000 LP, mentre qui è giustamente di 8000.
Al di là di questo apprezzabile dettaglio, questo film si è infine rivelato una visione godibile ed entusiasmante, senza grosse sorprese narrative, ma con una realizzazione tecnica buona e con un ritmo frenetico che non ha lasciato spazio alla noia. Non è chiaramente destinato a chi non ha mai visto la serie o letto il manga, ma, per chi lo ha fatto, consiglio di dare una chance a questo film che potrebbe risultare una visione piacevole e divertente.
Tanti anni sono passati da quell'ultimo fatidico episodio. Yugi si scontrava con il Faraone Atem in un duello che sembrava quasi impossibile da aggiudicarsi. Egli vinse, ma in compenso perse una parte di sé. Atem compì il suo dovere nel mondo dei vivi e oltrepassò il mondo spirituale senza rimpianti, ma non Kaiba, che desidera ricomporre il puzzle del millennio per sfidare un'ultima volta il suo eterno rivale. Nel frattempo, una nuova minaccia incombe.
“Yu-Gi-Oh: The Dark Side of Dimensions” ci porta in nuove epiche sfide, con un Kaiba sopra le righe e un villain poco convincente.
Da quell'evento sono passati sei mesi. I nostri amici sono all'ultimo anno scolastico e si raccontano quelli che sono i loro sogni una volta terminata la vita da studenti. Rivedere Yugi, Tea, Joey, Tristan e Bakura dopo tutti questi anni non ha prezzo. Constatiamo come nessuno di loro sia cambiato. Difatti non mancano momenti d'ilarità e sorrisi continui. Uno in particolare spicca più di tutti: Seto Kaiba. Malgrado il titolo ufficiale del film riporti la dicitura “Yu-Gi-Oh”, Kaiba ruba lo scettro di protagonista, scoprendosi vero trascinatore indiscusso del film. La sua “umiltà” poi regala situazioni veramente scoppiettanti.
L'ossessione nei confronti del Faraone Atem è il motore che tiene alto il ritmo, malgrado un villain di poco impatto faccia da contraltare. E' proprio durante la ricerca del puzzle del millennio che Aigami/Diva fa la sua apparizione. Vuole ottenere vendetta per la morte del suo maestro avvenuta anni prima, ed è dotato di un cubo che gli concede di portare chiunque in un'altra dimensione (potere che sblocca una volta che Atem scompare dal mondo). Con esso viene creato un nuovo duello dimensionale, spiegato in maniera sbrigativa, che serve solo a confondere lo spettatore; ciononostante, i duelli sono molto coinvolgenti e spettacolari, ricreando alla perfezione lo spirito della prima serie. Inoltre viene riproposto il vecchio cast dei doppiatori italiani.
Per il ventennale della saga Takahashi ritorna alla sceneggiatura con un plot un po' confusionario, tuttavia ci regala una reunion commovente, duelli mozzafiato e un finale ad effetto intrigante.
Se non siete amanti della saga “Yu-Gi-Oh”, non sarà di certo questo film a farvi cambiare idea; al contrario, se lo siete, è quello che fa per voi.
“Yu-Gi-Oh: The Dark Side of Dimensions” ci porta in nuove epiche sfide, con un Kaiba sopra le righe e un villain poco convincente.
Da quell'evento sono passati sei mesi. I nostri amici sono all'ultimo anno scolastico e si raccontano quelli che sono i loro sogni una volta terminata la vita da studenti. Rivedere Yugi, Tea, Joey, Tristan e Bakura dopo tutti questi anni non ha prezzo. Constatiamo come nessuno di loro sia cambiato. Difatti non mancano momenti d'ilarità e sorrisi continui. Uno in particolare spicca più di tutti: Seto Kaiba. Malgrado il titolo ufficiale del film riporti la dicitura “Yu-Gi-Oh”, Kaiba ruba lo scettro di protagonista, scoprendosi vero trascinatore indiscusso del film. La sua “umiltà” poi regala situazioni veramente scoppiettanti.
L'ossessione nei confronti del Faraone Atem è il motore che tiene alto il ritmo, malgrado un villain di poco impatto faccia da contraltare. E' proprio durante la ricerca del puzzle del millennio che Aigami/Diva fa la sua apparizione. Vuole ottenere vendetta per la morte del suo maestro avvenuta anni prima, ed è dotato di un cubo che gli concede di portare chiunque in un'altra dimensione (potere che sblocca una volta che Atem scompare dal mondo). Con esso viene creato un nuovo duello dimensionale, spiegato in maniera sbrigativa, che serve solo a confondere lo spettatore; ciononostante, i duelli sono molto coinvolgenti e spettacolari, ricreando alla perfezione lo spirito della prima serie. Inoltre viene riproposto il vecchio cast dei doppiatori italiani.
Per il ventennale della saga Takahashi ritorna alla sceneggiatura con un plot un po' confusionario, tuttavia ci regala una reunion commovente, duelli mozzafiato e un finale ad effetto intrigante.
Se non siete amanti della saga “Yu-Gi-Oh”, non sarà di certo questo film a farvi cambiare idea; al contrario, se lo siete, è quello che fa per voi.