White Album
Nella stagione invernale del 2009 viene trasmessa la prima parte della trasposizione animata della visual novel “White Album”, sviluppata nel 1998 dallo studio Leaf.
Protagonista dell’anime è Touya Fuuji, studente del secondo anno all’università Yuunagi e fidanzato di Yuki Morikawa, un’idol al suo debutto sul palcoscenico. Tuttavia la solidità della relazione tra i due è messa a dura prova dai continui impegni lavorativi della ragazza e dalle numerose donne presenti nella vita di Touya, che lui stesso definisce “dee”.
Ricordo ancora con piacere l’entusiasmo provato dopo la visione del primo episodio. Molti aspetti dell’opera, infatti, mi avevano da subito colpita: l’atmosfera tranquilla, matura e in un certo senso elegante, la stupenda sigla e la regia molto originale. Impossibile non crearsi delle aspettative dopo un inizio tanto promettente: peccato, però, che siano state amaramente deluse.
Per i primi tre episodi, che servivano a darci un’infarinatura generale dell’opera e ad introdurre i personaggi, è filato tutto abbastanza liscio. Tuttavia, anche se in minima parte, già si intravedevano alcuni degli elementi, per non dire difetti, tipici di “White Album”. Ed è così che, nel corso degli episodi, la piacevole calma si è trasformata, a poco a poco, in terribile noia. Di pari passo, la straniante sensazione di confusione provata in alcune puntate ha cominciato a pervadere ogni singolo minuto dell’anime e si è evoluta nel caos più assoluto. Potrei infatti affermare, con assoluta certezza, che l’opera in questione “vanta” una delle sceneggiature peggiori dinanzi a cui mi si mai trovata. Innanzitutto, le azioni, i pensieri, le parole dette dai personaggi non seguono il minimo senso logico: per fare un esempio banale, è normalissimo che un attimo prima tizio dica di amare caio e quello dopo annunci di adorare alla follia sempronio. Oltre alle innumerevoli contraddizioni, non si contano più sulla punta delle dita gli sviluppi improvvisi senza spiegazione: potremo pure assistere a un grande colpo di scena, ma come si fa a stupire lo spettatore se i meccanismi che hanno portato a tale avvenimento non sono ben chiari? “Perché siamo arrivati a questo?” e “Come siamo arrivati a quest’altro?” sono le domande che mi sono posta più frequentemente.
Vogliamo parlare del lato prepotentemente harem dell’anime? Trovandomi dinanzi a opere tratte da visual novel, non dovrei stupirmi più di tanto. Eppure quello che mi dà fastidio non è che tutte siano innamorate del protagonista, quanto piuttosto il comportamento di quest’ultimo. Touya, infatti, non è né il tipo puro e fedele, né quello che va con tutte per soddisfare il suo piacere. Come già detto prima, è difficile capire cosa gli passi per la testa, visti i comportamenti illogici che in “White Album” sono all’ordine del giorno. Ma, sinceramente, non credo sia tanto normale aiutare ogni singola ragazza e preoccuparsi per lei esattamente come si fa con la propria fidanzata. Aggiungiamoci pure il fatto che una di queste la chiami per nome, addirittura col suffisso “-chan”, e che le faccia regali di compleanno in presenza della suddetta fidanzata.
Parlare del resto dei personaggi dell’anime è una vera impresa, sia per il solito motivo sia per il fatto che la serie non è ancora conclusa. Dunque, non posso lamentarmi della caratterizzazione solamente abbozzata di ciascuna ragazza, perché potrebbe capitare che nell’ultima parte si rimedi a questa mancanza. Tuttavia, per quanto riguarda i fatti accaduti in questa prima stagione, quelli sì che sono irrecuperabili.
Il lato tecnico, come accennato prima, dà qualche soddisfazione in più. Character design e animazioni (ad opera dello studio Seven Arcs) vanno di pari passo: a volte sono più che discreti, altre inguardabili. Le OST sono abbastanza carine, soprattutto quella usata per le anticipazioni a fine episodio. Ma è la sigla iniziale il ricordo più bello (accanto a tanti ricordi brutti) che mi resterà di quest’anime: non credo che dimenticherò facilmente la vena epica dell’intro e del ritornello di “Shin’Ai”, cantata dalla bravissima Nana Mizuki. Tra le altre gioie, anche la malinconica ending e alcune scelte registiche ricorrenti che ho molto apprezzato.
In conclusione, “White Album” è l’esempio lampante di quanto sia sbagliato farsi delle aspettative quando si incomincia a guardare un anime. Neanche l’ottima opening e la regia originale riescono a salvarlo, o almeno a far distogliere lo sguardo, dalla sceneggiatura contraddittoria e piena di buchi. Quindi, viste le premesse, non ho neanche tante speranze per la seconda parte dell’anime. Quest’ultima potrebbe rivelarsi migliore, ma la prima stagione, intanto, non riesce a superare il 4,5.
Protagonista dell’anime è Touya Fuuji, studente del secondo anno all’università Yuunagi e fidanzato di Yuki Morikawa, un’idol al suo debutto sul palcoscenico. Tuttavia la solidità della relazione tra i due è messa a dura prova dai continui impegni lavorativi della ragazza e dalle numerose donne presenti nella vita di Touya, che lui stesso definisce “dee”.
Ricordo ancora con piacere l’entusiasmo provato dopo la visione del primo episodio. Molti aspetti dell’opera, infatti, mi avevano da subito colpita: l’atmosfera tranquilla, matura e in un certo senso elegante, la stupenda sigla e la regia molto originale. Impossibile non crearsi delle aspettative dopo un inizio tanto promettente: peccato, però, che siano state amaramente deluse.
Per i primi tre episodi, che servivano a darci un’infarinatura generale dell’opera e ad introdurre i personaggi, è filato tutto abbastanza liscio. Tuttavia, anche se in minima parte, già si intravedevano alcuni degli elementi, per non dire difetti, tipici di “White Album”. Ed è così che, nel corso degli episodi, la piacevole calma si è trasformata, a poco a poco, in terribile noia. Di pari passo, la straniante sensazione di confusione provata in alcune puntate ha cominciato a pervadere ogni singolo minuto dell’anime e si è evoluta nel caos più assoluto. Potrei infatti affermare, con assoluta certezza, che l’opera in questione “vanta” una delle sceneggiature peggiori dinanzi a cui mi si mai trovata. Innanzitutto, le azioni, i pensieri, le parole dette dai personaggi non seguono il minimo senso logico: per fare un esempio banale, è normalissimo che un attimo prima tizio dica di amare caio e quello dopo annunci di adorare alla follia sempronio. Oltre alle innumerevoli contraddizioni, non si contano più sulla punta delle dita gli sviluppi improvvisi senza spiegazione: potremo pure assistere a un grande colpo di scena, ma come si fa a stupire lo spettatore se i meccanismi che hanno portato a tale avvenimento non sono ben chiari? “Perché siamo arrivati a questo?” e “Come siamo arrivati a quest’altro?” sono le domande che mi sono posta più frequentemente.
Vogliamo parlare del lato prepotentemente harem dell’anime? Trovandomi dinanzi a opere tratte da visual novel, non dovrei stupirmi più di tanto. Eppure quello che mi dà fastidio non è che tutte siano innamorate del protagonista, quanto piuttosto il comportamento di quest’ultimo. Touya, infatti, non è né il tipo puro e fedele, né quello che va con tutte per soddisfare il suo piacere. Come già detto prima, è difficile capire cosa gli passi per la testa, visti i comportamenti illogici che in “White Album” sono all’ordine del giorno. Ma, sinceramente, non credo sia tanto normale aiutare ogni singola ragazza e preoccuparsi per lei esattamente come si fa con la propria fidanzata. Aggiungiamoci pure il fatto che una di queste la chiami per nome, addirittura col suffisso “-chan”, e che le faccia regali di compleanno in presenza della suddetta fidanzata.
Parlare del resto dei personaggi dell’anime è una vera impresa, sia per il solito motivo sia per il fatto che la serie non è ancora conclusa. Dunque, non posso lamentarmi della caratterizzazione solamente abbozzata di ciascuna ragazza, perché potrebbe capitare che nell’ultima parte si rimedi a questa mancanza. Tuttavia, per quanto riguarda i fatti accaduti in questa prima stagione, quelli sì che sono irrecuperabili.
Il lato tecnico, come accennato prima, dà qualche soddisfazione in più. Character design e animazioni (ad opera dello studio Seven Arcs) vanno di pari passo: a volte sono più che discreti, altre inguardabili. Le OST sono abbastanza carine, soprattutto quella usata per le anticipazioni a fine episodio. Ma è la sigla iniziale il ricordo più bello (accanto a tanti ricordi brutti) che mi resterà di quest’anime: non credo che dimenticherò facilmente la vena epica dell’intro e del ritornello di “Shin’Ai”, cantata dalla bravissima Nana Mizuki. Tra le altre gioie, anche la malinconica ending e alcune scelte registiche ricorrenti che ho molto apprezzato.
In conclusione, “White Album” è l’esempio lampante di quanto sia sbagliato farsi delle aspettative quando si incomincia a guardare un anime. Neanche l’ottima opening e la regia originale riescono a salvarlo, o almeno a far distogliere lo sguardo, dalla sceneggiatura contraddittoria e piena di buchi. Quindi, viste le premesse, non ho neanche tante speranze per la seconda parte dell’anime. Quest’ultima potrebbe rivelarsi migliore, ma la prima stagione, intanto, non riesce a superare il 4,5.
Non c'è molto da dire su quest'anime, che personalmente mi ha intrattenuto ben poco e che ho concluso con fatica. Un vero peccato, dato che dalla trama mi ha subito incuriosito così tanto, da iniziarlo subito e finirlo tutto in un colpo, altrimenti lo avrei lasciato perdere tra la lista degli anime sospesi. Veniamo dunque alla trama.
White Album parla di una storiella d'amore tra Fujii Touya e Yuki Morikawa, lui uno studente, mentre lei una idol alle prime armi. La loro relazione è un po' difficile, dato che la vita da idol è molto piena di impegni, quanto basta per non riuscire a stare un po' di tempo col proprio partner; il giovane ragazzo si troverà davanti molti ostacoli che lo porteranno a compiere non belle azioni.
Il primo episodio si dimostra subito interessante, con un buon inizio, ma, ahimè, la noia regna fin da subito; col passare degli episodi comprendi alcuni aspetti fondamentali della trama e dei personaggi, come l'ardua scelta di avere una ragazza che non puoi vedere quasi mai, ma dall'altro lato ti accorgi di come sia dura vivere ogni giorno della tua vita sotto stress, per via del tuo lavoro (un fattore che colpisce i Giapponesi per via del troppo lavoro). Lo sviluppo di questa storia non riesce a rendersi molto lineare, così da essere più godibile e meno pesante, infatti noia è un termine più che appropriato per questa serie; dopo qualche cedimento del protagonista la storia prende un'altra piega, senza dare spiegazioni concrete, così come l'aggiunta di altri personaggi che condizionano il protagonista senza dare un senso alle proprie azioni. Purtroppo la sviluppo è scarso, come il finale, e non regge l'intera storia, così da trasmetterti almeno qualche sentimento.
Il comparto visivo è almeno piacevole, con dei bei disegni e delle animazioni nella norma, così come il comparto sonoro, piacevole ma nulla di più.
Concludo qui questa recensione non consigliando quest'anime, dato che, secondo la mia opinione, vi farà solo perdere tempo.
White Album parla di una storiella d'amore tra Fujii Touya e Yuki Morikawa, lui uno studente, mentre lei una idol alle prime armi. La loro relazione è un po' difficile, dato che la vita da idol è molto piena di impegni, quanto basta per non riuscire a stare un po' di tempo col proprio partner; il giovane ragazzo si troverà davanti molti ostacoli che lo porteranno a compiere non belle azioni.
Il primo episodio si dimostra subito interessante, con un buon inizio, ma, ahimè, la noia regna fin da subito; col passare degli episodi comprendi alcuni aspetti fondamentali della trama e dei personaggi, come l'ardua scelta di avere una ragazza che non puoi vedere quasi mai, ma dall'altro lato ti accorgi di come sia dura vivere ogni giorno della tua vita sotto stress, per via del tuo lavoro (un fattore che colpisce i Giapponesi per via del troppo lavoro). Lo sviluppo di questa storia non riesce a rendersi molto lineare, così da essere più godibile e meno pesante, infatti noia è un termine più che appropriato per questa serie; dopo qualche cedimento del protagonista la storia prende un'altra piega, senza dare spiegazioni concrete, così come l'aggiunta di altri personaggi che condizionano il protagonista senza dare un senso alle proprie azioni. Purtroppo la sviluppo è scarso, come il finale, e non regge l'intera storia, così da trasmetterti almeno qualche sentimento.
Il comparto visivo è almeno piacevole, con dei bei disegni e delle animazioni nella norma, così come il comparto sonoro, piacevole ma nulla di più.
Concludo qui questa recensione non consigliando quest'anime, dato che, secondo la mia opinione, vi farà solo perdere tempo.
Un aggettivo appropriato per questo anime? Ce ne sono diversi: incoerente, inverosimile, incomprensibile, irritante, e così via. La sceneggiatura di "White album" è davvero pessima, piena di strafalcioni e con personaggi che agiscono senza alcuno schema logico; il tentativo di scandalizzare il pubblico proponendo il tradimento del protagonista con la bella manager disposta a tutto, anche a vendere il suo corpo, pur di eliminare tutti gli ostacoli che si frappongono al successo della sua assistita, è l'unica ragione d'essere di questo titolo, che per il resto non offre nient'altro che noia e confusione.
La trama si basa sulla relazione tra Touya e Yuki, uno studente universitario e una aspirante "idol". A causa del lavoro di lei il loro rapporto diventerà sempre più complicato, in quanto l'eccessiva mole di lavoro della ragazza renderà difficile per i due continuare a frequentarsi regolarmente. Intanto, intorno a Touya cominceranno a ronzare un numero indefinito di ragazze, che metteranno alla prova la sua capacità di restare fedele al suo amore. E, se in un primo momento sembra che la determinazione del ragazzo sia incrollabile, improvvisamente cede alle avances della manager di Yuki e mostra interesse per altre ragazze.
Mentre procedevo alla visione dei tredici episodi che compongono questa serie stavo cominciando ad avvertire la sensazione di trovarmi di fronte ad una nuova versione di "School Days", col protagonista che pian piano dava sfogo alla sua libido, concedendosi a chiunque ne avesse voglia. Però, se si esclude qualche altro goffo tentativo, Touya avrà modo di rimpiazzare l'assenza dell'amata solo con la sua manager, per cui il paragone non regge. Avevo apprezzato "School Days" perché il protagonista finiva, volontariamente o no, per diventare il simbolo della critica al genere harem fatto di troppi timidi verginelli insensibili alle tentazioni provenienti da ragazze sempre meno vestite. "White album", invece, si limita a descrivere le difficoltà nel mantenere una relazione con ragazze che entrano nel mondo dello spettacolo; difficoltà che non vengono superate con piglio deciso e senza tentennamenti, ma che sfociano nella sofferenza e nel tradimento.
Questo può essere considerato come un aspetto positivo, o comunque sicuramente come una novità rispetto al tradizionale mondo dorato della gioventù giapponese rappresentata negli anime. Peccato sia anche l'unico aspetto positivo: per il resto la sceneggiatura si immerge in un mare di confusione, con personaggi senza una psicologia razionale che compiono spesso azioni senza senso o esagerate, e che arrivano sovente a conclusioni troppo campate per aria. E tutto questo finisce per far passare in secondo piano anche l'elemento di novità di questa serie, che, tra le altre cose, ho trovato anche non approfondito in maniera adeguata.
In definitiva, "White album", nonostante qualche buono spunto, si dimostra un titolo davvero deludente. Non credo che avrò il coraggio di seguire anche la seconda serie: quello che ho visto qui è già abbastanza per il mio sistema nervoso.
La trama si basa sulla relazione tra Touya e Yuki, uno studente universitario e una aspirante "idol". A causa del lavoro di lei il loro rapporto diventerà sempre più complicato, in quanto l'eccessiva mole di lavoro della ragazza renderà difficile per i due continuare a frequentarsi regolarmente. Intanto, intorno a Touya cominceranno a ronzare un numero indefinito di ragazze, che metteranno alla prova la sua capacità di restare fedele al suo amore. E, se in un primo momento sembra che la determinazione del ragazzo sia incrollabile, improvvisamente cede alle avances della manager di Yuki e mostra interesse per altre ragazze.
Mentre procedevo alla visione dei tredici episodi che compongono questa serie stavo cominciando ad avvertire la sensazione di trovarmi di fronte ad una nuova versione di "School Days", col protagonista che pian piano dava sfogo alla sua libido, concedendosi a chiunque ne avesse voglia. Però, se si esclude qualche altro goffo tentativo, Touya avrà modo di rimpiazzare l'assenza dell'amata solo con la sua manager, per cui il paragone non regge. Avevo apprezzato "School Days" perché il protagonista finiva, volontariamente o no, per diventare il simbolo della critica al genere harem fatto di troppi timidi verginelli insensibili alle tentazioni provenienti da ragazze sempre meno vestite. "White album", invece, si limita a descrivere le difficoltà nel mantenere una relazione con ragazze che entrano nel mondo dello spettacolo; difficoltà che non vengono superate con piglio deciso e senza tentennamenti, ma che sfociano nella sofferenza e nel tradimento.
Questo può essere considerato come un aspetto positivo, o comunque sicuramente come una novità rispetto al tradizionale mondo dorato della gioventù giapponese rappresentata negli anime. Peccato sia anche l'unico aspetto positivo: per il resto la sceneggiatura si immerge in un mare di confusione, con personaggi senza una psicologia razionale che compiono spesso azioni senza senso o esagerate, e che arrivano sovente a conclusioni troppo campate per aria. E tutto questo finisce per far passare in secondo piano anche l'elemento di novità di questa serie, che, tra le altre cose, ho trovato anche non approfondito in maniera adeguata.
In definitiva, "White album", nonostante qualche buono spunto, si dimostra un titolo davvero deludente. Non credo che avrò il coraggio di seguire anche la seconda serie: quello che ho visto qui è già abbastanza per il mio sistema nervoso.
Dopo aver visto le 13 puntate e letto le altre recensioni, posso dire che, a mio avviso, seppur non rappresenti un anime eccelso, un buon 8 lo meriti tutto questo anime.
La trama, seppur semplice, ha qualche interessante momento di suspence. Ho visto la serie in un sol giorno, visto che mi ero appassionato abbastanza agli eventi narrati.
Tecnicamente non so esprimere un giudizio valido; resta il mio voto favorevole alla visione.
Grazie ai fansubber per il duro lavoro.
La trama, seppur semplice, ha qualche interessante momento di suspence. Ho visto la serie in un sol giorno, visto che mi ero appassionato abbastanza agli eventi narrati.
Tecnicamente non so esprimere un giudizio valido; resta il mio voto favorevole alla visione.
Grazie ai fansubber per il duro lavoro.
L'anime è piacevole da guardare e la scelta di avere protagonisti un po' più maturi sia nei comportamenti che nei disegni l'ho trovata positiva. Manca ancora la seconda stagione per esprimere un giudizio complessivo(l'anime non ha una fine), però resta un anime interessante, ma non eccelso tecnicamente.
la trama io non l'ho trovata banale. Grazie a chi ci ha permesso di poterla vedere in italiano!
la trama io non l'ho trovata banale. Grazie a chi ci ha permesso di poterla vedere in italiano!
Dopo aver visto tutti gl episodi posso dire che a me è piaciuto. Chiaramente il finale è aperto (maledetti giapponesi fate un'unica serie!) e resto in attesa di vedere l'evolversi delle situazioni ancora in sospeso. Il disegno non è entusiasmante; la trama invece è interessante, anche perchè finalmente non ci sono i soliti ragazzini e di conseguenza il protagonista non arrossisce per qualsiasi cosa.
Non si può certo dire che la trama sia particolarmente originale: il solito ragazzo piuttosto incolore che per una serie di motivi si trova circondato da un sacco di ragazze che spasimano per lui. Quello che mi ha fatto apprezzare la storia e quindi alzare il voto è il fatto che tratta il tema del mondo dello spettacolo, e soprattutto quello delle idol (fenomeno che da noi è molto meno sviluppato che in Giappone) in modo piuttosto realistico, anche nei suoi aspetti più crudi e meschini. Inoltre il protagonista non è né il ragazzino imbranato né il porcellone maniaco che abbiamo visto in altri anime, ma un normale adolescente, in piena tempesta ormonale, che ama la sua ragazza ma non sa resistere alle avances molto erotiche della sua manager, salvo poi piangere a calde lacrime per le corna che le ha messo.
Un difetto (che si riscontra, del resto, in quasi tutti gli anime) è secondo me il fatto che le ragazze appaiono molto più giovani di quanto dovrebbe essere: nonostante siano quasi tutte studentesse universitarie, sembrano ragazzine delle medie. Per il tema trattato questo particolare non è di secondaria importanza.
Aggiungo infine che il finale lascia tutto in sospeso: si dovrà attendere evidentemente una seconda serie.
Un difetto (che si riscontra, del resto, in quasi tutti gli anime) è secondo me il fatto che le ragazze appaiono molto più giovani di quanto dovrebbe essere: nonostante siano quasi tutte studentesse universitarie, sembrano ragazzine delle medie. Per il tema trattato questo particolare non è di secondaria importanza.
Aggiungo infine che il finale lascia tutto in sospeso: si dovrà attendere evidentemente una seconda serie.
La storia inizialmente mi aveva atratto, ma vedendolo ho completamente cambiato opinione rispetto a questo anime. Quest'anime narra dell'amore tra due ragazzi lei yuki sta per diventare una idol, mentre lui diventa un menager, ci saranno molto imbrogli amorosi che tenteranno di nuocere e distruggere la loro relazione.
Personalmente il personaggio principale non ha carattere, ma la cosa che mi imbestialisce di più è il fatto che va con tutte pur sapendo di amare realmente la sua ragazza. Allora mi chiedo ci fa oppure ci è? Quindi per questa poca importanza che gli autori hanno dato al vero e puro amore gli do a malapena la sufficienza.
Pazzesco sono ancora inc... per com'è superficiale il personaggio. Quindi vedetevelo se vi volete fare del male
Personalmente il personaggio principale non ha carattere, ma la cosa che mi imbestialisce di più è il fatto che va con tutte pur sapendo di amare realmente la sua ragazza. Allora mi chiedo ci fa oppure ci è? Quindi per questa poca importanza che gli autori hanno dato al vero e puro amore gli do a malapena la sufficienza.
Pazzesco sono ancora inc... per com'è superficiale il personaggio. Quindi vedetevelo se vi volete fare del male
White Album è il classico Harem-anime, dove il protagonista grazie alla sua gentilezza, riesce a conquistare i cuore di più ragazze contemporaneamente. La differenza tra questo anime e tutti gli altri di questo genere? Semplice dalle prime immagini si nota subito lo spessore della storia e la complessità dei rapporti tra i diversi personaggi. Infatti Touya, il protagonista, non è il solito bamboccione incapace di relazionarsi con le ragazze dell'altro sesso, ma anzi possiede il fascino dello studente comune che nonostante la vita semplice ha per ragazza l'idol emergente, incredibile vero? E non solo se vi piacciono gli intrecci amorosi degni di Marmalade Boy, questo anime è quello che fa per voi, infatti presto anche gli insospettabili amici mineranno la loro relazione...
Un altro motivo per vederlo è che riesce a mettere a nudo il selvaggio mondo delle idol e dello spettacolo. Mostrandoci tutti i retroscena e i dietro le quinte che non avremmo mai potuto immaginare. Insomma guardatelo e fatemi sapere, non ve ne pentirete senz'altro.
Un altro motivo per vederlo è che riesce a mettere a nudo il selvaggio mondo delle idol e dello spettacolo. Mostrandoci tutti i retroscena e i dietro le quinte che non avremmo mai potuto immaginare. Insomma guardatelo e fatemi sapere, non ve ne pentirete senz'altro.