Bobby's Girl
Se questo mediometraggio fosse stato importato a suo tempo in Italia con la colonna sonora affidata agli 883, penso che nessuno si sarebbe lamentato. Ci sono tutti i tormentoni del pop rock anni '80: la moto, le scuole superiori, i locali notturni, la provincialità, i conflitti con i genitori, gli amori complicati e così via. Un vero e proprio archetipo dei moderni slice of life. Un manifesto generazionale universale. Dal punto di vista stilistico si deve annoverare il film della Madhouse nel filone 'art-anime'. Vale a dire un'opera costituita da segmenti disegnati con stili totalmente diversi fra loro. Abbiamo fondali intrisi di riflessi iridescenti alla Osamu Dezaki (e Toshio Hirata "ha lavorato" con Dezaki), romantiche illustrazioni ad acquarello che ricordano i migliori lavori di Haruhiko Mikimoto e un impressivo finale realizzato interamente in bianco e nero con la tecnica a carboncino (vista anche nel popolare videoclip "Take on Me" degli A-Ha, trasmesso proprio in quello stesso 1985). Si sta per entrare negli anni novanta, e di conseguenza tra i giovani giapponesi fiorisce una riscoperta delle mode occidentali, si sprecano infatti le citazioni di suoni, colori e sapori d'oltreoceano (che a sua volta va di pari passo con il mostrare ossessivamente loghi e ultimi ritrovati tecnologici made in Japan nei film di Hollywood), mentre si tende a rimuovere gli usi e costumi tradizionali (e così sarà per molti altri manga e OAV concepiti in quel periodo, "Orange Road" su tutti). Caso raro in un anime, inoltre, lo staff viene riportato in caratteri latini e non in kanji o hiragana. Solo per inguaribili nostalgici, per futuri archeologi del recente passato o per chi crede che questo genere sia stato inventato da Makoto Shinkai.
Davvero piacevole questo breve film. Nonostante la durata, la storia è ben tratteggiata nelle sue linee essenziali e l'apparato tecnico generale è superiore alla media, soprattutto rispetto a cartoni animati coevi, ma con qualche buona pretesa anche su quelli dei decenni successivi. La luce la fa da padrona, in quanto l'ambientazione è estiva ma anche perché molte scene appaiono come candidi e ovattati flashback di Sakumi, ragazza che avvicina il protagonista Akihito tramite lettera dopo averlo notato su una rivista per motociclisti. Il giovane diciassettenne è infatti sempre in sella, sulla sua fedele Honda, trovando solo in strada la sua dimensione ideale. Peccato che, in seguito all'abbandono della scuola per il lavoro e all'allontanamento dai genitori, sia proprio il suo amore viscerale per le due ruote a tradirlo in un finale che mi ha sorpreso, nonostante fosse prevedibile col senno di poi; e proprio nel momento in cui stava per raggiungere Sakumi, la quale lo aveva contattato perché si sentiva sola, partendo semplicemente da quella foto sulla rivista. Questo gioiellino dell'animazione vanta, tra gli altri, il grande Rintaro come planner e il regista Manabu Ohashi, già animatore ne "La spada dei kamui" e "Harmageddon - la guerra contro Genma", nonché key animator in "Metropolis" e "Roujin Z".
Le musiche, poi, sono azzeccatissime: coinvolgenti temi al pianoforte per i momenti più introspettivi e più frivoli motivi al sax nelle parentesi più spensierate, belle anche le canzoni. Insomma, caldamente consigliato.
Le musiche, poi, sono azzeccatissime: coinvolgenti temi al pianoforte per i momenti più introspettivi e più frivoli motivi al sax nelle parentesi più spensierate, belle anche le canzoni. Insomma, caldamente consigliato.