Vatican Miracle Examiner
Ho letto molti commenti negativi su quest’opera, e devo dire che molti centrano il problema principale: i miracoli su cui devono indagare i nostri Roberto e Hiraga sono localizzati in posti inverosimili: la scuola americana dove si fanno strane ricerche, il paese africano nel quale il cristianesimo e il paganesimo convivono, il paesotto italiano dove circolano strane storie... e molte delle cose che vi succedono sembrano essere stereotipi, ma nonostante ciò io non posso che dare un buon voto: sarà per le musiche (soprattutto la ending)? Sarà perché comunque la trama è interessante? Sarà per l’aria frizzante fra i due protagonisti? (Sembra infatti chiaro che fra i due sacerdoti esaminanti i miracoli ci sia un feeling non solo lavorativo che ogni tanto viene a galla, pur rimanendo nascosto) Tutto può essere...
Alcuni hanno criticato anche l’inverosimiglianza delle deduzioni alla base della risoluzione dei casi: ciò può essere vero, ma quante volte succede lo stesso in serie televisive di successo o anche nei manga, e ciò non toglie a noi il piacere di vedere o leggere? Questo anime fa lo stesso, la forza dei protagonisti/antagonisti è tale da far andare tutto a posto.
Dopo aver visto la prima metà dell’ultimo episodio, il cui protagonista è il fratello di Hirama, stavo abbassando il voto... ma, quando è finito, ho deciso di alzare il voto da 7 ½ a 8: pienamente meritato.
Alcuni hanno criticato anche l’inverosimiglianza delle deduzioni alla base della risoluzione dei casi: ciò può essere vero, ma quante volte succede lo stesso in serie televisive di successo o anche nei manga, e ciò non toglie a noi il piacere di vedere o leggere? Questo anime fa lo stesso, la forza dei protagonisti/antagonisti è tale da far andare tutto a posto.
Dopo aver visto la prima metà dell’ultimo episodio, il cui protagonista è il fratello di Hirama, stavo abbassando il voto... ma, quando è finito, ho deciso di alzare il voto da 7 ½ a 8: pienamente meritato.
Tratto dall'omonima serie di light novel, "Vatican Kiseki Chousakan" (o "Vatican Miracle Examiner" in inglese) ne è la trasposizione animata andata in onda nell'estate 2017. Ammetto che l'ambientazione italiana e l'atmosfera alla "Il Codice da Vinci" che si intravedevano dai trailer, nonché alcuni richiami a "Trinity Blood" (basti solo citare Thores Shibamoto, talentuosa illustratrice il cui nome le due serie di romanzi condividono), avevano stuzzicato i miei gusti e attirato la mia attenzione. Mi ci sono dunque approcciata con alte aspettative, sapevo che mi avrebbe interessata, e in effetti l'interesse non è mancato; peccato che da anime che, se le premesse fossero state sviluppate con una certa maturità, avrebbe potuto farsi prepotentemente largo tra i ranghi dei miei preferiti, l'opera si sia rivelata nulla di più del miglior guilty pleasure estivo dell'annata duemiladiciassette, fonte di perplessità e comicità involontaria come poche altre.
La storia ha per protagonisti Hiraga Josef Kou e Roberto Nicholas, due preti nonché agenti al servizio della segreteria vaticana, il cui compito è svolgere indagini per testare la supposta veridicità dei miracoli a loro denunciati: seguendo le indicazioni dell'arcivescovo Saul, i due si recheranno di volta in volta nelle località più disparate, restando coinvolti in situazioni talvolta molto rischiose.
Sin da qui, purtroppo, la serie non tarda a mostrare le proprie debolezze: i due agenti sono infatti abbastanza apatici nei loro discorsi, il loro carattere non viene approfondito, pertanto per lo spettatore risulta difficile empatizzare. Parecchie volte le loro frasi risultano meramente di circostanza, altre ancora invece sono tirate fuori dal nulla, facendoli artificiosamente progredire nelle indagini. Come se non bastasse, anche i luoghi ritratti sono estremamente stereotipati e, nei casi peggiori, totalmente inventati; avremo così un Messico presentatoci con l'abusatissima figura in sombrero, o una nazione africana a caso con i soliti riti tribali, le solite civiltà miserrime e arretrate e un surreale cielo dipinto copiando sfacciatamente lo stile di Vincent Van Gogh. Il meglio (o peggio, a seconda dei punti di vista) tuttavia l'ho colto in un caso ambientato in Italia, nel non meglio precisato paesino toscano di "Monte", con un'architettura e chierici che di italiano non hanno neanche una cellula, e che pertanto, per noi connazionali, sono decisamente un pugno nell'occhio. Ma a dire il vero, è la stessa Chiesa a essere stereotipata. L'autrice delle novel difatti non pare aver ricercato più di tanto il tema, e non a caso coglie e semina nella narrazione soltanto gli aspetti più immediatamente riconoscibili (e talvolta controversi) del culto cattolico: immacolate concezioni, sette sataniche, preti pedofili e vergini piangenti, senza ovviamente tralasciare il fascino dell'uniforme dei due chierici protagonisti. A volte, sermoni sull'amore di Dio si mescolano con frequenti ammiccamenti a sfondo sentimentale tra i due, o situazioni pericolose diventano il pretesto per inserire diversi cliché e momenti di fanservice ancor meno velati. Nell'ultimo episodio si ha poi il culmine di tutto ciò, con il tòpos del collegio esclusivamente maschile (cattolico e sfacciatamente copiato da "Kaze to Ki no Uta") e ragazzi imbevuti di un supposto amore per la conoscenza (o forse per qualcun altro...), che passano interi pomeriggi a disquisire sulla letteratura, ma i cui discorsi e atteggiamenti riportano alla mente scene di clampiana memoria. Quest'episodio inoltre rimette in luce il fratello minore di Hiraga, personaggio assai secondario abbozzato nel primo episodio e dimenticato per i successivi dieci, lasciando la serie con un finale tronco e senza nemmeno spiegare i motivi del principale antagonista della serie.
Ecco le ragioni per cui "Vatican Kiseki Chousakan" intrattiene sì, ma non per i motivi che avrei sperato: se si apprezzano certe ambientazioni e certi temi (come l'Italia e i curiosi riti della religione cattolica), si spera che un'opera li tratti il più possibile con i guanti di velluto. Invece "Vatican Miracle Examiner" è un anime finto dark, che si appoggia a un esotismo assai superficiale per qualsiasi cosa sappia di "straniero" agli occhi di un giapponese. E' una serie per cui avrei probabilmente stravisto, se avessi avuto dieci anni di meno, ma che ai miei vent'anni suonati non può che far sorridere per la sua sfacciataggine e superficialità. Ed è purtroppo la triste constatazione di come molti prodotti anime, al giorno d'oggi, non siano né più né meno parte di una campagna promozionale per le loro controparti scritte (non è un caso che nello stesso periodo della messa in onda le novel dominassero gli scaffali di tutte le principali catene di negozi a tema manga e anime in Giappone).
Stando al gioco, e chiudendo non uno, ma due occhi sui suoi grossi cliché, "Vatican Miracle Examiner" sa pure coinvolgere e strappa due risate per l'assurdità delle situazioni, nonostante non avesse questo intento. A conti fatti, questo è l'unico motivo che lo può salvare da un'insufficienza netta. Tuttavia, per chi sia alla ricerca di una serie innovativa e impegnata, che abbia un capo e una coda, consiglio di resistere alla tentazione, perché questo prodotto potrebbe rivelarsi... il diavolo!
La storia ha per protagonisti Hiraga Josef Kou e Roberto Nicholas, due preti nonché agenti al servizio della segreteria vaticana, il cui compito è svolgere indagini per testare la supposta veridicità dei miracoli a loro denunciati: seguendo le indicazioni dell'arcivescovo Saul, i due si recheranno di volta in volta nelle località più disparate, restando coinvolti in situazioni talvolta molto rischiose.
Sin da qui, purtroppo, la serie non tarda a mostrare le proprie debolezze: i due agenti sono infatti abbastanza apatici nei loro discorsi, il loro carattere non viene approfondito, pertanto per lo spettatore risulta difficile empatizzare. Parecchie volte le loro frasi risultano meramente di circostanza, altre ancora invece sono tirate fuori dal nulla, facendoli artificiosamente progredire nelle indagini. Come se non bastasse, anche i luoghi ritratti sono estremamente stereotipati e, nei casi peggiori, totalmente inventati; avremo così un Messico presentatoci con l'abusatissima figura in sombrero, o una nazione africana a caso con i soliti riti tribali, le solite civiltà miserrime e arretrate e un surreale cielo dipinto copiando sfacciatamente lo stile di Vincent Van Gogh. Il meglio (o peggio, a seconda dei punti di vista) tuttavia l'ho colto in un caso ambientato in Italia, nel non meglio precisato paesino toscano di "Monte", con un'architettura e chierici che di italiano non hanno neanche una cellula, e che pertanto, per noi connazionali, sono decisamente un pugno nell'occhio. Ma a dire il vero, è la stessa Chiesa a essere stereotipata. L'autrice delle novel difatti non pare aver ricercato più di tanto il tema, e non a caso coglie e semina nella narrazione soltanto gli aspetti più immediatamente riconoscibili (e talvolta controversi) del culto cattolico: immacolate concezioni, sette sataniche, preti pedofili e vergini piangenti, senza ovviamente tralasciare il fascino dell'uniforme dei due chierici protagonisti. A volte, sermoni sull'amore di Dio si mescolano con frequenti ammiccamenti a sfondo sentimentale tra i due, o situazioni pericolose diventano il pretesto per inserire diversi cliché e momenti di fanservice ancor meno velati. Nell'ultimo episodio si ha poi il culmine di tutto ciò, con il tòpos del collegio esclusivamente maschile (cattolico e sfacciatamente copiato da "Kaze to Ki no Uta") e ragazzi imbevuti di un supposto amore per la conoscenza (o forse per qualcun altro...), che passano interi pomeriggi a disquisire sulla letteratura, ma i cui discorsi e atteggiamenti riportano alla mente scene di clampiana memoria. Quest'episodio inoltre rimette in luce il fratello minore di Hiraga, personaggio assai secondario abbozzato nel primo episodio e dimenticato per i successivi dieci, lasciando la serie con un finale tronco e senza nemmeno spiegare i motivi del principale antagonista della serie.
Ecco le ragioni per cui "Vatican Kiseki Chousakan" intrattiene sì, ma non per i motivi che avrei sperato: se si apprezzano certe ambientazioni e certi temi (come l'Italia e i curiosi riti della religione cattolica), si spera che un'opera li tratti il più possibile con i guanti di velluto. Invece "Vatican Miracle Examiner" è un anime finto dark, che si appoggia a un esotismo assai superficiale per qualsiasi cosa sappia di "straniero" agli occhi di un giapponese. E' una serie per cui avrei probabilmente stravisto, se avessi avuto dieci anni di meno, ma che ai miei vent'anni suonati non può che far sorridere per la sua sfacciataggine e superficialità. Ed è purtroppo la triste constatazione di come molti prodotti anime, al giorno d'oggi, non siano né più né meno parte di una campagna promozionale per le loro controparti scritte (non è un caso che nello stesso periodo della messa in onda le novel dominassero gli scaffali di tutte le principali catene di negozi a tema manga e anime in Giappone).
Stando al gioco, e chiudendo non uno, ma due occhi sui suoi grossi cliché, "Vatican Miracle Examiner" sa pure coinvolgere e strappa due risate per l'assurdità delle situazioni, nonostante non avesse questo intento. A conti fatti, questo è l'unico motivo che lo può salvare da un'insufficienza netta. Tuttavia, per chi sia alla ricerca di una serie innovativa e impegnata, che abbia un capo e una coda, consiglio di resistere alla tentazione, perché questo prodotto potrebbe rivelarsi... il diavolo!
"Vatican Miracle Examiner" mi ha lasciata alquanto perplessa: l'idea di fondo è interessante e speravo in un buon giallo, ma non è così.
L'aspetto migliore è il comparto grafico: i disegni sono abbastanza accattivanti e le animazioni ben fatte. C'è un certo ritmo negli episodi che scorrono tutto sommato bene, e anche l'opening e l'ending mi sono piaciute, ma le note positive si chiudono qui.
I due personaggi principali, un po' improbabili ma simpatici, sono gli unici caratterizzati con un minimo di approfondimento: tutti gli altri rimangono solo abbozzati, anche Lauren Di Luca (che parrebbe essere un personaggio con buone potenzialità) e Ryota (il fratellino di Josef), nonostante a ciascuno di loro sia dedicata una puntata quasi monografica, non sono illustrati in modo convincente. Anche il "villain" Julia, che è presente in quasi metà della saga, non riesce ad emergere, e dire che con quei capelli bianchi ero più che disposta a farmi convincere!
La trama è veramente inconsistente: si affastellano troppi elementi in ogni puntata e le soluzioni sono quasi sempre banali e quasi sempre non convincono. Gli episodi migliori sono l'ottavo, in cui Roberto dà una bella spiegazione sulle "profezie", e l'undicesimo, in cui i salti logici sono meno evidenti rispetto al resto della serie (non scrivo di più per evitare spoiler).
L'effetto globale è quello di una certa "demenzialità" diffusa, ma, senza un indizio che quest'effetto sia volutamente ironico, più che divertente risulta banalmente "trash".
In conclusione: è un'opera che si può guardare se si amano i misteri pseudo-storici, ma, se non la si guarda, non si perde molto...
L'aspetto migliore è il comparto grafico: i disegni sono abbastanza accattivanti e le animazioni ben fatte. C'è un certo ritmo negli episodi che scorrono tutto sommato bene, e anche l'opening e l'ending mi sono piaciute, ma le note positive si chiudono qui.
I due personaggi principali, un po' improbabili ma simpatici, sono gli unici caratterizzati con un minimo di approfondimento: tutti gli altri rimangono solo abbozzati, anche Lauren Di Luca (che parrebbe essere un personaggio con buone potenzialità) e Ryota (il fratellino di Josef), nonostante a ciascuno di loro sia dedicata una puntata quasi monografica, non sono illustrati in modo convincente. Anche il "villain" Julia, che è presente in quasi metà della saga, non riesce ad emergere, e dire che con quei capelli bianchi ero più che disposta a farmi convincere!
La trama è veramente inconsistente: si affastellano troppi elementi in ogni puntata e le soluzioni sono quasi sempre banali e quasi sempre non convincono. Gli episodi migliori sono l'ottavo, in cui Roberto dà una bella spiegazione sulle "profezie", e l'undicesimo, in cui i salti logici sono meno evidenti rispetto al resto della serie (non scrivo di più per evitare spoiler).
L'effetto globale è quello di una certa "demenzialità" diffusa, ma, senza un indizio che quest'effetto sia volutamente ironico, più che divertente risulta banalmente "trash".
In conclusione: è un'opera che si può guardare se si amano i misteri pseudo-storici, ma, se non la si guarda, non si perde molto...
Non è facile recensire l'anime che parla delle avventure di padre Hiraga e di padre Robert.
I lati negativi di "Vatican Miracle Examiner" sono svariati, ma ci sono anche molte cose ben realizzate e interessanti. Se da una parte l'anime non annoia chi lo guarda, dall'altra bisogna dire che ogni episodio scorre con un ritmo fin troppo veloce: in ogni episodio succedono un'infinità di eventi e, spesso, per velocizzare il tutto, gli autori sono caduti in soluzioni assurde, al limite del trash molto spesso.
Per quanto riguarda la grafica, l'impianto sonoro e i dialoghi, chi ha realizzato quest'anime ha fatto un buonissimo lavoro, ma inciampa clamorosamente nella risoluzione dei vari misteri e nella psicologia dei personaggi secondari: questi ultimi sono del tutto lasciati al caso, magari vengono semplicemente introdotti per poi venire uccisi pochi minuti dopo. Se la caratterizzazione dei personaggi secondari è scadente, non si può assolutamente dire lo stesso dei due protagonisti e di Lauren, l'aiutante di padre Hiraga.
Per quanto intricato e interessante (ma non per questo privo di difetti evidenti) sia stato il primo caso, assolutamente banale e scontato è stato il secondo, mentre il terzo e ultimo caso presenta molti difetti, ma la soluzione finale del mistero è sicuramente più logica e non presenta cose troppo assurde.
La visione è stata piacevole, anche se spesso gli autori cascano in certe assurdità.
I lati negativi di "Vatican Miracle Examiner" sono svariati, ma ci sono anche molte cose ben realizzate e interessanti. Se da una parte l'anime non annoia chi lo guarda, dall'altra bisogna dire che ogni episodio scorre con un ritmo fin troppo veloce: in ogni episodio succedono un'infinità di eventi e, spesso, per velocizzare il tutto, gli autori sono caduti in soluzioni assurde, al limite del trash molto spesso.
Per quanto riguarda la grafica, l'impianto sonoro e i dialoghi, chi ha realizzato quest'anime ha fatto un buonissimo lavoro, ma inciampa clamorosamente nella risoluzione dei vari misteri e nella psicologia dei personaggi secondari: questi ultimi sono del tutto lasciati al caso, magari vengono semplicemente introdotti per poi venire uccisi pochi minuti dopo. Se la caratterizzazione dei personaggi secondari è scadente, non si può assolutamente dire lo stesso dei due protagonisti e di Lauren, l'aiutante di padre Hiraga.
Per quanto intricato e interessante (ma non per questo privo di difetti evidenti) sia stato il primo caso, assolutamente banale e scontato è stato il secondo, mentre il terzo e ultimo caso presenta molti difetti, ma la soluzione finale del mistero è sicuramente più logica e non presenta cose troppo assurde.
La visione è stata piacevole, anche se spesso gli autori cascano in certe assurdità.
Ho visto quest’anime fino alla fine solo per capire se effettivamente ci è o ci fa...
Se tra i generi ci fosse parodia, il voto sarebbe stato sicuramente diverso, ma, visto che viene presentato come un’opera thriller e di misteri, devo presupporre che debba prendere le vicende seriamente.
Il problema è proprio qui: quest’anime narra cose assurde prendendosi troppo sul serio; volendo usare un’espressione “moderna”, direi che la definizione più azzeccata è “trashata allucinante”!
Mi ero già preparata mentalmente dal primo episodio a una rivisitazione “fantasy” della religione cristiana, ma qui si è arrivati al grottesco: ovviamente per un giapponese senza uno studio adeguato è impossibile capire determinati aspetti di una cultura così estranea, ma dall’anime trapela un’idea della Chiesa di stampo oserei dire medievale, soprattutto sull’idea del demonio; per non parlare del centrifugato che si è fatto tra miracoli e dogmi vari.
I due protagonisti non sono malaccio, ma sono i preti più improponibili che abbia mai visto (sì, anche più improponibili di Don Matteo!). In dodici episodi se ne vedono davvero di ogni, c’è da rimanere parecchio stupiti; certe cose erano così assurde che ho riso come una pazza.
Ecco, se cercate un anime serio, lasciate perdere questo qui, non fatevi ingannare dalle atmosfere scure e dai cieli di Van Gogh (non si fanno mancare nemmeno quelli); se però vi divertono le cose trash, potrebbe essere un ottimo passatempo. Non è quindi un’opera che sconsiglio del tutto, ma non è assolutamente ciò che dovrebbe essere, pertanto il voto non può essere sufficiente.
Ero orientata sul 5, ma ho deciso di togliere un mezzo voto a causa dell’ultimo episodio: non è brutto, anzi è piuttosto carino, ma non c’entra niente con quanto visto undici episodi prima: in alcune scene sembrava più uno shonen ai strappa-lacrime che un anime sui miracoli, mah! Il punto è che rimangono aperte troppe questioni, in teoria è la fine della serie, ma è decisamente inconcludente; se fosse stato a metà della serie, sarebbe stato un episodio ben riuscito, ma come conclusione non ci sta affatto.
Voto: 4,5
Se tra i generi ci fosse parodia, il voto sarebbe stato sicuramente diverso, ma, visto che viene presentato come un’opera thriller e di misteri, devo presupporre che debba prendere le vicende seriamente.
Il problema è proprio qui: quest’anime narra cose assurde prendendosi troppo sul serio; volendo usare un’espressione “moderna”, direi che la definizione più azzeccata è “trashata allucinante”!
Mi ero già preparata mentalmente dal primo episodio a una rivisitazione “fantasy” della religione cristiana, ma qui si è arrivati al grottesco: ovviamente per un giapponese senza uno studio adeguato è impossibile capire determinati aspetti di una cultura così estranea, ma dall’anime trapela un’idea della Chiesa di stampo oserei dire medievale, soprattutto sull’idea del demonio; per non parlare del centrifugato che si è fatto tra miracoli e dogmi vari.
I due protagonisti non sono malaccio, ma sono i preti più improponibili che abbia mai visto (sì, anche più improponibili di Don Matteo!). In dodici episodi se ne vedono davvero di ogni, c’è da rimanere parecchio stupiti; certe cose erano così assurde che ho riso come una pazza.
Ecco, se cercate un anime serio, lasciate perdere questo qui, non fatevi ingannare dalle atmosfere scure e dai cieli di Van Gogh (non si fanno mancare nemmeno quelli); se però vi divertono le cose trash, potrebbe essere un ottimo passatempo. Non è quindi un’opera che sconsiglio del tutto, ma non è assolutamente ciò che dovrebbe essere, pertanto il voto non può essere sufficiente.
Ero orientata sul 5, ma ho deciso di togliere un mezzo voto a causa dell’ultimo episodio: non è brutto, anzi è piuttosto carino, ma non c’entra niente con quanto visto undici episodi prima: in alcune scene sembrava più uno shonen ai strappa-lacrime che un anime sui miracoli, mah! Il punto è che rimangono aperte troppe questioni, in teoria è la fine della serie, ma è decisamente inconcludente; se fosse stato a metà della serie, sarebbe stato un episodio ben riuscito, ma come conclusione non ci sta affatto.
Voto: 4,5