La strada per El Dorado
Un film grandioso e fenomenale, ricco di equivoci e di malintesi, furberie e improvvisazione. Questo è "La strada per El Dorado". Una commedia grandiosa e avventurosa che trasporta e ci fa immergere in un mondo grandioso e spassoso, e che al tempo stesso fa riflettere su come le cose sarebbero potute andare diversamente, se solo ci fossimo sforzati di comprendere altre civiltà all'apparenza distanti da noi, invece di distruggerle e annientarle.
La storia è veramente dinamica, ma presenta anche molti attimi e momenti caldi, intensi e intimi, umani e pieni di (in-)comprensione e/o preoccupazione, tristezza, amarezza e/o entusiasmo. Le ambientazioni sono fedeli e passano dalla grigia e austera Siviglia della cattolicissima Spagna all'Oceano Atlantico, fino alla rigogliosa giungla che nasconde l'accesso per la splendida, unica, splendente El Dorado, una città unica e fusa con la natura circostante. Un'iperbole magnifica e sensazionale, con tanto di canzoni grandiose che fanno da sfondo al viaggio dei nostri protagonisti, composte da niente poco di meno che Elton John in collaborazione con Hans Zimmer, Randy Newman e John Powell. La trama è un crescendo e un andante di situazioni e di momenti alterni, dove le emozioni e il pathos la fanno da padroni, dove i protagonisti si ritrovano a dover fare le cose più assurde e imprevedibili, pur di cavarsi d'impaccio.
I colori sono ben distribuiti e riflettono anche la personalità dei protagonisti, sia quelli positivi che quelli negativi.
Vi è più di una semplice questione di contatto tra civiltà, vi è innanzitutto il rapporto con la propria civiltà, la propria visione del mondo e ciò che si desidera al mondo e il prezzo da pagarne per averlo. Da qui la capacità di saper rinunciare a ciò che ci sta a cuore per qualcosa di molto più importante e che ci insegna che il vero valore non è l'oro, ma che il vero oro è sempre stato lì vicino accanto e/o a distanza, e che bisogna imparare ad aspettare e a pazientare, perché sarà lui o lei ad arrivare, e si rivelerà solo a coloro che sanno riconoscerlo, mentre coloro che non solo non lo riconoscono, ma non lo apprezzano, finiscono con il perdere tutto.
Diciamo che qui ciascuno dei personaggi incarna un certo ruolo e archetipo, parlando del discorso del confronto tra civiltà. Tullio rispecchia il lato più opportunista e conservatore, mentre Miguel incarna di più il lato progressista e curioso riguardo a ciò che non conosce. Chelo (pronunciato Cielo, quindi che richiama a un'idea e all'aspirazione alla libertà) rappresenta il desiderio di emanciparsi dalla propria civiltà e la linea di confine tra ciò che desidera la nostra mente egoista e il nostro cuore; Capo Tannabok rappresenta il capo disinvolto (all'apparenza), ma che sa essere risoluto e decisivo nel momento del bisogno; Tzekel-Kan (nome un po' fantasioso, ma comunque azzeccato) rappresenta invece purtroppo il punto debole di ogni civiltà, cioè la fede irrazionale e non ponderata, non analizzata, sintetizzata, approfondita e sottoposta a riflessione, confronto, unita al misticismo, alla magia nera e alla follia, pazzia unita al desiderio di voler dominare, controllare tutti. Cortez rappresenta infine il colonialista europeo desideroso di arricchirsi, e condivide con Tzekel-Kan l'aspetto della fede irrazionale in base a cui dovrebbe portare ordine in base a tale principio.
A mio avviso, per il tema trattato, "La strada per El Dorado" è molto pioneristico per gli standard della Dreamworks, e rappresenta il vero viaggio verso un nuovo modo di vedere il mondo. Complimenti.
La storia è veramente dinamica, ma presenta anche molti attimi e momenti caldi, intensi e intimi, umani e pieni di (in-)comprensione e/o preoccupazione, tristezza, amarezza e/o entusiasmo. Le ambientazioni sono fedeli e passano dalla grigia e austera Siviglia della cattolicissima Spagna all'Oceano Atlantico, fino alla rigogliosa giungla che nasconde l'accesso per la splendida, unica, splendente El Dorado, una città unica e fusa con la natura circostante. Un'iperbole magnifica e sensazionale, con tanto di canzoni grandiose che fanno da sfondo al viaggio dei nostri protagonisti, composte da niente poco di meno che Elton John in collaborazione con Hans Zimmer, Randy Newman e John Powell. La trama è un crescendo e un andante di situazioni e di momenti alterni, dove le emozioni e il pathos la fanno da padroni, dove i protagonisti si ritrovano a dover fare le cose più assurde e imprevedibili, pur di cavarsi d'impaccio.
I colori sono ben distribuiti e riflettono anche la personalità dei protagonisti, sia quelli positivi che quelli negativi.
Vi è più di una semplice questione di contatto tra civiltà, vi è innanzitutto il rapporto con la propria civiltà, la propria visione del mondo e ciò che si desidera al mondo e il prezzo da pagarne per averlo. Da qui la capacità di saper rinunciare a ciò che ci sta a cuore per qualcosa di molto più importante e che ci insegna che il vero valore non è l'oro, ma che il vero oro è sempre stato lì vicino accanto e/o a distanza, e che bisogna imparare ad aspettare e a pazientare, perché sarà lui o lei ad arrivare, e si rivelerà solo a coloro che sanno riconoscerlo, mentre coloro che non solo non lo riconoscono, ma non lo apprezzano, finiscono con il perdere tutto.
Diciamo che qui ciascuno dei personaggi incarna un certo ruolo e archetipo, parlando del discorso del confronto tra civiltà. Tullio rispecchia il lato più opportunista e conservatore, mentre Miguel incarna di più il lato progressista e curioso riguardo a ciò che non conosce. Chelo (pronunciato Cielo, quindi che richiama a un'idea e all'aspirazione alla libertà) rappresenta il desiderio di emanciparsi dalla propria civiltà e la linea di confine tra ciò che desidera la nostra mente egoista e il nostro cuore; Capo Tannabok rappresenta il capo disinvolto (all'apparenza), ma che sa essere risoluto e decisivo nel momento del bisogno; Tzekel-Kan (nome un po' fantasioso, ma comunque azzeccato) rappresenta invece purtroppo il punto debole di ogni civiltà, cioè la fede irrazionale e non ponderata, non analizzata, sintetizzata, approfondita e sottoposta a riflessione, confronto, unita al misticismo, alla magia nera e alla follia, pazzia unita al desiderio di voler dominare, controllare tutti. Cortez rappresenta infine il colonialista europeo desideroso di arricchirsi, e condivide con Tzekel-Kan l'aspetto della fede irrazionale in base a cui dovrebbe portare ordine in base a tale principio.
A mio avviso, per il tema trattato, "La strada per El Dorado" è molto pioneristico per gli standard della Dreamworks, e rappresenta il vero viaggio verso un nuovo modo di vedere il mondo. Complimenti.