Benvenuti al ballo
Prima o poi doveva capitare: scrivere una recensione su un anime appartentente al genere sportivo in cui lo sport descritto non appartiene a quelli classici quali calcio, basket, pallavolo, ecc. ma la danza sportiva...
Mi sono affrettato a vederlo perché la piattaforma streaming lo sta per togliere dal palinsesto e così mi sono "sciroppato" una "full immersion" in tre giorni abbastanza impegnativa in quanto "Welcome to the Ballroom" o "Ballroom e Youkuso" è composta da ben 24 episodi... Si tratta di una serie tratta dall’omonimo manga di Tomo Takeuchi, diretta da Yoshimi Itazu presso lo studio Production I.G. ed è stata resa disponibile nell'estate del 2017.
Il protagonista della storia è Tatara Fujita, uno studente che -in modo piuttosto "casuale"- scopre il mondo per il ballo da sala (inseguendo una compagna di scuola Shizuku Hanaoke fino ad una scuola di ballo) e, almeno inizialmente, la motivazione per la quale inizia a frequentare una scuola di ballo non sembra proprio ispirata alla passione e al sogno di diventare un ballerino... E già la premessa non è proprio delle più "profonde"...
Tralasciando l'incipit piuttosto superficiale e anche un po' forzato e in senso lato "stupido", Tatara matura la voglia di diventare un ballerino professionista ispirandosi da un lato al maestro della scuola Sengoku Kaname e aspirando a diventare partner di Shizuku... nelle situazioni che affronterà, tuttavia, non riuscirà nell'intento di conquistare Shizuku ma comunque nell'anime avrà due partner: Mako e Chinatsu che oltre ad essere due ragazze diametralmente opposte a livello caratteriale, rappresenteranno le due compagne che lo affiancheranno negli allenamenti e nelle gare di ballo che vengono rappresentate come delle vere e proprie sfide "all'ultimo sangue" per primeggiare...
E così nei 24 episodi Tatara si confronterà con un mondo a lui del tutto sconosciuto, in cui, soprattutto nei primi 11 episodi, dimostrerà a sprazzi un talento innato che lo faranno emergere in breve tempo nel modo del ballo sportivo. Ma il suo percorso di apprendimento costituirà anche l'occasione per conoscere se stesso, i suoi limiti e per maturare come persona e come ballerino sotto la solita guida di presunti "guru" che a turno prima lo "massacrano" e poi lo stimano per le sue qualità e il suo carattere.
Se il protagonista non sembra brillare per originalità in quanto rappresenta il classico cliché del ragazzo timido, insicuro, sensibile, educato e un po' ingenuo e tonto, ma dotato di un talento tutto da scoprire e di una determinazione "feroce", anche la storia non mi è parsa come uno dei punti di forza dell'anime.
Detto dell'incipit, la storia sembra essere divisa in due archi temporali ben delimitati: il primo dall'episodio 1 a 11 e poi un secondo dal 12 al 24. E in questi due archi narrativi Tatara viene presentato in modo leggermente "diverso". Nella prima parte sembra una sorta di "chosen one" e senza particolari allenamenti arriva ad una finale di gara di ballo dimostrando di essere comunque bravo e mettendo in difficoltà la coppia più forte, dimostrando di essere capace di far vincere la partner Mako.
Nella seconda, Tatara viene mostrato come molto più debole, come se nella prima parte avesse avuto solo fortuna e dovrà sudare parecchio per arrivare comunque all'apoteosi dell'episodio 24... nella solita trama stile giapponese che, sebbene dotati di talento, solo col duro lavoro si possono raggiungere i traguardi sperati.
Quindi una trama semplice, lineare con molti espedienti narrativi nel genere degli anime "spokon" che sanno di "déjà vu": il percorso di Tatara nel mondo della danza sportiva concentrandosi quasi esclusivamente su allenamenti e le gare alle quali partecipa.
Le gare (o meglio le sfide) ricevono as usual molto (troppo) spazio e il tutto, unitamente a molti e corposi flashback (e introspezioni psicologiche) che spiegano il passato dei personaggi, rende oltremodo pesante l'anime togliendo spazio sia allo sport del ballo in sé, sia allo sviluppo dei personaggi attraverso la loro vita quotidiana extra danza... Alla fine sembra che tutti coloro che appaiono nell'anime abbiano un unico chiodo fisso: il ballo. E sembrano vivere e comportarsi solo in relazione ad esso... Un po' riduttivo ma tipico degli anime sportivi...
Ma anche le scene di ballo vengono un po' a mio avviso sminuite nella loro essenza: uno sport così particolare, dinamico e di interazione tra i partner viene illustrato scene in cui il movimento è rappresentato con molte soggettive e fermi immagine sulle espressioni e molti intermezzi di introspezione sempre comunque legati al ballo... Nulla da obiettare invece sulla descrizione e spiegazione tecnica delle regole, dei passi, della postura, dei metodi di giudizio delle performance, ecc. Spesso nell'anime si spinge anche alla trattazione di concetti più astratti e complessi riferibili all'interazione tra i ballerini e il loro affiatamento... In generale ho comunque avuto l'impressione che gli aspetti "basici" del ballo siano trattati in modo fruibile e intuibile anche da chi, come me, non è un esperto.
Lato personaggi, accennato di Tatara e la della sua un po' scialba caratterizzazione se non nella sua evoluzione/maturazione tecnica, sembra che l'anime dia particolare risalto a quelli definibili come "secondari", vedi Kyoharu Hyodo, Mako Akagi e di suo fratello Gaju, Kugimiya Masami e, soprattutto, Chinatsu Hiyama che ha il pregio di far evolvere "artisticamente e sportivamente" Tatara (ma anche se stessa).
Dal punto di vista tecnico, la serie presenta un chara design molto particolare che esalta attraverso colli e arti molto lunghi (quasi sproporzionati) e silhouette armoniose e plastiche il movimento sinuoso e delle movenze dei ballerini nei vari passi e stili. Le animazioni sono comunque curate, anche se in alcuni frangenti non mi sono sembrate sempre all'altezza con qualche calo di qualità.
Anche dal punto di vista musicale non si possono muovere particolari osservazioni.
In conclusione, l'anime merita la visione (sempre che resti disponibile) e probabilmente al termine resterà anche la curiosità di vedere una eventuale seconda serie che nonostante il tempo trascorso dal 2017 potrebbe essere ancora messa in cantiere...
Mi sono affrettato a vederlo perché la piattaforma streaming lo sta per togliere dal palinsesto e così mi sono "sciroppato" una "full immersion" in tre giorni abbastanza impegnativa in quanto "Welcome to the Ballroom" o "Ballroom e Youkuso" è composta da ben 24 episodi... Si tratta di una serie tratta dall’omonimo manga di Tomo Takeuchi, diretta da Yoshimi Itazu presso lo studio Production I.G. ed è stata resa disponibile nell'estate del 2017.
Il protagonista della storia è Tatara Fujita, uno studente che -in modo piuttosto "casuale"- scopre il mondo per il ballo da sala (inseguendo una compagna di scuola Shizuku Hanaoke fino ad una scuola di ballo) e, almeno inizialmente, la motivazione per la quale inizia a frequentare una scuola di ballo non sembra proprio ispirata alla passione e al sogno di diventare un ballerino... E già la premessa non è proprio delle più "profonde"...
Tralasciando l'incipit piuttosto superficiale e anche un po' forzato e in senso lato "stupido", Tatara matura la voglia di diventare un ballerino professionista ispirandosi da un lato al maestro della scuola Sengoku Kaname e aspirando a diventare partner di Shizuku... nelle situazioni che affronterà, tuttavia, non riuscirà nell'intento di conquistare Shizuku ma comunque nell'anime avrà due partner: Mako e Chinatsu che oltre ad essere due ragazze diametralmente opposte a livello caratteriale, rappresenteranno le due compagne che lo affiancheranno negli allenamenti e nelle gare di ballo che vengono rappresentate come delle vere e proprie sfide "all'ultimo sangue" per primeggiare...
E così nei 24 episodi Tatara si confronterà con un mondo a lui del tutto sconosciuto, in cui, soprattutto nei primi 11 episodi, dimostrerà a sprazzi un talento innato che lo faranno emergere in breve tempo nel modo del ballo sportivo. Ma il suo percorso di apprendimento costituirà anche l'occasione per conoscere se stesso, i suoi limiti e per maturare come persona e come ballerino sotto la solita guida di presunti "guru" che a turno prima lo "massacrano" e poi lo stimano per le sue qualità e il suo carattere.
Se il protagonista non sembra brillare per originalità in quanto rappresenta il classico cliché del ragazzo timido, insicuro, sensibile, educato e un po' ingenuo e tonto, ma dotato di un talento tutto da scoprire e di una determinazione "feroce", anche la storia non mi è parsa come uno dei punti di forza dell'anime.
Detto dell'incipit, la storia sembra essere divisa in due archi temporali ben delimitati: il primo dall'episodio 1 a 11 e poi un secondo dal 12 al 24. E in questi due archi narrativi Tatara viene presentato in modo leggermente "diverso". Nella prima parte sembra una sorta di "chosen one" e senza particolari allenamenti arriva ad una finale di gara di ballo dimostrando di essere comunque bravo e mettendo in difficoltà la coppia più forte, dimostrando di essere capace di far vincere la partner Mako.
Nella seconda, Tatara viene mostrato come molto più debole, come se nella prima parte avesse avuto solo fortuna e dovrà sudare parecchio per arrivare comunque all'apoteosi dell'episodio 24... nella solita trama stile giapponese che, sebbene dotati di talento, solo col duro lavoro si possono raggiungere i traguardi sperati.
Quindi una trama semplice, lineare con molti espedienti narrativi nel genere degli anime "spokon" che sanno di "déjà vu": il percorso di Tatara nel mondo della danza sportiva concentrandosi quasi esclusivamente su allenamenti e le gare alle quali partecipa.
Le gare (o meglio le sfide) ricevono as usual molto (troppo) spazio e il tutto, unitamente a molti e corposi flashback (e introspezioni psicologiche) che spiegano il passato dei personaggi, rende oltremodo pesante l'anime togliendo spazio sia allo sport del ballo in sé, sia allo sviluppo dei personaggi attraverso la loro vita quotidiana extra danza... Alla fine sembra che tutti coloro che appaiono nell'anime abbiano un unico chiodo fisso: il ballo. E sembrano vivere e comportarsi solo in relazione ad esso... Un po' riduttivo ma tipico degli anime sportivi...
Ma anche le scene di ballo vengono un po' a mio avviso sminuite nella loro essenza: uno sport così particolare, dinamico e di interazione tra i partner viene illustrato scene in cui il movimento è rappresentato con molte soggettive e fermi immagine sulle espressioni e molti intermezzi di introspezione sempre comunque legati al ballo... Nulla da obiettare invece sulla descrizione e spiegazione tecnica delle regole, dei passi, della postura, dei metodi di giudizio delle performance, ecc. Spesso nell'anime si spinge anche alla trattazione di concetti più astratti e complessi riferibili all'interazione tra i ballerini e il loro affiatamento... In generale ho comunque avuto l'impressione che gli aspetti "basici" del ballo siano trattati in modo fruibile e intuibile anche da chi, come me, non è un esperto.
Lato personaggi, accennato di Tatara e la della sua un po' scialba caratterizzazione se non nella sua evoluzione/maturazione tecnica, sembra che l'anime dia particolare risalto a quelli definibili come "secondari", vedi Kyoharu Hyodo, Mako Akagi e di suo fratello Gaju, Kugimiya Masami e, soprattutto, Chinatsu Hiyama che ha il pregio di far evolvere "artisticamente e sportivamente" Tatara (ma anche se stessa).
Dal punto di vista tecnico, la serie presenta un chara design molto particolare che esalta attraverso colli e arti molto lunghi (quasi sproporzionati) e silhouette armoniose e plastiche il movimento sinuoso e delle movenze dei ballerini nei vari passi e stili. Le animazioni sono comunque curate, anche se in alcuni frangenti non mi sono sembrate sempre all'altezza con qualche calo di qualità.
Anche dal punto di vista musicale non si possono muovere particolari osservazioni.
In conclusione, l'anime merita la visione (sempre che resti disponibile) e probabilmente al termine resterà anche la curiosità di vedere una eventuale seconda serie che nonostante il tempo trascorso dal 2017 potrebbe essere ancora messa in cantiere...
Attenzione: la recensione contiene spoiler!
Quando si comincia a guardare uno spokon, un po' si sa che si finirà male. Si è ben consapevoli che se una cosa piace, allora volerà finendo con un bel rimpianto; se, al contrario, non è nelle corde, si finirà con grida e stridor di denti.
"Ballroom" racconta l’apprendistato nel mondo del ballo da sala di Tatara. Quando entra in questo coloratissimo, coreografico, universo, Tatara è un ragazzino indeciso, che percepisce solo esternamente l’incanto di un ballo in cui i protagonisti, al contrario di lui, sfavillano sulla pista. È un nuovo adepto, ma ha un potenziale che lo aiuta: ritengo sia l’intelligenza corporeo-cinestetica di gardneriana memoria. Inoltre la sua versatilità e la sua empatia verso le dame, lo rendono un perfetto cavaliere, anche se per manifestare al meglio i suoi talenti necessita, come ogni essere umano, di un rodaggio che comprende sviste (non troppo gravi), errori (passabili), tentativi (pochi) e dubbi madornali (tanti, tanti, tanti).
Il suo amore per il ballo si farà sempre più profondo e consapevole, tanto da spingerlo a cercare un lavoretto part-time per pagarsi le lezioni. La descrizione delle regole di questo mondo sportivo è affascinante per chi guarda da fuori ed è un ignorante assoluto per quanto concerne il ballo.
La serie è composta da due archi narrativi, ciascuno dei quali coincide con un nuovo step di maturità per il nostro Tatara. Le gare di ballo, all’inizio, mi sono parse coinvolgenti e ben partecipate, anche grazie ai commenti esterni ed interni, allargando il valore del ballo che va oltre la mera coreografia. Si sprecano metafore e immagini astratte, volte a dar più corpo alle sensazioni dei ballerini. Gli abiti sono però mal disegnati, raramente passabili e a volte al limite del nude look, ma tant'è; i colli sono molto lunghi, le braccia, due pertiche, i sorrisi inquietanti, il sudore piove a catinelle. Passato però il primo shock dei disegni del terrore, si può proseguire.
Nel primo arco Tatara, da iniziato al ballo da sala, si trova due sfidanti. E il suo talento di rendere il ballo puro ed entusiasmante, senza schemi né corse alla vittoria come unico fine, fa dubitare gli sfidanti ballerini sulla vera motivazione che li spinge, fin da bambini, ad aver calzato le scarpe da ballo. Dopo un primo momento di antagonismo negativo, lo scontro diventa costruttivo per poi creare rivalità fraterne. È un mondo troppo buonista per me, ma evidentemente fa parte della visione rosea del ballo come purezza e bellezza che quest’anime vuole trasmettere. È un arco molto carino, perché introduce, rende partecipi, fa fare il tipo per Tatara, sempre pronto a migliorarsi al costo di dover dare il meglio di sé anche sotto pressione,
Nel secondo arco Tatara sente che deve fare ancora un passo in più, ma gli manca una ballerina e qui le cose si fanno tediose. La sua futura dama ha un carattere forte e lui deve ancora capire come rispondere a se stesso e alla sua dama, deve comprendere cos'è davvero guidare sulla pista da ballo un’altra persona. Allo stesso tempo, la sua dama deve abdicare il ruolo da cavaliere che ricopriva prima di abbandonare il ballo e necessita di tempo e sfuriate per comprendere che deve essere capace di fidarsi di Tatara. Fin qui, direte, tutto bene. E invece no.
Ci si domanda con che coraggio questi due mal assortiti e spinti dalle circostanze ballino in un torneo vero, sbagliando, quasi scontrandosi lì lì, senza coordinamento, litigando furiosamente durante gli allenamenti, non capendosi proprio, per poi arrivare alla perfetta armonia durante la gara. Avete sentito bene, durante la gara. Fossi stata io l’allenatrice, non avrei rischiato il mio nome per un’impresa disperata dall'esito incredibilmente incerto (sic!) come questa.
Per concludere questa gara, ci vogliono almeno una decina di episodi, tra dubbi (inezie, signori, e pure fuori tempo), litigi (che ti fanno domandare che accipicchia ci facciano là, problematici come sono), commenti telefonati tra chi balla e soffre e il sapientone sugli spalti che descrive ai compagni di sedia, pure loro scafati nell'argomento (spuntano pure due giornalisti!), con una telepatia ammirevole, ciò che il nostro Tatara vede e sente. Occhio di falco o percezione extrasensoriale? Ai posteri (gli utenti coraggiosi capaci di guardarsi quest’anime dopo di me) l’ardua sentenza. Tra balli lunghi come brodi insipidi, effetti scenici esagerati, triboli mentali (inutili), flashback sulla vita dei nostri danzatori, questo arco narrativo scorre come un fiume melmoso in alvei stretti, inguardabile, indigeribile, fino ad un finale in cui promette altre, immense meraviglie, che no, grazie, ho capito, è una falsa partenza, poi si torna ai grumi di dubbi madornali etc etc...
Per quanto riguarda i rapporti umani, apriamo una parentesi pietosa: il ballo pare cosa vergognosa, se sia lui, sia la sua seconda dama, rifiutano di farne cenno alla famiglia. Inoltre criticabili sono i rapporti tra i due fratelli ballerini. Il fratello arriva a commenti infelici sulla sorellina e malgrado ciò lei vuole vincere la sfida per continuare a ballare con lui. C’è un po' di body shaming, qui dentro, con la scenetta mica tanto ilare della figlia del ballerino dell’amica della sua seconda dama (sbrogliate voi la matassa!) o con l’insegnante della prima scuola di ballo in cui Tatara apprende la danza che ha un fisico altalenante e i cui commenti o il cui stesso personaggio è là come una strana scenetta vivente. Vuol creare simpatia, ma i commenti in merito al suo fisico sono spiacevoli. Il fatto poi, di voler entrare a tutti i costi nella psicologia dei ballerini e scoprire che ad uno il ballo ormai non provoca che ribrezzo, ma eccolo là, pronto ad un’altra gara e una ancora.
L’anime si interrompe alla (fortunosa) vittoria del nostro, che si trova, finalmente, in totale accordo con la sua dama, accettando il fatto, entrambi che l’altro non si può comprendere e va bene, così, messa finita, andate in pace. L’idea, forse, era di arrivare ad un ennesimo torneo e vedere come contendenti la coppia dei fratelli, la sfidante e il suo cavaliere, diventato suo fraterno avversario e il nostro Tatara con la sua dama.
Le opening sono belle, ritmate, l’ending è bella musicale. Il chara design lascia a desiderare.
La prima parte ancora ancora si guardava, al seconda, da quanto avete evinto dal mio commento, è stata un supplizio e ha demolito tutta la buona impressione che avevo sviluppato sulla prima parte. Appunto per questo, visti i voti molto positivi e i commenti entusiastici agli episodi, consiglio quest’anime agli amanti degli spokon, ma se già si sa di non esserlo, non sprecateci tempo.
Quando si comincia a guardare uno spokon, un po' si sa che si finirà male. Si è ben consapevoli che se una cosa piace, allora volerà finendo con un bel rimpianto; se, al contrario, non è nelle corde, si finirà con grida e stridor di denti.
"Ballroom" racconta l’apprendistato nel mondo del ballo da sala di Tatara. Quando entra in questo coloratissimo, coreografico, universo, Tatara è un ragazzino indeciso, che percepisce solo esternamente l’incanto di un ballo in cui i protagonisti, al contrario di lui, sfavillano sulla pista. È un nuovo adepto, ma ha un potenziale che lo aiuta: ritengo sia l’intelligenza corporeo-cinestetica di gardneriana memoria. Inoltre la sua versatilità e la sua empatia verso le dame, lo rendono un perfetto cavaliere, anche se per manifestare al meglio i suoi talenti necessita, come ogni essere umano, di un rodaggio che comprende sviste (non troppo gravi), errori (passabili), tentativi (pochi) e dubbi madornali (tanti, tanti, tanti).
Il suo amore per il ballo si farà sempre più profondo e consapevole, tanto da spingerlo a cercare un lavoretto part-time per pagarsi le lezioni. La descrizione delle regole di questo mondo sportivo è affascinante per chi guarda da fuori ed è un ignorante assoluto per quanto concerne il ballo.
La serie è composta da due archi narrativi, ciascuno dei quali coincide con un nuovo step di maturità per il nostro Tatara. Le gare di ballo, all’inizio, mi sono parse coinvolgenti e ben partecipate, anche grazie ai commenti esterni ed interni, allargando il valore del ballo che va oltre la mera coreografia. Si sprecano metafore e immagini astratte, volte a dar più corpo alle sensazioni dei ballerini. Gli abiti sono però mal disegnati, raramente passabili e a volte al limite del nude look, ma tant'è; i colli sono molto lunghi, le braccia, due pertiche, i sorrisi inquietanti, il sudore piove a catinelle. Passato però il primo shock dei disegni del terrore, si può proseguire.
Nel primo arco Tatara, da iniziato al ballo da sala, si trova due sfidanti. E il suo talento di rendere il ballo puro ed entusiasmante, senza schemi né corse alla vittoria come unico fine, fa dubitare gli sfidanti ballerini sulla vera motivazione che li spinge, fin da bambini, ad aver calzato le scarpe da ballo. Dopo un primo momento di antagonismo negativo, lo scontro diventa costruttivo per poi creare rivalità fraterne. È un mondo troppo buonista per me, ma evidentemente fa parte della visione rosea del ballo come purezza e bellezza che quest’anime vuole trasmettere. È un arco molto carino, perché introduce, rende partecipi, fa fare il tipo per Tatara, sempre pronto a migliorarsi al costo di dover dare il meglio di sé anche sotto pressione,
Nel secondo arco Tatara sente che deve fare ancora un passo in più, ma gli manca una ballerina e qui le cose si fanno tediose. La sua futura dama ha un carattere forte e lui deve ancora capire come rispondere a se stesso e alla sua dama, deve comprendere cos'è davvero guidare sulla pista da ballo un’altra persona. Allo stesso tempo, la sua dama deve abdicare il ruolo da cavaliere che ricopriva prima di abbandonare il ballo e necessita di tempo e sfuriate per comprendere che deve essere capace di fidarsi di Tatara. Fin qui, direte, tutto bene. E invece no.
Ci si domanda con che coraggio questi due mal assortiti e spinti dalle circostanze ballino in un torneo vero, sbagliando, quasi scontrandosi lì lì, senza coordinamento, litigando furiosamente durante gli allenamenti, non capendosi proprio, per poi arrivare alla perfetta armonia durante la gara. Avete sentito bene, durante la gara. Fossi stata io l’allenatrice, non avrei rischiato il mio nome per un’impresa disperata dall'esito incredibilmente incerto (sic!) come questa.
Per concludere questa gara, ci vogliono almeno una decina di episodi, tra dubbi (inezie, signori, e pure fuori tempo), litigi (che ti fanno domandare che accipicchia ci facciano là, problematici come sono), commenti telefonati tra chi balla e soffre e il sapientone sugli spalti che descrive ai compagni di sedia, pure loro scafati nell'argomento (spuntano pure due giornalisti!), con una telepatia ammirevole, ciò che il nostro Tatara vede e sente. Occhio di falco o percezione extrasensoriale? Ai posteri (gli utenti coraggiosi capaci di guardarsi quest’anime dopo di me) l’ardua sentenza. Tra balli lunghi come brodi insipidi, effetti scenici esagerati, triboli mentali (inutili), flashback sulla vita dei nostri danzatori, questo arco narrativo scorre come un fiume melmoso in alvei stretti, inguardabile, indigeribile, fino ad un finale in cui promette altre, immense meraviglie, che no, grazie, ho capito, è una falsa partenza, poi si torna ai grumi di dubbi madornali etc etc...
Per quanto riguarda i rapporti umani, apriamo una parentesi pietosa: il ballo pare cosa vergognosa, se sia lui, sia la sua seconda dama, rifiutano di farne cenno alla famiglia. Inoltre criticabili sono i rapporti tra i due fratelli ballerini. Il fratello arriva a commenti infelici sulla sorellina e malgrado ciò lei vuole vincere la sfida per continuare a ballare con lui. C’è un po' di body shaming, qui dentro, con la scenetta mica tanto ilare della figlia del ballerino dell’amica della sua seconda dama (sbrogliate voi la matassa!) o con l’insegnante della prima scuola di ballo in cui Tatara apprende la danza che ha un fisico altalenante e i cui commenti o il cui stesso personaggio è là come una strana scenetta vivente. Vuol creare simpatia, ma i commenti in merito al suo fisico sono spiacevoli. Il fatto poi, di voler entrare a tutti i costi nella psicologia dei ballerini e scoprire che ad uno il ballo ormai non provoca che ribrezzo, ma eccolo là, pronto ad un’altra gara e una ancora.
L’anime si interrompe alla (fortunosa) vittoria del nostro, che si trova, finalmente, in totale accordo con la sua dama, accettando il fatto, entrambi che l’altro non si può comprendere e va bene, così, messa finita, andate in pace. L’idea, forse, era di arrivare ad un ennesimo torneo e vedere come contendenti la coppia dei fratelli, la sfidante e il suo cavaliere, diventato suo fraterno avversario e il nostro Tatara con la sua dama.
Le opening sono belle, ritmate, l’ending è bella musicale. Il chara design lascia a desiderare.
La prima parte ancora ancora si guardava, al seconda, da quanto avete evinto dal mio commento, è stata un supplizio e ha demolito tutta la buona impressione che avevo sviluppato sulla prima parte. Appunto per questo, visti i voti molto positivi e i commenti entusiastici agli episodi, consiglio quest’anime agli amanti degli spokon, ma se già si sa di non esserlo, non sprecateci tempo.
La mia sensazione è che si tratti di un anime che, bene o male, merita attenzione: la sua storia appassiona lo spettatore, cosa non di poco conto. L'evoluzione del protagonista principale si segue con molta attenzione e si finisce immancabilmente per tifare per lui. Bellissimi anche tutti i vari personaggi di contorno che sono in prima battuta i suoi rivali, ma che subito dopo diventano suoi amici e mentori.
Essendo un anime che parla di danza le musiche non potevano essere trascurate ed infatti sono belle, spaziano dal classico al moderno.
Un paio di pecche riguardano il ritmo della storia che nel secondo arco narrativo diventa frammentario con continue interruzioni per far conoscere allo spettatore la storia personale dei vari personaggi coinvolti; non che non si possa fare, ma nelle battute finali spezzare il ritmo è molto rischioso. La seconda pecca è la mancata opportunità sfruttata dall'animazione dei balli sostanzialmente troppo statici e molto spesso ripetitivi.
Comunque sia il prodotto è buono con possibilità di essere perfezionato nella seconda stagione (che spero ci sia). Consigliato
Essendo un anime che parla di danza le musiche non potevano essere trascurate ed infatti sono belle, spaziano dal classico al moderno.
Un paio di pecche riguardano il ritmo della storia che nel secondo arco narrativo diventa frammentario con continue interruzioni per far conoscere allo spettatore la storia personale dei vari personaggi coinvolti; non che non si possa fare, ma nelle battute finali spezzare il ritmo è molto rischioso. La seconda pecca è la mancata opportunità sfruttata dall'animazione dei balli sostanzialmente troppo statici e molto spesso ripetitivi.
Comunque sia il prodotto è buono con possibilità di essere perfezionato nella seconda stagione (che spero ci sia). Consigliato
Partiamo subito dal fatto che se una serie, sportiva come in questo caso ma che poteva trattare qualsiasi altro genere, riesce a farti appassionare completamente al tema di cui tratta, beh penso che abbia raggiunto il suo scopo, rendendola quindi un prodotto che merita sicuramente attenzione.
Iniziamo con la trama che ridotta all'osso posso riassumere così: Tatara Fujita è un ragazzo delle medie che si ritrova per puro caso davanti ad una scuola di ballo, e da quel momento in lui scatta qualcosa che lo convince ad entrare in quel mondo.
La serie prende fin da subito complice anche il fatto che il protagonista, riprendendo qualche cliché, risulta ovviamente inesperto, direi estraneo, al mondo del ballo ma che ogni tanto riesce con un guizzo a fare delle cose indubbiamente notevoli per un novizio quale è. Una capacità che lo contraddistingue è quella di imparare molto rapidamente le sequenze di passi che compongono un ballo, tant'è che a lui basta osservare anche una sola volta gli altri per poterle assimilare.
Un punto a favore di questa serie è sicuramente il design dei personaggi, molto riuscito, anche rispetto al tipo di anime in questione. Interessanti le animazioni dei balli che in un primo momento possono stranire ma col passare degli episodi ci si abitua e non ci si fa nemmeno più caso, anzi, risultano sempre più coinvolgenti.
Quindi, tirando le somme, Ballroom e Yōkoso è un anime che consiglio sicuramente in quanto riesce a darti veramente tante emozioni, ovviamente niente di trascendentale che se non guardi allora ti perdi chissà cosa, però nel suo piccolo riesce a trasmettere qualcosa, anche grazie al fatto che al protagonista non va sempre tutto bene e che quindi riesci in qualche modo ad empatizzare maggiormente. Spero vivamente che prima o poi esca una seconda stagione, anche vedendo come si conclude questa.
Iniziamo con la trama che ridotta all'osso posso riassumere così: Tatara Fujita è un ragazzo delle medie che si ritrova per puro caso davanti ad una scuola di ballo, e da quel momento in lui scatta qualcosa che lo convince ad entrare in quel mondo.
La serie prende fin da subito complice anche il fatto che il protagonista, riprendendo qualche cliché, risulta ovviamente inesperto, direi estraneo, al mondo del ballo ma che ogni tanto riesce con un guizzo a fare delle cose indubbiamente notevoli per un novizio quale è. Una capacità che lo contraddistingue è quella di imparare molto rapidamente le sequenze di passi che compongono un ballo, tant'è che a lui basta osservare anche una sola volta gli altri per poterle assimilare.
Un punto a favore di questa serie è sicuramente il design dei personaggi, molto riuscito, anche rispetto al tipo di anime in questione. Interessanti le animazioni dei balli che in un primo momento possono stranire ma col passare degli episodi ci si abitua e non ci si fa nemmeno più caso, anzi, risultano sempre più coinvolgenti.
Quindi, tirando le somme, Ballroom e Yōkoso è un anime che consiglio sicuramente in quanto riesce a darti veramente tante emozioni, ovviamente niente di trascendentale che se non guardi allora ti perdi chissà cosa, però nel suo piccolo riesce a trasmettere qualcosa, anche grazie al fatto che al protagonista non va sempre tutto bene e che quindi riesci in qualche modo ad empatizzare maggiormente. Spero vivamente che prima o poi esca una seconda stagione, anche vedendo come si conclude questa.
"Ballroom e yokoso" è uno di quegli anime tanto belli che anche non piacendoti lo sport trattato e tanto meno conoscendolo, riesce a farlo diventare di un'attrattiva immensa.
Il protagonista sarà anche il solito cliché del ragazzo timido, imbranato e con un dissidio interiore di non rimanere nella mediocrità pur non avendo una dote che lo possa elevare sugli altri, ma in questo contesto è tutt'altro che poco azzeccato, anzi ne diventa un motivo di vanto perchè la sua determinazione e fiducia in se stesso crescono molto omogeneamente al percorso che segue, non facendolo diventare il classico ragazzo "fenomeno sul palco e sfigato nella vita reale". Con la presa di consapevolezza dei suoi mezzi, pur rimanendo sempre una figura con un carisma non eccezionale, sarebbe fuori luogo il contrario, riesce a trasmettere la sua crescita personale e l'ardore dei suoi sentimenti nell'aver trovato la scintilla che gli ha cambiato le prospettive.
Ottimi i personaggi secondari, davvero ben riusciti, mai banali e soprattutto quasi perfetti se accostati al protagonista. In oltre, la comparsa di alcuni di essi, con una cadenza corretta, eleva l'interesse verso la prosieguo della storia e crea l'effetto colpo di scena che onestamente, per l'arco temporale descritto in questa stagione, stonerebbe pure un po'; non ce n'è bisogno.
Anche se non siete appassionati del ballo da sala o non conoscete neppure quali balli corrispondano alla categoria standard, non fatevi fermare dal contesto in cui l'opera fiorisce, perchè la vostra conoscenza sull'argomento crescerà di pari passo con l'apprendimento del protagonista, senza lasciare punti interrogativi sul lato tecnico/sportivo in questione.
In conclusione, guardatelo perchè ne rimarrete piacevolmente colpiti.
Il protagonista sarà anche il solito cliché del ragazzo timido, imbranato e con un dissidio interiore di non rimanere nella mediocrità pur non avendo una dote che lo possa elevare sugli altri, ma in questo contesto è tutt'altro che poco azzeccato, anzi ne diventa un motivo di vanto perchè la sua determinazione e fiducia in se stesso crescono molto omogeneamente al percorso che segue, non facendolo diventare il classico ragazzo "fenomeno sul palco e sfigato nella vita reale". Con la presa di consapevolezza dei suoi mezzi, pur rimanendo sempre una figura con un carisma non eccezionale, sarebbe fuori luogo il contrario, riesce a trasmettere la sua crescita personale e l'ardore dei suoi sentimenti nell'aver trovato la scintilla che gli ha cambiato le prospettive.
Ottimi i personaggi secondari, davvero ben riusciti, mai banali e soprattutto quasi perfetti se accostati al protagonista. In oltre, la comparsa di alcuni di essi, con una cadenza corretta, eleva l'interesse verso la prosieguo della storia e crea l'effetto colpo di scena che onestamente, per l'arco temporale descritto in questa stagione, stonerebbe pure un po'; non ce n'è bisogno.
Anche se non siete appassionati del ballo da sala o non conoscete neppure quali balli corrispondano alla categoria standard, non fatevi fermare dal contesto in cui l'opera fiorisce, perchè la vostra conoscenza sull'argomento crescerà di pari passo con l'apprendimento del protagonista, senza lasciare punti interrogativi sul lato tecnico/sportivo in questione.
In conclusione, guardatelo perchè ne rimarrete piacevolmente colpiti.
Anime scoperto quasi per caso (non seguo per nulla gli anime sportivi), attirata dal titolo 'Ballroom e yokoso' ho iniziato a seguirlo perché sono un'amante del ballo da sala, dunque mi intrigava la tematica della danza sportiva, credo una singolarità inusuale nel panorama degli anime di tale genere.
Mai avrei pensato di poterlo dire, ma sono bastati pochi episodi iniziali a conquistarmi completamente; presa dall'entusiasmo ho divorato la serie in brevissimo tempo (24 puntate, dunque neppure troppo breve); non saprei dire quanto i cliché del genere siano più o meno sfruttati, resta il fatto che storia, personaggi, dinamiche e sviluppo della trama, mi sono piaciuti moltissimo e alcune situazioni sono anche molto divertenti.
I personaggi sono tutti memorabili e ottimamente caratterizzati, ad iniziare dall'insicuro protagonista, Tatara Fujita, un ragazzino che non pare avere particolari attitudini o ambizioni, non sa che fare della sua vita e praticamente per caso, si scopre interessato e poi appassionato di danza sportiva grazie all'incontro fortuito con un maestro e ballerino di tale disciplina Kaname Sengoko, campione di fama internazionale, esuberante e carismatico, e una bellissima talentuosa coetanea già avvezza alle gare amatoriali, Shiruku Hanaoka, partner in coppia con un altro fuori classe, Kiyoharu Hyodo, prima rivale e poi amico di Tatara, ragazzo misterioso e un po' ermetico, ma indubbiamente affascinante.
Non si può fare a meno di provare profonda simpatia per il goffo (almeno all'inizio), ma entusiasta protagonista che mette il cuore e la grande volontà nelle sue iniziali performance, imparando abbastanza in fretta le basi della danza, che ha occhi vivaci per vedere e copiare i passi anche più difficili da quelli più bravi di lui, ma non l’esperienza per affrontare l’agonismo e il suo reale significato di fatica e sacrificio, che scoprirà col tempo e perseveranza.
La serie si divide in due parti, due archi narrativi abbastanza distinti e solo apparentemente discordanti; in realtà, credo che si sia voluto sottolineare la maturazione e la crescita del personaggio, che inizialmente prende la cosa quasi come un gioco, credendo che sia facile, ma col tempo acquista consapevolezza di sé stesso e del suo livello rispetto ad altri ballerini ben più allenati di lui e con anni di gare ed esperienza alle spalle, come i due fratelli Mako e Gaju Akagi, coppia con qualche problema di sintonia che temporaneamente si divide a formare coppie di ballo diverse, e Mako si troverà a ballare proprio con Tatara in un torneo, più accondiscendente del fratello verso di lei.
La seconda parte è quella dove si inizia davvero a fare sul serio; vengono fuori i veri problemi, l’inesperienza stessa di Tatara ha il suo peso e il suo limite, il protagonista cambia partner e si trova a ballare con Chinatsu Hiyama, ragazza che ha già un’ esperienza di ballo alle spalle, ma con un temperamento tutt'altro che docile, abituata a fare il cavaliere più che la dama e poco disposta a fidarsi di un cavaliere che non sa guidare con decisione la sua dama, e saranno accesi conflitti tra i due, finché non arriveranno a trovare il giusto equilibrio che li porterà a raggiungere l’obbiettivo.
Un rapporto il loro, certamente in divenire.
Se devo trovare un piccolo neo, quello che manca spesso in serie di questo genere, è una sbirciata nella vita dei protagonisti al di fuori dell'ambito sportivo, in questo caso il ballo, ma qui ci sono degli interessanti flashback sul passato di alcuni personaggi; comunque Tatara ha una normale vita da liceale e un padre a cui non ha raccontato nulla della sua passione.
Ora veniamo alla grafica, che richiama quella del manga come ho avuto modo di vedere da qualche tavola in internet; mi è piaciuta molto, anche se all'inizio l’esasperazione delle linee dei corpi dei ballerini mi dava una sensazione straniante, ma ci si abitua in fretta; il realtà l’esasperazione dei corpi, delle linee arcuate e allungate, rende bene l’idea di dinamismo o staticità che vuole suggerire nei passi di danza, nelle figure del valzer, tango, slowfox ecc. … le figure hanno il loro fascino e danno quell'idea di bellezza e sensualità che vogliono suggerire come nel ballo latino americano ad esempio. Belli gli sfondi, molto curati anche i dettagli, ho trovato buona la colonna sonora.
Il manga mi pare che sia ancora in corso (non mi sembra sia stato pubblicato in italiano, ma sarebbe bello poterlo leggere), dunque anche la serie resta aperta ad un possibile proseguimento, perché non tutte le dinamiche dei percorsi dei vari protagonisti sono risolte, prima fra tutte la sfida tra Tatara e la bella rivale Hiyama. Una serie che merita di essere vista e apprezzata, davvero una ventata originale e fresca nel panorama anime sportivo, e personalmente, spero anche in una seconda serie che chiuda il cerchio.
Voto 8 tendente al 9
Mai avrei pensato di poterlo dire, ma sono bastati pochi episodi iniziali a conquistarmi completamente; presa dall'entusiasmo ho divorato la serie in brevissimo tempo (24 puntate, dunque neppure troppo breve); non saprei dire quanto i cliché del genere siano più o meno sfruttati, resta il fatto che storia, personaggi, dinamiche e sviluppo della trama, mi sono piaciuti moltissimo e alcune situazioni sono anche molto divertenti.
I personaggi sono tutti memorabili e ottimamente caratterizzati, ad iniziare dall'insicuro protagonista, Tatara Fujita, un ragazzino che non pare avere particolari attitudini o ambizioni, non sa che fare della sua vita e praticamente per caso, si scopre interessato e poi appassionato di danza sportiva grazie all'incontro fortuito con un maestro e ballerino di tale disciplina Kaname Sengoko, campione di fama internazionale, esuberante e carismatico, e una bellissima talentuosa coetanea già avvezza alle gare amatoriali, Shiruku Hanaoka, partner in coppia con un altro fuori classe, Kiyoharu Hyodo, prima rivale e poi amico di Tatara, ragazzo misterioso e un po' ermetico, ma indubbiamente affascinante.
Non si può fare a meno di provare profonda simpatia per il goffo (almeno all'inizio), ma entusiasta protagonista che mette il cuore e la grande volontà nelle sue iniziali performance, imparando abbastanza in fretta le basi della danza, che ha occhi vivaci per vedere e copiare i passi anche più difficili da quelli più bravi di lui, ma non l’esperienza per affrontare l’agonismo e il suo reale significato di fatica e sacrificio, che scoprirà col tempo e perseveranza.
La serie si divide in due parti, due archi narrativi abbastanza distinti e solo apparentemente discordanti; in realtà, credo che si sia voluto sottolineare la maturazione e la crescita del personaggio, che inizialmente prende la cosa quasi come un gioco, credendo che sia facile, ma col tempo acquista consapevolezza di sé stesso e del suo livello rispetto ad altri ballerini ben più allenati di lui e con anni di gare ed esperienza alle spalle, come i due fratelli Mako e Gaju Akagi, coppia con qualche problema di sintonia che temporaneamente si divide a formare coppie di ballo diverse, e Mako si troverà a ballare proprio con Tatara in un torneo, più accondiscendente del fratello verso di lei.
La seconda parte è quella dove si inizia davvero a fare sul serio; vengono fuori i veri problemi, l’inesperienza stessa di Tatara ha il suo peso e il suo limite, il protagonista cambia partner e si trova a ballare con Chinatsu Hiyama, ragazza che ha già un’ esperienza di ballo alle spalle, ma con un temperamento tutt'altro che docile, abituata a fare il cavaliere più che la dama e poco disposta a fidarsi di un cavaliere che non sa guidare con decisione la sua dama, e saranno accesi conflitti tra i due, finché non arriveranno a trovare il giusto equilibrio che li porterà a raggiungere l’obbiettivo.
Un rapporto il loro, certamente in divenire.
Se devo trovare un piccolo neo, quello che manca spesso in serie di questo genere, è una sbirciata nella vita dei protagonisti al di fuori dell'ambito sportivo, in questo caso il ballo, ma qui ci sono degli interessanti flashback sul passato di alcuni personaggi; comunque Tatara ha una normale vita da liceale e un padre a cui non ha raccontato nulla della sua passione.
Ora veniamo alla grafica, che richiama quella del manga come ho avuto modo di vedere da qualche tavola in internet; mi è piaciuta molto, anche se all'inizio l’esasperazione delle linee dei corpi dei ballerini mi dava una sensazione straniante, ma ci si abitua in fretta; il realtà l’esasperazione dei corpi, delle linee arcuate e allungate, rende bene l’idea di dinamismo o staticità che vuole suggerire nei passi di danza, nelle figure del valzer, tango, slowfox ecc. … le figure hanno il loro fascino e danno quell'idea di bellezza e sensualità che vogliono suggerire come nel ballo latino americano ad esempio. Belli gli sfondi, molto curati anche i dettagli, ho trovato buona la colonna sonora.
Il manga mi pare che sia ancora in corso (non mi sembra sia stato pubblicato in italiano, ma sarebbe bello poterlo leggere), dunque anche la serie resta aperta ad un possibile proseguimento, perché non tutte le dinamiche dei percorsi dei vari protagonisti sono risolte, prima fra tutte la sfida tra Tatara e la bella rivale Hiyama. Una serie che merita di essere vista e apprezzata, davvero una ventata originale e fresca nel panorama anime sportivo, e personalmente, spero anche in una seconda serie che chiuda il cerchio.
Voto 8 tendente al 9
"Ballroom e Youkoso" (Welcome to the Ballroom) è un anime di ventiquattro episodi andato in onda dal luglio al dicembre del 2017.
La storia, che vede come protagonista Fujita Tatara, si può dividere in due archi.
Il primo, racconta di come, in modo assolutamente casuale, Tatara, all'ultimo anno delle medie e senza particolari aspirazioni, venga in contatto con il mondo della danza e del suo iniziale esitante approccio al ballo competitivo da sala.
Il ragazzo conoscerà molti personaggi diversi, primo fra tutti Sengoku, ballerino professionista, che gli farà inizialmente da insegnante e rimarrà sempre un modello da seguire per il protagonista. Vengono poi presentati anche ragazzi dell’età di Tatara come Shizuku e Kiyoharu, i campioni della categoria amatoriale, e Mako e Gaju, due fratelli dai caratteri molto diversi che faticano a lavorare insieme come coppia sulla pista da ballo.
Nel secondo arco, Tatara è al primo anno delle superiori ed è deciso a fare della danza la sua vita, ma, per poter competere, ha bisogno di un partner, che trova in Hiyama Chinatsu, per gli amici Chi-chan, una ragazza che ha già esperienza nella danza competitiva ma che aveva deciso di abbandonare, senza però mai riuscire veramente a negare la sua passione.
Il rapporto fra Tatara e Chinatsu domina questa seconda parte dell’anime. I due infatti hanno sconti molto intensi dovuti alla mancanza di fiducia in se stesso di lui e l’incapacità di fidarsi di lei, scontri non solo verbali ma che vengono espressi con la loro danza, burrascosa e imprevedibile all'inizio, ma che piano piano si raffina e trova un equilibrio tutto suo.
Tatara, nonostante ad inizio serie sia il solito fessacchiotto con un’inesistente fiducia in se stesso, non risulta insopportabile, anzi. È consapevole dei propri limiti e lavora sodo per superarli.
Il percorso di evoluzione di Tatara è anche abbastanza realistico. Non si scopre genio incompreso, più bravo di chiunque altro dal primo episodio, ma deve lavorare duramente per arrivare, a fine serie, alla linea di partenza.
Il personaggio non si evolve solo dal lato fisico ma anche mentale. La sua iniziale insicurezza, il suo inconscio e costante affidarsi alla sua partner per evitare di prendere l’iniziativa ed essere un vero leader, viene spazzata via dopo il suo incontro/scontro con Chinatsu, che non tollera minimamente questo atteggiamento e glielo comunica senza mezze misure.
Per quanto riguarda il comparto tecnico, questo è stato sicuramente molto curato. A partire dalle musiche, con un soundtrack ricco di canzoni con vari ritmi per diversi stili di ballo e con due opening e due ending tutte coinvolgenti e di alto livello.
Il chara design rispetta molto quello del manga: le figure longilinee e i corpi snelli con colli, braccia e gambe lunghe sono volte ad enfatizzare la bellezza dei ballerini e funzionano benissimo durante le sequenze di ballo, dinamiche e animate perfettamente, ponendo enfasi sul movimento dei corpi della coppia.
In generale, è stata una serie molto piacevole da seguire, con personaggi interessanti e con personalità ben delineate, sicuramente non esente da difetti, ma che rappresenta una ventata di aria fresca in un mondo di spokon caratterizzato prevalentemente da calcio, basket e baseball.
Lo consiglio anche a chi magari non è particolarmente interessato alla danza, qui infatti viene tratta come uno sport, con tutta la competizione, lacrime e sudore che ne conseguono.
Riassumendolo in una frase o meno: "Ballando con le stelle toglite che mi fai ombra."
La storia, che vede come protagonista Fujita Tatara, si può dividere in due archi.
Il primo, racconta di come, in modo assolutamente casuale, Tatara, all'ultimo anno delle medie e senza particolari aspirazioni, venga in contatto con il mondo della danza e del suo iniziale esitante approccio al ballo competitivo da sala.
Il ragazzo conoscerà molti personaggi diversi, primo fra tutti Sengoku, ballerino professionista, che gli farà inizialmente da insegnante e rimarrà sempre un modello da seguire per il protagonista. Vengono poi presentati anche ragazzi dell’età di Tatara come Shizuku e Kiyoharu, i campioni della categoria amatoriale, e Mako e Gaju, due fratelli dai caratteri molto diversi che faticano a lavorare insieme come coppia sulla pista da ballo.
Nel secondo arco, Tatara è al primo anno delle superiori ed è deciso a fare della danza la sua vita, ma, per poter competere, ha bisogno di un partner, che trova in Hiyama Chinatsu, per gli amici Chi-chan, una ragazza che ha già esperienza nella danza competitiva ma che aveva deciso di abbandonare, senza però mai riuscire veramente a negare la sua passione.
Il rapporto fra Tatara e Chinatsu domina questa seconda parte dell’anime. I due infatti hanno sconti molto intensi dovuti alla mancanza di fiducia in se stesso di lui e l’incapacità di fidarsi di lei, scontri non solo verbali ma che vengono espressi con la loro danza, burrascosa e imprevedibile all'inizio, ma che piano piano si raffina e trova un equilibrio tutto suo.
Tatara, nonostante ad inizio serie sia il solito fessacchiotto con un’inesistente fiducia in se stesso, non risulta insopportabile, anzi. È consapevole dei propri limiti e lavora sodo per superarli.
Il percorso di evoluzione di Tatara è anche abbastanza realistico. Non si scopre genio incompreso, più bravo di chiunque altro dal primo episodio, ma deve lavorare duramente per arrivare, a fine serie, alla linea di partenza.
Il personaggio non si evolve solo dal lato fisico ma anche mentale. La sua iniziale insicurezza, il suo inconscio e costante affidarsi alla sua partner per evitare di prendere l’iniziativa ed essere un vero leader, viene spazzata via dopo il suo incontro/scontro con Chinatsu, che non tollera minimamente questo atteggiamento e glielo comunica senza mezze misure.
Per quanto riguarda il comparto tecnico, questo è stato sicuramente molto curato. A partire dalle musiche, con un soundtrack ricco di canzoni con vari ritmi per diversi stili di ballo e con due opening e due ending tutte coinvolgenti e di alto livello.
Il chara design rispetta molto quello del manga: le figure longilinee e i corpi snelli con colli, braccia e gambe lunghe sono volte ad enfatizzare la bellezza dei ballerini e funzionano benissimo durante le sequenze di ballo, dinamiche e animate perfettamente, ponendo enfasi sul movimento dei corpi della coppia.
In generale, è stata una serie molto piacevole da seguire, con personaggi interessanti e con personalità ben delineate, sicuramente non esente da difetti, ma che rappresenta una ventata di aria fresca in un mondo di spokon caratterizzato prevalentemente da calcio, basket e baseball.
Lo consiglio anche a chi magari non è particolarmente interessato alla danza, qui infatti viene tratta come uno sport, con tutta la competizione, lacrime e sudore che ne conseguono.
Riassumendolo in una frase o meno: "Ballando con le stelle toglite che mi fai ombra."
Sicuramente a “Ballroom e Yokoso” vanno dati due meriti: mi ha fatto appassionare alla danza sportiva, io che sono completamente refrattario al ballo in ogni sua guisa, e ha catturato così tanto la mia attenzione da farmi recuperare il manga da cui l’anime è tratto, che è ancora in corso di pubblicazione, fino all’ultimo capitolo disponibile al momento in cui scrivo. A visione conclusa della serie che qui recensisco debbo dire di essermene in parte pentito avendo riscontrato un giudizio abbastanza diverso tra prima e seconda parte della storia e anche alcune scelte di trasposizione dell’anime che non ho condiviso appieno, se non apertamente osteggiato. Ma andiamo con ordine: “Ballroom e Yokoso” ("Welcome to the Ballroom" il titolo internazionale) è un anime in 24 episodi iniziato nella calda stagione estiva 2017, diretta trasposizione dell’omonimo manga di Tomo Takeuchi serializzato dal 2011 sul Monthly Shōnen Magazine di Kodansha.
La trama della serie richiama immediatamente il genere dello spokon: protagonista è il quindicenne Fujita Tatara, archetipo dell’immancabile protagonista maschile mediocre e imbranato di cui ormai l’animazione giapponese è stracolma. Alle soglie del diploma di scuola media il nostro Tatara è assolutamente inconsapevole di cosa voglia fare nella vita: non ha interessi particolari, non ha talenti particolari né tantomeno ha scelto quale istituto superiore frequentare nonostante l’insistenza del suo insegnante. Schiacciato da queste aspettative si illude di poter trovare un’anima affine in una sua collega studente rimproverata, guarda caso, insieme a lui nello stesso momento perché non ha ancora deciso a quale scuola superiore iscriversi. Incuriosito da questa ragazza misteriosa Tatara finisce per seguirla quasi ‘inconsapevolmente’ ritrovandosi così a finire, dopo traversie varie, in una scuola di danza dove scopre l’amara verità: la ragazza si chiama Shizuku Hanaoka ed è da anni una danzatrice sportiva giunta ormai alle soglie del professionismo e se non aveva ancora pianificato il suo futuro è solo perché era indecisa se andare o no all’estero a migliorarsi come ballerina. Ma non tutto il male viene per nuocere per il buon Tatara; Shizuku non sarà infatti caratterialmente simile a lui ma lo affascina talmente tanto da invogliarlo a provare a ballare anche lui con la spinta definitiva che gli viene data da Kaname Sengoku, co-proprietario della scuola di ballo ma, soprattutto, il miglior ballerino di danza sportiva giapponese, l’unico in grado di rivaleggiare con i migliori ballerini stranieri al mondo. Saranno proprio le gesta di Sengoku a spingere Tatara a provare a ballare per la prima volta scoprendo una passione e una voglia di impegnarsi in un’attività che non aveva mai provato in vita sua e che diventerà, come facilmente immaginabile, il suo principale scopo nella vita con la speranza di ricucire con i suoi sforzi e il suo talento nascosto quel gap decennale che lo separa da Shizuku e dagli altri ballerini suoi amici e compagni che lo affiancheranno nella sua avventura.
Dato quest’incipit la storia di “Ballroom e Yokoso” è divisibile grossomodo in due parti principali: la prima presenta i personaggi principali nei quali rientrano, oltre ai già citati Tatara, Shizuku e Sengoku, Hyodo Kyoharu (partner di Shizuku e miglior ballerino giovanile giapponese, una sorta di musa/rivale per il protagonista Tatara) e i fratelli Gaju e Mako Akagi (coetaneo di Tatara lui, ballerino esperto nel genere latino, più piccola di un anno lei, sorella di Gaju amante dello standard invece); in questa parte di storia Tatara si troverà ad apprendere i rudimenti della danza sportiva partendo appunto dallo standard (categoria che comprende valzer inglese, tango, valzer viennese, slowfox e quick step) e finirà coinvolto in una disputa tra i quattro ragazzi ballerini che ha conosciuto finendo per far coppia per la prima volta in gare ufficiali con Mako Akagi in una sfida diretta contro Gaju e Shizuku con l’obiettivo di impedire ai due di diventare coppia fissa nel mondo della danza. La seconda parte della storia invece accantona i quattro ragazzi lanciati ormai nelle competizioni annuali organizzate dalla federazione di danza giapponese per concentrarsi su Tatara, i suoi immani sforzi per raggiungere il loro livello e introduce il personaggio di Chinatsu Hiyama, focosa ballerina dal carattere forte e ribelle che diventerà la partner fissa di Tatara instaurando con lui un rapporto difficile e conflittuale.
Ed è proprio qui che sorgono i dubbi sulle scelta fatte dalla produzione dell’anime, che rispecchiano quelle dell’autrice del manga alla fine, sull’andamento della trama di “Ballroom e Yokoso”:
La prima parte di storia infatti mi è sembrata travolgente, il carisma e la caratterizzazione di personaggi come Sengoku, Shizuku o Hyodo ti conquistano in un attimo aprendoti le porte dell’universo del ballo da sala e in questo frangente è facile immedesimarsi nel protagonista che si butta anima e corpo in quest’attività ottenendo anche risultati positivi che non ti aspetteresti. La seconda parte della storia prende tutte queste premesse, le accartoccia con cura, e le butta letteralmente nel cestino: Sengoku sparisce pian piano risucchiato dai suoi impegni professionali, i quattro ragazzi che tanto avevano affascinato Tatara, e conquistato lo spettatore, riprendono la loro vita sportiva che si dimostra a un livello enormemente più alto di quanto possa fare il protagonista e proprio quest’ultimo, che tanto bene aveva fatto, che era stato capace di sostituire in una competizione ufficiale Hyodo senza che nessuno se ne accorgesse, che aveva partecipato a un torneo amatoriale raggiungendone la finale dopo pochi mesi di pratica della danza, si dimostra all’improvviso quello che sarebbe dovuto essere dall’inizio, un incapace! Non riesce a trovare una partner, non riesce a ballare tutti gli stili di danza che il ruolo prevede ma, soprattutto, non riesce a ricoprire il ruolo di cavaliere, meglio ancora non riesce a capire come dovrebbe comportarsi un cavaliere rispetto a una dama quando devono ballare insieme. Sono scelte che mi hanno lasciato interdetto, quasi come se avessi visto due serie diverse senza rendermene conto, e non aiuta l’introduzione di un personaggio come Chinatsu che caratterialmente è sicuramente interessante col suo orgoglio e la sua passione ardente per la danza ma che fatica enormemente a interagire con Tatara raggiungendo un equilibrio dopo tanti, tanti e tanti tentativi che lo spettatore dell’anime/lettore del manga non si aspetta di vedere a quel punto della serie ma casomai all’inizio della stessa. Queste scelte hanno secondo me ridotto un potenziale che poteva essere gestito meglio, ancora di più nell’anime perché, come ho detto all’inizio, il travolgente incipit della serie mi era piaciuto talmente tanto da cominciare a leggere il manga ma averlo fatto mi ha portato a notare, purtroppo, come l’anime abbia adattato diversamente più di una parte del manga e se in alcuni casi il cambio è indolore e/o impercettibile (parliamo comunque di personaggi cancellati proprio, pur se poco importanti) in altri casi produce un effetto molto significativo e non in senso positivo, soprattutto nell’episodio che più mi ha trasmesso questa sensazione e che riguarda l’incontro, dopo mesi di assenza, di Tatara con una meravigliosa Shizuku; nel manga quella scena è, oltre che disegnata benissimo, emotivamente travolgente nella sua semplicità, basta uno sguardo, un sorriso accennato per commuovere Tatara e il lettore in un pianto non di felicità o sollievo ma di frustrazione perché la Shizuku che appare in quel momento, bella è perfetta, sembra irraggiungibile in tutti i sensi, sia come ballerina che come semplice ragazza. Nell’anime i due si incontrano con l’enfasi che avrebbero incontrandosi ogni giorno alla fermata dell’autobus, via le lacrime, via i disegni coinvolgenti, via ogni riflessione emotiva del protagonista, un’occasione sprecata per esaltare uno dei pochi momenti della seconda parte di storia che ho trovato estremamente interessanti e che pende a sfavore sulla bilancia nel giudizio complessivo da riservare alla serie animata.
Che quantomeno può difendersi tranquillamente dal punto di vista tecnico: lo studio Production I.G. infatti, che si è occupato della realizzazione dell’anime, ha fatto un ottimo lavoro nell’adattare tecnicamente questa storia dal fumetto all’animazione cogliendo i punti salienti da esaltare, partendo dal particolarissimo character design fino alle animazioni necessarie a rendere credibili le tante scene di ballo che il manga può far intuire ma certamente non mostrare nella sua interezza. Il character design opera di Takahiro Kishida è, come dicevo sopra, molto particolare: i personaggi sono alti, snelli, longilinei, i contorni del viso sono rigidi, squadrati e il fisico è molto curato nei dettagli anatomici con alcune parti del corpo disegnate appositamente più lunghe del normale come braccia, gambe e collo, tutte scelte che ricalcano il tratto originale della Takeuchi e che sono fatte per esaltare sia il lavoro che fa la danza nella crescita del corpo di chi la pratica da sempre sia l’effetto coreografico che ne deriva quando una coppia di ballerini prestanti si esibisce sulla pista da ballo; sicuramente questo stile grafico può avere un impatto straniante all’inizio considerando la sua unicità ma proprio questo lo rende, a parer mio, un punto di forza della serie oltre che una peculiarità a cui ci si fa facilmente l’abitudine dopo qualche episodio. Questi personaggi si muovono con scioltezza in un'ambientazione molto curata, soprattutto nei dettagli delle sale e dei palazzetti adibiti alle competizioni, con animazioni ben realizzate che esaltano le coreografie studiate a tavolino e colpiscono l’occhio di chi guarda a cui può essere mossa solo la critica di non essere tanto numerose quanto il contesto richiederebbe, nel senso che per le sequenze più significative non ci sono problemi ma quando la scena ballata si prolunga è facile anche vedere animazioni riciclate o parti più statiche, soprattutto quando ci si sofferma sui pensieri e le riflessioni dei personaggi, che stonano un po’ con la visione d’insieme, ma sono dettagli che non inficiano comunque né il risultato finale né la vista dell’opera che appare piacevole e coinvolgente. Non altrettanto entusiasta posso dirmi della colonna sonora invece, non perchè sia brutta o inadatta, chiariamo, ma semplicemente non mi ha colpito come mi immaginavo potesse fare considerando che questo è un anime che parla di ballo, arte legata indissolubilmente alla musica; il lavoro di Yuki Hayashi non regge il confronto con le (poche) tracce strumentali di brani occidentali abbastanza famosi utilizzate (una su tutti, ‘Sing sing sing’ di Louis Prima, brano icona dello swing e degli anni ’30 del ‘900) ma non è neanche così mediocre da passare inascoltato, diciamo che tra disegno, animazioni, regia e varie è la componente che mi ha impressionato in maniera minore. Ma dove non sono arrivate le OST ci sono riuscite le sigle della serie meritevoli di un piccolo approfondimento a parte perché davvero per musica e video le ho trovate non solo bellissime ma tra le migliori dell’intero anno di trasmissione.
Le due opening sono opera della stessa rock band, gli Unison Square Garden, la prima si intitola “10% roll, 10% romance”, la seconda “Invisible sensation” ed entrambe sono un esempio di opening riuscite in senso pieno, non solo un’introduzione alla serie che ci si accinge a guardare quindi ma anche un assaggio dei contenuti della stessa presentato in modo accattivante nelle scelte registiche, di disegno, animazione e colori. In “10% roll, 10% romance” infatti è percepibile l’emozione che vuole trasmettere la prima parte di storia, cioè la felicità; i personaggi sono presentati uno dopo l’altro in atteggiamento tranquillo o intenti a divertirsi mentre ballano, i colori usati sono chiari, sgargianti, mentre un rock leggero incalza in un crescendo continuo che culmina in animazioni danzanti molto scenografiche dove tutto, dall’illuminazione agli abiti delle dame, contribuisce ad attirare l’attenzione dello spettatore. “Invisible sensation”, se possibile, riesce ancora meglio ad esprimere le sensazioni che vivranno i personaggi in quell’arco di storia riassumibili in una sola parola che è: fatica! Se la danza all’inizio sembrava un paese dei balocchi infatti, dove tutto è bello e tutti si divertono, in questa seconda parte della serie ci verrà mostrato invece tutto l’impegno e gli sforzi che comporta il raggiungimento di uno specifico livello di abilità per praticarla. Protagonisti assoluti di questa seconda opening sono Tatara e Chinatsu impegnati in continui e sfiancanti allenamenti che vengono ben rappresentati da una sequenza, volutamente esagerata, dove i due si allenano nonostante una pioggia incessante, metafora dei problemi che i ragazzo affronteranno, gli impedisca di svolgere al meglio la loro routine; i colori usati stavolta sono scuri, pesanti, l’atmosfera generale ha perso quella leggerezza che si respirava nella prima opening, la musica segue tutto questo con un ritmo più intenso della precedente mentre un meraviglioso gioco di inquadrature all’inizio e alla fine si concentra sui volti dei due protagonisti vicinissimi uno di fronte all’altro, volti che non si scambiano sorrisi di circostanza bensì sguardi bellicosi di sfida carichi di tensione. In definitiva posso davvero dire che già solo guardare le due opening è il miglior incentivo per decidere di dare una possibilità a “Ballroom e Yokoso”; e dove non arrivano le opening potrebbero finanche farlo le ending. Anche quest’ultime infatti, entrambe eseguite dalla cantante Mikako Komatsu, sono riuscitissime nonostante non abbiano, ma è giusto così, quel carico emotivo e musicalmente potente delle opening. La prima si intitola “Maybe the next waltz” e l’ho adorata dal primo ascolto per i suoi richiami ‘disneyani’: non solo per la musica, una melodia rilassante accompagnata da una voce pulita e affascinante, ma anche per i suoi disegni soffusi ed evocativi con animazioni molto semplici che perlopiù si riducevano alla silhouette del personaggio più importante dell’episodio che ballava da sola, un insieme che complice l’argomento dell’anime e l’atmosfera festosa mi avevano ricordato Belle mentre balla con la Bestia nel salone delle feste del celeberrimo film, un ricordo d’infanzia che adoro e che di conseguenza mi ha fatto piacere immediatamente questa ending. La seconda, intitolata “Swing heart direction”, non ha prodotto per forza di cose le stesse sensazioni essendo costruita in modo più ‘classico’ ma ciò non la rende meno meritevole di attenzione, anche qui la voce rassicurante della Komatsu ci accompagna su un pop semplice dal ritmo più vivace dell’ending precedente con un video incentrato sempre su Tatara e Chinatsu che gioca sulle profonde differenze caratteriali tra i due e i loro goffi tentativi di ridurle per avvicinarsi e migliorare un’intesa che nella serie fatica molto a decollare.
In chiusura dell’analisi del comparto sonoro vale la pena citare anche il buon doppiaggio giapponese della serie, un cast ben assortito e in sintonia coi personaggi che contribuisce a caratterizzarli al meglio grazie a interpretazioni convincenti in tutti i doppiatori, dal veterano Toshiyuki Morikawa che dà voce e anima al poliedrico e imprevedibile Sengoku fino al quasi esordiente Shinba Tsuchiya che doppia Tatara con un tono pacato e quasi infantile che ben si confà con la personalità insicura ma anche curiosa e facilmente influenzabile del protagonista.
Come racchiudere, dunque, in un giudizio finale questa serie, è una domanda che mi sono fatto in sede di stesura di questa (troppo, ne convengo e chiedo venia) lunga recensione più di una volta e alla quale è stato difficile rispondere perché “Ballroom e Yokoso” mi ha fatto vivere davvero sensazioni molto diverse durante i suoi mesi di trasmissione, dovessi giudicarla per i primi undici episodi il voto sarebbe vicino al dieci onestamente, parliamo di una storia coinvolgente, ben scritta, con personaggi carismatici, un tema originale, disegnata e realizzata magnificamente, un’opera che vale sicuramente la pena vedere, tutte cose che, escluso il lato tecnico che mantiene sempre un livello medio-alto, non ho rivisto con gli stessi pregi nel ciclo di episodi successivi per i motivi che già ho espresso sopra e che non starò a ripetere; questo, unito ad alcune scelte di adattamento rispetto al manga che non ho apprezzato in minima o in larga parte, compreso un finale originale che prova a chiudere la vicenda in modo un po’ retorico, raffazzonato e in contrasto con quanto visto nella serie fino a quel momento, mi portano ad abbassare il voto che riservo alla serie che tuttavia non deve fuorviare eccessivamente chi si accinge a vederla perché un giudizio personale non cancella il fatto che "Ballroom e Yokoso", preso da solo, sia un anime interessante e trascinante che non mancherà di appassionare chi apprezza il genere sportivo, le storie di crescita e miglioramento o ama il ballo da sala e che per il tema non molto battuto che tratta, unito al disegno altrettanto singolare, merita assolutamente di avere una possibilità anche da parte di chi apprezza storie diverse o non è proprio avvezzo alla visione di anime in generale.
La trama della serie richiama immediatamente il genere dello spokon: protagonista è il quindicenne Fujita Tatara, archetipo dell’immancabile protagonista maschile mediocre e imbranato di cui ormai l’animazione giapponese è stracolma. Alle soglie del diploma di scuola media il nostro Tatara è assolutamente inconsapevole di cosa voglia fare nella vita: non ha interessi particolari, non ha talenti particolari né tantomeno ha scelto quale istituto superiore frequentare nonostante l’insistenza del suo insegnante. Schiacciato da queste aspettative si illude di poter trovare un’anima affine in una sua collega studente rimproverata, guarda caso, insieme a lui nello stesso momento perché non ha ancora deciso a quale scuola superiore iscriversi. Incuriosito da questa ragazza misteriosa Tatara finisce per seguirla quasi ‘inconsapevolmente’ ritrovandosi così a finire, dopo traversie varie, in una scuola di danza dove scopre l’amara verità: la ragazza si chiama Shizuku Hanaoka ed è da anni una danzatrice sportiva giunta ormai alle soglie del professionismo e se non aveva ancora pianificato il suo futuro è solo perché era indecisa se andare o no all’estero a migliorarsi come ballerina. Ma non tutto il male viene per nuocere per il buon Tatara; Shizuku non sarà infatti caratterialmente simile a lui ma lo affascina talmente tanto da invogliarlo a provare a ballare anche lui con la spinta definitiva che gli viene data da Kaname Sengoku, co-proprietario della scuola di ballo ma, soprattutto, il miglior ballerino di danza sportiva giapponese, l’unico in grado di rivaleggiare con i migliori ballerini stranieri al mondo. Saranno proprio le gesta di Sengoku a spingere Tatara a provare a ballare per la prima volta scoprendo una passione e una voglia di impegnarsi in un’attività che non aveva mai provato in vita sua e che diventerà, come facilmente immaginabile, il suo principale scopo nella vita con la speranza di ricucire con i suoi sforzi e il suo talento nascosto quel gap decennale che lo separa da Shizuku e dagli altri ballerini suoi amici e compagni che lo affiancheranno nella sua avventura.
Dato quest’incipit la storia di “Ballroom e Yokoso” è divisibile grossomodo in due parti principali: la prima presenta i personaggi principali nei quali rientrano, oltre ai già citati Tatara, Shizuku e Sengoku, Hyodo Kyoharu (partner di Shizuku e miglior ballerino giovanile giapponese, una sorta di musa/rivale per il protagonista Tatara) e i fratelli Gaju e Mako Akagi (coetaneo di Tatara lui, ballerino esperto nel genere latino, più piccola di un anno lei, sorella di Gaju amante dello standard invece); in questa parte di storia Tatara si troverà ad apprendere i rudimenti della danza sportiva partendo appunto dallo standard (categoria che comprende valzer inglese, tango, valzer viennese, slowfox e quick step) e finirà coinvolto in una disputa tra i quattro ragazzi ballerini che ha conosciuto finendo per far coppia per la prima volta in gare ufficiali con Mako Akagi in una sfida diretta contro Gaju e Shizuku con l’obiettivo di impedire ai due di diventare coppia fissa nel mondo della danza. La seconda parte della storia invece accantona i quattro ragazzi lanciati ormai nelle competizioni annuali organizzate dalla federazione di danza giapponese per concentrarsi su Tatara, i suoi immani sforzi per raggiungere il loro livello e introduce il personaggio di Chinatsu Hiyama, focosa ballerina dal carattere forte e ribelle che diventerà la partner fissa di Tatara instaurando con lui un rapporto difficile e conflittuale.
Ed è proprio qui che sorgono i dubbi sulle scelta fatte dalla produzione dell’anime, che rispecchiano quelle dell’autrice del manga alla fine, sull’andamento della trama di “Ballroom e Yokoso”:
La prima parte di storia infatti mi è sembrata travolgente, il carisma e la caratterizzazione di personaggi come Sengoku, Shizuku o Hyodo ti conquistano in un attimo aprendoti le porte dell’universo del ballo da sala e in questo frangente è facile immedesimarsi nel protagonista che si butta anima e corpo in quest’attività ottenendo anche risultati positivi che non ti aspetteresti. La seconda parte della storia prende tutte queste premesse, le accartoccia con cura, e le butta letteralmente nel cestino: Sengoku sparisce pian piano risucchiato dai suoi impegni professionali, i quattro ragazzi che tanto avevano affascinato Tatara, e conquistato lo spettatore, riprendono la loro vita sportiva che si dimostra a un livello enormemente più alto di quanto possa fare il protagonista e proprio quest’ultimo, che tanto bene aveva fatto, che era stato capace di sostituire in una competizione ufficiale Hyodo senza che nessuno se ne accorgesse, che aveva partecipato a un torneo amatoriale raggiungendone la finale dopo pochi mesi di pratica della danza, si dimostra all’improvviso quello che sarebbe dovuto essere dall’inizio, un incapace! Non riesce a trovare una partner, non riesce a ballare tutti gli stili di danza che il ruolo prevede ma, soprattutto, non riesce a ricoprire il ruolo di cavaliere, meglio ancora non riesce a capire come dovrebbe comportarsi un cavaliere rispetto a una dama quando devono ballare insieme. Sono scelte che mi hanno lasciato interdetto, quasi come se avessi visto due serie diverse senza rendermene conto, e non aiuta l’introduzione di un personaggio come Chinatsu che caratterialmente è sicuramente interessante col suo orgoglio e la sua passione ardente per la danza ma che fatica enormemente a interagire con Tatara raggiungendo un equilibrio dopo tanti, tanti e tanti tentativi che lo spettatore dell’anime/lettore del manga non si aspetta di vedere a quel punto della serie ma casomai all’inizio della stessa. Queste scelte hanno secondo me ridotto un potenziale che poteva essere gestito meglio, ancora di più nell’anime perché, come ho detto all’inizio, il travolgente incipit della serie mi era piaciuto talmente tanto da cominciare a leggere il manga ma averlo fatto mi ha portato a notare, purtroppo, come l’anime abbia adattato diversamente più di una parte del manga e se in alcuni casi il cambio è indolore e/o impercettibile (parliamo comunque di personaggi cancellati proprio, pur se poco importanti) in altri casi produce un effetto molto significativo e non in senso positivo, soprattutto nell’episodio che più mi ha trasmesso questa sensazione e che riguarda l’incontro, dopo mesi di assenza, di Tatara con una meravigliosa Shizuku; nel manga quella scena è, oltre che disegnata benissimo, emotivamente travolgente nella sua semplicità, basta uno sguardo, un sorriso accennato per commuovere Tatara e il lettore in un pianto non di felicità o sollievo ma di frustrazione perché la Shizuku che appare in quel momento, bella è perfetta, sembra irraggiungibile in tutti i sensi, sia come ballerina che come semplice ragazza. Nell’anime i due si incontrano con l’enfasi che avrebbero incontrandosi ogni giorno alla fermata dell’autobus, via le lacrime, via i disegni coinvolgenti, via ogni riflessione emotiva del protagonista, un’occasione sprecata per esaltare uno dei pochi momenti della seconda parte di storia che ho trovato estremamente interessanti e che pende a sfavore sulla bilancia nel giudizio complessivo da riservare alla serie animata.
Che quantomeno può difendersi tranquillamente dal punto di vista tecnico: lo studio Production I.G. infatti, che si è occupato della realizzazione dell’anime, ha fatto un ottimo lavoro nell’adattare tecnicamente questa storia dal fumetto all’animazione cogliendo i punti salienti da esaltare, partendo dal particolarissimo character design fino alle animazioni necessarie a rendere credibili le tante scene di ballo che il manga può far intuire ma certamente non mostrare nella sua interezza. Il character design opera di Takahiro Kishida è, come dicevo sopra, molto particolare: i personaggi sono alti, snelli, longilinei, i contorni del viso sono rigidi, squadrati e il fisico è molto curato nei dettagli anatomici con alcune parti del corpo disegnate appositamente più lunghe del normale come braccia, gambe e collo, tutte scelte che ricalcano il tratto originale della Takeuchi e che sono fatte per esaltare sia il lavoro che fa la danza nella crescita del corpo di chi la pratica da sempre sia l’effetto coreografico che ne deriva quando una coppia di ballerini prestanti si esibisce sulla pista da ballo; sicuramente questo stile grafico può avere un impatto straniante all’inizio considerando la sua unicità ma proprio questo lo rende, a parer mio, un punto di forza della serie oltre che una peculiarità a cui ci si fa facilmente l’abitudine dopo qualche episodio. Questi personaggi si muovono con scioltezza in un'ambientazione molto curata, soprattutto nei dettagli delle sale e dei palazzetti adibiti alle competizioni, con animazioni ben realizzate che esaltano le coreografie studiate a tavolino e colpiscono l’occhio di chi guarda a cui può essere mossa solo la critica di non essere tanto numerose quanto il contesto richiederebbe, nel senso che per le sequenze più significative non ci sono problemi ma quando la scena ballata si prolunga è facile anche vedere animazioni riciclate o parti più statiche, soprattutto quando ci si sofferma sui pensieri e le riflessioni dei personaggi, che stonano un po’ con la visione d’insieme, ma sono dettagli che non inficiano comunque né il risultato finale né la vista dell’opera che appare piacevole e coinvolgente. Non altrettanto entusiasta posso dirmi della colonna sonora invece, non perchè sia brutta o inadatta, chiariamo, ma semplicemente non mi ha colpito come mi immaginavo potesse fare considerando che questo è un anime che parla di ballo, arte legata indissolubilmente alla musica; il lavoro di Yuki Hayashi non regge il confronto con le (poche) tracce strumentali di brani occidentali abbastanza famosi utilizzate (una su tutti, ‘Sing sing sing’ di Louis Prima, brano icona dello swing e degli anni ’30 del ‘900) ma non è neanche così mediocre da passare inascoltato, diciamo che tra disegno, animazioni, regia e varie è la componente che mi ha impressionato in maniera minore. Ma dove non sono arrivate le OST ci sono riuscite le sigle della serie meritevoli di un piccolo approfondimento a parte perché davvero per musica e video le ho trovate non solo bellissime ma tra le migliori dell’intero anno di trasmissione.
Le due opening sono opera della stessa rock band, gli Unison Square Garden, la prima si intitola “10% roll, 10% romance”, la seconda “Invisible sensation” ed entrambe sono un esempio di opening riuscite in senso pieno, non solo un’introduzione alla serie che ci si accinge a guardare quindi ma anche un assaggio dei contenuti della stessa presentato in modo accattivante nelle scelte registiche, di disegno, animazione e colori. In “10% roll, 10% romance” infatti è percepibile l’emozione che vuole trasmettere la prima parte di storia, cioè la felicità; i personaggi sono presentati uno dopo l’altro in atteggiamento tranquillo o intenti a divertirsi mentre ballano, i colori usati sono chiari, sgargianti, mentre un rock leggero incalza in un crescendo continuo che culmina in animazioni danzanti molto scenografiche dove tutto, dall’illuminazione agli abiti delle dame, contribuisce ad attirare l’attenzione dello spettatore. “Invisible sensation”, se possibile, riesce ancora meglio ad esprimere le sensazioni che vivranno i personaggi in quell’arco di storia riassumibili in una sola parola che è: fatica! Se la danza all’inizio sembrava un paese dei balocchi infatti, dove tutto è bello e tutti si divertono, in questa seconda parte della serie ci verrà mostrato invece tutto l’impegno e gli sforzi che comporta il raggiungimento di uno specifico livello di abilità per praticarla. Protagonisti assoluti di questa seconda opening sono Tatara e Chinatsu impegnati in continui e sfiancanti allenamenti che vengono ben rappresentati da una sequenza, volutamente esagerata, dove i due si allenano nonostante una pioggia incessante, metafora dei problemi che i ragazzo affronteranno, gli impedisca di svolgere al meglio la loro routine; i colori usati stavolta sono scuri, pesanti, l’atmosfera generale ha perso quella leggerezza che si respirava nella prima opening, la musica segue tutto questo con un ritmo più intenso della precedente mentre un meraviglioso gioco di inquadrature all’inizio e alla fine si concentra sui volti dei due protagonisti vicinissimi uno di fronte all’altro, volti che non si scambiano sorrisi di circostanza bensì sguardi bellicosi di sfida carichi di tensione. In definitiva posso davvero dire che già solo guardare le due opening è il miglior incentivo per decidere di dare una possibilità a “Ballroom e Yokoso”; e dove non arrivano le opening potrebbero finanche farlo le ending. Anche quest’ultime infatti, entrambe eseguite dalla cantante Mikako Komatsu, sono riuscitissime nonostante non abbiano, ma è giusto così, quel carico emotivo e musicalmente potente delle opening. La prima si intitola “Maybe the next waltz” e l’ho adorata dal primo ascolto per i suoi richiami ‘disneyani’: non solo per la musica, una melodia rilassante accompagnata da una voce pulita e affascinante, ma anche per i suoi disegni soffusi ed evocativi con animazioni molto semplici che perlopiù si riducevano alla silhouette del personaggio più importante dell’episodio che ballava da sola, un insieme che complice l’argomento dell’anime e l’atmosfera festosa mi avevano ricordato Belle mentre balla con la Bestia nel salone delle feste del celeberrimo film, un ricordo d’infanzia che adoro e che di conseguenza mi ha fatto piacere immediatamente questa ending. La seconda, intitolata “Swing heart direction”, non ha prodotto per forza di cose le stesse sensazioni essendo costruita in modo più ‘classico’ ma ciò non la rende meno meritevole di attenzione, anche qui la voce rassicurante della Komatsu ci accompagna su un pop semplice dal ritmo più vivace dell’ending precedente con un video incentrato sempre su Tatara e Chinatsu che gioca sulle profonde differenze caratteriali tra i due e i loro goffi tentativi di ridurle per avvicinarsi e migliorare un’intesa che nella serie fatica molto a decollare.
In chiusura dell’analisi del comparto sonoro vale la pena citare anche il buon doppiaggio giapponese della serie, un cast ben assortito e in sintonia coi personaggi che contribuisce a caratterizzarli al meglio grazie a interpretazioni convincenti in tutti i doppiatori, dal veterano Toshiyuki Morikawa che dà voce e anima al poliedrico e imprevedibile Sengoku fino al quasi esordiente Shinba Tsuchiya che doppia Tatara con un tono pacato e quasi infantile che ben si confà con la personalità insicura ma anche curiosa e facilmente influenzabile del protagonista.
Come racchiudere, dunque, in un giudizio finale questa serie, è una domanda che mi sono fatto in sede di stesura di questa (troppo, ne convengo e chiedo venia) lunga recensione più di una volta e alla quale è stato difficile rispondere perché “Ballroom e Yokoso” mi ha fatto vivere davvero sensazioni molto diverse durante i suoi mesi di trasmissione, dovessi giudicarla per i primi undici episodi il voto sarebbe vicino al dieci onestamente, parliamo di una storia coinvolgente, ben scritta, con personaggi carismatici, un tema originale, disegnata e realizzata magnificamente, un’opera che vale sicuramente la pena vedere, tutte cose che, escluso il lato tecnico che mantiene sempre un livello medio-alto, non ho rivisto con gli stessi pregi nel ciclo di episodi successivi per i motivi che già ho espresso sopra e che non starò a ripetere; questo, unito ad alcune scelte di adattamento rispetto al manga che non ho apprezzato in minima o in larga parte, compreso un finale originale che prova a chiudere la vicenda in modo un po’ retorico, raffazzonato e in contrasto con quanto visto nella serie fino a quel momento, mi portano ad abbassare il voto che riservo alla serie che tuttavia non deve fuorviare eccessivamente chi si accinge a vederla perché un giudizio personale non cancella il fatto che "Ballroom e Yokoso", preso da solo, sia un anime interessante e trascinante che non mancherà di appassionare chi apprezza il genere sportivo, le storie di crescita e miglioramento o ama il ballo da sala e che per il tema non molto battuto che tratta, unito al disegno altrettanto singolare, merita assolutamente di avere una possibilità anche da parte di chi apprezza storie diverse o non è proprio avvezzo alla visione di anime in generale.