Kara no kyoukai 5: Spirale di contraddizioni
Tomoe Enjou, giovane ragazzo, scappa di casa convinto di aver ucciso i genitori, ma, stranamente, nessuno sembra accorgersi dell'omicidio. Dopo alcuni giorni incontra casualmente Shiki, che si offre di ospitarlo nel suo appartamento, iniziando così una convivenza che durerà molti giorni. Alla fine la ragazza comprende che non ha più senso aspettare, e porta il recalcitrante Tomoe nel suo condominio, per controllare se i suoi siano davvero morti, dato che in strada Tomoe ha visto la propria madre viva e vegeta. Ma questo è solo l'inizio dell'indagine su un mistero incredibilmente complesso che coinvolgerà anche Kokutou e Touko. All'opera, infatti, abbiamo due potenti maghi, antichi compagni e poi nemici di Touko, e nemmeno l'immaginazione del fan più sfegatato di "Kara no Kyoukai" e dei Type Moon potrà immaginare cosa si celi davvero in quel condominio. Kokutou non avrà molto da fare, ma Touko, al contrario, avrà un ruolo di prima linea, contro i due potenti ex amici. Ma non sarebbe corretto pensare che questa sia una storia di pura azione. Le occasioni di meditare non mancheranno di certo, anzi, faranno proprio parte della trama, perché contribuiranno a darle complessità, a creare quel labirintico intreccio che farà da padrone in questo complicato film. Anche la concezione della magia come tentativo di raggiungere l'origine, il senso e l'importanza di essere un magus che abbiamo visto in "Fate/Stay Night" avranno qui una grande importanza. Ciliegina sulla torta, avremo un numero altissimo di scene splatter, che renderanno questo film decisamente sconsigliato a minori e a gente impressionabile. Manco a dirlo, la regia sarà perfetta e la grafica da urlo, per quello che è il meglio riuscito tra i primi sei film di "Kara no Kyoukai". Cronologicamente è collocato al posto giusto, dopo i primi quattro film, e mostra altresì come il processo di umanizzazione di Shiki abbia fatto progressi enormi.
Voto: 10
Voto: 10
Paradox Spiral è il quinto film della serie Kara no Kyoukai, dove finalmente abbiamo la possibilità di ritornare agli avvenimenti presenti, precisamente dopo il primo film.
La trama questa volta non ha solo come protagonista principale Shiki, ma anche Tomoe Enjou, un ragazzo che afferma di aver ucciso i propri genitori, e che dopo di ciò ha avuto ogni notte lo stesso incubo, quello dove sua madre lo uccide e poi si toglie la vita.
Lo sviluppo di questo quinto film ha inizialmente delle piccole carenze, per poi migliorarsi e crescere in modo notevole, arrivando finalmente a colmare tantissime lacune della storia che si sono create nei precedenti film; contando anche il labirinto creatosi, questo film ha fatto salire notevolmente la capacità di creare una trama solida quanto fluida. Questa volta ci danno a disposizione ben cento minuti di film, in cui inizialmente ci interesseremo del nuovo personaggio e della vicenda, cercando di capire più o meno quale posizione cronologica abbia nella storia; sfortunatamente ho trovato molto pesante questo film, più degli altri, per via del troppo tempo mangiato dalle scene riflessive, senza riuscire a interessarmi ulteriormente, però poi qualche momento di pura azione e alcune scene abbastanza emotive hanno ricatturato la mia attenzione. Avremo finalmente il nome dell'antagonista che agisce nell'ombra, nonché la vera causa dei terribili scenari visti nei precedenti film; infine questo episodio si conclude dando un finale decente alla storia, che però non termina qui assolutamente.
I personaggi principali sono sempre gli stessi, Shiki, Kokuto, Touko e Enjou, nuovo personaggio importante che influenzerà molto la storia, senza dimenticarci di Souren Araya, l'antagonista della vicenda. Tutti i personaggi sono ben costruiti in ogni aspetto e hanno un impatto notevole sulla trama, infatti questo fa sì che tutto sia lineare e ben caratterizzato.
Il comparto visivo e sonoro è sempre lo stesso e identico ai precedenti film, quindi ottimo in ogni aspetto.
Concludo consigliando la visione di questo film dopo aver visto ovviamente i precedenti titoli, visto che i prossimi film saranno sicuramente ambientati dopo le vicende di quest'ultimo. 7 meno.
La trama questa volta non ha solo come protagonista principale Shiki, ma anche Tomoe Enjou, un ragazzo che afferma di aver ucciso i propri genitori, e che dopo di ciò ha avuto ogni notte lo stesso incubo, quello dove sua madre lo uccide e poi si toglie la vita.
Lo sviluppo di questo quinto film ha inizialmente delle piccole carenze, per poi migliorarsi e crescere in modo notevole, arrivando finalmente a colmare tantissime lacune della storia che si sono create nei precedenti film; contando anche il labirinto creatosi, questo film ha fatto salire notevolmente la capacità di creare una trama solida quanto fluida. Questa volta ci danno a disposizione ben cento minuti di film, in cui inizialmente ci interesseremo del nuovo personaggio e della vicenda, cercando di capire più o meno quale posizione cronologica abbia nella storia; sfortunatamente ho trovato molto pesante questo film, più degli altri, per via del troppo tempo mangiato dalle scene riflessive, senza riuscire a interessarmi ulteriormente, però poi qualche momento di pura azione e alcune scene abbastanza emotive hanno ricatturato la mia attenzione. Avremo finalmente il nome dell'antagonista che agisce nell'ombra, nonché la vera causa dei terribili scenari visti nei precedenti film; infine questo episodio si conclude dando un finale decente alla storia, che però non termina qui assolutamente.
I personaggi principali sono sempre gli stessi, Shiki, Kokuto, Touko e Enjou, nuovo personaggio importante che influenzerà molto la storia, senza dimenticarci di Souren Araya, l'antagonista della vicenda. Tutti i personaggi sono ben costruiti in ogni aspetto e hanno un impatto notevole sulla trama, infatti questo fa sì che tutto sia lineare e ben caratterizzato.
Il comparto visivo e sonoro è sempre lo stesso e identico ai precedenti film, quindi ottimo in ogni aspetto.
Concludo consigliando la visione di questo film dopo aver visto ovviamente i precedenti titoli, visto che i prossimi film saranno sicuramente ambientati dopo le vicende di quest'ultimo. 7 meno.
"Kara no kyoukai: Paradox Spiral", letteralmente tradotto "Il confine del vuoto: Spirale di paradosso", è un film della durata di circa due ore, quinto capitolo della saga che vede come protagonista la giovane Shiki Ryougi.
La storia che viene presentata in questo lungometraggio è cronologicamente da collocare successivamente a quelle narrate nei precedenti capitoli, e si concentra sul caso di Tomoe Enjou, un ragazzo scappato di casa perché convinto di aver assassinato i suoi genitori. Shiki salverà il giovane da una banda di delinquenti, e lo inviterà ad abitare a casa sua. Un giorno i due decidono di andare a controllare la situazione a casa di Tomoe, scoprendo una sconvolgente verità.
Finalmente in questo quinto capitolo è stato mostrato qualcosa di avvincente e complesso, come era lecito aspettarsi. Indubbiamente è il migliore film della serie, dove Shiki si ritroverà in difficoltà nel dover affrontare un vero antagonista, elemento che era assente sino ad ora. La trama è molto complessa e di difficile comprensione, ma si sviluppa decisamente bene e con i tempi giusti; perché tutto risulti più o meno chiaro, alla fine della visione è necessario mantenersi attenti, anche perché ad aumentare ulteriormente il livello di difficoltà troviamo una regia superba, impegnata e divertita a rappresentare una sceneggiatura a dir poco caotica.
Nel frattempo viene anche approfondito e meglio analizzato il personaggio di Aozaki Touko, fino ad ora rimasto misterioso e piuttosto passivo. In questo capitolo la giovane donna svolgerà un ruolo fondamentale, e fornirà una miriade di spiegazioni che aiuteranno a chiarire di volta in volta la situazione.
Tecnicamente lo standard rimane estremamente elevato, i combattimenti in particolare si sono rivelati ancora più avvincenti e dinamici di quelli racchiusi nei precedenti capitoli.
Inutile aggiungere che l'opera offre innumerevoli spunti di riflessione, ben più di quanti preventivati, e di profondità e complessità sorprendenti.
In conclusione, "Kara no kyoukai: Paradox Spiral" è indubbiamente il capitolo sino ad ora più complesso e meglio riuscito dell'intera saga. Essendo una storia autoconclusiva può anche essere guardato senza la previa visione degli altri film, anche se è una scelta estremamente sconsigliata.
La storia che viene presentata in questo lungometraggio è cronologicamente da collocare successivamente a quelle narrate nei precedenti capitoli, e si concentra sul caso di Tomoe Enjou, un ragazzo scappato di casa perché convinto di aver assassinato i suoi genitori. Shiki salverà il giovane da una banda di delinquenti, e lo inviterà ad abitare a casa sua. Un giorno i due decidono di andare a controllare la situazione a casa di Tomoe, scoprendo una sconvolgente verità.
Finalmente in questo quinto capitolo è stato mostrato qualcosa di avvincente e complesso, come era lecito aspettarsi. Indubbiamente è il migliore film della serie, dove Shiki si ritroverà in difficoltà nel dover affrontare un vero antagonista, elemento che era assente sino ad ora. La trama è molto complessa e di difficile comprensione, ma si sviluppa decisamente bene e con i tempi giusti; perché tutto risulti più o meno chiaro, alla fine della visione è necessario mantenersi attenti, anche perché ad aumentare ulteriormente il livello di difficoltà troviamo una regia superba, impegnata e divertita a rappresentare una sceneggiatura a dir poco caotica.
Nel frattempo viene anche approfondito e meglio analizzato il personaggio di Aozaki Touko, fino ad ora rimasto misterioso e piuttosto passivo. In questo capitolo la giovane donna svolgerà un ruolo fondamentale, e fornirà una miriade di spiegazioni che aiuteranno a chiarire di volta in volta la situazione.
Tecnicamente lo standard rimane estremamente elevato, i combattimenti in particolare si sono rivelati ancora più avvincenti e dinamici di quelli racchiusi nei precedenti capitoli.
Inutile aggiungere che l'opera offre innumerevoli spunti di riflessione, ben più di quanti preventivati, e di profondità e complessità sorprendenti.
In conclusione, "Kara no kyoukai: Paradox Spiral" è indubbiamente il capitolo sino ad ora più complesso e meglio riuscito dell'intera saga. Essendo una storia autoconclusiva può anche essere guardato senza la previa visione degli altri film, anche se è una scelta estremamente sconsigliata.
<b>Attenzione: la recensione contiene spoiler</b>
Oh, vorrei che questa spirale fosse un paradosso
Fin da un primo sguardo si capisce che Kara no Kyoukai - Mujun Rasen, La spirale di paradosso, quinto capitolo della saga del Giardino dei Peccatori, ha qualcosa di diverso dai precedenti film, e a posteriori le considerazioni che si possono fare in merito sono molteplici. Iniziamo col dire che la durata di questo episodio è circa doppia rispetto ai precedenti, in quanto anche nella versione originale cartacea il racconto costituisce la parte centrale dell'intera vicenda; è inoltre l'unico titolo caratterizzato da una storia che può essere apprezzata anche indipendentemente dagli altri lungometraggi - ma precisiamo che non vale il contrario, ossia che gli altri film senza Mujun Rasen perdono di senso - in quanto autoconclusiva e abbastanza distaccata dal filone principale; infine, aspetto più interessante e immediatamente individuabile, la regia.
In Mujun Rasen per la prima e unica volta in tutto Kara no Kyoukai la regia riveste un ruolo centrale, se non fondamentale, all'interno dell'opera; sequenze brevi, talvolta ripetitive, si alternano in un gioco assurdo che disorienta lo spettatore, e che in più punti assume andamento incalzante, quasi iperteso, mentre le fasi della vicenda si alternano sullo schermo in modo diacronico e apparentemente casuale, favorendo quel particolare clima in bilico tra reale e onirico che, così come la regia, sicuramente vuole ispirarsi ai maestri Kon e Oshii.
Cronologicamente successivo alle vicende di Vista dall'alto e Sensazione residua di dolore, il lungometraggio affronta le disavventure di Tomoe Enjou, adolescente scappato di casa in quanto convinto di aver assassinato i propri genitori, e del suo incontro con Shiki, che segnerà i mesi successivi della vita del ragazzo. Durante l'assenza di Mikiya, Tomoe resta stabilmente a casa di Shiki, stregato dal fascino pungente di lei, finendo per innamorarsi della propria ospite; un giorno i due decidono di andare a controllare effettivamente l'appartamento di Tomoe, dal momento che gli Occhi Mistici di Shiki le rivelano che egli non è un assassino. Il palazzo in cui risiedeva la famiglia Enjou è in realtà circondato da una barriera magica: nell'ala destra il tempo, come una spirale senza fine, ripete all'infinito l'ultimo giorno della vita dei propri inquilini, mentre in quella opposta esso è lo stesso del mondo esterno; così quando i due entrano nel reale appartamento degli Enjou, scoprono in salotto i due cadaveri putrefatti dei genitori di Tomoe. In quel momento un monaco dalla stazza imponente e i capelli corvini li assale e dopo un breve duello, ha ragione di Shiki e la imprigiona nel campo magico del palazzo. È una vecchia conoscenza sia della ragazza, sia di Touko Aozaki, e il suo nome è Souren Araya.
Definita a grandi linee la trama principale, intrigante e dalle venature marcatamente mindfuck, è più interessante ai fini di un'analisi dell'opera discutere in modo più approfondito dei contenuti, più che dei fatti in sé; o meglio, di ciò che lega Mujun Rasen agli altri film. In primis Souren Araya, è lui il principale antagonista della serie, colui che ha fornito un secondo corpo a Kirie Fujou - quello fluttuante - e che ha guarito Fujino Asagami dall'insensibilità al dolore, scatenandone l'ira omicida, il tutto al fine di ottenere il corpo di Shiki.
Secondo: nel precedente film si forniva una spiegazione sommaria dei poteri di Shiki, ossia degli Occhi Mistici della Percezione della Morte; forse percezione della morte è un termine inappropriato, in quanto ciò che gli occhi variopinti rivelano alla ragazza è l'Origine, ossia l'essenza più pura di tutte le cose, la Verità dietro ad esse, il loro passato, presente e futuro; nonché il fine ultimo della ricerca di ogni mago. Ma il raggiungimento dell'origine rappresenta un grave pericolo per l'equilibrio del mondo, poiché un mago che raggiunga la verità assoluta, l'essenza del mondo in parole povere, è anche in grado di modificarne profondamente la morfologia fino a distruggerlo, precisamente ciò che ambisce Araya; per questo l'Origine stessa si difende dall'esterno grazie alla cosiddetta Forza Inibente, una speciale forza magica che respinge chiunque e qualunque cosa cerchi di mettersi in contatto con essa e che ha già ostacolato il monaco in passato. Shiki riesce a ottenere gli Occhi Mistici perché il sacrificio di SHIKI è in qualche modo riuscito a bilanciare la Forza Inibente; Araya dal canto suo non può permettersi un simile sacrificio e mira quindi a impossessarsi di Shiki stessa e servirsi di lei per i suoi piani.
Terzo: cosa c'entra tutto ciò con la Spirale di Paradosso? Il susseguirsi infinito di una stessa sequenza all'interno di uno spazio chiuso, o meglio, di uno spazio magico in cui tempo e spazio scorrono diversamente rispetto all'esterno, funge da ulteriore inibitore della Forza Inibente; la forza stessa in simili condizioni non si accorgerebbe che Araya stia entrando in possesso degli Occhi Mistici di Shiki e quindi non interverrebbe.
E ancora taoismo, psicanalisi, problema della coscienza nei corpi artificiali; questo film è una miniera di spunti di riflessione su psicologia e filosofia, ancora una volta abilmente alternati a combattimenti e azione di ottima qualità; la CG si fa sentire in maniera maggiore, ma non stona assolutamente col contesto generale, anche grazie al fatto che gli stessi combattimenti siano animati alla maniera tradizionale, mentre alla grafica in tre dimensioni vengano lasciate le spettacolari e frequenti inquadrature a campo lungo sulla città. Yuki Kajiura e Kalafina si guadagnano ancora una volta una nota di merito, il binomio tra loro e questa serie ormai è sempre più stretto. Nel complesso un titolo ottimo sotto ogni aspetto, che giustamente viene additato dalla maggior parte di coloro che hanno visionato l'intera serie come uno dei migliori, ove non il migliore. Quindi se non volete approcciarvi alla serie intera, almeno date una chance a questo prodotto, non è assolutamente tempo sprecato, gli amanti del mindfuck lo apprezzeranno sicuramente; e qualora poi lo troviate di vostro gradimento, non disdegnerete neanche i rimanenti lungometraggi.
Oh, vorrei che questa spirale fosse un paradosso
Fin da un primo sguardo si capisce che Kara no Kyoukai - Mujun Rasen, La spirale di paradosso, quinto capitolo della saga del Giardino dei Peccatori, ha qualcosa di diverso dai precedenti film, e a posteriori le considerazioni che si possono fare in merito sono molteplici. Iniziamo col dire che la durata di questo episodio è circa doppia rispetto ai precedenti, in quanto anche nella versione originale cartacea il racconto costituisce la parte centrale dell'intera vicenda; è inoltre l'unico titolo caratterizzato da una storia che può essere apprezzata anche indipendentemente dagli altri lungometraggi - ma precisiamo che non vale il contrario, ossia che gli altri film senza Mujun Rasen perdono di senso - in quanto autoconclusiva e abbastanza distaccata dal filone principale; infine, aspetto più interessante e immediatamente individuabile, la regia.
In Mujun Rasen per la prima e unica volta in tutto Kara no Kyoukai la regia riveste un ruolo centrale, se non fondamentale, all'interno dell'opera; sequenze brevi, talvolta ripetitive, si alternano in un gioco assurdo che disorienta lo spettatore, e che in più punti assume andamento incalzante, quasi iperteso, mentre le fasi della vicenda si alternano sullo schermo in modo diacronico e apparentemente casuale, favorendo quel particolare clima in bilico tra reale e onirico che, così come la regia, sicuramente vuole ispirarsi ai maestri Kon e Oshii.
Cronologicamente successivo alle vicende di Vista dall'alto e Sensazione residua di dolore, il lungometraggio affronta le disavventure di Tomoe Enjou, adolescente scappato di casa in quanto convinto di aver assassinato i propri genitori, e del suo incontro con Shiki, che segnerà i mesi successivi della vita del ragazzo. Durante l'assenza di Mikiya, Tomoe resta stabilmente a casa di Shiki, stregato dal fascino pungente di lei, finendo per innamorarsi della propria ospite; un giorno i due decidono di andare a controllare effettivamente l'appartamento di Tomoe, dal momento che gli Occhi Mistici di Shiki le rivelano che egli non è un assassino. Il palazzo in cui risiedeva la famiglia Enjou è in realtà circondato da una barriera magica: nell'ala destra il tempo, come una spirale senza fine, ripete all'infinito l'ultimo giorno della vita dei propri inquilini, mentre in quella opposta esso è lo stesso del mondo esterno; così quando i due entrano nel reale appartamento degli Enjou, scoprono in salotto i due cadaveri putrefatti dei genitori di Tomoe. In quel momento un monaco dalla stazza imponente e i capelli corvini li assale e dopo un breve duello, ha ragione di Shiki e la imprigiona nel campo magico del palazzo. È una vecchia conoscenza sia della ragazza, sia di Touko Aozaki, e il suo nome è Souren Araya.
Definita a grandi linee la trama principale, intrigante e dalle venature marcatamente mindfuck, è più interessante ai fini di un'analisi dell'opera discutere in modo più approfondito dei contenuti, più che dei fatti in sé; o meglio, di ciò che lega Mujun Rasen agli altri film. In primis Souren Araya, è lui il principale antagonista della serie, colui che ha fornito un secondo corpo a Kirie Fujou - quello fluttuante - e che ha guarito Fujino Asagami dall'insensibilità al dolore, scatenandone l'ira omicida, il tutto al fine di ottenere il corpo di Shiki.
Secondo: nel precedente film si forniva una spiegazione sommaria dei poteri di Shiki, ossia degli Occhi Mistici della Percezione della Morte; forse percezione della morte è un termine inappropriato, in quanto ciò che gli occhi variopinti rivelano alla ragazza è l'Origine, ossia l'essenza più pura di tutte le cose, la Verità dietro ad esse, il loro passato, presente e futuro; nonché il fine ultimo della ricerca di ogni mago. Ma il raggiungimento dell'origine rappresenta un grave pericolo per l'equilibrio del mondo, poiché un mago che raggiunga la verità assoluta, l'essenza del mondo in parole povere, è anche in grado di modificarne profondamente la morfologia fino a distruggerlo, precisamente ciò che ambisce Araya; per questo l'Origine stessa si difende dall'esterno grazie alla cosiddetta Forza Inibente, una speciale forza magica che respinge chiunque e qualunque cosa cerchi di mettersi in contatto con essa e che ha già ostacolato il monaco in passato. Shiki riesce a ottenere gli Occhi Mistici perché il sacrificio di SHIKI è in qualche modo riuscito a bilanciare la Forza Inibente; Araya dal canto suo non può permettersi un simile sacrificio e mira quindi a impossessarsi di Shiki stessa e servirsi di lei per i suoi piani.
Terzo: cosa c'entra tutto ciò con la Spirale di Paradosso? Il susseguirsi infinito di una stessa sequenza all'interno di uno spazio chiuso, o meglio, di uno spazio magico in cui tempo e spazio scorrono diversamente rispetto all'esterno, funge da ulteriore inibitore della Forza Inibente; la forza stessa in simili condizioni non si accorgerebbe che Araya stia entrando in possesso degli Occhi Mistici di Shiki e quindi non interverrebbe.
E ancora taoismo, psicanalisi, problema della coscienza nei corpi artificiali; questo film è una miniera di spunti di riflessione su psicologia e filosofia, ancora una volta abilmente alternati a combattimenti e azione di ottima qualità; la CG si fa sentire in maniera maggiore, ma non stona assolutamente col contesto generale, anche grazie al fatto che gli stessi combattimenti siano animati alla maniera tradizionale, mentre alla grafica in tre dimensioni vengano lasciate le spettacolari e frequenti inquadrature a campo lungo sulla città. Yuki Kajiura e Kalafina si guadagnano ancora una volta una nota di merito, il binomio tra loro e questa serie ormai è sempre più stretto. Nel complesso un titolo ottimo sotto ogni aspetto, che giustamente viene additato dalla maggior parte di coloro che hanno visionato l'intera serie come uno dei migliori, ove non il migliore. Quindi se non volete approcciarvi alla serie intera, almeno date una chance a questo prodotto, non è assolutamente tempo sprecato, gli amanti del mindfuck lo apprezzeranno sicuramente; e qualora poi lo troviate di vostro gradimento, non disdegnerete neanche i rimanenti lungometraggi.
Devo ammettere che questo titolo mi ha stupito parecchio dal punto di vista tecnico, registico e di contenuti. "Kara no kyoukai episode 5:Mojun Rasen" è il quinto capitolo della serie di OAV "Kara no kyoukai", tuttavia si può anche considerare indipendentemente dagli altri episodi, in quanto si basa su una storia autoconclusiva molto solida, che all'inizio sembra disorientare ma, una volta giunti alla fine del film, si risolverà, chiarendo molti dubbi e lasciando poche cose in sospeso.
Questo anime è un concentrato di azione, filosofia e psicologia. Inoltre nella seconda metà, nonostante l'atmosfera sia molto da "streghe" e "stregoni", verranno trattati temi molto cyberpunk, tra cui l'uomo inteso come macchina e la possibilità che tale macchina possa prendere coscienza e provare sentimenti. Sarà anche accennata, e confrontata con il buddhismo, la psicologia secondo Jung, attraverso alcune considerazioni dei personaggi riguardo l'inconscio collettivo e l'animismo.
Lo scorrere degli eventi è veloce e serrato, e non annoia mai lo spettatore. La CG è di buon livello e, personalmente, non la ho patita molto, in quanto le scene fondamentali e i spettacolari combattimenti sono stati realizzati tradizionalmente. Passiamo ora ad un assaggio di trama, in quanto con sceneggiature del genere è facile cadere nello spoiler.
Tokyo, giorni nostri. Tomoe è un ragazzo con dei problemi molto gravi in famiglia: il padre è alcoolizzato, non lavora e picchia in continuazione la madre. Questa ruotine crea uno sconpenso psicologico nel ragazzo, che uccide i genitori e fugge di casa. Vagando durante la notte incontra una misteriosa ragazza di nome Shiki, che lo accoglie a casa sua e ammette di essere un'assassina, esattamente come lui. Tuttavia l'incontro non è casuale: sembra infatti che il tempo, nel palazzo dove risiedeva Tomoe, stia andando in loop, e Shiki sembra essere a conoscenza delle ragioni di tale fenomeno.
Questo fatto del "tempo che va in loop" diventerà un'ossessione per il protagonista, che ritornato nel luogo del delitto con la sua nuova conoscenza, dovrà rivivere in continuazione il momento dell'uccisione dei genitori.
Forse è il tempo è un'illusione? Oppure le illusioni sono le nostre vicende quotidiane e la nostra individualità? Esiste un malvagio demiurgo che si diverte a manipolare il tempo per diletto? Oppure questa manipolazione è dovuta alla sua ricerca della verità sulla morte, che è inscindibile dal tempo?
La regia rende molto l'idea di "loop temporale", ed è curata alla perfezione: riesce infatti a non essere troppo confusionaria nonostante la complicata sceneggiatura. Spesso tuttavia si rischierà di perdere il filo delle vicende, che avranno dei risvolti abbastanza imprevedibili. Il protagonista è caratterizzato molto bene, e il comportamento che assume nei confronti delle strane vicende in cui si ritrova coinvolto è molto realistico. Una nota di merito va anche alla cura delle ambientazioni e alle musiche, che riescono ad aumentare l'enfasi e il phatos della narrazione.
In conclusione consiglio la visione del film (e degli altri episodi della saga di "Kara no kyokai"!) a tutti gli appassionati di anime complicati e dai contenuti profondi, che richiedono anche uno sforzo dello spettatore per essere compresi e aprezzati pienamente.
Questo anime è un concentrato di azione, filosofia e psicologia. Inoltre nella seconda metà, nonostante l'atmosfera sia molto da "streghe" e "stregoni", verranno trattati temi molto cyberpunk, tra cui l'uomo inteso come macchina e la possibilità che tale macchina possa prendere coscienza e provare sentimenti. Sarà anche accennata, e confrontata con il buddhismo, la psicologia secondo Jung, attraverso alcune considerazioni dei personaggi riguardo l'inconscio collettivo e l'animismo.
Lo scorrere degli eventi è veloce e serrato, e non annoia mai lo spettatore. La CG è di buon livello e, personalmente, non la ho patita molto, in quanto le scene fondamentali e i spettacolari combattimenti sono stati realizzati tradizionalmente. Passiamo ora ad un assaggio di trama, in quanto con sceneggiature del genere è facile cadere nello spoiler.
Tokyo, giorni nostri. Tomoe è un ragazzo con dei problemi molto gravi in famiglia: il padre è alcoolizzato, non lavora e picchia in continuazione la madre. Questa ruotine crea uno sconpenso psicologico nel ragazzo, che uccide i genitori e fugge di casa. Vagando durante la notte incontra una misteriosa ragazza di nome Shiki, che lo accoglie a casa sua e ammette di essere un'assassina, esattamente come lui. Tuttavia l'incontro non è casuale: sembra infatti che il tempo, nel palazzo dove risiedeva Tomoe, stia andando in loop, e Shiki sembra essere a conoscenza delle ragioni di tale fenomeno.
Questo fatto del "tempo che va in loop" diventerà un'ossessione per il protagonista, che ritornato nel luogo del delitto con la sua nuova conoscenza, dovrà rivivere in continuazione il momento dell'uccisione dei genitori.
Forse è il tempo è un'illusione? Oppure le illusioni sono le nostre vicende quotidiane e la nostra individualità? Esiste un malvagio demiurgo che si diverte a manipolare il tempo per diletto? Oppure questa manipolazione è dovuta alla sua ricerca della verità sulla morte, che è inscindibile dal tempo?
La regia rende molto l'idea di "loop temporale", ed è curata alla perfezione: riesce infatti a non essere troppo confusionaria nonostante la complicata sceneggiatura. Spesso tuttavia si rischierà di perdere il filo delle vicende, che avranno dei risvolti abbastanza imprevedibili. Il protagonista è caratterizzato molto bene, e il comportamento che assume nei confronti delle strane vicende in cui si ritrova coinvolto è molto realistico. Una nota di merito va anche alla cura delle ambientazioni e alle musiche, che riescono ad aumentare l'enfasi e il phatos della narrazione.
In conclusione consiglio la visione del film (e degli altri episodi della saga di "Kara no kyokai"!) a tutti gli appassionati di anime complicati e dai contenuti profondi, che richiedono anche uno sforzo dello spettatore per essere compresi e aprezzati pienamente.
"Kara no kyoukai 5: Paradox Spiral" (la spirale del paradosso) è il quinto film della serie. Si presenta con circa il doppio della durata rispetto agli episodi precedenti e finalmente riesce ad esprimere tutte le potenzialità dell'opera in questione.
Veniamo catapultati subito in casa di un ragazzo, Tomoe Enjou, che uccide i suoi genitori per paura di essere a sua volta eliminato da loro. Scappa di casa ed incontra dei suoi vecchi compagni di scuola da cui cerca di scappare, perché maltrattato. Una volta arrivato in un vicolo cieco e messo alle strette, fa la sua comparsa la nostra protagonista, Shiki, che con abili mosse mette al tappeto tutti i teppisti. Dopodiché il ragazzo va a stare con lei per circa un mese, in attesa che qualcuno trovi i cadaveri dei suoi genitori. Questo non accade e, perturbato, decide di andare a controllare che cosa sta succedendo con l'aiuto di Shiki. Così ha inizio la storia...
Ho trovato il tutto veramente ben realizzato e mai banale e notato inoltre che la componente drammatica in quest'episodio è indubbiamente più decisa di quella registrata in precedenza. La storia è molto intricata e difficile da seguire, infatti molto spesso mi domandavo "che cosa sta succedendo?", sicuramente non è adatta a tutti i tipi di pubblico, se la pazienza non è tra le vostre virtù farete molta fatica ad apprezzare questo film.
Per quanto riguarda i personaggi, finalmente riusciremo a farci una più chiara idea su chi e cosa sia Touko Aozaki e la vedremo anche in azione. Personalmente finora è il personaggio che mi ha attirato di più. Shiki ci delizierà con i suoi soliti combattimenti, mentre Kokutou rimarrà il personaggio inutile quale è stato sinora.
Comparto tecnico maestoso. Ho particolarmente apprezzato la colonna sonora che è su altissimi livelli, soprattutto nel finale. Altra ending degna di nota, tutte promosse fino a adesso.
Per concludere è stata una piacevole, seppur travagliata, visione di quello che è per ora il migliore film di "Kara no Kyoukai". Voto 9.
Veniamo catapultati subito in casa di un ragazzo, Tomoe Enjou, che uccide i suoi genitori per paura di essere a sua volta eliminato da loro. Scappa di casa ed incontra dei suoi vecchi compagni di scuola da cui cerca di scappare, perché maltrattato. Una volta arrivato in un vicolo cieco e messo alle strette, fa la sua comparsa la nostra protagonista, Shiki, che con abili mosse mette al tappeto tutti i teppisti. Dopodiché il ragazzo va a stare con lei per circa un mese, in attesa che qualcuno trovi i cadaveri dei suoi genitori. Questo non accade e, perturbato, decide di andare a controllare che cosa sta succedendo con l'aiuto di Shiki. Così ha inizio la storia...
Ho trovato il tutto veramente ben realizzato e mai banale e notato inoltre che la componente drammatica in quest'episodio è indubbiamente più decisa di quella registrata in precedenza. La storia è molto intricata e difficile da seguire, infatti molto spesso mi domandavo "che cosa sta succedendo?", sicuramente non è adatta a tutti i tipi di pubblico, se la pazienza non è tra le vostre virtù farete molta fatica ad apprezzare questo film.
Per quanto riguarda i personaggi, finalmente riusciremo a farci una più chiara idea su chi e cosa sia Touko Aozaki e la vedremo anche in azione. Personalmente finora è il personaggio che mi ha attirato di più. Shiki ci delizierà con i suoi soliti combattimenti, mentre Kokutou rimarrà il personaggio inutile quale è stato sinora.
Comparto tecnico maestoso. Ho particolarmente apprezzato la colonna sonora che è su altissimi livelli, soprattutto nel finale. Altra ending degna di nota, tutte promosse fino a adesso.
Per concludere è stata una piacevole, seppur travagliata, visione di quello che è per ora il migliore film di "Kara no Kyoukai". Voto 9.
Il quinto film della saga di "Kara no kyoukai" compie il tanto atteso salto di qualità esplicitando tutto il suo potenziale in una storia di quasi due ore.
Tengo subito a precisare che, data la sua complessità, "Paradox Spiral" non è un prodotto adatto a tutti i palati; com'è stato già notato altrove, per riuscire a comprendere completamente il senso degli eventi narrati una sola visione potrebbe risultare non sufficiente dato il lungo susseguirsi di eventi apparentemente sconnessi l'uno all'altro che vanno a formare un enorme rompicapo di difficile soluzione. Pur non essendo riuscito a cogliere completamente i molteplici e intricatissimi aspetti di quest'anime non credo però di aver abbastanza coraggio per rivederlo, colpa anche della pessima qualità della copia a mia disposizione il cui audio era sfasato rispetto agli eventi (cosa davvero irritante). Quindi chiedo venia in anticipo se non riuscirò a essere esaustivo come mi piacerebbe essere.
Tutto comincia con la presentazione di un nuovo personaggio, Tomoe, convinto di aver assassinato i propri genitori. Costui troverà ospitalità presso Shiki a cui racconterà tutto e alla quale chiederà ospitalità fino all'arrivo della polizia che ritiene imminente. Ora, data forse la scarsa efficienza della polizia, già constatata negli episodi precedenti, i cadaveri in questione non verranno mai ritrovati e Tomoe passa i suoi giorni guardando allibito il telegiornale nell'attesa della notizia dell'omicidio ma, ovviamente, questo non accade. Grazie all'aiuto di Shiki Tomoe scoprirà che, per una volta, la polizia non c'entra niente in quanto i suoi genitori risultano essere ancora vivi e vegeti. Tomoe, con l'aiuto di Shiki e soci, si metterà alla ricerca di una spiegazione di quanto accaduto finendo per imbattersi in una storia di stregoni e stregoneria in cui si troverà a svolgere un ruolo che proprio non si aspettava...
Rispetto agli altri capitoli della serie questo "Paradox Spiral" è sicuramente il migliore sia in termini di sceneggiatura sia in termini di grafica. Le ambientazioni, in particolare, meritano una menzione speciale in quanto finiscono quasi per costituire un vero e proprio personaggio a sé stante, con un proprio passato e una propria personalità. In certe occasioni mettono davvero i brividi senza bisogno che qualcuno faccia alcunché di spaventoso.
La trama poi brilla, oltre che per la sua complessità, anche per il suo spessore solo in parte rovinato da delle considerazioni finali che convergono nel solito qualunquismo e nelle solite trite e ritrite osservazioni sulla natura malvagia dell'uomo. Sinceramente avrei immaginato qualcosa di diverso e soprattutto più originale: è un po' come costruire una piramide con i suoi mille misteri e collocare sulla vetta una bandierina dell'Egitto. Pessima scelta.
In definitiva "Paradox Spiral" è un anime consigliatissimo agli amanti del genere e, in generale di ottima qualità. Per la sua complessità, talvolta eccessiva e immotivata, e per il basso apprezzamento per taluni aspetti sopra evidenziati la mia valutazione complessiva non può superare l'otto. Chissà, se lo vedessi di nuovo esso potrebbe addirittura aumentare, ma in questo periodo non ho molta voglia di scervellarmi.
Tengo subito a precisare che, data la sua complessità, "Paradox Spiral" non è un prodotto adatto a tutti i palati; com'è stato già notato altrove, per riuscire a comprendere completamente il senso degli eventi narrati una sola visione potrebbe risultare non sufficiente dato il lungo susseguirsi di eventi apparentemente sconnessi l'uno all'altro che vanno a formare un enorme rompicapo di difficile soluzione. Pur non essendo riuscito a cogliere completamente i molteplici e intricatissimi aspetti di quest'anime non credo però di aver abbastanza coraggio per rivederlo, colpa anche della pessima qualità della copia a mia disposizione il cui audio era sfasato rispetto agli eventi (cosa davvero irritante). Quindi chiedo venia in anticipo se non riuscirò a essere esaustivo come mi piacerebbe essere.
Tutto comincia con la presentazione di un nuovo personaggio, Tomoe, convinto di aver assassinato i propri genitori. Costui troverà ospitalità presso Shiki a cui racconterà tutto e alla quale chiederà ospitalità fino all'arrivo della polizia che ritiene imminente. Ora, data forse la scarsa efficienza della polizia, già constatata negli episodi precedenti, i cadaveri in questione non verranno mai ritrovati e Tomoe passa i suoi giorni guardando allibito il telegiornale nell'attesa della notizia dell'omicidio ma, ovviamente, questo non accade. Grazie all'aiuto di Shiki Tomoe scoprirà che, per una volta, la polizia non c'entra niente in quanto i suoi genitori risultano essere ancora vivi e vegeti. Tomoe, con l'aiuto di Shiki e soci, si metterà alla ricerca di una spiegazione di quanto accaduto finendo per imbattersi in una storia di stregoni e stregoneria in cui si troverà a svolgere un ruolo che proprio non si aspettava...
Rispetto agli altri capitoli della serie questo "Paradox Spiral" è sicuramente il migliore sia in termini di sceneggiatura sia in termini di grafica. Le ambientazioni, in particolare, meritano una menzione speciale in quanto finiscono quasi per costituire un vero e proprio personaggio a sé stante, con un proprio passato e una propria personalità. In certe occasioni mettono davvero i brividi senza bisogno che qualcuno faccia alcunché di spaventoso.
La trama poi brilla, oltre che per la sua complessità, anche per il suo spessore solo in parte rovinato da delle considerazioni finali che convergono nel solito qualunquismo e nelle solite trite e ritrite osservazioni sulla natura malvagia dell'uomo. Sinceramente avrei immaginato qualcosa di diverso e soprattutto più originale: è un po' come costruire una piramide con i suoi mille misteri e collocare sulla vetta una bandierina dell'Egitto. Pessima scelta.
In definitiva "Paradox Spiral" è un anime consigliatissimo agli amanti del genere e, in generale di ottima qualità. Per la sua complessità, talvolta eccessiva e immotivata, e per il basso apprezzamento per taluni aspetti sopra evidenziati la mia valutazione complessiva non può superare l'otto. Chissà, se lo vedessi di nuovo esso potrebbe addirittura aumentare, ma in questo periodo non ho molta voglia di scervellarmi.
"Paradox Spiral" è il quinto capitolo della saga di "Kara no Kyoukai".
Nei primi 4 film assistevamo a prodotti di livello medio-alto, ma questo si porta una spanna sopra a tutti i precedenti, anche grazie alla lunghezza doppia che permette di creare una storia più coinvolgente e immersiva.
Proprio la storia segna un taglio piuttosto netto con il passato. Nei film precedenti la trama era piuttosto "calma" e facile da seguire, mentre qua ci troviamo di fronte a un intricato labirinto costruito in modo da disorientare e confondere lo spettatore meno attento.
Il film inizia subito come un pugno nello stomaco con scene forti, molto splatter, che ci introducono in un intricato mondo fatto di continui flashback e ripetizioni, che rendono veramente arduo seguirlo con il massimo dell'attenzione dal primo all'ultimo minuto.
Questo non è necessariamente un difetto in quanto rende la storia veramente coinvolgente e appassionante costringendoci, oserei dire, a guardarlo almeno due volte, un po' come si fa con i testi difficili che alla prima lettura non capiamo fino in fondo.
La regia, che già nei precedenti era costruita in modo eccellente, qua dà il meglio di sé, la quotidianità ripetuta decine e decine di volte a velocità sempre maggiore rende lo scorrere del tempo monotono, tutti i giorni sono uguali tra di loro mostrandoci la monotonia della vita dei personaggi.
I combattimenti non sono da meno; pur non essendo la componente prevalente in questo film, essi sono realizzati in modo sublime con inquadrature in continuo movimento che lo rendono ancora più movimentato.
Ho trovato fantastico il duello finale, con inquadrature che si muovono tutte intorno a un corridoio creando un effetto difficilmente spiegabile a parole.
La trama di per sé non è molto complessa, ma è comunque interessante e pone molti spunti di riflessione sul tema della famiglia e su quello dell'identità personale trattati con quel tocco cupo che ci accompagna dal primo episodio.
E' inutile parlare della realizzazione tecnica: la qualità è sempre eccelsa, gli sfondi in CG sono molto belli, il charachter design è semplice ma ben fatto e c'è una colorazione piuttosto particolare con toni scuri e cupi che ben si armonizzano con le atmosfere "tenebrose" del film, condite con una colonna sonora dalle musiche leggere e penetranti.
Sui personaggi è inutile spendere parole, servirebbero troppe righe, mi limito a dire che ne comparirà uno nuovo e che sarà proprio lui a porre molte delle riflessioni interessanti sull'identità e sulla vita.
Un essere creato identico a noi, con gli stessi pensieri e le stesse memorie può essere considerato come un "vero" noi o è una copia? E noi invece come facciamo a dire di essere quelli "veri" se la copia è in tutto uguale a noi? La risposta probabilmente non c'è o forse si può dire che nessuno è la copia e siamo tutti quelli veri...
"Kara no Kyoukai" con questo quinti capitolo si porta a un nuovo livello, creando un film che difficilmente potrà non piacere. L'anime è un must da vedere, a meno che non siate deboli di stomaco o abbiate deficit d'attenzione.
Nei primi 4 film assistevamo a prodotti di livello medio-alto, ma questo si porta una spanna sopra a tutti i precedenti, anche grazie alla lunghezza doppia che permette di creare una storia più coinvolgente e immersiva.
Proprio la storia segna un taglio piuttosto netto con il passato. Nei film precedenti la trama era piuttosto "calma" e facile da seguire, mentre qua ci troviamo di fronte a un intricato labirinto costruito in modo da disorientare e confondere lo spettatore meno attento.
Il film inizia subito come un pugno nello stomaco con scene forti, molto splatter, che ci introducono in un intricato mondo fatto di continui flashback e ripetizioni, che rendono veramente arduo seguirlo con il massimo dell'attenzione dal primo all'ultimo minuto.
Questo non è necessariamente un difetto in quanto rende la storia veramente coinvolgente e appassionante costringendoci, oserei dire, a guardarlo almeno due volte, un po' come si fa con i testi difficili che alla prima lettura non capiamo fino in fondo.
La regia, che già nei precedenti era costruita in modo eccellente, qua dà il meglio di sé, la quotidianità ripetuta decine e decine di volte a velocità sempre maggiore rende lo scorrere del tempo monotono, tutti i giorni sono uguali tra di loro mostrandoci la monotonia della vita dei personaggi.
I combattimenti non sono da meno; pur non essendo la componente prevalente in questo film, essi sono realizzati in modo sublime con inquadrature in continuo movimento che lo rendono ancora più movimentato.
Ho trovato fantastico il duello finale, con inquadrature che si muovono tutte intorno a un corridoio creando un effetto difficilmente spiegabile a parole.
La trama di per sé non è molto complessa, ma è comunque interessante e pone molti spunti di riflessione sul tema della famiglia e su quello dell'identità personale trattati con quel tocco cupo che ci accompagna dal primo episodio.
E' inutile parlare della realizzazione tecnica: la qualità è sempre eccelsa, gli sfondi in CG sono molto belli, il charachter design è semplice ma ben fatto e c'è una colorazione piuttosto particolare con toni scuri e cupi che ben si armonizzano con le atmosfere "tenebrose" del film, condite con una colonna sonora dalle musiche leggere e penetranti.
Sui personaggi è inutile spendere parole, servirebbero troppe righe, mi limito a dire che ne comparirà uno nuovo e che sarà proprio lui a porre molte delle riflessioni interessanti sull'identità e sulla vita.
Un essere creato identico a noi, con gli stessi pensieri e le stesse memorie può essere considerato come un "vero" noi o è una copia? E noi invece come facciamo a dire di essere quelli "veri" se la copia è in tutto uguale a noi? La risposta probabilmente non c'è o forse si può dire che nessuno è la copia e siamo tutti quelli veri...
"Kara no Kyoukai" con questo quinti capitolo si porta a un nuovo livello, creando un film che difficilmente potrà non piacere. L'anime è un must da vedere, a meno che non siate deboli di stomaco o abbiate deficit d'attenzione.
Questo quinto OAV della serie Kara No Kyoukai è probabilmente uno dei migliori e più emozionanti dell'intera serie. Continuano le vicende di Shiki e Kokuto e gli strani fenomeni paranormali che li circondano.
L'OAV inizia con un ragazzino, Tomoe Tenjo, che scappa dal suo appartamento. Ha appena ucciso i suoi genitori in un raptus di follia, è sconvolto e non sa cosa fare. Per puro caso incrocia Shiki, che lo salva da alcuni teppisti che volevano picchiarlo, nonostante Tomoe le confessi di essere un assassino. Il ragazzo è stupito dalla tranquillità con cui lei accetta la cosa e finisce per restare a casa della ragazza, nascosto nell'attesa che venga scoperto il suo crimine e la polizia inizi a cercarlo per arrestarlo... ma passano i giorni e nessun telegiornale ne parla. Passa un mese senza che nessuno si accorga dell'omicidio, finché Tomoe non scorge per strada una donna che sembra essere sua madre, viva e in salute. Sconvolto, si domanda cosa stia accadendo e Shiki decide di accompagnarlo a casa sua, per sincerarsi di quale sia la verità. Inizia così la vicenda complessa e articolata di quest'OAV.
La trama è complessa e appassionante, con vari colpi di scena inaspettati e di sicuro effetto. L'intera vicenda mantiene incollato allo schermo lo spettatore dall'inizio alla fine, richiedendogli anche un certo sforzo per incastrare tutti i pezzi del puzzle che porteranno all'agrodolce verità finale su ciò che è davvero successo a casa di Tomoe la sera in cui è fuggito.
Il personaggio di Tomoe, nonostante sia solo un comprimario che non compare negli episodi successivi, è perfettamente delineato. Non si può non appassionarsi alle sue vicende, alle sue reazioni da ragazzo normale finito in qualcosa di più grande di lui. Difficilmente si trova un coprotagonista così perfettamente tratteggiato. Dall'altro lato, Shiki continua a essere un mistero, ma viene aggiunto qualche tratto in più alla sua personalità, rendendola più "umana" e più "reale". Viene sviluppato più in profondità il personaggio di Toko, dando qualche informazione in più sul suo passato e sulle sue abilità.
Kokuto ha meno spazio degli altri personaggi in quest'OAV, dominato da Toko, da Shiki, ma soprattutto da Tomoe.
La realizzazione tecnica è eccellente in ogni sua parte. Le animazioni sono fluide, il character design gradevole, e le ambientazioni lugubri e scure sono perfettamente in tema con la narrazione. Le voci sono azzeccatissime per i personaggi e le musiche sono perfette per ogni scena dell'anime.
Consiglio questo episodio, ma in realtà tutta la serie di 7 OAV, a chiunque sia in cerca di qualcosa di complesso e articolato. La trama è eccellente e la realizzazione pure. L'unico freno che potrebbe far desistere dalla visione è la difficoltà e la crudezza di alcuni degli argomenti trattati e la consapevolezza che, come in altre opere giapponesi, non tutto il mistero sarà spiegato chiaramente allo spettatore, che dovrà compiere un certo sforzo per arrivare da solo a scoprire tutta la verità. Voto finale 9. Non do 10 solo perché Kara no kyoukai 5 è un anime difficile, che richiede una certa maturità ed elasticità mentale per essere apprezzato appieno.
L'OAV inizia con un ragazzino, Tomoe Tenjo, che scappa dal suo appartamento. Ha appena ucciso i suoi genitori in un raptus di follia, è sconvolto e non sa cosa fare. Per puro caso incrocia Shiki, che lo salva da alcuni teppisti che volevano picchiarlo, nonostante Tomoe le confessi di essere un assassino. Il ragazzo è stupito dalla tranquillità con cui lei accetta la cosa e finisce per restare a casa della ragazza, nascosto nell'attesa che venga scoperto il suo crimine e la polizia inizi a cercarlo per arrestarlo... ma passano i giorni e nessun telegiornale ne parla. Passa un mese senza che nessuno si accorga dell'omicidio, finché Tomoe non scorge per strada una donna che sembra essere sua madre, viva e in salute. Sconvolto, si domanda cosa stia accadendo e Shiki decide di accompagnarlo a casa sua, per sincerarsi di quale sia la verità. Inizia così la vicenda complessa e articolata di quest'OAV.
La trama è complessa e appassionante, con vari colpi di scena inaspettati e di sicuro effetto. L'intera vicenda mantiene incollato allo schermo lo spettatore dall'inizio alla fine, richiedendogli anche un certo sforzo per incastrare tutti i pezzi del puzzle che porteranno all'agrodolce verità finale su ciò che è davvero successo a casa di Tomoe la sera in cui è fuggito.
Il personaggio di Tomoe, nonostante sia solo un comprimario che non compare negli episodi successivi, è perfettamente delineato. Non si può non appassionarsi alle sue vicende, alle sue reazioni da ragazzo normale finito in qualcosa di più grande di lui. Difficilmente si trova un coprotagonista così perfettamente tratteggiato. Dall'altro lato, Shiki continua a essere un mistero, ma viene aggiunto qualche tratto in più alla sua personalità, rendendola più "umana" e più "reale". Viene sviluppato più in profondità il personaggio di Toko, dando qualche informazione in più sul suo passato e sulle sue abilità.
Kokuto ha meno spazio degli altri personaggi in quest'OAV, dominato da Toko, da Shiki, ma soprattutto da Tomoe.
La realizzazione tecnica è eccellente in ogni sua parte. Le animazioni sono fluide, il character design gradevole, e le ambientazioni lugubri e scure sono perfettamente in tema con la narrazione. Le voci sono azzeccatissime per i personaggi e le musiche sono perfette per ogni scena dell'anime.
Consiglio questo episodio, ma in realtà tutta la serie di 7 OAV, a chiunque sia in cerca di qualcosa di complesso e articolato. La trama è eccellente e la realizzazione pure. L'unico freno che potrebbe far desistere dalla visione è la difficoltà e la crudezza di alcuni degli argomenti trattati e la consapevolezza che, come in altre opere giapponesi, non tutto il mistero sarà spiegato chiaramente allo spettatore, che dovrà compiere un certo sforzo per arrivare da solo a scoprire tutta la verità. Voto finale 9. Non do 10 solo perché Kara no kyoukai 5 è un anime difficile, che richiede una certa maturità ed elasticità mentale per essere apprezzato appieno.