Tsukigakirei
“C'è una strada che va dagli occhi al cuore senza passare per l'intelletto.” (G.K. Chesterton)
E questa strada è il cosiddetto "First Love" o "Hatsukoi" (e mi viene in mente anche un dorama nipponico del 2022 che tratta il primo amore perso in gioventù e recuperato in maturità), che rappresenta il leit motiv e il vero protagonista di questa serie originale della primavera del 2017.
"Tsuki ga Kirei" significa letteralmente “La luna è bella”, ma potrebbe essere anche nominato "L'amore è bello", e mi è sembrata una delle serie più dolci, tenere e realistiche del genere rom-com scolastico che mi sia capitato di vedere in "carriera".
"TsukigaKirei" è in primis uno slice of life oltre che una commedia sentimentale: come ho già anticipato, raramente ho trovato una storia così lenta, contemplativa anche dei minimi sussurri e respiri dei protagonisti. Akane e Koutaro sono due studenti dell'ultimo anno delle scuole medie, che si innamorano reciprocamente "at first sight", ma arriveranno a rivelare reciprocamente i loro sentimenti e poi a condividerli con gli amici in un lungo percorso, anche di crescita personale e non solo sentimentale, in cui affronteranno non solo l'ignoto di riuscire a interagire tra loro e con gli altri, ma anche a capire il valore dell'amore come sacrificio e dono di sé all'altro/altra.
E poiché la trama è ambientata sulla vita di adolescenti di quattordici/quindici anni, perlopiù introversi e anche innocenti, la semplicità è il carattere saliente della storia, che rende le vicende dei due ragazzi e dei loro amici molto realistiche e vere o, meglio, più vicine alla nostra esperienza. Non troveremo drammoni cosmici, otaku sull'orlo di una perenne crisi e avulsi dalla realtà, adolescenti che ragionano come adulti più o meno disillusi dalla vita o cattiverie, meschinità, ipocrisie e rivalità al limite della tortura psicologica.
Abbiamo due protagonisti che inizialmente non riescono a parlarsi, se non scrivendosi utilizzando la messaggistica istantanea, affrontano tutto con delicatezza e innocenza, come è giusto che sia per l'età di questi protagonisti, e si avvicinano progressivamente pian pianino coerentemente al loro carattere e modo di interagire con gli altri.
L'amore rappresenta per loro qualcosa di mai provato, e non sembrano inizialmente in grado di capire cosa sia e perché si piacciano reciprocamente. Paradigmatica la risposta di Akane alle amiche (nel classico momento delle confidenze nei bagni della scuola), quando le viene chiesto che cosa le piace di Koutaro: "Non lo so" è la risposta, ma quella sensazione le consentirà poi di rifiutare la dichiarazione di un compagno di atletica perché Koutaro le fa provare qualcosa che nessun altro fino a quel momento era riuscito a fare...
Per lo spettatore la visione delle loro vicissitudini ha l'effetto di una carezza nostalgica: si percepisce nelle espressioni e negli sguardi la purezza e la leggerezza ad ogni episodio. Un amore casto, adorabile e dolcissimo, cui non manca lo sfiorarsi le mani, i primi timidi baci e quelli della disperazione in occasione della separazione forzata sul finale, le incomprensioni e gelosie tipiche di chi non riesce ad accettare che qualcun altro/altra possa intromettersi tra loro.
La ingenuità della serie si può apprezzare anche da aspetti in apparenza secondari quali i sentimenti di Chinatsu (amica e compagna di squadra di atletica) verso Koutaro.
Chinatsu, con carattere opposto a quello di Akane, prima arriverà a rivelare il suo amore verso Koutaro alla stessa Akane, quando ancora la coppia introversa era ancora "clandestina"; poi, quando lei era ormai consapevole dei sentimenti tra i due e la coppia si era palesata, rivelerà ad Akane che si era dichiarata a Koutaro approfittando della circostanza che lui e lei avrebbero frequentato licei diversi e lontani, ma chiedendole di restare sempre amiche... Idem la rivelazione urbi et orbi da parte di Koutaro a Hira (pretendente di Akane) e agli amici nel parco divertimenti che lui e Akane stavano insieme.
Episodi in cui si possono apprezzare le prime forme di comportamenti un po' più adulti in cui resta preponderante la componente fanciullesca dell'essere sempre "trasparenti" e chiari nelle scelte compiute e nelle intenzioni.
Si potrebbe definire "Tsukigakirei" un anime che più che sull'esteriorità visiva (sulla quale avrei qualche appunto...) fa leva sulle emozioni interiori dello spettatore: vuole emozionare, non scioccare o colpire la sua coscienza, come spesso accade in altre serie che tendono a strappare il cuore e le lacrime, diventando eccessive e spesso sgradevoli. La weltanschaaung delle relazioni amorose è comunque ottimistica e positiva: l'episodio finale, che sembrerebbe terminare come il primo episodio di "5 centimetri al secondo", riesce a dare un flashforward a immagini di come andrà a finire tra i due, a dimostrazione che l'"hatsukoi" spinge la persona a dare tutto sé stesso, senza preoccuparsi delle conseguenze o di rimanere delusi, e che la vita metterà a dura prova qualsiasi relazione con la dimostrazione che il vero rimpianto è non averci provato.
Arrivo al comparto tecnico: carine l'opening e anche le soundtrack presenti nei vari episodi. Sui disegni, i fondali della città di Kawagoe sono fantastici (realistici e dettagliatissimi) con colori molto vividi e saturi, e un utilizzo delle sfocature al limite del cinematografico!
Ciò che non sono riuscito a digerire sono: le animazioni dei personaggi di sfondo in CGI (sembrano degli automi che si muovono tutti allo stesso modo come nei vecchi videogiochi e sembrano appiccicati sugli sfondi; il chara design dei personaggi.
A me ha dato l'impressione che sia piuttosto (troppo...) semplice. Visivamente mi ha dato la percezione, con quei giochi di luci e ombre (anche non sempre coerenti con l'illuminazione degli sfondi), di un effetto "plasticoso" e staccato dall'ambiente in cui si muovono.
Peccato, con un comparto grafico dei personaggi più curato e naturale, coerente con gli sfondi, questo anime si sarebbe avvicinato quasi alla perfezione...
E questa strada è il cosiddetto "First Love" o "Hatsukoi" (e mi viene in mente anche un dorama nipponico del 2022 che tratta il primo amore perso in gioventù e recuperato in maturità), che rappresenta il leit motiv e il vero protagonista di questa serie originale della primavera del 2017.
"Tsuki ga Kirei" significa letteralmente “La luna è bella”, ma potrebbe essere anche nominato "L'amore è bello", e mi è sembrata una delle serie più dolci, tenere e realistiche del genere rom-com scolastico che mi sia capitato di vedere in "carriera".
"TsukigaKirei" è in primis uno slice of life oltre che una commedia sentimentale: come ho già anticipato, raramente ho trovato una storia così lenta, contemplativa anche dei minimi sussurri e respiri dei protagonisti. Akane e Koutaro sono due studenti dell'ultimo anno delle scuole medie, che si innamorano reciprocamente "at first sight", ma arriveranno a rivelare reciprocamente i loro sentimenti e poi a condividerli con gli amici in un lungo percorso, anche di crescita personale e non solo sentimentale, in cui affronteranno non solo l'ignoto di riuscire a interagire tra loro e con gli altri, ma anche a capire il valore dell'amore come sacrificio e dono di sé all'altro/altra.
E poiché la trama è ambientata sulla vita di adolescenti di quattordici/quindici anni, perlopiù introversi e anche innocenti, la semplicità è il carattere saliente della storia, che rende le vicende dei due ragazzi e dei loro amici molto realistiche e vere o, meglio, più vicine alla nostra esperienza. Non troveremo drammoni cosmici, otaku sull'orlo di una perenne crisi e avulsi dalla realtà, adolescenti che ragionano come adulti più o meno disillusi dalla vita o cattiverie, meschinità, ipocrisie e rivalità al limite della tortura psicologica.
Abbiamo due protagonisti che inizialmente non riescono a parlarsi, se non scrivendosi utilizzando la messaggistica istantanea, affrontano tutto con delicatezza e innocenza, come è giusto che sia per l'età di questi protagonisti, e si avvicinano progressivamente pian pianino coerentemente al loro carattere e modo di interagire con gli altri.
L'amore rappresenta per loro qualcosa di mai provato, e non sembrano inizialmente in grado di capire cosa sia e perché si piacciano reciprocamente. Paradigmatica la risposta di Akane alle amiche (nel classico momento delle confidenze nei bagni della scuola), quando le viene chiesto che cosa le piace di Koutaro: "Non lo so" è la risposta, ma quella sensazione le consentirà poi di rifiutare la dichiarazione di un compagno di atletica perché Koutaro le fa provare qualcosa che nessun altro fino a quel momento era riuscito a fare...
Per lo spettatore la visione delle loro vicissitudini ha l'effetto di una carezza nostalgica: si percepisce nelle espressioni e negli sguardi la purezza e la leggerezza ad ogni episodio. Un amore casto, adorabile e dolcissimo, cui non manca lo sfiorarsi le mani, i primi timidi baci e quelli della disperazione in occasione della separazione forzata sul finale, le incomprensioni e gelosie tipiche di chi non riesce ad accettare che qualcun altro/altra possa intromettersi tra loro.
La ingenuità della serie si può apprezzare anche da aspetti in apparenza secondari quali i sentimenti di Chinatsu (amica e compagna di squadra di atletica) verso Koutaro.
Chinatsu, con carattere opposto a quello di Akane, prima arriverà a rivelare il suo amore verso Koutaro alla stessa Akane, quando ancora la coppia introversa era ancora "clandestina"; poi, quando lei era ormai consapevole dei sentimenti tra i due e la coppia si era palesata, rivelerà ad Akane che si era dichiarata a Koutaro approfittando della circostanza che lui e lei avrebbero frequentato licei diversi e lontani, ma chiedendole di restare sempre amiche... Idem la rivelazione urbi et orbi da parte di Koutaro a Hira (pretendente di Akane) e agli amici nel parco divertimenti che lui e Akane stavano insieme.
Episodi in cui si possono apprezzare le prime forme di comportamenti un po' più adulti in cui resta preponderante la componente fanciullesca dell'essere sempre "trasparenti" e chiari nelle scelte compiute e nelle intenzioni.
Si potrebbe definire "Tsukigakirei" un anime che più che sull'esteriorità visiva (sulla quale avrei qualche appunto...) fa leva sulle emozioni interiori dello spettatore: vuole emozionare, non scioccare o colpire la sua coscienza, come spesso accade in altre serie che tendono a strappare il cuore e le lacrime, diventando eccessive e spesso sgradevoli. La weltanschaaung delle relazioni amorose è comunque ottimistica e positiva: l'episodio finale, che sembrerebbe terminare come il primo episodio di "5 centimetri al secondo", riesce a dare un flashforward a immagini di come andrà a finire tra i due, a dimostrazione che l'"hatsukoi" spinge la persona a dare tutto sé stesso, senza preoccuparsi delle conseguenze o di rimanere delusi, e che la vita metterà a dura prova qualsiasi relazione con la dimostrazione che il vero rimpianto è non averci provato.
Arrivo al comparto tecnico: carine l'opening e anche le soundtrack presenti nei vari episodi. Sui disegni, i fondali della città di Kawagoe sono fantastici (realistici e dettagliatissimi) con colori molto vividi e saturi, e un utilizzo delle sfocature al limite del cinematografico!
Ciò che non sono riuscito a digerire sono: le animazioni dei personaggi di sfondo in CGI (sembrano degli automi che si muovono tutti allo stesso modo come nei vecchi videogiochi e sembrano appiccicati sugli sfondi; il chara design dei personaggi.
A me ha dato l'impressione che sia piuttosto (troppo...) semplice. Visivamente mi ha dato la percezione, con quei giochi di luci e ombre (anche non sempre coerenti con l'illuminazione degli sfondi), di un effetto "plasticoso" e staccato dall'ambiente in cui si muovono.
Peccato, con un comparto grafico dei personaggi più curato e naturale, coerente con gli sfondi, questo anime si sarebbe avvicinato quasi alla perfezione...
Sono rimasto inizialmente spiazzato da certe scelte grafiche, tipo i personaggi in "3D", ma con lo scorrere delle puntate ci si abitua.
La storia è bellissima nella sua semplicità estrema e permette a chiunque di identificarsi nei vari personaggi, tutti ben caratterizzati, grazie anche alla scelta di non coinvolgerne troppi nella narrazione. Con dodici puntate a disposizione, d'altronde, meglio non mettere troppa carne al fuoco, rischiando poi di dover chiudere in maniera troppo affrettata.
Il finale è stata una delle cose migliori, coerente e verosimile con lo scorrere della trama, senza eccedere in avvenimenti clamorosi o colpi di scena improbabili. Il realismo delle situazioni presentate è uno dei punti di forza. Chiunque può dire di avere vissuto situazioni simili, nel bene e nel male.
Uno dei migliori anime scolastici che ho visto, semplice, veloce, scorrevole ed emozionante al punto giusto.
La storia è bellissima nella sua semplicità estrema e permette a chiunque di identificarsi nei vari personaggi, tutti ben caratterizzati, grazie anche alla scelta di non coinvolgerne troppi nella narrazione. Con dodici puntate a disposizione, d'altronde, meglio non mettere troppa carne al fuoco, rischiando poi di dover chiudere in maniera troppo affrettata.
Il finale è stata una delle cose migliori, coerente e verosimile con lo scorrere della trama, senza eccedere in avvenimenti clamorosi o colpi di scena improbabili. Il realismo delle situazioni presentate è uno dei punti di forza. Chiunque può dire di avere vissuto situazioni simili, nel bene e nel male.
Uno dei migliori anime scolastici che ho visto, semplice, veloce, scorrevole ed emozionante al punto giusto.
"Tsukigakirei" è un anime che parla di due ragazzi delle medie, Akane e Kotaro, che si innamorano. Akane è una ragazza che pratica atletica, ed è la migliore del suo gruppo. Tuttavia si sente spesso in ansia, è timida e insicura di sé stessa. Kotaro è un ragazzo il cui interesse è incentrato attorno al mondo dei libri. Infatti, è iscritto a un gruppo di letteratura e nel suo tempo libero scrive libri. Anche lui è timido e riservato, e per certi versi imbranato.
Detto ciò, non continuo a raccontarvi la storia, perché finirei con 'spoilerare' qualcosa, e quindi passo subito all'analisi dell'anime.
Uno degli aspetti che mi hanno fatto più arrabbiare è la grafica. Dico questo perché spesso, come sfondo ai personaggi principali, vengono raffigurati gruppi di persone in 3D, e questo in modo alquanto brutto. Non capisco perché abbiano fatto qualcosa di simile. Un motivo potrebbe essere quello di far risaltare i personaggi più importanti dalla folla, ma comunque è un aspetto che mi ha rovinato una parte di visione.
Un altro aspetto che non è stato curato nel migliore dei modi è la caratterizzazione dei personaggi secondari. Mentre il carattere e la vita di alcuni personaggi vengono approfonditi un minimo, quelli di altri non vengono minimamente affrontati, incentrando la storia praticamente su solo quattro personaggi. Lo so che gli episodi sono pochi, ma comunque ciò non spiega questa mancanza.
L'unica cosa che tiene in piedi questo anime è la trama. Se anche questa fosse stata trattata male come gli altri aspetti, avrei messo un voto decisamente basso.
Man mano che gli episodi passano, il legame d'amore che c è tra Akane e Kotaro diventa sempre più forte, mostrando parti di loro che fanno tenerezza. Insomma, bene o male ho finito per affezionarmi al loro rapporto e "tifare" per loro.
Per riassumere, "Tsukigakirei" è un anime che consiglierei di vedere a tutti, perché in grado di coinvolgere completamente lo spettatore, nonostante il numero di episodi.
Tralasciando gli aspetti negativi, do come voto all'anime (o per meglio dire alla trama) un 8,5.
Detto ciò, non continuo a raccontarvi la storia, perché finirei con 'spoilerare' qualcosa, e quindi passo subito all'analisi dell'anime.
Uno degli aspetti che mi hanno fatto più arrabbiare è la grafica. Dico questo perché spesso, come sfondo ai personaggi principali, vengono raffigurati gruppi di persone in 3D, e questo in modo alquanto brutto. Non capisco perché abbiano fatto qualcosa di simile. Un motivo potrebbe essere quello di far risaltare i personaggi più importanti dalla folla, ma comunque è un aspetto che mi ha rovinato una parte di visione.
Un altro aspetto che non è stato curato nel migliore dei modi è la caratterizzazione dei personaggi secondari. Mentre il carattere e la vita di alcuni personaggi vengono approfonditi un minimo, quelli di altri non vengono minimamente affrontati, incentrando la storia praticamente su solo quattro personaggi. Lo so che gli episodi sono pochi, ma comunque ciò non spiega questa mancanza.
L'unica cosa che tiene in piedi questo anime è la trama. Se anche questa fosse stata trattata male come gli altri aspetti, avrei messo un voto decisamente basso.
Man mano che gli episodi passano, il legame d'amore che c è tra Akane e Kotaro diventa sempre più forte, mostrando parti di loro che fanno tenerezza. Insomma, bene o male ho finito per affezionarmi al loro rapporto e "tifare" per loro.
Per riassumere, "Tsukigakirei" è un anime che consiglierei di vedere a tutti, perché in grado di coinvolgere completamente lo spettatore, nonostante il numero di episodi.
Tralasciando gli aspetti negativi, do come voto all'anime (o per meglio dire alla trama) un 8,5.
"Tsukigakirei" è il racconto delle prime vicissitudini sentimentali tra due ragazzi delle medie, prossimi alle superiori, ambientata nella società giapponese odierna.
Uno dei punti di forza dell'anime è sicuramente il realismo con il quale viene raccontato, che, nonostante la presenza di più di qualche ricorrente cliché, riesce costantemente a trasmettere le emozioni dei propri personaggi con la sua semplicità, e senza mai cadere nel banale. La trama si mantiene bene o male sempre sullo stesso livello, ad eccezione di qualche scena decisamente troppo lenta, anche senza l'aiuto di grossi colpi di scena, e con la sua immancabile tranquillità traghetta lo spettatore verso la propria lieta conclusione.
Sui personaggi non c'è molto da dire, fatta eccezione per i due protagonisti ben caratterizzati, il resto non svolge chissà quale ruolo all'interno della storia, solamente la migliore amica della ragazza avrà un ruolo all'interno delle dinamiche di coppia.
Anime consigliatissimo a coloro che sono in cerca di un titolo scolastico/sentimentale tranquillo e con la giusta dose di emozioni.
Voto finale: 7
Uno dei punti di forza dell'anime è sicuramente il realismo con il quale viene raccontato, che, nonostante la presenza di più di qualche ricorrente cliché, riesce costantemente a trasmettere le emozioni dei propri personaggi con la sua semplicità, e senza mai cadere nel banale. La trama si mantiene bene o male sempre sullo stesso livello, ad eccezione di qualche scena decisamente troppo lenta, anche senza l'aiuto di grossi colpi di scena, e con la sua immancabile tranquillità traghetta lo spettatore verso la propria lieta conclusione.
Sui personaggi non c'è molto da dire, fatta eccezione per i due protagonisti ben caratterizzati, il resto non svolge chissà quale ruolo all'interno della storia, solamente la migliore amica della ragazza avrà un ruolo all'interno delle dinamiche di coppia.
Anime consigliatissimo a coloro che sono in cerca di un titolo scolastico/sentimentale tranquillo e con la giusta dose di emozioni.
Voto finale: 7
Non posso dire che questo anime sia in cima alla mia lista di anime preferiti, ma posso dire che si meriti una buona valutazione parziale. È un anime rivolto prevalentemente a un pubblico giovane di ragazzi, in quanto rispecchia fedelmente la realtà di quegli anni: i primi incontri, le prime emozioni, le prime crisi, la paura della distanza e le scelte che una persona deve essere pronta ad affrontare, come la scelta della scuola superiore e del futuro in generale. Per questo ritengo che sia un anime dedicato ai più giovani o a chi si interfaccia per la prima volta con questi generi, perché è un anime fatto interamente di "prime volte", cose già viste e riviste in altri anime alimentati però anche da altri scenari. Qui il focus invece sta solo su questo aspetto, ed è bene saperlo prima di cominciare a guardarlo.
Complessivamente mi è piaciuto, non è certo un anime ricco di dialoghi, soprattutto tra i protagonisti, e le cose vengono raccontate e narrate molto lentamente. I disegni sono molto particolari, quasi "vecchio stile" e ricchi di riflessi, spesso e volentieri non necessari, ma ritengo sempre che la grafica sia qualcosa da tenere poco in considerazione se la trama intriga davvero.
Una cosa che mi è piaciuta particolarmente è stato il finale, un finale che finalmente può definirsi tale, che mostra un susseguirsi di eventi, tenendo come punto fisso "LINE", il loro "Whatsapp" per così dire, che durante quell'età risulta essere molto utilizzato come mezzo di comunicazione. Un finale che mostra, anche se brevemente, come si è conclusa la storia tra i due, senza lasciare le cose a metà.
Non è il mio genere di anime, soprattutto perché è da anni che mi approccio a questo mondo e ho visto cose viste e riviste, ma, come già detto, per chi ne fosse ancora nuovo, se avesse voglia di vedersi qualcosa senza impegno, lo consiglio!
Complessivamente mi è piaciuto, non è certo un anime ricco di dialoghi, soprattutto tra i protagonisti, e le cose vengono raccontate e narrate molto lentamente. I disegni sono molto particolari, quasi "vecchio stile" e ricchi di riflessi, spesso e volentieri non necessari, ma ritengo sempre che la grafica sia qualcosa da tenere poco in considerazione se la trama intriga davvero.
Una cosa che mi è piaciuta particolarmente è stato il finale, un finale che finalmente può definirsi tale, che mostra un susseguirsi di eventi, tenendo come punto fisso "LINE", il loro "Whatsapp" per così dire, che durante quell'età risulta essere molto utilizzato come mezzo di comunicazione. Un finale che mostra, anche se brevemente, come si è conclusa la storia tra i due, senza lasciare le cose a metà.
Non è il mio genere di anime, soprattutto perché è da anni che mi approccio a questo mondo e ho visto cose viste e riviste, ma, come già detto, per chi ne fosse ancora nuovo, se avesse voglia di vedersi qualcosa senza impegno, lo consiglio!
"Tsukigakirei" è un anime sentimentale e scolastico; come molti anime di questo stampo, anche questo si svolge per la maggior parte in una scuola. A differenza di molti soliti scolastici che trattano adolescenti delle superiori, questo invece tratta di adolescenti delle medie, così abbiamo una visione di come sia la vita alle medie, quando si cominciano a coltivare idee per il futuro. "Tsukigakirei" riprende tutte queste tematiche, ma soprattutto "il primo amore": l'anime ruota attorno ad Akane (atleta) e Koutaro (aspirante scrittore), a come essi debbano affrontare la loro vita di coppia. Tra insicurezze, gelosie e amori non corrisposti, nulla mancherà, e tutto ciò viene esplorato per la prima volta dai personaggi. La serie riesce perfettamente a far vedere come funzioni la prima volta, la prima relazione. L'anime ha una storia semplice, e questo è un punto di forza, essendo uno slice of life, rendendolo il più verosimile alla realtà. L'unica pecca è stata di essere realizzato quasi tutto in CGI, ed è veramente pessima certe volte, riesce a rovinare molti degli sfondi meritatissimi.
Tra i pro: trama semplice che rispecchia la realtà; personaggi carini; OST accettabili; poter vedere alcune tradizioni del posto; quasi ogni collocazione nell'anime è ripresa da un posto esistente; tematiche adolescenziali; storia d'amore adorabile.
Tra i contro: la grafica, molti personaggi di rilievo rovinano lo sfondo; spesso i personaggi hanno contorni/riflessi non necessari; alcune volte sembra che i personaggi camminino su un piano del tutto differente allo sfondo; alcuni movimenti sembrano irrealistici.
Voto: 8/10
Parere personale: è un anime che rispecchia perfettamente la realtà, posso considerarla una piccola chicca. Peccato che la grafica rovina le cose... Ma tutto sommato è meritatissimo!
Tra i pro: trama semplice che rispecchia la realtà; personaggi carini; OST accettabili; poter vedere alcune tradizioni del posto; quasi ogni collocazione nell'anime è ripresa da un posto esistente; tematiche adolescenziali; storia d'amore adorabile.
Tra i contro: la grafica, molti personaggi di rilievo rovinano lo sfondo; spesso i personaggi hanno contorni/riflessi non necessari; alcune volte sembra che i personaggi camminino su un piano del tutto differente allo sfondo; alcuni movimenti sembrano irrealistici.
Voto: 8/10
Parere personale: è un anime che rispecchia perfettamente la realtà, posso considerarla una piccola chicca. Peccato che la grafica rovina le cose... Ma tutto sommato è meritatissimo!
Ci troviamo d'avanti a un anime tutta dolcezza e tenerezza. In realtà era da molto che cercavo un anime simile: la maggior parte dei sentimentali cominciano col vero e proprio romanticismo solo alle ultime puntate, in quest'opera invece è tutto un susseguirsi di "Mado' che dolci!", "Mado' che teneri!", "Mado' che cuccioli!", "Nuuuuu!".
L'anime è un semplice sentimentale ambientato a scuola, dalla trama semplicissima, con personaggi abbastanza carini e semplici; non entreremo nei dettagli delle loro vite, ma in dodici episodi è meglio cosi, anzi, troppe pretese rovinano un'opera.
Ho apprezzato la velocità con cui si svolgono le questioni amorevoli, i "triangoli amorosi" non intaccano il fulcro della storia, ovvero la storia d'amore dei due adolescenti.
I disegni delle volte li ho trovati scadenti, le musiche decisamente carine e azzeccate. Ho apprezzato molto anche i due personaggi, fanno esattamente ciò per cui son stati scritti e hanno reazioni molto umane che non cadono nell'inverosimile, come spesso accade in questi generi.
Cosa non ho apprezzato molto di quest'anime? In realtà quasi nulla. Odio gli anime che si incentrano su incomprensioni, interruzioni e coincidenze, e qui qualcuna ce n'è stata, ma fortunatamente si son risolti nella stessa puntata. Altra cosa che non ho apprezzato è il finale: per carità, ho pianto come un bambino, ma avrei preferito un'ultima puntata riassuntiva, anziché un timelap di trenta secondi finale.
Tutto sommato è un opera senza molte pretese ma davvero godibile, consigliata a chi vuol guardare qualcosa di tranquillo e molto dolce.
L'anime è un semplice sentimentale ambientato a scuola, dalla trama semplicissima, con personaggi abbastanza carini e semplici; non entreremo nei dettagli delle loro vite, ma in dodici episodi è meglio cosi, anzi, troppe pretese rovinano un'opera.
Ho apprezzato la velocità con cui si svolgono le questioni amorevoli, i "triangoli amorosi" non intaccano il fulcro della storia, ovvero la storia d'amore dei due adolescenti.
I disegni delle volte li ho trovati scadenti, le musiche decisamente carine e azzeccate. Ho apprezzato molto anche i due personaggi, fanno esattamente ciò per cui son stati scritti e hanno reazioni molto umane che non cadono nell'inverosimile, come spesso accade in questi generi.
Cosa non ho apprezzato molto di quest'anime? In realtà quasi nulla. Odio gli anime che si incentrano su incomprensioni, interruzioni e coincidenze, e qui qualcuna ce n'è stata, ma fortunatamente si son risolti nella stessa puntata. Altra cosa che non ho apprezzato è il finale: per carità, ho pianto come un bambino, ma avrei preferito un'ultima puntata riassuntiva, anziché un timelap di trenta secondi finale.
Tutto sommato è un opera senza molte pretese ma davvero godibile, consigliata a chi vuol guardare qualcosa di tranquillo e molto dolce.
"Tsukigakirei" lo si può riassumere benissimo con una parola: delicatezza.
La storia di due studenti all'ultimo anno delle medie che si troveranno, per la prima volta, alle prese con quella montagna russa che è l'amore vivranno vari alti e bassi come per qualsiasi relazione, ma, essendo la loro prima volta, ognuna di queste esperienze sarà come amplificata, dovendo combattere anche con la timidezza e le preoccupazioni tipiche di quell'età.
E' una storia caratterizzata da molte citazioni su Dazai che fanno da cornice a quest'opera dalla spiccata tenerezza. Ogni avvenimento importante, ogni scelta che faranno, contribuiranno ad approfondire il loro legame, nonostante si presenteranno ostacoli difficili da superare. Coraggiosa l'idea di sviluppare buona parte della storia, e quindi della loro relazione, su LINE; ad alcuni può far storcere il naso, ma, in questo caso, rende bene l'idea di come stiano cambiando i tempi su questo fronte, portando alla luce pensieri e preoccupazioni di ragazzi che si parlano e confrontano tramite un social network.
Le animazioni non eccelse non intaccano quella che è la godibilità del racconto, ampiamente sostenuta da una trama semplice ma raffinata come anche la colonna sonora.
In conclusione, non lo si può definire perfetto, ma è un bel viaggio nel tempo che porta a ricordare con un sorriso quando anche noi, probabilmente, abbiamo dovuto affrontare questa montagna russa che è l'amore giovanile.
La storia di due studenti all'ultimo anno delle medie che si troveranno, per la prima volta, alle prese con quella montagna russa che è l'amore vivranno vari alti e bassi come per qualsiasi relazione, ma, essendo la loro prima volta, ognuna di queste esperienze sarà come amplificata, dovendo combattere anche con la timidezza e le preoccupazioni tipiche di quell'età.
E' una storia caratterizzata da molte citazioni su Dazai che fanno da cornice a quest'opera dalla spiccata tenerezza. Ogni avvenimento importante, ogni scelta che faranno, contribuiranno ad approfondire il loro legame, nonostante si presenteranno ostacoli difficili da superare. Coraggiosa l'idea di sviluppare buona parte della storia, e quindi della loro relazione, su LINE; ad alcuni può far storcere il naso, ma, in questo caso, rende bene l'idea di come stiano cambiando i tempi su questo fronte, portando alla luce pensieri e preoccupazioni di ragazzi che si parlano e confrontano tramite un social network.
Le animazioni non eccelse non intaccano quella che è la godibilità del racconto, ampiamente sostenuta da una trama semplice ma raffinata come anche la colonna sonora.
In conclusione, non lo si può definire perfetto, ma è un bel viaggio nel tempo che porta a ricordare con un sorriso quando anche noi, probabilmente, abbiamo dovuto affrontare questa montagna russa che è l'amore giovanile.
Ci sono due cose in particolare che ho apprezzato in quest'anime e ruotano intorno a Kotaro, il protagonista: la danza di un ballo folkloristico, animata in modo affascinante e che esprime di lui, nonostante fisionomicamente è un ragazzino, una certa virilità, di cui tra l'altro anche Akane, la protagonista, si accorge (o forse me ne sono accorta solo io?); i momenti nella sua cameretta in cui esprime le emozioni che vive per la situazione che si crea con Akane. Si vedranno, per esempio, le sue ansie e i suoi imbarazzi, che esprimerà usando come punching ball il cordino per accendere la luce che pende dal soffitto...l'anime infatti è creato per i piccoli gesti, i dettagli, le attenzioni.
Due tredicenni alla loro prima cotta, le prime incomprensioni, le prime gelosie, è tutto scoperto per la prima volta, e sono giustamente impreparati su tutto. Il ritmo è da slice of life, e non si scappa, e ci sono silenzi e tempi lunghi a volontà, perciò è chiaramente adatto a chi ama anche ritmi come questi.
L'ambientazione l'ho trovata molto ben fatta e spicca su tutto il resto.
Ho apprezzato abbiano concluso il tutto portando a compimento il finale, creando vignette che concludono definitivamente e tolgono ogni dubbio su come avrebbe potuto essere.
Dopo la sigla finale, in buona parte delle puntate, ci sono siparietti davvero simpatici sui personaggi che fan da corollario e che non vedono alcun tipo di approfondimento durante l'intera serie; qui ci sarà qualcosa dedicato anche a loro.
Due tredicenni alla loro prima cotta, le prime incomprensioni, le prime gelosie, è tutto scoperto per la prima volta, e sono giustamente impreparati su tutto. Il ritmo è da slice of life, e non si scappa, e ci sono silenzi e tempi lunghi a volontà, perciò è chiaramente adatto a chi ama anche ritmi come questi.
L'ambientazione l'ho trovata molto ben fatta e spicca su tutto il resto.
Ho apprezzato abbiano concluso il tutto portando a compimento il finale, creando vignette che concludono definitivamente e tolgono ogni dubbio su come avrebbe potuto essere.
Dopo la sigla finale, in buona parte delle puntate, ci sono siparietti davvero simpatici sui personaggi che fan da corollario e che non vedono alcun tipo di approfondimento durante l'intera serie; qui ci sarà qualcosa dedicato anche a loro.
Semplicità, questo è "Tsuki ga Kirei". Semplicità può sembrare qualcosa di banale, scontato invece in un mondo pieno di "migliore in...", "studente con i voti più alti dell'istituto", "ragazzoa più carino della scuola" e via dicendo; in "Tsuki ga Kirei" tutti i personaggi sono "normali", potrebbero essere noi o il nostro vicino di banco o la ragazza che ci piaceva alle medie. La scoperta dell'amore, gli imbarazzi, gli equivoci sono trattati in maniera delicata e assolutamente realistica, anche se ovviamente diversa da quelle che possono essere le nostre esperienze di vita reale a causa della differenza culturale col Giappone. "Tsuki ga Kirei" è un anime che consiglio a chi vuole una storia romantica e delicata, senza 'oniiiii-chan', migliori del Giappone in qualcosa, zerbini vari pronti a piangere per qualunque cosa e personaggi stereotipati all'inverosimile.
Due parole sul comparto tecnico: ho trovato i disegni stupendi, che si sposavano benissimo con la storia; unica pecca le persone che fanno da sfondo, veramente modellate male.
Due parole sul comparto tecnico: ho trovato i disegni stupendi, che si sposavano benissimo con la storia; unica pecca le persone che fanno da sfondo, veramente modellate male.
"Tsuki ga Kirei" è stato uno degli anime che ho più apprezzato quest'anno, e riassumo la mia valutazione con due parole: semplicità e dolcezza ben equilibrati. Dovreste vederlo, se come me siete dei romanticoni senza speranza.
Non posso dire che non sia banale come storia sentimentale tra i banchi di scuola, ma affronta le vicende in un modo più originale rispetto agli altri anime, cioè sviluppando di più i sentimenti dei personaggi che la trama generale. Il ragazzo non è il solito tipo o tutto moscio/nerd/timido oppure super-figo/sportivo/ricco, ma lo definirei realistico, così come la protagonista femminile. Anche le situazioni non sono mai portate all'estremo, ma scorre tutto in modo abbastanza realistico. Altra cosa che ho apprezzato sono stati i finali di ogni puntata, che creavano la giusta curiosità e attesa per l'episodio successivo.
I disegni mi sono piaciuti, li ho trovati rilassanti, a volte i volti non erano disegnati perfettamente, ma non mi ha dato fastidio. Anche le musiche accompagnavano bene le situazioni.
Infine vorrei aggiungere che c'è pure un finale! Personalmente mi è piaciuto, anche se banalotto, ma non poteva essere altrimenti, visto il genere dell'opera.
Non posso dire che non sia banale come storia sentimentale tra i banchi di scuola, ma affronta le vicende in un modo più originale rispetto agli altri anime, cioè sviluppando di più i sentimenti dei personaggi che la trama generale. Il ragazzo non è il solito tipo o tutto moscio/nerd/timido oppure super-figo/sportivo/ricco, ma lo definirei realistico, così come la protagonista femminile. Anche le situazioni non sono mai portate all'estremo, ma scorre tutto in modo abbastanza realistico. Altra cosa che ho apprezzato sono stati i finali di ogni puntata, che creavano la giusta curiosità e attesa per l'episodio successivo.
I disegni mi sono piaciuti, li ho trovati rilassanti, a volte i volti non erano disegnati perfettamente, ma non mi ha dato fastidio. Anche le musiche accompagnavano bene le situazioni.
Infine vorrei aggiungere che c'è pure un finale! Personalmente mi è piaciuto, anche se banalotto, ma non poteva essere altrimenti, visto il genere dell'opera.
Dazai una volta disse: "In questo mondo esiste una cosa chiamata amore. Ne sono certo. Ma è come esprimerlo, le sue regole, che sono difficili da trovare." Credo che questo sia il modo migliore di iniziare a parlare di "Tsuki ga Kirei", anime sentimentale che ho trovato molto piacevole a piccole dosi, per non farlo diventare troppo noioso.
Infatti credo sia necessario premettere una cosa: non ci sono superpoteri, non ci sono fantasmi, non c'è nulla che ti faccia pensare: "Questo non può succedere mai nella vita"; questa storia è talmente normale che, paradossalmente, trovo che sia qualcosa di davvero originale.
Prima di tutto, i protagonisti: lei, Akane Mizuno, terza media, ama correre, non per nulla è nel club di atletica insieme a due sue grandi amiche; lui, Kotarou Azumi, stessa classe di Akane, è nel club di letteratura (dove in pratica ci sono lui, sé stesso, sé medesimo, Kotarou e Azumi!) e fa danza tradizionale giapponese, sogna di diventare uno scrittore di romanzi storici, come Dazai (da cui l'apertura), suo idolo, di cui spesso verranno fatte citazioni durante la visione. Entrambi sono alle prime armi con l'amore, sono introversi, non sanno come esprimersi con "l'altra metà del cielo", e affronteranno problemi di tipo quotidiano, gelosie, fraintendimenti, come altri più importanti come la scelta della scuola superiore... come se la caveranno?
Non ho molto da dire sugli altri personaggi: qualcuno di loro ha un ruolo più importante di altri, ma fondamentalmente tutti sono di contorno rispetto ad Akane e Kotarou, le cui vicende sono alla base stessa della storia. Mi sento comunque di citare Chinatsu, un'amica del cuore di Akane, Hira, ragazzo del club di atletica, Roman, amico di Kotarou, e il proprietario della libreria dove Kotarou va spesso a leggere, il quale anche lui ha a che fare con il gruppo di danza tradizionale.
La storia l'ho amata, ogni personaggio è credibile, non ha (o non "è") uno stereotipo, sono persone normali in cui ognuno di noi può ritrovare sé stesso o altri, anche se, come detto prima, non c'è molto spazio per tutti.
Le musiche mi sono piaciute, la opening e la ending non sono tra le mie preferite, ma le ho trovate azzeccate per il tipo di anime di cui fanno parte, così come il sottofondo musicale.
I disegni li ho apprezzati tanto, soprattutto per l'effetto del colore, anche se ignorare tutte le persone "di sfondo" fatte con un brutto 3D è stato difficile all'inizio (penso non volessero spenderci troppo, per puntare proprio sulla qualità del disegno).
Consiglio questo anime a chi cerca la normalità, due adolescenti che si amano, si conoscono, imparano a comprendersi e lottano per il loro futuro. E a tutti gli altri.
A tal proposito concludo dicendo che dopo la ending, alla fine degli episodi, potreste trovare delle scene extra: in pratica, per rimediare, ai personaggi secondari è stato ritagliato del tempo in cui fanno cose di tutti i giorni; come durata sono abbastanza insignificanti, ma donano delle curiosità di non poco conto (quale ragazza piace a Roman? E lei ricambierà?).
Infatti credo sia necessario premettere una cosa: non ci sono superpoteri, non ci sono fantasmi, non c'è nulla che ti faccia pensare: "Questo non può succedere mai nella vita"; questa storia è talmente normale che, paradossalmente, trovo che sia qualcosa di davvero originale.
Prima di tutto, i protagonisti: lei, Akane Mizuno, terza media, ama correre, non per nulla è nel club di atletica insieme a due sue grandi amiche; lui, Kotarou Azumi, stessa classe di Akane, è nel club di letteratura (dove in pratica ci sono lui, sé stesso, sé medesimo, Kotarou e Azumi!) e fa danza tradizionale giapponese, sogna di diventare uno scrittore di romanzi storici, come Dazai (da cui l'apertura), suo idolo, di cui spesso verranno fatte citazioni durante la visione. Entrambi sono alle prime armi con l'amore, sono introversi, non sanno come esprimersi con "l'altra metà del cielo", e affronteranno problemi di tipo quotidiano, gelosie, fraintendimenti, come altri più importanti come la scelta della scuola superiore... come se la caveranno?
Non ho molto da dire sugli altri personaggi: qualcuno di loro ha un ruolo più importante di altri, ma fondamentalmente tutti sono di contorno rispetto ad Akane e Kotarou, le cui vicende sono alla base stessa della storia. Mi sento comunque di citare Chinatsu, un'amica del cuore di Akane, Hira, ragazzo del club di atletica, Roman, amico di Kotarou, e il proprietario della libreria dove Kotarou va spesso a leggere, il quale anche lui ha a che fare con il gruppo di danza tradizionale.
La storia l'ho amata, ogni personaggio è credibile, non ha (o non "è") uno stereotipo, sono persone normali in cui ognuno di noi può ritrovare sé stesso o altri, anche se, come detto prima, non c'è molto spazio per tutti.
Le musiche mi sono piaciute, la opening e la ending non sono tra le mie preferite, ma le ho trovate azzeccate per il tipo di anime di cui fanno parte, così come il sottofondo musicale.
I disegni li ho apprezzati tanto, soprattutto per l'effetto del colore, anche se ignorare tutte le persone "di sfondo" fatte con un brutto 3D è stato difficile all'inizio (penso non volessero spenderci troppo, per puntare proprio sulla qualità del disegno).
Consiglio questo anime a chi cerca la normalità, due adolescenti che si amano, si conoscono, imparano a comprendersi e lottano per il loro futuro. E a tutti gli altri.
A tal proposito concludo dicendo che dopo la ending, alla fine degli episodi, potreste trovare delle scene extra: in pratica, per rimediare, ai personaggi secondari è stato ritagliato del tempo in cui fanno cose di tutti i giorni; come durata sono abbastanza insignificanti, ma donano delle curiosità di non poco conto (quale ragazza piace a Roman? E lei ricambierà?).
Tenerezza. Questo è il termine adatto a descrivere la romantica storia d'amore tra i due ragazzini delle scuole medie protagonisti di "As the moon, so beautiful", alle prese con il primo amore, il club scolastico e le scelte per il futuro. Offerta da Crunchyroll in simulcast nella passata stagione primaverile 2017, Tsuki ga kirei (月がきれい) è una serie anime originale prodotta dallo studio feel., la cui sceneggiatura è stata lasciata nelle mani di Yūko Kakihara, già membro dello staff di Orange e Shōwa Genroku Rakugo Shinjū, mentre la regia è opera di Seiji Kishi, direttore della seconda serie di Assassination Classroom e della prima di Danganronpa.
Kotarō Azumi e Akane Mizuno vanno in classe insieme. Lui è iscritto al club di letteratura, lei a quello di atletica; lui si cimenta nella stesura di racconti e romanzi, lei adora sfidare la velocità sparandosi a razzo nelle gare di corsa. Entrambi timidi, entrambi vergini d'amore, si trovano in estrema difficoltà ad approcciarsi l'un l'altro e a fronteggiare questo nuovo sentimento che sentono battere dentro sempre più forte. Non sanno bene come gestire le piccole gelosie, non sanno fin dove possono spingersi a chiedere, addirittura non sanno nemmeno come rompere il ghiaccio quando sono uno di fronte all'altro. Lunghi silenzi, sguardo basso, guance imbarazzate: i due protagonisti di Tsuki ga Kirei mostrano la purezza del primo amore, quello che sogni possa diventare l'unico e il solo che ti renderà felice.
«Chi è stato a tradurre "I love you" come "La luna è davvero bella, non trovi"? Osamu Dazai o Natsume Sōseki?»
A prestare il titolo all'anime è un famoso adattamento della frase "ti amo" di Natsume Sōseki, uno degli scrittori più celebri del Sol Levante. Il romanziere era convinto che due amanti non avessero bisogno di esprimere a parole il sentimento reciproco, ma che esso si potesse trasmettere anche con una frase come "Tsuki ga kirei desu ne" (月が綺麗ですね。), quindi con un semplice apprezzamento alla bellezza della luna. I protagonisti di Tsuki ga kirei fanno proprio questo concetto, perché sono innumerevoli le volte in cui non parlano ma riescono a comunicare lo stesso un'emozione. Kotarō, inoltre, sogna di diventare uno scrittore in grado di raccontare l'amore così come faceva Sōseki, o come il suo mentore Osamu Dazai, del quale il giovane più di una volta riporta citazioni importanti nel corso dei suoi flussi di coscienza. Molti dei pensieri di Kotarō partono con un «Dazai wa itta», ossia "Dazai disse", originando un'eco carica di significati.
L'omaggio alla letteratura giapponese non si ferma solo a questi due scrittori, ma con piccoli accorgimenti, come il titolo di un episodio o un libro pescato a caso dal protagonista, sono molte le voci rinomate che rispondono all'appello. Ogni tanto, qua e là, non sono riuscita pienamente a capire perché alcuni romanzi fossero stati tirati in ballo, ma la visione non ne viene minimamente intaccata, perciò fa niente!
In effetti, Tsuki ga Kirei si rifà all'amore descritto dalla narrativa giapponese di un tempo, quella che raccontava di amanti che non si erano mai incontrati e che pure avrebbero donato la vita per l'altra persona; di quelli che si innamoravano della calligrafia, del profumo cosparso fra le pagine di una lettera, della puntualità di una missiva, oppure della sagoma intravista dietro le pareti di carta dei fusuma, della voce udita al di là di un paravento, del calore di una mano che ti sfiora... Insomma, un amore che vive di sospiri e che può vivere anche solo di quelli, raccontato stavolta da due adolescenti alle prime armi, tutti presi dal club e dal doposcuola, dalle amicizie vecchie e nuove, che devono lottare con la famiglia per poter ottenere una chance di rincorrere il proprio sogno e contro le convenzioni di una società che spesso decide il futuro dei giovani senza chiedere loro il permesso.
In Tsuki ga Kirei l'amore romantico dei secoli scorsi è vissuto in un'ottica più moderna, più adolescenziale. In questo senso sono lampanti le lunghe conversazioni al cellulare di Akane e Kotarō: al posto delle lettere che ci si scambiava un tempo, infatti, troviamo i messaggi di LINE, l'applicazione di messaggistica più utilizzata in Giappone, al pari di Whatsapp per l'Italia. Parte della storia è narrata attraverso lo schermo di un cellulare, in un botta e risposta scritto, a testimonianza del fatto che al giorno d'oggi i giovani si parlano attraverso i messaggi più che con la parola pronunciata.
Ancora, semplice e genuina, Tsuki ga Kirei è una storia d'amore d'ambientazione scolastica che vive di tutti i cliché del genere. C'è il tipico festival di quartiere con le bancarelle e la pesca dei pesciolini, la gita scolastica con pernottamento, i colloqui per la scelta del prossimo istituto al quale iscriversi, l'appuntamento al lunapark, e tanti altri piccoli avvenimenti della vita quotidiana e scolastica di un giovane giapponese. E molto giapponese è l'atteggiamento generale dell'opera, che mette in luce la difficoltà degli abitanti del Sol Levante nel comunicare sentimenti ed emozioni al prossimo. L'imbarazzo limitante con cui i personaggi vivono ogni piccolo gesto o parola può apparire estraneo a una cultura come quella occidentale, nella quale troviamo un'immediatezza maggiore nel dialogo interpersonale, ma è figlio di una verità che affonda le sue radici nel passato del Giappone.
Per quanto mi riguarda, è sempre bello tornare tra le mura di "casa", sprofondare nuovamente nelle atmosfere degli shōjo manga classici, quelli con cui sono cresciuta e che mi hanno fatto sussultare il cuoricino da bambina. Teneri e delicati, hanno il sapore di una fetta di torta al limone in piena estate! Nonostante sembri essere un anime indirizzato a un pubblico di età inferiore alla mia (ebbene, ormai ho soffiato ventisette candeline!), Tsuki ga Kirei è in grado di colpire anche un cuore adulto. È pur sempre vero che gli spettatori di indole più romantica riusciranno meglio a empatizzare coi personaggi, ma son certa che anche un iceberg potrebbe sciogliersi davanti alla tenerezza di questi due virgulti. O a provare rabbia quando terzi incomodi insidieranno la fantastica coppietta!
D'altronde, chi alle scuole medie non ha mai sognato di vivere un amore come quello di Kotarō e Akane? Un amore fatto di rossori, chiacchierate fino a notte fonda, imbarazzo tale da non riuscire a spiccicare parola davanti all'amato, piccole gelosie che ti morsicchiano dentro, inconsapevolezza di come portare avanti una relazione... Il punto di forza di Tsuki ga Kirei risiede proprio nella normalità di una storia che sarebbe potuta accadere a chiunque a quell'età. Il ritmo della narrazione a tratti può apparire un po' lento, ma calcolando che nella vita di tutti i giorni le cose accadono poco per volta, rispecchia in pieno l'intento dell'anime di raccontare una tranche de vie: quella del koi (恋), ossia il primo amore.
Dal punto di vista tecnico, Tsuki ga Kirei presenta una grafica abbastanza particolare, color pastello. Il character design si avvale di visi dalle linee morbide, facce paffute con occhi rotondi, abbinate ad outfit casual o alla divisa scolastica. La particolarità del disegno sono i contorni ben marcati e un'ombreggiatura biancastra che si va a posare proprio sui bordi, al punto che sembra quasi come se si volesse ritagliare i personaggi dallo sfondo. I fondali, poi, sono curati e realistici da sembrare delle fotografie del paesaggio urbano, quindi ancor di più il personaggio così contornato sembra poggiarsi su un altro livello dell'immagine. A maggior ragione, poi, se è abbozzato, come nel caso dei personaggi di contorno sullo sfondo. L'effetto è un po' strano a volte, ma tutto sommato non mi dispiace il risultato finale.
Una nota di merito va alla realizzazione del Kawagoe Matsuri (川越祭り), così particolareggiata da sembrare di esserci stata davvero. È stato bello seguire Kotarō nelle prove generali per il festival, nella preparazione delle danze e delle musiche d'accompagnamento. Ho ancora il suono dei taiko che mi risuona in testa! Un vero tuffo nella parte più bella e affascinante della cultura giapponese.
Ancora, i volti dei personaggi ben esprimono i loro sentimenti e anche il doppiaggio è delicato come l'intero anime. Buona sia la prestazione di Shōya Chiba nei panni di Kotarō, sia quella di Konomi Kohara nelle vesti di Akane. Infine, romantiche e orecchiabili le due ballate di Nao Tōyama che fanno da apertura e chiusura all'anime, e che si intitolano rispettivamente "Ima Koko" e "Tsuki ga Kirei", come la serie. Carinissima, poi, l'idea di inserire degli omake (お負け, extra) sui personaggi secondari e le loro storie d'amore. Alcuni erano particolarmente divertenti!
In conclusione, Tsuki ga Kirei è una bella vetrina del sentimento di due adolescenti alla loro prima esperienza amorosa. Mostra una storia che potrebbe benissimo accadere nella realtà. Non affronta chissà quali tematiche profonde, ma riesce a dare un peso alla semplicità dei piccoli gesti, come un messaggino della buonanotte, una stretta di mano, uno sguardo silenzioso. Un anime carino, scorrevole, e che sa come addolcire una giornata spossante... Regala quella felicità che nel manga di Bokura ga Ita la Obata definiva «una cioccolata calda in un giorno freddo».
Kotarō Azumi e Akane Mizuno vanno in classe insieme. Lui è iscritto al club di letteratura, lei a quello di atletica; lui si cimenta nella stesura di racconti e romanzi, lei adora sfidare la velocità sparandosi a razzo nelle gare di corsa. Entrambi timidi, entrambi vergini d'amore, si trovano in estrema difficoltà ad approcciarsi l'un l'altro e a fronteggiare questo nuovo sentimento che sentono battere dentro sempre più forte. Non sanno bene come gestire le piccole gelosie, non sanno fin dove possono spingersi a chiedere, addirittura non sanno nemmeno come rompere il ghiaccio quando sono uno di fronte all'altro. Lunghi silenzi, sguardo basso, guance imbarazzate: i due protagonisti di Tsuki ga Kirei mostrano la purezza del primo amore, quello che sogni possa diventare l'unico e il solo che ti renderà felice.
«Chi è stato a tradurre "I love you" come "La luna è davvero bella, non trovi"? Osamu Dazai o Natsume Sōseki?»
A prestare il titolo all'anime è un famoso adattamento della frase "ti amo" di Natsume Sōseki, uno degli scrittori più celebri del Sol Levante. Il romanziere era convinto che due amanti non avessero bisogno di esprimere a parole il sentimento reciproco, ma che esso si potesse trasmettere anche con una frase come "Tsuki ga kirei desu ne" (月が綺麗ですね。), quindi con un semplice apprezzamento alla bellezza della luna. I protagonisti di Tsuki ga kirei fanno proprio questo concetto, perché sono innumerevoli le volte in cui non parlano ma riescono a comunicare lo stesso un'emozione. Kotarō, inoltre, sogna di diventare uno scrittore in grado di raccontare l'amore così come faceva Sōseki, o come il suo mentore Osamu Dazai, del quale il giovane più di una volta riporta citazioni importanti nel corso dei suoi flussi di coscienza. Molti dei pensieri di Kotarō partono con un «Dazai wa itta», ossia "Dazai disse", originando un'eco carica di significati.
L'omaggio alla letteratura giapponese non si ferma solo a questi due scrittori, ma con piccoli accorgimenti, come il titolo di un episodio o un libro pescato a caso dal protagonista, sono molte le voci rinomate che rispondono all'appello. Ogni tanto, qua e là, non sono riuscita pienamente a capire perché alcuni romanzi fossero stati tirati in ballo, ma la visione non ne viene minimamente intaccata, perciò fa niente!
In effetti, Tsuki ga Kirei si rifà all'amore descritto dalla narrativa giapponese di un tempo, quella che raccontava di amanti che non si erano mai incontrati e che pure avrebbero donato la vita per l'altra persona; di quelli che si innamoravano della calligrafia, del profumo cosparso fra le pagine di una lettera, della puntualità di una missiva, oppure della sagoma intravista dietro le pareti di carta dei fusuma, della voce udita al di là di un paravento, del calore di una mano che ti sfiora... Insomma, un amore che vive di sospiri e che può vivere anche solo di quelli, raccontato stavolta da due adolescenti alle prime armi, tutti presi dal club e dal doposcuola, dalle amicizie vecchie e nuove, che devono lottare con la famiglia per poter ottenere una chance di rincorrere il proprio sogno e contro le convenzioni di una società che spesso decide il futuro dei giovani senza chiedere loro il permesso.
In Tsuki ga Kirei l'amore romantico dei secoli scorsi è vissuto in un'ottica più moderna, più adolescenziale. In questo senso sono lampanti le lunghe conversazioni al cellulare di Akane e Kotarō: al posto delle lettere che ci si scambiava un tempo, infatti, troviamo i messaggi di LINE, l'applicazione di messaggistica più utilizzata in Giappone, al pari di Whatsapp per l'Italia. Parte della storia è narrata attraverso lo schermo di un cellulare, in un botta e risposta scritto, a testimonianza del fatto che al giorno d'oggi i giovani si parlano attraverso i messaggi più che con la parola pronunciata.
Ancora, semplice e genuina, Tsuki ga Kirei è una storia d'amore d'ambientazione scolastica che vive di tutti i cliché del genere. C'è il tipico festival di quartiere con le bancarelle e la pesca dei pesciolini, la gita scolastica con pernottamento, i colloqui per la scelta del prossimo istituto al quale iscriversi, l'appuntamento al lunapark, e tanti altri piccoli avvenimenti della vita quotidiana e scolastica di un giovane giapponese. E molto giapponese è l'atteggiamento generale dell'opera, che mette in luce la difficoltà degli abitanti del Sol Levante nel comunicare sentimenti ed emozioni al prossimo. L'imbarazzo limitante con cui i personaggi vivono ogni piccolo gesto o parola può apparire estraneo a una cultura come quella occidentale, nella quale troviamo un'immediatezza maggiore nel dialogo interpersonale, ma è figlio di una verità che affonda le sue radici nel passato del Giappone.
Per quanto mi riguarda, è sempre bello tornare tra le mura di "casa", sprofondare nuovamente nelle atmosfere degli shōjo manga classici, quelli con cui sono cresciuta e che mi hanno fatto sussultare il cuoricino da bambina. Teneri e delicati, hanno il sapore di una fetta di torta al limone in piena estate! Nonostante sembri essere un anime indirizzato a un pubblico di età inferiore alla mia (ebbene, ormai ho soffiato ventisette candeline!), Tsuki ga Kirei è in grado di colpire anche un cuore adulto. È pur sempre vero che gli spettatori di indole più romantica riusciranno meglio a empatizzare coi personaggi, ma son certa che anche un iceberg potrebbe sciogliersi davanti alla tenerezza di questi due virgulti. O a provare rabbia quando terzi incomodi insidieranno la fantastica coppietta!
D'altronde, chi alle scuole medie non ha mai sognato di vivere un amore come quello di Kotarō e Akane? Un amore fatto di rossori, chiacchierate fino a notte fonda, imbarazzo tale da non riuscire a spiccicare parola davanti all'amato, piccole gelosie che ti morsicchiano dentro, inconsapevolezza di come portare avanti una relazione... Il punto di forza di Tsuki ga Kirei risiede proprio nella normalità di una storia che sarebbe potuta accadere a chiunque a quell'età. Il ritmo della narrazione a tratti può apparire un po' lento, ma calcolando che nella vita di tutti i giorni le cose accadono poco per volta, rispecchia in pieno l'intento dell'anime di raccontare una tranche de vie: quella del koi (恋), ossia il primo amore.
Dal punto di vista tecnico, Tsuki ga Kirei presenta una grafica abbastanza particolare, color pastello. Il character design si avvale di visi dalle linee morbide, facce paffute con occhi rotondi, abbinate ad outfit casual o alla divisa scolastica. La particolarità del disegno sono i contorni ben marcati e un'ombreggiatura biancastra che si va a posare proprio sui bordi, al punto che sembra quasi come se si volesse ritagliare i personaggi dallo sfondo. I fondali, poi, sono curati e realistici da sembrare delle fotografie del paesaggio urbano, quindi ancor di più il personaggio così contornato sembra poggiarsi su un altro livello dell'immagine. A maggior ragione, poi, se è abbozzato, come nel caso dei personaggi di contorno sullo sfondo. L'effetto è un po' strano a volte, ma tutto sommato non mi dispiace il risultato finale.
Una nota di merito va alla realizzazione del Kawagoe Matsuri (川越祭り), così particolareggiata da sembrare di esserci stata davvero. È stato bello seguire Kotarō nelle prove generali per il festival, nella preparazione delle danze e delle musiche d'accompagnamento. Ho ancora il suono dei taiko che mi risuona in testa! Un vero tuffo nella parte più bella e affascinante della cultura giapponese.
Ancora, i volti dei personaggi ben esprimono i loro sentimenti e anche il doppiaggio è delicato come l'intero anime. Buona sia la prestazione di Shōya Chiba nei panni di Kotarō, sia quella di Konomi Kohara nelle vesti di Akane. Infine, romantiche e orecchiabili le due ballate di Nao Tōyama che fanno da apertura e chiusura all'anime, e che si intitolano rispettivamente "Ima Koko" e "Tsuki ga Kirei", come la serie. Carinissima, poi, l'idea di inserire degli omake (お負け, extra) sui personaggi secondari e le loro storie d'amore. Alcuni erano particolarmente divertenti!
In conclusione, Tsuki ga Kirei è una bella vetrina del sentimento di due adolescenti alla loro prima esperienza amorosa. Mostra una storia che potrebbe benissimo accadere nella realtà. Non affronta chissà quali tematiche profonde, ma riesce a dare un peso alla semplicità dei piccoli gesti, come un messaggino della buonanotte, una stretta di mano, uno sguardo silenzioso. Un anime carino, scorrevole, e che sa come addolcire una giornata spossante... Regala quella felicità che nel manga di Bokura ga Ita la Obata definiva «una cioccolata calda in un giorno freddo».
L'opinione più ricorrente, quando si parla di “Tsuki Ga Kirei”, è quella secondo cui si tratta di un anime molto bello ma che necessita di un'altissima tolleranza agli zuccheri per poter essere davvero apprezzato, dato che la trama è molto, forse troppo, sdolcinata.
Col senno di poi non posso che confermare il giudizio positivo espresso dagli altri; e anche la presenza di parti troppo “smielate” è senza dubbio un dato di fatto. A mio avviso, però, “Tsuki Ga Kirei” non può essere considerato come un anime creato ad uso e consumo degli “estremisti del romanticismo”: non era questa l'intenzione dell'autore e non è questo il risultato che ha ottenuto, nemmeno involontariamente.
Si tratta, infatti, di un anime “sentimentale”, ma non di una favola; è, invece, il racconto, realistico anche se molto romanzato, di uno dei momenti più significativi nella vita di ogni essere umano: quello del primo amore e dei primi goffi tentativi di approcciarsi a quella che Mao Tse Tung chiamava “l'altra metà del cielo” (se ve lo state chiedendo... no, non è un anime sul Comunismo).
Un veloce incrocio di sguardi scambiato nell'atrio di una scuola media è tutto ciò che serve ai quindicenni Akane e Kotaro per “notarsi a vicenda”. Inizialmente i due non sembrano essere molto compatibili: lei è la giovane promessa del club di atletica; lui è un aspirante scrittore fissato con Osamu Dazai e poco interessato alla vita scolastica. In apparenza sembrano avere una sola cosa in comune: la grande timidezza. Ma questo non fa altro che aumentare la distanza che li divide.
Durante una lunga fase di corteggiamento reciproco, fatta più di lunghi silenzi e di piccoli gesti piuttosto che di decisioni clamorose o di dichiarazioni roboanti, entrambi si troveranno ad affrontare tanti piccoli-grandi ostacoli e potranno superarli solo tirando fuori degli aspetti di sé che nessuno si aspettava. E a questo punto anche lo spettatore non potrà che ammettere ciò che i due ragazzi avevano capito sin dal loro primo sguardo: Akane e Kotaro sono complementari l'uno per l'altro.
“E' stato il mio primo amore. Non sapevo niente. Ero così nervoso. Come tenersi per mano, come baciarsi. Non l'abbiamo nemmeno mai detto ai nostri amici. Era così imbarazzante. Non sapevo mai cosa fare. Ma, quel giorno, ha trovato il coraggio di parlarmi. Ho potuto credere che avremmo sempre camminato insieme. Il fatto che la persona che amo ricambi i miei sentimenti... ho pensato dovesse essere un miracolo.”
Non importa se siete timidi o estroversi, se con le donne (o con gli uomini) “ci sapete fare” o se siete degli eterni insicuri: tutti noi sappiamo bene che questi pensieri non appartengono solo ai due protagonisti di questo anime ma alla totalità degli adolescenti che si avvicinano all'amore per la prima volta. Con questo non voglio certo dire che tutti abbiano percorso, stiano percorrendo o percorreranno lo stesso lungo e impacciato percorso di Akane e Kotaro; però credo che le loro paure, le loro insicurezze, la loro inesperienza siano un ostacolo che chiunque abbia quell'età debba affrontare, indipendentemente dal tempo che poi impiegheranno a superarlo; ed è proprio questo il motivo per cui questo “Tsuki Ga Kirei” risulta così piacevole da seguire, e ciò nonostante la sua lentezza narrativa, i lunghi silenzi e una serie di situazioni forse un po' troppo infantili anche per dei ragazzi delle scuole medie.
Ciò che mi ha particolarmente impressionato è la grande attenzione posta nella descrizione della “crescita” dei due personaggi. Inizialmente Akane e Kotaro fanno fatica anche solo a parlarsi, poi cominciano ad aprirsi l'un l'altro e, infine, dando la giusta importanza ad ogni singolo mattone, riescono a buttare giù quel muro di timidezza e d'inesperienza che li divideva. Ma è soprattutto la percezione che hanno di sé stessi a cambiare: se la persona che ti sta accanto è davvero importante, allora le tue priorità si modificano e si trasformano; in certi casi, anzi, vengono completamente stravolte. Ma questo non è un qualcosa che può accadere in un singolo istante, ma deve essere il frutto di una lenta evoluzione interiore; e da questo punto di vista la scelta dei tempi narrativi è stata davvero perfetta. Inizialmente l'anime è molto lento, dopo un po' assume un passo più regolare e alla fine preme il piede sull'acceleratore: in questo modo la velocità della trama segue le varie fasi del cambiamento dell'animo umano e non il contrario. Il risultato ottenuto è che, se analizziamo le figure di Akane e Kotaro prima all'inizio e poi alla fine dell'anime, notiamo facilmente quanto siano cambiate; ma sono cambiate senza che noi nemmeno ce ne accorgessimo.
Un altro aspetto molto interessante trattato da “Tsuki Ga Kirei” è il modo in cui i nuovi mezzi di comunicazione stanno cambiando il nostro modo di relazionarci con gli altri. Il giudizio che questo anime dà su questo aspetto è positivo: senza “Line” probabilmente i due ragazzi avrebbero avuto poche possibilità di stare insieme, a causa delle loro grandi difficoltà comunicative. Personalmente mi sento di condividere questo giudizio, in quanto credo che la scrittura sia un ottimo espediente per superare le proprie insicurezze; devo però anche aggiungere che il mondo “social” di “Tsuki Ga Kirei” sembra assomigliare più a quello proprio dell'era degli sms e delle prime chat che a quello di Facebook e di Instagram; i social, cioè, non sono previsti nel disegno dell'opera, per cui il giudizio che si può trarre da ciò che questo anime propone lascia un po' il tempo che trova.
Vorrei porre l'attenzione, infine, sui tanti punti di contatto tra “Tsuki Ga Kirei” e “5 cm Per Second”. Entrambe le opere, infatti, si aprono in un modo simile, con due adolescenti che si innamorano in un contesto che non rende facile il loro rapporto e che li pone di fronte alla necessità di prendere delle decisioni; ma, mentre “5 cm Per Second” adotta un approccio pessimistico, con un protagonista che non riesce ad affrontare le difficoltà e si lascia andare all'immobilismo e all'autocommiserazione, “Tsuki Ga Kirei” propone un approccio diametralmente opposto. Al contrario di Takaki, infatti, Kotaro non si lascia abbattere dai problemi (cosa inaspettata, se teniamo conto dell'idea che avevamo di lui all'inizio), ma li affronta in un modo impulsivo ma razionale al tempo stesso. Non riuscirà a risolverli tutti; ma almeno ci proverà sempre. Quindi in entrambi gli anime troviamo una stessa situazione che poi viene affrontata in due modi completamente diversi; e, dovendo scegliere, il modo di agire di Kotaro potrà sembrare meno tormentato e struggente, per me nettamente più realistico. Ma, a giudicare dal tipo di rapporto che si instaura tra i personaggi di “Your Name.”, anche Shinkai sembra aver ormai imboccato una strada più ottimistica.
In definitiva, il mio parere su “Tsuki Ga Kirei” è molto positivo. A volergli trovare un difetto si potrebbe dire che l'apparato grafico andava gestito meglio, senza quelle fastidiose “aureole bianche” e con corpi un po' meno tozzi e squadrati; ma sono particolari a cui ci si abitua facilmente, perché, se non è esattamente una delizia gli occhi, questo anime è una deliziosa bufera di emozioni e ricordi che non può lasciare indifferente lo spettatore.
Dategli una possibilità; vi innamorerete di lui con la stessa velocità con cui Kotaro si è innamorato della sua bella Akane: al primo sguardo.
Col senno di poi non posso che confermare il giudizio positivo espresso dagli altri; e anche la presenza di parti troppo “smielate” è senza dubbio un dato di fatto. A mio avviso, però, “Tsuki Ga Kirei” non può essere considerato come un anime creato ad uso e consumo degli “estremisti del romanticismo”: non era questa l'intenzione dell'autore e non è questo il risultato che ha ottenuto, nemmeno involontariamente.
Si tratta, infatti, di un anime “sentimentale”, ma non di una favola; è, invece, il racconto, realistico anche se molto romanzato, di uno dei momenti più significativi nella vita di ogni essere umano: quello del primo amore e dei primi goffi tentativi di approcciarsi a quella che Mao Tse Tung chiamava “l'altra metà del cielo” (se ve lo state chiedendo... no, non è un anime sul Comunismo).
Un veloce incrocio di sguardi scambiato nell'atrio di una scuola media è tutto ciò che serve ai quindicenni Akane e Kotaro per “notarsi a vicenda”. Inizialmente i due non sembrano essere molto compatibili: lei è la giovane promessa del club di atletica; lui è un aspirante scrittore fissato con Osamu Dazai e poco interessato alla vita scolastica. In apparenza sembrano avere una sola cosa in comune: la grande timidezza. Ma questo non fa altro che aumentare la distanza che li divide.
Durante una lunga fase di corteggiamento reciproco, fatta più di lunghi silenzi e di piccoli gesti piuttosto che di decisioni clamorose o di dichiarazioni roboanti, entrambi si troveranno ad affrontare tanti piccoli-grandi ostacoli e potranno superarli solo tirando fuori degli aspetti di sé che nessuno si aspettava. E a questo punto anche lo spettatore non potrà che ammettere ciò che i due ragazzi avevano capito sin dal loro primo sguardo: Akane e Kotaro sono complementari l'uno per l'altro.
“E' stato il mio primo amore. Non sapevo niente. Ero così nervoso. Come tenersi per mano, come baciarsi. Non l'abbiamo nemmeno mai detto ai nostri amici. Era così imbarazzante. Non sapevo mai cosa fare. Ma, quel giorno, ha trovato il coraggio di parlarmi. Ho potuto credere che avremmo sempre camminato insieme. Il fatto che la persona che amo ricambi i miei sentimenti... ho pensato dovesse essere un miracolo.”
Non importa se siete timidi o estroversi, se con le donne (o con gli uomini) “ci sapete fare” o se siete degli eterni insicuri: tutti noi sappiamo bene che questi pensieri non appartengono solo ai due protagonisti di questo anime ma alla totalità degli adolescenti che si avvicinano all'amore per la prima volta. Con questo non voglio certo dire che tutti abbiano percorso, stiano percorrendo o percorreranno lo stesso lungo e impacciato percorso di Akane e Kotaro; però credo che le loro paure, le loro insicurezze, la loro inesperienza siano un ostacolo che chiunque abbia quell'età debba affrontare, indipendentemente dal tempo che poi impiegheranno a superarlo; ed è proprio questo il motivo per cui questo “Tsuki Ga Kirei” risulta così piacevole da seguire, e ciò nonostante la sua lentezza narrativa, i lunghi silenzi e una serie di situazioni forse un po' troppo infantili anche per dei ragazzi delle scuole medie.
Ciò che mi ha particolarmente impressionato è la grande attenzione posta nella descrizione della “crescita” dei due personaggi. Inizialmente Akane e Kotaro fanno fatica anche solo a parlarsi, poi cominciano ad aprirsi l'un l'altro e, infine, dando la giusta importanza ad ogni singolo mattone, riescono a buttare giù quel muro di timidezza e d'inesperienza che li divideva. Ma è soprattutto la percezione che hanno di sé stessi a cambiare: se la persona che ti sta accanto è davvero importante, allora le tue priorità si modificano e si trasformano; in certi casi, anzi, vengono completamente stravolte. Ma questo non è un qualcosa che può accadere in un singolo istante, ma deve essere il frutto di una lenta evoluzione interiore; e da questo punto di vista la scelta dei tempi narrativi è stata davvero perfetta. Inizialmente l'anime è molto lento, dopo un po' assume un passo più regolare e alla fine preme il piede sull'acceleratore: in questo modo la velocità della trama segue le varie fasi del cambiamento dell'animo umano e non il contrario. Il risultato ottenuto è che, se analizziamo le figure di Akane e Kotaro prima all'inizio e poi alla fine dell'anime, notiamo facilmente quanto siano cambiate; ma sono cambiate senza che noi nemmeno ce ne accorgessimo.
Un altro aspetto molto interessante trattato da “Tsuki Ga Kirei” è il modo in cui i nuovi mezzi di comunicazione stanno cambiando il nostro modo di relazionarci con gli altri. Il giudizio che questo anime dà su questo aspetto è positivo: senza “Line” probabilmente i due ragazzi avrebbero avuto poche possibilità di stare insieme, a causa delle loro grandi difficoltà comunicative. Personalmente mi sento di condividere questo giudizio, in quanto credo che la scrittura sia un ottimo espediente per superare le proprie insicurezze; devo però anche aggiungere che il mondo “social” di “Tsuki Ga Kirei” sembra assomigliare più a quello proprio dell'era degli sms e delle prime chat che a quello di Facebook e di Instagram; i social, cioè, non sono previsti nel disegno dell'opera, per cui il giudizio che si può trarre da ciò che questo anime propone lascia un po' il tempo che trova.
Vorrei porre l'attenzione, infine, sui tanti punti di contatto tra “Tsuki Ga Kirei” e “5 cm Per Second”. Entrambe le opere, infatti, si aprono in un modo simile, con due adolescenti che si innamorano in un contesto che non rende facile il loro rapporto e che li pone di fronte alla necessità di prendere delle decisioni; ma, mentre “5 cm Per Second” adotta un approccio pessimistico, con un protagonista che non riesce ad affrontare le difficoltà e si lascia andare all'immobilismo e all'autocommiserazione, “Tsuki Ga Kirei” propone un approccio diametralmente opposto. Al contrario di Takaki, infatti, Kotaro non si lascia abbattere dai problemi (cosa inaspettata, se teniamo conto dell'idea che avevamo di lui all'inizio), ma li affronta in un modo impulsivo ma razionale al tempo stesso. Non riuscirà a risolverli tutti; ma almeno ci proverà sempre. Quindi in entrambi gli anime troviamo una stessa situazione che poi viene affrontata in due modi completamente diversi; e, dovendo scegliere, il modo di agire di Kotaro potrà sembrare meno tormentato e struggente, per me nettamente più realistico. Ma, a giudicare dal tipo di rapporto che si instaura tra i personaggi di “Your Name.”, anche Shinkai sembra aver ormai imboccato una strada più ottimistica.
In definitiva, il mio parere su “Tsuki Ga Kirei” è molto positivo. A volergli trovare un difetto si potrebbe dire che l'apparato grafico andava gestito meglio, senza quelle fastidiose “aureole bianche” e con corpi un po' meno tozzi e squadrati; ma sono particolari a cui ci si abitua facilmente, perché, se non è esattamente una delizia gli occhi, questo anime è una deliziosa bufera di emozioni e ricordi che non può lasciare indifferente lo spettatore.
Dategli una possibilità; vi innamorerete di lui con la stessa velocità con cui Kotaro si è innamorato della sua bella Akane: al primo sguardo.
L’amore ai tempi dell’iPhone
Nell’immaginario collettivo, una delle immagini che si tende ad associare alla cultura dell’Estremo Oriente è quella della pacatezza: filosofie e religioni che ricercano la pace interiore, riti lenti e solenni, la meditazione zen e chi più ne ha più ne metta. Un modo di vivere che, pur non trovando spazio nella vita frenetica delle grandi metropoli giapponesi, sopravvive nelle piccole realtà rurali di questa fetta di mondo ed è ottimamente rappresentata nello stile di quegli autori che godono di buona fama anche in Occidente. Un senso di distacco dalle cose terrene pervade, etereo, i racconti di costoro, che spesso si dilettano nel contrapporre a un periodare meditativo delle ambientazioni e delle situazioni che di pacato e distaccato hanno poco o nulla. Questa contraddizione non risulta tuttavia una stonatura, ma riesce in modo efficace a rappresentare una dicotomia tanto assurda, quanto effettivamente reale. Il motivo del preambolo è che “Tsuki ga Kirei” vuole ricreare esattamente questo tipo di situazioni, mettendo in risalto i paradossi di una società ancora intrinsecamente “orientale”, ma sempre più alienata e assorbita dal mondo della tecnologia.
L’esempio più lampante di questa evoluzione è fornito dalle nuove generazioni, motivo per cui, come protagonisti di questa storia, vediamo due ragazzi delle medie, appena adolescenti e alle prese con il primo amore. Akane e Kotaro, due compagni di classe, fanno conoscenza per puro caso in un ristorante, dove erano a mangiare con le rispettive famiglie; i genitori, accortisi della combinazione fortuita, iniziano a parlare, mentre i due ragazzi, estremamente riservati, sono visibilmente a disagio. Proprio questa situazione comune li porta progressivamente ad avvicinarsi l’uno all’altro, fino a comprendere che, forse, vedono nel rapporto con l’altro qualcosa di più di una semplice amicizia. Questo almeno vale per Kotaro, il quale, nonostante la perenne carenza di verve, pare più propenso a prendere l’iniziativa. Akane invece è più passiva, accetta i sentimenti di Kotaro senza aver prima capito a fondo i propri e per quasi tutta la serie è trascinata dalle vicende, senza essere in grado di agire attivamente e decidere per sé. Uno dei perni attorno a cui gli autori hanno voluto costruire la storia è il modo di apparire dei due protagonisti, anzi, dei personaggi in generale: il tentativo di rendere realistica la loro vita quotidiana si esplica in due essenziali attitudini di Kotaro e Akane: l’essere attivi e disinvolti su LINE - un programma di messaggistica per smartphone - e tremendamente impacciati e taciturni nella vita reale.
L’evidente barriera che si erge tra i due non appena si trovano faccia a faccia è il rovescio della medaglia dell’avere la possibilità di comunicare liberamente a tutte le ore del giorno e della notte. Dal vivo gli argomenti di discussione stentano a venir fuori, lunghi silenzi pervadono la scena e tutto viene tremendamente rallentato e dilatato; a contribuire ci sono una serie di scene abbastanza ripetitive in cui i personaggi, durante la loro abituale routine, messaggiano tra di loro, senza che dicano una parola. Da questo segue che le vicende che si susseguono durante la serie, a conti fatti, non sono molte, ma riescono comunque a riempire tutto lo spazio a disposizione grazie ai già citati accorgimenti da parte degli autori. La giustificazione è che, in quanto tipicamente giapponese, la storia è dilatata e stiracchiata di suo, allungata abilmente con l’inserimento di vedute cittadine e paesaggistiche, di squarci di vita quotidiana di altri studenti e di lunghi silenzi sulla scena, atti a ritrarre i quieti protagonisti in tutto il loro essere orientali. In una parola: noia.
Lo stesso senso di sospensione che si può trovare, rimanendo in tema, in opere romantiche, come “Honey & Clover”, o fortemente folkloristiche, come “Mushishi”, in “Tsuki ga kirei” è talmente esasperato e spogliato di ogni altro eventuale attributo da suscitare, a lungo andare, una sensazione inevitabile di noia. I personaggi risultano caratterizzati poveramente e, se piacciono, piacciono perché teneri e impacciati, pucciosi diremmo oggi, ma non per il loro carattere o la loro personalità. Tutto si riduce all’esteriorità, ma è proprio qui che casca il palco, perché ciò che dovrebbe essere il punto di forza di un anime come “Tsuki ga Kirei”, cioè l’apparato tecnico e la direzione artistica, si dimostra mediocre, se non peggio.
Partendo dalla seconda, la scelta a livello di character design e colorazione è quella di linee morbide e approssimate e tonalità tenui, ad alimentare l’effetto di sospensione della scena descritto in precedenza; l’espressività dei personaggi un po’ risente di questa scelta, contribuendo a non conferire loro una caratterizzazione completa. La regia, dal canto suo, indugia spesso su dettagli insignificanti e squarci di vita scolastica totalmente fini a sé stessi - tutto rigorosamente a camera fissa -, ricercando e non trovando quel sense of wonder che ha fatto la fortuna di un regista del calibro di Isao Takahata e, in maniera minore, del non più tanto giovane Makoto Shinkai. Ed è il modo in cui questo viene perseguito a nuocere di più alla serie: il comparto tecnico, eccezion fatta per qualche guizzo nel finale, si rivela sottotono, ove non mediocre; lugubri figure dalle sembianze di studenti, animate in CGI, si aggirano per la scuola e per le strade della città nei sopracitati intermezzi di vita quotidiana, pensati con l’intenzione di rendere realistica e credibile l’ambientazione, ma che finiscono con l’ottenere l’effetto opposto. Si salva il comparto musicale, evocativo ed evanescente anch’esso, ma affossato da tutto ciò che lo circonda.
Fosse durato la metà degli episodi, “Tsuki ga Kirei” probabilmente mi sarebbe piaciuto; sviluppa in modo originale una tematica ormai classica, quella del primo amore tra i banchi di scuola, e tenta di farlo senza abusare degli espedienti comici e demenziali propri di un buon numero di shoujo e shounen di oggi. Vero è anche che si perde nel finale, solo per far trionfare l’amore - sulla credibilità, aggiungo io -, ma tutto sommato non sono carenze della storia in sé ciò di cui ci si può lamentare, ma di come essa venga espressa. Per questo, per quanto insufficiente, non mi sento di bocciare in modo troppo convinto “Tsuki ga Kirei”, che probabilmente piacerà, nonostante gli evidenti difetti, a chi è più affascinato dalla cultura orientale. Lo lascio con questo piccolo rimpianto, lo stesso che mi sarebbe piaciuto vedere sul volto di Kotaro, ma che, ahimè, non è stato dato apprezzare.
Nell’immaginario collettivo, una delle immagini che si tende ad associare alla cultura dell’Estremo Oriente è quella della pacatezza: filosofie e religioni che ricercano la pace interiore, riti lenti e solenni, la meditazione zen e chi più ne ha più ne metta. Un modo di vivere che, pur non trovando spazio nella vita frenetica delle grandi metropoli giapponesi, sopravvive nelle piccole realtà rurali di questa fetta di mondo ed è ottimamente rappresentata nello stile di quegli autori che godono di buona fama anche in Occidente. Un senso di distacco dalle cose terrene pervade, etereo, i racconti di costoro, che spesso si dilettano nel contrapporre a un periodare meditativo delle ambientazioni e delle situazioni che di pacato e distaccato hanno poco o nulla. Questa contraddizione non risulta tuttavia una stonatura, ma riesce in modo efficace a rappresentare una dicotomia tanto assurda, quanto effettivamente reale. Il motivo del preambolo è che “Tsuki ga Kirei” vuole ricreare esattamente questo tipo di situazioni, mettendo in risalto i paradossi di una società ancora intrinsecamente “orientale”, ma sempre più alienata e assorbita dal mondo della tecnologia.
L’esempio più lampante di questa evoluzione è fornito dalle nuove generazioni, motivo per cui, come protagonisti di questa storia, vediamo due ragazzi delle medie, appena adolescenti e alle prese con il primo amore. Akane e Kotaro, due compagni di classe, fanno conoscenza per puro caso in un ristorante, dove erano a mangiare con le rispettive famiglie; i genitori, accortisi della combinazione fortuita, iniziano a parlare, mentre i due ragazzi, estremamente riservati, sono visibilmente a disagio. Proprio questa situazione comune li porta progressivamente ad avvicinarsi l’uno all’altro, fino a comprendere che, forse, vedono nel rapporto con l’altro qualcosa di più di una semplice amicizia. Questo almeno vale per Kotaro, il quale, nonostante la perenne carenza di verve, pare più propenso a prendere l’iniziativa. Akane invece è più passiva, accetta i sentimenti di Kotaro senza aver prima capito a fondo i propri e per quasi tutta la serie è trascinata dalle vicende, senza essere in grado di agire attivamente e decidere per sé. Uno dei perni attorno a cui gli autori hanno voluto costruire la storia è il modo di apparire dei due protagonisti, anzi, dei personaggi in generale: il tentativo di rendere realistica la loro vita quotidiana si esplica in due essenziali attitudini di Kotaro e Akane: l’essere attivi e disinvolti su LINE - un programma di messaggistica per smartphone - e tremendamente impacciati e taciturni nella vita reale.
L’evidente barriera che si erge tra i due non appena si trovano faccia a faccia è il rovescio della medaglia dell’avere la possibilità di comunicare liberamente a tutte le ore del giorno e della notte. Dal vivo gli argomenti di discussione stentano a venir fuori, lunghi silenzi pervadono la scena e tutto viene tremendamente rallentato e dilatato; a contribuire ci sono una serie di scene abbastanza ripetitive in cui i personaggi, durante la loro abituale routine, messaggiano tra di loro, senza che dicano una parola. Da questo segue che le vicende che si susseguono durante la serie, a conti fatti, non sono molte, ma riescono comunque a riempire tutto lo spazio a disposizione grazie ai già citati accorgimenti da parte degli autori. La giustificazione è che, in quanto tipicamente giapponese, la storia è dilatata e stiracchiata di suo, allungata abilmente con l’inserimento di vedute cittadine e paesaggistiche, di squarci di vita quotidiana di altri studenti e di lunghi silenzi sulla scena, atti a ritrarre i quieti protagonisti in tutto il loro essere orientali. In una parola: noia.
Lo stesso senso di sospensione che si può trovare, rimanendo in tema, in opere romantiche, come “Honey & Clover”, o fortemente folkloristiche, come “Mushishi”, in “Tsuki ga kirei” è talmente esasperato e spogliato di ogni altro eventuale attributo da suscitare, a lungo andare, una sensazione inevitabile di noia. I personaggi risultano caratterizzati poveramente e, se piacciono, piacciono perché teneri e impacciati, pucciosi diremmo oggi, ma non per il loro carattere o la loro personalità. Tutto si riduce all’esteriorità, ma è proprio qui che casca il palco, perché ciò che dovrebbe essere il punto di forza di un anime come “Tsuki ga Kirei”, cioè l’apparato tecnico e la direzione artistica, si dimostra mediocre, se non peggio.
Partendo dalla seconda, la scelta a livello di character design e colorazione è quella di linee morbide e approssimate e tonalità tenui, ad alimentare l’effetto di sospensione della scena descritto in precedenza; l’espressività dei personaggi un po’ risente di questa scelta, contribuendo a non conferire loro una caratterizzazione completa. La regia, dal canto suo, indugia spesso su dettagli insignificanti e squarci di vita scolastica totalmente fini a sé stessi - tutto rigorosamente a camera fissa -, ricercando e non trovando quel sense of wonder che ha fatto la fortuna di un regista del calibro di Isao Takahata e, in maniera minore, del non più tanto giovane Makoto Shinkai. Ed è il modo in cui questo viene perseguito a nuocere di più alla serie: il comparto tecnico, eccezion fatta per qualche guizzo nel finale, si rivela sottotono, ove non mediocre; lugubri figure dalle sembianze di studenti, animate in CGI, si aggirano per la scuola e per le strade della città nei sopracitati intermezzi di vita quotidiana, pensati con l’intenzione di rendere realistica e credibile l’ambientazione, ma che finiscono con l’ottenere l’effetto opposto. Si salva il comparto musicale, evocativo ed evanescente anch’esso, ma affossato da tutto ciò che lo circonda.
Fosse durato la metà degli episodi, “Tsuki ga Kirei” probabilmente mi sarebbe piaciuto; sviluppa in modo originale una tematica ormai classica, quella del primo amore tra i banchi di scuola, e tenta di farlo senza abusare degli espedienti comici e demenziali propri di un buon numero di shoujo e shounen di oggi. Vero è anche che si perde nel finale, solo per far trionfare l’amore - sulla credibilità, aggiungo io -, ma tutto sommato non sono carenze della storia in sé ciò di cui ci si può lamentare, ma di come essa venga espressa. Per questo, per quanto insufficiente, non mi sento di bocciare in modo troppo convinto “Tsuki ga Kirei”, che probabilmente piacerà, nonostante gli evidenti difetti, a chi è più affascinato dalla cultura orientale. Lo lascio con questo piccolo rimpianto, lo stesso che mi sarebbe piaciuto vedere sul volto di Kotaro, ma che, ahimè, non è stato dato apprezzare.
"Tsukigakirei" è un anime uscito nella primavera del 2017 prodotto dallo studio Feel, in dodici episodi.
La trama è semplice: Kotarou Azumi e Akane Mizuno sono due quindicenni al terzo anno delle medie, che si ritrovano in classe insieme. Lui è molto timido e riservato, aspira a diventare uno scrittore. Lei è altrettanto timida, e di bell'aspetto, ama correre e partecipare a gare di atletica. Da dei semplici sguardi nasce qualcosa fra i due, che cominciano a conoscersi tramite line, su cellulare.
Sicuramente non è un anime innovativo, non cerca di distaccarsi dai soliti cliché o le solite storie shojo. Eppure ha quel qualcosa che ti cattura, ti fa emozionare e ti fa amare i personaggi. Ho adorato ogni singolo instante in cui i protagonisti si sono trovati soli: entrambi tanto timidi, da passare interi minuti senza dire niente. Se cercate un anime con un bel ritmo e frenetico, non farà sicuramente per voi, è un anime fatto di silenzi e di sguardi, il tutto raccontato in maniera volutamente lenta, è un anime che ti vuole far apprezzare le piccole cose.
Parlando del lato tecnico, ho trovato la grafica molto gradevole, Il tutto sembra un po' fiabesco, e molto colorato. Le ambientazioni le ho trovate molto buone e ben curate, le colonne sonore sono molto gradevoli, hanno accompagnato benissimo l'atmosfera dell'anime. Ho adorato l'opening, che probabilmente continuerò a sentire per un po', l'ending è altrettanto buona, ma non memorabile.
In conclusione, ho trovato "Tsukigakirei" un anime dolcissimo, che ho seguito più che volentieri. Io ve lo consiglio sicuramente, è un anime che regala emozioni, che ti fa sognare con i protagonisti, e ovviamente ti fa desiderare un happy ending. Lo sconsiglio invece a chi non digerisce gli anime troppo lenti: non avremmo mai un momento adrenalinico, se non quando ci sono le gare di atletica.
La trama è semplice: Kotarou Azumi e Akane Mizuno sono due quindicenni al terzo anno delle medie, che si ritrovano in classe insieme. Lui è molto timido e riservato, aspira a diventare uno scrittore. Lei è altrettanto timida, e di bell'aspetto, ama correre e partecipare a gare di atletica. Da dei semplici sguardi nasce qualcosa fra i due, che cominciano a conoscersi tramite line, su cellulare.
Sicuramente non è un anime innovativo, non cerca di distaccarsi dai soliti cliché o le solite storie shojo. Eppure ha quel qualcosa che ti cattura, ti fa emozionare e ti fa amare i personaggi. Ho adorato ogni singolo instante in cui i protagonisti si sono trovati soli: entrambi tanto timidi, da passare interi minuti senza dire niente. Se cercate un anime con un bel ritmo e frenetico, non farà sicuramente per voi, è un anime fatto di silenzi e di sguardi, il tutto raccontato in maniera volutamente lenta, è un anime che ti vuole far apprezzare le piccole cose.
Parlando del lato tecnico, ho trovato la grafica molto gradevole, Il tutto sembra un po' fiabesco, e molto colorato. Le ambientazioni le ho trovate molto buone e ben curate, le colonne sonore sono molto gradevoli, hanno accompagnato benissimo l'atmosfera dell'anime. Ho adorato l'opening, che probabilmente continuerò a sentire per un po', l'ending è altrettanto buona, ma non memorabile.
In conclusione, ho trovato "Tsukigakirei" un anime dolcissimo, che ho seguito più che volentieri. Io ve lo consiglio sicuramente, è un anime che regala emozioni, che ti fa sognare con i protagonisti, e ovviamente ti fa desiderare un happy ending. Lo sconsiglio invece a chi non digerisce gli anime troppo lenti: non avremmo mai un momento adrenalinico, se non quando ci sono le gare di atletica.
E’ ancora possibile riscontrare l’amore puro, quasi platonico, un sentimento genuino e sincero nato quasi per caso e coltivato con calma nel tempo, ai giorni nostri dove i ritmi di vita sono frenetici, gli impegni stressanti si susseguono uno dietro l’altro e i social network ci fanno comunicare col mondo intero mentre ci allontanano da chi ci circonda? E’ ciò che prova a chiedersi e a rappresentare “Tsukigakirei”, anime di genere shojo, romantico e di ambientazione scolastica andato in onda in Giappone nella stagione primaverile 2017 e distribuito in streaming nel mondo, Italia compresa, dalla piattaforma Crunchyroll.
Prodotto dallo studio Feel, “Tsukigakirei” (che letteralmente significa “La luna è bella” e presenta il sottotitolo inglese “as the moon, so beautiful”) è un’opera originale, ripartita in dodici episodi, scritta da Yūko Kakihara, sceneggiatrice che si è occupata di un altro recente anime a indirizzo sentimentale di successo come “Orange” ma anche di una delle perle dell’animazione giapponese recente come “Showa Genroku Rakugo Shinju”, e diretta da Seiji Kishi.
Avviso che nel continuare la recensione citerò qualche spoiler sulla trama che mi risulta difficile eliminare per fornire un’analisi completa. Protagonisti della storia sono Kotarou Azumi e Akane Mizuno, due quindicenni all’ultimo anno delle scuole medie che si ritrovano per la prima volta compagni di classe; lui è un ragazzo timido, poco appariscente, aspirante scrittore e grande appassionato di letteratura giapponese e in particolar modo di scrittori come Soseki e Dazai, mentre lei è una ragazza altrettanto timida, dall’aspetto semplice ma gradevole, frequenta il club di atletica leggera dove ama molto correre e le gare di sprint in cui riesce ad esprimersi liberamente senza i conformismi della vita sociale che invece la mettono in grande difficoltà. Incontratisi casualmente, i due cominciano, tra mille difficoltà legate al loro carattere molto introverso, un rapporto basato soprattutto su un continuo scambio di messaggi istantanei tramite smartphone, che li porterà alla lunga a scoprirsi reciprocamente innamorati e ad instaurare una relazione fissa.
Un incipit che va da sé non risulta molto originale, vuoi per i protagonisti adolescenti, l’ambientazione scolastica, il carattere estremamente timido: a un primo aspetto “Tsukigakirei” si presenta come uno shojo classico con tutti i capisaldi del genere e che ha forse nell’elemento della messaggistica istantanea e dei social network la principale novità, a innervare una base dove la cara vecchia lettera lasciata nell’armadietto delle scarpe fatica ormai a trovare posto come un tempo. Eppure nell’evoluzione della storia e del rapporto tra Kotarou e Akane ho notato un aspetto che differenzia leggermente “Tsukigakirei” dagli altri anime del genere: il loro amore è praticamente assoluto! Una volta dichiaratisi, infatti, i due instaurano una relazione dalle fondamenta solidissime che non vacilla mai, se non in sporadici episodi dovuti a immotivata gelosia e che comunque si risolvono sempre nell’arco di una singola puntata. Invero, pur presentando personaggi che manifestano nel corso degli eventi un interesse sentimentale più o meno velato nei confronti dei protagonisti, questi ultimi non deviano mai dal loro percorso, togliendo alla storia quelle vicende dettate da invidie, gelosie e terzi incomodi improvvisati che di solito arricchiscono la trama di opere simili e contribuiscono alla costruzione del finale più o meno lieto che lo spettatore si immagina di vedere. Questo perché “Tsukigakirei” si pone come obiettivo evidentemente quello di raccontare come nasce e matura un amore semplice e innocente capace di scontrarsi e uscire vincitore contro le convinzioni precostituite della società, un sentimento capace di provare a indirizzare già il percorso di vita che i ragazzi si apprestano a cominciare dopo il loro ciclo scolastico e che appare inverosimile se rapportato alla realtà odierna, ma che proprio su questo fonda il suo fascino quasi favolistico che finisce per attrarre inevitabilmente il pubblico appassionato dell’argomento. Solo apprezzando aspetti simili infatti è possibile sostenere i ritmi estremamente lenti attraverso i quali “Tsukigakirei” dipana la poco ingarbugliata matassa della sua storia: Akane e Kotarou infatti edificano la loro relazione su lunghi silenzi imbarazzati, monosillabi e frasi ridotte all’osso, non è difficile vederli seduti di fianco o uno di fronte all’altro per minuti interi senza che si avvicinino o provino a instaurare un dialogo che vada oltre classiche frasi di circostanza legate soprattutto agli eventi del momento. Se da un lato questo enfatizza la dolcezza del loro rapporto unita alla giovane e delicata età che non li vede più bambini ma neanche adulti, dall’altro ciò costringe a concentrare gran parte dell’attenzione su di loro, finendo per penalizzare i personaggi secondari e di contorno che, probabilmente per accentuare ulteriormente la peculiarità delle personalità e del legame tra Kotarou e Akane, sono tutti molto più attivi e spigliati dei protagonisti, e molto più capaci nel gestire i loro rapporti affettivi.
Per quanto riguarda gli aspetti tecnici, “Tsukigakirei” regala sensazioni contrastanti, soprattutto nel comparto grafico e un po’ meno in quello sonoro. Il charachter design della serie è stato affidato a Kazuki Morita, che ha ripreso quello originale del disegnatore Loundraw e risulta nel complesso piacevole, molto semplice ma anche affascinante grazie a un effetto grafico simile a un alone luminoso che avvolge costantemente i personaggi e li aiuta a risaltare ancora meglio sugli sfondi, anche questi realizzati piuttosto bene, soprattutto quando riproducono la parte antica e legata al culto shintoista di Kawagoe, la città in cui è ambientata la serie. Dove viene meno invece è nelle animazioni poco fluide, ma in particolar modo in quelle realizzate in CGI, che sono davvero inguardabili, soprattutto le riprese a campo largo dove vengono inquadrati molti personaggi facenti da comparsa e ricostruiti talmente male da sembrare manichini in movimento; in questi casi il confronto con la tecnica tradizionale, utilizzata invece per riprodurre i protagonisti, è decisamente impietoso. Se la cava sicuramente meglio il comparto sonoro, in particolar modo nella colonna sonora e nel binomio opening/ending, un po’ meno nel doppiaggio originale. Prodotte dalla Flying Dog, le musiche sono opera di Takuro Iga, niente di straordinario ma più che adatte col loro ritmo lento e pacato ad accompagnare le scene della serie che vengono esaltate, nei loro momenti più importanti, da brani cantati che risultano efficaci e suggestivi; molto belle anche le due canzoni che fanno da opening ed ending, “Ima Koko” e ”Tsukigakirei”, entrambe eseguite dalla cantante e doppiatrice Nao Toyama, che ha anche un ruolo nella serie, dove doppia la professoressa della classe dei due protagonisti. L’opening in particolare gode anche di un video in complemento decisamente ben fatto che, nei primi sei episodi, segue uno schema preciso che mischia vedute delle ambientazioni della serie sotto una fitta caduta di petali di ciliegio in fioritura, immagini live action sfocate del festival di Kawagoe (un evento che compare anche nella serie) e solo in ultima parte immagini dei protagonisti sempre diverse, perché riprese dall’episodio che ci si appresta a guardare, lasciando nel complesso un impressione molto affascinante; nei restanti sei episodi invece la canzone resta la medesima, ma il video viene sostituito da uno più classico che presenta quasi solo i due protagonisti impegnati nelle loro attività quotidiane. Non subisce modifiche invece la ending dal carattere romantico ed evocativo, che su una base musicale molto dolce propone un video piuttosto semplice ma bello da vedere, coi due protagonisti inquadrati di spalle che osservano lo scorrere delle stagioni, il tutto realizzato con colori pastello dai toni molto soffusi. Non posso definirmi altrettanto soddisfatto del doppiaggio, invece, che ho trovato un po’ monocorde e poco espressivo, ma penso sia dovuto soprattutto all’indirizzo dato alla serie, che raramente regala scossoni emotivi in grado di esaltare le capacità vocali di un bravo doppiatore/doppiatrice. Anche per questo probabilmente chi mi è rimasto più impresso è Eishin Fudemura, che ha doppiato un compagno di classe di Kotarou, Roman Yamashina, personaggio molto scanzonato dal carattere vivace e disinvolto che in più di un’occasione regala un tocco di esuberanza all’intera scena nella quale è coinvolto.
Una nota di merito che devo riportare per la produzione di quest’anime infine è la scelta vincente di chiudere quasi ogni episodio con una serie di extra/bonus nella forma di video umoristici molto brevi, non più di quindici-venti secondi, che mostrano gli altri personaggi della serie alle prese con le rispettive relazioni o con i propri desideri più intimi; a conti fatti, molti di loro trovano soprattutto in questi extra una loro dignità all’interno della serie, regalando allo spettatore momenti molto divertenti che risultano essere spesso il tocco di brio principale dell’intero episodio. In particolare cito i miei due preferiti, che sono incentrati sulla strana coppia Miu/Inaba, due ragazzi amici dei protagonisti che stanno insieme sì... ma forse no, visto che lui lo crede ciecamente, mentre lei più di una volta esprime perplessità al riguardo, e il tormentato rapporto tra la professoressa Ryoko Sonoda e il sopracitato studente Roman, dove lei è completamente infatuata del ragazzo, ma non trova il coraggio di farsi avanti, data la differenza di età e il suo ruolo nella scuola.
Alla luce di queste considerazioni è lecito chiedersi se è opportuno provare a guardare “Tsukigakirei”. Personalmente consiglierei di sì, nel complesso l’ho trovata una serie molto piacevole, tenera e romantica, sicuramente con un ritmo decisamente lento, ma che raramente annoia se ci si fa prendere dalla storia; le vicende di Kotarou e Akane agli occhi di un adulto possono sembrare quasi grottesche con le loro banali difficoltà, ma è nell’essere rapportate a quell’età, e alla cultura giapponese, che trovano un significato e un fascino che può coinvolgere lo spettatore nella visione. Chiaramente la sconsiglierei a chi non ama le storie d’amore poco movimentate e scontate, o gli anime dal passo molto lento e una narrazione troppo semplice, fermo restando che sono dell’idea che bisogna sempre provare qualcosa prima di rifiutarla a prescindere.
“Tsukigakirei” non passerà alla storia come l’anime meglio realizzato o dalla vicenda romantica più coinvolgente, ma non inganna mai il proprio pubblico, racconta la sua bella storia e resta coerente con sé stesso fino alla fine, con una conclusione che riesce a coniugare opportunamente favola e realismo.
Prodotto dallo studio Feel, “Tsukigakirei” (che letteralmente significa “La luna è bella” e presenta il sottotitolo inglese “as the moon, so beautiful”) è un’opera originale, ripartita in dodici episodi, scritta da Yūko Kakihara, sceneggiatrice che si è occupata di un altro recente anime a indirizzo sentimentale di successo come “Orange” ma anche di una delle perle dell’animazione giapponese recente come “Showa Genroku Rakugo Shinju”, e diretta da Seiji Kishi.
Avviso che nel continuare la recensione citerò qualche spoiler sulla trama che mi risulta difficile eliminare per fornire un’analisi completa. Protagonisti della storia sono Kotarou Azumi e Akane Mizuno, due quindicenni all’ultimo anno delle scuole medie che si ritrovano per la prima volta compagni di classe; lui è un ragazzo timido, poco appariscente, aspirante scrittore e grande appassionato di letteratura giapponese e in particolar modo di scrittori come Soseki e Dazai, mentre lei è una ragazza altrettanto timida, dall’aspetto semplice ma gradevole, frequenta il club di atletica leggera dove ama molto correre e le gare di sprint in cui riesce ad esprimersi liberamente senza i conformismi della vita sociale che invece la mettono in grande difficoltà. Incontratisi casualmente, i due cominciano, tra mille difficoltà legate al loro carattere molto introverso, un rapporto basato soprattutto su un continuo scambio di messaggi istantanei tramite smartphone, che li porterà alla lunga a scoprirsi reciprocamente innamorati e ad instaurare una relazione fissa.
Un incipit che va da sé non risulta molto originale, vuoi per i protagonisti adolescenti, l’ambientazione scolastica, il carattere estremamente timido: a un primo aspetto “Tsukigakirei” si presenta come uno shojo classico con tutti i capisaldi del genere e che ha forse nell’elemento della messaggistica istantanea e dei social network la principale novità, a innervare una base dove la cara vecchia lettera lasciata nell’armadietto delle scarpe fatica ormai a trovare posto come un tempo. Eppure nell’evoluzione della storia e del rapporto tra Kotarou e Akane ho notato un aspetto che differenzia leggermente “Tsukigakirei” dagli altri anime del genere: il loro amore è praticamente assoluto! Una volta dichiaratisi, infatti, i due instaurano una relazione dalle fondamenta solidissime che non vacilla mai, se non in sporadici episodi dovuti a immotivata gelosia e che comunque si risolvono sempre nell’arco di una singola puntata. Invero, pur presentando personaggi che manifestano nel corso degli eventi un interesse sentimentale più o meno velato nei confronti dei protagonisti, questi ultimi non deviano mai dal loro percorso, togliendo alla storia quelle vicende dettate da invidie, gelosie e terzi incomodi improvvisati che di solito arricchiscono la trama di opere simili e contribuiscono alla costruzione del finale più o meno lieto che lo spettatore si immagina di vedere. Questo perché “Tsukigakirei” si pone come obiettivo evidentemente quello di raccontare come nasce e matura un amore semplice e innocente capace di scontrarsi e uscire vincitore contro le convinzioni precostituite della società, un sentimento capace di provare a indirizzare già il percorso di vita che i ragazzi si apprestano a cominciare dopo il loro ciclo scolastico e che appare inverosimile se rapportato alla realtà odierna, ma che proprio su questo fonda il suo fascino quasi favolistico che finisce per attrarre inevitabilmente il pubblico appassionato dell’argomento. Solo apprezzando aspetti simili infatti è possibile sostenere i ritmi estremamente lenti attraverso i quali “Tsukigakirei” dipana la poco ingarbugliata matassa della sua storia: Akane e Kotarou infatti edificano la loro relazione su lunghi silenzi imbarazzati, monosillabi e frasi ridotte all’osso, non è difficile vederli seduti di fianco o uno di fronte all’altro per minuti interi senza che si avvicinino o provino a instaurare un dialogo che vada oltre classiche frasi di circostanza legate soprattutto agli eventi del momento. Se da un lato questo enfatizza la dolcezza del loro rapporto unita alla giovane e delicata età che non li vede più bambini ma neanche adulti, dall’altro ciò costringe a concentrare gran parte dell’attenzione su di loro, finendo per penalizzare i personaggi secondari e di contorno che, probabilmente per accentuare ulteriormente la peculiarità delle personalità e del legame tra Kotarou e Akane, sono tutti molto più attivi e spigliati dei protagonisti, e molto più capaci nel gestire i loro rapporti affettivi.
Per quanto riguarda gli aspetti tecnici, “Tsukigakirei” regala sensazioni contrastanti, soprattutto nel comparto grafico e un po’ meno in quello sonoro. Il charachter design della serie è stato affidato a Kazuki Morita, che ha ripreso quello originale del disegnatore Loundraw e risulta nel complesso piacevole, molto semplice ma anche affascinante grazie a un effetto grafico simile a un alone luminoso che avvolge costantemente i personaggi e li aiuta a risaltare ancora meglio sugli sfondi, anche questi realizzati piuttosto bene, soprattutto quando riproducono la parte antica e legata al culto shintoista di Kawagoe, la città in cui è ambientata la serie. Dove viene meno invece è nelle animazioni poco fluide, ma in particolar modo in quelle realizzate in CGI, che sono davvero inguardabili, soprattutto le riprese a campo largo dove vengono inquadrati molti personaggi facenti da comparsa e ricostruiti talmente male da sembrare manichini in movimento; in questi casi il confronto con la tecnica tradizionale, utilizzata invece per riprodurre i protagonisti, è decisamente impietoso. Se la cava sicuramente meglio il comparto sonoro, in particolar modo nella colonna sonora e nel binomio opening/ending, un po’ meno nel doppiaggio originale. Prodotte dalla Flying Dog, le musiche sono opera di Takuro Iga, niente di straordinario ma più che adatte col loro ritmo lento e pacato ad accompagnare le scene della serie che vengono esaltate, nei loro momenti più importanti, da brani cantati che risultano efficaci e suggestivi; molto belle anche le due canzoni che fanno da opening ed ending, “Ima Koko” e ”Tsukigakirei”, entrambe eseguite dalla cantante e doppiatrice Nao Toyama, che ha anche un ruolo nella serie, dove doppia la professoressa della classe dei due protagonisti. L’opening in particolare gode anche di un video in complemento decisamente ben fatto che, nei primi sei episodi, segue uno schema preciso che mischia vedute delle ambientazioni della serie sotto una fitta caduta di petali di ciliegio in fioritura, immagini live action sfocate del festival di Kawagoe (un evento che compare anche nella serie) e solo in ultima parte immagini dei protagonisti sempre diverse, perché riprese dall’episodio che ci si appresta a guardare, lasciando nel complesso un impressione molto affascinante; nei restanti sei episodi invece la canzone resta la medesima, ma il video viene sostituito da uno più classico che presenta quasi solo i due protagonisti impegnati nelle loro attività quotidiane. Non subisce modifiche invece la ending dal carattere romantico ed evocativo, che su una base musicale molto dolce propone un video piuttosto semplice ma bello da vedere, coi due protagonisti inquadrati di spalle che osservano lo scorrere delle stagioni, il tutto realizzato con colori pastello dai toni molto soffusi. Non posso definirmi altrettanto soddisfatto del doppiaggio, invece, che ho trovato un po’ monocorde e poco espressivo, ma penso sia dovuto soprattutto all’indirizzo dato alla serie, che raramente regala scossoni emotivi in grado di esaltare le capacità vocali di un bravo doppiatore/doppiatrice. Anche per questo probabilmente chi mi è rimasto più impresso è Eishin Fudemura, che ha doppiato un compagno di classe di Kotarou, Roman Yamashina, personaggio molto scanzonato dal carattere vivace e disinvolto che in più di un’occasione regala un tocco di esuberanza all’intera scena nella quale è coinvolto.
Una nota di merito che devo riportare per la produzione di quest’anime infine è la scelta vincente di chiudere quasi ogni episodio con una serie di extra/bonus nella forma di video umoristici molto brevi, non più di quindici-venti secondi, che mostrano gli altri personaggi della serie alle prese con le rispettive relazioni o con i propri desideri più intimi; a conti fatti, molti di loro trovano soprattutto in questi extra una loro dignità all’interno della serie, regalando allo spettatore momenti molto divertenti che risultano essere spesso il tocco di brio principale dell’intero episodio. In particolare cito i miei due preferiti, che sono incentrati sulla strana coppia Miu/Inaba, due ragazzi amici dei protagonisti che stanno insieme sì... ma forse no, visto che lui lo crede ciecamente, mentre lei più di una volta esprime perplessità al riguardo, e il tormentato rapporto tra la professoressa Ryoko Sonoda e il sopracitato studente Roman, dove lei è completamente infatuata del ragazzo, ma non trova il coraggio di farsi avanti, data la differenza di età e il suo ruolo nella scuola.
Alla luce di queste considerazioni è lecito chiedersi se è opportuno provare a guardare “Tsukigakirei”. Personalmente consiglierei di sì, nel complesso l’ho trovata una serie molto piacevole, tenera e romantica, sicuramente con un ritmo decisamente lento, ma che raramente annoia se ci si fa prendere dalla storia; le vicende di Kotarou e Akane agli occhi di un adulto possono sembrare quasi grottesche con le loro banali difficoltà, ma è nell’essere rapportate a quell’età, e alla cultura giapponese, che trovano un significato e un fascino che può coinvolgere lo spettatore nella visione. Chiaramente la sconsiglierei a chi non ama le storie d’amore poco movimentate e scontate, o gli anime dal passo molto lento e una narrazione troppo semplice, fermo restando che sono dell’idea che bisogna sempre provare qualcosa prima di rifiutarla a prescindere.
“Tsukigakirei” non passerà alla storia come l’anime meglio realizzato o dalla vicenda romantica più coinvolgente, ma non inganna mai il proprio pubblico, racconta la sua bella storia e resta coerente con sé stesso fino alla fine, con una conclusione che riesce a coniugare opportunamente favola e realismo.