Guin Saga
"Guin saga" è un anime di 26 episodi del 2009. Malgrado la pessima impressione che mi ha dato, merita una recensione e qualche approfondimento.
La merita perché l’opera da cui viene deve essere affascinante e poderosa. Leggo che ha una serie di 130 romanzi, due serie di manga e ha avuto un grande successo. Ci credo, perché l’anime, malgrado il materiale mal gestito e scoordinato, dà l’idea del grande word concept (tipo "Signore degli anelli", mi sento di dire) che c’è dietro. La presenza di un mosaico di personaggi e situazioni in un contesto bellico avanzato, tra culture e popoli diversi rende quest’opera un grandissimo affresco in movimento. Però c’è un “ma” che spiegherò man mano che procederò con questa recensione.
La trama segue le vicende di Guin, un guerriero dalla testa di leopardo che, senza più memoria, cerca, in un mondo funestato dalla guerra, la sua vera identità e il motivo per cui ha l’aspetto che si ritrova. Ha piccoli flash, voci che non capisce a cosa si riferiscano e nessuno sa chi sia; però il suo senso morale alto, il suo essere fermo nella decisione di difendere i perseguitati, il suo spirito di cavaliere, il suo ergersi a paladino dei suoi protetti, la sua loquacità misurata e il suo esprimersi centellinato, ma in maniera pregnante, lo rendono un personaggio assolutamente positivo, troppo perfetto, forse, ma memorabile.
Guin incontra in una foresta e salva i gemelli di Parros, due fratelli di 14 anni, Rinda e Remus, che hanno assistito all’attacco da parte del Mongoul del loro regno e sono scappati per il rotto della cuffia, lasciando indietro i genitori, un cugino e un dominio perduto. I due ragazzi sono indifesi, ma hanno uno scopo scritto nel loro destino: Remus sarà re di Parros, Rinda la sua profetessa e sulla scorta di questa certezza i due gemelli mirano a riconquistare Parros, con Guin come custode e guardia del corpo, tra pericoli naturali e nemici implacabili, tra congiuranti e alleati sospetti.
Intorno a questa triade si muoverà un abile mercenario, Istavan, che, anche lui credendo ad una predizione avuta in culla, sogna una principessa di luce che lo benedirà con un regno. E si convincerà che Rinda sia suddetta principessa.
Il quartetto si muoverà tra regni sconvolti, braccato a vista dai Mongoul, capitanati dalla bellissima e indomabile Lady Amneris, alleati con i loro scopi e nemici agguerriti.
La trama corre inarrestabile, tra nomi e cognomi, luoghi e regni buttati lì tra un discorso e l’altro, rendendo questo anime più che un’opera autonoma, un riassunto del riassunto di una serie più corposa, tipo bignami, tanto per capirci. Se all’inizio è tollerabile, credendo che sia una buona anteprima per lanciarsi in una trama più chiara, poi è tutto così, a parte un paio di begli episodi la cui lentezza, dettata dai temi trattati, ha il focus in uno dei personaggi.
Ritengo che il momento più alto di quest’anime siano le vicende del Regno di Inferos, che, malgrado la rapidità della narrazione, si esprimono davvero bene, opponendo le truppe di Amnelis di Mongoul al nostro beniamino Guin e ai suoi protetti. La guerra in quel territorio ostile è ben resa e tutto sommato, i personaggi sono capaci di rendere qualcosa. Da lì in poi si apre un oceano di nomi di personaggi che appaiono, vengono presentati e poi, forse, chissà, riaffondano anonimi come sassi nella marea degli eventi; il gioco di alleanze diventa troppo complicato da capire, così com'è esposto e i personaggi principali peggiorano in maniera esponenziale, perdendo sia nel pathos (diventano poco credibili emotivamente), che nell’affezione da parte di chi guarda quest’anime. La visione diventa pesante, laboriosa, lacunosa e intollerabile.
Grazie al cielo, i fili si riannodano, alla fine (perché devono!) ma Suni che parla in vece di Rinda e Remus è un’espediente narrativo orrendo.
Il finale è quello dovuto, ma i personaggi hanno perso durante la trama credibilità e non si salvano nemmeno per sogno, in fondo. In più, è aperto, con un Guin che, dopo un incontro infuocato con un amico schizofrenico, riparte cercando chi è, sulla scorta di una flebile indicazione, tipo classico eroe che sparisce all’orizzonte dopo aver fatto tanto bene (!) all’umanità tutta etc etc.
Di buono in questo anime c’è un solido word concept, ma abbiamo pure la prospettiva di un mondo altro, espresso da visioni, voci di deì, rovine letali per chi ci entra e che celano antiche macchina da guerra, la macchina del teletrasporto di Parros, di cui uno dei personaggi, Aldo Naris, dichiara di voler sapere perché esiste, ma ancora non sapendo cosa sia e chi l’abbia costruito, la strana apparizione con volontà propria nel vulcano o il discorso che fa Remus a Guin dicendogli che forse sa che viene da un’altra dimensione. Sono scorci di un'altra dimensione che fanno comprendere una volta di più il potenziale di quest’opera (anime a parte).
I personaggi sono moltissimi, troppi, per un anime di soli 26 episodi, e davvero maltrattati da una trama che predilige gli eventi ai suoi protagonisti, relegando le comparse a ruoli di cameo (parlano anche per 10 minuti poi spariscono per riapparire pressoché muti) e i protagonisti principali a poveri schizofrenici, la cui crescita morale e psicologica non ha continuità. Ma il peggio è che Guin fa la parte del cavalier servente e come protagonista ha poco spazio, sia a livello di centralità nella trama, che di carattere. Diventa un comprimario che vegeta all’ombra, appare se serve e per interi episodi non c’è proprio. Ricordo anime leggendari tipo Dragonball o Kenshiro, nelle quali era più che lampante chi fosse il protagonista e ogni azione da lui messa in atto, ogni frase anche scontata, detta dal protagonista indiscusso, fosse tipo vangelo. Qui no, Guin è la guardia del corpo, il salvator mundi, talmente disinteressato a se stesso che non gli pare una priorità dare precedenza alla sua disperante domanda d’identità. Inoltre, i fatti raccontati impediscono a Guin di emergere, mettendo sotto la lente dell’attenzione un mazzetto di 5 o 6 personaggi.
I principali, allora, sono Remus e Rinda, i gemelli di Parros. Hanno 14 anni ma lei è molto determinata e ragiona da giovane donna indomita (può essere, a 14 anni negli anime sembrano mezzi adulti), ha i suoi intrallazzi d’amore, bazzica dietro a Guin con urletti snervanti tipo “Guin!”, medita tragicamente una solitudine abissale; passa da donna di polso a inerme fanciulla in tempo zero, non è in grado di affrontare suo fratello, anche se erano inseparabili. Celebri sono i suoi lamenti addolorati dopo ogni profezia.
Remus è il personaggio che più ho odiato, perché non ho trovato credibile la sua trasformazione. È partito che era un fanciullo lamentoso e timido, che si nascondeva sotto la gonna (corta) della sorella, e poi, di punto in bianco, dopo una visione che solo lui capisce, diventa freddo, cinico, spietato, razionale; cambia atteggiamento, voce, mentalità. È emerso Mr. Hyde. È nessuno, a parte Guin, riesce ad “intercettare” il nuovo Remus. Sua sorella ne diventa succube senza cercare un confronto e senza conforto alcuno.
Istavan è imperdonabile. A parte il suo carattere forte, la personalità navigata, il suo essere spaccone e immorale (finchè non incontra Rinda), anche lui diventa schizofrenico. La sua volontà di avere principessa e regno, lo spingono a mosse e contromosse di cui solo lui capisce la motivazione. Lo troviamo prima ad aborrire il promesso di Rinda, per poi militare di sua sponte nel suo esercito. Il fatto, poi, che sia più grande di Rinda, rende la sua condotta con lei ascrivibile a molestie.
Altro personaggio inutilmente principale, è Suni, una Semi simil scimmia che parlicchia e che decide di lasciare la sua tribù per seguire Rinda notte e giorno... ma perché? È solo un’inutile mascotte gettata sulla ribalta... ah, sì, poi parla...
Personaggio simil-infido ma che viene molto incompreso perché è davvero maltrattato da chi lo ha caratterizzato è Aldo Naris, cugino di Rinda e suo promesso. Il suo scopo è utopistico e personale, ma per raggiungerlo ha bisogno del potere e non esita ad usare qualunque espediente pur di raggiungere il suo obbiettivo. La sua bellezza, unita alla sua natura sfuggente, lo rendono emblematico, ma la sua enorme caduta di stile con Amnelis e la mancanza di persone con cui parlare, lo rendono monco e troppo illogico, ma non è tantissimo penalizzato, alla fine.
Un personaggio che spicca in modo inaspettato e meraviglioso è Amnelis. Se all’inizio pare una donna senza scrupoli, relegata al ruolo di guerriera senza sfumature altre, apparendo detestabile, poi la storia le dà un giusto palcoscenico, facendola maturare e vivere tragedie dolorose, fino alla fine, in cui dopo patimenti e perdite di fiducia, rivela ancora chi sarà. Ho stima di Amnelis e posso capire anche il suo innamoramento e il suo stato d’animo successivo.
Gli altri personaggi che si ostinano a mettere là con uno scopo recondito e poi mal chiarito, come Marius, fratello di Aldo Naris; Astreas, la cui esistenza poteva essere usata in modo migliore ma ha sempre fatto la figura dello scimunito, poi il fratellino di Amnelis, i vari generali dei vari fronti... tutti comparse piatte e senza caratterizzazione. Ho capito che, per un anime del genere, c’è bisogno di aiutanti quasi invisibili per portare avanti la trama, ma così come sono concepiti nell’opera, risultano personaggi inutili e fuorvianti, pur nella loro utilità.
La grafica mi è piaciuta molto, è promossa a pieni voti. I volti sono ben resi e le ambientazioni sono belle da vedere. Ricordo il palazzo di Parros, il regno di Inferos e il suo grande deserto, le fontane e le isole fluttuanti.
L’opening si presenta bene. È un pò scarna, ma dà una buona carrellata dei personaggi principali e il tono avventuroso celebrativo, tutto sommato, ci sta. L’ending, malinconica e ben cantata, è davvero bella da sentire.
In conclusione, "Guin saga" è un anime che ha cercato di riassumere un’opera più monumentale, finendo male, come quel povero serpente che ha avuto la pessima idea di ingoiare un istrice: se il corpus esteso dell’opera è da comprimere da 26 episodi di anime, il rischio è di finire soffocati nel tentativo di dire tutto e di dare aria ad una narrazione che pare solo un riassunto a volte poco ragionato.
Come opera avrebbe avuto potenzialità, se avesse avuto come minimo il doppio degli episodi, per esprimersi. Così com’è, è un fallimento.
La merita perché l’opera da cui viene deve essere affascinante e poderosa. Leggo che ha una serie di 130 romanzi, due serie di manga e ha avuto un grande successo. Ci credo, perché l’anime, malgrado il materiale mal gestito e scoordinato, dà l’idea del grande word concept (tipo "Signore degli anelli", mi sento di dire) che c’è dietro. La presenza di un mosaico di personaggi e situazioni in un contesto bellico avanzato, tra culture e popoli diversi rende quest’opera un grandissimo affresco in movimento. Però c’è un “ma” che spiegherò man mano che procederò con questa recensione.
La trama segue le vicende di Guin, un guerriero dalla testa di leopardo che, senza più memoria, cerca, in un mondo funestato dalla guerra, la sua vera identità e il motivo per cui ha l’aspetto che si ritrova. Ha piccoli flash, voci che non capisce a cosa si riferiscano e nessuno sa chi sia; però il suo senso morale alto, il suo essere fermo nella decisione di difendere i perseguitati, il suo spirito di cavaliere, il suo ergersi a paladino dei suoi protetti, la sua loquacità misurata e il suo esprimersi centellinato, ma in maniera pregnante, lo rendono un personaggio assolutamente positivo, troppo perfetto, forse, ma memorabile.
Guin incontra in una foresta e salva i gemelli di Parros, due fratelli di 14 anni, Rinda e Remus, che hanno assistito all’attacco da parte del Mongoul del loro regno e sono scappati per il rotto della cuffia, lasciando indietro i genitori, un cugino e un dominio perduto. I due ragazzi sono indifesi, ma hanno uno scopo scritto nel loro destino: Remus sarà re di Parros, Rinda la sua profetessa e sulla scorta di questa certezza i due gemelli mirano a riconquistare Parros, con Guin come custode e guardia del corpo, tra pericoli naturali e nemici implacabili, tra congiuranti e alleati sospetti.
Intorno a questa triade si muoverà un abile mercenario, Istavan, che, anche lui credendo ad una predizione avuta in culla, sogna una principessa di luce che lo benedirà con un regno. E si convincerà che Rinda sia suddetta principessa.
Il quartetto si muoverà tra regni sconvolti, braccato a vista dai Mongoul, capitanati dalla bellissima e indomabile Lady Amneris, alleati con i loro scopi e nemici agguerriti.
La trama corre inarrestabile, tra nomi e cognomi, luoghi e regni buttati lì tra un discorso e l’altro, rendendo questo anime più che un’opera autonoma, un riassunto del riassunto di una serie più corposa, tipo bignami, tanto per capirci. Se all’inizio è tollerabile, credendo che sia una buona anteprima per lanciarsi in una trama più chiara, poi è tutto così, a parte un paio di begli episodi la cui lentezza, dettata dai temi trattati, ha il focus in uno dei personaggi.
Ritengo che il momento più alto di quest’anime siano le vicende del Regno di Inferos, che, malgrado la rapidità della narrazione, si esprimono davvero bene, opponendo le truppe di Amnelis di Mongoul al nostro beniamino Guin e ai suoi protetti. La guerra in quel territorio ostile è ben resa e tutto sommato, i personaggi sono capaci di rendere qualcosa. Da lì in poi si apre un oceano di nomi di personaggi che appaiono, vengono presentati e poi, forse, chissà, riaffondano anonimi come sassi nella marea degli eventi; il gioco di alleanze diventa troppo complicato da capire, così com'è esposto e i personaggi principali peggiorano in maniera esponenziale, perdendo sia nel pathos (diventano poco credibili emotivamente), che nell’affezione da parte di chi guarda quest’anime. La visione diventa pesante, laboriosa, lacunosa e intollerabile.
Grazie al cielo, i fili si riannodano, alla fine (perché devono!) ma Suni che parla in vece di Rinda e Remus è un’espediente narrativo orrendo.
Il finale è quello dovuto, ma i personaggi hanno perso durante la trama credibilità e non si salvano nemmeno per sogno, in fondo. In più, è aperto, con un Guin che, dopo un incontro infuocato con un amico schizofrenico, riparte cercando chi è, sulla scorta di una flebile indicazione, tipo classico eroe che sparisce all’orizzonte dopo aver fatto tanto bene (!) all’umanità tutta etc etc.
Di buono in questo anime c’è un solido word concept, ma abbiamo pure la prospettiva di un mondo altro, espresso da visioni, voci di deì, rovine letali per chi ci entra e che celano antiche macchina da guerra, la macchina del teletrasporto di Parros, di cui uno dei personaggi, Aldo Naris, dichiara di voler sapere perché esiste, ma ancora non sapendo cosa sia e chi l’abbia costruito, la strana apparizione con volontà propria nel vulcano o il discorso che fa Remus a Guin dicendogli che forse sa che viene da un’altra dimensione. Sono scorci di un'altra dimensione che fanno comprendere una volta di più il potenziale di quest’opera (anime a parte).
I personaggi sono moltissimi, troppi, per un anime di soli 26 episodi, e davvero maltrattati da una trama che predilige gli eventi ai suoi protagonisti, relegando le comparse a ruoli di cameo (parlano anche per 10 minuti poi spariscono per riapparire pressoché muti) e i protagonisti principali a poveri schizofrenici, la cui crescita morale e psicologica non ha continuità. Ma il peggio è che Guin fa la parte del cavalier servente e come protagonista ha poco spazio, sia a livello di centralità nella trama, che di carattere. Diventa un comprimario che vegeta all’ombra, appare se serve e per interi episodi non c’è proprio. Ricordo anime leggendari tipo Dragonball o Kenshiro, nelle quali era più che lampante chi fosse il protagonista e ogni azione da lui messa in atto, ogni frase anche scontata, detta dal protagonista indiscusso, fosse tipo vangelo. Qui no, Guin è la guardia del corpo, il salvator mundi, talmente disinteressato a se stesso che non gli pare una priorità dare precedenza alla sua disperante domanda d’identità. Inoltre, i fatti raccontati impediscono a Guin di emergere, mettendo sotto la lente dell’attenzione un mazzetto di 5 o 6 personaggi.
I principali, allora, sono Remus e Rinda, i gemelli di Parros. Hanno 14 anni ma lei è molto determinata e ragiona da giovane donna indomita (può essere, a 14 anni negli anime sembrano mezzi adulti), ha i suoi intrallazzi d’amore, bazzica dietro a Guin con urletti snervanti tipo “Guin!”, medita tragicamente una solitudine abissale; passa da donna di polso a inerme fanciulla in tempo zero, non è in grado di affrontare suo fratello, anche se erano inseparabili. Celebri sono i suoi lamenti addolorati dopo ogni profezia.
Remus è il personaggio che più ho odiato, perché non ho trovato credibile la sua trasformazione. È partito che era un fanciullo lamentoso e timido, che si nascondeva sotto la gonna (corta) della sorella, e poi, di punto in bianco, dopo una visione che solo lui capisce, diventa freddo, cinico, spietato, razionale; cambia atteggiamento, voce, mentalità. È emerso Mr. Hyde. È nessuno, a parte Guin, riesce ad “intercettare” il nuovo Remus. Sua sorella ne diventa succube senza cercare un confronto e senza conforto alcuno.
Istavan è imperdonabile. A parte il suo carattere forte, la personalità navigata, il suo essere spaccone e immorale (finchè non incontra Rinda), anche lui diventa schizofrenico. La sua volontà di avere principessa e regno, lo spingono a mosse e contromosse di cui solo lui capisce la motivazione. Lo troviamo prima ad aborrire il promesso di Rinda, per poi militare di sua sponte nel suo esercito. Il fatto, poi, che sia più grande di Rinda, rende la sua condotta con lei ascrivibile a molestie.
Altro personaggio inutilmente principale, è Suni, una Semi simil scimmia che parlicchia e che decide di lasciare la sua tribù per seguire Rinda notte e giorno... ma perché? È solo un’inutile mascotte gettata sulla ribalta... ah, sì, poi parla...
Personaggio simil-infido ma che viene molto incompreso perché è davvero maltrattato da chi lo ha caratterizzato è Aldo Naris, cugino di Rinda e suo promesso. Il suo scopo è utopistico e personale, ma per raggiungerlo ha bisogno del potere e non esita ad usare qualunque espediente pur di raggiungere il suo obbiettivo. La sua bellezza, unita alla sua natura sfuggente, lo rendono emblematico, ma la sua enorme caduta di stile con Amnelis e la mancanza di persone con cui parlare, lo rendono monco e troppo illogico, ma non è tantissimo penalizzato, alla fine.
Un personaggio che spicca in modo inaspettato e meraviglioso è Amnelis. Se all’inizio pare una donna senza scrupoli, relegata al ruolo di guerriera senza sfumature altre, apparendo detestabile, poi la storia le dà un giusto palcoscenico, facendola maturare e vivere tragedie dolorose, fino alla fine, in cui dopo patimenti e perdite di fiducia, rivela ancora chi sarà. Ho stima di Amnelis e posso capire anche il suo innamoramento e il suo stato d’animo successivo.
Gli altri personaggi che si ostinano a mettere là con uno scopo recondito e poi mal chiarito, come Marius, fratello di Aldo Naris; Astreas, la cui esistenza poteva essere usata in modo migliore ma ha sempre fatto la figura dello scimunito, poi il fratellino di Amnelis, i vari generali dei vari fronti... tutti comparse piatte e senza caratterizzazione. Ho capito che, per un anime del genere, c’è bisogno di aiutanti quasi invisibili per portare avanti la trama, ma così come sono concepiti nell’opera, risultano personaggi inutili e fuorvianti, pur nella loro utilità.
La grafica mi è piaciuta molto, è promossa a pieni voti. I volti sono ben resi e le ambientazioni sono belle da vedere. Ricordo il palazzo di Parros, il regno di Inferos e il suo grande deserto, le fontane e le isole fluttuanti.
L’opening si presenta bene. È un pò scarna, ma dà una buona carrellata dei personaggi principali e il tono avventuroso celebrativo, tutto sommato, ci sta. L’ending, malinconica e ben cantata, è davvero bella da sentire.
In conclusione, "Guin saga" è un anime che ha cercato di riassumere un’opera più monumentale, finendo male, come quel povero serpente che ha avuto la pessima idea di ingoiare un istrice: se il corpus esteso dell’opera è da comprimere da 26 episodi di anime, il rischio è di finire soffocati nel tentativo di dire tutto e di dare aria ad una narrazione che pare solo un riassunto a volte poco ragionato.
Come opera avrebbe avuto potenzialità, se avesse avuto come minimo il doppio degli episodi, per esprimersi. Così com’è, è un fallimento.
LA SAGA DELL'UOMO LEOPARDO
L'epopea fantasy che vede come protagonista Guin, il guerriero dalla testa di leopardo, inizia nel lontano 1979 per mano della scrittrice giapponese Kaoru Kurimoto (nome d'arte di Sumiyo Imaoka, 1953-2009). Questa serie di racconti ha avuto talmente successo che ad oggi conta ben 130 volumi ed alcuni di essi sono stati tradotti in inglese, francese, tedesco, russo e italiano (da noi si sono fermati a 3 volumi, pubblicati dalla Nord). E' stata proprio questa sua longevità a garantirle il record per la saga fantasy più lunga della letteratura. Perfino lo stesso Kentaro Miura (autore di Berserk) ha dichiarato che questa saga ha avuto una grande influenza sul suo lavoro. Ovviamente, dopo il grande successo che ha avuto, non poteva mancare una trasposizione animata e, poco prima della morte dell'autrice, lo studio Satelight è riuscito a raggiungere un accordo per realizzare questa serie televisiva.
La storia originale è stata riadattata da Shoji Yonemura e la regia affidata a Atsushi Wakabayashi. Purtroppo non ho avuto la possibilità di leggere i libri e quindi baso le mie osservazioni su quello che ho letto in giro (primo volume del manga compreso). Innanzitutto bisogna sottolineare il fatto che l'anime non è fedele all'originale. Yonemura prende spunto dalle vicende narrate nei romanzi e le riadatta per i suoi scopi. Per carità, vista la quantità di materiale, posso capire che non abbia voluto tirarla per le lunghe, ma comprimere in 26 episodi ben 19 volumi della saga mi da l'idea di essere un'esagerazione. Per ora tralasciamo queste considerazioni e vediamo di passare all'anime. L'inizio è piuttosto fedele all'originale. Rinda e Remus vagano nella foresta Rood, ma vengono scoperti dai loro nemici e si ritrovano in trappola. L'entrata in scena del protagonista ha sicuramente di grande impatto.
I soldati Mongaul si avvicinano alle loro prede, sicuri di una facile vittoria, quando Guin esce dal folto della foresta scagliandosi contro di loro con una ferocia quasi animale (con tanto di ruggito) e li sgomina con un'esibizione di forza bruta degna dello stesso Gatsu di Berserk (una delle migliori entrate in scena che mi è capitato di vedere). Ovviamente, dopo questa spettacolare entrata, dal resto della serie ci si aspetta molto di più... combattimenti, lotte all'ultimo sangue, scene in cui l'uomo leopardo scatena tutta la sua forza contro i nemici. Purtroppo tutte queste aspettative vengono decisamente deluse. Intendiamoci, Guin è un personaggio decisamente riuscito, con una figura imponente che riesce ad emanare una sensazione di potenza ferina difficilmente imitabile. Ma purtroppo questo elemento non viene sfruttato al meglio. Nonostante tutta la prima parte della serie sia un continuo susseguirsi di fughe e combattimenti, Guin non rende come dovrebbe.
Gli scontri sono brevi e si concludono fin troppo velocemente... perfino la battaglia di Nospherus che copre diversi episodi, e che nei romanzi occupava un intero libro, qui si riduce a qualche scaramuccia con Guin che, più che il guerriero, occupa il ruolo di stratega. Infatti, dopo le prime battute, quell'aria da barbaro viene sostituita da un atteggiamento da cavaliere senza macchia che rovina un po' il personaggio. I principi gemelli che accompagnano Guin sono due figure fin troppo stereotipate. Rinda, sempre sicura di sé, sembra sapere cosa fare in ogni situazione (comportamento per nulla consono ad una ragazzina di quattordici anni); mentre Remus è un frignone insicuro oltremisura, tanto da risultare quasi odioso. Comportamento che però subisce un'inversione di marcia verso metà serie, non si capisce se a causa dell'incontro con lo spirito di uno stregone o meno, ciò non toglie che di punto in bianco assume un atteggiamento che rasenta il limite del cinismo (preferibile a quello prima, ma fin troppo esagerato).
Nel terzo episodio viene introdotto anche un altro personaggio, che accompagnerà Guin e i gemelli per il resto della serie. Si tratta di Istavan, un mercenario che incontrano durante la prigionia nel castello di Stafolos. Da quello che ho capito, questo personaggio è stato completamente stravolto rispetto alla sua controparte cartacea. Nell'originale dovrebbe essere un giovane dai capelli rossi poco più grande dei due gemelli, mentre qui sembra più sulla trentina. In realtà la cosa potrebbe anche non essere un problema, se non fosse per il fatto che ad un certo punto si invaghisce di Rinda e comincia a farle la corte (cosa che sembra oltremodo fuori luogo). In ogni caso la sensazione che da è che non renda come dovrebbe. Oltre a questi c'è un altro personaggio che completa il gruppo; si tratta di una piccola Sem (una specie di uomini scimmia) di nome Suni che scappa assieme a Rinda da Stafolos e che le resterà appiccata per il resto della serie (niente di più che un personaggio di contorno). Ma torniamo alla storia...
Dopo una prima parte all'insegna dell'azione (per così dire), l'attenzione si sposta sugli intrighi politici volti alla conquista del regno di Parros e alle varie fazioni coinvolte. Guin e soci vengono in un certo senso messi da parte per dare più spazio a dei personaggi che prima avevano solo un ruolo marginale. Da un lato seguiamo i gemelli e i loro compagni durante il viaggio che li riporterà a Parros; dall'altro il piano del principe Naris e dei suoi alleati volto a scacciare i Mongaul dalla città di Crystal (la capitale di Parros). Il tutto andrà poi a concludersi con un finale che non è un finale, ma un incipit per una nuova serie che non è mai stata messa in produzione. Il destino di molti personaggi rimane a dir poco in sospeso, accennando a degli eventi che sconvolgeranno nuovamente le loro vite. Per quello che riguarda il passato di Guin torniamo al punto di partenza. Dopo ben ventisei episodi non sappiamo niente di più di quello che ci è stato detto all'inizio e lasciamo l'uomo leopardo che parte alla ricerca della sua identità.
Come se non bastasse, la serie è affetta da una narrazione a dir poco altalenante, che alterna momenti lenti ad altri in cui gli eventi si evolvono fin troppo velocemente, senza mai riuscire a raggiungere un equilibrio stabile. Si passa da scontri che finiscono in men che non si dica, personaggi che da un momento all'altro si ritrovano in luoghi differenti, senza quasi sapere come ci sono arrivati e situazioni che di punto in bianco sono ribaltate. La sensazione generale è che manchino dei pezzi. Come ho accennato poco fa, in questa serie sono stati compressi quasi venti volumi della serie originale e forse questo è stato l'errore più grande che la produzione potesse fare. Nonostante i romanzi siano abbastanza brevi (quelli pubblicati in italiano sono di circa duecento pagine l'uno), in così tanti volumi, ci sono decisamente troppi avvenimenti per essere riassunti (o riarrangiati) in soli ventisei episodi senza perdere qualcosa dell'originale.
Dal lato tecnico ci troviamo di fronte ad una serie ben realizzata ma che comunque fatica a distinguersi dalla massa. I disegni sono decisamente belli e raggiungono il loro massimo nei fondali da fiaba che riescono a raffigurare in maniera spettacolare le ambientazioni immaginate dall'autrice. Le ambientazioni spaziano da bellissime città, alle foreste più buie, mostrando maestosi palazzi e gli ampi panorami delle steppe spazzate dal vento, fino agli spettacolari tramonti delle desolate lande di Nospherus. Le animazioni sono fatte abbastanza bene ma con un eccessivo uso della cg in alcuni punti, specialmente durante le battaglie e alcuni combattimenti. Criticabile la scelta della produzione di non mostrare la benché minima goccia di sangue, cosa che rende i combattimenti decisamente poco realistici. Il character design non convince del tutto, a mio avviso si discosta un po' troppo sia dal concept originale. L'unico che rende abbastanza bene in fondo è solo Guin.
La colonna sonora è fatta abbastanza bene ma da l'impressione che Nobuo Uematsu non sia al suo meglio. La opening è decisamente azzeccata per una serie fantasy e, durante la serie viene utilizzata anche come tema principale. Tutte le canzoni presenti nell'anime sono interpretate da Kanon, ma la più bella in assoluto è senza dubbio la ending "Saga~This is My Road", che parte con dei versi in latino per poi continuare con delle liriche che sono un misto di giapponese e inglese. Guin Saga è sicuramente una serie fantasy piuttosto valida, ma purtroppo non lascia niente dietro di sé. Segue in maniera abbastanza convincente le avventure e le vicende dei personaggi, ma arriva alla sua conclusione senza aver svelato niente dei misteri introdotti all'inizio, ma introducendo ulteriori quesiti che restano immancabilmente irrisolti. A mio avviso la storia, ma soprattutto un personaggio, aveva delle grandissime potenzialità che però non vengono sfruttate al meglio. Un vero peccato perchè, invece di una bella serie, poteva essere un capolavoro.
L'epopea fantasy che vede come protagonista Guin, il guerriero dalla testa di leopardo, inizia nel lontano 1979 per mano della scrittrice giapponese Kaoru Kurimoto (nome d'arte di Sumiyo Imaoka, 1953-2009). Questa serie di racconti ha avuto talmente successo che ad oggi conta ben 130 volumi ed alcuni di essi sono stati tradotti in inglese, francese, tedesco, russo e italiano (da noi si sono fermati a 3 volumi, pubblicati dalla Nord). E' stata proprio questa sua longevità a garantirle il record per la saga fantasy più lunga della letteratura. Perfino lo stesso Kentaro Miura (autore di Berserk) ha dichiarato che questa saga ha avuto una grande influenza sul suo lavoro. Ovviamente, dopo il grande successo che ha avuto, non poteva mancare una trasposizione animata e, poco prima della morte dell'autrice, lo studio Satelight è riuscito a raggiungere un accordo per realizzare questa serie televisiva.
La storia originale è stata riadattata da Shoji Yonemura e la regia affidata a Atsushi Wakabayashi. Purtroppo non ho avuto la possibilità di leggere i libri e quindi baso le mie osservazioni su quello che ho letto in giro (primo volume del manga compreso). Innanzitutto bisogna sottolineare il fatto che l'anime non è fedele all'originale. Yonemura prende spunto dalle vicende narrate nei romanzi e le riadatta per i suoi scopi. Per carità, vista la quantità di materiale, posso capire che non abbia voluto tirarla per le lunghe, ma comprimere in 26 episodi ben 19 volumi della saga mi da l'idea di essere un'esagerazione. Per ora tralasciamo queste considerazioni e vediamo di passare all'anime. L'inizio è piuttosto fedele all'originale. Rinda e Remus vagano nella foresta Rood, ma vengono scoperti dai loro nemici e si ritrovano in trappola. L'entrata in scena del protagonista ha sicuramente di grande impatto.
I soldati Mongaul si avvicinano alle loro prede, sicuri di una facile vittoria, quando Guin esce dal folto della foresta scagliandosi contro di loro con una ferocia quasi animale (con tanto di ruggito) e li sgomina con un'esibizione di forza bruta degna dello stesso Gatsu di Berserk (una delle migliori entrate in scena che mi è capitato di vedere). Ovviamente, dopo questa spettacolare entrata, dal resto della serie ci si aspetta molto di più... combattimenti, lotte all'ultimo sangue, scene in cui l'uomo leopardo scatena tutta la sua forza contro i nemici. Purtroppo tutte queste aspettative vengono decisamente deluse. Intendiamoci, Guin è un personaggio decisamente riuscito, con una figura imponente che riesce ad emanare una sensazione di potenza ferina difficilmente imitabile. Ma purtroppo questo elemento non viene sfruttato al meglio. Nonostante tutta la prima parte della serie sia un continuo susseguirsi di fughe e combattimenti, Guin non rende come dovrebbe.
Gli scontri sono brevi e si concludono fin troppo velocemente... perfino la battaglia di Nospherus che copre diversi episodi, e che nei romanzi occupava un intero libro, qui si riduce a qualche scaramuccia con Guin che, più che il guerriero, occupa il ruolo di stratega. Infatti, dopo le prime battute, quell'aria da barbaro viene sostituita da un atteggiamento da cavaliere senza macchia che rovina un po' il personaggio. I principi gemelli che accompagnano Guin sono due figure fin troppo stereotipate. Rinda, sempre sicura di sé, sembra sapere cosa fare in ogni situazione (comportamento per nulla consono ad una ragazzina di quattordici anni); mentre Remus è un frignone insicuro oltremisura, tanto da risultare quasi odioso. Comportamento che però subisce un'inversione di marcia verso metà serie, non si capisce se a causa dell'incontro con lo spirito di uno stregone o meno, ciò non toglie che di punto in bianco assume un atteggiamento che rasenta il limite del cinismo (preferibile a quello prima, ma fin troppo esagerato).
Nel terzo episodio viene introdotto anche un altro personaggio, che accompagnerà Guin e i gemelli per il resto della serie. Si tratta di Istavan, un mercenario che incontrano durante la prigionia nel castello di Stafolos. Da quello che ho capito, questo personaggio è stato completamente stravolto rispetto alla sua controparte cartacea. Nell'originale dovrebbe essere un giovane dai capelli rossi poco più grande dei due gemelli, mentre qui sembra più sulla trentina. In realtà la cosa potrebbe anche non essere un problema, se non fosse per il fatto che ad un certo punto si invaghisce di Rinda e comincia a farle la corte (cosa che sembra oltremodo fuori luogo). In ogni caso la sensazione che da è che non renda come dovrebbe. Oltre a questi c'è un altro personaggio che completa il gruppo; si tratta di una piccola Sem (una specie di uomini scimmia) di nome Suni che scappa assieme a Rinda da Stafolos e che le resterà appiccata per il resto della serie (niente di più che un personaggio di contorno). Ma torniamo alla storia...
Dopo una prima parte all'insegna dell'azione (per così dire), l'attenzione si sposta sugli intrighi politici volti alla conquista del regno di Parros e alle varie fazioni coinvolte. Guin e soci vengono in un certo senso messi da parte per dare più spazio a dei personaggi che prima avevano solo un ruolo marginale. Da un lato seguiamo i gemelli e i loro compagni durante il viaggio che li riporterà a Parros; dall'altro il piano del principe Naris e dei suoi alleati volto a scacciare i Mongaul dalla città di Crystal (la capitale di Parros). Il tutto andrà poi a concludersi con un finale che non è un finale, ma un incipit per una nuova serie che non è mai stata messa in produzione. Il destino di molti personaggi rimane a dir poco in sospeso, accennando a degli eventi che sconvolgeranno nuovamente le loro vite. Per quello che riguarda il passato di Guin torniamo al punto di partenza. Dopo ben ventisei episodi non sappiamo niente di più di quello che ci è stato detto all'inizio e lasciamo l'uomo leopardo che parte alla ricerca della sua identità.
Come se non bastasse, la serie è affetta da una narrazione a dir poco altalenante, che alterna momenti lenti ad altri in cui gli eventi si evolvono fin troppo velocemente, senza mai riuscire a raggiungere un equilibrio stabile. Si passa da scontri che finiscono in men che non si dica, personaggi che da un momento all'altro si ritrovano in luoghi differenti, senza quasi sapere come ci sono arrivati e situazioni che di punto in bianco sono ribaltate. La sensazione generale è che manchino dei pezzi. Come ho accennato poco fa, in questa serie sono stati compressi quasi venti volumi della serie originale e forse questo è stato l'errore più grande che la produzione potesse fare. Nonostante i romanzi siano abbastanza brevi (quelli pubblicati in italiano sono di circa duecento pagine l'uno), in così tanti volumi, ci sono decisamente troppi avvenimenti per essere riassunti (o riarrangiati) in soli ventisei episodi senza perdere qualcosa dell'originale.
Dal lato tecnico ci troviamo di fronte ad una serie ben realizzata ma che comunque fatica a distinguersi dalla massa. I disegni sono decisamente belli e raggiungono il loro massimo nei fondali da fiaba che riescono a raffigurare in maniera spettacolare le ambientazioni immaginate dall'autrice. Le ambientazioni spaziano da bellissime città, alle foreste più buie, mostrando maestosi palazzi e gli ampi panorami delle steppe spazzate dal vento, fino agli spettacolari tramonti delle desolate lande di Nospherus. Le animazioni sono fatte abbastanza bene ma con un eccessivo uso della cg in alcuni punti, specialmente durante le battaglie e alcuni combattimenti. Criticabile la scelta della produzione di non mostrare la benché minima goccia di sangue, cosa che rende i combattimenti decisamente poco realistici. Il character design non convince del tutto, a mio avviso si discosta un po' troppo sia dal concept originale. L'unico che rende abbastanza bene in fondo è solo Guin.
La colonna sonora è fatta abbastanza bene ma da l'impressione che Nobuo Uematsu non sia al suo meglio. La opening è decisamente azzeccata per una serie fantasy e, durante la serie viene utilizzata anche come tema principale. Tutte le canzoni presenti nell'anime sono interpretate da Kanon, ma la più bella in assoluto è senza dubbio la ending "Saga~This is My Road", che parte con dei versi in latino per poi continuare con delle liriche che sono un misto di giapponese e inglese. Guin Saga è sicuramente una serie fantasy piuttosto valida, ma purtroppo non lascia niente dietro di sé. Segue in maniera abbastanza convincente le avventure e le vicende dei personaggi, ma arriva alla sua conclusione senza aver svelato niente dei misteri introdotti all'inizio, ma introducendo ulteriori quesiti che restano immancabilmente irrisolti. A mio avviso la storia, ma soprattutto un personaggio, aveva delle grandissime potenzialità che però non vengono sfruttate al meglio. Un vero peccato perchè, invece di una bella serie, poteva essere un capolavoro.
Brutto, brutto e brutto. Che lentezza estenuante! Non ci sono coinvolgimento, suspance.. Ma dove vuole andare quest'anime? Da dove parte soprattutto?
C'è solo una grande confusione che domina sovrana: combattimenti senza senso che durano 5 secondi, neanche il tempo di rendertene conto sono già terminati.
I due ragazzini sono insopportabili e Guin, mi spiace, è un protagonista senza attributi. Ok, è forte e imponente fisicamente, saggio e malinconico, ma sul serio trasmette qualcosa? A me non è passato nulla né di lui né della storia in generale.
Guin Saga è un anime salvato dalle sue scenografie: belli i colori, i paesaggi e i costumi. Belli sono anche i personaggi, come stile di disegno, ma decisamente si ferma qui. Per il resto la serie è un miscuglio di roba: un ibrido tra il "Gladiatore" e "il Signore degli anelli". Uno pseudo fantasy mal riuscito. Riuscirò a finirlo? Arrancando forse sì, ma forse.
C'è solo una grande confusione che domina sovrana: combattimenti senza senso che durano 5 secondi, neanche il tempo di rendertene conto sono già terminati.
I due ragazzini sono insopportabili e Guin, mi spiace, è un protagonista senza attributi. Ok, è forte e imponente fisicamente, saggio e malinconico, ma sul serio trasmette qualcosa? A me non è passato nulla né di lui né della storia in generale.
Guin Saga è un anime salvato dalle sue scenografie: belli i colori, i paesaggi e i costumi. Belli sono anche i personaggi, come stile di disegno, ma decisamente si ferma qui. Per il resto la serie è un miscuglio di roba: un ibrido tra il "Gladiatore" e "il Signore degli anelli". Uno pseudo fantasy mal riuscito. Riuscirò a finirlo? Arrancando forse sì, ma forse.
Guin Saga è un fantasy puro con un curioso protagonista, che inizialmente sembra stonare con l'ambientazione generale dell'opera. L'uomo dalla testa di leopardo è il protagonista di una serie di romanzi molto popolari in Giappone, la cui scrittrice, Kaoru Kurimoto, è da poco deceduta a soli 56 anni.
Di recente è arrivato in Italia anche il manga che presenta le stesse vicende, anche se l'effetto è decisamente meno efficace.
Guin Saga racconta le vicende di due giovani fratelli gemelli, di sesso opposto, eredi al trono di Parros, che vengono salvati in extremis dalla sua caduta e inviati in qualche regione remota del mondo. Braccati dai soldati invasori e dalle strane creature del bosco, vengono salvati da uno strano essere, con il corpo da uomo e la testa da leopardo, che non ricorda nulla del proprio passato, se non il proprio nome. Guin li prende sotto la sua custodia e cercherà di accompagnarli verso il proprio destino. Accanto a questi personaggi si accalcano diversi comprimari.
Quello che colpisce di Guin Saga è l'ampia visione dei macroeventi che accadono nel mondo creato dalla scrittrice. La divisione fra buoni e cattivi, inizialmente apparentemente chiara, viene stravolta e semplicemente vengono analizzati gli intrighi, le vite e le ragioni dei principali personaggi di entrambe le fazioni. Ogni personaggio ci viene fatto conoscere e in qualche modo ci si affeziona a lui, nonostante le ambizioni e le contraddizioni che dimostra. Insomma, non esiste il classico malvagio: tutti sono figure complesse, che nascondono ombre e scheletri, ma hanno anche un lato umano.
La parte centrale dell'anime si sofferma molto sulla politica e sugli intrighi interni ai vari schieramenti, dimenticando del tutto l'azione che sembrava caratterizzare i primi episodi della serie. Nel complesso si offre come scenario un mondo piuttosto realistico dove la magia svolge un ruolo importante, ma non fondamentale nello scorrere delle vicende, e dove la vera differenza viene fatta dagli uomini e dalle strategie dei regnanti, spesso autori di piani ingegnosi, spesso troppo avventati, immaturi o egoisti.
La fine è solo l'inizio di una seconda parte che attenderò con impazienza, ma me l'aspettavo, visto che la saga conta più di 120 romanzi che tra l'altro mi piacerebbe leggere in Italiano.
L'anime è interessante e si lascia vedere bene. All'inizio sembra un titolo d'azione, con alcuni episodi piuttosto appassionanti dove i protagonisti semplicemente lottano per sopravvivere. Finita questa parte i ritmi calano vistosamente, aumenta la rosa dei personaggi e il tutto diventa più approfondito. C'è da dire, tuttavia, che alcuni episodi hanno con poco mordente e che non sempre il tutto sembra filare nel migliori dei modi, con scelte che non paiono sempre motivate. La visione rimane comunque interessante e appassionante, seppur tecnicamente si nota un calo del numero di animazioni nella parte centrale, con gli scontri che vanno man mano scomparendo o che finiscono in un paio di battute, ben lontano da quanto mostrato nei primi episodi. La qualità tecnica si risolleva verso la fine, con un paio di begli episodi finali. Rimane sempre elevato invece il livello della sceneggiatura e ben caratterizzato e variegato il cast dei protagonisti, con diverse figure carismatiche.
Una buona serie, un fantasy per nulla scontato e ben più profondo di quanto si può supporre dai primi episodi, ma, se cercate azione, ne troverete molta meno di quanto l'inizio di Guin Saga lascia intendere.
Di recente è arrivato in Italia anche il manga che presenta le stesse vicende, anche se l'effetto è decisamente meno efficace.
Guin Saga racconta le vicende di due giovani fratelli gemelli, di sesso opposto, eredi al trono di Parros, che vengono salvati in extremis dalla sua caduta e inviati in qualche regione remota del mondo. Braccati dai soldati invasori e dalle strane creature del bosco, vengono salvati da uno strano essere, con il corpo da uomo e la testa da leopardo, che non ricorda nulla del proprio passato, se non il proprio nome. Guin li prende sotto la sua custodia e cercherà di accompagnarli verso il proprio destino. Accanto a questi personaggi si accalcano diversi comprimari.
Quello che colpisce di Guin Saga è l'ampia visione dei macroeventi che accadono nel mondo creato dalla scrittrice. La divisione fra buoni e cattivi, inizialmente apparentemente chiara, viene stravolta e semplicemente vengono analizzati gli intrighi, le vite e le ragioni dei principali personaggi di entrambe le fazioni. Ogni personaggio ci viene fatto conoscere e in qualche modo ci si affeziona a lui, nonostante le ambizioni e le contraddizioni che dimostra. Insomma, non esiste il classico malvagio: tutti sono figure complesse, che nascondono ombre e scheletri, ma hanno anche un lato umano.
La parte centrale dell'anime si sofferma molto sulla politica e sugli intrighi interni ai vari schieramenti, dimenticando del tutto l'azione che sembrava caratterizzare i primi episodi della serie. Nel complesso si offre come scenario un mondo piuttosto realistico dove la magia svolge un ruolo importante, ma non fondamentale nello scorrere delle vicende, e dove la vera differenza viene fatta dagli uomini e dalle strategie dei regnanti, spesso autori di piani ingegnosi, spesso troppo avventati, immaturi o egoisti.
La fine è solo l'inizio di una seconda parte che attenderò con impazienza, ma me l'aspettavo, visto che la saga conta più di 120 romanzi che tra l'altro mi piacerebbe leggere in Italiano.
L'anime è interessante e si lascia vedere bene. All'inizio sembra un titolo d'azione, con alcuni episodi piuttosto appassionanti dove i protagonisti semplicemente lottano per sopravvivere. Finita questa parte i ritmi calano vistosamente, aumenta la rosa dei personaggi e il tutto diventa più approfondito. C'è da dire, tuttavia, che alcuni episodi hanno con poco mordente e che non sempre il tutto sembra filare nel migliori dei modi, con scelte che non paiono sempre motivate. La visione rimane comunque interessante e appassionante, seppur tecnicamente si nota un calo del numero di animazioni nella parte centrale, con gli scontri che vanno man mano scomparendo o che finiscono in un paio di battute, ben lontano da quanto mostrato nei primi episodi. La qualità tecnica si risolleva verso la fine, con un paio di begli episodi finali. Rimane sempre elevato invece il livello della sceneggiatura e ben caratterizzato e variegato il cast dei protagonisti, con diverse figure carismatiche.
Una buona serie, un fantasy per nulla scontato e ben più profondo di quanto si può supporre dai primi episodi, ma, se cercate azione, ne troverete molta meno di quanto l'inizio di Guin Saga lascia intendere.
- Trama.
Guin è un possente guerriero, dotato di una straordinaria forza, ma privo di memorie, che ha la testa di leopardo per via di un sortilegio. Guin si imbatte in Rinda e Remus, gemelli principi di Parros, e li salva. I gemelli stanno fuggendo dal loro regno che è appena stato attaccato dall’esercito della bellissima ma glaciale principessa guerriera Amnelis di Mongauli. I regnanti di Parros vengono uccisi, mentre il promesso sposo di Rinda, Naris, viene arrestato. Le vicende si snoderanno attorno: alla fuga dei due principini aiutati da Guin e da un mercenario, Istavan, che si unirà a loro; alle macchinazioni di Naris per liberare Parros e vendicarsi di Mongauli, quindi alleanze e intrighi; inoltre avremo anche una terza prospettiva, quella di Amnelis, fiera principessa di Mongauli.
- Avvertimento.
L’autrice della saga è morta e anche i finanziamenti, vista la crisi economica, sono “morti”. È probabile che quest'anime rimanga incompiuto, sospeso al ventiseiesimo episodio, orfano di una seconda serie. Sarebbe un peccato!
Non si può di certo rimediare con la lettura, in inglese sono stati pubblicati solo cinque libri mentre in italiano tre. Quindi saranno solamente i fortunati tra noi che sanno il giapponese (non io, purtroppo) a poter sapere come si evolveranno le vicende.
Allo stato dei fatti veniamo lasciati con una bellissima serie che non risolve nulla. In particolare Guin resta avvolto nel mistero.
Chi è Guin? Perché porta la maschera da Leopardo? Sono domande che ci poniamo dalla prima puntata ma non trovano una risposta. La sensazione generale è che il finale sia forse solo la chiusura di una fase in vista di un nuovo inizio, l’inizio di nuove avventure. E come stupirsi, dato che l’anime si basa solo su 19 Dei 126 volumi.
Ora siete avvisati! Ma se amate il fantasy non potrete non farvi rapire!
-Considerazioni.
Guin Saga, a mio giudizio, ha i fondali e le ambientazioni più belli della stagione, c’è una magia poetica nei paesaggi, nei palazzi, e nei tramonti. È bellissimo l’uso delle luci e dei colori. Il character design rende ogni personaggio unico. È criticabile la scelta “no blood” che fa mancare di realismo l’anime, specie nelle scene di battaglia.
Gli elementi presenti sono: guerre, quindi tattiche; intrighi politici, quindi alleanze e tradimenti; magia, ma anche personaggi fantastici come uomini scimmia (dolcissimo il personaggio di Suni); e non ultimo l’amore. Ah l’amore: l’amore impossibile tra nobili e comuni persone, l’amore simulato per fini politici, l’amore che diventa odio, e il sempre presente amore non corrisposto che veglia silenzioso nell’ombra e protegge la persona amata.
Non è consigliabile a chi cerca l’azione pura, questa è una saga epico-magico-politica.
Guin è un possente guerriero, dotato di una straordinaria forza, ma privo di memorie, che ha la testa di leopardo per via di un sortilegio. Guin si imbatte in Rinda e Remus, gemelli principi di Parros, e li salva. I gemelli stanno fuggendo dal loro regno che è appena stato attaccato dall’esercito della bellissima ma glaciale principessa guerriera Amnelis di Mongauli. I regnanti di Parros vengono uccisi, mentre il promesso sposo di Rinda, Naris, viene arrestato. Le vicende si snoderanno attorno: alla fuga dei due principini aiutati da Guin e da un mercenario, Istavan, che si unirà a loro; alle macchinazioni di Naris per liberare Parros e vendicarsi di Mongauli, quindi alleanze e intrighi; inoltre avremo anche una terza prospettiva, quella di Amnelis, fiera principessa di Mongauli.
- Avvertimento.
L’autrice della saga è morta e anche i finanziamenti, vista la crisi economica, sono “morti”. È probabile che quest'anime rimanga incompiuto, sospeso al ventiseiesimo episodio, orfano di una seconda serie. Sarebbe un peccato!
Non si può di certo rimediare con la lettura, in inglese sono stati pubblicati solo cinque libri mentre in italiano tre. Quindi saranno solamente i fortunati tra noi che sanno il giapponese (non io, purtroppo) a poter sapere come si evolveranno le vicende.
Allo stato dei fatti veniamo lasciati con una bellissima serie che non risolve nulla. In particolare Guin resta avvolto nel mistero.
Chi è Guin? Perché porta la maschera da Leopardo? Sono domande che ci poniamo dalla prima puntata ma non trovano una risposta. La sensazione generale è che il finale sia forse solo la chiusura di una fase in vista di un nuovo inizio, l’inizio di nuove avventure. E come stupirsi, dato che l’anime si basa solo su 19 Dei 126 volumi.
Ora siete avvisati! Ma se amate il fantasy non potrete non farvi rapire!
-Considerazioni.
Guin Saga, a mio giudizio, ha i fondali e le ambientazioni più belli della stagione, c’è una magia poetica nei paesaggi, nei palazzi, e nei tramonti. È bellissimo l’uso delle luci e dei colori. Il character design rende ogni personaggio unico. È criticabile la scelta “no blood” che fa mancare di realismo l’anime, specie nelle scene di battaglia.
Gli elementi presenti sono: guerre, quindi tattiche; intrighi politici, quindi alleanze e tradimenti; magia, ma anche personaggi fantastici come uomini scimmia (dolcissimo il personaggio di Suni); e non ultimo l’amore. Ah l’amore: l’amore impossibile tra nobili e comuni persone, l’amore simulato per fini politici, l’amore che diventa odio, e il sempre presente amore non corrisposto che veglia silenzioso nell’ombra e protegge la persona amata.
Non è consigliabile a chi cerca l’azione pura, questa è una saga epico-magico-politica.
Traducendolo per il BKT ho finito per appassionarmici, perché è roba ben fatta; anche se paga in maniera pesantissima la scelta di farne un prodotto adatto a un target infantile (non si vede una sola goccia di sangue per tutto l'anime, nemmeno quando dovrebbe essere conclamata) e resta, per gli amanti del fantasy come me, il dubbio di come potrebbe essere questa serie se la si fosse fatta un po' più realistica - non dico splatter, ma almeno a livello di shounen manga...
Non avendo letto il libro, concordo però con l'opinione che mi precede sulla caricatura dei due gemelli: lei irritante nella sua petulanza da superdonna e lui irritante nella sua debolezza a tutto tondo. Istavan è troppo tutto per essere credibile, ma almeno è gnappo e ha una certa personalità, anche se il suo puntare l'altezzosa Rinda perplime abbastanza. Ottimo Guin, anche se l'anatomia corretta si ferma ai fianchi; gran personaggio, il cui doppiatore dà una voce perfetta. Fondali magnifici, su cui si muovono animazioni di massa al risparmio in piena CGI (mentre i combattimenti corpo a corpo sono ben resi). Abuso del primo piano degli occhi. Musiche altalenanti: il tema è reiterato alla nausea (rapido, lento, in maggiore, in minore): la ending è la cosa migliore, così come quello che chiamo "il tema del mistero". Altri personaggi, quelli di contorno e gli antagonisti, mi hanno impressionato favorevolmente. La storia tende a correre parecchio - forse anche troppo, e si sente un po'. Comunque il giudizio è positivo, anche in maniera sorprendente per un anime che è fantasy sì, ma si sconfessa per questo suo stile disneyano per non impressionare troppo il pubblico. Come ha scritto un nostro forumista, è un anime che "fomenta troppo". Sì, è vero. Oggi, mentre vedevo la 11 preparandomi alla traduzione, mi sentivo proprio così. "Fomentata". Grazie, Leopardone.
Non avendo letto il libro, concordo però con l'opinione che mi precede sulla caricatura dei due gemelli: lei irritante nella sua petulanza da superdonna e lui irritante nella sua debolezza a tutto tondo. Istavan è troppo tutto per essere credibile, ma almeno è gnappo e ha una certa personalità, anche se il suo puntare l'altezzosa Rinda perplime abbastanza. Ottimo Guin, anche se l'anatomia corretta si ferma ai fianchi; gran personaggio, il cui doppiatore dà una voce perfetta. Fondali magnifici, su cui si muovono animazioni di massa al risparmio in piena CGI (mentre i combattimenti corpo a corpo sono ben resi). Abuso del primo piano degli occhi. Musiche altalenanti: il tema è reiterato alla nausea (rapido, lento, in maggiore, in minore): la ending è la cosa migliore, così come quello che chiamo "il tema del mistero". Altri personaggi, quelli di contorno e gli antagonisti, mi hanno impressionato favorevolmente. La storia tende a correre parecchio - forse anche troppo, e si sente un po'. Comunque il giudizio è positivo, anche in maniera sorprendente per un anime che è fantasy sì, ma si sconfessa per questo suo stile disneyano per non impressionare troppo il pubblico. Come ha scritto un nostro forumista, è un anime che "fomenta troppo". Sì, è vero. Oggi, mentre vedevo la 11 preparandomi alla traduzione, mi sentivo proprio così. "Fomentata". Grazie, Leopardone.
Ecco a voi l'anime tratto dal manga ispirato al più lungo, longevo e monumentale ciclo di romanzi fantasy e non mai pubblicato: la Guin Saga, scritta dalla recentemente scomparsa Kaoru Kurimoto, composta di ben 124 volumi scritti a partire dal 1979 e che, purtroppo, non vedrà mai la sua conclusione. E per me, che ho letto i tre volumi della saga pubblicati in Italia, è stato davvero un brutto colpo.
E' davvero una dote rara quella di riuscire a scrivere un'ambientazione in puro stile fantasy "occidentale" con la delicatezza dei toni tipicamente orientale, e questa dote la Kurimoto l'aveva, ed è un peccato che i suoi romanzi non abbiano riscosso all'estero il successo che meritavano.
Può darsi che, però, adesso questo successo possa finalmente arrivare, complice la produzione di questo anime e la pubblicazione in terra italica del manga a cura della Panini, che fa sperare, in caso di successo, una ristampa dei romanzi già pubblicati e l'uscita di quelli inediti. E così dovrebbe avvenire anche nel resto del mondo.
Ma torniamo all'anime. Personalmente, riponevo molte aspettative in questa serie, e perché era basata su un'opera amatissima in patria, e perché i libri mi avevano lasciato un ottimo ricordo.
Ebbene, devo dire che, per quello che ho visto, questo è riuscito all'80%. Infatti, sin da subito sono rimasta affascinata dalle stupende ambientazioni che fino ad adesso avevo solo immaginato, e poi la resa grafica di Guin è praticamente perfetta, riuscendo pienamente a trasmettere quel senso di potenza ferina che caratterizzava il personaggio letterario. Inoltre, ho finalmente avuto una rappresentazione decente dei Sem, che mi ero sempre sforzata di immaginare, ma alla fine quello che mi riusciva erano solo gli Oozaru di Dragonball in miniatura.
Purtroppo, a lasciarmi alquanto dubbiosa sono gli altri due protagonisti, le Perle di Parros Rinda e Remus. Mentre il chara degli altri personaggi umani è generalmente ben fatto e sufficientemente realistico, per loro sembra artefatto e di scarso impatto: sarà che mi manca la fantasia di associare il bianco dei capelli al biondo, sarà che io quegli occhietti sbrilluccicosi a bambolina proprio non li sopporto, sarà che all'inizio Rinda è una rompiballe petulante e Remus un piagnone ed io mi ero abituata alle loro versioni più mature del terzo libro, sarà che i loro difetti sopracitati qui vengono esagerati all'inverosimile, ma fatto sta che proprio non mi vanno giù. Niente, non riesco proprio a digerirli. Sono troppo finti, persino per un fantasy.
E neanche Istavan, il mio adorato Istavan, si salva. Cominciamo con un dettaglio: forse mi ricorderò male io, ma nei libri dovrebbe esserci chiaramente scritto che Istavan "Spada Incantata" di Valachia ha i capelli rossi, le lentiggini e pochi anni più dei gemelli, ed allora perché mi viene presentato un brunone più vicino ai trenta che ai venti che dell'atteggiamento del vero Istavan conserva solo quel mezzo sorriso strafottente? Mistero.
Tralasciando i commenti strettamente personali - purtroppo quando ci si costruisce una certa immagine mentale di una cosa o di una persona è difficilissimo cambiarla, specie se è trascorso tanto tempo - trovo l'anime abbastanza godibile, anche se un po' frettoloso nello svolgimento degli eventi: capisco che il materiale è tanto e non è il caso di tirarsela fino alle Calende greche, ma liquidare il primo libro in tre episodi mi sembra eccessivo, io gliene avrei dedicato almeno un altro, quantomeno per vedere la stanza delle torture della fortezza di Stafalos - sì, sono sadica, lo so.
Un apprezzamento va alle musiche, e soprattutto all'opening, che a mio avviso definire epica è riduttivo; interessante anche l'idea di usare un canto religioso in latino per l'ending.
Non mi sbilancio col voto, visto che la serie è in corso ed io non ho nemmeno ancora visto tutti gli episodi già usciti, però credo che prometta bene.
In ogni caso, se avete amato i romanzi della Kurimoto o se semplicemente siete appassionati del genere, vi consiglio di darci un'occhiata.
E' davvero una dote rara quella di riuscire a scrivere un'ambientazione in puro stile fantasy "occidentale" con la delicatezza dei toni tipicamente orientale, e questa dote la Kurimoto l'aveva, ed è un peccato che i suoi romanzi non abbiano riscosso all'estero il successo che meritavano.
Può darsi che, però, adesso questo successo possa finalmente arrivare, complice la produzione di questo anime e la pubblicazione in terra italica del manga a cura della Panini, che fa sperare, in caso di successo, una ristampa dei romanzi già pubblicati e l'uscita di quelli inediti. E così dovrebbe avvenire anche nel resto del mondo.
Ma torniamo all'anime. Personalmente, riponevo molte aspettative in questa serie, e perché era basata su un'opera amatissima in patria, e perché i libri mi avevano lasciato un ottimo ricordo.
Ebbene, devo dire che, per quello che ho visto, questo è riuscito all'80%. Infatti, sin da subito sono rimasta affascinata dalle stupende ambientazioni che fino ad adesso avevo solo immaginato, e poi la resa grafica di Guin è praticamente perfetta, riuscendo pienamente a trasmettere quel senso di potenza ferina che caratterizzava il personaggio letterario. Inoltre, ho finalmente avuto una rappresentazione decente dei Sem, che mi ero sempre sforzata di immaginare, ma alla fine quello che mi riusciva erano solo gli Oozaru di Dragonball in miniatura.
Purtroppo, a lasciarmi alquanto dubbiosa sono gli altri due protagonisti, le Perle di Parros Rinda e Remus. Mentre il chara degli altri personaggi umani è generalmente ben fatto e sufficientemente realistico, per loro sembra artefatto e di scarso impatto: sarà che mi manca la fantasia di associare il bianco dei capelli al biondo, sarà che io quegli occhietti sbrilluccicosi a bambolina proprio non li sopporto, sarà che all'inizio Rinda è una rompiballe petulante e Remus un piagnone ed io mi ero abituata alle loro versioni più mature del terzo libro, sarà che i loro difetti sopracitati qui vengono esagerati all'inverosimile, ma fatto sta che proprio non mi vanno giù. Niente, non riesco proprio a digerirli. Sono troppo finti, persino per un fantasy.
E neanche Istavan, il mio adorato Istavan, si salva. Cominciamo con un dettaglio: forse mi ricorderò male io, ma nei libri dovrebbe esserci chiaramente scritto che Istavan "Spada Incantata" di Valachia ha i capelli rossi, le lentiggini e pochi anni più dei gemelli, ed allora perché mi viene presentato un brunone più vicino ai trenta che ai venti che dell'atteggiamento del vero Istavan conserva solo quel mezzo sorriso strafottente? Mistero.
Tralasciando i commenti strettamente personali - purtroppo quando ci si costruisce una certa immagine mentale di una cosa o di una persona è difficilissimo cambiarla, specie se è trascorso tanto tempo - trovo l'anime abbastanza godibile, anche se un po' frettoloso nello svolgimento degli eventi: capisco che il materiale è tanto e non è il caso di tirarsela fino alle Calende greche, ma liquidare il primo libro in tre episodi mi sembra eccessivo, io gliene avrei dedicato almeno un altro, quantomeno per vedere la stanza delle torture della fortezza di Stafalos - sì, sono sadica, lo so.
Un apprezzamento va alle musiche, e soprattutto all'opening, che a mio avviso definire epica è riduttivo; interessante anche l'idea di usare un canto religioso in latino per l'ending.
Non mi sbilancio col voto, visto che la serie è in corso ed io non ho nemmeno ancora visto tutti gli episodi già usciti, però credo che prometta bene.
In ogni caso, se avete amato i romanzi della Kurimoto o se semplicemente siete appassionati del genere, vi consiglio di darci un'occhiata.