Pretty Cure Splash Star
<b>Attenzione: la recensione contiene spoiler</b>
Eh, sì, non c'è due senza tre. Solo che il terzo fa da spin-off, ma non per questo è negativo.
Targata 2006, con "Pretty Cure Splash Star" salutiamo le nostre beneamate Nagisa Misumi (Cure Black) e Honoka Yukishiro (Cure White), per poter stringere la mano a due nuove guerriere a cui non potrete non affezionarvi e, ancora una volta, non desiderare di essere insieme a loro: Saki Hyuga (Cure Bloom e Cure Bright) e Mai Mishō (Cure Egret e Cure Windy... sì, hanno ognuna due trasformazioni), le quali ci accompagneranno in una nuova, emozionante e colorata avventura, e che avrà come tema gli elementi della natura.
Luce e oscurità, si sa e lo si immagina, possono avere molte forme e incarnazioni, e anche stavolta (e anche nelle successive serie) l'oscurità avrà il suo regno oscuro con relativo sovrano nero con scagnozzi ed esercito di spiriti, e la luce avrà il suo regno con benevolo sovrano, spiriti fatati, oggetti e luoghi fondamentali per la salvaguardia della vita, che saranno il bersaglio dei loschi nemici. La luce non per questo non sarà combattiva, perché avrà sempre i suoi paladini, le leggendarie guerriere Pretty Cure, che nonostante il loro nome sapranno essere molto agguerrite.
A fare da background, stavolta, è l'assalto dell'Impero del male di Dark Fall, governato dall'oscura figura di Lord Akudaikan, nei confronti della Terra delle sorgenti, mondo governato dalla Principessa Filia e che incarna la figura dell'albero del mondo, gigantesco albero alimentato da sette sorgenti sparse nella Terra delle sorgenti, rispettivamente degli alberi, del fuoco, della terra, del cielo, dell'acqua, dell'oro e del sole, ognuna abitata dai rispettivi spiriti affini al proprio elemento, che sono la fonte che permette all'Albero del mondo di vivere. Infatti, se l'albero del mondo morisse, la vita stessa dell'universo morirebbe, dal momento che esso è la fonte di vita di tutto l'universo: per farlo, bisognerebbe distruggere, o meglio prosciugare, le sette sorgenti, in modo da privarlo del suo sostentamento. Nell'assalto, ben sei sorgenti sono state prosciugate, e ognuna è stata messa sotto controllo da uno dei guerrieri di Dark Fall, ma l'ultima sorgente, quella del sole, è nascosta da qualche parte, manco a farlo apposta nella terra chiamata dagli abitanti della Terra delle sorgenti Terra della vegetazione. In breve, la caccia all'ultima sorgente ha inizio.
Temendo il pericolo, la principessa Filia decide di inviare sulla Terra della vegetazione, cioè la Terra, gli spiriti della terra e del cielo, Flappy e Choppy, prima di cadere in un sonno profondo a causa delle poche energie rimaste nell'albero nel mondo. Ancora una volta, la Terra è destinata a diventare il palcoscenico di una delle tante battaglie tra luce e oscurità.
E sulla Terra, ambientata in una bellissima città costiera, ecco le due protagoniste: la prima è Saki Hyuga, tredici anni, che vive da sempre in città con la famiglia, padre, madre (gestori di una panetteria), sorella minore e il gatto Morfeo. Solare, allegra, ottimista e anche sportiva (pratica softball), ma non molto brava nello studio e nella cucina. La seconda e Mai Mishō, anch'ella di tredici anni, studiosa, ma dal carattere molto timido e riservato, brava a cucinare e in particolare eccelsa nel disegno, e come famiglia ha madre (archeologa, molto saggia ma parecchio sbadata come casalinga,) padre (professore di astronomia) e il fratello maggiore Kazuya (che sogna di diventare astronauta, e in seguito diverrà l'interesse amoroso di Saki), ed è appena tornata dopo cinque anni di assenza.
In una tranquilla giornata come tutte le altre, Saki decide come suo solito di andare nel suo posto preferito, l'albero del cielo, un gigantesco albero che si staglia su una collina ben visibile in tutta la città, e anche Mai, in preda alla nostalgia, decide di recarcisi, e lì, ai piedi dell'albero, le due ragazze si incontrano. Ma ecco un fatto curioso: le due ragazze hanno l'impressione di essersi già incontrate, ma, dopo essersi fatte tale domanda, spuntano da un varco dell'albero Flappy e Choppy. E proprio le due fate danno loro conferma: infatti, cinque anni prima, durante la famosa sagra di inizio estate (tipica festività giapponese), le due protagoniste, all'epoca bambine, avevano visto delle misteriose luci e, curiose, le avevano seguite fino ad arrivare proprio ai piedi dell'albero, e avevano finito con l'incontrarsi; le bellissime coreografie di quelle luci, in realtà proprio Flappy e Choppy, e l'arrivo delle rispettive famiglie hanno impedito alle due di conoscersi. Ma Dark Fall ha avvertito l'arrivo di quegli spiriti, e quindi scaglia contro di loro i suoi soldati col chiaro intento di farsi rivelare l'ubicazione della sorgente del cielo. Non avendo altra possibilità, i due spiriti decidono di dare i loro poteri alle ragazze, permettendo loro di trasformarsi nelle nuove leggendarie guerriere Pretty Cure. La battaglia delle nuove Pretty Cure ha inizio.
Anche stavolta, la saga mostra la sua doppia anima, con episodi slice of life, dedicati alle due ragazze e alla loro vita di tutti i giorni, e i combattimenti da battle shonen, contro gli scagnozzi di Dark Fall e relativi mostri scagnozzi, gli Uzaina (che in giapponese significa "fastidio").
Nel primo lato, oltre alle puntate dedicate al crescente rapporto di amicizia di Saki e Mai, avremo, anche stavolta, puntate dedicate al tema della famiglia, e più in particolare ai loro amici e compagni di scuola, stavolta mista. Lì conosceremo tra tutti: dal lato maschile, Kenta, amico d'infanzia di Saki e che, nonostante l'attività di famiglia come pescatore, mira a diventare comico, riuscendo a trascinarsi dietro il timido rappresentante di classe Manabu, con risultati a dir poco comicamente efficaci, mentre, dal lato femminile, avremo la rappresentante di classe Kayo, e le amiche nonché compagne di squadra di softball di Saki, Hitomi e Yuko. Tutti loro riescono a regalare momenti di assoluto divertimento, ovviamente disturbati dall'assalto nemico di turno. Ultime, ma non per importanza, avremo le sorelle Michiru e Kaoru Kiryù, in realtà soldati di Dark Fall inviate a spiare le Pretty Cure, che col tempo finiscono col diventare amiche e arriveranno a sacrificarsi pur d'impedire loro di finire nelle grinfie di Lord Akudaikan - ma, udite udite, ritorneranno in vita grazie ai ricostituiti poteri della Principessa Filia (ogni volta che un Uzaina viene sconfitto, libera sia gli spiriti di una sorgente sia una goccia di luce, e, ogni volta che sette gocce di luce vengono riunite, una sorgente torna a vivere) -, per aiutare le loro amiche nelle ultime battute della serie.
A essere legati alle figure di Michiru e Kaoru avremo altri due spiriti della Terra delle sorgenti: Mupo e Fupo, rispettivamente della Luna e del Vento, che aiuteranno le guerriere dando prima un nuovo potere e, in seguito, sempre con l'aiuto della Principessa Filia, una nuova trasformazione con nuove abilità.
Dal lato nero della vicenda avremo l'imperatore di Dark Fall, lord Akudaikan, il suo braccio destro Goyan (che si scoprirà avere un lato molto più sinistro del suo "padrone", e non ho messo le virgolette a caso). Mentre degli scagnozzi, avremo: Karehaan, dotato della capacità di controllare la vegetazione, compresa la carta, essendo creata dagli alberi, e che usa degli Uzaina creati dagli spiriti della Sorgente degli alberi che egli controlla e che usano poteri basati proprio sulle piante; Moerumba, dotato di poteri di fuoco e custode della Sorgente del fuoco, e non a caso gli Uzaina creati dagli spiriti del luogo usano poteri basati sul calore; Dorodoron, custode della Sorgente della terra, e che usa attacchi e Uzaina basati su essa: le sopracitate Michiru e Kaoru, che avevano in custodia la Sorgente del cielo; Shitataare, custode della Sorgente dell'acqua, con poteri e Uzaina su di essa basati; infine Kintresky, custode della Sorgente dell'oro e con Uzaina su di essa basati, ma che preferisce di gran lunga il corpo a corpo. Tutti loro, oltre ad avere una caratterizzazione sopra le righe, sono anche protagonisti di svariate gag comiche, in particolare Shitataare, chiamata da Saki "signorina esci dal mare", con relativa reazione da spasso.
E, ancora una volta, spettacolari combattimenti da battle shonen, con tutti i relativi fatti del caso, ma stavolta non soltanto di forza, ma anche di energia: infatti anche Mai e Saki potranno contare sugli attacchi energetici, sia per potenziare un colpo sia per aumentare le capacità di movimento sia per creare barriere, per resistere agli attacchi o per attutire gli impatti ecc.
Insomma, gli ingredienti ci sono tutti, per quella che è probabilmente una delle migliori serie di questo longevo franchise.
Eh, sì, non c'è due senza tre. Solo che il terzo fa da spin-off, ma non per questo è negativo.
Targata 2006, con "Pretty Cure Splash Star" salutiamo le nostre beneamate Nagisa Misumi (Cure Black) e Honoka Yukishiro (Cure White), per poter stringere la mano a due nuove guerriere a cui non potrete non affezionarvi e, ancora una volta, non desiderare di essere insieme a loro: Saki Hyuga (Cure Bloom e Cure Bright) e Mai Mishō (Cure Egret e Cure Windy... sì, hanno ognuna due trasformazioni), le quali ci accompagneranno in una nuova, emozionante e colorata avventura, e che avrà come tema gli elementi della natura.
Luce e oscurità, si sa e lo si immagina, possono avere molte forme e incarnazioni, e anche stavolta (e anche nelle successive serie) l'oscurità avrà il suo regno oscuro con relativo sovrano nero con scagnozzi ed esercito di spiriti, e la luce avrà il suo regno con benevolo sovrano, spiriti fatati, oggetti e luoghi fondamentali per la salvaguardia della vita, che saranno il bersaglio dei loschi nemici. La luce non per questo non sarà combattiva, perché avrà sempre i suoi paladini, le leggendarie guerriere Pretty Cure, che nonostante il loro nome sapranno essere molto agguerrite.
A fare da background, stavolta, è l'assalto dell'Impero del male di Dark Fall, governato dall'oscura figura di Lord Akudaikan, nei confronti della Terra delle sorgenti, mondo governato dalla Principessa Filia e che incarna la figura dell'albero del mondo, gigantesco albero alimentato da sette sorgenti sparse nella Terra delle sorgenti, rispettivamente degli alberi, del fuoco, della terra, del cielo, dell'acqua, dell'oro e del sole, ognuna abitata dai rispettivi spiriti affini al proprio elemento, che sono la fonte che permette all'Albero del mondo di vivere. Infatti, se l'albero del mondo morisse, la vita stessa dell'universo morirebbe, dal momento che esso è la fonte di vita di tutto l'universo: per farlo, bisognerebbe distruggere, o meglio prosciugare, le sette sorgenti, in modo da privarlo del suo sostentamento. Nell'assalto, ben sei sorgenti sono state prosciugate, e ognuna è stata messa sotto controllo da uno dei guerrieri di Dark Fall, ma l'ultima sorgente, quella del sole, è nascosta da qualche parte, manco a farlo apposta nella terra chiamata dagli abitanti della Terra delle sorgenti Terra della vegetazione. In breve, la caccia all'ultima sorgente ha inizio.
Temendo il pericolo, la principessa Filia decide di inviare sulla Terra della vegetazione, cioè la Terra, gli spiriti della terra e del cielo, Flappy e Choppy, prima di cadere in un sonno profondo a causa delle poche energie rimaste nell'albero nel mondo. Ancora una volta, la Terra è destinata a diventare il palcoscenico di una delle tante battaglie tra luce e oscurità.
E sulla Terra, ambientata in una bellissima città costiera, ecco le due protagoniste: la prima è Saki Hyuga, tredici anni, che vive da sempre in città con la famiglia, padre, madre (gestori di una panetteria), sorella minore e il gatto Morfeo. Solare, allegra, ottimista e anche sportiva (pratica softball), ma non molto brava nello studio e nella cucina. La seconda e Mai Mishō, anch'ella di tredici anni, studiosa, ma dal carattere molto timido e riservato, brava a cucinare e in particolare eccelsa nel disegno, e come famiglia ha madre (archeologa, molto saggia ma parecchio sbadata come casalinga,) padre (professore di astronomia) e il fratello maggiore Kazuya (che sogna di diventare astronauta, e in seguito diverrà l'interesse amoroso di Saki), ed è appena tornata dopo cinque anni di assenza.
In una tranquilla giornata come tutte le altre, Saki decide come suo solito di andare nel suo posto preferito, l'albero del cielo, un gigantesco albero che si staglia su una collina ben visibile in tutta la città, e anche Mai, in preda alla nostalgia, decide di recarcisi, e lì, ai piedi dell'albero, le due ragazze si incontrano. Ma ecco un fatto curioso: le due ragazze hanno l'impressione di essersi già incontrate, ma, dopo essersi fatte tale domanda, spuntano da un varco dell'albero Flappy e Choppy. E proprio le due fate danno loro conferma: infatti, cinque anni prima, durante la famosa sagra di inizio estate (tipica festività giapponese), le due protagoniste, all'epoca bambine, avevano visto delle misteriose luci e, curiose, le avevano seguite fino ad arrivare proprio ai piedi dell'albero, e avevano finito con l'incontrarsi; le bellissime coreografie di quelle luci, in realtà proprio Flappy e Choppy, e l'arrivo delle rispettive famiglie hanno impedito alle due di conoscersi. Ma Dark Fall ha avvertito l'arrivo di quegli spiriti, e quindi scaglia contro di loro i suoi soldati col chiaro intento di farsi rivelare l'ubicazione della sorgente del cielo. Non avendo altra possibilità, i due spiriti decidono di dare i loro poteri alle ragazze, permettendo loro di trasformarsi nelle nuove leggendarie guerriere Pretty Cure. La battaglia delle nuove Pretty Cure ha inizio.
Anche stavolta, la saga mostra la sua doppia anima, con episodi slice of life, dedicati alle due ragazze e alla loro vita di tutti i giorni, e i combattimenti da battle shonen, contro gli scagnozzi di Dark Fall e relativi mostri scagnozzi, gli Uzaina (che in giapponese significa "fastidio").
Nel primo lato, oltre alle puntate dedicate al crescente rapporto di amicizia di Saki e Mai, avremo, anche stavolta, puntate dedicate al tema della famiglia, e più in particolare ai loro amici e compagni di scuola, stavolta mista. Lì conosceremo tra tutti: dal lato maschile, Kenta, amico d'infanzia di Saki e che, nonostante l'attività di famiglia come pescatore, mira a diventare comico, riuscendo a trascinarsi dietro il timido rappresentante di classe Manabu, con risultati a dir poco comicamente efficaci, mentre, dal lato femminile, avremo la rappresentante di classe Kayo, e le amiche nonché compagne di squadra di softball di Saki, Hitomi e Yuko. Tutti loro riescono a regalare momenti di assoluto divertimento, ovviamente disturbati dall'assalto nemico di turno. Ultime, ma non per importanza, avremo le sorelle Michiru e Kaoru Kiryù, in realtà soldati di Dark Fall inviate a spiare le Pretty Cure, che col tempo finiscono col diventare amiche e arriveranno a sacrificarsi pur d'impedire loro di finire nelle grinfie di Lord Akudaikan - ma, udite udite, ritorneranno in vita grazie ai ricostituiti poteri della Principessa Filia (ogni volta che un Uzaina viene sconfitto, libera sia gli spiriti di una sorgente sia una goccia di luce, e, ogni volta che sette gocce di luce vengono riunite, una sorgente torna a vivere) -, per aiutare le loro amiche nelle ultime battute della serie.
A essere legati alle figure di Michiru e Kaoru avremo altri due spiriti della Terra delle sorgenti: Mupo e Fupo, rispettivamente della Luna e del Vento, che aiuteranno le guerriere dando prima un nuovo potere e, in seguito, sempre con l'aiuto della Principessa Filia, una nuova trasformazione con nuove abilità.
Dal lato nero della vicenda avremo l'imperatore di Dark Fall, lord Akudaikan, il suo braccio destro Goyan (che si scoprirà avere un lato molto più sinistro del suo "padrone", e non ho messo le virgolette a caso). Mentre degli scagnozzi, avremo: Karehaan, dotato della capacità di controllare la vegetazione, compresa la carta, essendo creata dagli alberi, e che usa degli Uzaina creati dagli spiriti della Sorgente degli alberi che egli controlla e che usano poteri basati proprio sulle piante; Moerumba, dotato di poteri di fuoco e custode della Sorgente del fuoco, e non a caso gli Uzaina creati dagli spiriti del luogo usano poteri basati sul calore; Dorodoron, custode della Sorgente della terra, e che usa attacchi e Uzaina basati su essa: le sopracitate Michiru e Kaoru, che avevano in custodia la Sorgente del cielo; Shitataare, custode della Sorgente dell'acqua, con poteri e Uzaina su di essa basati; infine Kintresky, custode della Sorgente dell'oro e con Uzaina su di essa basati, ma che preferisce di gran lunga il corpo a corpo. Tutti loro, oltre ad avere una caratterizzazione sopra le righe, sono anche protagonisti di svariate gag comiche, in particolare Shitataare, chiamata da Saki "signorina esci dal mare", con relativa reazione da spasso.
E, ancora una volta, spettacolari combattimenti da battle shonen, con tutti i relativi fatti del caso, ma stavolta non soltanto di forza, ma anche di energia: infatti anche Mai e Saki potranno contare sugli attacchi energetici, sia per potenziare un colpo sia per aumentare le capacità di movimento sia per creare barriere, per resistere agli attacchi o per attutire gli impatti ecc.
Insomma, gli ingredienti ci sono tutti, per quella che è probabilmente una delle migliori serie di questo longevo franchise.
Pretty Cure Splash Star è la terza serie anime facente parte del franchise “Pretty Cure”.
Dopo le prime due serie in cui abbiamo seguito le avventure di Nagisa e Honoka, questa volta si cambia: nuova città, nuove protagoniste.
In questa serie seguiremo le avventure di Saki e Mai, anche loro studentesse delle medie.
A prima vista Saki e Mai sembrano una “versione 2.0” di Nagisa e Honoka: sono infatti molto simili per aspetto fisico e anche per il carattere, ma dopo pochi episodi, riescono ad acquisire la loro ben definita identità.
Le somiglianze non si fermano all’aspetto delle protagoniste, anche la storia di questa terza serie inizia allo stesso modo della precedente: vi è un regno magico minacciato dal male e dall’oscurità, i sopravissuti di quel regno si recano sulla Terra e donano alle ragazze un potere magico in grado di trasformarle nelle leggendarie Pretty Cure, e le due ragazze si ritroveranno coinvolte nella battaglia. La trama è abbastanza classica per questo tipo di anime.
Ciò che differenzia Pretty Cure dai majokko comuni è pero il modo in cui sono resi gli scontri, e l’innovazione portata dalle serie precedenti con le protagoniste che piuttosto che ricorrere a oggetti magici, usavano pugni e calci, è stata mantenuta anche in questa serie.
Tuttavia gli scontri sono stati resi meno fisici, in quanto le nuove Pretty Cure, a differenza delle altre, hanno anche dei colpi energetici da lanciare a distanza. Inoltre hanno anche una sorta di barriera protettiva che le protegge dai colpi più duri e dalle cadute.
Gli scontri in questo modo sembrano più simili a quelli di un anime da combattimento, con qualche influenza alla “Dragon Ball Z”, cosa che risalta ancora di più nella catastrofica e drammatica, ma tanto avvincente, battaglia finale.
I personaggi sono tanti e sono tutti ben definiti: le protagoniste Saki e Mai, le loro famiglie, i compagni di scuola, i folletti che hanno donato loro i poteri, i cattivi.
Gli sceneggiatori non hanno dimenticato nessuno, e chi più, chi meno, hanno tutti i loro quindici minuti di gloria. Ovviamente punto centrale delle vicende sono l’amicizia che si sviluppa tra le ragazze, che cresce sempre più, e quella tra loro e altri due personaggi, di cui però non parlo per non svelare troppo.
Una menzione a parte la meritano i nemici, i “cattivi”.
Quelli di Pretty Cure Splash Star sono degli ottimi personaggi, che non si limitano a essere lì per farsi battere. Non sono personaggi piatti, e non sono davvero cattivi (non tutti almeno), hanno i loro obiettivi e ciò li porta in conflitto con le Pretty Cure, qualcuno è davvero convinto di essere nel giusto, altri rivaluteranno le loro posizioni. Inoltre sono spesso protagonisti di scene più o meno comiche, e quindi riescono a essere simpatici al pubblico nonostante il loro ruolo.
In questa serie, i nemici sono davvero uno dei punti di forza.
I disegni sono simili (direi identici) a quelli delle prime due serie, il che è un’ottima cosa vista la qualità degli stessi. Oltre alla già citata somiglianza delle protagoniste, gli altri personaggi sono tutti ben differenziati tra loro. Qualche volto ricorda qualcuno già visto nelle serie precedenti, ma è poca cosa considerata la grande quantità di personaggi.
Le animazioni sono di buona qualità, specialmente negli scontri, veloci e ben realizzati, anche se in alcuni momenti, nelle scene più concitate, la qualità dei disegni cala un po’.
La colonna sonora è molto buona e accompagna bene tutte le scene con brani sempre adatti. Molto belle sono anche le sigle, un'opening e due ending, molto energiche e orecchiabili.
Io ho seguito la versione originale in giapponese, il doppiaggio è ottimo, tutti i personaggi hanno voci azzeccate, e i doppiatori hanno di sicuro fatto del loro meglio. Non sono un esperto, dunque non ho riconosciuto molti doppiatori, ma il risultato complessivo mi è sembrato davvero riuscito.
Pretty Cure Splash Star è a mio avviso un ottimo esponente del genere majokko, che continua sulla direzione intrapresa dalla prima serie, e riesce bene a differenziarsi dalle due serie precedenti.
Se devo trovargli un difetto, posso dire che è quello della struttura degli episodi, perché presentano tutte lo stesso canovaccio, con una situazione iniziale che Saki e Mai devono affrontare, con l'arrivo del nemico, il combattimento,e la soluzione del problema iniziale. Gli ultimi episodi invece sono un po’ diversi, e presentano vari colpi di scena, che a ben pensarci, sono molto classici, ma che mi hanno comunque spiazzato.
Personalmente, non posso fare a meno di fare paragoni con le serie precedenti, ma valutandolo come anime a sé, Pretty Cure Splash Star è indubbiamente promosso. Anche se sicuramente sono fuori target, è riuscito a divertirmi, emozionarmi, e anche a commuovermi un po’.
La serie ha le carte in regola per farsi apprezzare un po’ da tutti.
Chi ha seguito le prime due serie deve guardare anche questa, chi invece non l’ha fatto, può anche iniziare da qui, visto che la serie è completamente slegata e priva di riferimenti alle due passate.
Dopo le prime due serie in cui abbiamo seguito le avventure di Nagisa e Honoka, questa volta si cambia: nuova città, nuove protagoniste.
In questa serie seguiremo le avventure di Saki e Mai, anche loro studentesse delle medie.
A prima vista Saki e Mai sembrano una “versione 2.0” di Nagisa e Honoka: sono infatti molto simili per aspetto fisico e anche per il carattere, ma dopo pochi episodi, riescono ad acquisire la loro ben definita identità.
Le somiglianze non si fermano all’aspetto delle protagoniste, anche la storia di questa terza serie inizia allo stesso modo della precedente: vi è un regno magico minacciato dal male e dall’oscurità, i sopravissuti di quel regno si recano sulla Terra e donano alle ragazze un potere magico in grado di trasformarle nelle leggendarie Pretty Cure, e le due ragazze si ritroveranno coinvolte nella battaglia. La trama è abbastanza classica per questo tipo di anime.
Ciò che differenzia Pretty Cure dai majokko comuni è pero il modo in cui sono resi gli scontri, e l’innovazione portata dalle serie precedenti con le protagoniste che piuttosto che ricorrere a oggetti magici, usavano pugni e calci, è stata mantenuta anche in questa serie.
Tuttavia gli scontri sono stati resi meno fisici, in quanto le nuove Pretty Cure, a differenza delle altre, hanno anche dei colpi energetici da lanciare a distanza. Inoltre hanno anche una sorta di barriera protettiva che le protegge dai colpi più duri e dalle cadute.
Gli scontri in questo modo sembrano più simili a quelli di un anime da combattimento, con qualche influenza alla “Dragon Ball Z”, cosa che risalta ancora di più nella catastrofica e drammatica, ma tanto avvincente, battaglia finale.
I personaggi sono tanti e sono tutti ben definiti: le protagoniste Saki e Mai, le loro famiglie, i compagni di scuola, i folletti che hanno donato loro i poteri, i cattivi.
Gli sceneggiatori non hanno dimenticato nessuno, e chi più, chi meno, hanno tutti i loro quindici minuti di gloria. Ovviamente punto centrale delle vicende sono l’amicizia che si sviluppa tra le ragazze, che cresce sempre più, e quella tra loro e altri due personaggi, di cui però non parlo per non svelare troppo.
Una menzione a parte la meritano i nemici, i “cattivi”.
Quelli di Pretty Cure Splash Star sono degli ottimi personaggi, che non si limitano a essere lì per farsi battere. Non sono personaggi piatti, e non sono davvero cattivi (non tutti almeno), hanno i loro obiettivi e ciò li porta in conflitto con le Pretty Cure, qualcuno è davvero convinto di essere nel giusto, altri rivaluteranno le loro posizioni. Inoltre sono spesso protagonisti di scene più o meno comiche, e quindi riescono a essere simpatici al pubblico nonostante il loro ruolo.
In questa serie, i nemici sono davvero uno dei punti di forza.
I disegni sono simili (direi identici) a quelli delle prime due serie, il che è un’ottima cosa vista la qualità degli stessi. Oltre alla già citata somiglianza delle protagoniste, gli altri personaggi sono tutti ben differenziati tra loro. Qualche volto ricorda qualcuno già visto nelle serie precedenti, ma è poca cosa considerata la grande quantità di personaggi.
Le animazioni sono di buona qualità, specialmente negli scontri, veloci e ben realizzati, anche se in alcuni momenti, nelle scene più concitate, la qualità dei disegni cala un po’.
La colonna sonora è molto buona e accompagna bene tutte le scene con brani sempre adatti. Molto belle sono anche le sigle, un'opening e due ending, molto energiche e orecchiabili.
Io ho seguito la versione originale in giapponese, il doppiaggio è ottimo, tutti i personaggi hanno voci azzeccate, e i doppiatori hanno di sicuro fatto del loro meglio. Non sono un esperto, dunque non ho riconosciuto molti doppiatori, ma il risultato complessivo mi è sembrato davvero riuscito.
Pretty Cure Splash Star è a mio avviso un ottimo esponente del genere majokko, che continua sulla direzione intrapresa dalla prima serie, e riesce bene a differenziarsi dalle due serie precedenti.
Se devo trovargli un difetto, posso dire che è quello della struttura degli episodi, perché presentano tutte lo stesso canovaccio, con una situazione iniziale che Saki e Mai devono affrontare, con l'arrivo del nemico, il combattimento,e la soluzione del problema iniziale. Gli ultimi episodi invece sono un po’ diversi, e presentano vari colpi di scena, che a ben pensarci, sono molto classici, ma che mi hanno comunque spiazzato.
Personalmente, non posso fare a meno di fare paragoni con le serie precedenti, ma valutandolo come anime a sé, Pretty Cure Splash Star è indubbiamente promosso. Anche se sicuramente sono fuori target, è riuscito a divertirmi, emozionarmi, e anche a commuovermi un po’.
La serie ha le carte in regola per farsi apprezzare un po’ da tutti.
Chi ha seguito le prime due serie deve guardare anche questa, chi invece non l’ha fatto, può anche iniziare da qui, visto che la serie è completamente slegata e priva di riferimenti alle due passate.
<i>“Squadra che vince non si cambia”</i> e <i>“Non c'è due senza tre”</i> sono due massime o forse dei luoghi comuni che vengono inevitabilmente alla mente quando si inizia a vedere questo anime se si è reduci dalla visione delle prime due serie delle Pretty Cure.
Siamo infatti alla terza serie del fortunato filone inaugurato con le avventure di Nagisa e Honoka e probabilmente proprio per questa ragione gli autori non hanno voluto far staccare di botto il pubblico dalle sue due beniamine.
Certamente l'incipit della storia è un po' un classico indipendentemente da tutto: due giovani ragazze incontrano due spiritelli di un altro mondo e, in quanto prescelte per essere delle leggendarie guerriere, dovranno salvare loro e il mondo da cui provengono dall'attacco dei malvagi. Cambiano però le protagonista e stavolta il compito di essere le leggendarie guerriere appartiene alle giovani Saki Hyuga e Mai Mishou. Le due ragazze in effetti somigliano molto a Nagisa e Honoka: sportiva e solare la prima, artista e gentile la seconda. Anche la trasformazione può avvenire solo se le due ragazze sono insieme.
Siamo dunque di fronte a un <i>Pretty Cure “Reloaded”</i>?
No, assolutamente. La prima serie si poteva classificare come una grezza pietra preziosa che nella seconda veniva un pochino levigata. Ebbene in questa terza avventura la pietra è lavorata fino a diventare una gemma preziosa.
Saki e Mai non sono delle mere copie di Nagisa e Honoka e parlarne per confronto mi pare anche ingiusto. Col passare degli episodi verrà piano piano a galla ogni lato del loro carattere e della loro personalità rivelandone anche i lati “oscuri” e le debolezze che sapranno però sempre affrontare grazie alla loro crescente amicizia.
Assieme a loro come guide e compagni ci saranno Flappy e Choppy, spiritelli della Terra delle Sorgenti cui poi si aggiungeranno i simpatici Mupu e Fupu, che finalmente sono dei personaggi più che degni di tale qualifica e non, a differenza dei loro predecessori, degli esserucoli da gasare come si fa con le termiti.
Non mancheranno poi familiari e amici di Saki e Mai a formare un solido gruppo di personaggi secondari.
È però nella veste grafica che la serie mostra i suoi lati migliori e in effetti è emblematico lo <i>Splash Star</i> che compare nel titolo. Praticamente ci si "tuffa" nella nuova ambientazione: una ridente e soleggiata cittadina di mare circondata da colline con lussureggianti boschi che rappresenta una boccata di aria fresca rispetto alla metropoli d'asfalto in cui si era in precedenza.
Il design dei personaggi appare molto pulito e in una certa misura ricercato.
Onore poi alle trasformazioni (Saki e Mai ne avranno ben due a disposizione, dapprima in Cure Bloom e Egret e poi in Cure Windy e Moon) e agli attacchi le cui sequenze sono un vero tripudio di colori ed effetti speciali. E c'è anche una certa alternanza che spazza via la monotonia che nelle prime serie si poteva generare col tempo.
<b>Attenzione Possibili Spoiler</b>
Il quadro è poi chiuso molto bene dal cast dei malvagi di turno che qui formano l'impero di Dark Fall con a capo il lugubre e gigantesco Lord Akudeikan. I vari guerrieri che affrontano uno dopo l'altro le Pretty Cure sono tutti ben caratterizzati, con una distinta personalità e l'appartenenza a un distinto elemento naturale. Spesso reggono la scena strappando anche risate e non solo antipatie.
I combattimenti sono poi ottimamente realizzati nelle animazioni e negli effetti speciali. Anche qui arriva un ulteriore novità con le Pretty Cure che fanno un uso quasi standard di onde e colpi d'energia che fin qui non si erano mai visti tanto che in certi momenti si ha l'impressione di guardare Dragon Ball. Tanto che nel combattimento finale sembra quasi di rivedere lo storica battaglia contro Freezer ma c'è anche da dire che nell'ultimo scontro le Pretty Cure dimostrano una potenza inaudita e ci si chiede perché abbiano avuto problemi con i nemici precedenti.
E dalle fila dei cattivi emergono silenziosamente ma poi con sempre più rilevanza le figure di Michiru e Kaoru, la cui storia di redenzione che le porta da nemesi ad amiche del cuore di Mai e Saki sarà un ottima storia nella storia. Il naturale destino che ci si aspetterebbe per loro è vederle rivelarsi delle Pretty Cure nascoste. Succederà? Chissà...
<b>Fine Spoiler</b>
Sicuramente notevole l'edizione italiana e il relativo doppiaggio, che oltre a mantenere una grande fedeltà all'originale riesce a valorizzare molto bene la serie.
Molto bene Joy Saltarelli (Mai) e Eva Padoan (Saki), in gran forma sulle due protagoniste dando freschezza e riuscendo a dare un dono molto giovanile e fresco ai loro personaggi laddove in precedenza c'era invece un tono anche troppo adulto. Merito comunque a tutto il resto del cast decisamente all'altezza (sono conservati anche i tormentoni dei vari cattivi).
Aggiungiamo solo l'ipotetica resa in inglese degli attacchi speciali e miglioriamo in ipotesi il nome dell'ultimo attacco adattato un po' male e avremmo forse la perfezione.
Che dire quindi in conclusione? <i>Pretty Cure Splash Star</i> si candida tranquillamente a diventare la migliore serie realizzata fin qui in tutta la saga delle Pretty Cure.
Ma di base è un ottimo anime bello da vedere e divertente da seguire che ci porta un duplice messaggio ecologista e positivo.
Sicuramente non ci sono le atmosfere epiche ma anche un po' cupe e dei personaggi leggendari che ci presentava un certo <i>Sailor Moon S</i>. Ma è anche vero che le Pretty Cure esplorano temi e territori dove il “campione” non si era inoltrato. Ottimo.
Siamo infatti alla terza serie del fortunato filone inaugurato con le avventure di Nagisa e Honoka e probabilmente proprio per questa ragione gli autori non hanno voluto far staccare di botto il pubblico dalle sue due beniamine.
Certamente l'incipit della storia è un po' un classico indipendentemente da tutto: due giovani ragazze incontrano due spiritelli di un altro mondo e, in quanto prescelte per essere delle leggendarie guerriere, dovranno salvare loro e il mondo da cui provengono dall'attacco dei malvagi. Cambiano però le protagonista e stavolta il compito di essere le leggendarie guerriere appartiene alle giovani Saki Hyuga e Mai Mishou. Le due ragazze in effetti somigliano molto a Nagisa e Honoka: sportiva e solare la prima, artista e gentile la seconda. Anche la trasformazione può avvenire solo se le due ragazze sono insieme.
Siamo dunque di fronte a un <i>Pretty Cure “Reloaded”</i>?
No, assolutamente. La prima serie si poteva classificare come una grezza pietra preziosa che nella seconda veniva un pochino levigata. Ebbene in questa terza avventura la pietra è lavorata fino a diventare una gemma preziosa.
Saki e Mai non sono delle mere copie di Nagisa e Honoka e parlarne per confronto mi pare anche ingiusto. Col passare degli episodi verrà piano piano a galla ogni lato del loro carattere e della loro personalità rivelandone anche i lati “oscuri” e le debolezze che sapranno però sempre affrontare grazie alla loro crescente amicizia.
Assieme a loro come guide e compagni ci saranno Flappy e Choppy, spiritelli della Terra delle Sorgenti cui poi si aggiungeranno i simpatici Mupu e Fupu, che finalmente sono dei personaggi più che degni di tale qualifica e non, a differenza dei loro predecessori, degli esserucoli da gasare come si fa con le termiti.
Non mancheranno poi familiari e amici di Saki e Mai a formare un solido gruppo di personaggi secondari.
È però nella veste grafica che la serie mostra i suoi lati migliori e in effetti è emblematico lo <i>Splash Star</i> che compare nel titolo. Praticamente ci si "tuffa" nella nuova ambientazione: una ridente e soleggiata cittadina di mare circondata da colline con lussureggianti boschi che rappresenta una boccata di aria fresca rispetto alla metropoli d'asfalto in cui si era in precedenza.
Il design dei personaggi appare molto pulito e in una certa misura ricercato.
Onore poi alle trasformazioni (Saki e Mai ne avranno ben due a disposizione, dapprima in Cure Bloom e Egret e poi in Cure Windy e Moon) e agli attacchi le cui sequenze sono un vero tripudio di colori ed effetti speciali. E c'è anche una certa alternanza che spazza via la monotonia che nelle prime serie si poteva generare col tempo.
<b>Attenzione Possibili Spoiler</b>
Il quadro è poi chiuso molto bene dal cast dei malvagi di turno che qui formano l'impero di Dark Fall con a capo il lugubre e gigantesco Lord Akudeikan. I vari guerrieri che affrontano uno dopo l'altro le Pretty Cure sono tutti ben caratterizzati, con una distinta personalità e l'appartenenza a un distinto elemento naturale. Spesso reggono la scena strappando anche risate e non solo antipatie.
I combattimenti sono poi ottimamente realizzati nelle animazioni e negli effetti speciali. Anche qui arriva un ulteriore novità con le Pretty Cure che fanno un uso quasi standard di onde e colpi d'energia che fin qui non si erano mai visti tanto che in certi momenti si ha l'impressione di guardare Dragon Ball. Tanto che nel combattimento finale sembra quasi di rivedere lo storica battaglia contro Freezer ma c'è anche da dire che nell'ultimo scontro le Pretty Cure dimostrano una potenza inaudita e ci si chiede perché abbiano avuto problemi con i nemici precedenti.
E dalle fila dei cattivi emergono silenziosamente ma poi con sempre più rilevanza le figure di Michiru e Kaoru, la cui storia di redenzione che le porta da nemesi ad amiche del cuore di Mai e Saki sarà un ottima storia nella storia. Il naturale destino che ci si aspetterebbe per loro è vederle rivelarsi delle Pretty Cure nascoste. Succederà? Chissà...
<b>Fine Spoiler</b>
Sicuramente notevole l'edizione italiana e il relativo doppiaggio, che oltre a mantenere una grande fedeltà all'originale riesce a valorizzare molto bene la serie.
Molto bene Joy Saltarelli (Mai) e Eva Padoan (Saki), in gran forma sulle due protagoniste dando freschezza e riuscendo a dare un dono molto giovanile e fresco ai loro personaggi laddove in precedenza c'era invece un tono anche troppo adulto. Merito comunque a tutto il resto del cast decisamente all'altezza (sono conservati anche i tormentoni dei vari cattivi).
Aggiungiamo solo l'ipotetica resa in inglese degli attacchi speciali e miglioriamo in ipotesi il nome dell'ultimo attacco adattato un po' male e avremmo forse la perfezione.
Che dire quindi in conclusione? <i>Pretty Cure Splash Star</i> si candida tranquillamente a diventare la migliore serie realizzata fin qui in tutta la saga delle Pretty Cure.
Ma di base è un ottimo anime bello da vedere e divertente da seguire che ci porta un duplice messaggio ecologista e positivo.
Sicuramente non ci sono le atmosfere epiche ma anche un po' cupe e dei personaggi leggendari che ci presentava un certo <i>Sailor Moon S</i>. Ma è anche vero che le Pretty Cure esplorano temi e territori dove il “campione” non si era inoltrato. Ottimo.
Quando Saki Hyuuga, una ragazzina delle medie come tante, e Mai Mishou, una nuova compagna di classe che ritorna in città dopo cinque anni di assenza, si incontrano sotto il grande Albero del Cielo protettore del luogo dove abitano, entrambe hanno una sensazione, quella di essersi già incontrate, in un passato di cui rimangono loro solo flebili ricordi.
Così è, infatti. In una notte d’estate di cinque anni prima, quando entrambe erano solo bambine, si erano incontrate per la prima volta ai piedi di quello stesso albero, seguendo quelle due misteriose luci che adesso si ripresentano davanti ai loro occhi svelando la loro vera natura di creature spirituali.
Flappy, spirito dei fiori, e Choppy, spirito dei volatili, sono due tenere creaturine scappate da un luogo mistico chiamato la Terra delle Sorgenti. Il loro mondo è caduto nelle mani dei malvagi emissari della Dark Fall comandata dal minaccioso Akudaikaan, che si sono già impadroniti di sei delle sette sorgenti che gli donano la vita. L’ultima, la Sorgente del Sole, è stata nascosta da qualche parte nel mondo degli umani, la cosiddetta Terra del Verde, e purtroppo, seguendo i due spiritelli, anche Akudaikaan e i suoi si introdurranno presto nel mondo umano alla ricerca della Sorgente, per portare rovina e distruzione ovunque.
Alle due ragazze, rimaste coinvolte loro malgrado nella vicenda, viene chiesto di aiutare gli spiritelli a fermare il pericolo della distruzione del mondo, e per farlo ricevono il potere di trasformarsi nelle leggendarie guerriere, Cure Bloom e Cure Egret.
Le due ragazze non potrebbero essere più diverse: Saki è vivace, iperattiva, ingenua, concreta, gioca a softball ed è figlia di una semplice coppia di panettieri, Mai è invece timida, sognatrice, bravissima a disegnare ma più impacciata nel farsi degli amici, inoltre vive in una splendida casa con incorporato un osservatorio, suo padre è un brillante professore universitario e sua madre un’archeologa. Eppure, quando si stringono reciprocamente la mano e invocano gli spiriti, da queste due ragazze scaturisce una grande forza…
Futari wa Pretty Cure Splash Star, terza incarnazione della saga creata da Toei Animation risalente al 2006, si distacca dalle precedenti perché cambiano completamente i personaggi e l’ambientazione. Ma non si preoccupi lo spettatore, Saki e Mai non faranno affatto rimpiangere Nagisa e Honoka. Ciò che gli si richiede è giusto un po’ di pazienza, una decina di episodi di rodaggio, per prendere confidenza con il setting, con le nuove protagoniste, i loro parenti e amici e i nuovi cattivi. Una manciata di episodi che magari potranno ricordare per impostazione l’incipit della prima, storica, serie, ma che comunque si lasciano guardare con estremo piacere grazie alla simpatia dei personaggi e alle bellezza dell’ambiente in cui vivono. La città di Saki e Mai è un luogo fantastico, una cittadina portuale, con una bella spiaggia e una lussureggiante vegetazione, fatta di boschi e alberi dove, si dice, si nascondano misteriose creature e risiedano entità leggendarie dagli influssi benefici, come il maestoso Albero del Cielo che è, inconsapevolmente, il centro di tutta la vicenda. Saki e Mai frequentano qui la loro scuola, che, differentemente dal Verone Gakuen di Nagisa e Honoka, è un istituto misto. Questo fa sì che l’entourage di amicizie delle due ragazze sia più vario rispetto al gruppetto tutto al femminile delle due precedenti Pretty Cure, e lo spettatore non potrà non sorridere davanti a personaggi semplici ma che restano nel cuore, come l’aspirante comico dalle sempre pronte battute di infimo livello Kenta Hoshino, le amiche Yuuko Ohta e Hitomi Itoh del club di softball o i due rappresentanti di classe, la diligente Kayo Andou e il timido Manabu Miyasako. Un gruppo di amici realistico, dove nascono amori, si rincorrono sogni, si passa del tempo in allegria, ci si diverte e ci si consola vicendevolmente. A questo aggiungiamo una gran cura nel tratteggiare il background di amici, genitori, parenti, professori o anche solo di occasionali personaggi di passaggio da un solo episodio, ed ecco che Pretty Cure Splash Star ottiene un’ossatura solida, ereditata dalle serie precedenti, che ne fa un realistico spaccato della vita nel Giappone di oggi, affiancata alla componente fantastica con maestria.
Basta pochissimo, e a Pretty Cure Splash Star ci si affeziona. Non solo per il delicatissimo affresco quotidiano che ci regala piccole emozioni, amori platonici e delicati, sogni piccoli ma grandi, rapporti tra genitori e figli o tra fratelli, gioie e innocenti litigi da condividere con gli amici, ma anche per una storia ben orchestrata, che non perde mai di vista l’obbiettivo prefissatosi nel primo episodio e sa benissimo come dosare l’umorismo, la trattazione del quotidiano, i colpi di scena (inaspettatamente numerosi e ben piazzati, anche se un po’ prevedibili da chi è da tempo nel giro del majokko sentai), i momenti seri e drammatici e l’azione più sfrenata.
Come da tradizione per la serie, infatti, anche Splash Star ci regala dei combattimenti magnifici: adrenalinici, frenetici, fluidissimi. Si fanno più esplicite le influenze da Dragon Ball Z, con scariche di pugni, raffiche di sfere energetiche, nemici che si pompano i muscoli, che attaccano urlando e sfasciano l’ambiente circostante grazie alla loro potenza incontrollata, personaggi che volano e combattono in aria, aure energetiche colorate, trasformazioni, power up, attacchi magici individuali delle guerriere.
Pollice decisamente in su per i cattivi. Sulla falsariga di Wedding Peach, anche qui abbiamo diversi demoni legati ognuno ad un ben preciso elemento delle natura (gli elementi che compongono le Sorgenti, legati a quelli della filosofia confuciana: legno, fuoco, terra, acqua e oro), cosa che conferisce a ognuno dei nemici un ben preciso aspetto fisico, un ben preciso potere e dei propri tratti caratteriali o fissazioni: Karehaan del legno è un indomito combattente, Moerumba del fuoco è un’esilarante ballerino latino-americano che infila spagnolismi a destra e a manca nei suoi dialoghi, Dorodoron della terra è un gigante timidissimo che parla con un tono di voce molto basso, Mizu Shitataare dell’acqua è una elegante signora che si crede bellissima, guarda tutti dall’alto in basso e ride sguaiatamente, Kintoresky dell’oro è un esperto e robusto guerriero fissato col bodybuilding e in cerca di avversari onorevoli da sfidare in epiche e leali battaglie. Infine Gohyaan, il buffo e subdolo braccio destro del signore di Dark Fall, e Akudaikaan, l’oscuro, imponente e malvagio ultimo ostacolo. E poi, ultime ma non per importanza, Michiru e Kaoru, misteriose e algide studentesse legate a doppio filo sia a Dark Fall che alle Pretty Cure.
Nemici sfaccettati, carismatici, ora buffissimi con le loro fisse, sempre vittime di ottime gags, ora spietati, temibili, caparbi, minacciosi, ora inaspettatamente umani, attratti dalla vita della Terra del Verde e dai loro abitanti, con cui spesso e volentieri interagiscono, quasi a voler mostrare che tra umani e demoni di Dark Fall non c’è poi tutta questa differenza. Le guerriere e i loro avversari incroceranno sì i pugni, ma anche i cuori, confrontandosi verbalmente durante i combattimenti e imparando vicendevolmente qualcosa gli uni dagli altri. E’ vero che, per certi versi, c’è ancora qualcosa da migliorare da questo punto di vista, ma i nemici di Splash Star difficilmente si scorderanno, uscendo indubbiamente vincenti dal quadro generale della serie e ponendosi allo stesso livello delle eroine, quanto a carisma e importanza nella storia. Lo spettatore è dunque portato a tifare per entrambi e a dispiacersi che uno dei due contendenti debba vincere e l’altro perdere, ma anche ad esaltarsi nel vedere come buoni e cattivi siano più simili di quanto sembrino e spesso e volentieri dai loro combattimenti nascano intese, sentimenti, spunti di riflessione e grandi momenti che vanno a rafforzare la storia.
Le avventure di Saki e Mai godono di una realizzazione tecnica davvero pregevolissima. Ad un design semplice ma efficace, ricalcato su quello delle serie precedenti, si affianca una grafica curatissima nei colori, negli effetti di luce, nelle animazioni, che ci permette di visionare stupendi tramonti, combattimenti visivamente spettacolari e meravigliose aure colorate sprigionate dalle guerriere durante gli stessi. Buona la colonna sonora, che ci regala delle tracce orchestrate molto orecchiabili e di buona fattura sempre ad opera del buon Naoki Satou, capaci di risuonare nella testa degli spettatori e di essere fischiettate a tradimento più spesso di quanto si pensi. Belle anche le sigle, con una opening, “Makasete! Splash Star!” che necessita di qualche ascolto per essere apprezzata ma che sa conquistare, una prima sigla di chiusura, “ ‘Warau ga kachi’ de go!” che racchiude perfettamente lo spirito giovanile della serie e una seconda, “Ganbalance de dance”, che è un trionfo di allegria con tanto di videoballetto dei personaggi e che difficilmente si potrà fare a meno di canticchiare.
Di ottima fattura anche il doppiaggio originale, sempre attentissimo a realizzare dialoghi brillanti dai toni giovanilistici e ricchi di spassosi giochi di parole, che rivela inaspettati nuovi talenti come la dolcissima quasi esordiente Atsuko Enomoto che dà la voce a Mai e ci fa ritrovare storici nomi del doppiaggio nipponico come uno spassoso Kappei Yamaguchi, un macchiettistico Juurouta Kosugi, una scoppiettante Junko Takeuchi, un serissimo duo d’eccezione formato da Yuka Imai e Yuriko Fuchizaki e uno straordinario Keiichi Nanba sempre a suo agio nei panni del cattivo effeminato, stravagante e un po’ gay già sperimentati con successo in produzioni passate come Saint Seiya o Sailor Moon. Promossa con qualche riserva Orie Kimoto, la voce di Saki, che, seppur brava, è in certi frangenti troppo simile a Yoko Honna che in passato fu voce di Nagisa. Dal momento che già le due si somigliano per aspetto e carattere si poteva differenziare almeno la voce.
Pretty Cure Splash Star è, delle tre che ho visto al momento, la migliore incarnazione delle Pretty Cure. Riesce a prendere i pregi delle prime due e ad unirli in una sola, limando se non addirittura eliminando diversi difetti propri della seconda stagione. In più, si uniscono altri pregi propri di questa storia, come una notevole dose di simbolismi e rimandi un po’ più “alti” assenti nelle precedenti. E’ il caso della filosofia confuciana degli elementi, ma anche di una concezione shinto propria del Giappone secondo cui ad ogni elemento della natura si può associare un “kami”, uno spirito che la presiede e ne personifica l’essenza. Capita, poi, che determinati oggetti riescano a maturare un proprio spirito, in virtù del legame che li unisce con i propri possessori o del rancore per essere stati abbandonati. Ogni cosa ha in sé uno spirito, insomma, come insegna uno dei messaggi fondamentali della storia. Inoltre, la contrapposizione tra le due guerriere stavolta si fa ben più profonda rispetto al precedente bianco e nero. L’oro e l’argento; la terra e i fiori che vi germogliano e il cielo e gli uccelli che vi si stagliano in volo; il girasole dorato che fiorisce sulla terra e l’ala argentata del grande airone che vola nel cielo; la luna che riempie con la sua luce il cielo e il vento che soffia profumi e sensazioni sulla terra; una ragazza iperattiva e coi piedi per terra che corre sui campi da softball con in volto un sorriso grande, lucente e contagioso, aperto come un colorato girasole, e un’altra che con la fantasia compie voli pindarici in un cielo immaginario e rende su carta queste sensazioni con bellissimi disegni.
Concetti profondi, un po’ filosofici, a volte quasi profetici a livello di simbolismi e capaci di rivelare futuri passi della storia grazie a particolari giochi linguistici insiti nei dialoghi (che purtroppo si perderanno in un’eventuale traduzione in una lingua che non sia il giapponese).
Pretty Cure Splash Star è una storia che parte un po’ in sordina, ma che riesce a germogliare nei cuori di chi la segue, facendosi amare come poche e portando gli spettatori ad appassionarvisi, a riderci su, ad emozionarsi quasi fino alle lacrime. Un’opera che parla ai giovani col loro stesso linguaggio, presentandogli temi a loro consoni in modo che possano facilmente capirli e messaggi piccoli ma grandi che è bene che tengano sempre a mente. Nonostante questo, si rivela un’avventura colorata e avvincente anche per i più grandicelli, che difficilmente potranno non affezionarsi ai simpaticissimi personaggi di ambo le fazioni e non farsi coinvolgere dalle vicende, sia quelle più prettamente quotidiane sia quelle fantastiche, ricche d’azione e colpi di scena.
Nulla che non si sia già visto, precisiamo, ma sono cose che è sempre bene ricordare alle nuove generazioni che magari non hanno avuto la fortuna di vedere le origini alla marinaretta del majokko sentai per ragioni d’età, e se ci vengono offerte con questo bel confezionamento non possiamo che gioirne.
Così è, infatti. In una notte d’estate di cinque anni prima, quando entrambe erano solo bambine, si erano incontrate per la prima volta ai piedi di quello stesso albero, seguendo quelle due misteriose luci che adesso si ripresentano davanti ai loro occhi svelando la loro vera natura di creature spirituali.
Flappy, spirito dei fiori, e Choppy, spirito dei volatili, sono due tenere creaturine scappate da un luogo mistico chiamato la Terra delle Sorgenti. Il loro mondo è caduto nelle mani dei malvagi emissari della Dark Fall comandata dal minaccioso Akudaikaan, che si sono già impadroniti di sei delle sette sorgenti che gli donano la vita. L’ultima, la Sorgente del Sole, è stata nascosta da qualche parte nel mondo degli umani, la cosiddetta Terra del Verde, e purtroppo, seguendo i due spiritelli, anche Akudaikaan e i suoi si introdurranno presto nel mondo umano alla ricerca della Sorgente, per portare rovina e distruzione ovunque.
Alle due ragazze, rimaste coinvolte loro malgrado nella vicenda, viene chiesto di aiutare gli spiritelli a fermare il pericolo della distruzione del mondo, e per farlo ricevono il potere di trasformarsi nelle leggendarie guerriere, Cure Bloom e Cure Egret.
Le due ragazze non potrebbero essere più diverse: Saki è vivace, iperattiva, ingenua, concreta, gioca a softball ed è figlia di una semplice coppia di panettieri, Mai è invece timida, sognatrice, bravissima a disegnare ma più impacciata nel farsi degli amici, inoltre vive in una splendida casa con incorporato un osservatorio, suo padre è un brillante professore universitario e sua madre un’archeologa. Eppure, quando si stringono reciprocamente la mano e invocano gli spiriti, da queste due ragazze scaturisce una grande forza…
Futari wa Pretty Cure Splash Star, terza incarnazione della saga creata da Toei Animation risalente al 2006, si distacca dalle precedenti perché cambiano completamente i personaggi e l’ambientazione. Ma non si preoccupi lo spettatore, Saki e Mai non faranno affatto rimpiangere Nagisa e Honoka. Ciò che gli si richiede è giusto un po’ di pazienza, una decina di episodi di rodaggio, per prendere confidenza con il setting, con le nuove protagoniste, i loro parenti e amici e i nuovi cattivi. Una manciata di episodi che magari potranno ricordare per impostazione l’incipit della prima, storica, serie, ma che comunque si lasciano guardare con estremo piacere grazie alla simpatia dei personaggi e alle bellezza dell’ambiente in cui vivono. La città di Saki e Mai è un luogo fantastico, una cittadina portuale, con una bella spiaggia e una lussureggiante vegetazione, fatta di boschi e alberi dove, si dice, si nascondano misteriose creature e risiedano entità leggendarie dagli influssi benefici, come il maestoso Albero del Cielo che è, inconsapevolmente, il centro di tutta la vicenda. Saki e Mai frequentano qui la loro scuola, che, differentemente dal Verone Gakuen di Nagisa e Honoka, è un istituto misto. Questo fa sì che l’entourage di amicizie delle due ragazze sia più vario rispetto al gruppetto tutto al femminile delle due precedenti Pretty Cure, e lo spettatore non potrà non sorridere davanti a personaggi semplici ma che restano nel cuore, come l’aspirante comico dalle sempre pronte battute di infimo livello Kenta Hoshino, le amiche Yuuko Ohta e Hitomi Itoh del club di softball o i due rappresentanti di classe, la diligente Kayo Andou e il timido Manabu Miyasako. Un gruppo di amici realistico, dove nascono amori, si rincorrono sogni, si passa del tempo in allegria, ci si diverte e ci si consola vicendevolmente. A questo aggiungiamo una gran cura nel tratteggiare il background di amici, genitori, parenti, professori o anche solo di occasionali personaggi di passaggio da un solo episodio, ed ecco che Pretty Cure Splash Star ottiene un’ossatura solida, ereditata dalle serie precedenti, che ne fa un realistico spaccato della vita nel Giappone di oggi, affiancata alla componente fantastica con maestria.
Basta pochissimo, e a Pretty Cure Splash Star ci si affeziona. Non solo per il delicatissimo affresco quotidiano che ci regala piccole emozioni, amori platonici e delicati, sogni piccoli ma grandi, rapporti tra genitori e figli o tra fratelli, gioie e innocenti litigi da condividere con gli amici, ma anche per una storia ben orchestrata, che non perde mai di vista l’obbiettivo prefissatosi nel primo episodio e sa benissimo come dosare l’umorismo, la trattazione del quotidiano, i colpi di scena (inaspettatamente numerosi e ben piazzati, anche se un po’ prevedibili da chi è da tempo nel giro del majokko sentai), i momenti seri e drammatici e l’azione più sfrenata.
Come da tradizione per la serie, infatti, anche Splash Star ci regala dei combattimenti magnifici: adrenalinici, frenetici, fluidissimi. Si fanno più esplicite le influenze da Dragon Ball Z, con scariche di pugni, raffiche di sfere energetiche, nemici che si pompano i muscoli, che attaccano urlando e sfasciano l’ambiente circostante grazie alla loro potenza incontrollata, personaggi che volano e combattono in aria, aure energetiche colorate, trasformazioni, power up, attacchi magici individuali delle guerriere.
Pollice decisamente in su per i cattivi. Sulla falsariga di Wedding Peach, anche qui abbiamo diversi demoni legati ognuno ad un ben preciso elemento delle natura (gli elementi che compongono le Sorgenti, legati a quelli della filosofia confuciana: legno, fuoco, terra, acqua e oro), cosa che conferisce a ognuno dei nemici un ben preciso aspetto fisico, un ben preciso potere e dei propri tratti caratteriali o fissazioni: Karehaan del legno è un indomito combattente, Moerumba del fuoco è un’esilarante ballerino latino-americano che infila spagnolismi a destra e a manca nei suoi dialoghi, Dorodoron della terra è un gigante timidissimo che parla con un tono di voce molto basso, Mizu Shitataare dell’acqua è una elegante signora che si crede bellissima, guarda tutti dall’alto in basso e ride sguaiatamente, Kintoresky dell’oro è un esperto e robusto guerriero fissato col bodybuilding e in cerca di avversari onorevoli da sfidare in epiche e leali battaglie. Infine Gohyaan, il buffo e subdolo braccio destro del signore di Dark Fall, e Akudaikaan, l’oscuro, imponente e malvagio ultimo ostacolo. E poi, ultime ma non per importanza, Michiru e Kaoru, misteriose e algide studentesse legate a doppio filo sia a Dark Fall che alle Pretty Cure.
Nemici sfaccettati, carismatici, ora buffissimi con le loro fisse, sempre vittime di ottime gags, ora spietati, temibili, caparbi, minacciosi, ora inaspettatamente umani, attratti dalla vita della Terra del Verde e dai loro abitanti, con cui spesso e volentieri interagiscono, quasi a voler mostrare che tra umani e demoni di Dark Fall non c’è poi tutta questa differenza. Le guerriere e i loro avversari incroceranno sì i pugni, ma anche i cuori, confrontandosi verbalmente durante i combattimenti e imparando vicendevolmente qualcosa gli uni dagli altri. E’ vero che, per certi versi, c’è ancora qualcosa da migliorare da questo punto di vista, ma i nemici di Splash Star difficilmente si scorderanno, uscendo indubbiamente vincenti dal quadro generale della serie e ponendosi allo stesso livello delle eroine, quanto a carisma e importanza nella storia. Lo spettatore è dunque portato a tifare per entrambi e a dispiacersi che uno dei due contendenti debba vincere e l’altro perdere, ma anche ad esaltarsi nel vedere come buoni e cattivi siano più simili di quanto sembrino e spesso e volentieri dai loro combattimenti nascano intese, sentimenti, spunti di riflessione e grandi momenti che vanno a rafforzare la storia.
Le avventure di Saki e Mai godono di una realizzazione tecnica davvero pregevolissima. Ad un design semplice ma efficace, ricalcato su quello delle serie precedenti, si affianca una grafica curatissima nei colori, negli effetti di luce, nelle animazioni, che ci permette di visionare stupendi tramonti, combattimenti visivamente spettacolari e meravigliose aure colorate sprigionate dalle guerriere durante gli stessi. Buona la colonna sonora, che ci regala delle tracce orchestrate molto orecchiabili e di buona fattura sempre ad opera del buon Naoki Satou, capaci di risuonare nella testa degli spettatori e di essere fischiettate a tradimento più spesso di quanto si pensi. Belle anche le sigle, con una opening, “Makasete! Splash Star!” che necessita di qualche ascolto per essere apprezzata ma che sa conquistare, una prima sigla di chiusura, “ ‘Warau ga kachi’ de go!” che racchiude perfettamente lo spirito giovanile della serie e una seconda, “Ganbalance de dance”, che è un trionfo di allegria con tanto di videoballetto dei personaggi e che difficilmente si potrà fare a meno di canticchiare.
Di ottima fattura anche il doppiaggio originale, sempre attentissimo a realizzare dialoghi brillanti dai toni giovanilistici e ricchi di spassosi giochi di parole, che rivela inaspettati nuovi talenti come la dolcissima quasi esordiente Atsuko Enomoto che dà la voce a Mai e ci fa ritrovare storici nomi del doppiaggio nipponico come uno spassoso Kappei Yamaguchi, un macchiettistico Juurouta Kosugi, una scoppiettante Junko Takeuchi, un serissimo duo d’eccezione formato da Yuka Imai e Yuriko Fuchizaki e uno straordinario Keiichi Nanba sempre a suo agio nei panni del cattivo effeminato, stravagante e un po’ gay già sperimentati con successo in produzioni passate come Saint Seiya o Sailor Moon. Promossa con qualche riserva Orie Kimoto, la voce di Saki, che, seppur brava, è in certi frangenti troppo simile a Yoko Honna che in passato fu voce di Nagisa. Dal momento che già le due si somigliano per aspetto e carattere si poteva differenziare almeno la voce.
Pretty Cure Splash Star è, delle tre che ho visto al momento, la migliore incarnazione delle Pretty Cure. Riesce a prendere i pregi delle prime due e ad unirli in una sola, limando se non addirittura eliminando diversi difetti propri della seconda stagione. In più, si uniscono altri pregi propri di questa storia, come una notevole dose di simbolismi e rimandi un po’ più “alti” assenti nelle precedenti. E’ il caso della filosofia confuciana degli elementi, ma anche di una concezione shinto propria del Giappone secondo cui ad ogni elemento della natura si può associare un “kami”, uno spirito che la presiede e ne personifica l’essenza. Capita, poi, che determinati oggetti riescano a maturare un proprio spirito, in virtù del legame che li unisce con i propri possessori o del rancore per essere stati abbandonati. Ogni cosa ha in sé uno spirito, insomma, come insegna uno dei messaggi fondamentali della storia. Inoltre, la contrapposizione tra le due guerriere stavolta si fa ben più profonda rispetto al precedente bianco e nero. L’oro e l’argento; la terra e i fiori che vi germogliano e il cielo e gli uccelli che vi si stagliano in volo; il girasole dorato che fiorisce sulla terra e l’ala argentata del grande airone che vola nel cielo; la luna che riempie con la sua luce il cielo e il vento che soffia profumi e sensazioni sulla terra; una ragazza iperattiva e coi piedi per terra che corre sui campi da softball con in volto un sorriso grande, lucente e contagioso, aperto come un colorato girasole, e un’altra che con la fantasia compie voli pindarici in un cielo immaginario e rende su carta queste sensazioni con bellissimi disegni.
Concetti profondi, un po’ filosofici, a volte quasi profetici a livello di simbolismi e capaci di rivelare futuri passi della storia grazie a particolari giochi linguistici insiti nei dialoghi (che purtroppo si perderanno in un’eventuale traduzione in una lingua che non sia il giapponese).
Pretty Cure Splash Star è una storia che parte un po’ in sordina, ma che riesce a germogliare nei cuori di chi la segue, facendosi amare come poche e portando gli spettatori ad appassionarvisi, a riderci su, ad emozionarsi quasi fino alle lacrime. Un’opera che parla ai giovani col loro stesso linguaggio, presentandogli temi a loro consoni in modo che possano facilmente capirli e messaggi piccoli ma grandi che è bene che tengano sempre a mente. Nonostante questo, si rivela un’avventura colorata e avvincente anche per i più grandicelli, che difficilmente potranno non affezionarsi ai simpaticissimi personaggi di ambo le fazioni e non farsi coinvolgere dalle vicende, sia quelle più prettamente quotidiane sia quelle fantastiche, ricche d’azione e colpi di scena.
Nulla che non si sia già visto, precisiamo, ma sono cose che è sempre bene ricordare alle nuove generazioni che magari non hanno avuto la fortuna di vedere le origini alla marinaretta del majokko sentai per ragioni d’età, e se ci vengono offerte con questo bel confezionamento non possiamo che gioirne.
Accingendomi a redigere questa recensione vorrei poterle infondere a caldo, prima che si disperdano, le sensazioni, le emozioni, ma anche quelle piccole gioie quotidiane a volte così difficili da far proprie che questa splendida serie mi ha trasmesso, o meglio, lasciato, ormai. Sì, perché tutto, ora come ora, si è dissolto, purtroppo. Il sogno è stato infranto. Sarà dunque una sorta di flusso di coscienza più che una recensione vera e propria, la mia, diciamo.
Dunque, la ragione, banalissima, per cui mi son risolta a seguire questa serie risiede nel fatto che una mia cara amica del sito me ne aveva parlato infinitamente bene. Non di questa stagione in particolare, no, ma delle due a essa precedenti, Pretty Cure e il suo diretto seguito, Pretty Cure Max Heart. Incuriosita, dunque, anche io, quando me ne è stata data l'occasione, ho iniziato la scansione degli ultimi episodi della seconda stagione di questa assai longeva serie anime. Di fatto non mi ha detto nulla in particolare.
In seguito, all'atto di dover approcciarmi alla visione di Pretty Cure Splash Star, poi, non potevo capacitarmi che le due protagoniste, Saki Hyuuga e Mai Mishou, fossero state caratterizzate non solo alla stregua rispettivamente delle precedenti Nagisa Misumi e Honoka Yukishiro, ma anche, o forse soprattutto, in maniera assolutamente allucinante visti non solo i loro costumi di battaglia ma anche, o, pure in questo caso, soprattutto, le loro acconciature "a covone" come le avevo soprannominate affettuosamente io all'epoca.
Tuttavia, a poco a poco, ho imparato a scoprire le qualità, o dovrei forse dire le virtù, di questo splendido anime.
Non solo le animazioni sono eccellenti in quanto conferiscono a ogni singola scena una dinamicità eccezionale, come dovrebbe d'altronde essere per le serie d'azione, seppure a sfondo Majokko, ma anche perché garantiscono una vivezza, una luminosità tonale a qualunque sia il loro soggetto di focalizzazione. Si può dunque affermare tranquillamente che questo anime sia giocato sull'elemento della luce, il che, in effetti, è vero se facciamo mente locale e ripensiamo al fatto che le Pretty Cure sono proprio le protettrici della luce. Oltre al comparto grafico, che, per quanto concerne la caratterizzazione dei personaggi non si differenzia che di pochissimo dal solito tratto di cui si è usufruito in precedenza e di cui si farà uso anche in seguito, particolare menzione va fatta per le musiche, concepite, non più di tanto melodicamente, come da manuale, quanto liricamente, accoratamente, spassionatamente.
Veniamo ora al punto dolente di questo mio panegirico, ossia la trama. Semplice, invero, non si distingue in maniera innovativa da quella convenzionale a cui si fa ricorso in tutti gli anime appartenenti al genere Majokko e da quella ancor più classica sui cui vengono costruite tutte le stagioni, più o meno saldamente, del fenomeno imperante delle Pretty Cure. Vi è sempre un Sovrano del Male, certo, in questo frangente incarnato dalla figura sinistra di Lord Akudaikaan, che tenta di voler estendere il dominio delle tenebre anche sulla Terra, o la Terra della Vegetazione come viene spesso ripetuto all'interno della serie non solo da Flappy e Choppy, e poi anche dai buffissimi Mupu e Fupu, le immancabili mascotte che scortano ovunque esse vadano le nostre due carissime beniamine, ma anche dagli scagnozzi, o, più gentilmente, i sottoposti di Lord Akudaikaan stesso, tutti molto simpatici e carismatici, anche se ognuno con i suoi alti e bassi. Fra essi vi sono coloro non aventi un profilo psicologico ben definito e che pertanto si offrono al pubblico come personaggi stereotipati, statici, come Moerumba, lo scioperato, o Dorodoron, quello lasciato sempre da parte perché facile al lasciarsi soccombere, o chi si evolve e presenta una sensibilità tutta sua, del tutto indipendente dai voleri impostigli dal suo Signore o dal suo fedele vice, Gohyaan, un "simpaticissimo" mostriciattolo verdognolo avente per testa una sorta di zucca - e qui mi riferisco, ovviamente, a Kintresky - . Posto d'onore all'interno della corona dei malvagi spetta indubbiamente a Michiru e Kaoru Kiryuu, anch'esse delle subordinate di Lord Akudaikaan, che, fra i personaggi, ancor più di Saki e Mai, si dimostrano davvero in grado di cambiare radicalmente la loro essenza più intima, di modificare, deformare, plasmare il loro destino che sembrava ormai inchiodato a un'esistenza di efferatezza gratuita.
Ecco. Questo, questo è quello che mi ha toccato maggiormente di questo anime. Ha punto sul vivo la mia sensibilità tanto che infine mi venuto quasi da piangere non tanto perché si trattava della conclusione di un anime che avevo seguito giorno dopo giorno, e che mi aveva accompagnato per ben due mesi, ma soprattutto in quanto è stato per me l'unico strumento di conforto che potesse farmi rinvenire anche quando ero abbattuta o triste e via dicendo. Detto ciò, per quanto penso che conferire a questa serie il massimo dei voti sia assai azzardato, io mi sento che devo farlo dacché son davvero pochi gli anime che mi hanno fatto provare sensazioni simili e mi han fatto pure venire le lacrime agli occhi. Per me costituirà sempre un bellissimo ricordo. Grazie.
Dunque, la ragione, banalissima, per cui mi son risolta a seguire questa serie risiede nel fatto che una mia cara amica del sito me ne aveva parlato infinitamente bene. Non di questa stagione in particolare, no, ma delle due a essa precedenti, Pretty Cure e il suo diretto seguito, Pretty Cure Max Heart. Incuriosita, dunque, anche io, quando me ne è stata data l'occasione, ho iniziato la scansione degli ultimi episodi della seconda stagione di questa assai longeva serie anime. Di fatto non mi ha detto nulla in particolare.
In seguito, all'atto di dover approcciarmi alla visione di Pretty Cure Splash Star, poi, non potevo capacitarmi che le due protagoniste, Saki Hyuuga e Mai Mishou, fossero state caratterizzate non solo alla stregua rispettivamente delle precedenti Nagisa Misumi e Honoka Yukishiro, ma anche, o forse soprattutto, in maniera assolutamente allucinante visti non solo i loro costumi di battaglia ma anche, o, pure in questo caso, soprattutto, le loro acconciature "a covone" come le avevo soprannominate affettuosamente io all'epoca.
Tuttavia, a poco a poco, ho imparato a scoprire le qualità, o dovrei forse dire le virtù, di questo splendido anime.
Non solo le animazioni sono eccellenti in quanto conferiscono a ogni singola scena una dinamicità eccezionale, come dovrebbe d'altronde essere per le serie d'azione, seppure a sfondo Majokko, ma anche perché garantiscono una vivezza, una luminosità tonale a qualunque sia il loro soggetto di focalizzazione. Si può dunque affermare tranquillamente che questo anime sia giocato sull'elemento della luce, il che, in effetti, è vero se facciamo mente locale e ripensiamo al fatto che le Pretty Cure sono proprio le protettrici della luce. Oltre al comparto grafico, che, per quanto concerne la caratterizzazione dei personaggi non si differenzia che di pochissimo dal solito tratto di cui si è usufruito in precedenza e di cui si farà uso anche in seguito, particolare menzione va fatta per le musiche, concepite, non più di tanto melodicamente, come da manuale, quanto liricamente, accoratamente, spassionatamente.
Veniamo ora al punto dolente di questo mio panegirico, ossia la trama. Semplice, invero, non si distingue in maniera innovativa da quella convenzionale a cui si fa ricorso in tutti gli anime appartenenti al genere Majokko e da quella ancor più classica sui cui vengono costruite tutte le stagioni, più o meno saldamente, del fenomeno imperante delle Pretty Cure. Vi è sempre un Sovrano del Male, certo, in questo frangente incarnato dalla figura sinistra di Lord Akudaikaan, che tenta di voler estendere il dominio delle tenebre anche sulla Terra, o la Terra della Vegetazione come viene spesso ripetuto all'interno della serie non solo da Flappy e Choppy, e poi anche dai buffissimi Mupu e Fupu, le immancabili mascotte che scortano ovunque esse vadano le nostre due carissime beniamine, ma anche dagli scagnozzi, o, più gentilmente, i sottoposti di Lord Akudaikaan stesso, tutti molto simpatici e carismatici, anche se ognuno con i suoi alti e bassi. Fra essi vi sono coloro non aventi un profilo psicologico ben definito e che pertanto si offrono al pubblico come personaggi stereotipati, statici, come Moerumba, lo scioperato, o Dorodoron, quello lasciato sempre da parte perché facile al lasciarsi soccombere, o chi si evolve e presenta una sensibilità tutta sua, del tutto indipendente dai voleri impostigli dal suo Signore o dal suo fedele vice, Gohyaan, un "simpaticissimo" mostriciattolo verdognolo avente per testa una sorta di zucca - e qui mi riferisco, ovviamente, a Kintresky - . Posto d'onore all'interno della corona dei malvagi spetta indubbiamente a Michiru e Kaoru Kiryuu, anch'esse delle subordinate di Lord Akudaikaan, che, fra i personaggi, ancor più di Saki e Mai, si dimostrano davvero in grado di cambiare radicalmente la loro essenza più intima, di modificare, deformare, plasmare il loro destino che sembrava ormai inchiodato a un'esistenza di efferatezza gratuita.
Ecco. Questo, questo è quello che mi ha toccato maggiormente di questo anime. Ha punto sul vivo la mia sensibilità tanto che infine mi venuto quasi da piangere non tanto perché si trattava della conclusione di un anime che avevo seguito giorno dopo giorno, e che mi aveva accompagnato per ben due mesi, ma soprattutto in quanto è stato per me l'unico strumento di conforto che potesse farmi rinvenire anche quando ero abbattuta o triste e via dicendo. Detto ciò, per quanto penso che conferire a questa serie il massimo dei voti sia assai azzardato, io mi sento che devo farlo dacché son davvero pochi gli anime che mi hanno fatto provare sensazioni simili e mi han fatto pure venire le lacrime agli occhi. Per me costituirà sempre un bellissimo ricordo. Grazie.
Forse, l'episodio più grazioso della saga, che secondo me se la gioca con Yes! Pretty Cure 5 Go Go! per essere il mio preferito. Comincio con il dire che Pretty Cure e Pretty Cure Max Heart non c'entrano niente con questa serie, perché questa è uno spin-off delle precedenti: le protagoniste e le mascotte sono in realtà differenti dalle prime due, pure essendo molto simili fisicamente e nelle passioni.
Saki Hyuuga è una ragazzina che frequenta la seconda media allo Yunagi, è allegra e pimpante, anche se non è molto brava a scuola, ma invece campionessa di softball, e diventerà capitano nella squadra della scuola; abita in una casa adibita anche a panetteria, con Minori, la sua piccola sorellina, e i genitori panettieri. Un pomeriggio, dopo gli allenamenti di softball, si reca verso “L'Albero della Vita” in cima alla collina dietro la sua tranquilla cittadina, ed incontra Mai Mishou, una coetanea, molto brava a disegnare, tornata in città dopo cinque anni di assenza. Sia a Mai che a Saki sembra di conoscersi l'una con l'altra, ma non fanno in tempo a ricordare perchè, ad un certo punto, due luci cadono dalla chioma dell'albero: dicono di essere Flappy, lo spirito della terra, e Choppy, lo spirito del cielo. Sembrano innamorati, e utilizzano gli oggetti più comuni all'era in cui vivono come involucro e spiegano alle due, che in realtà si erano già incontrate cinque anni prima inseguendo delle luci, che in verità quelle luci erano i due spiriti; inoltre vogliono fare loro una proposta: chiedono alle due se vogliono diventare le Pretty Cure, le leggendarie guerriere che vengono arruolate ogni volta che il male attacca la Terra delle Sorgenti, per combattere contro l'Impero Dark Fall, che vuole sapere dove è l'ultima sorgente, la Sorgente del Sole, che serve per completare la collezione.
L'Impero Dark Fall, ha già conquistato sei delle sette sorgenti che servono per distruggere l'Albero del Mondo, che fonte di via per tutto l'universo, facendo sprofondare la Terra nell'oscurità. L'impero Dark Fall, per sconfiggere le Pretty Cure, chiama sei “malvagi” tutti custodi di una sorgente, che farà da tema al mostro Uzaaina: per esempio, Kareehan, ha la Sorgente degli Alberi in suo possesso, e quando evocherà Uzaaina esso avrà poteri legati agli alberi; Moerumba, custode della Sorgente del Fuoco, quando evocherà Uzaaina esso sferrerà attacchi derivanti dal fuoco, e così via. Ogni volta che un Uzaaina viene sconfitto, sprigiona una Goccia di Luce, ne servono sette per fare una sorgente, e sette sono le possibilità che ogni malvagio ha per sconfiggere le Cures, prima di ritirarsi.
<b>[Attenzione, spoiler!]</b>
In seguito, conosceranno Michuru e Kaoru, che possiedono la Sorgente del Cielo, saranno scontrose con loro, ma poi ne diventeranno amiche, e in sordina cercheranno di salvarle, finendo tutti i loro poteri. Come Saki e Mai, loro sono legate a Mupu, spirito della Luna, e Fupu, spirito del Vento, che conferiranno alle Cures i loro poteri. In seguito, dopo la battaglia finale, sia Michuru che Kaoru verranno riportate in vita dalla Principessa Filia, la principessa della Terra delle Sorgenti. Infatti, dopo la sconfitta da parte delle Cures contro il male, la loro energia vitale cesserà, ma grazie a Filia, che donerà la luce ai loro cuori, diventeranno umani ad ogni effetto.
<b>[Fine spoiler.]</b>
Il character desing di Akira Inagami è più o meno lo stesso delle altre serie, ma le animazione sono più fluide, colorate e graziose, ma l'intento di utilizzare attacchi magici e la sua conseguenza, durante i combattimenti, danno un effetto sgradevole e fastidioso da “grafico alle prime armi” totalmente non realistico - parlo dello sbarluccichio che hanno nelle mani quando colpiscono, e di quella striscia che viene quando fanno le protezioni, ma che comunque verso la fine questo effetto verrà levigato e diventerà meno fastidioso - .
Per quanto riguarda la colonna sonora non è che ce ne sia, ma ci vuole una menzione per la sigla è allegra e scanzonata; caratteristico e che rimane in testa è il sottofondo del Vortice Gemello.
La caratteristica delle guerriere di saltare come due gatte è più o meno svanita, nel senso che loro, più che altro, atterrano...
Bisogna dire che è decisamente calato il target: il fatto di suddividere il potere, cioè Cure Bright della terra e Egret del cielo, non ha nulla di negativo, ma quello di far comparire un girasole e un'ala dietro le protagoniste durante la presentazione ne è una prova; poi l'amicizia, la lealtà e l'amore sono ottimi esempi di messaggio da tramandare ad un pubblico infantile, ma alzarli a livelli così è esagerato: loro combattono solo perché o il cattivo di turno ha interrotto un momento di serenità, o perché è accaduto un fatto (ripetitivo) che ha causato un momento di tilt tra le due, ho capito che il pubblico alla quale è rivolta la serie è composto da bambine, ma suvvia, un po' di realismo!
Comunque, ottima serie, se non per quei due o tre difetti, da vedere solo se si sono viste o anche visionate le prime due e se si vuole immergersi nel mondo delle Pretty Cure, con stile e sorpresa, rimanendo comunque abbagliati.
Saki Hyuuga è una ragazzina che frequenta la seconda media allo Yunagi, è allegra e pimpante, anche se non è molto brava a scuola, ma invece campionessa di softball, e diventerà capitano nella squadra della scuola; abita in una casa adibita anche a panetteria, con Minori, la sua piccola sorellina, e i genitori panettieri. Un pomeriggio, dopo gli allenamenti di softball, si reca verso “L'Albero della Vita” in cima alla collina dietro la sua tranquilla cittadina, ed incontra Mai Mishou, una coetanea, molto brava a disegnare, tornata in città dopo cinque anni di assenza. Sia a Mai che a Saki sembra di conoscersi l'una con l'altra, ma non fanno in tempo a ricordare perchè, ad un certo punto, due luci cadono dalla chioma dell'albero: dicono di essere Flappy, lo spirito della terra, e Choppy, lo spirito del cielo. Sembrano innamorati, e utilizzano gli oggetti più comuni all'era in cui vivono come involucro e spiegano alle due, che in realtà si erano già incontrate cinque anni prima inseguendo delle luci, che in verità quelle luci erano i due spiriti; inoltre vogliono fare loro una proposta: chiedono alle due se vogliono diventare le Pretty Cure, le leggendarie guerriere che vengono arruolate ogni volta che il male attacca la Terra delle Sorgenti, per combattere contro l'Impero Dark Fall, che vuole sapere dove è l'ultima sorgente, la Sorgente del Sole, che serve per completare la collezione.
L'Impero Dark Fall, ha già conquistato sei delle sette sorgenti che servono per distruggere l'Albero del Mondo, che fonte di via per tutto l'universo, facendo sprofondare la Terra nell'oscurità. L'impero Dark Fall, per sconfiggere le Pretty Cure, chiama sei “malvagi” tutti custodi di una sorgente, che farà da tema al mostro Uzaaina: per esempio, Kareehan, ha la Sorgente degli Alberi in suo possesso, e quando evocherà Uzaaina esso avrà poteri legati agli alberi; Moerumba, custode della Sorgente del Fuoco, quando evocherà Uzaaina esso sferrerà attacchi derivanti dal fuoco, e così via. Ogni volta che un Uzaaina viene sconfitto, sprigiona una Goccia di Luce, ne servono sette per fare una sorgente, e sette sono le possibilità che ogni malvagio ha per sconfiggere le Cures, prima di ritirarsi.
<b>[Attenzione, spoiler!]</b>
In seguito, conosceranno Michuru e Kaoru, che possiedono la Sorgente del Cielo, saranno scontrose con loro, ma poi ne diventeranno amiche, e in sordina cercheranno di salvarle, finendo tutti i loro poteri. Come Saki e Mai, loro sono legate a Mupu, spirito della Luna, e Fupu, spirito del Vento, che conferiranno alle Cures i loro poteri. In seguito, dopo la battaglia finale, sia Michuru che Kaoru verranno riportate in vita dalla Principessa Filia, la principessa della Terra delle Sorgenti. Infatti, dopo la sconfitta da parte delle Cures contro il male, la loro energia vitale cesserà, ma grazie a Filia, che donerà la luce ai loro cuori, diventeranno umani ad ogni effetto.
<b>[Fine spoiler.]</b>
Il character desing di Akira Inagami è più o meno lo stesso delle altre serie, ma le animazione sono più fluide, colorate e graziose, ma l'intento di utilizzare attacchi magici e la sua conseguenza, durante i combattimenti, danno un effetto sgradevole e fastidioso da “grafico alle prime armi” totalmente non realistico - parlo dello sbarluccichio che hanno nelle mani quando colpiscono, e di quella striscia che viene quando fanno le protezioni, ma che comunque verso la fine questo effetto verrà levigato e diventerà meno fastidioso - .
Per quanto riguarda la colonna sonora non è che ce ne sia, ma ci vuole una menzione per la sigla è allegra e scanzonata; caratteristico e che rimane in testa è il sottofondo del Vortice Gemello.
La caratteristica delle guerriere di saltare come due gatte è più o meno svanita, nel senso che loro, più che altro, atterrano...
Bisogna dire che è decisamente calato il target: il fatto di suddividere il potere, cioè Cure Bright della terra e Egret del cielo, non ha nulla di negativo, ma quello di far comparire un girasole e un'ala dietro le protagoniste durante la presentazione ne è una prova; poi l'amicizia, la lealtà e l'amore sono ottimi esempi di messaggio da tramandare ad un pubblico infantile, ma alzarli a livelli così è esagerato: loro combattono solo perché o il cattivo di turno ha interrotto un momento di serenità, o perché è accaduto un fatto (ripetitivo) che ha causato un momento di tilt tra le due, ho capito che il pubblico alla quale è rivolta la serie è composto da bambine, ma suvvia, un po' di realismo!
Comunque, ottima serie, se non per quei due o tre difetti, da vedere solo se si sono viste o anche visionate le prime due e se si vuole immergersi nel mondo delle Pretty Cure, con stile e sorpresa, rimanendo comunque abbagliati.
Beh, a mio parere, questo anime è sicuramente da vedere. Trasmesso su Rai Due, nella stagione estiva, nell'orario dell'ormai pensionato "Random", ossia verso le otto di mattina, è la continuazione della storia delle leggendarie guerriere. Dopo le due serie, che hanno visto protagoniste Nagisa e Honoka, ora abbiamo due nuove combattenti, pronte a salvare il mondo. Saki Iuga e Mai Hoshuo. Sempre una l'opposto dell'altra, Saki un asso nello sport, e Mai bravissima a disegnare, questa volta, le leggendarie guerriere devono affrontare Lord Akudeikan, ed impedire che il suo regno, l'impero di Dark Fall, prenda definitivamente possesso del Regno delle Sorgenti, terra da cui provengono Flappy e Choppy, i due simpatici animaletti, che donano i poteri alle due ragazze, rispettivamente lo spirito della terra e lo spirito del cielo. Le due compagne, si ritroveranno faccia a faccia con tantissime difficoltà, tra le quali, anche lo scontro contro Michiru e Kaoru, due alleate di Lord Akudeikan, che, per riuscire a spiare le due guerriere, al fine di carpirne i punti deboli, si fingono due nuove studentesse del loro stesso istituto. Ben presto però, diventate grandi amiche di Mai e Saki, faticano a pensare di dover combattere contro di loro e un giorno, venuto il momento, si rifiutano di farlo, e così Lord Akudeikan le segrega nelle profondità di Dark Fall... Tra un combattimento e l'altro, le due guerriere ricevono anche l'aiuto di altri due divertenti esserini: Mupu e Fupu, custodi dello spirito della luna e del vento, che successivamente doneranno alle ragazze una nuova trasformazione. Insomma, come detto, questo anime è la continuazione della fortunata saga delle Pretty Cure, con nuovi personaggi, ma con gli stessi ideali di sempre: speranza, amicizia, amore e tanto tanto coraggio. La sigla è molto carina, l'animazione abbastanza curata e la trama è sempre piena di sorprese. Sono stata orgogliosa di vedere Pretty Cure Splash Star che, fino ad ora, è la mia serie preferita dell'ormai inarrestabile saga delle Leggendarie Guerriere.
Terzo capitolo di una saga freschissima e sempre più acclamata, Pretty Cure Splash Star riesce a ravvivare e, più di una volta, a rievocare lo stesso identico bel clima che caratterizzava la serie d'origine "Pretty Cure", e ciò non può che essere valido motivo per non trascurare quest'ennesima avventura.
La novità più consistente è rappresentata da un totale cambio di personaggi, le nuove protagoniste sono infatti Saki Hyuuga, che si trasforma in Cure Bloom, e Mai Mishou che diventa Cure Egret (tuttavia è plateale la somiglianza, sia fisica, che caratteriale, con le precedenti Nagisa ed Honoka).
L'obiettivo delle nuove Pretty Cure sarà quello di combattere contro i malvagi abitanti di Dark Fall e trovare gli spiriti delle 7 Sorgenti per far rivivere la Terra Delle Sorgenti, un mondo parallelo da dove provengono anche Flappy e Choppy, due magici esserini che affiancheranno le nostre eroine durante l'avventura. Ma soprattutto le ragazze cercheranno di stringere una vera amicizia con due strane compagne di scuola, Michiru e Kaoru, dall'indole misteriosa...
Come previsto, la struttura di fondo della serie non è cambiata molto, come anche la solita ottima realizzazione grafica e sonora, mentre, riguardo alla trama, sembra esserci qualche piccolo miglioramento, rilevato nella quantità colpi di scena niente male e nel tono maggiormente drammatico della sceneggiatura.
Molto accurato è soprattutto l'andamento dei rapporti che legano le due protagoniste alle loro ambigue "compagne", le quali diverranno progressivamente determinanti nel corso delle vicende.
Un altro piccolo balzo in avanti è stato compiuto nella regia dei combattimenti, ancora più vivaci ed emozionanti, ma purtroppo non altrettanto variegati in sostanza.
Come sempre i nemici risultano abbastanza carismatici, e dobbiamo dirlo, anche insistenti, ma non per questo detestabili, anzi, il loro essere buffi fa più volte sorridere.
Concludendo, se amate il genere, o ancor meglio se vi sono piaciute le prime due serie delle Pretty Cure, anche l'opera qui descritta saprà accontentarvi.
La novità più consistente è rappresentata da un totale cambio di personaggi, le nuove protagoniste sono infatti Saki Hyuuga, che si trasforma in Cure Bloom, e Mai Mishou che diventa Cure Egret (tuttavia è plateale la somiglianza, sia fisica, che caratteriale, con le precedenti Nagisa ed Honoka).
L'obiettivo delle nuove Pretty Cure sarà quello di combattere contro i malvagi abitanti di Dark Fall e trovare gli spiriti delle 7 Sorgenti per far rivivere la Terra Delle Sorgenti, un mondo parallelo da dove provengono anche Flappy e Choppy, due magici esserini che affiancheranno le nostre eroine durante l'avventura. Ma soprattutto le ragazze cercheranno di stringere una vera amicizia con due strane compagne di scuola, Michiru e Kaoru, dall'indole misteriosa...
Come previsto, la struttura di fondo della serie non è cambiata molto, come anche la solita ottima realizzazione grafica e sonora, mentre, riguardo alla trama, sembra esserci qualche piccolo miglioramento, rilevato nella quantità colpi di scena niente male e nel tono maggiormente drammatico della sceneggiatura.
Molto accurato è soprattutto l'andamento dei rapporti che legano le due protagoniste alle loro ambigue "compagne", le quali diverranno progressivamente determinanti nel corso delle vicende.
Un altro piccolo balzo in avanti è stato compiuto nella regia dei combattimenti, ancora più vivaci ed emozionanti, ma purtroppo non altrettanto variegati in sostanza.
Come sempre i nemici risultano abbastanza carismatici, e dobbiamo dirlo, anche insistenti, ma non per questo detestabili, anzi, il loro essere buffi fa più volte sorridere.
Concludendo, se amate il genere, o ancor meglio se vi sono piaciute le prime due serie delle Pretty Cure, anche l'opera qui descritta saprà accontentarvi.
Giunti alla terza saga di Pretty Cure, Toei Animation cambia le carte e tira fuori una nuova storia.
Nuova almeno all'apparenza, dato che tanto per cominciare le 2 protagoniste sono le copie precise identiche delle vecchie Honoka e Nagisa: anche qui la prima è perfettina, studiosa e ha i capelli blu lisci all'indietro, e allo stesso modo l'altra è sportiva, un po' maldestra e ha i capelli corti da maschiaccio color castano.
Altre cose che ritroveremo anche qui come nelle precedenti 2 serie sono la struttura della maggior parte degli episodi (ragazze che vivono la loro vita normale - il nemico attacca - vittoria delle ragazze) e la stupidità perpetua dei nemici di turno che invece di attaccare le nostre eroine in prima persona evocano un mostro totalmente incapace che si fa battere in pochi minuti; questo almeno per i primi 20-30 episodi.
In generale però qualcosa di diverso però c'è, in tutti i sensi.
Innanzitutto nella prima parte della serie si nota subito che le movenze delle protagoniste, una volta trasformate, sono più, diciamo... "infantili": quando colpite, invece di stramazzare a terra o riassettarsi con una serie di salti mortali all'indietro, semplicemente rimbalzano (ma LOL!).
Inoltre qui non si avverte quell'atmosfera vagamente lesbo che invece si veniva a creare di tanto in tanto tra le due precedenti protagoniste; anzi, direi che in generale l'aspetto sentimentale della storia è messa molto in secondo piano rispetto al passato. Cioè, qualcosa si intuisce qua e là, ma nulla viene mai approfondito: probabilmente era intenzione della toei farlo nella serie successiva, che però non è mai stata prodotta... sto ipotizzando.
Comunque, col procedere degli episodi la serie ingrana parecchio: si susseguono tanti, tantissimi colpi di scena uno dietro, tra l'altro per nulla forzati (a parte forse qualcosa nel finale) e gli scontri diventano di una violenza I-NA-U-DI-TA: accenni di arti marziali, attacchi fisici a sorpresa da ogni direzione, colpi scagliati col chiaro proposito di FAR MALE (!) nonché salti da 40 metri per 20 d'altezza che culminano in niente meno che calci in faccia o ginocchiate in mezzo agli occhi!
Buono il doppiaggio italiano: qui le voci sono più che mai adatte all'età dei personaggi.
Piccolo neo: la solita tendenza dei giapponesi a chiamarsi per nome ogni 2 secondi senza che ve ne sia la necessità qui raggiunge livelli insopportabili (Michiruuuu!! Kaoruuu!! Ah,Michiruuu!!! Oh no Kaoruu!!!... OH BASTA PER DIANA!!)
Giudizio finale: in attesa di vedere su che livelli si manterrà il nuovo (per noi italiani) "Yes! Pretty Cure 5", che dicono abbia avuto un successo di molto superiore a questo Splash Star, direi che uno sguardo glielo si può anche dare.
Nuova almeno all'apparenza, dato che tanto per cominciare le 2 protagoniste sono le copie precise identiche delle vecchie Honoka e Nagisa: anche qui la prima è perfettina, studiosa e ha i capelli blu lisci all'indietro, e allo stesso modo l'altra è sportiva, un po' maldestra e ha i capelli corti da maschiaccio color castano.
Altre cose che ritroveremo anche qui come nelle precedenti 2 serie sono la struttura della maggior parte degli episodi (ragazze che vivono la loro vita normale - il nemico attacca - vittoria delle ragazze) e la stupidità perpetua dei nemici di turno che invece di attaccare le nostre eroine in prima persona evocano un mostro totalmente incapace che si fa battere in pochi minuti; questo almeno per i primi 20-30 episodi.
In generale però qualcosa di diverso però c'è, in tutti i sensi.
Innanzitutto nella prima parte della serie si nota subito che le movenze delle protagoniste, una volta trasformate, sono più, diciamo... "infantili": quando colpite, invece di stramazzare a terra o riassettarsi con una serie di salti mortali all'indietro, semplicemente rimbalzano (ma LOL!).
Inoltre qui non si avverte quell'atmosfera vagamente lesbo che invece si veniva a creare di tanto in tanto tra le due precedenti protagoniste; anzi, direi che in generale l'aspetto sentimentale della storia è messa molto in secondo piano rispetto al passato. Cioè, qualcosa si intuisce qua e là, ma nulla viene mai approfondito: probabilmente era intenzione della toei farlo nella serie successiva, che però non è mai stata prodotta... sto ipotizzando.
Comunque, col procedere degli episodi la serie ingrana parecchio: si susseguono tanti, tantissimi colpi di scena uno dietro, tra l'altro per nulla forzati (a parte forse qualcosa nel finale) e gli scontri diventano di una violenza I-NA-U-DI-TA: accenni di arti marziali, attacchi fisici a sorpresa da ogni direzione, colpi scagliati col chiaro proposito di FAR MALE (!) nonché salti da 40 metri per 20 d'altezza che culminano in niente meno che calci in faccia o ginocchiate in mezzo agli occhi!
Buono il doppiaggio italiano: qui le voci sono più che mai adatte all'età dei personaggi.
Piccolo neo: la solita tendenza dei giapponesi a chiamarsi per nome ogni 2 secondi senza che ve ne sia la necessità qui raggiunge livelli insopportabili (Michiruuuu!! Kaoruuu!! Ah,Michiruuu!!! Oh no Kaoruu!!!... OH BASTA PER DIANA!!)
Giudizio finale: in attesa di vedere su che livelli si manterrà il nuovo (per noi italiani) "Yes! Pretty Cure 5", che dicono abbia avuto un successo di molto superiore a questo Splash Star, direi che uno sguardo glielo si può anche dare.