DARLING in the FRANXX
"Coloro in cui non si è spenta la forza di agire per i propri ideali, la volgono ora contro quegli stessi ideali! Non c'è reazionario più implacabile dell'innovatore fallito, non c'è nemico degli elefanti selvatici più crudele dell'elefante addomesticato". (Bertholt Brecht)
Attenzione: la recensione contiene lievi spoiler
Inizio la recensione con una provocazione che all'occasionale lettore (che ringrazio fin da subito per il tempo che mi vorrà dedicare) apparirà piuttosto strana per il contesto di una serie come quella di "Darling in the FranXX" (d'ora in poi "DITF"). Perché la visione della serie mi ha in qualche modo suscitato il termine "reazionario"?
Provo a spiegarmi e premetto che l'aggettivo intendo riferirlo agli autori di questa opera originale e al messaggio che a me DITF sembra trasmettere in modo piuttosto chiaro agli spettatori che si godono una storia piuttosto articolata che spazia tra tante dimensioni narrative quali l'introspezione, il conflitto generazionale, i sentimenti (in primis l'amore e l'amicizia, ma anche la tolleranza, la comprensione, ecc.), il sesso, le tematiche sociali e ambientali sullo sfruttamento indiscriminato delle risorse della Terra, la clonazione e le sue implicazioni morali e/o etiche, la solitudine, il "coming of age", la discriminazione verso tutto ciò che non rappresenta l'omologazione ai principi che ispirano un sistema di governo, l'incomprensione o l'incapacità a comprendere il "diverso", la retorica (per lo più "nipponica") dei soliti principi che in passato hanno reso grande l'arcipelago del "sol levante" e, last but not least, il citazionismo "a mani basse" ad opere (non solo di animazione) o generi.
Un grande "meltin' pot" in cui tutti gli ingredienti sopra elencati sono mischiati per addivenire a un risultato neppure tanto implicito che pressappoco a me è sembrato "suonare" così: "ragazzi! svegliatevi dal delirio onirico anelante nuove dimensioni esistenziali in cui tutto sia relativo e ciascuno possa esprimere e disporre di sè anche contro "natura". L'esistenza umana, la sua "vera" essenza e l'ambiente in cui si esplica consistono in un dono che come tale va accettato e coltivato secondo le regole universali che da sempre contraddistinguono la vita e che non vanno sovvertite o negate, pena, in difetto, la rovina del genere umano".
"DITF" diventa pertanto in estrema sintesi, da un lato, l'ennesimo esempio di decostruzione (eufemisticamente scrivendo) del genere mecha (ormai ampiamente sfruttato e, ad oggi, senza aver più molto "da dire") e anche di quello del "cyberpunk" tanto caro alle produzioni degli anni '80, '90 e 2000 e che oggi sembrano non aver più quella verve che tanto caratterizzava gli anime di quegli anni.
Dall'altro, la serie riesce a compiere anche un'operazione più sottile e in un certo senso "furba": avversare l'individualismo imperante e la fiducia nelle tecnologia a tutti i livelli come forma di integrazione più o meno positiva con l'esistenza umana, cercando di dimostrare l'esatto contrario e attribuendo metaforicamente le colpe di tale situazione agli "adulti" e non alla generazione di giovani che fin dagli anni '80 e '90 hanno avversato il sistema anche rifiutandolo attraverso l'isolamento e l'esaltazione della tecnologia e della scienza evoluta come strumento di esplicazione del proprio sé alternativo ai metodi imposti dalla società.
Fa un po' sorridere il modo in cui "DITF" trasmette l'idea di riporre la speranza del cambiamento e del ritorno ad un nuovo umanesimo (comunque con una weltanschauung tradizionalista) alle nuove generazioni, che non essendo ancora aduse al male che li circonda, portano in loro il germe della reale essenza della umanità prima di essere "rovinate" dal "sistema" ormai irrimediabilmente compromesso dall'esaltazione dell'individualismo e dal mito del "superuomo" di niciana memoria come delirio di onnipotenza su tutto ciò che ci circonda.
Ho scritto "furbo" perché la serie non sviluppa il classico messaggio di lotta tra generazioni che ha contraddistinto tante produzioni animate del sol levante in cui i "giovani" sono i portatori di valori in antitesi con quelli classici e tipici della retorica della famiglia tradizionale, del successo collettivo del bene comune su quello individuale, dell'ipocrisia dei valori su cui si fonda il "sistema" sociale, ma sono proprio loro a farsi paladini dei predetti valori contro le conseguenze e le distorsioni che si sarebbero generate a causa di una umanità che essendosi sviluppata secondo i principi di coloro che hanno fatto della lotta alla retorica nipponica il loro mantra, hanno generato una umanità vuota, distorta, capace solo di sfruttare fino alla distruzione e piegare tutto ad un disegno di umanità incapace di rispettare e valorizzare le differenze.
"DTIF" rappresenta un mondo distopico in cui gli umani vivono in città itineranti in una landa desolata che rappresenta il nostro caro pianeta Terra e si affidano a dei ragazzini per difendersi da dei "mostri" definiti Stridiosauri e la cui origine si intuirà solo verso la fine della serie. Per avversare tali "mostri" si affidano ai soliti robot "antropomorfi" denominati FranXX (XX in onore dei cromosomi che determinano il sesso femminile...) che hanno una particolarità: devono essere guidati da due piloti di sesso opposto. E la modalità è alquanto risibile: il rappresentante di sesso femminile deve porsi di fronte a quello maschile a carponi mostrando il lato B in tuta super aderente e deve sincronizzarsi sia con il partner maschio sia con il robot che infatti assume un'espressione umana femminile, restando comunque il comando al maschio.
Tralascio ogni commento sulla scelta operata, se non per evidenziare che siamo ancora ai robot non macchine ma connessi con la mente del pilota già visti in NGE e affini... Perché servono i ragazzini per guidare i FranXX? Gli adulti hanno abdicato dagli istinti riproduttivi e non hanno più pulsioni sessuali verso il sesso opposto e pertanto non sarebbero in grado di entrare in simbiosi col partner e con il robot, avendo scelto di vivere in uno stato di atarassia o apatia in cui hanno affidato alle macchine anche la gestione degli istinti e del piacere. Significativo un episodio in cui uno dei personaggi che guidano i FranXX entra in contatto con un "adulto" e al quale rimando per comprendere uno dei leit motiv della serie...
I ragazzini in età prepubere invece possono entrare in sintonia col partner e col robot perché animati da istinti "puri" e non ancora "influenzati" dal desiderio sessuale...
Ovviamente all'inizio "DITF" è un'apoteosi di fanservice, doppi sensi, scene ecchi in cui si mostra come questi ragazzi senza apparente malizia (in realtà la malizia c'è e sta negli occhi di chi ha scritto e disegnato la sceneggiatura a scopo di colpire un certo target di pubblico...) per poi documentare le interazioni tra loro e un particolare personaggio "zero two", una ragazza dalle sembianze umane ma con un genotipo misto o meglio non "umano" che dopo tante peripezie diventerà la partner di "Hiro" (nome in codice "016"), uno dei membri della squadra 13 cui è affidata la difesa di una delle città itineranti.
Cerco di fermarmi nello spoiler. La trama è piuttosto articolata e fino ad un certo punto anche ben congegnata con un mix di diversi flashback che illustrano nei momenti topici il perché di certe situazioni. La vera parte di pregio della serie risiede negli episodi centrali in cui si cerca di approfondire i personaggi principali e il loro non volersi piegare o accettare agnosticamente gli ordini impartiti "dall'alto". Oltre all'amore, all'amicizia, la serie affronta a suo modo anche temi come la crescita e il passaggio dall'adolescenza all'età adulta includendo anche un tema un po' "tabu" come la gravidanza tra ragazzi in una sorta di "Paradise", il film dei primi anni 80 con una giovanissima B. Shields. Significativo anche il messaggio dell'accettazione del diverso e della sua integrazione senza pregiudizi.
Verso la fine la serie introduce un vero e proprio plot twist che costringe lo spettatore a rivedere l'idea che si è costruito fino a quel punto della serie. Molti hanno criticato l'espediente dell'individuare negli alieni il vero nemico degli umani e del nostro amato pianeta Terra. In sé ho trovato l'idea coerente con l'impostazione di fondo di cui ho scritto ampiamente in precedenza: giustificare la disturbante realtà con delle motivazioni di natura "superiore" come potrebbe essere la salvezza dell'umanità e per introdurre quella che poi rappresenterà il messaggio definitivo dell'intera serie: non derogare agli elementi salienti dell'essere umano e al rispetto dell'ambiente in cui vive. Se proprio rilevo una criticità, è lo squilibrio tra la parte dedicata ai ragazzi che compongono la squadra 13 e la scoperta della "verità" e la conseguente azione contro gli "invasori". Tale squilibrio si riverbera nell'accelerazione dei fatti narrati e sulle forzature per riuscire a ridurre il tutto in 2-3 episodi che riescano a introdurre il "flash forward" finale sul nuovo corso per l'umanità e la sottesa morale, con la sorpresa sul futuro della c.d. coppia protagonista.
Non mi sono soffermato molto sui personaggi: questa serie non brilla di luce propria nella trama e nello svolgimento dei fatti narrati. I personaggi sono un po' la conseguenza di questa impostazione. I membri della squadra 13 sono un po' tutti stereotipati secondo i classici canoni visti e rivisti: l'introverso altruista e gentile che ama l'"aliena", la "aliena" più matura ma troppo esuberante (in tutti i sensi) e impulsiva, una coppia di partner molto infantili e irascibili, la ragazza isolata e matura invaghita di una compagna, la responsabile della squadra incapace di superare i suoi sentimenti verso l'introverso, un ragazzo che nutre sentimenti verso la capo squadra e molto amico dell'introverso, il complessato che cambia partner tanto da innamorarsene e poi concepire un figlio, la ingenuotta che comunque ha il coraggio di ribellarsi al loro triste destino di rinuncia alla loro umanità, il bonaccione grassottello innamorato della ingenuotta... Se fosse una rom-com scolastica, la situazione non sarebbe molto diversa...
E gli "adulti"? un po' tutti atarassici e molto inverosimili. Tranne il dottore che in un certo senso ha dato vita assieme al "sinedrio" dei saggi APE di tutta la situazione in cui versa l'umanità impegnata prima nella lotta contro i "mostri"...
Pertanto, a livello di sostanza, di trama e personaggi, "DTIF" non mi è sembrata una serie particolarmente originale. Sui contenuti più "seri" dell'anime, ho già manifestato qualche profonda riserva: va bene la fiducia nella natura "originale" dell'umanità depurata da artifizi tecnologici, clonazione e l'acquisizione della fiducia in sé stessi ma sono veramente annacquati in una visione "reazionaria" della società, della famiglia e in generale del futuro. L'ultimo episodio con la "rinascita" e la reincarnazione finale, pur se "poeticamente" commovente, non mi ha entusiasmato proprio per il messaggio neanche tanto subliminale che lancia. In più aggiungerei, per tutta la serie, che affidarsi al solito citazionismo della Gainax e guarda caso il regista Atsushi Nishigori non fa nulla per nascondere di essersi ispirato alle opere dello Studio di provenienza (appunto Studio Gainax), con qualche colpo di scena studiato in modo "intelligente" per far sembrare l'opera più matura di quanto lo sia in realtà, non è sufficiente per far assurgere "DITF" a capolavoro assoluto.
Per me resta un'opera che al di là del fanservice randomico e dei continui deja-vu, si attesta sulla sufficienza per l'impianto messo in opera e per la sua capacità di intrattenere (e un po' anche raggirare con i soliti cliché mecha ed esistenziali) lo spettatore. Ma nulla di più...
Attenzione: la recensione contiene lievi spoiler
Inizio la recensione con una provocazione che all'occasionale lettore (che ringrazio fin da subito per il tempo che mi vorrà dedicare) apparirà piuttosto strana per il contesto di una serie come quella di "Darling in the FranXX" (d'ora in poi "DITF"). Perché la visione della serie mi ha in qualche modo suscitato il termine "reazionario"?
Provo a spiegarmi e premetto che l'aggettivo intendo riferirlo agli autori di questa opera originale e al messaggio che a me DITF sembra trasmettere in modo piuttosto chiaro agli spettatori che si godono una storia piuttosto articolata che spazia tra tante dimensioni narrative quali l'introspezione, il conflitto generazionale, i sentimenti (in primis l'amore e l'amicizia, ma anche la tolleranza, la comprensione, ecc.), il sesso, le tematiche sociali e ambientali sullo sfruttamento indiscriminato delle risorse della Terra, la clonazione e le sue implicazioni morali e/o etiche, la solitudine, il "coming of age", la discriminazione verso tutto ciò che non rappresenta l'omologazione ai principi che ispirano un sistema di governo, l'incomprensione o l'incapacità a comprendere il "diverso", la retorica (per lo più "nipponica") dei soliti principi che in passato hanno reso grande l'arcipelago del "sol levante" e, last but not least, il citazionismo "a mani basse" ad opere (non solo di animazione) o generi.
Un grande "meltin' pot" in cui tutti gli ingredienti sopra elencati sono mischiati per addivenire a un risultato neppure tanto implicito che pressappoco a me è sembrato "suonare" così: "ragazzi! svegliatevi dal delirio onirico anelante nuove dimensioni esistenziali in cui tutto sia relativo e ciascuno possa esprimere e disporre di sè anche contro "natura". L'esistenza umana, la sua "vera" essenza e l'ambiente in cui si esplica consistono in un dono che come tale va accettato e coltivato secondo le regole universali che da sempre contraddistinguono la vita e che non vanno sovvertite o negate, pena, in difetto, la rovina del genere umano".
"DITF" diventa pertanto in estrema sintesi, da un lato, l'ennesimo esempio di decostruzione (eufemisticamente scrivendo) del genere mecha (ormai ampiamente sfruttato e, ad oggi, senza aver più molto "da dire") e anche di quello del "cyberpunk" tanto caro alle produzioni degli anni '80, '90 e 2000 e che oggi sembrano non aver più quella verve che tanto caratterizzava gli anime di quegli anni.
Dall'altro, la serie riesce a compiere anche un'operazione più sottile e in un certo senso "furba": avversare l'individualismo imperante e la fiducia nelle tecnologia a tutti i livelli come forma di integrazione più o meno positiva con l'esistenza umana, cercando di dimostrare l'esatto contrario e attribuendo metaforicamente le colpe di tale situazione agli "adulti" e non alla generazione di giovani che fin dagli anni '80 e '90 hanno avversato il sistema anche rifiutandolo attraverso l'isolamento e l'esaltazione della tecnologia e della scienza evoluta come strumento di esplicazione del proprio sé alternativo ai metodi imposti dalla società.
Fa un po' sorridere il modo in cui "DITF" trasmette l'idea di riporre la speranza del cambiamento e del ritorno ad un nuovo umanesimo (comunque con una weltanschauung tradizionalista) alle nuove generazioni, che non essendo ancora aduse al male che li circonda, portano in loro il germe della reale essenza della umanità prima di essere "rovinate" dal "sistema" ormai irrimediabilmente compromesso dall'esaltazione dell'individualismo e dal mito del "superuomo" di niciana memoria come delirio di onnipotenza su tutto ciò che ci circonda.
Ho scritto "furbo" perché la serie non sviluppa il classico messaggio di lotta tra generazioni che ha contraddistinto tante produzioni animate del sol levante in cui i "giovani" sono i portatori di valori in antitesi con quelli classici e tipici della retorica della famiglia tradizionale, del successo collettivo del bene comune su quello individuale, dell'ipocrisia dei valori su cui si fonda il "sistema" sociale, ma sono proprio loro a farsi paladini dei predetti valori contro le conseguenze e le distorsioni che si sarebbero generate a causa di una umanità che essendosi sviluppata secondo i principi di coloro che hanno fatto della lotta alla retorica nipponica il loro mantra, hanno generato una umanità vuota, distorta, capace solo di sfruttare fino alla distruzione e piegare tutto ad un disegno di umanità incapace di rispettare e valorizzare le differenze.
"DTIF" rappresenta un mondo distopico in cui gli umani vivono in città itineranti in una landa desolata che rappresenta il nostro caro pianeta Terra e si affidano a dei ragazzini per difendersi da dei "mostri" definiti Stridiosauri e la cui origine si intuirà solo verso la fine della serie. Per avversare tali "mostri" si affidano ai soliti robot "antropomorfi" denominati FranXX (XX in onore dei cromosomi che determinano il sesso femminile...) che hanno una particolarità: devono essere guidati da due piloti di sesso opposto. E la modalità è alquanto risibile: il rappresentante di sesso femminile deve porsi di fronte a quello maschile a carponi mostrando il lato B in tuta super aderente e deve sincronizzarsi sia con il partner maschio sia con il robot che infatti assume un'espressione umana femminile, restando comunque il comando al maschio.
Tralascio ogni commento sulla scelta operata, se non per evidenziare che siamo ancora ai robot non macchine ma connessi con la mente del pilota già visti in NGE e affini... Perché servono i ragazzini per guidare i FranXX? Gli adulti hanno abdicato dagli istinti riproduttivi e non hanno più pulsioni sessuali verso il sesso opposto e pertanto non sarebbero in grado di entrare in simbiosi col partner e con il robot, avendo scelto di vivere in uno stato di atarassia o apatia in cui hanno affidato alle macchine anche la gestione degli istinti e del piacere. Significativo un episodio in cui uno dei personaggi che guidano i FranXX entra in contatto con un "adulto" e al quale rimando per comprendere uno dei leit motiv della serie...
I ragazzini in età prepubere invece possono entrare in sintonia col partner e col robot perché animati da istinti "puri" e non ancora "influenzati" dal desiderio sessuale...
Ovviamente all'inizio "DITF" è un'apoteosi di fanservice, doppi sensi, scene ecchi in cui si mostra come questi ragazzi senza apparente malizia (in realtà la malizia c'è e sta negli occhi di chi ha scritto e disegnato la sceneggiatura a scopo di colpire un certo target di pubblico...) per poi documentare le interazioni tra loro e un particolare personaggio "zero two", una ragazza dalle sembianze umane ma con un genotipo misto o meglio non "umano" che dopo tante peripezie diventerà la partner di "Hiro" (nome in codice "016"), uno dei membri della squadra 13 cui è affidata la difesa di una delle città itineranti.
Cerco di fermarmi nello spoiler. La trama è piuttosto articolata e fino ad un certo punto anche ben congegnata con un mix di diversi flashback che illustrano nei momenti topici il perché di certe situazioni. La vera parte di pregio della serie risiede negli episodi centrali in cui si cerca di approfondire i personaggi principali e il loro non volersi piegare o accettare agnosticamente gli ordini impartiti "dall'alto". Oltre all'amore, all'amicizia, la serie affronta a suo modo anche temi come la crescita e il passaggio dall'adolescenza all'età adulta includendo anche un tema un po' "tabu" come la gravidanza tra ragazzi in una sorta di "Paradise", il film dei primi anni 80 con una giovanissima B. Shields. Significativo anche il messaggio dell'accettazione del diverso e della sua integrazione senza pregiudizi.
Verso la fine la serie introduce un vero e proprio plot twist che costringe lo spettatore a rivedere l'idea che si è costruito fino a quel punto della serie. Molti hanno criticato l'espediente dell'individuare negli alieni il vero nemico degli umani e del nostro amato pianeta Terra. In sé ho trovato l'idea coerente con l'impostazione di fondo di cui ho scritto ampiamente in precedenza: giustificare la disturbante realtà con delle motivazioni di natura "superiore" come potrebbe essere la salvezza dell'umanità e per introdurre quella che poi rappresenterà il messaggio definitivo dell'intera serie: non derogare agli elementi salienti dell'essere umano e al rispetto dell'ambiente in cui vive. Se proprio rilevo una criticità, è lo squilibrio tra la parte dedicata ai ragazzi che compongono la squadra 13 e la scoperta della "verità" e la conseguente azione contro gli "invasori". Tale squilibrio si riverbera nell'accelerazione dei fatti narrati e sulle forzature per riuscire a ridurre il tutto in 2-3 episodi che riescano a introdurre il "flash forward" finale sul nuovo corso per l'umanità e la sottesa morale, con la sorpresa sul futuro della c.d. coppia protagonista.
Non mi sono soffermato molto sui personaggi: questa serie non brilla di luce propria nella trama e nello svolgimento dei fatti narrati. I personaggi sono un po' la conseguenza di questa impostazione. I membri della squadra 13 sono un po' tutti stereotipati secondo i classici canoni visti e rivisti: l'introverso altruista e gentile che ama l'"aliena", la "aliena" più matura ma troppo esuberante (in tutti i sensi) e impulsiva, una coppia di partner molto infantili e irascibili, la ragazza isolata e matura invaghita di una compagna, la responsabile della squadra incapace di superare i suoi sentimenti verso l'introverso, un ragazzo che nutre sentimenti verso la capo squadra e molto amico dell'introverso, il complessato che cambia partner tanto da innamorarsene e poi concepire un figlio, la ingenuotta che comunque ha il coraggio di ribellarsi al loro triste destino di rinuncia alla loro umanità, il bonaccione grassottello innamorato della ingenuotta... Se fosse una rom-com scolastica, la situazione non sarebbe molto diversa...
E gli "adulti"? un po' tutti atarassici e molto inverosimili. Tranne il dottore che in un certo senso ha dato vita assieme al "sinedrio" dei saggi APE di tutta la situazione in cui versa l'umanità impegnata prima nella lotta contro i "mostri"...
Pertanto, a livello di sostanza, di trama e personaggi, "DTIF" non mi è sembrata una serie particolarmente originale. Sui contenuti più "seri" dell'anime, ho già manifestato qualche profonda riserva: va bene la fiducia nella natura "originale" dell'umanità depurata da artifizi tecnologici, clonazione e l'acquisizione della fiducia in sé stessi ma sono veramente annacquati in una visione "reazionaria" della società, della famiglia e in generale del futuro. L'ultimo episodio con la "rinascita" e la reincarnazione finale, pur se "poeticamente" commovente, non mi ha entusiasmato proprio per il messaggio neanche tanto subliminale che lancia. In più aggiungerei, per tutta la serie, che affidarsi al solito citazionismo della Gainax e guarda caso il regista Atsushi Nishigori non fa nulla per nascondere di essersi ispirato alle opere dello Studio di provenienza (appunto Studio Gainax), con qualche colpo di scena studiato in modo "intelligente" per far sembrare l'opera più matura di quanto lo sia in realtà, non è sufficiente per far assurgere "DITF" a capolavoro assoluto.
Per me resta un'opera che al di là del fanservice randomico e dei continui deja-vu, si attesta sulla sufficienza per l'impianto messo in opera e per la sua capacità di intrattenere (e un po' anche raggirare con i soliti cliché mecha ed esistenziali) lo spettatore. Ma nulla di più...
Se volessimo riassumere in poche parole la trama e il significato di questa serie, DARLING in the FRANXX, queste sarebbero sicuramente: amore e amicizia vincono su tutto. Esattamente, i sentimenti e le emozioni, che ci distinguono dalle altre specie, sono delle armi formidabili, oserei dire, imbattibili.
DARLING in the FRANXX è una serie animata del 2018, della cui nascita e pubblicazione si è occupato lo studio Trigger che con il genere mecha ha una certa affinità. La serie che riscosse all'epoca grande successo, vide ben presto anche una trasposizione manga, opera conclusasi nel 2020.
La storia ambientata in un futuro non troppo lontano, vede gli esseri umani abbandonare la Terra per vivere in delle Plantation artificiali, in cui convivono gli Adulti, estranei a quello che succede nel mondo esterno e i Bambini, che invece vengono cresciuti e addestrati per combattere nei FRANXX e proteggere le persone. A capo dell'umanità c'è un gruppo di saggi, capeggiati dalla misteriosa figura del Padre che governa quello che ormai è un mondo distopico e lontano, molto lontano da come lo è adesso. Il protagonista è Hiro, che da piccolo aveva dimostrato abilità speciali, ma ora non è neanche in grado di pilotare un FRANXX con la sua partner, Naomi. Ma la sua vita è destinata a cambiare, quando incontra Zero Two, una ragazza solo per metà umana e che tutti considerano un mostro. Eppure i due si scopriranno stranamente affini e questo perché legati inesorabilmente dal destino.
Innanzitutto partiamo col dire che l'opera nella sua interezza non può non colpire per i numerosi riferimenti ad altre opere del panorama nipponico, da cui riesce a prendere il meglio fino a creare quello che mi piace chiamare, un collage multicolore. Per quanto riguarda la componente mecha risultano chiari i riferimenti a "Evangelion" e "Gurren Lagann", che sono dei capisaldi di questo genere. Ho trovato poi, e non vorrei sbagliarmi, riferimenti ad opere più moderne come "The Promised Neverland" e "Attack on Titan". Per quanto riguarda la prima sicuramente la somiglianza sta nel modo in cui vengono cresciuti i bambini, mentre per il secondo la strana coincidenza che alla fine i nemici, quelli veri, sono altri da quelli che ci aspettiamo. Inoltre la giornata al mare e il mini falò organizzato dai ragazzi strizza l'occhio a tutte le opere scolastico-sentimentali che esistono, da "Toradora!" fino a "Don't toy with me, Miss Nagatoro", tanto per citarne un paio.
Trovo stupendo il modo in cui la componente mecha si mescola a quella sentimentale, poiché entrambe hanno senso e si compenetrano perfettamente l'una all'altra. I Bambini combattono per uno scopo preciso, imposto loro dal Padre e non perché ne abbiano voglia o chi sa quale altro motivo astratto. Ma allo stesso tempo non bisogna mai dimenticare che davanti a noi ci sono degli adolescenti e non dei semplici soldati. Ragazzi che provano dei sentimenti e che trovandosi nel pieno della pubertà non possono fare altro che affrontare i problemi e i dilemmi che quest'ultima comporta. Trovo, di fatti, straordinario il modo in cui viene affrontata e studiata a fondo la psiche dei personaggi, di cui tra l'altro si approfondisce anche il loro passato, per alcuni, molto oscuro.
Parlando dei personaggi, credo che siano stati pensati veramente bene; insieme formano una squadra atipica, ma affiatatissima dentro e fuori il campo di battaglia. Ichigo, leader del gruppo, premurosa fino al midollo nei confronti di Hiro. Goro, amico fedele e su cui fare affidamento nei momenti difficili. Zorome, che fuori si mostra forte e sicuro, ma dentro di se è pieno di insicurezze. Misturu, freddo e distaccato, che ha deciso di non voler chiedere mai l'aiuto di nessuno, dopo essere stato tradito da una persona a lui cara. Hiro, che inizia come il solito protagonista amorfo e depresso, ma che ben presto ritrova la sua vitalità, in particolar modo, grazie a Zero Two, che rappresenta a mani basse il miglior personaggio di tutta l'opera e per cui non basterebbero mille aggettivi adatti a descriverla. Imprevedibile, testarda, pericolosa ma allo stesso tempo estremamente affascinante. Ma ripeto, non basterebbero mille aggettivi.
Ora però veniamo al sodo, al messaggio che l'opera intende lasciarci. In un mondo futuristico, profondamente cambiato, in cui la scienza ha raggiunto dei traguardi notevoli e in cui, purtroppo, le diverse razze continuano a combattere tra di loro per la supremazia, che una volta raggiunta porterà alla nascita di un nuovo nemico, le uniche cose a cui aggrapparsi e che possono salvarci sono: amore e amicizia. E se vogliamo considerare l'amicizia, come una forma di amore, allora DARLING in the FRANXX è il coronamento di questo sentimento stupendo e che quando è vero e reale, può abbattere ogni tipo di barriera, quella della diversità così come quella dello spazio e del del tempo. Hiro e Zero Two ne sono l'esempio lampante. Inoltre credo che ci sia anche un altro il messaggio dell’opera, ovvero che nel mondo troveremo sempre qualcuno disposto ad accettarci così come siamo, con i nostri pregi e difetti, perché ricordiamo ancora una volta, che l’amore vince su tutto.
Infine, un ultimo appunto, ma non meno importante, per le ambientazioni che ho trovato stupende e molto rievocative di altre opere, non solo anime, ma anche videogiochi come "The Last of Us" e poi per le musiche, dalla intro fino all'outro, passando per tutte le canzoni che accompagnano le battaglie e i momenti introspettivi della storia, che calzano a pennello.
Insomma, che dire, un'opera che mi ha affascinato dal primo all'ultimo istante e che mi ha letteralmente tenuto incollato allo schermo e che consiglio vivamente.
DARLING in the FRANXX è una serie animata del 2018, della cui nascita e pubblicazione si è occupato lo studio Trigger che con il genere mecha ha una certa affinità. La serie che riscosse all'epoca grande successo, vide ben presto anche una trasposizione manga, opera conclusasi nel 2020.
La storia ambientata in un futuro non troppo lontano, vede gli esseri umani abbandonare la Terra per vivere in delle Plantation artificiali, in cui convivono gli Adulti, estranei a quello che succede nel mondo esterno e i Bambini, che invece vengono cresciuti e addestrati per combattere nei FRANXX e proteggere le persone. A capo dell'umanità c'è un gruppo di saggi, capeggiati dalla misteriosa figura del Padre che governa quello che ormai è un mondo distopico e lontano, molto lontano da come lo è adesso. Il protagonista è Hiro, che da piccolo aveva dimostrato abilità speciali, ma ora non è neanche in grado di pilotare un FRANXX con la sua partner, Naomi. Ma la sua vita è destinata a cambiare, quando incontra Zero Two, una ragazza solo per metà umana e che tutti considerano un mostro. Eppure i due si scopriranno stranamente affini e questo perché legati inesorabilmente dal destino.
Innanzitutto partiamo col dire che l'opera nella sua interezza non può non colpire per i numerosi riferimenti ad altre opere del panorama nipponico, da cui riesce a prendere il meglio fino a creare quello che mi piace chiamare, un collage multicolore. Per quanto riguarda la componente mecha risultano chiari i riferimenti a "Evangelion" e "Gurren Lagann", che sono dei capisaldi di questo genere. Ho trovato poi, e non vorrei sbagliarmi, riferimenti ad opere più moderne come "The Promised Neverland" e "Attack on Titan". Per quanto riguarda la prima sicuramente la somiglianza sta nel modo in cui vengono cresciuti i bambini, mentre per il secondo la strana coincidenza che alla fine i nemici, quelli veri, sono altri da quelli che ci aspettiamo. Inoltre la giornata al mare e il mini falò organizzato dai ragazzi strizza l'occhio a tutte le opere scolastico-sentimentali che esistono, da "Toradora!" fino a "Don't toy with me, Miss Nagatoro", tanto per citarne un paio.
Trovo stupendo il modo in cui la componente mecha si mescola a quella sentimentale, poiché entrambe hanno senso e si compenetrano perfettamente l'una all'altra. I Bambini combattono per uno scopo preciso, imposto loro dal Padre e non perché ne abbiano voglia o chi sa quale altro motivo astratto. Ma allo stesso tempo non bisogna mai dimenticare che davanti a noi ci sono degli adolescenti e non dei semplici soldati. Ragazzi che provano dei sentimenti e che trovandosi nel pieno della pubertà non possono fare altro che affrontare i problemi e i dilemmi che quest'ultima comporta. Trovo, di fatti, straordinario il modo in cui viene affrontata e studiata a fondo la psiche dei personaggi, di cui tra l'altro si approfondisce anche il loro passato, per alcuni, molto oscuro.
Parlando dei personaggi, credo che siano stati pensati veramente bene; insieme formano una squadra atipica, ma affiatatissima dentro e fuori il campo di battaglia. Ichigo, leader del gruppo, premurosa fino al midollo nei confronti di Hiro. Goro, amico fedele e su cui fare affidamento nei momenti difficili. Zorome, che fuori si mostra forte e sicuro, ma dentro di se è pieno di insicurezze. Misturu, freddo e distaccato, che ha deciso di non voler chiedere mai l'aiuto di nessuno, dopo essere stato tradito da una persona a lui cara. Hiro, che inizia come il solito protagonista amorfo e depresso, ma che ben presto ritrova la sua vitalità, in particolar modo, grazie a Zero Two, che rappresenta a mani basse il miglior personaggio di tutta l'opera e per cui non basterebbero mille aggettivi adatti a descriverla. Imprevedibile, testarda, pericolosa ma allo stesso tempo estremamente affascinante. Ma ripeto, non basterebbero mille aggettivi.
Ora però veniamo al sodo, al messaggio che l'opera intende lasciarci. In un mondo futuristico, profondamente cambiato, in cui la scienza ha raggiunto dei traguardi notevoli e in cui, purtroppo, le diverse razze continuano a combattere tra di loro per la supremazia, che una volta raggiunta porterà alla nascita di un nuovo nemico, le uniche cose a cui aggrapparsi e che possono salvarci sono: amore e amicizia. E se vogliamo considerare l'amicizia, come una forma di amore, allora DARLING in the FRANXX è il coronamento di questo sentimento stupendo e che quando è vero e reale, può abbattere ogni tipo di barriera, quella della diversità così come quella dello spazio e del del tempo. Hiro e Zero Two ne sono l'esempio lampante. Inoltre credo che ci sia anche un altro il messaggio dell’opera, ovvero che nel mondo troveremo sempre qualcuno disposto ad accettarci così come siamo, con i nostri pregi e difetti, perché ricordiamo ancora una volta, che l’amore vince su tutto.
Infine, un ultimo appunto, ma non meno importante, per le ambientazioni che ho trovato stupende e molto rievocative di altre opere, non solo anime, ma anche videogiochi come "The Last of Us" e poi per le musiche, dalla intro fino all'outro, passando per tutte le canzoni che accompagnano le battaglie e i momenti introspettivi della storia, che calzano a pennello.
Insomma, che dire, un'opera che mi ha affascinato dal primo all'ultimo istante e che mi ha letteralmente tenuto incollato allo schermo e che consiglio vivamente.
Ovvero: i mecha inutili.
L'anime si svolge in una distopia futuristica nella quale l'umanità è divisa in Adulti immortali e senescenti, e in Bambini (in realtà adolescenti) impiegati come forza militare sacrificabile, destinati a durare ben pochi anni prima di spirare.
Tenuti all'oscuro della vera natura di questa società, dei meccanismi psicosessuali e del proprio destino, i Bambini crescono convinti di servire un'utopia. La realtà è davvero molto più crudele e orwelliana.
Date alcune circostanze, il gruppo di Bambini che seguiamo nella storia svilupperà autonomamente pulsioni amorose e sessuali, in un mondo che vorrebbe tutti "equamente soddisfatti" - cioè disumani.
A margine di questa (buona) premessa si svolge una (pessima) guerra, inclusiva di combattimenti meccanizzati talvolta di ottimo pregio grafico - ma decisamente poco avvincenti o contestuali.
L'anime soffre di schizofrenia (probabilmente voleva erodere la fanbase di Evangelion o Eureka Seven, o addirittura di Aquarion!). Siamo sicuramente catturati dalla lenta "educazione sessuale" in cui incorrono i nostri personaggi, narrata con una progressione ineccepibile, mentre la parte che riguarda la società totalitaria del futuro è totalmente inconsistente, impacciata e sostenuta da motivazioni poco o per nulla credibili. Lo scontro fra umani e "stridosauri" (veri e propri kaiju mutaforma) non ha senso, non ne avrà quando lo spiegheranno fino in fondo e non avrà senso nel modo in cui si conclude.
Attenzione: questa parte contiene spoiler
Infine si assiste anche a un certo tracollo strutturale (ovvero: diventa tutto poco credibile) quando gli autori devono tirare le fila della guerra che hanno imbastito, e non sapendo come giustificare le premesse allora le annientano. Come l'avreste presa voi se Evangelion nel penultimo episodio vi avesse detto che gli Angeli erano buoni e il Papà di Shinji era un marziano quindi "bam", combattiamo ora i marziani negli ultimi 20 minuti di animazione? L'avreste presa male.
Non accade questo, ma siamo molto vicini. Un disastro narrativo.
E' qui che sta il problema maggiore di un anime che francamente ho trovato migliore di Evangelion in alcune sue parti, soprattutto i personaggi che non sono inutilmente complessati o sofferenti, affrontano con razionalità, trasporto, convincente paura il nascere di sentimenti, amore, pulsioni sessuali, caduta delle aspettative. Il problema è che questo anime poteva benissimo - e avrebbe dovuto farlo! - escludere il fattore robotico.
"Facciamo una bella storia di crescita personale, in un setting ambiguo... e poi ci mettiamo anche una guerra mecha".
Il risultato, purtroppo, disintegra molte delle premesse proprio per giustificare la presenza di questi mecha e arrivare poi a una conclusione che includesse la grande battaglia finale - inconcludente, ridicola, inspiegabile.
Il finale vero e proprio potrebbe commuovere, ma soltanto perché la parte di sviluppo dei personaggi è stata ben confezionata - fatta eccezione per il grottesco destino dei due protagonisti principali (uniti in una forma bizzarra che vaga per il cosmo e che a vederla dal vivo ne proverei ribrezzo più che fascino).
Inutile inoltre la loro condotta, che non risolve il problema alla radice, ma questo era implicito nelle premesse farlocche. Peraltro è il medesimo finale che potete immaginarvi quando ci sono lui lei un robot e una forza aliena astratta.
In sostanza: DarliFra è un anime che poteva essere davvero molto bello se qualcuno non avesse avuto in mente, a posteriori, di farlo competere con i "mecha meta-narrativi" di cui sopra (a me ricorda tantissimo anche Ideon!).
Se si ignora l'errore narrativo principale, ci sono elementi piacevoli che avrei voluto vedere approfonditi in altre storie: sappiamo tutti che in Eva, Aquarion e altre c'è prurigine sessuale fra i protagonisti, nascosta dai falsi valori da samurai. Qui ci sono, bene esposti, *mai volgari*, gli elementi amorosi e sessuali che altre storie nascondono ridicolizzandoli.
Una storia più umana, che infine pecca cercando di competere in una nicchia non sua.
L'anime si svolge in una distopia futuristica nella quale l'umanità è divisa in Adulti immortali e senescenti, e in Bambini (in realtà adolescenti) impiegati come forza militare sacrificabile, destinati a durare ben pochi anni prima di spirare.
Tenuti all'oscuro della vera natura di questa società, dei meccanismi psicosessuali e del proprio destino, i Bambini crescono convinti di servire un'utopia. La realtà è davvero molto più crudele e orwelliana.
Date alcune circostanze, il gruppo di Bambini che seguiamo nella storia svilupperà autonomamente pulsioni amorose e sessuali, in un mondo che vorrebbe tutti "equamente soddisfatti" - cioè disumani.
A margine di questa (buona) premessa si svolge una (pessima) guerra, inclusiva di combattimenti meccanizzati talvolta di ottimo pregio grafico - ma decisamente poco avvincenti o contestuali.
L'anime soffre di schizofrenia (probabilmente voleva erodere la fanbase di Evangelion o Eureka Seven, o addirittura di Aquarion!). Siamo sicuramente catturati dalla lenta "educazione sessuale" in cui incorrono i nostri personaggi, narrata con una progressione ineccepibile, mentre la parte che riguarda la società totalitaria del futuro è totalmente inconsistente, impacciata e sostenuta da motivazioni poco o per nulla credibili. Lo scontro fra umani e "stridosauri" (veri e propri kaiju mutaforma) non ha senso, non ne avrà quando lo spiegheranno fino in fondo e non avrà senso nel modo in cui si conclude.
Attenzione: questa parte contiene spoiler
Infine si assiste anche a un certo tracollo strutturale (ovvero: diventa tutto poco credibile) quando gli autori devono tirare le fila della guerra che hanno imbastito, e non sapendo come giustificare le premesse allora le annientano. Come l'avreste presa voi se Evangelion nel penultimo episodio vi avesse detto che gli Angeli erano buoni e il Papà di Shinji era un marziano quindi "bam", combattiamo ora i marziani negli ultimi 20 minuti di animazione? L'avreste presa male.
Non accade questo, ma siamo molto vicini. Un disastro narrativo.
E' qui che sta il problema maggiore di un anime che francamente ho trovato migliore di Evangelion in alcune sue parti, soprattutto i personaggi che non sono inutilmente complessati o sofferenti, affrontano con razionalità, trasporto, convincente paura il nascere di sentimenti, amore, pulsioni sessuali, caduta delle aspettative. Il problema è che questo anime poteva benissimo - e avrebbe dovuto farlo! - escludere il fattore robotico.
"Facciamo una bella storia di crescita personale, in un setting ambiguo... e poi ci mettiamo anche una guerra mecha".
Il risultato, purtroppo, disintegra molte delle premesse proprio per giustificare la presenza di questi mecha e arrivare poi a una conclusione che includesse la grande battaglia finale - inconcludente, ridicola, inspiegabile.
Il finale vero e proprio potrebbe commuovere, ma soltanto perché la parte di sviluppo dei personaggi è stata ben confezionata - fatta eccezione per il grottesco destino dei due protagonisti principali (uniti in una forma bizzarra che vaga per il cosmo e che a vederla dal vivo ne proverei ribrezzo più che fascino).
Inutile inoltre la loro condotta, che non risolve il problema alla radice, ma questo era implicito nelle premesse farlocche. Peraltro è il medesimo finale che potete immaginarvi quando ci sono lui lei un robot e una forza aliena astratta.
In sostanza: DarliFra è un anime che poteva essere davvero molto bello se qualcuno non avesse avuto in mente, a posteriori, di farlo competere con i "mecha meta-narrativi" di cui sopra (a me ricorda tantissimo anche Ideon!).
Se si ignora l'errore narrativo principale, ci sono elementi piacevoli che avrei voluto vedere approfonditi in altre storie: sappiamo tutti che in Eva, Aquarion e altre c'è prurigine sessuale fra i protagonisti, nascosta dai falsi valori da samurai. Qui ci sono, bene esposti, *mai volgari*, gli elementi amorosi e sessuali che altre storie nascondono ridicolizzandoli.
Una storia più umana, che infine pecca cercando di competere in una nicchia non sua.
Negli ultimi trent’anni il genere robotico animato ha subito un mutamento evolutivo e costante, un excursus iniziato in seguito allo spartiacque introspettivo-psicologico di Neon Genesis Evangelion: col senno di poi, è stato chiaro che non avremmo più visto semplici, opachi e nostalgici prodotti figli di un orgoglioso, eppur obsoleto passato, ove coraggio e fiera mascolinità facevano da padroni, mettendo in scena qualcosa che a cavallo degli anni novanta è stato largamente (ed inevitabilmente) rimaneggiato. La profondità psicologica del capolavoro della Gainax e di Hideaki Anno ha dato una svolta sia al concepimento della sceneggiatura, sia al taglio visivo cinematografico che gli anime in generale hanno assunto da lì in poi.
Degno erede di questa metastasi fisiologica dello stantìo classicismo robotico, circa quindici anni dopo, l’ormai celeberrimo Tengen Toppa Gurren Lagann cominciò a tracciare impertinenti iperboli caricaturali, estremizzate ed esageratamente provocatorie, fondendo il più banale fanservice al nucleo del prodotto stesso come componente essenziale e al tempo stesso giocosa: fu un mix di elementi classici ed inediti, un caposaldo capace di evolvere ulteriormente il filone, suggerendo ad altri gruppi di produzione come A1-Pictures e (soprattutto) Trigger la via per un ulteriore balzo in avanti. Ne scaturirono ergo titoli di spicco come Kill la Kill, e in seguito, Darling in the Franxx.
Eccoci, ordunque: la falsa riga di quest’ultimo è essenzialmente un diffuso studio della psicologia umana (in primis adolescenziale) nuovamente applicata all’animazione robotica, capace di partorire una storia più romantica che mecha-centrica.
Dunque, mescolate IL bellO e la bestia e Matrix, ed ecco l’incipit.
Dinamiche sensuali, provocanti e scelleratamente eccessive sono alla base di un prodotto che principia con una base tanto improbabile quanto curiosa: robot insopportabilmente “kawaii”, dalle fattezze confusamente femminili, per nulla minacciosi, manovrati dai soliti ragazzini depressi o esaltati, il tutto condito da continue, insistenti strizzate d’occhio ad un fanservice talmente evidente da apparire - almeno in prima battuta – ai limiti dell’imbarazzante.
Attenzione però: ancora una volta Studio Trigger si guarda alle spalle e pesca correttamente. Le iperboliche animazioni dagli incalcolabili frame psichedelici trovano il loro sfavillante spazio in maniera differente, aprendo insospettabili porte verso corridoi paralleli alle trame fin qui assaporate, imbastendo una vicenda che utilizza i robot più come pretesto che come soggetti principali: sicuramente poco innovativo, ma di grandissimo impatto.
S’evince uno studio della cromatica molto attento e incisivo, scacchiere di pigmenti accesi sempre pronti a sollecitare l’occhio, il tutto correlato ad una vertiginosa dinamicità scenografica, ricca d’animazione spesso e volentieri di alto livello (tranne che in qualche campo largo, dove la qualità ne risente vistosamente). Sguardi intriganti, fondali di grande impatto, studio dei corpi femminili sensuali e volutamente provocanti: una sequenza d’ingredienti che ormai contraddistingue Studio Trigger, capace di tessere sottotrame interessanti e funzionali alla principale, come la substory fra Kokoro e Mitsuru, probabilmente la parentesi più intensa e struggente di tutta la vicenda.
Non da meno il comparto sonoro. L’opening è sicuramente un ottimo biglietto da visita, orecchiabile, dal retrogusto malinconico, note che presagiscono un evolversi inimmaginabile; meravigliosa invece la sequenza di ending - addirittura sei, - una migliore dell’altra, capaci di lasciar trasparire una pletora d’emozioni variegata: alti e bassi fra eccitazione, tristezza, esuberanza ed amarezza. Lo stesso si dica per l’intera colonna sonora, a tratti gloriosa e maestosa, un vero e proprio capolavoro d’accompagnamento.
Darling in the Franxx è una bellissima, strampalata e chiassosa storia d’amore: lo strano idillio fra Hiro ed… un numero. Un numero, sì, ma dall’aspetto di una bellissima, aggressiva, testarda, intensa ed indomabile ragazza.
L’incipit è il solito, per nulla accattivante: come accennato poc’anzi, ecco l’eterogenea crew di adolescenti destinati a pilotare queste macchine da guerra graziosamente infiocchettate con cui potranno, salvo imprevisti, ostacolare l’avanzata di mostruose creature provenienti dal sottosuolo, e così salvare ciò che resta del genere umano che ancora si ostina ad abitare un pianeta Terra allo stremo delle risorse, in un triste e arido futuro prossimo.
Seguiamo con grande curiosità le vicende di Hiro e compagni, intenti a sfoggiare uniformi di rara bruttezza ricordanti improbabili divise sudtirolesi di un grigio squallido, ispirate ad un austero militarismo, quasi grottesco, lontane anni luce dall’asettico, iconografico splendore dell’equipaggio del Nautilus de “Il mistero della pietra azzurra”.
Nonostante il caposaldo NGE abbia dettato regole d’impostazione, stile e sceneggiatura, Darling in the Franxx, banalmente, esordisce con ritmo e freschezza anche se ben poco risulta originale; tuttavia ciò non impedisce alla trama di decollare dopo pochissimi episodi. Il protagonista, apparentemente noioso, indeciso ed insicuro, nei primi minuti fa subito conoscenza con questa fanciulla forte, dai tratti pericolosi, dannatamente intrigante e un po’ fuori di testa che finirà per causargli un terremoto interiore senza precedenti.
Ebbene, come appena suggerito, apparentemente potrebbe sembrare la solita solfa, ma non è del tutto così.
Sull’onda lunga figlia dell’eterno concetto sci-fi Matrixiano, ecco che cominciano ad emergere dilemmi etici di crescente spessore: l’umanità avanza verso una direzione d’insospettabile pragmaticità, sacrificando poco a poco il dilettevole in favore di un utile ferreo ed inevitabile, una visione regimista distopica, asettica e freddamente meccanica.
In netto contrasto ad un mondo gelido ed esternamente incomprensibile, sono alcuni personaggi secondari a spaccare letteralmente lo schermo emergendo in maniera sontuosa, sconcertante o addirittura elegante. Kokoro è una di questi, amica di Hiro e 002, incuriosita dalle radici dell’essere umano e di come si comportava quando il pianeta Terra non era in una condizione d’emergenza critica. In Kokoro identifichiamo quindi la figura materna portante dell’anime, il ritorno alle origini naturali ed istintive, il volto della libido genuina e dell’attrazione terrestre incondizionata, accompagnata dagli altri comprimari che rispecchieranno le debolezze e i sentimenti dell’animo umano: Ichigo, vestita di brama e gelosia, affetto sincero e grande coraggio; Goro, l’immancabile “migliore amico” del protagonista, saggio, forte ma poco carismatico; Mitsuru, dal classico complesso di inferiorità, invidioso tanto da non riconoscere le proprie capacità e i propri (meravigliosi) pregi; non da meno la coppia Miku-Zorome, immancabile elemento infantile con un pizzico di “tsundere” vecchio stampo, capaci di strappare qualche sorriso ed alleggerire il carico di drammaticità che si trascina con ritmo crescente.
È nella parte centrale che Darling in the Franxx da il meglio di sé, rivelandosi un vero e proprio capolavoro d’introspezione e riflessione, dove i coraggiosi e incoscienti ragazzi si troveranno ad esternare il proprio intenso spettro emotivo, perdendo l’ingenuità della fanciullezza e sacrificando la propria innocenza in cambio della verità del mondo che li circonda: amara metafora della nostra quotidianità.
Ne rimane quindi una fragranza adolescenziale frizzante e calamitante. Gli episodi proprio prima del gran finale si scoprono dotati di un coinvolgimento emotivo di estrema potenza; relazioni e guerra fra sessi, alti e bassi, odio e amore, gelosia e amicizia, ogni elemento incastra perfettamente: le menti dei giovani protagonisti vengono esplorate realisticamente, ci mostrano impulsi e reazioni che rendono unico e vero ogni essere umano, elementi indelebili che preservano la specie e ci donano un istinto di sopravvivenza che, a conti fatti, è l’insegnamento che la storia stessa vuole impartirci: nessuna macchina o dittatura funzionale dotata di una monotona immortalità catatonica potrà mai sostituire lo splendore di una vita vissuta secondo le proprie emozioni e i rischi che tutto questo comporta.
Il rush finale è un susseguirsi di colpi di scena, alcuni assolutamente inaspettati. Il parallelismo fra Stridiosauri e Franxx ricorda ovviamente quello fra EVA e Angeli, e pian piano “buoni” e “cattivi” sembrano non essere più tali, fino a quando, disarmante, non diviene chiara l’unica legge naturale di tutto l’universo: chiunque lotta per la propria sopravvivenza, seguendo il proprio istinto primordiale.
Ma non è tutto, no di certo; quando ogni cosa sembra ormai essere narrata e avviata verso la conclusione, un secondo, micidiale colpo di scena sconvolge gli ultimi due episodi, un vero e proprio plot twist traumatico e sconcertante. Il finale si flette in un andamento altalenante, ma, imperante e indissolubile, sopra ogni cosa, permane quel “far l’amore” profondissimo, oltre la fisicità, il purissimo ed incontrastabile sentimento che lega due persone, analogia del romantico, invisibile filo d’Arianna, metafora che trascende la semplice attrazione, regalandoci così un epilogo agrodolce che omaggia il cerchio della vita nella sua epocale, infinita interezza.
Più concretamente parlando, i mecha concepiti dall’animazione nipponica post duemila, sono ormai sempre meno robot e sempre più prototipi umanoidi di un Eden atipico già immaginati e revisionati in quel capolavoro senza tempo che fu “Il Mistero della Pietra Azzurra” (Nadia of Blue Seas), ma la necessità di stupire e andare oltre, trascina (e trascinerà) inevitabilmente gli sceneggiatori verso nuovi orizzonti, dove diviene impossibile non rivisitare capolavori del passato: la differenza la può fare solo la saggezza nel trattare tali elementi, proponendo idee valide. Immense Trigoni-fortezza volanti ricalcano così le terribili navi da guerra di Argo/Gargoyle in Nadia; la città sotterranea dove l’umanità si nasconde dagli Stridiosauri ci ricorda la fredda Neo Tokyo 3 di NGE, ed i piloti dei Franxx costretti a cercare una simbiosi psicofisica - sia con la macchina, sia col partner - per poter dare il giusto apporto sono una lapalissiana citazione a Rei e Shinji, o forse proprio un chiaro omaggio.
Darling in the Franxx non brilla per originalità, ma mettendo insieme i frammenti, il mosaico finale che ne consegue può essere considerato senz’ombra di dubbio un ottimo lavoro, anche se quel finale compresso in soli due episodi avrebbe sicuramente meritato un arco narrativo più lungo per poter essere espresso al meglio.
Probabilmente, è nel suo immaginario distopico che questo prodotto dà il meglio di sé: in una società dove i rapporti umani sembrano essere del tutto spariti lasciando posto solo alla fredda pragmaticità di un benessere asettico che mira esclusivamente alla preservazione della specie annientando ogni piacere e frivolezza, incentrare il funzionamento delle unità robotiche sulla sublimazione psicofisica e mimica di un chiaro atto sessuale appare come un messaggio ben chiaro, schietto e provocatorio: non abituatevi alla routine della società, vivete appieno, e ricordate che nessun surrogato virtuale potrà mai sostituire la travolgente ebrezza dell’attrazione fisica e reale.
Questa volta lo studio Trigger la fa davvero grossa, e fa bene. Può sembrare quasi trash, ma è soltanto un’esca: pilotare i Franxx pare la parodia di un amplesso accennato ed al tempo stesso un ballo che unisce e fortifica, una danza dove l’uomo detta il ritmo e la donna si lascia accompagnare, e nel contempo un primitivo rapporto platonico (ricercato ossimoro? Ennesima provocazione?) dai chiari connotati sensuali e provocatori. Un metodo incredibilmente pretestuoso, giocoso e a tratti davvero stupido per inserire una gigantesca dose di fanservice fra un cannone laser e una bomba al plasma, e la cosa assurda è che risulta funzionale sotto ogni punto di vista.
Tirando le somme, la cosa più bella di Darling in the Franxx è il suo messaggio incredibilmente positivo: anche se alcuni esseri umani si rivelano i mostri che sono sempre stati, anche se la guerra fra razze ed etnie è e sarà inevitabile, l’amore è la forza più potente che esista, e, se vero ed indissolubile, può prevalere su qualsiasi difficoltà. Ma non è tutto: soffocati dalla routine quotidiana, ci dimentichiamo di che grande miracolo sia la nascita di una nuova vita scaturita dall’unione di due esseri umani; lo consideriamo un evento scontato, ed invece si tratta di un miracolo inspiegabile e meraviglioso che dovrebbe stupirci, sempre.
“Io non vivo per combattere, ma combatto per vivere”.
Una massima che potremmo adattare a qualsiasi periodo storico, per qualsiasi persona che tenta di assaporare istanti felici senza doversi trascinare lungo la propria esistenza giorno dopo giorno.
Sì, in Darling in the Franxx vince l’amore, trascendendo tempo e spazio, proprio come in Interstellar, anche se in modo molto, molto diverso.
Lasciate che sia così, almeno nei sogni di chi ci spera sempre.
Degno erede di questa metastasi fisiologica dello stantìo classicismo robotico, circa quindici anni dopo, l’ormai celeberrimo Tengen Toppa Gurren Lagann cominciò a tracciare impertinenti iperboli caricaturali, estremizzate ed esageratamente provocatorie, fondendo il più banale fanservice al nucleo del prodotto stesso come componente essenziale e al tempo stesso giocosa: fu un mix di elementi classici ed inediti, un caposaldo capace di evolvere ulteriormente il filone, suggerendo ad altri gruppi di produzione come A1-Pictures e (soprattutto) Trigger la via per un ulteriore balzo in avanti. Ne scaturirono ergo titoli di spicco come Kill la Kill, e in seguito, Darling in the Franxx.
Eccoci, ordunque: la falsa riga di quest’ultimo è essenzialmente un diffuso studio della psicologia umana (in primis adolescenziale) nuovamente applicata all’animazione robotica, capace di partorire una storia più romantica che mecha-centrica.
Dunque, mescolate IL bellO e la bestia e Matrix, ed ecco l’incipit.
Dinamiche sensuali, provocanti e scelleratamente eccessive sono alla base di un prodotto che principia con una base tanto improbabile quanto curiosa: robot insopportabilmente “kawaii”, dalle fattezze confusamente femminili, per nulla minacciosi, manovrati dai soliti ragazzini depressi o esaltati, il tutto condito da continue, insistenti strizzate d’occhio ad un fanservice talmente evidente da apparire - almeno in prima battuta – ai limiti dell’imbarazzante.
Attenzione però: ancora una volta Studio Trigger si guarda alle spalle e pesca correttamente. Le iperboliche animazioni dagli incalcolabili frame psichedelici trovano il loro sfavillante spazio in maniera differente, aprendo insospettabili porte verso corridoi paralleli alle trame fin qui assaporate, imbastendo una vicenda che utilizza i robot più come pretesto che come soggetti principali: sicuramente poco innovativo, ma di grandissimo impatto.
S’evince uno studio della cromatica molto attento e incisivo, scacchiere di pigmenti accesi sempre pronti a sollecitare l’occhio, il tutto correlato ad una vertiginosa dinamicità scenografica, ricca d’animazione spesso e volentieri di alto livello (tranne che in qualche campo largo, dove la qualità ne risente vistosamente). Sguardi intriganti, fondali di grande impatto, studio dei corpi femminili sensuali e volutamente provocanti: una sequenza d’ingredienti che ormai contraddistingue Studio Trigger, capace di tessere sottotrame interessanti e funzionali alla principale, come la substory fra Kokoro e Mitsuru, probabilmente la parentesi più intensa e struggente di tutta la vicenda.
Non da meno il comparto sonoro. L’opening è sicuramente un ottimo biglietto da visita, orecchiabile, dal retrogusto malinconico, note che presagiscono un evolversi inimmaginabile; meravigliosa invece la sequenza di ending - addirittura sei, - una migliore dell’altra, capaci di lasciar trasparire una pletora d’emozioni variegata: alti e bassi fra eccitazione, tristezza, esuberanza ed amarezza. Lo stesso si dica per l’intera colonna sonora, a tratti gloriosa e maestosa, un vero e proprio capolavoro d’accompagnamento.
Darling in the Franxx è una bellissima, strampalata e chiassosa storia d’amore: lo strano idillio fra Hiro ed… un numero. Un numero, sì, ma dall’aspetto di una bellissima, aggressiva, testarda, intensa ed indomabile ragazza.
L’incipit è il solito, per nulla accattivante: come accennato poc’anzi, ecco l’eterogenea crew di adolescenti destinati a pilotare queste macchine da guerra graziosamente infiocchettate con cui potranno, salvo imprevisti, ostacolare l’avanzata di mostruose creature provenienti dal sottosuolo, e così salvare ciò che resta del genere umano che ancora si ostina ad abitare un pianeta Terra allo stremo delle risorse, in un triste e arido futuro prossimo.
Seguiamo con grande curiosità le vicende di Hiro e compagni, intenti a sfoggiare uniformi di rara bruttezza ricordanti improbabili divise sudtirolesi di un grigio squallido, ispirate ad un austero militarismo, quasi grottesco, lontane anni luce dall’asettico, iconografico splendore dell’equipaggio del Nautilus de “Il mistero della pietra azzurra”.
Nonostante il caposaldo NGE abbia dettato regole d’impostazione, stile e sceneggiatura, Darling in the Franxx, banalmente, esordisce con ritmo e freschezza anche se ben poco risulta originale; tuttavia ciò non impedisce alla trama di decollare dopo pochissimi episodi. Il protagonista, apparentemente noioso, indeciso ed insicuro, nei primi minuti fa subito conoscenza con questa fanciulla forte, dai tratti pericolosi, dannatamente intrigante e un po’ fuori di testa che finirà per causargli un terremoto interiore senza precedenti.
Ebbene, come appena suggerito, apparentemente potrebbe sembrare la solita solfa, ma non è del tutto così.
Sull’onda lunga figlia dell’eterno concetto sci-fi Matrixiano, ecco che cominciano ad emergere dilemmi etici di crescente spessore: l’umanità avanza verso una direzione d’insospettabile pragmaticità, sacrificando poco a poco il dilettevole in favore di un utile ferreo ed inevitabile, una visione regimista distopica, asettica e freddamente meccanica.
In netto contrasto ad un mondo gelido ed esternamente incomprensibile, sono alcuni personaggi secondari a spaccare letteralmente lo schermo emergendo in maniera sontuosa, sconcertante o addirittura elegante. Kokoro è una di questi, amica di Hiro e 002, incuriosita dalle radici dell’essere umano e di come si comportava quando il pianeta Terra non era in una condizione d’emergenza critica. In Kokoro identifichiamo quindi la figura materna portante dell’anime, il ritorno alle origini naturali ed istintive, il volto della libido genuina e dell’attrazione terrestre incondizionata, accompagnata dagli altri comprimari che rispecchieranno le debolezze e i sentimenti dell’animo umano: Ichigo, vestita di brama e gelosia, affetto sincero e grande coraggio; Goro, l’immancabile “migliore amico” del protagonista, saggio, forte ma poco carismatico; Mitsuru, dal classico complesso di inferiorità, invidioso tanto da non riconoscere le proprie capacità e i propri (meravigliosi) pregi; non da meno la coppia Miku-Zorome, immancabile elemento infantile con un pizzico di “tsundere” vecchio stampo, capaci di strappare qualche sorriso ed alleggerire il carico di drammaticità che si trascina con ritmo crescente.
È nella parte centrale che Darling in the Franxx da il meglio di sé, rivelandosi un vero e proprio capolavoro d’introspezione e riflessione, dove i coraggiosi e incoscienti ragazzi si troveranno ad esternare il proprio intenso spettro emotivo, perdendo l’ingenuità della fanciullezza e sacrificando la propria innocenza in cambio della verità del mondo che li circonda: amara metafora della nostra quotidianità.
Ne rimane quindi una fragranza adolescenziale frizzante e calamitante. Gli episodi proprio prima del gran finale si scoprono dotati di un coinvolgimento emotivo di estrema potenza; relazioni e guerra fra sessi, alti e bassi, odio e amore, gelosia e amicizia, ogni elemento incastra perfettamente: le menti dei giovani protagonisti vengono esplorate realisticamente, ci mostrano impulsi e reazioni che rendono unico e vero ogni essere umano, elementi indelebili che preservano la specie e ci donano un istinto di sopravvivenza che, a conti fatti, è l’insegnamento che la storia stessa vuole impartirci: nessuna macchina o dittatura funzionale dotata di una monotona immortalità catatonica potrà mai sostituire lo splendore di una vita vissuta secondo le proprie emozioni e i rischi che tutto questo comporta.
Il rush finale è un susseguirsi di colpi di scena, alcuni assolutamente inaspettati. Il parallelismo fra Stridiosauri e Franxx ricorda ovviamente quello fra EVA e Angeli, e pian piano “buoni” e “cattivi” sembrano non essere più tali, fino a quando, disarmante, non diviene chiara l’unica legge naturale di tutto l’universo: chiunque lotta per la propria sopravvivenza, seguendo il proprio istinto primordiale.
Ma non è tutto, no di certo; quando ogni cosa sembra ormai essere narrata e avviata verso la conclusione, un secondo, micidiale colpo di scena sconvolge gli ultimi due episodi, un vero e proprio plot twist traumatico e sconcertante. Il finale si flette in un andamento altalenante, ma, imperante e indissolubile, sopra ogni cosa, permane quel “far l’amore” profondissimo, oltre la fisicità, il purissimo ed incontrastabile sentimento che lega due persone, analogia del romantico, invisibile filo d’Arianna, metafora che trascende la semplice attrazione, regalandoci così un epilogo agrodolce che omaggia il cerchio della vita nella sua epocale, infinita interezza.
Più concretamente parlando, i mecha concepiti dall’animazione nipponica post duemila, sono ormai sempre meno robot e sempre più prototipi umanoidi di un Eden atipico già immaginati e revisionati in quel capolavoro senza tempo che fu “Il Mistero della Pietra Azzurra” (Nadia of Blue Seas), ma la necessità di stupire e andare oltre, trascina (e trascinerà) inevitabilmente gli sceneggiatori verso nuovi orizzonti, dove diviene impossibile non rivisitare capolavori del passato: la differenza la può fare solo la saggezza nel trattare tali elementi, proponendo idee valide. Immense Trigoni-fortezza volanti ricalcano così le terribili navi da guerra di Argo/Gargoyle in Nadia; la città sotterranea dove l’umanità si nasconde dagli Stridiosauri ci ricorda la fredda Neo Tokyo 3 di NGE, ed i piloti dei Franxx costretti a cercare una simbiosi psicofisica - sia con la macchina, sia col partner - per poter dare il giusto apporto sono una lapalissiana citazione a Rei e Shinji, o forse proprio un chiaro omaggio.
Darling in the Franxx non brilla per originalità, ma mettendo insieme i frammenti, il mosaico finale che ne consegue può essere considerato senz’ombra di dubbio un ottimo lavoro, anche se quel finale compresso in soli due episodi avrebbe sicuramente meritato un arco narrativo più lungo per poter essere espresso al meglio.
Probabilmente, è nel suo immaginario distopico che questo prodotto dà il meglio di sé: in una società dove i rapporti umani sembrano essere del tutto spariti lasciando posto solo alla fredda pragmaticità di un benessere asettico che mira esclusivamente alla preservazione della specie annientando ogni piacere e frivolezza, incentrare il funzionamento delle unità robotiche sulla sublimazione psicofisica e mimica di un chiaro atto sessuale appare come un messaggio ben chiaro, schietto e provocatorio: non abituatevi alla routine della società, vivete appieno, e ricordate che nessun surrogato virtuale potrà mai sostituire la travolgente ebrezza dell’attrazione fisica e reale.
Questa volta lo studio Trigger la fa davvero grossa, e fa bene. Può sembrare quasi trash, ma è soltanto un’esca: pilotare i Franxx pare la parodia di un amplesso accennato ed al tempo stesso un ballo che unisce e fortifica, una danza dove l’uomo detta il ritmo e la donna si lascia accompagnare, e nel contempo un primitivo rapporto platonico (ricercato ossimoro? Ennesima provocazione?) dai chiari connotati sensuali e provocatori. Un metodo incredibilmente pretestuoso, giocoso e a tratti davvero stupido per inserire una gigantesca dose di fanservice fra un cannone laser e una bomba al plasma, e la cosa assurda è che risulta funzionale sotto ogni punto di vista.
Tirando le somme, la cosa più bella di Darling in the Franxx è il suo messaggio incredibilmente positivo: anche se alcuni esseri umani si rivelano i mostri che sono sempre stati, anche se la guerra fra razze ed etnie è e sarà inevitabile, l’amore è la forza più potente che esista, e, se vero ed indissolubile, può prevalere su qualsiasi difficoltà. Ma non è tutto: soffocati dalla routine quotidiana, ci dimentichiamo di che grande miracolo sia la nascita di una nuova vita scaturita dall’unione di due esseri umani; lo consideriamo un evento scontato, ed invece si tratta di un miracolo inspiegabile e meraviglioso che dovrebbe stupirci, sempre.
“Io non vivo per combattere, ma combatto per vivere”.
Una massima che potremmo adattare a qualsiasi periodo storico, per qualsiasi persona che tenta di assaporare istanti felici senza doversi trascinare lungo la propria esistenza giorno dopo giorno.
Sì, in Darling in the Franxx vince l’amore, trascendendo tempo e spazio, proprio come in Interstellar, anche se in modo molto, molto diverso.
Lasciate che sia così, almeno nei sogni di chi ci spera sempre.
"Darling in the Franxx" è un'opera ben riuscita. A partire dalle musiche dove un posto di rilievo è occupato dall'opening, fino ai disegni e in particolare a Zero Two, personaggio particolarmente accattivante.
Ma il punto forte dell'anime è senza dubbio la caratterizzazione: viene spiegato il background di ciascuno dei personaggi, il carattere e i sentimenti che sono sviscerati e si evolvono nel corso degli episodi. Presenta un importante carico emotivo che rende la serie ancora più coinvolgente ed interessante.
Inoltre è bene specificare che non è la copia di "Evangelion" pur presentando come tratto in comune la presenza dei combattimenti tra mecha.
Assolutamente consigliato.
Ma il punto forte dell'anime è senza dubbio la caratterizzazione: viene spiegato il background di ciascuno dei personaggi, il carattere e i sentimenti che sono sviscerati e si evolvono nel corso degli episodi. Presenta un importante carico emotivo che rende la serie ancora più coinvolgente ed interessante.
Inoltre è bene specificare che non è la copia di "Evangelion" pur presentando come tratto in comune la presenza dei combattimenti tra mecha.
Assolutamente consigliato.
Se avete visto "Neon Genesis Evangelion", non appena inizierete a vedere "Darling in the Franxx" noterete delle somiglianze e se avete visto "Neon Genesis Evangelion" con attenzione capirete che le somiglianze terminano con le impressioni iniziali, infatti dopo qualche riflessione ci accorgeremo che le somiglianze consistono perlopiù nel fatto che in entrambe le opere ci sono dei mecha guidati da dei ragazzini.
La trama inizialmente sembra abbastanza semplice, ma con l'avanzare degli episodi vengono svelati particolari retroscena che ci fanno riflettere anche sul vero significato degli eventi che si sono svolti nelle puntate precedenti.
Attenzione: questa parte contiene spoiler!
Il climax dell'opera lo troviamo intorno ala metà dell'opera (in particolare nell'episodio 10) in cui vengono anticipati alcuni misteri sulla cui soluzione cominciavamo a fantasticare e formulare le teorie più assurde.
Il vero problema dell'opera è che la soluzione di questi misteri non vedrà mai la luce, infatti -nonostante ci siano ancora dei misteri da risolvere e un mondo da esplorare- dall'episodio 20 si decide di spostare le vicende dell'anime nello spazio stravolgendo completamente la trama.
I suddetti misteri ricordano molto quelli presenti nel romanzo "Never Let Me go" i cui protagonisti sono dei ragazzi che in realtà sono dei cloni il cui unico scopo di vita è fare da riserva di organi per gli ammalati, in "Darling in The Franxx" i protagonisti sono trattati come se fossero unicamente delle armi, entrambi i gruppi di ragazzi vivono in una porzione isolata del mondo e nonostante la particolare condizione riescono a vivere delle storie d'amore tra di loro.
L'ispirazione dal romanzo non è celata, infatti il titolo dell'episodio finale è proprio "Never Let me go" che meriterebbe di essere rivisto per vedere se in queste particolare episodio ci sono altre somiglianze col romanzo che mi sono precedentemente sfuggite.
Fine parte contenente spoiler
Trovo l'opera gradevole e leggera, nonostante ci siano numerosi momenti romantici è molto interessante osservare come dei ragazzini possano scoprire e sperimentare cos'è l'amore, il finale purtroppo fa perdere molti punti all'opera e ne abbassa, quindi, il voto.
La trama inizialmente sembra abbastanza semplice, ma con l'avanzare degli episodi vengono svelati particolari retroscena che ci fanno riflettere anche sul vero significato degli eventi che si sono svolti nelle puntate precedenti.
Attenzione: questa parte contiene spoiler!
Il climax dell'opera lo troviamo intorno ala metà dell'opera (in particolare nell'episodio 10) in cui vengono anticipati alcuni misteri sulla cui soluzione cominciavamo a fantasticare e formulare le teorie più assurde.
Il vero problema dell'opera è che la soluzione di questi misteri non vedrà mai la luce, infatti -nonostante ci siano ancora dei misteri da risolvere e un mondo da esplorare- dall'episodio 20 si decide di spostare le vicende dell'anime nello spazio stravolgendo completamente la trama.
I suddetti misteri ricordano molto quelli presenti nel romanzo "Never Let Me go" i cui protagonisti sono dei ragazzi che in realtà sono dei cloni il cui unico scopo di vita è fare da riserva di organi per gli ammalati, in "Darling in The Franxx" i protagonisti sono trattati come se fossero unicamente delle armi, entrambi i gruppi di ragazzi vivono in una porzione isolata del mondo e nonostante la particolare condizione riescono a vivere delle storie d'amore tra di loro.
L'ispirazione dal romanzo non è celata, infatti il titolo dell'episodio finale è proprio "Never Let me go" che meriterebbe di essere rivisto per vedere se in queste particolare episodio ci sono altre somiglianze col romanzo che mi sono precedentemente sfuggite.
Fine parte contenente spoiler
Trovo l'opera gradevole e leggera, nonostante ci siano numerosi momenti romantici è molto interessante osservare come dei ragazzini possano scoprire e sperimentare cos'è l'amore, il finale purtroppo fa perdere molti punti all'opera e ne abbassa, quindi, il voto.
Perché dovresti guardare "Darling In The Franxx", ovvero il terremoto che ha travolto il mondo anime nel 2018 con numeri da capogiro?
Solita post-apocalisse, solita lotta per la sopravvivenza del genere umano; i malcapitati di turno sono, in ordine, stridiosauri e VIRM. Il tutto è condito da un'associazione di enigmatici burattinai che controllano i fili dell'esercito dell'umanità, altro must in questo tipo di anime. Et voilà.
La componente action/sci-fi di "Darling In The Franxx" è ordinaria amministrazione: situazioni più gravi di un basso tuba (cit.) risolte da robottoni via via sempre più estranei alle leggi della fisica. L'accumularsi di power-up e la mole assurda di carne messa sul fuoco cominciano a far barcollare il palazzo attorno all'episodio 20. Il tutto non può che portare ad un finale così intricato da poter essere risolto solo da un deus ex machina di greca memoria. E infatti così è, come da copione.
Ma questo, se sei così incuriosito da questa serie vecchia di due anni da arrivare alla mia recensione, probabilmente lo sai già.
Ciò che forse non ti è stato detto, è che questo rappresenta su per giù il 30% di "Darling In The Franxx". Che le scene di combattimenti e mecha, tagliate e montate, fanno sì e no 7 episodi su 24 e che tutta una serie di episodi e personaggi secondari in apparenza focalizzati sulla guerra sono in realtà più funzionali alla vicenda d'amore che non all'universo sci-fi.
Non lo si specifica abbastanza: "Darling In The Franxx" è PRIMA una storia d'amore, poi un anime mecha, e giudicarlo come un "Evangelion" è oggettivamente forzato (nonostante la sua ruffiana somiglianza con esso per certi tratti è innegabile - trovata pubblicitaria?).
Partiamo dalla premessa: macchine, o meglio bambini che si vuole ridurre a macchine, cresciuti in una misteriosa nursery. I prescelti risiedono ora a Mistilteinn e collaborano sotto il nome collettivo di Squad 13. Tra questi Hiro è la pecora nera, incapace di completare il collegamento con la sua partner: dal punto di vista bellico, una zavorra. Se si trova ancora lì, è fondamentalmente per due motivi: l'amicizia che lo lega a Goro e Ichigo, suoi compagni d'infanzia nonchè leader della squadra, e un codice, lo 016, che dovrebbe indicare un altissimo potenziale. Tutto cambia con l'arrivo di Zero Two, una partner molto particolare, dalla forza incredibile, bellissima, con cui stranamente Hiro è in grado di combattere in perfetta simbiosi.
Da qui la svolta, l'immobilità da locus amoenus di Mistilteinn è sconvolta dal particolare rapporto tra Hiro e la bella ragazza dai capelli rosa. Le coppie di parasites sono attratte da questa strana combinazione: a partire dagli stessi ingredienti, un maschio e una femmina, sembra essersi sviluppata una chimica molto particolare, fatta tra le altre cose anche di un contatto fisico fino a quel momento mai conosciuto.
È una graduale presa di coscienza, che coinvolge prima Hiro poi tutti gli altri. Ogni personaggio, rappresentando la sua unica e personale sfumatura sul tema, è messo faccia a faccia con l'amore, una realtà a lui sconosciuta.
Si dipartono da questo punto una serie di excursus sui diversi parasites, alcuni approfonditi al punto da poter essere definite sottotrame, altri solo accennati.
Le modalità con cui questi percorsi si sviluppano e si intrecciano è gestita alla perfezione. Ad ogni personaggio è dedicato il giusto quantitativo di tempo, con anche il pregio di lasciare qualche dettaglio all'immaginazione di chi guarda. Il tempismo narrativo è invidiabile: briciole di ciò che accadrà successivamente sono seminate fin dai primi passi della serie, dettagli apparentemente insignificanti diventano il fulcro di un episodio successivo. Tra tutti, spiccano due personaggi: Zero Two e Kokoro. Senza spoiler, parlo per entrambe: sono rimasto stupito dall'introspezione e dalla caratterizzazione riservate a personaggi che, dopo i primi episodi, avrei giurato essere lì per rappresentare rispettivamente carne da fanservice e waifu material.
Per carità, ci si muove sempre nel solco dei classici stereotipi, ma tutto è riarrangiato con sapienza, così che, partendo dall'amore, si arrivi ad avere per la maggior parte dei personaggi un ritratto che ne faccia emergere i dubbi e le paure su un mondo che risulta sempre più sconosciuto ed estraneo episodio dopo episodio.
A tutto questo giova non poco la realizzazione tecnica: il character design è esemplare, Mistilteinn è un paradiso e la regia di alcune scene è superba. Con mezzi del genere, anche una scontatissima scena sotto i sakura in fiore diventa un gioiello da guardare in loop.
In definitiva, ritengo il voto la giusta media ponderata tra un lato più prettamente shonen da 5 in pagella e una vicenda sentimentale che, vuoi perché ha toccato in me tasti che lascerebbero indifferente qualcun'altro o vuoi perché questa quarantena mi ha fatto uscire di testa, ho ritenuto rasente la perfezione.
A te che leggi consiglio a priori di guardare questo anime, se non altro per farti una tua opinione su questa serie che ha riempito le fiere di tutto il mondo di ragazze con parrucche rosa e corna rosse. Se poi sei un tipo piuttosto sensibile e/o romantico, potrebbe anche scapparci qualche inaspettata lacrimuccia (tratto da una storia vera)...
Solita post-apocalisse, solita lotta per la sopravvivenza del genere umano; i malcapitati di turno sono, in ordine, stridiosauri e VIRM. Il tutto è condito da un'associazione di enigmatici burattinai che controllano i fili dell'esercito dell'umanità, altro must in questo tipo di anime. Et voilà.
La componente action/sci-fi di "Darling In The Franxx" è ordinaria amministrazione: situazioni più gravi di un basso tuba (cit.) risolte da robottoni via via sempre più estranei alle leggi della fisica. L'accumularsi di power-up e la mole assurda di carne messa sul fuoco cominciano a far barcollare il palazzo attorno all'episodio 20. Il tutto non può che portare ad un finale così intricato da poter essere risolto solo da un deus ex machina di greca memoria. E infatti così è, come da copione.
Ma questo, se sei così incuriosito da questa serie vecchia di due anni da arrivare alla mia recensione, probabilmente lo sai già.
Ciò che forse non ti è stato detto, è che questo rappresenta su per giù il 30% di "Darling In The Franxx". Che le scene di combattimenti e mecha, tagliate e montate, fanno sì e no 7 episodi su 24 e che tutta una serie di episodi e personaggi secondari in apparenza focalizzati sulla guerra sono in realtà più funzionali alla vicenda d'amore che non all'universo sci-fi.
Non lo si specifica abbastanza: "Darling In The Franxx" è PRIMA una storia d'amore, poi un anime mecha, e giudicarlo come un "Evangelion" è oggettivamente forzato (nonostante la sua ruffiana somiglianza con esso per certi tratti è innegabile - trovata pubblicitaria?).
Partiamo dalla premessa: macchine, o meglio bambini che si vuole ridurre a macchine, cresciuti in una misteriosa nursery. I prescelti risiedono ora a Mistilteinn e collaborano sotto il nome collettivo di Squad 13. Tra questi Hiro è la pecora nera, incapace di completare il collegamento con la sua partner: dal punto di vista bellico, una zavorra. Se si trova ancora lì, è fondamentalmente per due motivi: l'amicizia che lo lega a Goro e Ichigo, suoi compagni d'infanzia nonchè leader della squadra, e un codice, lo 016, che dovrebbe indicare un altissimo potenziale. Tutto cambia con l'arrivo di Zero Two, una partner molto particolare, dalla forza incredibile, bellissima, con cui stranamente Hiro è in grado di combattere in perfetta simbiosi.
Da qui la svolta, l'immobilità da locus amoenus di Mistilteinn è sconvolta dal particolare rapporto tra Hiro e la bella ragazza dai capelli rosa. Le coppie di parasites sono attratte da questa strana combinazione: a partire dagli stessi ingredienti, un maschio e una femmina, sembra essersi sviluppata una chimica molto particolare, fatta tra le altre cose anche di un contatto fisico fino a quel momento mai conosciuto.
È una graduale presa di coscienza, che coinvolge prima Hiro poi tutti gli altri. Ogni personaggio, rappresentando la sua unica e personale sfumatura sul tema, è messo faccia a faccia con l'amore, una realtà a lui sconosciuta.
Si dipartono da questo punto una serie di excursus sui diversi parasites, alcuni approfonditi al punto da poter essere definite sottotrame, altri solo accennati.
Le modalità con cui questi percorsi si sviluppano e si intrecciano è gestita alla perfezione. Ad ogni personaggio è dedicato il giusto quantitativo di tempo, con anche il pregio di lasciare qualche dettaglio all'immaginazione di chi guarda. Il tempismo narrativo è invidiabile: briciole di ciò che accadrà successivamente sono seminate fin dai primi passi della serie, dettagli apparentemente insignificanti diventano il fulcro di un episodio successivo. Tra tutti, spiccano due personaggi: Zero Two e Kokoro. Senza spoiler, parlo per entrambe: sono rimasto stupito dall'introspezione e dalla caratterizzazione riservate a personaggi che, dopo i primi episodi, avrei giurato essere lì per rappresentare rispettivamente carne da fanservice e waifu material.
Per carità, ci si muove sempre nel solco dei classici stereotipi, ma tutto è riarrangiato con sapienza, così che, partendo dall'amore, si arrivi ad avere per la maggior parte dei personaggi un ritratto che ne faccia emergere i dubbi e le paure su un mondo che risulta sempre più sconosciuto ed estraneo episodio dopo episodio.
A tutto questo giova non poco la realizzazione tecnica: il character design è esemplare, Mistilteinn è un paradiso e la regia di alcune scene è superba. Con mezzi del genere, anche una scontatissima scena sotto i sakura in fiore diventa un gioiello da guardare in loop.
In definitiva, ritengo il voto la giusta media ponderata tra un lato più prettamente shonen da 5 in pagella e una vicenda sentimentale che, vuoi perché ha toccato in me tasti che lascerebbero indifferente qualcun'altro o vuoi perché questa quarantena mi ha fatto uscire di testa, ho ritenuto rasente la perfezione.
A te che leggi consiglio a priori di guardare questo anime, se non altro per farti una tua opinione su questa serie che ha riempito le fiere di tutto il mondo di ragazze con parrucche rosa e corna rosse. Se poi sei un tipo piuttosto sensibile e/o romantico, potrebbe anche scapparci qualche inaspettata lacrimuccia (tratto da una storia vera)...
Attenzione: presenza di spoiler
Primo episodio e già si sente puzza di incongruenza: una versione della terra che oscilla fastidiosamente tra il post apocalittico e il futuristico sci fi. Com'è facile denotare, temi difficili da amalgamare insieme senza produrre incongruenze.
Nei primi episodi la trama era totalmente oscurata in favore della caratterizzazione (avvenuta con un' +overdose di piattume e personaggi con caratteristiche decisamente sopra le righe, quali Hiro o Zero Two), questo comporta un'ovvia confusione da parte del lettore che cerca di collocare personaggi sputati fuori dal nulla in un contesto che non esiste, trasformando una reticenza semi-intelligente nel chaos più totale sprecando di fatto tempo.
La trama non prende ancora forma e vengono lanciati sotto i riflettori i personaggi principali, delle cui prime scene vale la pena citare solo quella in cui Zero Two guida il robottone per la prima volta. Innanzi tutto è tutto spiegato alla bell'e meglio, alimentando ancora di più le domande che concernono i molteplici personaggi visualizzati con sceneggiatura discutibile e dilungamenti forzati ed evitabili.
Finalmente vediamo una proto-trama ingranare: dei ragazzini devono fare coppia per combattere gli stridiosauri, armata antagonista già vista nella prima battaglia in modo non chiaro, tuttavia, iniziano a prendere forma i personaggi in un modo deludente e stereotipato, non lasciando mai spazio a cambiamenti, semplicemente ognuno è contento di occupare la posizione sociale che detiene, senza porsi domande o collegare due sinapsi fosse anche per sbaglio. Le battaglie sono tutte quante identiche, tutte condividono qualcuno che ha avuto problemi e finisce nei guai con infine lo strelizia che salva immancabilmente la situazione.
Accantonate le battaglie e i ripetitivissimi flashback, il resto dell' anime fino a buoni 3/4 è piatto, non cambia nulla da nessuna parte generando episodi fotocopia. Anche questa introduzione delle emozioni e dell'importanza delle relazioni viene trascurata, ora mi ci soffermerò un po' prima di parlare del finale.
Il tema da proporsi è inauditamente banale, trattato in modo banale con una sceneggiatura banale: i ragazzi non sanno come copulare, ma conoscono il funzionamento della riproduzione di qualunque altro essere vivente e, se hanno mai aperto un libro di biologia, sanno di far parte del regno animale, tuttavia, come ormai è consuetudine in questa disamina, ripeto che nessuno collega le sinapsi. Ciò dovrebbe risultare ovvio considerati anche gli ormoni in subbuglio tipici dell'età e le rivelazioni di Kokoro. I personaggi non sono caratterizzati bene? Errato, non sono caratterizzati affatto.
Un atteggiamento così superficiale nei confronti dei personaggi poteva forse non intaccare la trama? Ovviamente no, buchi grossi come crateri, ad esempio il come e il perché abbiano creato Zero Two, il motivo per cui la terra si è ridotta in quel modo, il motivo per cui le trattative con la principessa finiscano sempre con tentati omicidi, ma il colpo più duro l'ha dato la fisionomia di Zero Two: il sangue che ha da piccola è blu, ma quando si ferisce ovviamente dimenticano questo dettaglio rendendolo rosso. La domanda a questo punto sorge spontanea: perché far leva sul sangue di Stridiosauro se poi è lo sceneggiatore stesso che se ne dimentica?
Personaggi, trama, cosa manca? Le proposte e gli elementi: un terzo fallimento, la componente sentimentale è smielenza e ovvia, senza nessun tipo di rilevanza ai fini dell' "opera", le battaglie sono stupide e totalmente trascurate, nessuno stile di combattimento impiegato, sembrano le macchine a scontro.
Manca solo il punto peggiore, il finale:
probabilmente qualcuno si è accorto che stavano mandando in onda il nulla, quindi qual migliore idea di aggiungere una trovata in pieno stile "Godzilla"? Sto parlando di un' invasione aliena. Secondo la trama, quell'invasione sarebbe già dovuta essere avvenuta, ma lo spionaggio è divertente no? Non basterebbe semplicemente aspettare che gli umani impieghino tutte le risorse per combattere flotte volutamente di distrazione? Ovviamente no, si va nello spazio dopo aver smascherato un tradimento inventato di sana pianta e ci si fa venire in mente un'idea alla "Interstellar" buttata totalmente a caso per uscire dal sistema solare e sorvolo sul palesissimo teletrasporto di Zero Two, totalmente inspiegato che rincara la dose di trash. Con qualche forzatura estrema di trama la battaglia viene vinta e vissero tutti felici e contenti.
Considerazioni finali:
Cosa.Ho.Appena.Visto.
il perfetto amalgama di trama inesistente, personaggi riprovevoli e elementi narrativi emetici e ripugnanti. Le uniche due cose che si distaccano dallo 0 in questa disamina sono 2:
-il voto minimo, che è 1
-il numero di ore sprecate a guardare questa ciofeca, che ammontano a circa 8
detto questo, se un amico vi ha consigliato questo anime ed è scritto sulla vostra lista, cancellatelo senza rimorso.
Primo episodio e già si sente puzza di incongruenza: una versione della terra che oscilla fastidiosamente tra il post apocalittico e il futuristico sci fi. Com'è facile denotare, temi difficili da amalgamare insieme senza produrre incongruenze.
Nei primi episodi la trama era totalmente oscurata in favore della caratterizzazione (avvenuta con un' +overdose di piattume e personaggi con caratteristiche decisamente sopra le righe, quali Hiro o Zero Two), questo comporta un'ovvia confusione da parte del lettore che cerca di collocare personaggi sputati fuori dal nulla in un contesto che non esiste, trasformando una reticenza semi-intelligente nel chaos più totale sprecando di fatto tempo.
La trama non prende ancora forma e vengono lanciati sotto i riflettori i personaggi principali, delle cui prime scene vale la pena citare solo quella in cui Zero Two guida il robottone per la prima volta. Innanzi tutto è tutto spiegato alla bell'e meglio, alimentando ancora di più le domande che concernono i molteplici personaggi visualizzati con sceneggiatura discutibile e dilungamenti forzati ed evitabili.
Finalmente vediamo una proto-trama ingranare: dei ragazzini devono fare coppia per combattere gli stridiosauri, armata antagonista già vista nella prima battaglia in modo non chiaro, tuttavia, iniziano a prendere forma i personaggi in un modo deludente e stereotipato, non lasciando mai spazio a cambiamenti, semplicemente ognuno è contento di occupare la posizione sociale che detiene, senza porsi domande o collegare due sinapsi fosse anche per sbaglio. Le battaglie sono tutte quante identiche, tutte condividono qualcuno che ha avuto problemi e finisce nei guai con infine lo strelizia che salva immancabilmente la situazione.
Accantonate le battaglie e i ripetitivissimi flashback, il resto dell' anime fino a buoni 3/4 è piatto, non cambia nulla da nessuna parte generando episodi fotocopia. Anche questa introduzione delle emozioni e dell'importanza delle relazioni viene trascurata, ora mi ci soffermerò un po' prima di parlare del finale.
Il tema da proporsi è inauditamente banale, trattato in modo banale con una sceneggiatura banale: i ragazzi non sanno come copulare, ma conoscono il funzionamento della riproduzione di qualunque altro essere vivente e, se hanno mai aperto un libro di biologia, sanno di far parte del regno animale, tuttavia, come ormai è consuetudine in questa disamina, ripeto che nessuno collega le sinapsi. Ciò dovrebbe risultare ovvio considerati anche gli ormoni in subbuglio tipici dell'età e le rivelazioni di Kokoro. I personaggi non sono caratterizzati bene? Errato, non sono caratterizzati affatto.
Un atteggiamento così superficiale nei confronti dei personaggi poteva forse non intaccare la trama? Ovviamente no, buchi grossi come crateri, ad esempio il come e il perché abbiano creato Zero Two, il motivo per cui la terra si è ridotta in quel modo, il motivo per cui le trattative con la principessa finiscano sempre con tentati omicidi, ma il colpo più duro l'ha dato la fisionomia di Zero Two: il sangue che ha da piccola è blu, ma quando si ferisce ovviamente dimenticano questo dettaglio rendendolo rosso. La domanda a questo punto sorge spontanea: perché far leva sul sangue di Stridiosauro se poi è lo sceneggiatore stesso che se ne dimentica?
Personaggi, trama, cosa manca? Le proposte e gli elementi: un terzo fallimento, la componente sentimentale è smielenza e ovvia, senza nessun tipo di rilevanza ai fini dell' "opera", le battaglie sono stupide e totalmente trascurate, nessuno stile di combattimento impiegato, sembrano le macchine a scontro.
Manca solo il punto peggiore, il finale:
probabilmente qualcuno si è accorto che stavano mandando in onda il nulla, quindi qual migliore idea di aggiungere una trovata in pieno stile "Godzilla"? Sto parlando di un' invasione aliena. Secondo la trama, quell'invasione sarebbe già dovuta essere avvenuta, ma lo spionaggio è divertente no? Non basterebbe semplicemente aspettare che gli umani impieghino tutte le risorse per combattere flotte volutamente di distrazione? Ovviamente no, si va nello spazio dopo aver smascherato un tradimento inventato di sana pianta e ci si fa venire in mente un'idea alla "Interstellar" buttata totalmente a caso per uscire dal sistema solare e sorvolo sul palesissimo teletrasporto di Zero Two, totalmente inspiegato che rincara la dose di trash. Con qualche forzatura estrema di trama la battaglia viene vinta e vissero tutti felici e contenti.
Considerazioni finali:
Cosa.Ho.Appena.Visto.
il perfetto amalgama di trama inesistente, personaggi riprovevoli e elementi narrativi emetici e ripugnanti. Le uniche due cose che si distaccano dallo 0 in questa disamina sono 2:
-il voto minimo, che è 1
-il numero di ore sprecate a guardare questa ciofeca, che ammontano a circa 8
detto questo, se un amico vi ha consigliato questo anime ed è scritto sulla vostra lista, cancellatelo senza rimorso.
A seguito dello sfruttamento di una energia alternativa, chiamata "magmatica", sono comparsi dei nemici umanoidi che minacciano la razza umana, gli "stridiosauri". Il compito di contrastarli è affidato ad un gruppo di giovani, chiamato i "bambini", ragazzi cresciuti in un ambiente isolato e protetto al solo fine di combattere.
La trama di questo "Darling in the Franxx" mi ha lasciato attonito e molto annoiato nel primo terzo della serie, tanto da domandarmi se conveniva continuare a vedere tutto l'anime. Si riprende fortunatamente nella seconda parte, dove si comincia a capire qualcosa di più riguardo gli avvenimenti e acquista un po' di senso in più, per poi crollare nel finale, stucchevole e prolisso.
Inoltre devo dire che di robottoni se ne sono visti molti, ma bruttini come questi raramente, con occhioni umanoidi per non parlare della posizione di guida, affidata ad un maschio ed una femmina assieme.
Design dei personaggi, animazione e grafica sufficienti, mentre scarsamente evocative le musiche.
Si salva veramente poco, forse la caratterizzazione della protagonista femminile ovvero "Zero Two", accattivante e se vogliamo, originale e credibile.
Di anime simili ce ne sono molti, e certamente molto migliori, consigliato solo a chi non può fare a meno di fantascienza e mecha.
La trama di questo "Darling in the Franxx" mi ha lasciato attonito e molto annoiato nel primo terzo della serie, tanto da domandarmi se conveniva continuare a vedere tutto l'anime. Si riprende fortunatamente nella seconda parte, dove si comincia a capire qualcosa di più riguardo gli avvenimenti e acquista un po' di senso in più, per poi crollare nel finale, stucchevole e prolisso.
Inoltre devo dire che di robottoni se ne sono visti molti, ma bruttini come questi raramente, con occhioni umanoidi per non parlare della posizione di guida, affidata ad un maschio ed una femmina assieme.
Design dei personaggi, animazione e grafica sufficienti, mentre scarsamente evocative le musiche.
Si salva veramente poco, forse la caratterizzazione della protagonista femminile ovvero "Zero Two", accattivante e se vogliamo, originale e credibile.
Di anime simili ce ne sono molti, e certamente molto migliori, consigliato solo a chi non può fare a meno di fantascienza e mecha.
"Darling in the Franxx" è un anime del 2018 coprodotto dagli studi Trigger e A-1 Pictures e diretto da Atsushi Nishigori, già regista di "The Idolm@aster".
La serie si svolge in un prossimo futuro in cui la Terra è ricoperta quasi interamente da deserti e gli esseri umani si sono rifugiati in strutture denominate Plantation. All'interno di queste fortezze l'umanità è divisa in Adulti e Bambini: questi ultimi vengono addestrati fin dalla nascita per pilotare dei giganteschi robot denominati Franxx e distruggere delle forme di vita sconosciute, gli Stridiosauri. Protagonista della storia è Hiro, un ragazzo che, nonostante i vari tentativi, non riesce a pilotare i Franxx come dovrebbe. La sua vita cambierà dopo l’incontro con Zero Two, una misteriosa ragazza con due corni rossi.
Ho sentito parlare così tanto di quest’anime che ho deciso di verificare con i miei occhi quale delle due voci, l’una che lo classificava come capolavoro degli ultimi anni, e l’altra che invece lo considerava la solita ’commercialata’ priva di spessore, fosse la più veritiera.
Dato che sono una persona abbastanza scettica, ho iniziato la visione senza molte aspettative: i primi episodi, difatti, presentavano poche novità e si svolgevano in maniera abbastanza impostata e prevedibile. La prevedibilità, e quindi la sensazione che i vari sviluppi si susseguissero senza alcun elemento che potesse sorprendere lo spettatore, è una costante che ha accompagnato “Darling in the Franxx” per tutta la sua durata.
Tuttavia, nonostante certe banalità, la serie è stata capace di coinvolgermi grazie alla maniera, semplice e genuina, con cui sono state affrontate alcune tematiche: la sessualità e la scoperta dell’altro, il bisogno di essere utili a qualcuno e il desiderio di farsi notare dagli Adulti, la necessità di trovare risposte a domande che nessuno vuole ascoltare o l’incertezza che si prova nei confronti di un futuro che è stato deciso da qualcun altro per noi. Quindi, nonostante lo sviluppo della trama principale fosse abbastanza lineare, le varie sotto-trame presenti nella prima parte della serie sono state in grado di offrire una visione più che valida.
Un vero peccato, dunque, che l’anime si sia affossato completamente alle ultime battute con un finale confusionario e campato in aria: è vero, ho chiesto io qualcosa che andasse oltre il compitino da svolgere per bene, ma quel che ci è stato propinato è davvero improponibile. E a quanto pare alcuni sviluppi non possono essere considerati neanche originali, date le tante voci che parlano di plagio a anime quali “Gunbuster” o “Gurren Lagann”, che purtroppo non ho visto. L’unica serie a cui “Darling in the Franxx” è spesso associato e che io ho visionato è “Neon Genesis Evangelion”, e anche qui non posso negare di aver avuto di tanto in tanto allucinanti déjà vu. Per fortuna la conclusione non è completamente da buttare, dato che quello che succede dopo la “battaglia finale” continua ad affrontare in maniera gradevole le suddette tematiche da me apprezzate.
Per quanto riguarda i personaggi, all’inizio non c’è stato nessuno che mi avesse folgorato: anche la bellissima Zero Two, adorata da tutti fin dal principio, mi sembrava un personaggio già visto altrove. Con il passare del tempo, però, ho avuto modo di affezionarmi ai vari comprimari, Goro e Ichigo fra tutti. Questa coppia di Parasite, infatti, è stata una delle poche a dimostrare di avere carattere da vendere fino alla fine della serie. Quanto agli altri, invece, penso sia stato svolto un lavoro discreto, anche se avrei preferito un approfondimento più adeguato per alcuni di essi. Colui che invece non mi ha proprio convinto è il protagonista, che sembra aver perso tutto il fascino che possedeva da bambino. La sua relazione con Zero Two, inoltre, dall’essere un legame che colpisce il cuore dello spettatore con la sua occasionale dolcezza, si tramuta in qualcosa di nauseante per via dei continui baci e degli improbabili sviluppi che non fanno che ribadire “quanto l’amore sia forte e vinca su ogni cosa”.
Passando al comparto tecnico, non posso che esprimere il mio apprezzamento per l’inconfondibile character design realizzato da Masayoshi Tanaka, reso nell’anime attraverso disegni che mantengono una buona qualità per tutta la durata della serie. Ma ciò che stupisce di più sono le animazioni, capaci di regalarci scene meravigliose sia nei momenti slice of life che durante le varie battaglie. Quanto al mecha design, premetto di non essere ferrata sul genere: detto questo, trovo che i robot abbiano uno stile decisamente originale e particolare, sebbene qualcuno ne critichi spesso l’eccessiva “moeizzazione”.
Sul lato sonoro, le OST svolgono per bene il loro compito, anche se non ci ho trovato niente di davvero clamoroso, escluse due o tre tracce. Per quanto riguarda le sigle, invece, ho adorato l’opening “Kiss of Death” cantata da Mika Nakashima (già interprete di Nana Osaki e delle sue canzoni nel famoso live action) e la prima ending “Torigako” eseguita dal gruppo XX:me.
In conclusione, pur non aspettandomi niente da “Darling in the Franxx”, ho trovato una serie che ha saputo coinvolgermi e appassionarmi grazie alle sue tematiche e ai suoi personaggi. Peccato che la storia, tralasciando qualche flashback e sviluppo interessante, sia stata spesso prevedibile e si sia quasi del tutto rovinata con un finale un po’ confusionario e forzato. La vera punta di diamante è rappresentata dalle animazioni. Voto: 7.
La serie si svolge in un prossimo futuro in cui la Terra è ricoperta quasi interamente da deserti e gli esseri umani si sono rifugiati in strutture denominate Plantation. All'interno di queste fortezze l'umanità è divisa in Adulti e Bambini: questi ultimi vengono addestrati fin dalla nascita per pilotare dei giganteschi robot denominati Franxx e distruggere delle forme di vita sconosciute, gli Stridiosauri. Protagonista della storia è Hiro, un ragazzo che, nonostante i vari tentativi, non riesce a pilotare i Franxx come dovrebbe. La sua vita cambierà dopo l’incontro con Zero Two, una misteriosa ragazza con due corni rossi.
Ho sentito parlare così tanto di quest’anime che ho deciso di verificare con i miei occhi quale delle due voci, l’una che lo classificava come capolavoro degli ultimi anni, e l’altra che invece lo considerava la solita ’commercialata’ priva di spessore, fosse la più veritiera.
Dato che sono una persona abbastanza scettica, ho iniziato la visione senza molte aspettative: i primi episodi, difatti, presentavano poche novità e si svolgevano in maniera abbastanza impostata e prevedibile. La prevedibilità, e quindi la sensazione che i vari sviluppi si susseguissero senza alcun elemento che potesse sorprendere lo spettatore, è una costante che ha accompagnato “Darling in the Franxx” per tutta la sua durata.
Tuttavia, nonostante certe banalità, la serie è stata capace di coinvolgermi grazie alla maniera, semplice e genuina, con cui sono state affrontate alcune tematiche: la sessualità e la scoperta dell’altro, il bisogno di essere utili a qualcuno e il desiderio di farsi notare dagli Adulti, la necessità di trovare risposte a domande che nessuno vuole ascoltare o l’incertezza che si prova nei confronti di un futuro che è stato deciso da qualcun altro per noi. Quindi, nonostante lo sviluppo della trama principale fosse abbastanza lineare, le varie sotto-trame presenti nella prima parte della serie sono state in grado di offrire una visione più che valida.
Un vero peccato, dunque, che l’anime si sia affossato completamente alle ultime battute con un finale confusionario e campato in aria: è vero, ho chiesto io qualcosa che andasse oltre il compitino da svolgere per bene, ma quel che ci è stato propinato è davvero improponibile. E a quanto pare alcuni sviluppi non possono essere considerati neanche originali, date le tante voci che parlano di plagio a anime quali “Gunbuster” o “Gurren Lagann”, che purtroppo non ho visto. L’unica serie a cui “Darling in the Franxx” è spesso associato e che io ho visionato è “Neon Genesis Evangelion”, e anche qui non posso negare di aver avuto di tanto in tanto allucinanti déjà vu. Per fortuna la conclusione non è completamente da buttare, dato che quello che succede dopo la “battaglia finale” continua ad affrontare in maniera gradevole le suddette tematiche da me apprezzate.
Per quanto riguarda i personaggi, all’inizio non c’è stato nessuno che mi avesse folgorato: anche la bellissima Zero Two, adorata da tutti fin dal principio, mi sembrava un personaggio già visto altrove. Con il passare del tempo, però, ho avuto modo di affezionarmi ai vari comprimari, Goro e Ichigo fra tutti. Questa coppia di Parasite, infatti, è stata una delle poche a dimostrare di avere carattere da vendere fino alla fine della serie. Quanto agli altri, invece, penso sia stato svolto un lavoro discreto, anche se avrei preferito un approfondimento più adeguato per alcuni di essi. Colui che invece non mi ha proprio convinto è il protagonista, che sembra aver perso tutto il fascino che possedeva da bambino. La sua relazione con Zero Two, inoltre, dall’essere un legame che colpisce il cuore dello spettatore con la sua occasionale dolcezza, si tramuta in qualcosa di nauseante per via dei continui baci e degli improbabili sviluppi che non fanno che ribadire “quanto l’amore sia forte e vinca su ogni cosa”.
Passando al comparto tecnico, non posso che esprimere il mio apprezzamento per l’inconfondibile character design realizzato da Masayoshi Tanaka, reso nell’anime attraverso disegni che mantengono una buona qualità per tutta la durata della serie. Ma ciò che stupisce di più sono le animazioni, capaci di regalarci scene meravigliose sia nei momenti slice of life che durante le varie battaglie. Quanto al mecha design, premetto di non essere ferrata sul genere: detto questo, trovo che i robot abbiano uno stile decisamente originale e particolare, sebbene qualcuno ne critichi spesso l’eccessiva “moeizzazione”.
Sul lato sonoro, le OST svolgono per bene il loro compito, anche se non ci ho trovato niente di davvero clamoroso, escluse due o tre tracce. Per quanto riguarda le sigle, invece, ho adorato l’opening “Kiss of Death” cantata da Mika Nakashima (già interprete di Nana Osaki e delle sue canzoni nel famoso live action) e la prima ending “Torigako” eseguita dal gruppo XX:me.
In conclusione, pur non aspettandomi niente da “Darling in the Franxx”, ho trovato una serie che ha saputo coinvolgermi e appassionarmi grazie alle sue tematiche e ai suoi personaggi. Peccato che la storia, tralasciando qualche flashback e sviluppo interessante, sia stata spesso prevedibile e si sia quasi del tutto rovinata con un finale un po’ confusionario e forzato. La vera punta di diamante è rappresentata dalle animazioni. Voto: 7.
<b>Attenzione: la seguente recensione contiene lievi spoiler</b>
"DARLING in the FRANXX" è un anime del 2018 di genere fantascienza, mecha e romantico.
Vediamo le vicende di alcuni ragazzi che devono combattere su dei grossi mecha contro delle strane creature, chiamate Stridiosauri (che ricordano vagamente gli Angeli di "Evangelion"). I robot che i ragazzi devono manovrare si chiamano Franxx e hanno bisogno di due persone per essere pilotati: un uomo e una donna, questo aspetto sarà molto importante in tutta la serie.
Quest'opera ha circa tre archi narrativi: nella prima parte abbiamo una fase conoscitiva del mondo e dei personaggi, poi ci sarà una seconda dove vedremo la crescita e la maturazione dei personaggi (con molto Slice of Life), e una parte finale dove cambierà completamente il mondo; molti proprio per questo paragonano quest'anime a "Gurren Lagann" (ma come una brutta copia).
L'opera tiene molto in considerazione l'aspetto del romanticismo, dato che tra i due protagonisti si creerà una fortissima storia d'amore, che è il pilastro dell'opera, che poi ovviamente si collega all'aspetto del sistema di pilotaggio dei Franxx.
Nell'anime vediamo trattati anche altri argomenti, come la trasformazione dell'uomo (altro aspetto che si collega ad "Evangelion") e del pianeta, il rapporto tra uomo e tecnologia e tra uomo e ambiente. Argomenti che però sarebbero potuti essere trattati in modo migliore, a mio avviso.
Il mondo di "Darling" è di tipo post-apocalittico, dove l'umanità vive in delle gigantesche città mobili e gli esseri umani sono molto cambiati rispetto ad oggi, avendo scoperto l’immortalità.
Per quanto riguarda l'aspetto tecnico, le animazioni sono il punto di forza dell'anime, e questo viene messo in risalto soprattutto quando si parla dei combattimenti, molto ben fatti e spettacolari.
Mentre, per quanto riguarda le musiche, sono molto belle sia l'opening che le ending: non ho usato il plurale per sbaglio, dato che a conclusione di diversi episodi sono state utilizzate ending diverse fra loro; mentre le OST sono belle ma non indimenticabili.
In conclusione, ritengo "DARLING in the FRANXX" una bella opera, con molti riferimenti e citazioni di altri anime come "Gurren Lagann", "Evangelion" e "Gunbuster", ma non certo un capolavoro, e penso che questo sia dovuto soprattutto alla svolta della trama verso la fine dell'anime, che è stata gestita in modo sbagliato, a mio avviso. Comunque è una serie che consiglio, soprattutto a chi vuole vedere un anime di fantascienza, con molta azione, con effetti speciali molto belli, con molta ironia, un pizzico di slice of life in alcuni episodi e anche un po’ di fanservice.
"DARLING in the FRANXX" è un anime del 2018 di genere fantascienza, mecha e romantico.
Vediamo le vicende di alcuni ragazzi che devono combattere su dei grossi mecha contro delle strane creature, chiamate Stridiosauri (che ricordano vagamente gli Angeli di "Evangelion"). I robot che i ragazzi devono manovrare si chiamano Franxx e hanno bisogno di due persone per essere pilotati: un uomo e una donna, questo aspetto sarà molto importante in tutta la serie.
Quest'opera ha circa tre archi narrativi: nella prima parte abbiamo una fase conoscitiva del mondo e dei personaggi, poi ci sarà una seconda dove vedremo la crescita e la maturazione dei personaggi (con molto Slice of Life), e una parte finale dove cambierà completamente il mondo; molti proprio per questo paragonano quest'anime a "Gurren Lagann" (ma come una brutta copia).
L'opera tiene molto in considerazione l'aspetto del romanticismo, dato che tra i due protagonisti si creerà una fortissima storia d'amore, che è il pilastro dell'opera, che poi ovviamente si collega all'aspetto del sistema di pilotaggio dei Franxx.
Nell'anime vediamo trattati anche altri argomenti, come la trasformazione dell'uomo (altro aspetto che si collega ad "Evangelion") e del pianeta, il rapporto tra uomo e tecnologia e tra uomo e ambiente. Argomenti che però sarebbero potuti essere trattati in modo migliore, a mio avviso.
Il mondo di "Darling" è di tipo post-apocalittico, dove l'umanità vive in delle gigantesche città mobili e gli esseri umani sono molto cambiati rispetto ad oggi, avendo scoperto l’immortalità.
Per quanto riguarda l'aspetto tecnico, le animazioni sono il punto di forza dell'anime, e questo viene messo in risalto soprattutto quando si parla dei combattimenti, molto ben fatti e spettacolari.
Mentre, per quanto riguarda le musiche, sono molto belle sia l'opening che le ending: non ho usato il plurale per sbaglio, dato che a conclusione di diversi episodi sono state utilizzate ending diverse fra loro; mentre le OST sono belle ma non indimenticabili.
In conclusione, ritengo "DARLING in the FRANXX" una bella opera, con molti riferimenti e citazioni di altri anime come "Gurren Lagann", "Evangelion" e "Gunbuster", ma non certo un capolavoro, e penso che questo sia dovuto soprattutto alla svolta della trama verso la fine dell'anime, che è stata gestita in modo sbagliato, a mio avviso. Comunque è una serie che consiglio, soprattutto a chi vuole vedere un anime di fantascienza, con molta azione, con effetti speciali molto belli, con molta ironia, un pizzico di slice of life in alcuni episodi e anche un po’ di fanservice.
"Darling in the FranXX", un anime molto discusso con opinioni molto divergenti a riguardo.
Io trovo che sia un anime complesso: bisogna sia capire i temi che questo anime vuole trattare, sia il punto di vista di chi vive le vicende, altrimenti sembrerà, come a molti, solo un mucchio di cose buttate dentro un anime dove vi sono semplicemente ragazzini che piangono.
Dai primi episodi mi è sembrato uno dei soliti anime con il gruppetto di ragazzi che va in giro a picchiare mostri, destinati poi a innamorarsi tra di loro per poi finire in scene ecchi in ogni episodio, ma mi sono dovuto ricredere totalmente.
Ragazzi che vivono in una società sterile, dove le emozioni non hanno un'importanza, dove non vi sono stimoli che possano spingerli al cambiamento, dove l'unico scopo è la sopravvivenza della propria razza e dove il loro sogno di pilotare dei FranXX in realtà è un sogno che gli è stato imposto, ma che loro vedono come "felicità", così si apre l'anime.
Il ruolo di Zero Two è quello di una persona "diversa" che provoca all'interno del gruppo reazioni differenti: c'è chi la vede come una speranza, chi come una minaccia per i propri compagni, chi come una minaccia solo per via delle corna (quindi solo l'aspetto fisico); cose che se ci si pensa, si riscontrano anche nella realtà... queste reazioni differenti provocate dall'arrivo di Zero Two portano il gruppo a cambiare, e questo cambiamento influisce su Zero Two stessa, che da un primo stato di isolamento arriverà a condividere con loro molte esperienze quotidiane.
Le emozioni iniziano ad avere un peso all'interno del gruppo: Zero Two era l'unica a sapere cosa fosse l'amore o il significato di un bacio; Hiro è stato il primo in cui si è notato il cambiamento psicologico da prima a dopo il loro incontro, mentre gli altri suoi compagni, spaventati dal cambiamento, cercano dapprima di difenderlo da Zero Two, ma finiranno lentamente tutti per cambiare a loro volta, accettando le sue scelte, per quanto queste rischiose siano.
La guerra tra razza umana e Stridiosauri sostanzialmente la vedo come un aspetto che lentamente passa in secondo piano e arriva semplicemente a fare da filo conduttore per dare spazio a ciò su cui quest'anime vuole davvero focalizzarsi, quindi chi ha iniziato a guardare l'anime sperando in fantastici scontri tra mecha, probabilmente sarà rimasto deluso.
Insomma, l'anime è molto incentrato sul tema del cambiamento/crescita, utilizzando personaggi inizialmente sterili, vuoti, per poi mostrare come, nonostante vivano in una società priva di stimoli ed emozioni, questi possano cambiare anche grazie a cose che noi diamo per scontato, infatti credo che sia per lo più un anime di tipo psicologico che altro.
Trovo che l'anime sia molto vario e piacevole, non mi ha annoiato in nessun episodio, ho veramente apprezzato come è stata dedicata l'attenzione alla crescita psicologica di ogni personaggio; l'unica cosa che un po' mi è dispiaciuta è stato il drastico cambiamento che ha preso negli ultimi episodi, nonostante possa comunque starci come svolta, è stato trattato un po' in modo sbrigativo, se a questo colpo di scena fosse stato dedicato qualche episodio in più, avrei sicuramente dato 10.
-Extra-
L'anime presenta molti riferimenti alla botanica: Plantation che sta appunto per piantagione, dove i FranXX sarebbero le "piante", infatti il nome di ogni FranXX appartiene ad una pianta del gruppo delle Angiosperme, ovvero che presentano sia un organo maschile (Stame) e uno femminile (Pistillo), che appunto sono rappresentati dai ragazzi.
Mi è capitato di leggere in più recensioni che questo anime potrebbe essere l'erede di "Evangelion", in altre invece di leggere che ha copiato "Evangelion" o altro... ma sinceramente credo che non abbiano nulla a che fare l'uno con l'altro, dato che trattano cose abbastanza diverse.
In conclusione: lo consiglio vivamente a chi cerca anime di tipo psicologico, sentimentale e drammatico.
Io trovo che sia un anime complesso: bisogna sia capire i temi che questo anime vuole trattare, sia il punto di vista di chi vive le vicende, altrimenti sembrerà, come a molti, solo un mucchio di cose buttate dentro un anime dove vi sono semplicemente ragazzini che piangono.
Dai primi episodi mi è sembrato uno dei soliti anime con il gruppetto di ragazzi che va in giro a picchiare mostri, destinati poi a innamorarsi tra di loro per poi finire in scene ecchi in ogni episodio, ma mi sono dovuto ricredere totalmente.
Ragazzi che vivono in una società sterile, dove le emozioni non hanno un'importanza, dove non vi sono stimoli che possano spingerli al cambiamento, dove l'unico scopo è la sopravvivenza della propria razza e dove il loro sogno di pilotare dei FranXX in realtà è un sogno che gli è stato imposto, ma che loro vedono come "felicità", così si apre l'anime.
Il ruolo di Zero Two è quello di una persona "diversa" che provoca all'interno del gruppo reazioni differenti: c'è chi la vede come una speranza, chi come una minaccia per i propri compagni, chi come una minaccia solo per via delle corna (quindi solo l'aspetto fisico); cose che se ci si pensa, si riscontrano anche nella realtà... queste reazioni differenti provocate dall'arrivo di Zero Two portano il gruppo a cambiare, e questo cambiamento influisce su Zero Two stessa, che da un primo stato di isolamento arriverà a condividere con loro molte esperienze quotidiane.
Le emozioni iniziano ad avere un peso all'interno del gruppo: Zero Two era l'unica a sapere cosa fosse l'amore o il significato di un bacio; Hiro è stato il primo in cui si è notato il cambiamento psicologico da prima a dopo il loro incontro, mentre gli altri suoi compagni, spaventati dal cambiamento, cercano dapprima di difenderlo da Zero Two, ma finiranno lentamente tutti per cambiare a loro volta, accettando le sue scelte, per quanto queste rischiose siano.
La guerra tra razza umana e Stridiosauri sostanzialmente la vedo come un aspetto che lentamente passa in secondo piano e arriva semplicemente a fare da filo conduttore per dare spazio a ciò su cui quest'anime vuole davvero focalizzarsi, quindi chi ha iniziato a guardare l'anime sperando in fantastici scontri tra mecha, probabilmente sarà rimasto deluso.
Insomma, l'anime è molto incentrato sul tema del cambiamento/crescita, utilizzando personaggi inizialmente sterili, vuoti, per poi mostrare come, nonostante vivano in una società priva di stimoli ed emozioni, questi possano cambiare anche grazie a cose che noi diamo per scontato, infatti credo che sia per lo più un anime di tipo psicologico che altro.
Trovo che l'anime sia molto vario e piacevole, non mi ha annoiato in nessun episodio, ho veramente apprezzato come è stata dedicata l'attenzione alla crescita psicologica di ogni personaggio; l'unica cosa che un po' mi è dispiaciuta è stato il drastico cambiamento che ha preso negli ultimi episodi, nonostante possa comunque starci come svolta, è stato trattato un po' in modo sbrigativo, se a questo colpo di scena fosse stato dedicato qualche episodio in più, avrei sicuramente dato 10.
-Extra-
L'anime presenta molti riferimenti alla botanica: Plantation che sta appunto per piantagione, dove i FranXX sarebbero le "piante", infatti il nome di ogni FranXX appartiene ad una pianta del gruppo delle Angiosperme, ovvero che presentano sia un organo maschile (Stame) e uno femminile (Pistillo), che appunto sono rappresentati dai ragazzi.
Mi è capitato di leggere in più recensioni che questo anime potrebbe essere l'erede di "Evangelion", in altre invece di leggere che ha copiato "Evangelion" o altro... ma sinceramente credo che non abbiano nulla a che fare l'uno con l'altro, dato che trattano cose abbastanza diverse.
In conclusione: lo consiglio vivamente a chi cerca anime di tipo psicologico, sentimentale e drammatico.
Questo anime personalmente è stato il primo che ho visto in contemporanea alle uscite episodiche settimanali (quindi senza opinioni, informazioni riguardo ad esso) e dopo averlo concluso, non rifarò mai più una scelta simile.
Ho iniziato a vedere l’anime esclusivamente per lo stile estetico (una delle poche cose positive) e dal fatto che dal contesto sembrasse interessante. Il problema è che quasi fin dall’inizio non mi suscitava niente, lo trovavo scialbo, non mi intratteneva più di tanto. Lo guardavo a forza, perché aveva del potenziale e mi aspettavo che più avanti sarebbe sbocciato, e invece mi sono sbagliato. Mi pento di aver sprecato il mio tempo per questa serie.
Il personaggio di Hiro l’ho trovato piatto, non ha un carattere che lo distingue, sembra un involucro vuoto ed è così per tutta la serie.
I combattimenti (lo so che non sono il fulcro della serie, ma anche serie come Eva sono strutturate meglio) sono di una noia totale, non hanno epicitá, anche nel combattimento finale (pieno di cliché. Es: la morte di un personaggio)
Poi ci sono i problemi da teen drama, che a mio parere sono troppo diluiti e poco emotivi. L’unica emozione che mi ha trasmesso questa serie è stata apatia e frustrazione.
Ho iniziato a vedere l’anime esclusivamente per lo stile estetico (una delle poche cose positive) e dal fatto che dal contesto sembrasse interessante. Il problema è che quasi fin dall’inizio non mi suscitava niente, lo trovavo scialbo, non mi intratteneva più di tanto. Lo guardavo a forza, perché aveva del potenziale e mi aspettavo che più avanti sarebbe sbocciato, e invece mi sono sbagliato. Mi pento di aver sprecato il mio tempo per questa serie.
Il personaggio di Hiro l’ho trovato piatto, non ha un carattere che lo distingue, sembra un involucro vuoto ed è così per tutta la serie.
I combattimenti (lo so che non sono il fulcro della serie, ma anche serie come Eva sono strutturate meglio) sono di una noia totale, non hanno epicitá, anche nel combattimento finale (pieno di cliché. Es: la morte di un personaggio)
Poi ci sono i problemi da teen drama, che a mio parere sono troppo diluiti e poco emotivi. L’unica emozione che mi ha trasmesso questa serie è stata apatia e frustrazione.
"DARLING in the FRANXX" è un anime di cui si è parlato molto fin dalle prime puntate. Senza entrare troppo nella trama è un anime di genere mecha-sentimentale. I protagonisti (un gruppo di ragazzini) hanno il compito di pilotare dei robot giganti e sconfiggere i “mostri” chiamati stridiosauri.
Ho trovato tre grandi parti nel corso delle 24 puntate: una prima parte dove la storia è introdotta ed è molto coinvolgente, una seconda parte dove sono approfonditi i rapporti umani tra i personaggi e la parte finale dove si ritorna ai combattimenti e dove vengono svelati i segreti della storia; quest’ultima è stata la più criticata e deludente, lasciando aperte molte questioni. Il mio interesse era principalmente per la parte sentimentale.
Già dalle prime puntate sono apparsi alcuni elementi che non ho amato particolarmente: l’aspetto “kawaii” dei robot e soprattutto, come già successo in altri anime, il fatto che questi robot siano più bio-mecha che veri e propri robot di metallo. Gli stridiosauri hanno ogni volta una forma diversa (nei casi peggiori forme improbabili come cubi giganteschi).
Dal punto di vista sentimentale in tutto l’arco, specialmente nella parte centrale, viene dato peso ai rapporti umani, alle interazioni sentimentali tra i ragazzi e le ragazze e a come questi sentimenti vengano scoperti e crescano durante la loro convivenza. Ho trovato questa parte soddisfacente ma non emozionante. Nonostante non abbiano avuto alcuna educazione o esempio al riguardo questi sentimenti vengono fuori comunque e questa è stata la parte per me più riuscita.
Il mio voto è dovuto al fatto che la parte sentimentale funziona, stessa cosa non si può dire del resto.
Ho trovato tre grandi parti nel corso delle 24 puntate: una prima parte dove la storia è introdotta ed è molto coinvolgente, una seconda parte dove sono approfonditi i rapporti umani tra i personaggi e la parte finale dove si ritorna ai combattimenti e dove vengono svelati i segreti della storia; quest’ultima è stata la più criticata e deludente, lasciando aperte molte questioni. Il mio interesse era principalmente per la parte sentimentale.
Già dalle prime puntate sono apparsi alcuni elementi che non ho amato particolarmente: l’aspetto “kawaii” dei robot e soprattutto, come già successo in altri anime, il fatto che questi robot siano più bio-mecha che veri e propri robot di metallo. Gli stridiosauri hanno ogni volta una forma diversa (nei casi peggiori forme improbabili come cubi giganteschi).
Dal punto di vista sentimentale in tutto l’arco, specialmente nella parte centrale, viene dato peso ai rapporti umani, alle interazioni sentimentali tra i ragazzi e le ragazze e a come questi sentimenti vengano scoperti e crescano durante la loro convivenza. Ho trovato questa parte soddisfacente ma non emozionante. Nonostante non abbiano avuto alcuna educazione o esempio al riguardo questi sentimenti vengono fuori comunque e questa è stata la parte per me più riuscita.
Il mio voto è dovuto al fatto che la parte sentimentale funziona, stessa cosa non si può dire del resto.
Attenzione: la recensione contiene spoiler
“DARLING in the FRANXX” può essere definito il classico esempio di “tanto fumo e niente arrosto”.
Se con “Kill la Kill” lo studio TRIGGER e i suoi collaboratori erano riusciti a soddisfarmi, per quanto l’opera non fosse eccellente, con quest’ultimo prodotto hanno mancato il bersaglio, e di parecchio. E mi dispiace, perché a giudicare dalle premesse si prospettava una serie magari non originalissima (vedi le somiglianze con "Evangelion") ma comunque interessante, invece sono rimasta parecchio delusa, queste ventiquattro puntate mi hanno lasciato davvero pochissimo, a parte l’impressione di aver visionato un’opera incompleta.
Ecco, “DARLING in the FRANXX” fa essenzialmente questo: butta nel calderone un sacco di roba, del materiale che a conti fatti potrebbe portare a uno sviluppo delle vicende assai intrigante, per poi sprecarlo in favore di elementi superflui (vedi gli inutili episodi slice of life) e spiegare il tutto in modo approssimativo, lasciando in sospeso parecchie questioni decisamente più interessanti delle ridicole e superficiali vicissitudini amorose dei vari protagonisti.
La trama tutto sommato parte anche bene, catapultandoci in un mondo distopico in cui la terra si è ormai ridotta quasi del tutto a un immenso deserto e l’umanità, rintanatasi a vivere in città rinforzate chiamate Plantation, è minacciata da delle forme di vita indefinite denominate Stridiosauri. L’unica arma su cui gli esseri umani possono contare sono i FranXX, dei particolari mecha che possono essere pilotati solo da una coppia composta da un maschio e da una femmina (Nine’s a parte, ma non facciamoci domande che qui la coerenza è relativa). Ed è proprio ai nostri protagonisti – i cosiddetti “Bambini” della Squadra 13, nati e cresciuti con tale scopo – che spetta il compito di guidare i FranXX e proteggere il genere umano.
Il protagonista è Hiro, un ragazzo un tempo considerato un genio ma ora incapace di pilotare i FranXX per ragioni sconosciute. Il suo destino sembra segnato, ma l’incontro con Zero Two, una strana ragazza con sangue di Stridiosauro, munita di corna e con la quale Hiro riesce per la prima volta a guidare un FranXX, gli cambia la vita, permettendogli finalmente di diventare qualcuno agli occhi degli “Adulti e del “Padre”, una misteriosa figura che veglia su tutto e tutti.
Sembra interessante, vero?
Il “Padre” e i suoi sottoposti poi puzzano già a chilometri di distanza, no?
Già, peccato che tutti questi elementi siano stati sacrificati in favore dei già citati episodi slice of life, che ho trovato alquanto superflui, e della barbosa quanto forzata storia romantica fra Hiro e Zero Two. Per non parlare poi del modo in cui sono stati presentati i VIRM, leggasi i veri antagonisti della storia, introdotti solo nei quattro episodi finali, quando in ben ventiquattro puntate il tempo per approfondirli e spiegare i loro obiettivi e le loro motivazioni in maniera più esaustiva c’era eccome. E fossero solo questi i problemi della trama! L’anime finisce lasciando senza risposta un sacco di domande.
Giusto per fare qualche esempio…
Qual è l’origine vera e propria degli Stridiosauri? Perché Hiro, ancor prima di conoscere Zero Two e bere il suo sangue, era considerato un soggetto di ricerca speciale? Perché pilotando insieme a Zero Two diventa anche lui un mezzo Stridiosauro? Non avrebbe dovuto diventarlo molto prima, avendo ingerito il sangue della ragazza da bambino? Cosa sono i globuli gialli e tutte le schifezze che vengono iniettate ai protagonisti? E perché guidare i FranXX porta all’invecchiamento precoce? Non lo sapremo mai.
Insomma, vengono introdotte un sacco di tematiche interessanti, molte delle quali anche abbastanza mature e con un grossissimo potenziale, che incuriosiscono lo spettatore e lo portano giustamente a porsi numerosi quesiti, per poi lasciarlo a bocca asciutta nell’ultima puntata. O almeno io ho avuto questa sensazione.
Un altro punto a sfavore è costituito sicuramente dal fanservice dilagante.
Se in “Kill la Kill” si trattava di una cosa voluta, essendo la serie stessa una presa in giro a molti stereotipi dell’animazione nipponica e al fanservice stesso, in “DARLING in the FRANXX” si va giù di prepotenza, piazzandolo dove non serve e in una maniera che personalmente ho trovato alquanto fastidiosa. E mi sa che avete già capito dove voglio andare a parare.
Insomma, in base a quale assurdo principio, mentre il maschio se ne sta bello spaparanzato sul sedile, le ragazze devono pilotare i FranXX posizionate a novanta gradi? Con i comandi che spuntano dalle natiche, tra l’altro! Senza contare poi i gemiti che emettono nell’istante in cui avviene il collegamento con il partner. È chiaro che si tratti di un’allusione al rapporto sessuale, peccato che nemmeno questo fattore sia stato approfondito, dato che non si capisce perché per pilotare un mecha sia necessario possedere ancora le funzioni riproduttive. No, sul serio, che c’entra?
Menzione d’onore anche per i robottoni con il seno poi, ci mancava solo che sparassero le zinne come Go Nagai insegna.
La vera nota dolente di questo anime, tuttavia, sono i personaggi.
Eccezion fatta per Goro e Zorome (il primo è l’unico a ragionare razionalmente e il secondo riesce a maturare un po’), li ho trovati quasi tutti estremamente piatti, noiosi e gestiti in maniera frettolosa, mentre le relazioni fra loro mi sono parse di una superficialità imbarazzante (*coff* Ikuno che si scopre improvvisamente lesbica e vuole limonarsi Ichigo *coff*), compresa quella fra Hiro e Zero Two.
Hiro è un protagonista scialbo, anonimo, che non merita di certo tutte le attenzioni che riceve dal resto del cast e viene definito speciale perché… perché sì, non c’è una spiegazione, lui è speciale e basta. La cosa bella poi è che molti dei suoi compagni lo reputano una nullità per via del suo essere apparentemente incapace di pilotare un FranXX ma, al tempo stesso, non fanno che ribadire quanto lui sia speciale. Anche a livello di caratterizzazione poi l’ho trovato davvero immeritevole del titolo di protagonista, a conti fatti è un’ameba capace solo di pensare a Zero Two, pur di stare accanto a lei (malgrado la sua pericolosità, visto che la signorina lo porta in più occasioni sull’orlo della morte) sarebbe capace di mandare a morire tutti gli altri suoi compagni. L’unico tratto che spicca in lui è proprio l’egoismo smisurato, ho seriamente goduto quando, in uno degli ultimi episodi, Goro gli ha fatto una ramanzina a riguardo.
Non si salva neanche Zero Two. Sebbene trovi il suo design molto accattivante, la reputo un personaggio estremamente mal scritto, è stata capace solo di irritarmi dal primo all’ultimo episodio con le sue continue crisi di bipolarismo e i suoi ripetuti cambi di personalità da una scena all’altra.
La storia romantica fra lei e Hiro poi, come ho già detto sopra, mi è parsa una forzatura gigantesca (seconda solo all’amore fra Kokoro e Mitsuru, ma di quello parlerò più avanti), sembrava che loro dovessero stare insieme solo perché destinati e stop, il tutto condito dalla leggenda cinese del Jian, l’uccello dotato di una sola ala incapace di volare senza un partner. Il che è pure interessante come punto di partenza, ma poi a lungo andare si rivela solo noioso, dato che il tutto viene ripetuto fino allo sfinimento. Anche il modo in cui i due si incontrano da bambini è forzatissimo. Seriamente, com’è possibile che due marmocchi siano riusciti a eludere senza problemi i sistemi di sicurezza della base in cui erano segregati? Tra l’altro Zero Two, che era un soggetto di ricerca molto prezioso e che quindi non poteva essere lasciato libero, perché veniva tenuta in una camera con tanto di finestra che dava verso l’esterno e, tra l’altro, neanche munita di grate o vetri infrangibili? Evidentemente i produttori della serie non sono stati capaci di trovare un modo più plausibile per farle incontrare Hiro, visto che lui riesce a farla scappare spaccando la finestra con un sasso. Molto credibile, eh.
Kokoro e Mitsuru, la seconda coppia più importante, riescono a essere ancora peggiori.
Stavano anche partendo benino, iniziando a conoscersi tramite una passione in comune, peccato però che il loro rapporto passi improvvisamente da zero a cento, con Mitsuru che da lastra di legno monoespressiva quale era inizialmente diventa fidanzatino dolce e premuroso, arrivando addirittura ad avere un amplesso con Kokoro quando fino a qualche settimana prima i due non sapevano neanche cosa fosse un semplice bacio. Seriamente, non basta solo un libricino sulla riproduzione per comprendere appieno il sesso e tutto ciò che ne deriva, si tratta di qualcosa di molto più complesso, soprattutto per dei ragazzini lasciati crescere volutamente nell’ignoranza da sotto questo punto di vista. Capisco che i produttori volessero raccontare anche di un gruppo di adolescenti ingenui che si ritrovano ad avere a che fare con la pubertà e la scoperta delle naturali pulsioni umane, ma così è decisamente tutto troppo sbrigativo.
E qual è la cosa peggiore? Kokoro rimane pure gravida! A quindici o sedici anni! Ma scherziamo? Nessun accenno al fatto che si tratta a tutti gli effetti di una ragazza madre? Niente di tutto questo, come se la nascita di un figlio, specie con dei genitori così giovani, fosse una bazzecola.
Inoltre, sulla questione gravidanza e bambini vorrei fare un appunto per quanto riguarda il finale della serie, dove vediamo quasi tutti i protagonisti figliare allegramente come conigli (Kokoro e Mitsuru ci prendono pure gusto, dato che non fanno in tempo a mettere al mondo la prima figlia che al termine dell’episodio 24 aspettano già il quarto pargolo). Io capisco che in Giappone il drastico calo delle nascite rappresenti un problema piuttosto grave e che si voglia cercare di diffondere dei messaggi a riguardo attraverso le opere d’intrattenimento come gli anime o i telefilm, ma non è certo mostrando un manipolo di persone che sfornano bambini a nastro che si sensibilizza sulla questione, anzi.
Sugli altri personaggi non penso ci sia molto da dire, sono tutti abbozzati e caratterizzati in modo superficiale (vedi i poveri Futoshi e Miku, che non hanno avuto diritto neanche a una side story personale), oppure messi lì a caso e senza uno scopo preciso, come la Principessa degli Stridiosauri, che ancora non ho capito a cosa serva, dato che ci viene presentata in pompa magna per poi venire bruciata nel giro di manco due episodi. Un velo pietoso va steso anche sul gruppetto dei Nine’s, che all’inizio sono solo dei tizi odiosi che poi diventano buoni a caso e si sacrificano ancora più a caso.
Ebbene, visto che per ora ho espresso solo delle critiche, questo anime ha dei lati positivi? Certamente!
A livello tecnico l’ho trovato impeccabile. Il chara design, seppur molto semplice e classico, è carino, i combattimenti sono piacevoli da guardare (anche se decisamente troppo incentrati su Hiro e Zero Two, avrei preferito vedere più in azione anche le altre coppie con i loro FranXX) e le animazioni molto fluide e ben realizzate. La parte migliore però sono senza dubbio le colonne sonore, tutte molto azzeccate, specialmente le ending, che ho particolarmente apprezzato, sia come musica sia come testi. Decisamente sprecate per un anime che, nel complesso, a livello qualitativo risulta un prodotto alquanto scadente.
Che dire, dunque? Il mio voto è un cinque e mezzo, se non fosse stato per l’eccellente comparto tecnico e per il potenziale che aveva quest’opera avrebbe ricevuto una valutazione molto più bassa da parte mia, sebbene non sia comunque riuscita a dargli la sufficienza. Per me è stato senza dubbio uno degli anime più frustranti di questo 2018.
“DARLING in the FRANXX” può essere definito il classico esempio di “tanto fumo e niente arrosto”.
Se con “Kill la Kill” lo studio TRIGGER e i suoi collaboratori erano riusciti a soddisfarmi, per quanto l’opera non fosse eccellente, con quest’ultimo prodotto hanno mancato il bersaglio, e di parecchio. E mi dispiace, perché a giudicare dalle premesse si prospettava una serie magari non originalissima (vedi le somiglianze con "Evangelion") ma comunque interessante, invece sono rimasta parecchio delusa, queste ventiquattro puntate mi hanno lasciato davvero pochissimo, a parte l’impressione di aver visionato un’opera incompleta.
Ecco, “DARLING in the FRANXX” fa essenzialmente questo: butta nel calderone un sacco di roba, del materiale che a conti fatti potrebbe portare a uno sviluppo delle vicende assai intrigante, per poi sprecarlo in favore di elementi superflui (vedi gli inutili episodi slice of life) e spiegare il tutto in modo approssimativo, lasciando in sospeso parecchie questioni decisamente più interessanti delle ridicole e superficiali vicissitudini amorose dei vari protagonisti.
La trama tutto sommato parte anche bene, catapultandoci in un mondo distopico in cui la terra si è ormai ridotta quasi del tutto a un immenso deserto e l’umanità, rintanatasi a vivere in città rinforzate chiamate Plantation, è minacciata da delle forme di vita indefinite denominate Stridiosauri. L’unica arma su cui gli esseri umani possono contare sono i FranXX, dei particolari mecha che possono essere pilotati solo da una coppia composta da un maschio e da una femmina (Nine’s a parte, ma non facciamoci domande che qui la coerenza è relativa). Ed è proprio ai nostri protagonisti – i cosiddetti “Bambini” della Squadra 13, nati e cresciuti con tale scopo – che spetta il compito di guidare i FranXX e proteggere il genere umano.
Il protagonista è Hiro, un ragazzo un tempo considerato un genio ma ora incapace di pilotare i FranXX per ragioni sconosciute. Il suo destino sembra segnato, ma l’incontro con Zero Two, una strana ragazza con sangue di Stridiosauro, munita di corna e con la quale Hiro riesce per la prima volta a guidare un FranXX, gli cambia la vita, permettendogli finalmente di diventare qualcuno agli occhi degli “Adulti e del “Padre”, una misteriosa figura che veglia su tutto e tutti.
Sembra interessante, vero?
Il “Padre” e i suoi sottoposti poi puzzano già a chilometri di distanza, no?
Già, peccato che tutti questi elementi siano stati sacrificati in favore dei già citati episodi slice of life, che ho trovato alquanto superflui, e della barbosa quanto forzata storia romantica fra Hiro e Zero Two. Per non parlare poi del modo in cui sono stati presentati i VIRM, leggasi i veri antagonisti della storia, introdotti solo nei quattro episodi finali, quando in ben ventiquattro puntate il tempo per approfondirli e spiegare i loro obiettivi e le loro motivazioni in maniera più esaustiva c’era eccome. E fossero solo questi i problemi della trama! L’anime finisce lasciando senza risposta un sacco di domande.
Giusto per fare qualche esempio…
Qual è l’origine vera e propria degli Stridiosauri? Perché Hiro, ancor prima di conoscere Zero Two e bere il suo sangue, era considerato un soggetto di ricerca speciale? Perché pilotando insieme a Zero Two diventa anche lui un mezzo Stridiosauro? Non avrebbe dovuto diventarlo molto prima, avendo ingerito il sangue della ragazza da bambino? Cosa sono i globuli gialli e tutte le schifezze che vengono iniettate ai protagonisti? E perché guidare i FranXX porta all’invecchiamento precoce? Non lo sapremo mai.
Insomma, vengono introdotte un sacco di tematiche interessanti, molte delle quali anche abbastanza mature e con un grossissimo potenziale, che incuriosiscono lo spettatore e lo portano giustamente a porsi numerosi quesiti, per poi lasciarlo a bocca asciutta nell’ultima puntata. O almeno io ho avuto questa sensazione.
Un altro punto a sfavore è costituito sicuramente dal fanservice dilagante.
Se in “Kill la Kill” si trattava di una cosa voluta, essendo la serie stessa una presa in giro a molti stereotipi dell’animazione nipponica e al fanservice stesso, in “DARLING in the FRANXX” si va giù di prepotenza, piazzandolo dove non serve e in una maniera che personalmente ho trovato alquanto fastidiosa. E mi sa che avete già capito dove voglio andare a parare.
Insomma, in base a quale assurdo principio, mentre il maschio se ne sta bello spaparanzato sul sedile, le ragazze devono pilotare i FranXX posizionate a novanta gradi? Con i comandi che spuntano dalle natiche, tra l’altro! Senza contare poi i gemiti che emettono nell’istante in cui avviene il collegamento con il partner. È chiaro che si tratti di un’allusione al rapporto sessuale, peccato che nemmeno questo fattore sia stato approfondito, dato che non si capisce perché per pilotare un mecha sia necessario possedere ancora le funzioni riproduttive. No, sul serio, che c’entra?
Menzione d’onore anche per i robottoni con il seno poi, ci mancava solo che sparassero le zinne come Go Nagai insegna.
La vera nota dolente di questo anime, tuttavia, sono i personaggi.
Eccezion fatta per Goro e Zorome (il primo è l’unico a ragionare razionalmente e il secondo riesce a maturare un po’), li ho trovati quasi tutti estremamente piatti, noiosi e gestiti in maniera frettolosa, mentre le relazioni fra loro mi sono parse di una superficialità imbarazzante (*coff* Ikuno che si scopre improvvisamente lesbica e vuole limonarsi Ichigo *coff*), compresa quella fra Hiro e Zero Two.
Hiro è un protagonista scialbo, anonimo, che non merita di certo tutte le attenzioni che riceve dal resto del cast e viene definito speciale perché… perché sì, non c’è una spiegazione, lui è speciale e basta. La cosa bella poi è che molti dei suoi compagni lo reputano una nullità per via del suo essere apparentemente incapace di pilotare un FranXX ma, al tempo stesso, non fanno che ribadire quanto lui sia speciale. Anche a livello di caratterizzazione poi l’ho trovato davvero immeritevole del titolo di protagonista, a conti fatti è un’ameba capace solo di pensare a Zero Two, pur di stare accanto a lei (malgrado la sua pericolosità, visto che la signorina lo porta in più occasioni sull’orlo della morte) sarebbe capace di mandare a morire tutti gli altri suoi compagni. L’unico tratto che spicca in lui è proprio l’egoismo smisurato, ho seriamente goduto quando, in uno degli ultimi episodi, Goro gli ha fatto una ramanzina a riguardo.
Non si salva neanche Zero Two. Sebbene trovi il suo design molto accattivante, la reputo un personaggio estremamente mal scritto, è stata capace solo di irritarmi dal primo all’ultimo episodio con le sue continue crisi di bipolarismo e i suoi ripetuti cambi di personalità da una scena all’altra.
La storia romantica fra lei e Hiro poi, come ho già detto sopra, mi è parsa una forzatura gigantesca (seconda solo all’amore fra Kokoro e Mitsuru, ma di quello parlerò più avanti), sembrava che loro dovessero stare insieme solo perché destinati e stop, il tutto condito dalla leggenda cinese del Jian, l’uccello dotato di una sola ala incapace di volare senza un partner. Il che è pure interessante come punto di partenza, ma poi a lungo andare si rivela solo noioso, dato che il tutto viene ripetuto fino allo sfinimento. Anche il modo in cui i due si incontrano da bambini è forzatissimo. Seriamente, com’è possibile che due marmocchi siano riusciti a eludere senza problemi i sistemi di sicurezza della base in cui erano segregati? Tra l’altro Zero Two, che era un soggetto di ricerca molto prezioso e che quindi non poteva essere lasciato libero, perché veniva tenuta in una camera con tanto di finestra che dava verso l’esterno e, tra l’altro, neanche munita di grate o vetri infrangibili? Evidentemente i produttori della serie non sono stati capaci di trovare un modo più plausibile per farle incontrare Hiro, visto che lui riesce a farla scappare spaccando la finestra con un sasso. Molto credibile, eh.
Kokoro e Mitsuru, la seconda coppia più importante, riescono a essere ancora peggiori.
Stavano anche partendo benino, iniziando a conoscersi tramite una passione in comune, peccato però che il loro rapporto passi improvvisamente da zero a cento, con Mitsuru che da lastra di legno monoespressiva quale era inizialmente diventa fidanzatino dolce e premuroso, arrivando addirittura ad avere un amplesso con Kokoro quando fino a qualche settimana prima i due non sapevano neanche cosa fosse un semplice bacio. Seriamente, non basta solo un libricino sulla riproduzione per comprendere appieno il sesso e tutto ciò che ne deriva, si tratta di qualcosa di molto più complesso, soprattutto per dei ragazzini lasciati crescere volutamente nell’ignoranza da sotto questo punto di vista. Capisco che i produttori volessero raccontare anche di un gruppo di adolescenti ingenui che si ritrovano ad avere a che fare con la pubertà e la scoperta delle naturali pulsioni umane, ma così è decisamente tutto troppo sbrigativo.
E qual è la cosa peggiore? Kokoro rimane pure gravida! A quindici o sedici anni! Ma scherziamo? Nessun accenno al fatto che si tratta a tutti gli effetti di una ragazza madre? Niente di tutto questo, come se la nascita di un figlio, specie con dei genitori così giovani, fosse una bazzecola.
Inoltre, sulla questione gravidanza e bambini vorrei fare un appunto per quanto riguarda il finale della serie, dove vediamo quasi tutti i protagonisti figliare allegramente come conigli (Kokoro e Mitsuru ci prendono pure gusto, dato che non fanno in tempo a mettere al mondo la prima figlia che al termine dell’episodio 24 aspettano già il quarto pargolo). Io capisco che in Giappone il drastico calo delle nascite rappresenti un problema piuttosto grave e che si voglia cercare di diffondere dei messaggi a riguardo attraverso le opere d’intrattenimento come gli anime o i telefilm, ma non è certo mostrando un manipolo di persone che sfornano bambini a nastro che si sensibilizza sulla questione, anzi.
Sugli altri personaggi non penso ci sia molto da dire, sono tutti abbozzati e caratterizzati in modo superficiale (vedi i poveri Futoshi e Miku, che non hanno avuto diritto neanche a una side story personale), oppure messi lì a caso e senza uno scopo preciso, come la Principessa degli Stridiosauri, che ancora non ho capito a cosa serva, dato che ci viene presentata in pompa magna per poi venire bruciata nel giro di manco due episodi. Un velo pietoso va steso anche sul gruppetto dei Nine’s, che all’inizio sono solo dei tizi odiosi che poi diventano buoni a caso e si sacrificano ancora più a caso.
Ebbene, visto che per ora ho espresso solo delle critiche, questo anime ha dei lati positivi? Certamente!
A livello tecnico l’ho trovato impeccabile. Il chara design, seppur molto semplice e classico, è carino, i combattimenti sono piacevoli da guardare (anche se decisamente troppo incentrati su Hiro e Zero Two, avrei preferito vedere più in azione anche le altre coppie con i loro FranXX) e le animazioni molto fluide e ben realizzate. La parte migliore però sono senza dubbio le colonne sonore, tutte molto azzeccate, specialmente le ending, che ho particolarmente apprezzato, sia come musica sia come testi. Decisamente sprecate per un anime che, nel complesso, a livello qualitativo risulta un prodotto alquanto scadente.
Che dire, dunque? Il mio voto è un cinque e mezzo, se non fosse stato per l’eccellente comparto tecnico e per il potenziale che aveva quest’opera avrebbe ricevuto una valutazione molto più bassa da parte mia, sebbene non sia comunque riuscita a dargli la sufficienza. Per me è stato senza dubbio uno degli anime più frustranti di questo 2018.
Ho iniziato, come mia abitudine, la visione di questo anime con un leggero ritardo rispetto all'uscita dei suoi tanti episodi. In questo caso, però, devo dire di essermi un po' pentito della scelta in quanto, per non imbattermi negli evitabili spoilers, non ho potuto partecipare al grandissimo dibattito che questa serie è riuscita a generare fra i suoi followers; e non nego che a me piace molto partecipare a questo tipo di discussioni.
Dopo averne finito la visione, però, devo dire che una buona parte di quel rimpianto è andato scemando: "Darling in the Franxx", infatti, aveva senz'altro dimostrato di essere un'opera capace di mantenere vivo l'interesse dello spettatore dall'inizio fino alla fine, ma per il resto si era rivelata una grandissima delusione. Deludente è stata l'evoluzione della storia principale, deludente è stata l'evoluzione delle dinamiche tra le varie coppie, deludente è stata l'evoluzione dei singoli personaggi.
Alla fine questo "Darling in the Franxx" può essere riassunto con il classico "tanto rumore per nulla" con tanto di attacchi provenienti da tutte le parti a causa dei presunti "plagi" ad altre famose opere del passato come "Evangelion" e "Sfondamento dei cieli Gurren Lagann". Personalmente non posso esprimermi su "Gurren Lagann" perché non l'ho visto; quanto ad "Evangelion" direi che ci sono sì tantissime somiglianze ma, ad onor del vero, tutte trascurabilissime.
"Darling in the Franxx" comincia piuttosto bene, introducendo una comunità di ragazzini il cui compito è quello di pilotare dei robot per difendere il mondo degli "adulti" dalla minaccia degli Stridiosauri. I robot, però, vanno guidati in coppia, ossia simultaneamente da un uomo e da una donna; questa necessità consentirà all'anime di proporre una comunità mista, i cui membri allacceranno fra loro una serie di relazioni che finiranno per attirare l'interesse dello spettatore: sentimenti come amore, gelosia, dolore, rabbia saranno al centro della vita dei membri di questa comunità e, obiettivamente, renderanno i personaggi decisamente accattivanti. E poi c'è lei, Zero-two, una bellissima pilota con sangue di stridiosauro nelle vene: un personaggio tormentato e ribelle attorno alla quale aleggiano molte ombre misteriose.
Il cast, insomma, è di tutto rispetto. Peccato, però, che dopo aver definito alcune problematiche fondamentali, per tantissimo tempo si ha la sensazione che la sceneggiatura dell'anime non sappia dove vuole andare a parare; quando poi finalmente fa la sua mossa, questa (oltre ad essere accusata, come detto, di plagio) risulta francamente disastrosa, rendendo pesantissima la visione degli ultimi episodi della serie.
In definitiva, devo dire che da questo "Darling in the Franxx" mi aspettavo molto di più, specie se penso al gran parlare che se n'è fatto durante la sua trasmissione. E' un anime, invece, a cui accorderò sicuramente la sufficienza, forse anche mezzo voto in più per la bellezza della grafica e della colonna sonora, ma che sicuramente non resterà a lungo nella mia memoria.
Dopo averne finito la visione, però, devo dire che una buona parte di quel rimpianto è andato scemando: "Darling in the Franxx", infatti, aveva senz'altro dimostrato di essere un'opera capace di mantenere vivo l'interesse dello spettatore dall'inizio fino alla fine, ma per il resto si era rivelata una grandissima delusione. Deludente è stata l'evoluzione della storia principale, deludente è stata l'evoluzione delle dinamiche tra le varie coppie, deludente è stata l'evoluzione dei singoli personaggi.
Alla fine questo "Darling in the Franxx" può essere riassunto con il classico "tanto rumore per nulla" con tanto di attacchi provenienti da tutte le parti a causa dei presunti "plagi" ad altre famose opere del passato come "Evangelion" e "Sfondamento dei cieli Gurren Lagann". Personalmente non posso esprimermi su "Gurren Lagann" perché non l'ho visto; quanto ad "Evangelion" direi che ci sono sì tantissime somiglianze ma, ad onor del vero, tutte trascurabilissime.
"Darling in the Franxx" comincia piuttosto bene, introducendo una comunità di ragazzini il cui compito è quello di pilotare dei robot per difendere il mondo degli "adulti" dalla minaccia degli Stridiosauri. I robot, però, vanno guidati in coppia, ossia simultaneamente da un uomo e da una donna; questa necessità consentirà all'anime di proporre una comunità mista, i cui membri allacceranno fra loro una serie di relazioni che finiranno per attirare l'interesse dello spettatore: sentimenti come amore, gelosia, dolore, rabbia saranno al centro della vita dei membri di questa comunità e, obiettivamente, renderanno i personaggi decisamente accattivanti. E poi c'è lei, Zero-two, una bellissima pilota con sangue di stridiosauro nelle vene: un personaggio tormentato e ribelle attorno alla quale aleggiano molte ombre misteriose.
Il cast, insomma, è di tutto rispetto. Peccato, però, che dopo aver definito alcune problematiche fondamentali, per tantissimo tempo si ha la sensazione che la sceneggiatura dell'anime non sappia dove vuole andare a parare; quando poi finalmente fa la sua mossa, questa (oltre ad essere accusata, come detto, di plagio) risulta francamente disastrosa, rendendo pesantissima la visione degli ultimi episodi della serie.
In definitiva, devo dire che da questo "Darling in the Franxx" mi aspettavo molto di più, specie se penso al gran parlare che se n'è fatto durante la sua trasmissione. E' un anime, invece, a cui accorderò sicuramente la sufficienza, forse anche mezzo voto in più per la bellezza della grafica e della colonna sonora, ma che sicuramente non resterà a lungo nella mia memoria.
Attenzione: la recensione contiene pesanti spoiler
“Il Jian, l’uccello che condivide le ali. Una specie dotata di una sola ala. Se il maschio e la femmina non si appoggiano l’un l’atro non sono in grado di volare. Sono creature incomplete. Tuttavia, per qualche ragione quel modo di vivere mi è sembrato stupendo. L’ho trovato bellissimo.”
Così inizia quello che si può dire sia stato l’anime più discusso degli ultimi mesi.
"Darling in the Franxx" è un anime coprodotto da Trigger e A-1 Pictures.
La storia è ambientata in un lontano futuro, in cui la Terra è ormai devastata e l’umanità si è stabilita nella città fortificata mobile Plantation. I piloti “prodotti” dentro Plantation vivono a Mistilteinn, anche conosciuta come "gabbia per uccelli". Bambini e ragazzini vivono lì dentro ignari dell’esistenza di un mondo esterno e della libertà e dell’ampiezza dei cieli. La loro vita ha il solo scopo di portare a termine le missioni assegnate, ossia combattere contro gli stridiosauri, pilotando i robot Franxx.
La storia ruota attorno a due personaggi principali, Hiro, un ragazzo che un tempo era ritenuto un prodigio, ma che adesso non riesce a pilotare un Franxx, finchè un giorno non incontra una strana ragazza, Zero Two, con la quale il ragazzo riuscirà per la prima volta a pilotarne uno.
Parto da una premessa, nonostante io sia partito con aspettative bassissime, questo è un anime che si è sempre lasciato guardare, dall’inizio alla fine, con i suoi pregi e i suoi difetti, tocca temi interessanti e un po’ più adulti di quello che mi aspettavo, non mi ha mai annoiato.
Al contrario di come mi è capitato di leggere, secondo me i personaggi non sono sviluppati così male, anzi. Il world building nasce prima tra Hiro e Zero Two e poi si espande agli altri.
Vediamo prima come i protagonisti interagiscono tra loro due e poi come interagiscono con gli altri “bambini” e infine con gli “adulti”. In questo modo si nota una crescita graduale dei personaggi, grazie alla quale anche i personaggi secondari sviluppano un carattere proprio.
Una pecca in questo campo però va al fatto che un personaggio davvero particolare e interessante come Zero Two dopo l’episodio 16 diventi più piatto, passando da un carattere unico a quello di una semplice ragazza vivace.
Il comparto grafico è più che ottimo, le animazioni sono fluide e i combattimenti sono abbastanza chiari e il design dei personaggi è tra i miei preferiti.
Anche quello sonoro non delude, belle le OST e le ending mi sono piaciute parecchio.
La storia nei primi episodi scorre bene con episodi che però non sempre portano avanti la trama, come ad esempio l’episodio al mare o quello in cui c’è un litigio tra ragazzi e ragazze, dove i “bambini” interagiscono tra di loro, litigano, si amano ecc., tanto che ad un certo punto sono arrivato ad un paragone: "Darling in the Franxx" è come il Grande Fratello, ma con dei ragazzini che guidano robot da guerra. Un paragone che, attenzione, in questo caso non è una critica, in quanto in questi episodi si sviluppa il loro carattere, ma non è neanche un complimento visto che ad un certo punto il teen drama scoccia.
Ho trovato carina anche la storia del principe e del mostro e anche il passato dei due protagonisti.
Passano però quasi 20 episodi, ne mancano pochi alla fine e mi chiedo: ma qual è il punto della serie? Qual è l’oggetto? Attorno a cosa ruota la storia? Che cosa vuole raccontare il regista?
Nulla, dopo quasi 20 episodi non sappiamo completamente nulla, è vero che fino ad ora è sempre stato gradevole, ma qual è il senso di quest’anime che ha dimostrato di avere un potenziale veramente alto? La storia ti fa credere per un po’ che il punto della serie possa essere un eventuale ribellione dei “bambini”, però forse era troppo scontato.
Da qui in poi però difficilmente si poteva fare peggio, a pochi episodi dalla fine accade un plot twist evitabilissimo o, se proprio necessario, era una cosa che andava sviluppata diversi episodi prima e non tutto di fretta negli ultimi episodi dopo che nei 20 precedenti non è accaduto praticamente nulla ai fini della trama.
Quelli che tutti credevano fosse il “papà” e il resto della compagnia di tizi inquietanti, sono in realtà i VIRM, i veri nemici di questa serie, degli esseri provenienti da un pianeta lontano il cui scopo è impadronirsi del pianeta a discapito degli umani e degli stridiosauri.
Peggio di così non si poteva fare, penserete. E invece no, Kokoro rimane incinta.
Ho cambiato canale, sono passato dal Grande Fratello a 16 anni e incinta su MTV.
Ma era proprio necessaria questa cosa? Era così indispensabile? Ma chi l’ha pensata questa cosa? Ma soprattutto, ricordiamoci che questi ragazzi fino a qualche settimana prima non avevano la minima idea di cosa fosse anche solo un bacio, adesso hanno anche rapporti sessuali…
Il regista di quest’opera ha lavorato per "Gurren Lagann" e, nel bene e nel male, questo è chiaramente visibile, soprattutto nella seconda parte, quando l’Arc Strelizia attraversa il gate per andare a sconfiggere gli Anti-Sp… volevo dire i VIRM.
Nonostante io abbia apprezzato "Gurren Lagann", non ho apprezzato invece più di tanto questo citazionismo.
Durante quest’arco finale vengono comunque date delle spiegazioni agli innumerevoli misteri della serie, anche se tuttavia qualche buco rimane.
Ah, poi una piccolezza che credo di aver notato solo io è che, tra il primo episodio e la battaglia finale contro i VIRM passano circa 3 anni, ma l’aspetto dei personaggi è uguale…
Una chicca però davvero interessante è che non avevo mai visto un anime in cui alla fine muoiono entrambi i protagonisti, questa cosa non me la sarei mai aspettata.
Ma quindi alla fine a cosa ruotava attorno la serie? Che disdetta…
Un potenziale altissimo, utilizzato per raccontare la storia d’amore tra Hiro e Zero Two…
Miglior personaggio: Goro, è l’unico che ragiona sempre dall’inizio alla fine e il discorso che fa al protagonista nell’episodio 21 è oro.
Si poteva fare meglio? Sicuramente.
Ma da qui a definirlo un pessimo prodotto, secondo me ce n’è di strada da fare.
“Il Jian, l’uccello che condivide le ali. Una specie dotata di una sola ala. Se il maschio e la femmina non si appoggiano l’un l’atro non sono in grado di volare. Sono creature incomplete. Tuttavia, per qualche ragione quel modo di vivere mi è sembrato stupendo. L’ho trovato bellissimo.”
Così inizia quello che si può dire sia stato l’anime più discusso degli ultimi mesi.
"Darling in the Franxx" è un anime coprodotto da Trigger e A-1 Pictures.
La storia è ambientata in un lontano futuro, in cui la Terra è ormai devastata e l’umanità si è stabilita nella città fortificata mobile Plantation. I piloti “prodotti” dentro Plantation vivono a Mistilteinn, anche conosciuta come "gabbia per uccelli". Bambini e ragazzini vivono lì dentro ignari dell’esistenza di un mondo esterno e della libertà e dell’ampiezza dei cieli. La loro vita ha il solo scopo di portare a termine le missioni assegnate, ossia combattere contro gli stridiosauri, pilotando i robot Franxx.
La storia ruota attorno a due personaggi principali, Hiro, un ragazzo che un tempo era ritenuto un prodigio, ma che adesso non riesce a pilotare un Franxx, finchè un giorno non incontra una strana ragazza, Zero Two, con la quale il ragazzo riuscirà per la prima volta a pilotarne uno.
Parto da una premessa, nonostante io sia partito con aspettative bassissime, questo è un anime che si è sempre lasciato guardare, dall’inizio alla fine, con i suoi pregi e i suoi difetti, tocca temi interessanti e un po’ più adulti di quello che mi aspettavo, non mi ha mai annoiato.
Al contrario di come mi è capitato di leggere, secondo me i personaggi non sono sviluppati così male, anzi. Il world building nasce prima tra Hiro e Zero Two e poi si espande agli altri.
Vediamo prima come i protagonisti interagiscono tra loro due e poi come interagiscono con gli altri “bambini” e infine con gli “adulti”. In questo modo si nota una crescita graduale dei personaggi, grazie alla quale anche i personaggi secondari sviluppano un carattere proprio.
Una pecca in questo campo però va al fatto che un personaggio davvero particolare e interessante come Zero Two dopo l’episodio 16 diventi più piatto, passando da un carattere unico a quello di una semplice ragazza vivace.
Il comparto grafico è più che ottimo, le animazioni sono fluide e i combattimenti sono abbastanza chiari e il design dei personaggi è tra i miei preferiti.
Anche quello sonoro non delude, belle le OST e le ending mi sono piaciute parecchio.
La storia nei primi episodi scorre bene con episodi che però non sempre portano avanti la trama, come ad esempio l’episodio al mare o quello in cui c’è un litigio tra ragazzi e ragazze, dove i “bambini” interagiscono tra di loro, litigano, si amano ecc., tanto che ad un certo punto sono arrivato ad un paragone: "Darling in the Franxx" è come il Grande Fratello, ma con dei ragazzini che guidano robot da guerra. Un paragone che, attenzione, in questo caso non è una critica, in quanto in questi episodi si sviluppa il loro carattere, ma non è neanche un complimento visto che ad un certo punto il teen drama scoccia.
Ho trovato carina anche la storia del principe e del mostro e anche il passato dei due protagonisti.
Passano però quasi 20 episodi, ne mancano pochi alla fine e mi chiedo: ma qual è il punto della serie? Qual è l’oggetto? Attorno a cosa ruota la storia? Che cosa vuole raccontare il regista?
Nulla, dopo quasi 20 episodi non sappiamo completamente nulla, è vero che fino ad ora è sempre stato gradevole, ma qual è il senso di quest’anime che ha dimostrato di avere un potenziale veramente alto? La storia ti fa credere per un po’ che il punto della serie possa essere un eventuale ribellione dei “bambini”, però forse era troppo scontato.
Da qui in poi però difficilmente si poteva fare peggio, a pochi episodi dalla fine accade un plot twist evitabilissimo o, se proprio necessario, era una cosa che andava sviluppata diversi episodi prima e non tutto di fretta negli ultimi episodi dopo che nei 20 precedenti non è accaduto praticamente nulla ai fini della trama.
Quelli che tutti credevano fosse il “papà” e il resto della compagnia di tizi inquietanti, sono in realtà i VIRM, i veri nemici di questa serie, degli esseri provenienti da un pianeta lontano il cui scopo è impadronirsi del pianeta a discapito degli umani e degli stridiosauri.
Peggio di così non si poteva fare, penserete. E invece no, Kokoro rimane incinta.
Ho cambiato canale, sono passato dal Grande Fratello a 16 anni e incinta su MTV.
Ma era proprio necessaria questa cosa? Era così indispensabile? Ma chi l’ha pensata questa cosa? Ma soprattutto, ricordiamoci che questi ragazzi fino a qualche settimana prima non avevano la minima idea di cosa fosse anche solo un bacio, adesso hanno anche rapporti sessuali…
Il regista di quest’opera ha lavorato per "Gurren Lagann" e, nel bene e nel male, questo è chiaramente visibile, soprattutto nella seconda parte, quando l’Arc Strelizia attraversa il gate per andare a sconfiggere gli Anti-Sp… volevo dire i VIRM.
Nonostante io abbia apprezzato "Gurren Lagann", non ho apprezzato invece più di tanto questo citazionismo.
Durante quest’arco finale vengono comunque date delle spiegazioni agli innumerevoli misteri della serie, anche se tuttavia qualche buco rimane.
Ah, poi una piccolezza che credo di aver notato solo io è che, tra il primo episodio e la battaglia finale contro i VIRM passano circa 3 anni, ma l’aspetto dei personaggi è uguale…
Una chicca però davvero interessante è che non avevo mai visto un anime in cui alla fine muoiono entrambi i protagonisti, questa cosa non me la sarei mai aspettata.
Ma quindi alla fine a cosa ruotava attorno la serie? Che disdetta…
Un potenziale altissimo, utilizzato per raccontare la storia d’amore tra Hiro e Zero Two…
Miglior personaggio: Goro, è l’unico che ragiona sempre dall’inizio alla fine e il discorso che fa al protagonista nell’episodio 21 è oro.
Si poteva fare meglio? Sicuramente.
Ma da qui a definirlo un pessimo prodotto, secondo me ce n’è di strada da fare.
Mi approccio a "Darling in the Franxx" spinto da un amico che mi consiglia questo "nuovo anime di genere mecha" sapendo benissimo del mio amore per i robottoni futuristici. Mi accingo a guardare qualche immagine online e le animazioni sembrano molto curate, i nomi dietro il progetto non sono certo dei primi arrivati e la bella protagonista promette bene. E dopo aver visto con fatica 24 episodi di questo anime posso dire di esserne rimasto soddisfatto? Meh....
Tutto quello che scriverò d'ora in poi è uno SPOILER , quindi siete avvisati.
Partiamo subito analizzando cosa non va in questo anime (non mi dilungherò spiegandovi la trama visto che potete trovarla ovunque). IL PLAGIO. Sì miei cari, parliamo di plagio, non me ne vogliano i fan di questo anime che continuano imperterriti a difenderlo parlando di citazioni e omaggi. Riprendere un' inquadratura è citazione, imitare un taglio di capelli è citazione, ricordare una melodia è citazione, fare una battuta è citazione, ma quando queste diventano decine e decine e decine e iniziano anche a riguardare aspetti di trama importanti allora cadiamo in basso. Molto in basso. Ovviamente mi sto riferendo al totale copia e incolla fatto nella prima metà con "Evangelion" e di "Gurren Lagann" nella seconda. Per chi non si ricordasse di cosa stiamo parlando o per chi non avesse visto queste due opere (e se siete tra questi smettete di leggere e andate a vederveli tipo adesso) ci penso io a rinfrescarvi la memoria o a darvi i giusti spunti di riflessione. Robottoni che si pilotano in sincronia tra due piloti - Shinji e Kaworu in Eva 3.33?; kaiju enormi che hanno come punto debole un nucleo energetico - angeli di Eva?; robot che vanno in berserk, e ok va bene che una macchina possa andare fuori controllo, ma è davvero necessario che deve aprire la bocca proprio come fanno gli eva?; la natura stessa dei robottoni che si scopre essere la stessa di quei mostri che combattono - ancora angeli e eva?
E possiamo continuare a ruota libera e siccome sono un masochista continuo. Il tasso di sincronia preso da eva? Ragazzini che pilotano robot? (ok questa è facile, tutti i robottoni o quasi sono pilotati da ragazzini ma tant'è); espedienti ripresi paro paro come i "Sound only" e la grafica di comunicazione tra i robot?; le tute da piloti copia-incollate?; il progetto per unire tutte le entità fisiche in una enorme entità spirituale -progetto per il perfezionamento dell'uomo?; i cattivoni senza volto con parti meccaniche - gli uomini della Seele?; scoprire che i veri nemici arrivano dallo spazio - anti-spiral di Gurren Lagann?; Robot gigagigagigagigantesco che va nello spazio pilotato dal robottino - "Tengen Toppa Gurren Lagann"?; Il robot che prende le sembianze della pilota? Aka lilith - di nuovo "Gurren Lagann"; la scena finale in cui il robottone viene distrutto e quindi si procede al combattimento/sacrificio finale con il robottino?. Ok mi fermo. Potrei continuare parlando delle inquadrature, delle idee, di tanto altro ma sarebbe solo un inutile accanimento. La smetto e riprendo fiato. Riprendo fiato per dire che ok che siete tutti ex dipendenti Gainax, ok che siete molto influenzati dalle precedenti produzioni, ok che volete prendere quello che ha fatto funzionare Eva e Gurren
Lagann tanto da portarli a capolavori del genere, ma PERDIANA fatelo come si deve. Non è possibile che ogni idea scopiazzata inizia e finisce nel giro di due puntate! Non puoi assolutamente permetterti questa mole di minestrine riscaldate, buttarcele in faccia e dopo due puntate far finta che non sia successo nulla. Prendiamo l'esempio del berserk: lo si vede in una sola scena, la buttano lì e fine, come se non fosse successo nulla. Gli alieni dallo spazio? Dopo l'episodio 19 ti sbattono in faccia "tiè ti è piaciuto "Gurren Lagann" e ora fatti piacere anche questo... ah vuoi pure che te lo spieghiamo in maniera intelligente? Sorry nope". I robottoni che state usando sono fatti con i mostri che combattete. Questo ha delle ripercussioni sulla psicologia dei personaggi, magari a livello etico? Nope, dimentichiamocene dopo una puntata. Tutto questo è estremamente triste perchè denota chiaramente come gli scrittori abbiano deciso a tavolino di prendere tutto quello che ha funzionato in passato e rimetterlo senza una soluzione realmente coerente in questo "Darling in the Franxx", che pur avendo dei lati positivi collassa su questa ombra continua del già visto, già sentito che non può che irritare chiunque è già avvezzo del genere.
Ma passiamo oltre. Parliamo del fanservice. Ora non so voi, ma io forse sono troppo strano e continuo a chiedermi come sia possibile farsi venire certe idee del piffero, come creare una cabina di pilotaggio che mette in quella posizione i piloti. Sì avete capito a cosa mi sto riferendo. Il maschietto sopra che tiene le redini, e la fanciulla sotto a 90 gradi che ha il compito di soffrire e farsi carico di tutto il peso "dell'azione". A questo punto direi io perchè non andare oltre, osare, e chiamare l'anime "Pe*#ra in the Franxx". Ancora meglio sarebbe stato incredibile poter cambiare la posizione dei piloti e "switcharla" con altre figure famose del Kamasutra. Poi giustamente scene su scene di mezzo nudo, equivoche, inutili, messe lì per far felici i giovinotti con gli ormoni fuori controllo. Ma ehi, ormai gli anime così funzionano, se non ti piace la porta è da quella parte. Ma almeno fa piacere vedere che tutto questo volerci sbattere il sesso in faccia abbia infine, nelle ultime puntate, un reale motivo di esistere e che in qualche modo si giustifica per il messaggio ultimo dell'anime.
Mecha Design. Robottoni con occhioni anime kawaii desu desu moe moe? Sì! Ma mannaggia tutto il collegio episcopale perchè? Perchè? Dannazione perchè? Ne ho visti anime e manga sui robot, ma raramente ho trovato qualcosa di così brutto, e forse l'unico robot che si salva è quello della protagonista perchè fa meno faccette kawai. Per tutti voi che avete apprezzato questo design... accetto i vostri gusti ma sappiate che avete maledettamente torto. E intanto vado a preordinare il model kit di Strelizia per dargli fuoco in un rituale vudù.
Bene ora che ho finito di sfogarmi passiamo a quello che c'è di buono in questo anime.
Le tematiche: pur essendo l'atmosfera generale la solita post apocalittica e bla bla bla, non avevo mai visto mettere una tale enfasi nella tematica della gravidanza, del matrimonio, della scoperta dell'amore (perchè nell'anime si parla proprio di scoprire questo sentimento totalmente negato dalla nascita ai ragazzi). I giovinotti infatti sono costretti in una società che reprime gli individui in classi sociali dove le vite sono già programmate (istituto Marduk coff coff) e dalle quali non possono fuggire, azzerando i loro sentimento e trattandoli come macchine volte alla sola produzione di un servizio. Chiaramente il tutto vuole essere una grande metafora della società giapponese dove gli individui sono letteralmente soffocati nel lavoro e dove non solo la natalità, ma anche l'interesse verso il nucleo familiare sta scemando vertiginosamente. "Darling in the Franxx" propone una ribellione verso chi ci ha ingabbiati in questa situazione e una riscoperta del sentimento, della vita e anche delle cose più semplici che in fondo sono quelle più importanti. L'anime vuole anche ricordare il rispetto versa la terra, tanto rovinata e stuprata dall'incessante estrazione del materiale magmatico dal nucleo del pianeta che ha portato, inesorabilmente, alla morte dello stesso. Anche qui il riferimento al Giappone è lampante, soprattutto ricordando gli eventi del 2011 a Fukushima e dei danni che i giapponesi ancora oggi devono pagare.
Il comparto grafico è sicuramente di prim'ordine, convincente, belle animazioni e su questo lo Studio Trigger possiamo dirlo non delude. Meno il comparto sonoro che personalmente ho trovato poco convincente, un ordinario contorno di cui ricordo poco e nulla. Il chara design è molto funzionale e ben congegnato: tutti i personaggi hanno una personalità ben delineata e sono tutti riconoscibili perchè molto diversi. La rosa copre tutte le esigenze. Abbiamo la bella tsundere, la "capetta" dal cuore morbido, il ragazzotto cicciottello piagnucolone, la ragazza omosessuale, i due ragazzini tutti pepe, il serioso misterioso, la maggiorata (cavolo la maggiorata non può mancare) e il protagonista anonimo che se non fosse per Zero Two sarebbe stato meno considerato di quella pietra lá in fondo disegnata male e colorata peggio.
E poi appunto Zero-Two. Lei vince tutto. Non fraintendetemi, le avrei piantato una coltellata sulla schiena ogni volta che urla "darling!", ma è chiaramente lei il motore di tutto l'anime. Bravo Sherlock direte voi. Capelli lunghi color impossibile, fisico da urlo, tsundere ma che si scioglie, animo bestiale che pilota una macchina di distruzione di massa e con canini improbabili. E non sto parlando di Asuka. Sicuramente poi quelle due corna contribuiscono a darle ancora più carattere per motivi che ignoro. Peccato solo che il suo personaggio diventi piatto come una sottiletta dopo la prima metà dell'anime, per intenderci quando decide di accasarsi e smettere di fare la psicotica e scoprire che quel tipetto, proprio quel tipetto è quello che lei aveva incontrato quando era piccola. Thò che fortunella (e si lo so che il loro incontro non è casuale miei cari sapientoni). Poi ho detto che è bella? Si è bella, e tanto basta per scatenare il fandom e vendere settordicimila statuette in posizioni equivoche e poco fraintendibili.
Conclusioni: che dire. L'anime aveva qualcosa da dire se non fosse che hanno deciso di inserirci con la forza troppa roba che non gli apparteneva. Io personalmente avrei preferito che si focalizzasse sulla sua freschezza, sui temi nuovi che aveva da offrire, ma sicuramente chi ha creato "Darling in the Franxx" sapeva cosa stava facendo e probabilmente aveva previsto l'immensa risonanza che giustamente o no, questo anime sta ricevendo. Quindi volendo tirare le fila di tutto un grande discorso (forse più una lamentela mavabbeh), se non avete visto "Evangelion" e "Gurren Lagann" e quindi siete delle persone orribili guardatevi pure "Darling in the Franxx" tranquilli tranquilli e sicuramente lo apprezzerete. Ma se invece avete voglia di alzare l'asticella della qualità e vedere qualcosa di più impegnativo ("Eva") o qualcosa di più travolgente ("Gurren Lagann") allora evitate "Darling in the Franxx" in questo primo momento, solo per poi approcciarvi a questo più tardi per darvi la possibilità di farvi venire l'orticaria come è successo al sottoscritto.
Tutto quello che scriverò d'ora in poi è uno SPOILER , quindi siete avvisati.
Partiamo subito analizzando cosa non va in questo anime (non mi dilungherò spiegandovi la trama visto che potete trovarla ovunque). IL PLAGIO. Sì miei cari, parliamo di plagio, non me ne vogliano i fan di questo anime che continuano imperterriti a difenderlo parlando di citazioni e omaggi. Riprendere un' inquadratura è citazione, imitare un taglio di capelli è citazione, ricordare una melodia è citazione, fare una battuta è citazione, ma quando queste diventano decine e decine e decine e iniziano anche a riguardare aspetti di trama importanti allora cadiamo in basso. Molto in basso. Ovviamente mi sto riferendo al totale copia e incolla fatto nella prima metà con "Evangelion" e di "Gurren Lagann" nella seconda. Per chi non si ricordasse di cosa stiamo parlando o per chi non avesse visto queste due opere (e se siete tra questi smettete di leggere e andate a vederveli tipo adesso) ci penso io a rinfrescarvi la memoria o a darvi i giusti spunti di riflessione. Robottoni che si pilotano in sincronia tra due piloti - Shinji e Kaworu in Eva 3.33?; kaiju enormi che hanno come punto debole un nucleo energetico - angeli di Eva?; robot che vanno in berserk, e ok va bene che una macchina possa andare fuori controllo, ma è davvero necessario che deve aprire la bocca proprio come fanno gli eva?; la natura stessa dei robottoni che si scopre essere la stessa di quei mostri che combattono - ancora angeli e eva?
E possiamo continuare a ruota libera e siccome sono un masochista continuo. Il tasso di sincronia preso da eva? Ragazzini che pilotano robot? (ok questa è facile, tutti i robottoni o quasi sono pilotati da ragazzini ma tant'è); espedienti ripresi paro paro come i "Sound only" e la grafica di comunicazione tra i robot?; le tute da piloti copia-incollate?; il progetto per unire tutte le entità fisiche in una enorme entità spirituale -progetto per il perfezionamento dell'uomo?; i cattivoni senza volto con parti meccaniche - gli uomini della Seele?; scoprire che i veri nemici arrivano dallo spazio - anti-spiral di Gurren Lagann?; Robot gigagigagigagigantesco che va nello spazio pilotato dal robottino - "Tengen Toppa Gurren Lagann"?; Il robot che prende le sembianze della pilota? Aka lilith - di nuovo "Gurren Lagann"; la scena finale in cui il robottone viene distrutto e quindi si procede al combattimento/sacrificio finale con il robottino?. Ok mi fermo. Potrei continuare parlando delle inquadrature, delle idee, di tanto altro ma sarebbe solo un inutile accanimento. La smetto e riprendo fiato. Riprendo fiato per dire che ok che siete tutti ex dipendenti Gainax, ok che siete molto influenzati dalle precedenti produzioni, ok che volete prendere quello che ha fatto funzionare Eva e Gurren
Lagann tanto da portarli a capolavori del genere, ma PERDIANA fatelo come si deve. Non è possibile che ogni idea scopiazzata inizia e finisce nel giro di due puntate! Non puoi assolutamente permetterti questa mole di minestrine riscaldate, buttarcele in faccia e dopo due puntate far finta che non sia successo nulla. Prendiamo l'esempio del berserk: lo si vede in una sola scena, la buttano lì e fine, come se non fosse successo nulla. Gli alieni dallo spazio? Dopo l'episodio 19 ti sbattono in faccia "tiè ti è piaciuto "Gurren Lagann" e ora fatti piacere anche questo... ah vuoi pure che te lo spieghiamo in maniera intelligente? Sorry nope". I robottoni che state usando sono fatti con i mostri che combattete. Questo ha delle ripercussioni sulla psicologia dei personaggi, magari a livello etico? Nope, dimentichiamocene dopo una puntata. Tutto questo è estremamente triste perchè denota chiaramente come gli scrittori abbiano deciso a tavolino di prendere tutto quello che ha funzionato in passato e rimetterlo senza una soluzione realmente coerente in questo "Darling in the Franxx", che pur avendo dei lati positivi collassa su questa ombra continua del già visto, già sentito che non può che irritare chiunque è già avvezzo del genere.
Ma passiamo oltre. Parliamo del fanservice. Ora non so voi, ma io forse sono troppo strano e continuo a chiedermi come sia possibile farsi venire certe idee del piffero, come creare una cabina di pilotaggio che mette in quella posizione i piloti. Sì avete capito a cosa mi sto riferendo. Il maschietto sopra che tiene le redini, e la fanciulla sotto a 90 gradi che ha il compito di soffrire e farsi carico di tutto il peso "dell'azione". A questo punto direi io perchè non andare oltre, osare, e chiamare l'anime "Pe*#ra in the Franxx". Ancora meglio sarebbe stato incredibile poter cambiare la posizione dei piloti e "switcharla" con altre figure famose del Kamasutra. Poi giustamente scene su scene di mezzo nudo, equivoche, inutili, messe lì per far felici i giovinotti con gli ormoni fuori controllo. Ma ehi, ormai gli anime così funzionano, se non ti piace la porta è da quella parte. Ma almeno fa piacere vedere che tutto questo volerci sbattere il sesso in faccia abbia infine, nelle ultime puntate, un reale motivo di esistere e che in qualche modo si giustifica per il messaggio ultimo dell'anime.
Mecha Design. Robottoni con occhioni anime kawaii desu desu moe moe? Sì! Ma mannaggia tutto il collegio episcopale perchè? Perchè? Dannazione perchè? Ne ho visti anime e manga sui robot, ma raramente ho trovato qualcosa di così brutto, e forse l'unico robot che si salva è quello della protagonista perchè fa meno faccette kawai. Per tutti voi che avete apprezzato questo design... accetto i vostri gusti ma sappiate che avete maledettamente torto. E intanto vado a preordinare il model kit di Strelizia per dargli fuoco in un rituale vudù.
Bene ora che ho finito di sfogarmi passiamo a quello che c'è di buono in questo anime.
Le tematiche: pur essendo l'atmosfera generale la solita post apocalittica e bla bla bla, non avevo mai visto mettere una tale enfasi nella tematica della gravidanza, del matrimonio, della scoperta dell'amore (perchè nell'anime si parla proprio di scoprire questo sentimento totalmente negato dalla nascita ai ragazzi). I giovinotti infatti sono costretti in una società che reprime gli individui in classi sociali dove le vite sono già programmate (istituto Marduk coff coff) e dalle quali non possono fuggire, azzerando i loro sentimento e trattandoli come macchine volte alla sola produzione di un servizio. Chiaramente il tutto vuole essere una grande metafora della società giapponese dove gli individui sono letteralmente soffocati nel lavoro e dove non solo la natalità, ma anche l'interesse verso il nucleo familiare sta scemando vertiginosamente. "Darling in the Franxx" propone una ribellione verso chi ci ha ingabbiati in questa situazione e una riscoperta del sentimento, della vita e anche delle cose più semplici che in fondo sono quelle più importanti. L'anime vuole anche ricordare il rispetto versa la terra, tanto rovinata e stuprata dall'incessante estrazione del materiale magmatico dal nucleo del pianeta che ha portato, inesorabilmente, alla morte dello stesso. Anche qui il riferimento al Giappone è lampante, soprattutto ricordando gli eventi del 2011 a Fukushima e dei danni che i giapponesi ancora oggi devono pagare.
Il comparto grafico è sicuramente di prim'ordine, convincente, belle animazioni e su questo lo Studio Trigger possiamo dirlo non delude. Meno il comparto sonoro che personalmente ho trovato poco convincente, un ordinario contorno di cui ricordo poco e nulla. Il chara design è molto funzionale e ben congegnato: tutti i personaggi hanno una personalità ben delineata e sono tutti riconoscibili perchè molto diversi. La rosa copre tutte le esigenze. Abbiamo la bella tsundere, la "capetta" dal cuore morbido, il ragazzotto cicciottello piagnucolone, la ragazza omosessuale, i due ragazzini tutti pepe, il serioso misterioso, la maggiorata (cavolo la maggiorata non può mancare) e il protagonista anonimo che se non fosse per Zero Two sarebbe stato meno considerato di quella pietra lá in fondo disegnata male e colorata peggio.
E poi appunto Zero-Two. Lei vince tutto. Non fraintendetemi, le avrei piantato una coltellata sulla schiena ogni volta che urla "darling!", ma è chiaramente lei il motore di tutto l'anime. Bravo Sherlock direte voi. Capelli lunghi color impossibile, fisico da urlo, tsundere ma che si scioglie, animo bestiale che pilota una macchina di distruzione di massa e con canini improbabili. E non sto parlando di Asuka. Sicuramente poi quelle due corna contribuiscono a darle ancora più carattere per motivi che ignoro. Peccato solo che il suo personaggio diventi piatto come una sottiletta dopo la prima metà dell'anime, per intenderci quando decide di accasarsi e smettere di fare la psicotica e scoprire che quel tipetto, proprio quel tipetto è quello che lei aveva incontrato quando era piccola. Thò che fortunella (e si lo so che il loro incontro non è casuale miei cari sapientoni). Poi ho detto che è bella? Si è bella, e tanto basta per scatenare il fandom e vendere settordicimila statuette in posizioni equivoche e poco fraintendibili.
Conclusioni: che dire. L'anime aveva qualcosa da dire se non fosse che hanno deciso di inserirci con la forza troppa roba che non gli apparteneva. Io personalmente avrei preferito che si focalizzasse sulla sua freschezza, sui temi nuovi che aveva da offrire, ma sicuramente chi ha creato "Darling in the Franxx" sapeva cosa stava facendo e probabilmente aveva previsto l'immensa risonanza che giustamente o no, questo anime sta ricevendo. Quindi volendo tirare le fila di tutto un grande discorso (forse più una lamentela mavabbeh), se non avete visto "Evangelion" e "Gurren Lagann" e quindi siete delle persone orribili guardatevi pure "Darling in the Franxx" tranquilli tranquilli e sicuramente lo apprezzerete. Ma se invece avete voglia di alzare l'asticella della qualità e vedere qualcosa di più impegnativo ("Eva") o qualcosa di più travolgente ("Gurren Lagann") allora evitate "Darling in the Franxx" in questo primo momento, solo per poi approcciarvi a questo più tardi per darvi la possibilità di farvi venire l'orticaria come è successo al sottoscritto.
"Darling in the Franxx"! Serie delle stagioni inverno/primavera 2018, che a detta di molti si potrebbe confermare come migliore serie dell'anno, è arrivata finalmente alla sua conclusione.
È il momento di tirare le somme.
Da dove si potrebbe iniziare? Bhe, sicuramente dal fatto che è una serie con delle belle premesse ma che, piano piano, scade nel banale. Dalle prime puntate si capisce che potrebbe avere davvero molto potenziale, ma a mano a mano che si va avanti ci si accorge che hanno voluto rimanere con i piedi per terra e puntare sul sicuro, con elementi chiaramente ripresi (se non copiati) da altre serie che hanno fatto la storia dell'animazione giapponese, su tutte "Neon Genesis Evangelion" e "Gurren Lagann", piuttosto che osare e spingersi verso qualcosa di nuovo. Il risultato sono episodi noiosi e lenti che trasmettono poco e niente. Anche il finale, che di solito dovrebbe lasciare lo spettatore con una serie di emozioni e sentimenti (che siano positivi o negativi non importa, vuole comunque dire che qualcosa dentro ha suscitato) ben precisi, lascia completamente indifferente: piatto, senza senso e a tratti deludente.
A livello di personaggi, l'unica che si salva è Zero Two che incuriosisce lo spettatore dall'inizio alla fine; per quanto riguarda gli altri basta prendere un qualsiasi personaggio di una serie dello stesso genere ed ecco che abbiamo i nostri "protagonisti": a lungo andare, la cosa annoia pure.
Ho dato alla serie 5, e di non bocciarlo totalmente, principalmente per le buone premesse, per le potenzialità che aveva lasciato intravedere all'inizio e per il personaggio di Zero Two; senza questi elementi, "Darling in the Franxx" si sarebbe meritato un voto veramente negativo.
È il momento di tirare le somme.
Da dove si potrebbe iniziare? Bhe, sicuramente dal fatto che è una serie con delle belle premesse ma che, piano piano, scade nel banale. Dalle prime puntate si capisce che potrebbe avere davvero molto potenziale, ma a mano a mano che si va avanti ci si accorge che hanno voluto rimanere con i piedi per terra e puntare sul sicuro, con elementi chiaramente ripresi (se non copiati) da altre serie che hanno fatto la storia dell'animazione giapponese, su tutte "Neon Genesis Evangelion" e "Gurren Lagann", piuttosto che osare e spingersi verso qualcosa di nuovo. Il risultato sono episodi noiosi e lenti che trasmettono poco e niente. Anche il finale, che di solito dovrebbe lasciare lo spettatore con una serie di emozioni e sentimenti (che siano positivi o negativi non importa, vuole comunque dire che qualcosa dentro ha suscitato) ben precisi, lascia completamente indifferente: piatto, senza senso e a tratti deludente.
A livello di personaggi, l'unica che si salva è Zero Two che incuriosisce lo spettatore dall'inizio alla fine; per quanto riguarda gli altri basta prendere un qualsiasi personaggio di una serie dello stesso genere ed ecco che abbiamo i nostri "protagonisti": a lungo andare, la cosa annoia pure.
Ho dato alla serie 5, e di non bocciarlo totalmente, principalmente per le buone premesse, per le potenzialità che aveva lasciato intravedere all'inizio e per il personaggio di Zero Two; senza questi elementi, "Darling in the Franxx" si sarebbe meritato un voto veramente negativo.
Senza dilungarmi troppo, penso sia uno di quegli anime che hanno buonissime aspettative, buona trama, buone potenzialità, buona soundtrack, ma mantengono questi buoni presupposti fino ad un certo punto della serie, per poi pian piano peggiorare e cercare di migliorare il tutto col finale della serie.
"Darling in the Franxx" ne è l'esempio lampante, anche se è una cosa che ho notato ultimamente in molti anime più o meno recenti. Devo dire che la serie mi è piaciuta veramente molto fino all'episodio 15, e fino a quel punto l'avevo reputato uno dei miei anime preferiti, ma dopo quell'episodio è cominciato a diventare lento, noioso, veramente fin troppo concentrato sulle faccende amorose e di vita quotidiana. Hanno perso tanto tempo prezioso per questi episodi inutili, per poi finire con un episodio finale fatto "bene", ma visti i tempi hanno tagliato troppe questioni importanti, secondo me. Non saprei che voto dare, perchè per 3/4 l'ho amato, ma per 1/4 troppo noioso e inutile, davvero un peccato.
"Darling in the Franxx" ne è l'esempio lampante, anche se è una cosa che ho notato ultimamente in molti anime più o meno recenti. Devo dire che la serie mi è piaciuta veramente molto fino all'episodio 15, e fino a quel punto l'avevo reputato uno dei miei anime preferiti, ma dopo quell'episodio è cominciato a diventare lento, noioso, veramente fin troppo concentrato sulle faccende amorose e di vita quotidiana. Hanno perso tanto tempo prezioso per questi episodi inutili, per poi finire con un episodio finale fatto "bene", ma visti i tempi hanno tagliato troppe questioni importanti, secondo me. Non saprei che voto dare, perchè per 3/4 l'ho amato, ma per 1/4 troppo noioso e inutile, davvero un peccato.
Mai mi sarei aspettato di vedere partorire una serie del genere da parte dello studio Trigger. Un miscuglio di generi che alla fine lascia inorridito da quanto materiale sia stato copiato per la creazione di questo anime, tanto più è e sarà l'etichetta da otaku che si porterà dietro con gli anni a venire. Un anime che punta solo a piacere al pubblico in tutte le salse possibili senza prendersi un momento di pausa e riflettere su quello che sta facendo. La voglia del successo commerciale è spropositata, talmente ampia da introdurre elementi importanti e delicati, solo perché ormai va di moda, mancandone totalmente di rispetto, ma soprattutto, le vicende e i risvolti sono interamente randomiche.
Insomma, "Darling in The Franxx" è chiaramente un tripudio di cose senza né capo né coda.
Le scelte narrative sono a dir poco confuse: inizialmente parte come una serie apocalittica con gli umani che devono fronteggiare gli stridiosauri, poi si sposta sullo slice of life e le relazione tra i personaggi, infine sfocia in una guerra intergalattica senza un minimo di ritegno.
Decidono tra l'altro di tenere segreto come mai l'umanità si ritrova in questa condizione fino quasi alla fine, come se a guardare "Darling in The Franxx" ci fosse un bambino ignorante che non abbia mai visto un anime simile. Abbiamo l'APE, un'organizzazione che governa e gestisce le sorti dell'umanità (SEELE sei tu?) e controlla i nostri protagonisti come marionette, tra l'altro gli unici a poter pilotare i Franxx (Eva?), mecha dalle sembianze ecchi.
Quindi, già possiamo intuire che l'originalità non ha nulla a che fare con la serie, per cui, per “differenziarsi dalla massa” si mette per più della metà della serie a incentrarsi sui nostri beniamini. Un'irritazione così alta verso la squadra 13 è encomiabile. Va bene che sono dei bambini e che scoprire cose nuove può essere scioccante, ma sembravano un gruppo di trogloditi che litigavano per delle sciocchezze, giuro che non ho mai visto l'amore e l'amicizia così finta e forzata, e questi dovevano proteggere la terra. Le situazioni che si creavano all'interno erano di un disagio puro, passavano dall'odiarsi all'amarsi in un nanosecondo. L'unico che abbia avuto una certa maturità è Goro, il resto sono solo etichette per far appassionare il pubblico a cui interessa le varie tipologie dei personaggi. Per l'appunto, Hiro è un mix tra Eren e Shinji mentre Zero Two era partita benissimo, dove all'inizio aveva charme e creava interesse per la serie, ma perfino lei sprofonda e segue i suoi compagni di avventura nell'oblio.
E non finisce qui. Oltre a fallire sui personaggi, anche la storia ne risente. Ha scopiazzato ovunque da anime simili modificando quel tanto che basta per diversificarlo. Cerca di creare un'atmosfera misteriosa come quella de "l'Attacco Dei Giganti" di cui non aveva assolutamente bisogno e il finale alla "Gurren Lagann" è un affronto indiscutibile. Ormai è diventato un appuntamento fisso un finale così spoglio e lavativo, giusto per poter mettere una parole fine a questa assurdità. Se poi le chiamiamo citazioni, o non le abbiamo mai viste, oppure volete mettervi le mani sugli occhi per non vedere quanto si sono “ispirati”.
Andando per esclusione di colpi, salvo solo la visual dell'opening dalla seconda parte, il resto è un'offesa all'animazione.
Per capirci, chi ha già visto "Evangelion", "Gurren Lagann", "l'Attacco dei Giganti", addirittura "Pacific Rim" (tralasciando le posizioni sui mecha), e per ultimo, il plagio per eccellenza "Kotetsujo no Kabaneri", guarderà "Darling in The Franxx" con occhi certamente diversi da un novizio del genere, fossi in voi recupererei quest'ultimi. Se lo avessi saputo prima non lo avrei manco inserito nella lista personale per quanto possa essere indecente.
Insomma, "Darling in The Franxx" è chiaramente un tripudio di cose senza né capo né coda.
Le scelte narrative sono a dir poco confuse: inizialmente parte come una serie apocalittica con gli umani che devono fronteggiare gli stridiosauri, poi si sposta sullo slice of life e le relazione tra i personaggi, infine sfocia in una guerra intergalattica senza un minimo di ritegno.
Decidono tra l'altro di tenere segreto come mai l'umanità si ritrova in questa condizione fino quasi alla fine, come se a guardare "Darling in The Franxx" ci fosse un bambino ignorante che non abbia mai visto un anime simile. Abbiamo l'APE, un'organizzazione che governa e gestisce le sorti dell'umanità (SEELE sei tu?) e controlla i nostri protagonisti come marionette, tra l'altro gli unici a poter pilotare i Franxx (Eva?), mecha dalle sembianze ecchi.
Quindi, già possiamo intuire che l'originalità non ha nulla a che fare con la serie, per cui, per “differenziarsi dalla massa” si mette per più della metà della serie a incentrarsi sui nostri beniamini. Un'irritazione così alta verso la squadra 13 è encomiabile. Va bene che sono dei bambini e che scoprire cose nuove può essere scioccante, ma sembravano un gruppo di trogloditi che litigavano per delle sciocchezze, giuro che non ho mai visto l'amore e l'amicizia così finta e forzata, e questi dovevano proteggere la terra. Le situazioni che si creavano all'interno erano di un disagio puro, passavano dall'odiarsi all'amarsi in un nanosecondo. L'unico che abbia avuto una certa maturità è Goro, il resto sono solo etichette per far appassionare il pubblico a cui interessa le varie tipologie dei personaggi. Per l'appunto, Hiro è un mix tra Eren e Shinji mentre Zero Two era partita benissimo, dove all'inizio aveva charme e creava interesse per la serie, ma perfino lei sprofonda e segue i suoi compagni di avventura nell'oblio.
E non finisce qui. Oltre a fallire sui personaggi, anche la storia ne risente. Ha scopiazzato ovunque da anime simili modificando quel tanto che basta per diversificarlo. Cerca di creare un'atmosfera misteriosa come quella de "l'Attacco Dei Giganti" di cui non aveva assolutamente bisogno e il finale alla "Gurren Lagann" è un affronto indiscutibile. Ormai è diventato un appuntamento fisso un finale così spoglio e lavativo, giusto per poter mettere una parole fine a questa assurdità. Se poi le chiamiamo citazioni, o non le abbiamo mai viste, oppure volete mettervi le mani sugli occhi per non vedere quanto si sono “ispirati”.
Andando per esclusione di colpi, salvo solo la visual dell'opening dalla seconda parte, il resto è un'offesa all'animazione.
Per capirci, chi ha già visto "Evangelion", "Gurren Lagann", "l'Attacco dei Giganti", addirittura "Pacific Rim" (tralasciando le posizioni sui mecha), e per ultimo, il plagio per eccellenza "Kotetsujo no Kabaneri", guarderà "Darling in The Franxx" con occhi certamente diversi da un novizio del genere, fossi in voi recupererei quest'ultimi. Se lo avessi saputo prima non lo avrei manco inserito nella lista personale per quanto possa essere indecente.
“Potrebbe essere l’erede di "EVA". Queste sono le parole che hanno accompagnato gran parte degli spettatori alla scoperta di "Darling in the Franxx", che si presentò, almeno sulla carta, come anime della stagione. Ed effettivamente, almeno per certi versi, la premessa è stata mantenuta, se non che, a differenza del suo predecessore, questo non è assolutamente da considerarsi un capolavoro. Capolavoro significa essere presi ad esempio, imitati anche, come "EVA" appunto; "Darling in the Franxx" invece fa fin troppo affidamento sul cosiddetto “già visto”. Alla fin fine è da considerarsi prevalentemente un’occasione persa.
Trama: Hiro, conosciuto anche come Code 016, è un membro della Squadra sperimentale 13, un team di giovani ragazzi che vivono in una Plantation. Si tratta di città fortificate mobili in cui l’umanità si è rifugiata dopo una graduale devastazione del pianeta dovuta alla presenza degli stridiosauri, creature che si nutrono di un minerale magmatico che l’umanità ha iniziato a suo tempo ad estrarre per usarlo come combustibile. I Bambini, in coppie formate sempre da un maschio e una femmina, hanno il compito di combattere gli stridiosauri pilotando i robot Franxx per proteggere la propria Plantation e i suoi abitanti. A differenza dei suoi compagni, Hiro non riesce a pilotare e rischia il trasferimento, quando ecco che gli si presenta dinnanzi una ragazza con due piccole corna rosse, stranamente interessata a lui, tale Zero Two.
"Darling in the Franxx" non si nasconde. È consapevole di essere una storia originale e di conseguenza il grande pubblico deve necessariamente essere conquistato al primo colpo. Inizialmente infatti, i richiami ad "EVA" (e non solo) si percepiscono ma rimangono comodamente in secondo piano. Quello che invece risulta evidente è lo stratagemma scelto per fare colpo, appunto, sul grande pubblico, ovvero il fanservice. Niente da ridire, obiettivo centrato. Uno stereotipato triangolo amoroso che coinvolge il protagonista Hiro, la best waifu Zero Two e la classicissima amica di infanzia del protagonista Ichigo, è il fulcro di quello che si può definire come il primo dei tre archi narrativi che compongono la serie.
In questi primi nove episodi, attorno al fantomatico trio (che mai e poi mai mi permetterei nemmeno di accostare ai leggendari Shinji, Rei e Asuka, anche perché le somiglianze sono veramente poche) si formano e si caratterizzano i componenti della Squadra 13 e gli altri personaggi. Chi più chi meno hanno tutti il loro perché e, seppur privi di un vero e proprio approfondimento, svolgono il loro compito senza ammaccature, almeno per il primo arco. Di questi, coloro che spiccano prevalentemente sono Goro, un padre per il resto del gruppo in quanto a maturità, e il dottor Franxx, che sembra nascondere qualcosa, qualcosa di grosso.
Ecco che al decimo episodio, inizio dell’arco centrale, finalmente affiora all’orizzonte quello che tutti aspettavano da ormai troppo tempo: una storia. Agli spettatori è finalmente concesso di sapere qualcosa, non tutto eh, non sia mai, ma qualcosa è pur sempre qualcosa. Il ritmo narrativo non si scompone, si mantiene costante e si prende tutto il tempo che serve per unire i pezzi del puzzle poco alla volta. Mantenendo il focus incentrato sui personaggi, incrementandone le caratterizzazioni (con qualche culmine che lascia di stucco se si pensa alle premesse dei primi episodi) sia presi singolarmente sia come gruppo, che inizia a sembrare più una famiglia che una squadra militare, sempre sullo sfondo si dipana uno scenario che non lascia presagire nulla di buono. Si scopre il mondo degli Adulti, si scopre il legame che unisce le coppie di “darling” ai propri Franxx, si scopre cosa ha portato il genere umano ad abbandonare la terra per rifugiarsi nelle (simil Morte Nera) Plantation; insomma, si scopre.
La grande forza che "Darling in the Franxx" emana attraverso la sua coppia di protagonisti si concretizza nella mistificazione dell’amore per la vita, la vita quella vera. Delle tante, la principale differenza tra l’iconico Shinji e Hiro è proprio la volontà di combattere. Ed è giusto che sia così, perché Hiro, educato e preparato fin dalla nascita solo e soltanto a combattere, su quel maledetto robottone ci vuole salire eccome, anche a costo di rischiare consapevolmente la vita, perché lo dice lui stesso che se non può pilotare allora può anche morire, che non farebbe alcuna differenza. Zero Two incarna il concetto stesso di vita agli occhi del protagonista, perché lei è l’unica con cui egli possa pilotare il Franxx. Dal canto suo Zero Two vede in Hiro la libertà, perché lui si concedeva il lusso di non essere esclusivamente uno strumento di lotta, ma si era addirittura permesso di umanizzare i suoi compagni e sé stesso dando loro (e a sé stesso appunto) dei nomi, un’identità, qualcosa che evidentemente sembrava essere perfino controproducente agli occhi del “mondo esterno”.
L’evoluzione della Squadra 13 è simbolo che l’amore è contagioso. L’amore per la vita è contagioso. Perché in mezzo alle difficoltà, all’interno di un mondo che con loro non sembra avere niente a che fare, tranne per il comprovato intento di servirsene fino alla "data di scadenza", loro sanno di poter contare l’uno sull’altro, che se ci sarà da soffrire allora lo faranno insieme e quel dolore sarà la testimonianza che insieme ce l’hanno fatta. C’è sempre una ragione per vivere, per voler vivere. "Darling in the Franxx" racconta questo.
Ecco quindi il motivo principale per cui "Darling in the Franxx", proprio sul più bello, fallisce nel suo intento, almeno in parte: il gran finale. Tralasciando i richiami onnipresenti a "EVA", "Gurren Lagann" e altre opere, ciò che fa male è vedere in modo chiaro ed evidente che l’intento era quello di esagerare. Il tallone d’Achille di "Darling in the Franxx" sono purtroppo i confusionari ultimi quattro episodi, di cui si salva parzialmente solo l’ultimo. Che ci fosse una guerra priva di giustificazione alcuna non era difficile intuirlo ma ciò che rendeva speciale, se così si può dire, "Darling in the Franxx", è proprio che era riuscito a non cedere alla tentazione di dargliela questa maledetta giustificazione, perché in fondo non ve ne era alcun bisogno, anzi; ha finito però per abbracciare l’idea che un colpo di scena di troppo non avrebbe causato danni, ahimè, sbagliando.
"Darling in the Franxx" è un inno alla vita, e non alla sopravvivenza. Si pone con forza e coraggio l’intento di raccontare la semplice storia di un gruppetto di ragazzi circondati da qualcosa di più grande di loro e di cui, seppur in apparenza sembrasse così, non fanno parte. Il fallimento sta proprio nel voler essere qualcosa che non si è, quel voler a tutti i costi far entrare i protagonisti nel corso degli eventi, quando è invece evidente che non erano altro che semplici spettatori.
Trama: Hiro, conosciuto anche come Code 016, è un membro della Squadra sperimentale 13, un team di giovani ragazzi che vivono in una Plantation. Si tratta di città fortificate mobili in cui l’umanità si è rifugiata dopo una graduale devastazione del pianeta dovuta alla presenza degli stridiosauri, creature che si nutrono di un minerale magmatico che l’umanità ha iniziato a suo tempo ad estrarre per usarlo come combustibile. I Bambini, in coppie formate sempre da un maschio e una femmina, hanno il compito di combattere gli stridiosauri pilotando i robot Franxx per proteggere la propria Plantation e i suoi abitanti. A differenza dei suoi compagni, Hiro non riesce a pilotare e rischia il trasferimento, quando ecco che gli si presenta dinnanzi una ragazza con due piccole corna rosse, stranamente interessata a lui, tale Zero Two.
"Darling in the Franxx" non si nasconde. È consapevole di essere una storia originale e di conseguenza il grande pubblico deve necessariamente essere conquistato al primo colpo. Inizialmente infatti, i richiami ad "EVA" (e non solo) si percepiscono ma rimangono comodamente in secondo piano. Quello che invece risulta evidente è lo stratagemma scelto per fare colpo, appunto, sul grande pubblico, ovvero il fanservice. Niente da ridire, obiettivo centrato. Uno stereotipato triangolo amoroso che coinvolge il protagonista Hiro, la best waifu Zero Two e la classicissima amica di infanzia del protagonista Ichigo, è il fulcro di quello che si può definire come il primo dei tre archi narrativi che compongono la serie.
In questi primi nove episodi, attorno al fantomatico trio (che mai e poi mai mi permetterei nemmeno di accostare ai leggendari Shinji, Rei e Asuka, anche perché le somiglianze sono veramente poche) si formano e si caratterizzano i componenti della Squadra 13 e gli altri personaggi. Chi più chi meno hanno tutti il loro perché e, seppur privi di un vero e proprio approfondimento, svolgono il loro compito senza ammaccature, almeno per il primo arco. Di questi, coloro che spiccano prevalentemente sono Goro, un padre per il resto del gruppo in quanto a maturità, e il dottor Franxx, che sembra nascondere qualcosa, qualcosa di grosso.
Ecco che al decimo episodio, inizio dell’arco centrale, finalmente affiora all’orizzonte quello che tutti aspettavano da ormai troppo tempo: una storia. Agli spettatori è finalmente concesso di sapere qualcosa, non tutto eh, non sia mai, ma qualcosa è pur sempre qualcosa. Il ritmo narrativo non si scompone, si mantiene costante e si prende tutto il tempo che serve per unire i pezzi del puzzle poco alla volta. Mantenendo il focus incentrato sui personaggi, incrementandone le caratterizzazioni (con qualche culmine che lascia di stucco se si pensa alle premesse dei primi episodi) sia presi singolarmente sia come gruppo, che inizia a sembrare più una famiglia che una squadra militare, sempre sullo sfondo si dipana uno scenario che non lascia presagire nulla di buono. Si scopre il mondo degli Adulti, si scopre il legame che unisce le coppie di “darling” ai propri Franxx, si scopre cosa ha portato il genere umano ad abbandonare la terra per rifugiarsi nelle (simil Morte Nera) Plantation; insomma, si scopre.
La grande forza che "Darling in the Franxx" emana attraverso la sua coppia di protagonisti si concretizza nella mistificazione dell’amore per la vita, la vita quella vera. Delle tante, la principale differenza tra l’iconico Shinji e Hiro è proprio la volontà di combattere. Ed è giusto che sia così, perché Hiro, educato e preparato fin dalla nascita solo e soltanto a combattere, su quel maledetto robottone ci vuole salire eccome, anche a costo di rischiare consapevolmente la vita, perché lo dice lui stesso che se non può pilotare allora può anche morire, che non farebbe alcuna differenza. Zero Two incarna il concetto stesso di vita agli occhi del protagonista, perché lei è l’unica con cui egli possa pilotare il Franxx. Dal canto suo Zero Two vede in Hiro la libertà, perché lui si concedeva il lusso di non essere esclusivamente uno strumento di lotta, ma si era addirittura permesso di umanizzare i suoi compagni e sé stesso dando loro (e a sé stesso appunto) dei nomi, un’identità, qualcosa che evidentemente sembrava essere perfino controproducente agli occhi del “mondo esterno”.
L’evoluzione della Squadra 13 è simbolo che l’amore è contagioso. L’amore per la vita è contagioso. Perché in mezzo alle difficoltà, all’interno di un mondo che con loro non sembra avere niente a che fare, tranne per il comprovato intento di servirsene fino alla "data di scadenza", loro sanno di poter contare l’uno sull’altro, che se ci sarà da soffrire allora lo faranno insieme e quel dolore sarà la testimonianza che insieme ce l’hanno fatta. C’è sempre una ragione per vivere, per voler vivere. "Darling in the Franxx" racconta questo.
Ecco quindi il motivo principale per cui "Darling in the Franxx", proprio sul più bello, fallisce nel suo intento, almeno in parte: il gran finale. Tralasciando i richiami onnipresenti a "EVA", "Gurren Lagann" e altre opere, ciò che fa male è vedere in modo chiaro ed evidente che l’intento era quello di esagerare. Il tallone d’Achille di "Darling in the Franxx" sono purtroppo i confusionari ultimi quattro episodi, di cui si salva parzialmente solo l’ultimo. Che ci fosse una guerra priva di giustificazione alcuna non era difficile intuirlo ma ciò che rendeva speciale, se così si può dire, "Darling in the Franxx", è proprio che era riuscito a non cedere alla tentazione di dargliela questa maledetta giustificazione, perché in fondo non ve ne era alcun bisogno, anzi; ha finito però per abbracciare l’idea che un colpo di scena di troppo non avrebbe causato danni, ahimè, sbagliando.
"Darling in the Franxx" è un inno alla vita, e non alla sopravvivenza. Si pone con forza e coraggio l’intento di raccontare la semplice storia di un gruppetto di ragazzi circondati da qualcosa di più grande di loro e di cui, seppur in apparenza sembrasse così, non fanno parte. Il fallimento sta proprio nel voler essere qualcosa che non si è, quel voler a tutti i costi far entrare i protagonisti nel corso degli eventi, quando è invece evidente che non erano altro che semplici spettatori.
Attenzione: questa recensione potrebbe contenere spoiler.
"Darling in The FRANXX" è riuscito nell'incredibile impresa di illudere le aspettative di tutti per moltissimi episodi, attraverso metafore al limite del poetico, combattimenti palpitanti, personaggi in continua e rapida evoluzione... per poi lasciare l'amaro in bocca a causa di un finale di stagione ai limiti dell'assurdo, gestito in maniera troppo frettolosa per poter essere apprezzato come si deve.
Però partiamo dal principio: le vicende sono ambientate in futuro distopico, ove ciò che resta della popolazione terrestre vive all’interno di enormi strutture in movimento (Plantation) e si trova incessantemente in conflitto con delle mostruose creature emerse improvvisamente dalle profondità della Terra, gli Stridosauri. Il compito di combatterli viene affidato a squadroni di ragazzini, chiamati Parasite, i quali pilotano in coppia dei giganteschi robot chiamati FRANXX, che vengono utilizzati proprio per abbattere tali creature.
Partiamo dal presupposto che non si tratta di una trama dagli spunti particolarmente originali, ma che ho trovato lo stesso interessante grazie alle molteplici tematiche che ruotano attorno ad essa, cominciando dalla questione sull’immortalità. Nell’anime gli esseri umani sono riusciti, attraverso delle accurate ricerche in campo tecnologico e geologico, a raggiungere la tanto agognata immortalità, la quale sembra però essere considerata un fattore regressivo da parte dell’autore poiché la popolazione poco a poco inizia non solo a perdere la propria umanità, ma anche a non provare più alcun tipo di emozione (apatia) e conseguentemente ad attribuire scarsa importanza anche alle relazioni sociali. Ciò significa che l’ambizione così come il progresso o la sete di conoscenza, non sempre possono avere un impatto positivo sull’evoluzione, infatti tutte queste scoperte hanno condotto l’umanità nel baratro più totale, attraverso la comparsa e la distruzione portata dagli Stridosauri e la desertificazione di gran parte del pianeta.
Mi vorrei soffermare anche sulla bellissima relazione tra i due protagonisti Hiro e Zero Two: ciò che è riuscito effettivamente a scatenare in me delle emozioni così forti da considerarli come una coppia affiatata, è stato il racconto del “Principe e del Demone”. Questa sorta di “fiaba” è riuscita a incarnare perfettamente i valori e gli ideali dei due personaggi: da una parte Hiro (Principe), un giovane lasciatosi pervadere semplicemente da quell’antica e primitiva forza chiamata amore senza pensare neanche minimamente alla stirpe o alla razza a cui appartiene la propria amata; dall’altra parte Zero Two (Demone), una ragazza che farebbe qualsiasi cosa pur di diventare umana (nella fiaba si priva delle ali), e restare per sempre al fianco del proprio amato. Tutto questo impianto, affiancato anche da un utilizzo eccezionale dei flashback, riesce a rendere questa coppia davvero sensazionale!
Analizzando i due personaggi singolarmente, invece, devo ammettere che c’è un pesante squilibrio, poiché, Hiro rappresenta il classico stereotipo del protagonista giapponese (sfigato che poi si scopre possedere delle capacità assurde e che acquisisce conseguentemente importanza e popolarità tra gli altri); mentre Zero Two non riesco neanche a trovare le parole per descriverla… una delle ragazze più belle che abbia mai visto all’interno di un anime sia a livello estetico che a livello psicologico. Quello che mi ha colpito di più della sua personalità è l’essere allo stesso tempo una ragazza sfacciata, intrepida e sicura, ma profondamente riservata e fredda. Devo dire che anche gli altri personaggi non mi sono affatto dispiaciuti: ho apprezzato tanto anche il rapporto che si è creato tra Mitsuru e Kokoro, due facce della stessa medaglia destinati inevitabilmente a stare insieme; gli sfortunati Goro e Ichigo, i cui sentimenti non sono stati ricambiati e con i quali hanno dovuto continuare a convivere. In generale ho riscontrato una forte tendenza da parte dell’autore a mettere in risalto e a dare più importanza alle relazioni amorose piuttosto che all’amicizia.
Un’altra nota positiva voglio attribuirla ai combattimenti che ho ritenuto davvero impeccabili, fluidi e molto belli da vedere, oltretutto non sono stati particolarmente pesanti proprio perché l’autore è riuscito a intervallarli correttamente con le relazioni nate fra i personaggi e con qualche scenetta fanservice che fa sempre la sua discreta figura e accontenta le richieste dello spettatore.
Anche il comparto grafico ha fatto la sua discreta figura, con dei disegni e delle animazioni di buon livello, pure la fisionomia dei personaggi è stata ben realizzata (soprattutto per quanto concerne Zero Two); devo dire che opening ed ending non mi hanno entusiasmato più di tanto ed è stato un vero peccato che il doppiatore di Goro è cambiato durante il corso di alcuni episodi nel finale.
Tecnicamente da una recensione del genere ci si aspetterebbe un voto altissimo, tuttavia proprio l’arco narrativo finale, che doveva mettere un punto esclamativo sulla serie, è stato di una delusione che supera ogni aspettativa. Si è passati da combattimenti esclusivamente terrestri a combattimenti intergalattici alla "Gurren Lagann" nel giro di un solo episodio, i nemici dell’umanità non erano poi così tanto nemici eppure vengono brutalmente uccisi e sterminati per il corso di quasi tutto l’anime, l’introduzione di razze aliene così a caso, giusto perché dovevano dare una spiegazione razionale a quello che stava accadendo e alle battaglie nello spazio. Neanche il finale è riuscito ad emozionarmi o a far scattare la scintilla, a causa sia della troppa prevedibilità e soprattutto dalla delusione abnorme acquisita durante il corso della visione degli ultimi episodi.
Che dire, un anime dalle potenzialità assurde rovinato per quattro miseri episodi, uno spreco indicibile che davvero non lascia adito ad altre interpretazioni.
Voto finale… 7,5!
"Darling in The FRANXX" è riuscito nell'incredibile impresa di illudere le aspettative di tutti per moltissimi episodi, attraverso metafore al limite del poetico, combattimenti palpitanti, personaggi in continua e rapida evoluzione... per poi lasciare l'amaro in bocca a causa di un finale di stagione ai limiti dell'assurdo, gestito in maniera troppo frettolosa per poter essere apprezzato come si deve.
Però partiamo dal principio: le vicende sono ambientate in futuro distopico, ove ciò che resta della popolazione terrestre vive all’interno di enormi strutture in movimento (Plantation) e si trova incessantemente in conflitto con delle mostruose creature emerse improvvisamente dalle profondità della Terra, gli Stridosauri. Il compito di combatterli viene affidato a squadroni di ragazzini, chiamati Parasite, i quali pilotano in coppia dei giganteschi robot chiamati FRANXX, che vengono utilizzati proprio per abbattere tali creature.
Partiamo dal presupposto che non si tratta di una trama dagli spunti particolarmente originali, ma che ho trovato lo stesso interessante grazie alle molteplici tematiche che ruotano attorno ad essa, cominciando dalla questione sull’immortalità. Nell’anime gli esseri umani sono riusciti, attraverso delle accurate ricerche in campo tecnologico e geologico, a raggiungere la tanto agognata immortalità, la quale sembra però essere considerata un fattore regressivo da parte dell’autore poiché la popolazione poco a poco inizia non solo a perdere la propria umanità, ma anche a non provare più alcun tipo di emozione (apatia) e conseguentemente ad attribuire scarsa importanza anche alle relazioni sociali. Ciò significa che l’ambizione così come il progresso o la sete di conoscenza, non sempre possono avere un impatto positivo sull’evoluzione, infatti tutte queste scoperte hanno condotto l’umanità nel baratro più totale, attraverso la comparsa e la distruzione portata dagli Stridosauri e la desertificazione di gran parte del pianeta.
Mi vorrei soffermare anche sulla bellissima relazione tra i due protagonisti Hiro e Zero Two: ciò che è riuscito effettivamente a scatenare in me delle emozioni così forti da considerarli come una coppia affiatata, è stato il racconto del “Principe e del Demone”. Questa sorta di “fiaba” è riuscita a incarnare perfettamente i valori e gli ideali dei due personaggi: da una parte Hiro (Principe), un giovane lasciatosi pervadere semplicemente da quell’antica e primitiva forza chiamata amore senza pensare neanche minimamente alla stirpe o alla razza a cui appartiene la propria amata; dall’altra parte Zero Two (Demone), una ragazza che farebbe qualsiasi cosa pur di diventare umana (nella fiaba si priva delle ali), e restare per sempre al fianco del proprio amato. Tutto questo impianto, affiancato anche da un utilizzo eccezionale dei flashback, riesce a rendere questa coppia davvero sensazionale!
Analizzando i due personaggi singolarmente, invece, devo ammettere che c’è un pesante squilibrio, poiché, Hiro rappresenta il classico stereotipo del protagonista giapponese (sfigato che poi si scopre possedere delle capacità assurde e che acquisisce conseguentemente importanza e popolarità tra gli altri); mentre Zero Two non riesco neanche a trovare le parole per descriverla… una delle ragazze più belle che abbia mai visto all’interno di un anime sia a livello estetico che a livello psicologico. Quello che mi ha colpito di più della sua personalità è l’essere allo stesso tempo una ragazza sfacciata, intrepida e sicura, ma profondamente riservata e fredda. Devo dire che anche gli altri personaggi non mi sono affatto dispiaciuti: ho apprezzato tanto anche il rapporto che si è creato tra Mitsuru e Kokoro, due facce della stessa medaglia destinati inevitabilmente a stare insieme; gli sfortunati Goro e Ichigo, i cui sentimenti non sono stati ricambiati e con i quali hanno dovuto continuare a convivere. In generale ho riscontrato una forte tendenza da parte dell’autore a mettere in risalto e a dare più importanza alle relazioni amorose piuttosto che all’amicizia.
Un’altra nota positiva voglio attribuirla ai combattimenti che ho ritenuto davvero impeccabili, fluidi e molto belli da vedere, oltretutto non sono stati particolarmente pesanti proprio perché l’autore è riuscito a intervallarli correttamente con le relazioni nate fra i personaggi e con qualche scenetta fanservice che fa sempre la sua discreta figura e accontenta le richieste dello spettatore.
Anche il comparto grafico ha fatto la sua discreta figura, con dei disegni e delle animazioni di buon livello, pure la fisionomia dei personaggi è stata ben realizzata (soprattutto per quanto concerne Zero Two); devo dire che opening ed ending non mi hanno entusiasmato più di tanto ed è stato un vero peccato che il doppiatore di Goro è cambiato durante il corso di alcuni episodi nel finale.
Tecnicamente da una recensione del genere ci si aspetterebbe un voto altissimo, tuttavia proprio l’arco narrativo finale, che doveva mettere un punto esclamativo sulla serie, è stato di una delusione che supera ogni aspettativa. Si è passati da combattimenti esclusivamente terrestri a combattimenti intergalattici alla "Gurren Lagann" nel giro di un solo episodio, i nemici dell’umanità non erano poi così tanto nemici eppure vengono brutalmente uccisi e sterminati per il corso di quasi tutto l’anime, l’introduzione di razze aliene così a caso, giusto perché dovevano dare una spiegazione razionale a quello che stava accadendo e alle battaglie nello spazio. Neanche il finale è riuscito ad emozionarmi o a far scattare la scintilla, a causa sia della troppa prevedibilità e soprattutto dalla delusione abnorme acquisita durante il corso della visione degli ultimi episodi.
Che dire, un anime dalle potenzialità assurde rovinato per quattro miseri episodi, uno spreco indicibile che davvero non lascia adito ad altre interpretazioni.
Voto finale… 7,5!
Da dove iniziare... Anime veramente coinvolgente ed appassionante: riesce ad imbrigliare nel suo tessuto narrativo elementi di pura azione e romanticismo sfrenato del più puro; senza contare la passione che trasuda da praticamente tutti i dialoghi - ben realizzati, per niente casuali e che portano sempre avanti il continuum della narrazione. I personaggi non sono tipici stereotipi, nonostante abbiano i tratti caratteristici dei protagonisti degli anime, bensì hanno tutti una psicologia profonda, pensata e che rende la visione di quest'anime sempre più avvincente man mano che si avanza con la trama.
“Non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che piace”
"DARLING in the FRANXX" è una trollata pazzesca, mette elementi che piacciono agli otaku tutti insieme coì forzatamente da renderlo un anime estremamente ridicolo e non-originale, inoltre cerca pure di sembrare un anime “profondo” rendendosi ancora più patetico.
Quindi, cos’è che piace esattamente agli otaku? Certo, ragazze dal carattere figo (Zero Two), sentimentalismi, ragazze fredde ma carine, fanservice di tipo yuri, scene di slice of life messe a caso, personaggi che non sono nient’altro che stereotipi: la tsundere, la deredere, insomma, la piattezza di questi personaggi lascia di stucco. Per non parlare di come è costruita male la storia: prima parte a mo' di mecha, poi sentimentale, poi slice of life all’improvviso, ma cosa importa, tanto alla gente piace. Col tempo, ho notato che tutti gli anime del genere hanno un difetto in comune: ossia quello di partire bene come storia, e rispettare la propria trama, ma poi si concentrano solamente sulla relazione sentimentale tra i protagonisti. E poi, altro difetto che ho trovato, è che i protagonisti di questo genere di anime sembrano essere protagonisti di un harem tanto per far immedesimare l’otaku che sta guardando quella serie. Esempi di questi generi di anime sono: "Re:Zero", "Sword Art Online" e, appunto, "DARLING in the FRANXX". Ma ce ne sono tanti altri, eh, solo che mi sono venuti solo questi in mente in questo momento. Questi anime non si possono chiamare capolavori: non hanno portato nulla di nuovo nel mondo dell’animazione. Fatemi un esempio di ciò che "DARLING in the FRANXX" ha di nuovo per essere considerato un capolavoro, dato che tanti lo definiscono tale. Poi la storia tra Zero Two e Hiro è stata fatta palesemente solo per fanservice ed “addolcire” i fan, e di conseguenza fargli adorare ancora di più questa serie. Fidatevi, non vuole comunicare niente, anche se vuole farvi pensare di essere profondo, vuole solo avere successo e quindi (come ho già detto prima) mette tutti elementi che piacciono agli otaku insieme.
Per non parlare di come abbia imitato altri milioni di anime, soprattutto "Neon Genesis Evangelion". Vi giuro, alcune scene erano esattamente IDENTICHE a quelle di "Evangelion", del quale ovviamente "DARLING in the FRANXX" è la copia brutta.
In conclusione: se vi piacciono gli anime mecha con inutile fanservice e nessun rispetto per la propria costruzione della trama e per lo spettatore, provate pure questo anime. Ma sarà solo una grandissima delusione, un anime che alla fine tutti si dimenticheranno fra pochi anni, proprio perché appunto non ha nulla di originale: la piattezza di questo anime è indescrivibile, è l’anime più inutile che io abbia mai guardato.
"DARLING in the FRANXX" è una trollata pazzesca, mette elementi che piacciono agli otaku tutti insieme coì forzatamente da renderlo un anime estremamente ridicolo e non-originale, inoltre cerca pure di sembrare un anime “profondo” rendendosi ancora più patetico.
Quindi, cos’è che piace esattamente agli otaku? Certo, ragazze dal carattere figo (Zero Two), sentimentalismi, ragazze fredde ma carine, fanservice di tipo yuri, scene di slice of life messe a caso, personaggi che non sono nient’altro che stereotipi: la tsundere, la deredere, insomma, la piattezza di questi personaggi lascia di stucco. Per non parlare di come è costruita male la storia: prima parte a mo' di mecha, poi sentimentale, poi slice of life all’improvviso, ma cosa importa, tanto alla gente piace. Col tempo, ho notato che tutti gli anime del genere hanno un difetto in comune: ossia quello di partire bene come storia, e rispettare la propria trama, ma poi si concentrano solamente sulla relazione sentimentale tra i protagonisti. E poi, altro difetto che ho trovato, è che i protagonisti di questo genere di anime sembrano essere protagonisti di un harem tanto per far immedesimare l’otaku che sta guardando quella serie. Esempi di questi generi di anime sono: "Re:Zero", "Sword Art Online" e, appunto, "DARLING in the FRANXX". Ma ce ne sono tanti altri, eh, solo che mi sono venuti solo questi in mente in questo momento. Questi anime non si possono chiamare capolavori: non hanno portato nulla di nuovo nel mondo dell’animazione. Fatemi un esempio di ciò che "DARLING in the FRANXX" ha di nuovo per essere considerato un capolavoro, dato che tanti lo definiscono tale. Poi la storia tra Zero Two e Hiro è stata fatta palesemente solo per fanservice ed “addolcire” i fan, e di conseguenza fargli adorare ancora di più questa serie. Fidatevi, non vuole comunicare niente, anche se vuole farvi pensare di essere profondo, vuole solo avere successo e quindi (come ho già detto prima) mette tutti elementi che piacciono agli otaku insieme.
Per non parlare di come abbia imitato altri milioni di anime, soprattutto "Neon Genesis Evangelion". Vi giuro, alcune scene erano esattamente IDENTICHE a quelle di "Evangelion", del quale ovviamente "DARLING in the FRANXX" è la copia brutta.
In conclusione: se vi piacciono gli anime mecha con inutile fanservice e nessun rispetto per la propria costruzione della trama e per lo spettatore, provate pure questo anime. Ma sarà solo una grandissima delusione, un anime che alla fine tutti si dimenticheranno fra pochi anni, proprio perché appunto non ha nulla di originale: la piattezza di questo anime è indescrivibile, è l’anime più inutile che io abbia mai guardato.
Opera spettacolare, dalla trama ai personaggi senza mai avere cali. Zero Two é uno dei migliori personaggi mai visti, ha un'evoluzione davvero notevole, dall'inizio alla fine dimostra di essere il personaggio che più di tutti appassiona lo spettatore; per quanto riguarda i personaggi maschili lasciano abbastanza a desiderare, fatta eccezione per Mitsuru che si dimostra in grado di stare quasi sullo stesso livello di Zero Two. La trama è avvincente e chiunque non può far altro che desiderare l'episodio successivo. È sicuramente il miglior anime che abbia mai visto.