Lovely Sara
In definitiva, un buon prodotto, ma non privo di difetti. Sinceramente mi aspettavo un po' di più da questa serie.
Il genere meisaku a me piace tantissimo e, avendo già visto diversi anime trattare di infanzie molto difficili, questo "Lovely Sara" così ben quotato ha in parte un po' deluso qualche aspettativa, che era alta, visti i voti su questo sito.
"Lovely Sara" è uno dei tanti prodotti del World Masterpiece Theater, tratto dal famoso romanzo "La piccola principessa" di Frances Hodgson Burnett, a cui si attiene scrupolosamente: infatti l'adattamento è molto fedele alla controparte cartacea, sono state aggiunte solo pochissime scene brevi e cambiato qualche nome: la bambola Priscilla nel libro è Emily; Margherita e Lalla nel libro sono Ermengarda e Lottie. Il personaggio di Peter, inizialmente cocchiere personale di Sara e poi carissimo amico, non esiste nel romanzo, e io l'ho trovato un'aggiunta azzeccata e piacevole: Peter dona il giusto distacco in un cast quasi interamente al femminile, ed è un personaggio genuino, solare, generoso, una presenza indispensabile e amica della nostra protagonista.
Il paragone con la fiaba di "Cenerentola" è inevitabile, le basi della storia si assomigliano tantissimo, ciò lo può far sembrare un po' banale all'inizio, e la fiaba viene infatti citata nell'anime.
In definitiva, la trama ruota tutta in una unica location, un collegio londinese dove la piccola Sara, figlia ricchissima ma molto umile, viene lasciata a studiare dall'amorevole e facoltoso padre; Sara è l'incarnazione del candore, della beltà e della gentilezza: nonostante all'inizio sia la più ricca dell'istituto, aiuta subito le ragazze più fragili, condivide tutto ciò che ha... finché il padre non muore di febbre tropicale in India, dove aveva investimenti in una miniera di diamanti, e lascia la figlia piena di debiti contratti dagli investimenti infruttuosi; da allora la bimba viene ripudiata dalla direttrice e per pietà lasciata a lavorare come domestica nell'istituto. Più che una domestica bisognerà dire che viene trattata come una schiava! Continuamente sgridata, punita e messa a digiuno dai domestici James e Molly, sempre bruschi e aggressivi.
Solo la domestica coetanea Becky diventerà, oltre che una collega, una grande amica, sempre complice, disposta ad aiutarla e supportarla, figlia di una famiglia talmente povera, da non gradirla a casa, poiché rappresenta solo una bocca in più da sfamare, mostrando la triste realtà del lavoro minorile molto diffuso tra i poveri nell'Ottocento.
I difetti maggiori di questo anime sono la passività e l'estremo buonismo della protagonista Sara. Nonostante venga continuamente umiliata, sgridata, punita, lei cede sempre remissiva, scusandosi, senza mai obbiettare, anche quando le condizioni sono palesemente ingiuste nei suoi confronti: ciò porta lo spettatore a infastidirsi a lungo andare, non è quasi umana questa ragazza che non reagisce mai alle angherie che per un motivo o l'altro la scaraventano con la dignità a pezzi sotto i piedi! È penoso e irritante in questo festival del dolore. Come fa poi a non covare un minimo di rabbia o rancore per nessuno per me è inconcepibile, direi quasi irrealistico.
Inoltre, un altro difetto di questo anime è l'allieva modello dell'istituto, Lavinia: incarnazione dell'invidia e della cattiveria, gelosa inizialmente della sua ricchezza, non avrà alcuna compassione per Sara, una volta diventata estremamente povera e sguattera, e non perderà mai occasione per umiliarla, deriderla, farla punire, farle tutto il male possibile. Mi sembrava incredibile che tanto sadismo non avesse mai fine!
Un personaggio che suscita nello spettatore una irritazione costante, e una gran voglia di darle un bel pugno in faccia, o un'educazione migliore, visto com'è viziata, vittima sicuramente anche del sistema che elogia le classi sociali più alte. Nel libro, va precisato, tutto questo accanimento contro Sara non c'è, i creatori di questo anime hanno esagerato con il personaggio di Lavinia, portando all'estremo tutti i suoi difetti e facendola diventare esasperatamente crudele e spietata. Ecco, qui magari avrei fatto un passo indietro e mi sarei attenuta più al romanzo originale, dove Lavinia è sì invidiosa, cinica, narcisista, ma dosata nel modo giusto.
Questo personaggio ha un finale nell'anime per me irrealistico, ne parlo dopo nel dettaglio nella sezione spoiler per chi ha già visto l'anime.
Un personaggio interessante per i suoi contrasti e il suo spessore è sicuramente Miss Minchi, direttrice dell'istituto, donna fredda, avida e calcolatrice, legata solo al denaro e alla reputazione del suo istituto, abile nel cambiare atteggiamento in un attimo in base alle condizioni economiche delle sue allieve, glaciale e punitiva con Sara, trattandola peggio di una serva e privandola di molte cose; va precisato che tante volte fa capire il suo punto di vista e, tirando le somme, nonostante sia molto severa, a volte non è così ingiusta nel prendere alcune decisioni legate all'istituto. A livelli di cattiveria e crudeltà per me Lavinia non si batte.
Il libro, così come l'anime, punta i riflettori su tante tematiche, una su tutte però: la gentilezza e tutti i suoi aspetti e benefici. Come scrive l'autrice a inizio libro (quando Sara era ancora una bimba ricca): "Becky provava sempre una grande gioia quando vedeva Sara la sera in camera sua, con o senza il dono di cose buone da mangiare. Se c'era tempo solo per poche parole, erano sempre cordiali e affettuose. Se poteva fermarsi a lungo, Sara le raccontava un pezzo di favola a cui ripensare quando era sdraiata a letto in soffitta. Sara, in realtà, faceva semplicemente ciò che le piaceva di più: era buona e generosa per natura. Se la Natura crea un benefattore, questi nasce con le mani e il cuore sempre aperti e disponibili. E anche se talvolta le mani sono vuote, il cuore è sempre pieno di doni da offrire: calore, gentilezza e dolcezza che portano sempre aiuto, conforto e allegria. E una bella risata, qualche volta, è il migliore degli aiuti. Becky, in tutta la sua breve, faticosa e povera vita, aveva avuto poche occasioni per ridere, e ora Sara la faceva ridere e nessuna delle due si rendeva conto che una risata in comune era "nutriente" quanto e più di un pasticcio di carne."
Attenzione: la parte seguente contiene spoiler
Il finale su Lavinia non mi è piaciuto per niente, perché irrealistico: per tutta la serie si diverte sadicamente senza sosta a tormentare, umiliare e insultare la protagonista, e nell'ultimo episodio accetta di convivere pacificamente con lei in collegio, abbandonando il passato, così all'improvviso? Un cambiamento troppo forzato e immediato. Sarebbe stato più realistico creare le condizioni perché Lavinia maturasse e lentamente cambiasse idea su Sara, diventandole spontaneamente amica.
Il finale dell'anime vede Sara, di nuovo ricca, ritornare ad essere allieva dell'istituto; nel romanzo, invece, Sara, nonostante l'invito a tornare di Miss Minchi (fatto più per avidità di denaro e per salvare la reputazione del collegio), decide di non tornare a scuola con e da lei, ripensando a come è stata trattata soprattutto da quella avida e gelida direttrice, nelle notti passate al freddo in soffitta con abiti logori, a volte bagnati e gelidi d'inverno, punita a digiuno, senza cibo per giorni... e io l'ho trovata una scelta giustissima. La volontà dei Giapponesi di far reinserire Sara in istituto, perdonando tutti i suoi carnefici, per me è stata una scelta un po' forzata.
Una nota la devo spendere per il personaggio di Peter, un ragazzino umile e davvero tanto generoso, che aiuterà sempre Sara; si capisce anche che ha un debole per lei, peccato che la cosa non venga mai approfondita. Alla fine della serie Sara promuove Becky come dama di compagnia e la porta con sé in India, togliendola da una condizione di miseria, ma io avrei portato anche Peter in viaggio a questo punto, perché a livelli di generosità, amicizia e solidarietà lui non è da meno di Becky. Un vero peccato non vedere la loro amicizia evolversi in qualcos'altro. E davvero un peccato che questo personaggio non sia mai esistito nel romanzo originale.
Fine parte contenente spoiler
L'animazione è buona, se si pensa a un prodotto del 1985; io ho visto l'edizione rimasterizzata, ma c'è il difetto dei colori troppo accesi, creando un effetto un po' artificioso. Ottimo il doppiaggio.
Insomma, è un anime molto buono, ma che poteva arrivare all'eccellenza con un miglioramento narrativo sui punti che citavo.
Consigliato a chi ama il genere meisaku, ma anche a chi vuol vedere una bella storia che parla di ingiustizie, differenze sociali ed economiche, infanzie sofferte e molto dolorose, ma con tanta sana amicizia e solidarietà.
Il genere meisaku a me piace tantissimo e, avendo già visto diversi anime trattare di infanzie molto difficili, questo "Lovely Sara" così ben quotato ha in parte un po' deluso qualche aspettativa, che era alta, visti i voti su questo sito.
"Lovely Sara" è uno dei tanti prodotti del World Masterpiece Theater, tratto dal famoso romanzo "La piccola principessa" di Frances Hodgson Burnett, a cui si attiene scrupolosamente: infatti l'adattamento è molto fedele alla controparte cartacea, sono state aggiunte solo pochissime scene brevi e cambiato qualche nome: la bambola Priscilla nel libro è Emily; Margherita e Lalla nel libro sono Ermengarda e Lottie. Il personaggio di Peter, inizialmente cocchiere personale di Sara e poi carissimo amico, non esiste nel romanzo, e io l'ho trovato un'aggiunta azzeccata e piacevole: Peter dona il giusto distacco in un cast quasi interamente al femminile, ed è un personaggio genuino, solare, generoso, una presenza indispensabile e amica della nostra protagonista.
Il paragone con la fiaba di "Cenerentola" è inevitabile, le basi della storia si assomigliano tantissimo, ciò lo può far sembrare un po' banale all'inizio, e la fiaba viene infatti citata nell'anime.
In definitiva, la trama ruota tutta in una unica location, un collegio londinese dove la piccola Sara, figlia ricchissima ma molto umile, viene lasciata a studiare dall'amorevole e facoltoso padre; Sara è l'incarnazione del candore, della beltà e della gentilezza: nonostante all'inizio sia la più ricca dell'istituto, aiuta subito le ragazze più fragili, condivide tutto ciò che ha... finché il padre non muore di febbre tropicale in India, dove aveva investimenti in una miniera di diamanti, e lascia la figlia piena di debiti contratti dagli investimenti infruttuosi; da allora la bimba viene ripudiata dalla direttrice e per pietà lasciata a lavorare come domestica nell'istituto. Più che una domestica bisognerà dire che viene trattata come una schiava! Continuamente sgridata, punita e messa a digiuno dai domestici James e Molly, sempre bruschi e aggressivi.
Solo la domestica coetanea Becky diventerà, oltre che una collega, una grande amica, sempre complice, disposta ad aiutarla e supportarla, figlia di una famiglia talmente povera, da non gradirla a casa, poiché rappresenta solo una bocca in più da sfamare, mostrando la triste realtà del lavoro minorile molto diffuso tra i poveri nell'Ottocento.
I difetti maggiori di questo anime sono la passività e l'estremo buonismo della protagonista Sara. Nonostante venga continuamente umiliata, sgridata, punita, lei cede sempre remissiva, scusandosi, senza mai obbiettare, anche quando le condizioni sono palesemente ingiuste nei suoi confronti: ciò porta lo spettatore a infastidirsi a lungo andare, non è quasi umana questa ragazza che non reagisce mai alle angherie che per un motivo o l'altro la scaraventano con la dignità a pezzi sotto i piedi! È penoso e irritante in questo festival del dolore. Come fa poi a non covare un minimo di rabbia o rancore per nessuno per me è inconcepibile, direi quasi irrealistico.
Inoltre, un altro difetto di questo anime è l'allieva modello dell'istituto, Lavinia: incarnazione dell'invidia e della cattiveria, gelosa inizialmente della sua ricchezza, non avrà alcuna compassione per Sara, una volta diventata estremamente povera e sguattera, e non perderà mai occasione per umiliarla, deriderla, farla punire, farle tutto il male possibile. Mi sembrava incredibile che tanto sadismo non avesse mai fine!
Un personaggio che suscita nello spettatore una irritazione costante, e una gran voglia di darle un bel pugno in faccia, o un'educazione migliore, visto com'è viziata, vittima sicuramente anche del sistema che elogia le classi sociali più alte. Nel libro, va precisato, tutto questo accanimento contro Sara non c'è, i creatori di questo anime hanno esagerato con il personaggio di Lavinia, portando all'estremo tutti i suoi difetti e facendola diventare esasperatamente crudele e spietata. Ecco, qui magari avrei fatto un passo indietro e mi sarei attenuta più al romanzo originale, dove Lavinia è sì invidiosa, cinica, narcisista, ma dosata nel modo giusto.
Questo personaggio ha un finale nell'anime per me irrealistico, ne parlo dopo nel dettaglio nella sezione spoiler per chi ha già visto l'anime.
Un personaggio interessante per i suoi contrasti e il suo spessore è sicuramente Miss Minchi, direttrice dell'istituto, donna fredda, avida e calcolatrice, legata solo al denaro e alla reputazione del suo istituto, abile nel cambiare atteggiamento in un attimo in base alle condizioni economiche delle sue allieve, glaciale e punitiva con Sara, trattandola peggio di una serva e privandola di molte cose; va precisato che tante volte fa capire il suo punto di vista e, tirando le somme, nonostante sia molto severa, a volte non è così ingiusta nel prendere alcune decisioni legate all'istituto. A livelli di cattiveria e crudeltà per me Lavinia non si batte.
Il libro, così come l'anime, punta i riflettori su tante tematiche, una su tutte però: la gentilezza e tutti i suoi aspetti e benefici. Come scrive l'autrice a inizio libro (quando Sara era ancora una bimba ricca): "Becky provava sempre una grande gioia quando vedeva Sara la sera in camera sua, con o senza il dono di cose buone da mangiare. Se c'era tempo solo per poche parole, erano sempre cordiali e affettuose. Se poteva fermarsi a lungo, Sara le raccontava un pezzo di favola a cui ripensare quando era sdraiata a letto in soffitta. Sara, in realtà, faceva semplicemente ciò che le piaceva di più: era buona e generosa per natura. Se la Natura crea un benefattore, questi nasce con le mani e il cuore sempre aperti e disponibili. E anche se talvolta le mani sono vuote, il cuore è sempre pieno di doni da offrire: calore, gentilezza e dolcezza che portano sempre aiuto, conforto e allegria. E una bella risata, qualche volta, è il migliore degli aiuti. Becky, in tutta la sua breve, faticosa e povera vita, aveva avuto poche occasioni per ridere, e ora Sara la faceva ridere e nessuna delle due si rendeva conto che una risata in comune era "nutriente" quanto e più di un pasticcio di carne."
Attenzione: la parte seguente contiene spoiler
Il finale su Lavinia non mi è piaciuto per niente, perché irrealistico: per tutta la serie si diverte sadicamente senza sosta a tormentare, umiliare e insultare la protagonista, e nell'ultimo episodio accetta di convivere pacificamente con lei in collegio, abbandonando il passato, così all'improvviso? Un cambiamento troppo forzato e immediato. Sarebbe stato più realistico creare le condizioni perché Lavinia maturasse e lentamente cambiasse idea su Sara, diventandole spontaneamente amica.
Il finale dell'anime vede Sara, di nuovo ricca, ritornare ad essere allieva dell'istituto; nel romanzo, invece, Sara, nonostante l'invito a tornare di Miss Minchi (fatto più per avidità di denaro e per salvare la reputazione del collegio), decide di non tornare a scuola con e da lei, ripensando a come è stata trattata soprattutto da quella avida e gelida direttrice, nelle notti passate al freddo in soffitta con abiti logori, a volte bagnati e gelidi d'inverno, punita a digiuno, senza cibo per giorni... e io l'ho trovata una scelta giustissima. La volontà dei Giapponesi di far reinserire Sara in istituto, perdonando tutti i suoi carnefici, per me è stata una scelta un po' forzata.
Una nota la devo spendere per il personaggio di Peter, un ragazzino umile e davvero tanto generoso, che aiuterà sempre Sara; si capisce anche che ha un debole per lei, peccato che la cosa non venga mai approfondita. Alla fine della serie Sara promuove Becky come dama di compagnia e la porta con sé in India, togliendola da una condizione di miseria, ma io avrei portato anche Peter in viaggio a questo punto, perché a livelli di generosità, amicizia e solidarietà lui non è da meno di Becky. Un vero peccato non vedere la loro amicizia evolversi in qualcos'altro. E davvero un peccato che questo personaggio non sia mai esistito nel romanzo originale.
Fine parte contenente spoiler
L'animazione è buona, se si pensa a un prodotto del 1985; io ho visto l'edizione rimasterizzata, ma c'è il difetto dei colori troppo accesi, creando un effetto un po' artificioso. Ottimo il doppiaggio.
Insomma, è un anime molto buono, ma che poteva arrivare all'eccellenza con un miglioramento narrativo sui punti che citavo.
Consigliato a chi ama il genere meisaku, ma anche a chi vuol vedere una bella storia che parla di ingiustizie, differenze sociali ed economiche, infanzie sofferte e molto dolorose, ma con tanta sana amicizia e solidarietà.
"Lovely Sara" è uno dei tanti prodotti del World Masterpiece Theater: tratto dal romanzo "La piccola Principessa", è la storia di Sara, una bambina che viene lasciata in collegio dal padre, mentre parte per l'India; purtroppo la sua vita è destinata a cambiare drasticamente in peggio con la morte del genitore. Come tutti i prodotti di questo filone, è un anime con un'ottima animazione; bellissima l'atmosfera londinese, purtroppo rovinata dalla rimasterizzazione della serie nel 2022 che ha reso tutto più colorato e illuminato, rovinando quel senso di nebbia e cielo coperto tipicamente inglese che l'anime aveva in origine. La trama è crudele e senza peli sulla lingua, tra quelle di questo genere, una di quelle più tristi, per me battuta solo da "Remì" e il suo remake al femminile (ricordo però che solo il secondo fa effettivamente parte di questo filone), se non si conta "Il fedele Patrash" e "Romio no Aoi Sora".
Una delle cose poco digeribili della serie sta nell'eccessivo buonismo della protagonista: Sara è troppo buona e totalmente incapace di qualsiasi sentimento di rabbia o rancore, nonostante le angherie; non è molto diversa da Cenerentola, non credo sia un caso che la fiaba venga citata nella serie, quella storia ci insegna che, quando hai tutto il mondo contro e non puoi scappare, devi cercare di rimanere paziente e gentile, per non diventare orribile come i tuoi carnefici, e, diciamolo, alla fine, anche se Sara fosse stata più ribelle, non sarebbe servito a molto. Resta il fatto che ci sono degli episodi in cui questa remissività è davvero portata agli estremi e in certi momenti diventa davvero frustrante. Diciamo che l'essere cosi buona è sì irritante per lo spettatore che guarda la serie, in parte è comprensibile, e secondo me è proprio questo a rendere cosi gustoso l'episodio 42.
Le vere star di questa storia sono però le cattive: Miss Minchi è una donna devota solo al denaro e alla buona reputazione del collegio, basti solo pensare che cambia totalmente opinione su Sara basandosi sulla sua situazione economica e a cosa la gente potrebbe pensare del suo collegio se si scoprisse come tratta la protagonista. Fisicamente ricorda tantissimo la signorina Rottenmeier di "Heidi", tanto che pare quasi impossibile non farci un paragone, eppure, se guardiamo "Heidi" fino alla fine, con obbiettività ci rendiamo conto che in fondo la signorina Rottenmeier agisce sempre convinta di fare del bene a Clara, mentre Miss Minchi non è affatto mossa da buone intenzioni o convinta comunque di essere nel giusto, a lei interessa veramente solo imporsi sui più deboli, infatti prende subito in antipatia Sara per il semplice fatto di averla corretta sul tragitto che ha fatto per arrivare dall'India a Londra e per aver dimostrato di sapere il francese meglio di lei. Mi è piaciuto poi che in un episodio si faccia accenno al suo passato e che questo non venga usato come scusa per le sue angherie.
L'altra villain è Lavinia, compagna di Sara e miglior studentessa del collegio: prende subito anche lei in antipatia la protagonista, per essere più brava e ricca, e farà di tutto per umiliarla pubblicamente e metterla in cattive luce. Intendiamoci, vedendo la storia, ti vien solo voglia di prenderla a schiaffi, è sadica e crudele, ma pensateci: Sara è sempre perfetta e buona in tutto quello che fa, non si scoraggia mai, nonostante le ingiustizie, rimane sempre pura come un angelo, Lavinia in questo è la personificazione dell'invidia, non riesce proprio a capire come faccia una persona a rimanere così buona nonostante le disgrazie. A parte questo Lavinia è vittima del sistema educativo di Miss Minchi, che non fa che evidenziare la differenza sociale fra le alunne, favorendo chi è più ricca e potente, ragion per cui, Lavinia si sente pure legittimata a fare quello che fa.
Altro personaggio di questa storia è Becky, assunta come sguattera dal collegio: diventerà subito amica di Sara, è un personaggio che non può non suscitare tenerezza, perché, oltre al modo in cui viene trattata dai cuochi, Miss Minchi e le altre studentesse, si aggiunge il fatto di essere praticamente analfabeta, che la sua famiglia è troppo povera per tenersela, e cosi lei è la prima a subire la crudeltà della società ottocentesca, e a differenza di Sara non ha nemmeno la possibilità di un riscatto, nonostante il finale in parte darà anche a questo personaggio un minimo di dignità.
Gli altri personaggi non li conto, perché sono troppo marginali o appaiono verso la fine, e dovrei fare degli spoiler. Piccola menzione onorevole per Peter, uno dei pochissimi amici di Sara che cerca sempre di aiutarla quando deve muoversi per Londra: sotto sotto si vede che è innamorato della protagonista e ammetto spesso di averli 'shippati' insieme.
Nonostante le mie lodi all'aspetto tecnico e ai personaggi, non posso dare più di 8: sì, è un voto alto, ma questo è un'anime che potrebbe essere da 10 e lode, se non fosse per certe forzature. Per spiegarmi meglio, però, devo fare degli spoiler.
Attenzione: la parte seguente contiene spoiler
Intanto, non ho capito l'episodio 20, quando appare il padre di Lavinia. Praticamente, la bambina prende il possesso dell'appartamento di Sara e richiede, addirittura, che la stessa Sara diventi la sua domestica; in questo caso pure Miss Minchi pare provare pietà per la protagonista, non mi è ben chiaro se per il fatto di perdere una dipendente o perché non è semplicemente contemplato che una studentessa possa richiedere una serva personale, ma in quel momento fa una faccia che pare quasi dire: "Povera Sara!". In tutti i casi tutto questo è smentito negli episodi successivi: nonostante il padre tiri un ceffone alla figlia per le sue richieste e pretenda che le siano tolti tutti i previlegi, lei rimane nella stanza di Sara e, anche se lei non è diventata la sua domestica, Lavinia la tratta come tale. Poi l'episodio 24 è totalmente inutile e incoerente, non ha senso che le stesse che hanno preso sempre le difese di Lavinia prendano le parti di Sara solo per via di una bambola; va bene che c'è un limite a tutto, ma Lavinia fa ben peggio che chiedere a Sara di darle la sua bambola, e in quei casi nessuno dice nulla.
Poi, tutta la storia di Chrisford è troppo forzata: questo è il migliore amico del padre di Sara e non si ricorda nemmeno il nome della figlia del suo migliore amico, ma almeno il cognome avrebbe dovuto aiutarlo nelle sue ricerche; a un certo punto gli viene proprio raccontata la storia di quella bambina che fa da serva nel collegio, tu guarda un po' che coincidenza, è proprio uguale a quella del suo amico e di sua figlia, ma lui non si pone nemmeno il problema di provare a indagare.
Non parliamo poi del finale: in genere preferisco di gran lunga questo adattamento giapponese al romanzo originale, ma l'unica cosa che continuo a preferire della versione cartacea è il finale, secondo me molto più giusto di quello dell'anime, dove praticamente viene perdonato tutto ai cattivi; questo mi ha lasciato un po' l'amaro in bocca, specie dopo il soddisfacente penultimo episodio, dove ammetto di aver riso come un matto, da quando Miss Minchi va a casa di Chrisford fino alla ramanzina di Amelia. Miss Minchi non meritava proprio nessun perdono, va bene non vendicarsi, ma nemmeno rimanere lì al collegio come se niente fosse, aiutando una persona che ti ha quasi fatto morire di malattia. Ma il peggio sono Molly e James: se da una parte Miss Minchi abbiamo quantomeno avuto modo di vederla umiliata e sconfitta, se Lavinia accetta semplicemente sportivamente la sconfitta, Molly e James non hanno proprio nessun motivo di venire redenti, visto che solo un episodio prima continuavano a trattare male Sara e Becky.
Fine parte contenente spoiler
Nonostante alcuni passaggi non mi abbiano convinto affatto, è un anime che consiglio a tutti, io sono stato sinceramente in ansia per tutti i quarantasei episodi, da quanto desideravo vedere come finiva... ti lascia col fiato sospeso. Nonostante a tratti sia stucchevole, credo che sia giusto che si ricordi che anche nelle angherie peggiori si deve rimanere buoni, uno dei maggiori problemi di questo mondo è anche che, se subisci dei torti, tu pensi solo a vendicarti, di fatto mettendoti al livello di chi ti ha fatto del male.
Ottima animazione, e pure colonna sonora.
Una delle cose poco digeribili della serie sta nell'eccessivo buonismo della protagonista: Sara è troppo buona e totalmente incapace di qualsiasi sentimento di rabbia o rancore, nonostante le angherie; non è molto diversa da Cenerentola, non credo sia un caso che la fiaba venga citata nella serie, quella storia ci insegna che, quando hai tutto il mondo contro e non puoi scappare, devi cercare di rimanere paziente e gentile, per non diventare orribile come i tuoi carnefici, e, diciamolo, alla fine, anche se Sara fosse stata più ribelle, non sarebbe servito a molto. Resta il fatto che ci sono degli episodi in cui questa remissività è davvero portata agli estremi e in certi momenti diventa davvero frustrante. Diciamo che l'essere cosi buona è sì irritante per lo spettatore che guarda la serie, in parte è comprensibile, e secondo me è proprio questo a rendere cosi gustoso l'episodio 42.
Le vere star di questa storia sono però le cattive: Miss Minchi è una donna devota solo al denaro e alla buona reputazione del collegio, basti solo pensare che cambia totalmente opinione su Sara basandosi sulla sua situazione economica e a cosa la gente potrebbe pensare del suo collegio se si scoprisse come tratta la protagonista. Fisicamente ricorda tantissimo la signorina Rottenmeier di "Heidi", tanto che pare quasi impossibile non farci un paragone, eppure, se guardiamo "Heidi" fino alla fine, con obbiettività ci rendiamo conto che in fondo la signorina Rottenmeier agisce sempre convinta di fare del bene a Clara, mentre Miss Minchi non è affatto mossa da buone intenzioni o convinta comunque di essere nel giusto, a lei interessa veramente solo imporsi sui più deboli, infatti prende subito in antipatia Sara per il semplice fatto di averla corretta sul tragitto che ha fatto per arrivare dall'India a Londra e per aver dimostrato di sapere il francese meglio di lei. Mi è piaciuto poi che in un episodio si faccia accenno al suo passato e che questo non venga usato come scusa per le sue angherie.
L'altra villain è Lavinia, compagna di Sara e miglior studentessa del collegio: prende subito anche lei in antipatia la protagonista, per essere più brava e ricca, e farà di tutto per umiliarla pubblicamente e metterla in cattive luce. Intendiamoci, vedendo la storia, ti vien solo voglia di prenderla a schiaffi, è sadica e crudele, ma pensateci: Sara è sempre perfetta e buona in tutto quello che fa, non si scoraggia mai, nonostante le ingiustizie, rimane sempre pura come un angelo, Lavinia in questo è la personificazione dell'invidia, non riesce proprio a capire come faccia una persona a rimanere così buona nonostante le disgrazie. A parte questo Lavinia è vittima del sistema educativo di Miss Minchi, che non fa che evidenziare la differenza sociale fra le alunne, favorendo chi è più ricca e potente, ragion per cui, Lavinia si sente pure legittimata a fare quello che fa.
Altro personaggio di questa storia è Becky, assunta come sguattera dal collegio: diventerà subito amica di Sara, è un personaggio che non può non suscitare tenerezza, perché, oltre al modo in cui viene trattata dai cuochi, Miss Minchi e le altre studentesse, si aggiunge il fatto di essere praticamente analfabeta, che la sua famiglia è troppo povera per tenersela, e cosi lei è la prima a subire la crudeltà della società ottocentesca, e a differenza di Sara non ha nemmeno la possibilità di un riscatto, nonostante il finale in parte darà anche a questo personaggio un minimo di dignità.
Gli altri personaggi non li conto, perché sono troppo marginali o appaiono verso la fine, e dovrei fare degli spoiler. Piccola menzione onorevole per Peter, uno dei pochissimi amici di Sara che cerca sempre di aiutarla quando deve muoversi per Londra: sotto sotto si vede che è innamorato della protagonista e ammetto spesso di averli 'shippati' insieme.
Nonostante le mie lodi all'aspetto tecnico e ai personaggi, non posso dare più di 8: sì, è un voto alto, ma questo è un'anime che potrebbe essere da 10 e lode, se non fosse per certe forzature. Per spiegarmi meglio, però, devo fare degli spoiler.
Attenzione: la parte seguente contiene spoiler
Intanto, non ho capito l'episodio 20, quando appare il padre di Lavinia. Praticamente, la bambina prende il possesso dell'appartamento di Sara e richiede, addirittura, che la stessa Sara diventi la sua domestica; in questo caso pure Miss Minchi pare provare pietà per la protagonista, non mi è ben chiaro se per il fatto di perdere una dipendente o perché non è semplicemente contemplato che una studentessa possa richiedere una serva personale, ma in quel momento fa una faccia che pare quasi dire: "Povera Sara!". In tutti i casi tutto questo è smentito negli episodi successivi: nonostante il padre tiri un ceffone alla figlia per le sue richieste e pretenda che le siano tolti tutti i previlegi, lei rimane nella stanza di Sara e, anche se lei non è diventata la sua domestica, Lavinia la tratta come tale. Poi l'episodio 24 è totalmente inutile e incoerente, non ha senso che le stesse che hanno preso sempre le difese di Lavinia prendano le parti di Sara solo per via di una bambola; va bene che c'è un limite a tutto, ma Lavinia fa ben peggio che chiedere a Sara di darle la sua bambola, e in quei casi nessuno dice nulla.
Poi, tutta la storia di Chrisford è troppo forzata: questo è il migliore amico del padre di Sara e non si ricorda nemmeno il nome della figlia del suo migliore amico, ma almeno il cognome avrebbe dovuto aiutarlo nelle sue ricerche; a un certo punto gli viene proprio raccontata la storia di quella bambina che fa da serva nel collegio, tu guarda un po' che coincidenza, è proprio uguale a quella del suo amico e di sua figlia, ma lui non si pone nemmeno il problema di provare a indagare.
Non parliamo poi del finale: in genere preferisco di gran lunga questo adattamento giapponese al romanzo originale, ma l'unica cosa che continuo a preferire della versione cartacea è il finale, secondo me molto più giusto di quello dell'anime, dove praticamente viene perdonato tutto ai cattivi; questo mi ha lasciato un po' l'amaro in bocca, specie dopo il soddisfacente penultimo episodio, dove ammetto di aver riso come un matto, da quando Miss Minchi va a casa di Chrisford fino alla ramanzina di Amelia. Miss Minchi non meritava proprio nessun perdono, va bene non vendicarsi, ma nemmeno rimanere lì al collegio come se niente fosse, aiutando una persona che ti ha quasi fatto morire di malattia. Ma il peggio sono Molly e James: se da una parte Miss Minchi abbiamo quantomeno avuto modo di vederla umiliata e sconfitta, se Lavinia accetta semplicemente sportivamente la sconfitta, Molly e James non hanno proprio nessun motivo di venire redenti, visto che solo un episodio prima continuavano a trattare male Sara e Becky.
Fine parte contenente spoiler
Nonostante alcuni passaggi non mi abbiano convinto affatto, è un anime che consiglio a tutti, io sono stato sinceramente in ansia per tutti i quarantasei episodi, da quanto desideravo vedere come finiva... ti lascia col fiato sospeso. Nonostante a tratti sia stucchevole, credo che sia giusto che si ricordi che anche nelle angherie peggiori si deve rimanere buoni, uno dei maggiori problemi di questo mondo è anche che, se subisci dei torti, tu pensi solo a vendicarti, di fatto mettendoti al livello di chi ti ha fatto del male.
Ottima animazione, e pure colonna sonora.
Uno dei filoni più ricchi nella produzione degli anime giapponesi è probabilmente quello delle storie che discendono da romanzi classici: e in tal senso “Lovely Sara” è uno degli anime di questo genere meglio riusciti e più apprezzati.
La storia riprende il romanzo “La piccola principessa” in modo abbastanza fedele, al di là di alcune variazioni marginali che comunque paiono funzionali al rendimento della versione animata. Sara è una bambina figlia di un ricco inglese che gestisce affari in India: siamo nel tardo Ottocento, ed ella viene ammessa in un collegio londinese, mentre appunto il padre si trova in India. Sara è una bambina garbata, intelligente, graziosa, leale, generosa, ma il suo status di piccola principessa non le impedisce di mostrarsi affabile e umile nei rapporti con gli altri e con chi è meno fortunato di lei, come si vede nelle prime puntate della serie. A un certo punto, però, il padre di Sara muore, ed ella si trova senza più nulla, sola al mondo, e viene ospitata come serva nello stesso collegio in cui poco prima era l’allieva più prestigiosa. Ne seguono ovviamente una serie di difficoltà e momenti tristi: ma qui Sara rivela come il suo essere principessa sia innanzitutto una questione di stile, poiché ella, pur con tutte le difficoltà e amarezze, va avanti sempre con dignità e eleganza, senza lamentarsi e anzi dando conforto alle persone con cui le capita di relazionarsi. Questo suo atteggiamento sarà premiato e, a seguito di alcuni eventi e congiunture particolari, le cose cambieranno per Sara.
“Lovely Sara” è un anime ben curato che restituisce bene l’ambientazione storico-sociale della Londra dell’epoca e in cui ci sono molti momenti commoventi ed edificanti; belle anche le musiche di sottofondo. Avevo visto questo anime da piccolo e l’ho rivisto volentieri di recente, e personalmente nel suo genere mi sento di dargli un 10.
La storia riprende il romanzo “La piccola principessa” in modo abbastanza fedele, al di là di alcune variazioni marginali che comunque paiono funzionali al rendimento della versione animata. Sara è una bambina figlia di un ricco inglese che gestisce affari in India: siamo nel tardo Ottocento, ed ella viene ammessa in un collegio londinese, mentre appunto il padre si trova in India. Sara è una bambina garbata, intelligente, graziosa, leale, generosa, ma il suo status di piccola principessa non le impedisce di mostrarsi affabile e umile nei rapporti con gli altri e con chi è meno fortunato di lei, come si vede nelle prime puntate della serie. A un certo punto, però, il padre di Sara muore, ed ella si trova senza più nulla, sola al mondo, e viene ospitata come serva nello stesso collegio in cui poco prima era l’allieva più prestigiosa. Ne seguono ovviamente una serie di difficoltà e momenti tristi: ma qui Sara rivela come il suo essere principessa sia innanzitutto una questione di stile, poiché ella, pur con tutte le difficoltà e amarezze, va avanti sempre con dignità e eleganza, senza lamentarsi e anzi dando conforto alle persone con cui le capita di relazionarsi. Questo suo atteggiamento sarà premiato e, a seguito di alcuni eventi e congiunture particolari, le cose cambieranno per Sara.
“Lovely Sara” è un anime ben curato che restituisce bene l’ambientazione storico-sociale della Londra dell’epoca e in cui ci sono molti momenti commoventi ed edificanti; belle anche le musiche di sottofondo. Avevo visto questo anime da piccolo e l’ho rivisto volentieri di recente, e personalmente nel suo genere mi sento di dargli un 10.
Attenzione: la recensione contiene spoiler
Scopro questa storia con la replica di Italia1 del 2022 e, da fan di “Heidi” e soprattutto “Anna dai capelli rossi”, so che è un genere che può piacermi. Non conoscevo però minimamente la storia di “Lovely Sara” e mi ha sorpreso parecchio scoprire che la protagonista non è un’orfanella per una buona decina di episodi. Ciò che è interessante vedere è quanto il personaggio di Sara rimanga sempre lo stesso: puro e dai valori inalterati in ogni circostanza.
Sara, prima di rimanere orfana, è ricca e non fatica minimamente a empatizzare e a sentirsi sullo stesso piano di Becky, una sguattera sua coetanea che lavora nel collegio in cui soggiorna. L’umiltà di Sara, la sua dolcezza, il suo saper cogliere i bisogni altrui la portano ad avere reazioni contrastanti da parte di chi ha a che fare con lei: c’è chi per questo la ringrazia e la ritiene un caposaldo, un punto di riferimento, qualcuno da prendere a modello, o chi semplicemente ripaga con altrettanta cortesia e bontà il suo modo di essere. Poi però c’è anche chi si sente costretto a confrontarsi e a entrare in conflitto con Sara e il suo valore genuino: questo purtroppo genera invidia e competizione, sfociando in una cattiveria gratuita da buona parte di altri personaggi intorno a lei. Ovviamente sono i personaggi antagonisti a risultare i più interessanti in storie come queste. Sarà che sulla bontà delle persone ci si interroga poco, la si dà per scontata. Ma cos’è che invece muove le persone a compiere azioni così crudeli?
Miss Minchin, la direttrice del collegio, è una donna molto severa e attaccata al denaro, e finché Sara rappresenterà nella storia una fonte di guadagno, si vedrà costretta a far buon viso a cattivo gioco. Indubbiamente è anche un modo di fare classista: la posizione, il denaro e il titolo meritano rispetto. Non appena questi verranno meno, ossia quando Sara rimarrà orfana e purtroppo anche povera, Miss Minchin non mostrerà alcuna sensibilità nei confronti della bambina. Deciderà di tenerla con sé e di garantirle cibo e un tetto sulla testa, ma lo farà senza alcun tipo di umanità, privandola del suo valore e senza darle neppure il tempo di metabolizzare il lutto. Piuttosto che approfittare delle conoscenze linguistiche di Sara e renderla insegnante, che è madrelingua francese in una Londra di fine ‘800, preferisce sbatterla in cucina a fare la sguattera insieme a Becky.
Nonostante il dramma della situazione Sara potrà contare sulla lealtà e il sostegno della sua amica Becky; questo legame così solido sembra essere la testimonianza che, quando si è animati da buone intenzioni, la vita saprà ricompensarci in qualche modo anche nelle situazioni più spiacevoli.
Oltre a Miss Minchin, Sara dovrà vedersela anche con Lavinia, una sua compagna, che cercherà in tutti i modi di danneggiarla, provocandola e mettendola in cattiva luce. Lavinia è sì un’allieva modello, ma è pure competitiva, furba, viziata e purtroppo molto invidiosa. Sara però pare non conoscere la cattiveria né la vendetta, quindi non le darà mai grandi soddisfazioni. Questo non farà che alimentare un circolo vizioso, per il quale Lavinia non riuscirà a darsi pace, dato che Sara si rivelerà essere sempre così centrata e serena.
A onor del vero, questa estrema bontà di Sara, nonostante le avversità e le provocazioni degli altri, col tempo mi è sembrata davvero poco credibile. Non c’è davvero un minimo di malignità in lei, e un comportamento così remissivo mi ha generato un bel po’ di rabbia, mentre assistevo alle sue sventure. Purtroppo ciò che emerge è che Sara, ancorata ai suoi valori, sembra farsi trascinare dagli eventi in attesa di qualcosa. E infatti sarà così che andrà, quando nel finale un amico del padre defunto la troverà per poterle consegnare l’eredità che le spetta. E se fosse andata diversamente? Sara avrebbe subìto in eterno? Col passare degli episodi diventa davvero straziante, c’è stato un momento in cui ho addirittura temuto che il dramma sarebbe sfociato nel più tragico per la nostra protagonista. Fortuna che così non è stato...
Parlando invece della serie nel suo insieme, ha una buona resa in termini di animazioni e comparto sonoro, perfettamente in linea con altre serie del periodo e della Nippon Animation. Ha saputo tenermi incollato per ore senza mai stancarmi, e questo le va assolutamente riconosciuto, indica che è invecchiata bene e che ha un buon ritmo.
Purtroppo l’opera risente parecchio dei personaggi troppo lineari e poco approfonditi. Alcuni comportamenti, come il gesto di pace assolutamente gratuito che Lavinia cercherà alla fine nei confronti di Sara, non vengono minimamente esplorati e lasciano lo spettatore con l’amaro in bocca. Cos’avrà portato Lavinia a comportarsi così? Ha accettato di aver perso il confronto con Sara e quindi smette di avere un conflitto con lei? Nelle battute finali Lavinia ci informa che lascerà il collegio di Londra per recarsi negli Stati Uniti, probabilmente proprio per non dover più sopportare di misurarsi con Sara. Ma per un personaggio così cattivo, forse uno dei più cattivi che mi sia mai capitato di conoscere in un’opera, mi aspettavo un epilogo più avvincente.
Quantomeno abbiamo potuto assistere all’esaurimento di Miss Minchin che, messa con le spalle al muro, ha un crollo nervoso in cui mostra tutte le sue fragilità come essere umano. Si conferma essere anche lei una donna competitiva e insicura, che ha sempre temuto Sara soprattutto per la sua intelligenza. Tuttavia, alla prima occasione per arricchirsi, torna a essere mansueta e allineata alle sue priorità; soprattutto si mostrerà di nuovo gentile con Sara, che rappresenterà ancora la sua fonte di guadagno.
Il messaggio che questa storia vuole mandare è uno dei più semplici: si raccoglie quel che si semina. Specie se si è buoni, si sarà ricompensati.
Scopro questa storia con la replica di Italia1 del 2022 e, da fan di “Heidi” e soprattutto “Anna dai capelli rossi”, so che è un genere che può piacermi. Non conoscevo però minimamente la storia di “Lovely Sara” e mi ha sorpreso parecchio scoprire che la protagonista non è un’orfanella per una buona decina di episodi. Ciò che è interessante vedere è quanto il personaggio di Sara rimanga sempre lo stesso: puro e dai valori inalterati in ogni circostanza.
Sara, prima di rimanere orfana, è ricca e non fatica minimamente a empatizzare e a sentirsi sullo stesso piano di Becky, una sguattera sua coetanea che lavora nel collegio in cui soggiorna. L’umiltà di Sara, la sua dolcezza, il suo saper cogliere i bisogni altrui la portano ad avere reazioni contrastanti da parte di chi ha a che fare con lei: c’è chi per questo la ringrazia e la ritiene un caposaldo, un punto di riferimento, qualcuno da prendere a modello, o chi semplicemente ripaga con altrettanta cortesia e bontà il suo modo di essere. Poi però c’è anche chi si sente costretto a confrontarsi e a entrare in conflitto con Sara e il suo valore genuino: questo purtroppo genera invidia e competizione, sfociando in una cattiveria gratuita da buona parte di altri personaggi intorno a lei. Ovviamente sono i personaggi antagonisti a risultare i più interessanti in storie come queste. Sarà che sulla bontà delle persone ci si interroga poco, la si dà per scontata. Ma cos’è che invece muove le persone a compiere azioni così crudeli?
Miss Minchin, la direttrice del collegio, è una donna molto severa e attaccata al denaro, e finché Sara rappresenterà nella storia una fonte di guadagno, si vedrà costretta a far buon viso a cattivo gioco. Indubbiamente è anche un modo di fare classista: la posizione, il denaro e il titolo meritano rispetto. Non appena questi verranno meno, ossia quando Sara rimarrà orfana e purtroppo anche povera, Miss Minchin non mostrerà alcuna sensibilità nei confronti della bambina. Deciderà di tenerla con sé e di garantirle cibo e un tetto sulla testa, ma lo farà senza alcun tipo di umanità, privandola del suo valore e senza darle neppure il tempo di metabolizzare il lutto. Piuttosto che approfittare delle conoscenze linguistiche di Sara e renderla insegnante, che è madrelingua francese in una Londra di fine ‘800, preferisce sbatterla in cucina a fare la sguattera insieme a Becky.
Nonostante il dramma della situazione Sara potrà contare sulla lealtà e il sostegno della sua amica Becky; questo legame così solido sembra essere la testimonianza che, quando si è animati da buone intenzioni, la vita saprà ricompensarci in qualche modo anche nelle situazioni più spiacevoli.
Oltre a Miss Minchin, Sara dovrà vedersela anche con Lavinia, una sua compagna, che cercherà in tutti i modi di danneggiarla, provocandola e mettendola in cattiva luce. Lavinia è sì un’allieva modello, ma è pure competitiva, furba, viziata e purtroppo molto invidiosa. Sara però pare non conoscere la cattiveria né la vendetta, quindi non le darà mai grandi soddisfazioni. Questo non farà che alimentare un circolo vizioso, per il quale Lavinia non riuscirà a darsi pace, dato che Sara si rivelerà essere sempre così centrata e serena.
A onor del vero, questa estrema bontà di Sara, nonostante le avversità e le provocazioni degli altri, col tempo mi è sembrata davvero poco credibile. Non c’è davvero un minimo di malignità in lei, e un comportamento così remissivo mi ha generato un bel po’ di rabbia, mentre assistevo alle sue sventure. Purtroppo ciò che emerge è che Sara, ancorata ai suoi valori, sembra farsi trascinare dagli eventi in attesa di qualcosa. E infatti sarà così che andrà, quando nel finale un amico del padre defunto la troverà per poterle consegnare l’eredità che le spetta. E se fosse andata diversamente? Sara avrebbe subìto in eterno? Col passare degli episodi diventa davvero straziante, c’è stato un momento in cui ho addirittura temuto che il dramma sarebbe sfociato nel più tragico per la nostra protagonista. Fortuna che così non è stato...
Parlando invece della serie nel suo insieme, ha una buona resa in termini di animazioni e comparto sonoro, perfettamente in linea con altre serie del periodo e della Nippon Animation. Ha saputo tenermi incollato per ore senza mai stancarmi, e questo le va assolutamente riconosciuto, indica che è invecchiata bene e che ha un buon ritmo.
Purtroppo l’opera risente parecchio dei personaggi troppo lineari e poco approfonditi. Alcuni comportamenti, come il gesto di pace assolutamente gratuito che Lavinia cercherà alla fine nei confronti di Sara, non vengono minimamente esplorati e lasciano lo spettatore con l’amaro in bocca. Cos’avrà portato Lavinia a comportarsi così? Ha accettato di aver perso il confronto con Sara e quindi smette di avere un conflitto con lei? Nelle battute finali Lavinia ci informa che lascerà il collegio di Londra per recarsi negli Stati Uniti, probabilmente proprio per non dover più sopportare di misurarsi con Sara. Ma per un personaggio così cattivo, forse uno dei più cattivi che mi sia mai capitato di conoscere in un’opera, mi aspettavo un epilogo più avvincente.
Quantomeno abbiamo potuto assistere all’esaurimento di Miss Minchin che, messa con le spalle al muro, ha un crollo nervoso in cui mostra tutte le sue fragilità come essere umano. Si conferma essere anche lei una donna competitiva e insicura, che ha sempre temuto Sara soprattutto per la sua intelligenza. Tuttavia, alla prima occasione per arricchirsi, torna a essere mansueta e allineata alle sue priorità; soprattutto si mostrerà di nuovo gentile con Sara, che rappresenterà ancora la sua fonte di guadagno.
Il messaggio che questa storia vuole mandare è uno dei più semplici: si raccoglie quel che si semina. Specie se si è buoni, si sarà ricompensati.
E' uno dei punti più alti del World Masterpiece Theater e del "meisaku" in generale. Ispirato al romanzo "La piccola principessa" di Frances Hodgson Burnett, portato sul grande schermo più volte e le cui versioni maggiormente famose sono quella del '39 con Sherley Temple e quella del '95, presenta però dei cambiamenti rilevanti a livello di avvenimenti. Narra di Sarah, ragazzina di buona famiglia che va a studiare in collegio. Perso il padre e caduta in disgrazia, alla piccola non resterà che rimanere nella scuola come sguattera e subire ogni tipo di angheria da parte della direttrice del collegio, la ruffiana Miss Minci, che tratta bene solo i ricchi, e dell'ex compagna Lavinia, invidiosa di lei e che approfitta della situazione per "vendicarsi" del fatto che l'altra ricevesse tutte o quasi le attenzioni.
Troverà conforto in alcune amiche e amici, e sarà sorretta da una grande forza d'animo.
La serie è una delle più tristi e seriose, per un pubblico mainstream, mai fatte. Probabilmente rivaleggia con "Remi". C' è veramente poco di allegro, nonostante rispetto al romanzo siano stati smussati alcuni caratteri, soprattutto nel finale. Nonostante queste premesse, appassiona e coinvolge.
Riguardo il comparto tecnico-grafico, è di prima qualità. I "meisaku" sono famosi anche per avere una standard elevato per la rifinitura dei dettagli.
E' una serie che dopo trent'anni e più riesce ancora ad appassionare grandi e piccini, che insegna a rialzarsi anche nei momenti di maggiore difficoltà e quando la gente che ti tratta bene solo per convenienza poi, una volta che non può più avere niente da te, ti scarica.
Troverà conforto in alcune amiche e amici, e sarà sorretta da una grande forza d'animo.
La serie è una delle più tristi e seriose, per un pubblico mainstream, mai fatte. Probabilmente rivaleggia con "Remi". C' è veramente poco di allegro, nonostante rispetto al romanzo siano stati smussati alcuni caratteri, soprattutto nel finale. Nonostante queste premesse, appassiona e coinvolge.
Riguardo il comparto tecnico-grafico, è di prima qualità. I "meisaku" sono famosi anche per avere una standard elevato per la rifinitura dei dettagli.
E' una serie che dopo trent'anni e più riesce ancora ad appassionare grandi e piccini, che insegna a rialzarsi anche nei momenti di maggiore difficoltà e quando la gente che ti tratta bene solo per convenienza poi, una volta che non può più avere niente da te, ti scarica.
Le vicende di "Princess Sarah" avvengono nella tetra Londra vittoriana. Sarah Crewe è la figlia di una ricca famiglia Inglese residente in India, e da poco si è trasferita in Inghilterra, presso il rinomato collegio femminile di Miss Minchin. All'intelligente Sarah, orfana di madre, rimane sono più il padre, il quale, una volta portata la figlia al collegio, è costretto a tornare in India per lavoro. In seguito ad una disgrazia, avrà inizio la triste e drammatica avventura di Sarah, la quale diventerà poverissima; una vera e propria schiava, maltrattata e derisa dai suoi ipocriti, invidiosi e spietati aguzzini: Miss Minchin, Miss Lavinia e i loro rispettivi lacché. Le crudeltà che dovrà subire la piccola la porteranno addirittura ad un passo dalla morte...
"Princess Sarah" è l'adattamento animato operato dalla Nippon Animation del romanzo "La Piccola Principessa" di Frances Hodgson Burnett. Si tratta di un meisaku molto incisivo ed angoscioso, nel quale le disgrazie e la cattiveria umana raggiungono livelli decisamente più elevati rispetto agli standard delle altre opere dello stesso genere. Se queste ultime erano leggermente mitigate ed addolcite, nonostante l'asprezza e la drammaticità delle vicende trattate, "Princess Sarah" non conosce freni inibitori: è uno degli anime più crudeli che abbia mai visto; ma non crudele nel senso estetico e tragico del termine; crudele giacché quello che l'opera ci propone è realmente esistito: il tutto è realisticamente plausibile nelle modalità con le quali viene rappresentato. Nell'Inghilterra vittoriana la schiavitù e lo sfruttamento minorile erano all'ordine del giorno, così come la distinzione abissale tra ricchi e poveri (purtroppo in molti paesi del mondo queste cose esistono ancora); ed ecco che nell'anime, così come nel romanzo, emerge una forte denuncia del lavoro minorile, nonché una feroce critica all'ipocrisia, congiunta alla palese condanna dell'infelice equazione "essere uguale avere". Infatti, basta poco a far cambiare l'atteggiamento della spietata Miss Minchin nei confronti di Sarah: il sopraggiungere della povertà e dell'indigenza; il fatto che quest'ultima diventi, da potenziale "principessa dei diamanti", un indifeso essere caduto in disgrazia in un mondo di predatori e prede.
La piccola Sarah, nonostante la sua caratterizzazione cliché di bambina-archetipo incondizionatamente buona e gentile con tutti - anche con i suoi carnefici - è soltanto una bambina; è l'innocenza fatta a persona; e c'è qualcosa di estremamente adulto in quello sguardo così nobile e profondo. Contrariamente alla suddetta, gli altri personaggi sono invece sin troppo umani (questo è uno dei rari casi in cui durante la visione mi sembrava di aver di fronte persone vere, e non personaggi fittizi). In primis Lavinia, una bambina in grado di compiere cattiverie talmente pesanti - e allo stesso tempo sottili - da mettere a disagio lo spettatore più sensibile: ella è un personaggio chiave, in grado di motivare il suo odio viscerale verso Sarah con una lucida consapevolezza che la macchia di un estremo e genuino cinismo; cinismo abbastanza inquietante, poiché viene esternato da quella che dovrebbe essere una pura e semplice bambina. Lavinia sa di essere ciò che ha, e sa anche che nel suo mondo contano soltanto le apparenze. Lavinia sa che bisogna primeggiare in tutto, altrimenti si viene considerati dei "signor Nessuno". Lavinia sa che Sarah non è una persona debole come lei, giacché ella sopporta tutte le sue umiliazioni senza mai provare emozioni negative, senza mai ribellarsi, senza mai scegliere di percorrere le facili vie del rancore e della vendetta. Il seguente dialogo a mio avviso è uno dei momenti più significativi dell'opera:
Ascolta Lavinia, è da tanto tempo che voglio chiedertelo: perché sei così cattiva con Sarah? Che cosa ti ha fatto? Perché la odi così?
Davvero ti interessa tanto sapere perché odio Sarah?
Sì, Lavinia.
Ti sbagli: adesso non la odio affatto.
Eh?
A dire il vero, la prima volta che mi è comparsa davanti l'ho odiata immensamente. Vedi, io sono sincera e lo ammetto. E l'ho odiata innanzitutto perché era più ricca di me, perché parlava francese meglio di me, e anche perché era decisamente più bella di me. Ma adesso le cose sono nettamente cambiate. Sarah è diventata terribilmente povera, e non ha più nulla. Quanto al francese, che cosa se ne può fare una semplice sguattera? Inoltre i suoi bei vestiti si sono trasformati in miserabili stracci, e non può essere bella così.
Ma allora, perché, Lavinia?
Se vuoi proprio saperlo, Margherita, perché nonostante quello che ha passato e che passa ogni giorno è serena, e io al suo posto sarei disperata, capisci? E' ancora lei la più forte, ancora lei! (e se ne va via, rabbiosa).
Ma non è solo Lavinia che viene scrutata nella sua inflessibile coerenza. Anche Miss Minchin, uno degli esseri più ipocriti, odiosi, crudeli, ottusi e spietati dell'animazione giapponese verrà messa a nudo. Ella è reduce da un passato fatto di povertà e di stenti, ed è arrivata a dirigere un collegio d'elité solamente mediante i propri sforzi. Ora le sofferenze passate hanno ucciso la sua consapevolezza, la sua coscienza, la sua umanità - si pensi al dialogo tra Sarah e Amelia, la sottomissiva ed impacciata sorella della carnefice -. In un certo senso, Miss Minchin si rivelerà essere anch'essa una delle "vittime" di un determinato modo di pensare e, sopratutto, di discriminare le persone. La suddetta a mio avviso non ha la raccapricciante e disumana consapevolezza di Lavinia. E' una macchina che agisce applicando con celerità le universali leggi del profitto, dell'ipocrisia e dell'indifferenza. Una carnefice che a sua volta è stata una vittima.
E poi ci sono loro, quelle persone che ti amano per ciò che sei, indipendentemente dalla tua classe sociale e da tutte le altre etichette che tutt'oggi regolano un mondo palesemente fondato sull'apparenza. C'è la tenera sguattera maltrattata da tutti, Becky, sempre pronta a difendere Sarah e a piangere per lei, pur sapendo di andare incontro a disumane punizioni; c'è Peter, vero e proprio ragazzo di città abituato sin da piccolo a destreggiarsi nei quartieri più malfamati di Londra; c'è Lottie, una bambina piccolissima che considera Sarah come una madre; c'è la timida, impacciata e senza talento Ermengarde, la quale tuttavia riuscirà a salvare la vita della sua cara amica caduta in disgrazia, dimostrando una grande umanità. Questi personaggi sono resi benissimo, e allo stesso modo degli antagonisti, anch'essi paiono "vivi"; sono persone che sicuramente ognuno di noi ha incontrato nella sua vita, allo stesso modo di quegli aguzzini più o meno spietati che sfruttano, ingannano, invidiano, scambiano l'apparenza per la sostanza, rovinano la gente onesta.
Ci si affeziona ai personaggi di "Princess Sarah", e a visione conclusa si prova un forte senso di vuoto.
La sceneggiatura è molto impressiva, siccome alterna momenti che paiono soffici e pacati con delle impreviste scariche di violenza - sia fisica che psicologica - cariche di drammaticità. Le vicende iniziali dell'anime, ad esempio, sono abbastanza anonime e scontate, e non fanno affatto intuire il calvario che avrà luogo dopo l'undicesima puntata. Molte volte nel corso della serie i momenti carichi di speranza verranno improvvisamente soffocati nel pianto e nella disperazione.
La regia è di gran classe, sempre pronta a catturare l'epressione dispiaciuta, la lacrima trattenuta, gli sguardi che valgono più di ogni parola. Una regia che, allo stesso modo della sceneggiatura, sfrutta l'apparente calma per rendere ancora più tormentosa la successiva tempesta. Riguardo ai disegni e alle animazioni, l'opera è indietro di dieci anni: i fondali sono scarni, ma allo stesso tempo efficaci; il character design è anch'esso tipicamente anni settanta, e vanta di una grande espressività. Sono da notare alcuni riferimenti ad opere fiabesche come "La fiammiferaia" e "Cenerentola", che contribuiscono a fornire all'anime gradevoli risvolti atavaci ed archetipali.
Volendo ancora riflettere sull'essenza della dolce Sarah, ella indubbiamente è una principessa; lo è dentro, nel profondo, e preferisce subire tutte le angherie di cui è oggetto rimanendo sempre fedele al suo nobile, esagerato e talvolta caricaturale buonismo. Nel romanzo, ella la tentazione di ribellarsi ce l'aveva, ed ogni tanto rispondeva alle numerose provocazioni ed ingiustizie subite; tuttavia, gli autori dell'anime hanno preferito renderla più affine ad una remissiva bambina dai modi tipicamente giapponesi; una bambina indifesa e senza il potere necessario a ribellarsi, la quale è obbligata a rimanere nel collegio anche per motivi estremamente pratici (deve ricevere la lettera dalla polizia di Bombay per accertarsi dei fatti accaduti al padre). A mio avviso, oltre alle atmosfere plumbee e dense di un grigiore opprimente, è proprio il marcato contrasto tra l'innocenza di Sarah e la cattiveria dei suoi aguzzini che rende la visione oltremodo angosciosa. Detto ciò, con il suo illuminato gesto finale Sarah ha dimostratato di essere una vera principessa sino alla fine; e anche i suoi antagonisti sono rimasti fedeli a loro stessi sino alla fine: cambierà soltanto il loro atteggiamento, ma non avverrà alcuna redenzione.
In conclusione, questo è uno dei migliori meisaku che abbia mai visto, e concordo pienamente con l'ottima valutazione degli spettatori di TV Asahi, che lo piazzano tra i cento migliori anime di sempre. Certamente "Princess Sarah" è una di quelle serie molto coinvolgenti che sono in grado di far appassionare un'ampia fetta di pubblico: uomini, donne, bambini e anziani. E' difficile non rimanere col fiato sospeso mentre si seguono le tanto drammatiche quanto ordinarie vicende di Sarah e dei suoi cari amici.
"Princess Sarah" è l'adattamento animato operato dalla Nippon Animation del romanzo "La Piccola Principessa" di Frances Hodgson Burnett. Si tratta di un meisaku molto incisivo ed angoscioso, nel quale le disgrazie e la cattiveria umana raggiungono livelli decisamente più elevati rispetto agli standard delle altre opere dello stesso genere. Se queste ultime erano leggermente mitigate ed addolcite, nonostante l'asprezza e la drammaticità delle vicende trattate, "Princess Sarah" non conosce freni inibitori: è uno degli anime più crudeli che abbia mai visto; ma non crudele nel senso estetico e tragico del termine; crudele giacché quello che l'opera ci propone è realmente esistito: il tutto è realisticamente plausibile nelle modalità con le quali viene rappresentato. Nell'Inghilterra vittoriana la schiavitù e lo sfruttamento minorile erano all'ordine del giorno, così come la distinzione abissale tra ricchi e poveri (purtroppo in molti paesi del mondo queste cose esistono ancora); ed ecco che nell'anime, così come nel romanzo, emerge una forte denuncia del lavoro minorile, nonché una feroce critica all'ipocrisia, congiunta alla palese condanna dell'infelice equazione "essere uguale avere". Infatti, basta poco a far cambiare l'atteggiamento della spietata Miss Minchin nei confronti di Sarah: il sopraggiungere della povertà e dell'indigenza; il fatto che quest'ultima diventi, da potenziale "principessa dei diamanti", un indifeso essere caduto in disgrazia in un mondo di predatori e prede.
La piccola Sarah, nonostante la sua caratterizzazione cliché di bambina-archetipo incondizionatamente buona e gentile con tutti - anche con i suoi carnefici - è soltanto una bambina; è l'innocenza fatta a persona; e c'è qualcosa di estremamente adulto in quello sguardo così nobile e profondo. Contrariamente alla suddetta, gli altri personaggi sono invece sin troppo umani (questo è uno dei rari casi in cui durante la visione mi sembrava di aver di fronte persone vere, e non personaggi fittizi). In primis Lavinia, una bambina in grado di compiere cattiverie talmente pesanti - e allo stesso tempo sottili - da mettere a disagio lo spettatore più sensibile: ella è un personaggio chiave, in grado di motivare il suo odio viscerale verso Sarah con una lucida consapevolezza che la macchia di un estremo e genuino cinismo; cinismo abbastanza inquietante, poiché viene esternato da quella che dovrebbe essere una pura e semplice bambina. Lavinia sa di essere ciò che ha, e sa anche che nel suo mondo contano soltanto le apparenze. Lavinia sa che bisogna primeggiare in tutto, altrimenti si viene considerati dei "signor Nessuno". Lavinia sa che Sarah non è una persona debole come lei, giacché ella sopporta tutte le sue umiliazioni senza mai provare emozioni negative, senza mai ribellarsi, senza mai scegliere di percorrere le facili vie del rancore e della vendetta. Il seguente dialogo a mio avviso è uno dei momenti più significativi dell'opera:
Ascolta Lavinia, è da tanto tempo che voglio chiedertelo: perché sei così cattiva con Sarah? Che cosa ti ha fatto? Perché la odi così?
Davvero ti interessa tanto sapere perché odio Sarah?
Sì, Lavinia.
Ti sbagli: adesso non la odio affatto.
Eh?
A dire il vero, la prima volta che mi è comparsa davanti l'ho odiata immensamente. Vedi, io sono sincera e lo ammetto. E l'ho odiata innanzitutto perché era più ricca di me, perché parlava francese meglio di me, e anche perché era decisamente più bella di me. Ma adesso le cose sono nettamente cambiate. Sarah è diventata terribilmente povera, e non ha più nulla. Quanto al francese, che cosa se ne può fare una semplice sguattera? Inoltre i suoi bei vestiti si sono trasformati in miserabili stracci, e non può essere bella così.
Ma allora, perché, Lavinia?
Se vuoi proprio saperlo, Margherita, perché nonostante quello che ha passato e che passa ogni giorno è serena, e io al suo posto sarei disperata, capisci? E' ancora lei la più forte, ancora lei! (e se ne va via, rabbiosa).
Ma non è solo Lavinia che viene scrutata nella sua inflessibile coerenza. Anche Miss Minchin, uno degli esseri più ipocriti, odiosi, crudeli, ottusi e spietati dell'animazione giapponese verrà messa a nudo. Ella è reduce da un passato fatto di povertà e di stenti, ed è arrivata a dirigere un collegio d'elité solamente mediante i propri sforzi. Ora le sofferenze passate hanno ucciso la sua consapevolezza, la sua coscienza, la sua umanità - si pensi al dialogo tra Sarah e Amelia, la sottomissiva ed impacciata sorella della carnefice -. In un certo senso, Miss Minchin si rivelerà essere anch'essa una delle "vittime" di un determinato modo di pensare e, sopratutto, di discriminare le persone. La suddetta a mio avviso non ha la raccapricciante e disumana consapevolezza di Lavinia. E' una macchina che agisce applicando con celerità le universali leggi del profitto, dell'ipocrisia e dell'indifferenza. Una carnefice che a sua volta è stata una vittima.
E poi ci sono loro, quelle persone che ti amano per ciò che sei, indipendentemente dalla tua classe sociale e da tutte le altre etichette che tutt'oggi regolano un mondo palesemente fondato sull'apparenza. C'è la tenera sguattera maltrattata da tutti, Becky, sempre pronta a difendere Sarah e a piangere per lei, pur sapendo di andare incontro a disumane punizioni; c'è Peter, vero e proprio ragazzo di città abituato sin da piccolo a destreggiarsi nei quartieri più malfamati di Londra; c'è Lottie, una bambina piccolissima che considera Sarah come una madre; c'è la timida, impacciata e senza talento Ermengarde, la quale tuttavia riuscirà a salvare la vita della sua cara amica caduta in disgrazia, dimostrando una grande umanità. Questi personaggi sono resi benissimo, e allo stesso modo degli antagonisti, anch'essi paiono "vivi"; sono persone che sicuramente ognuno di noi ha incontrato nella sua vita, allo stesso modo di quegli aguzzini più o meno spietati che sfruttano, ingannano, invidiano, scambiano l'apparenza per la sostanza, rovinano la gente onesta.
Ci si affeziona ai personaggi di "Princess Sarah", e a visione conclusa si prova un forte senso di vuoto.
La sceneggiatura è molto impressiva, siccome alterna momenti che paiono soffici e pacati con delle impreviste scariche di violenza - sia fisica che psicologica - cariche di drammaticità. Le vicende iniziali dell'anime, ad esempio, sono abbastanza anonime e scontate, e non fanno affatto intuire il calvario che avrà luogo dopo l'undicesima puntata. Molte volte nel corso della serie i momenti carichi di speranza verranno improvvisamente soffocati nel pianto e nella disperazione.
La regia è di gran classe, sempre pronta a catturare l'epressione dispiaciuta, la lacrima trattenuta, gli sguardi che valgono più di ogni parola. Una regia che, allo stesso modo della sceneggiatura, sfrutta l'apparente calma per rendere ancora più tormentosa la successiva tempesta. Riguardo ai disegni e alle animazioni, l'opera è indietro di dieci anni: i fondali sono scarni, ma allo stesso tempo efficaci; il character design è anch'esso tipicamente anni settanta, e vanta di una grande espressività. Sono da notare alcuni riferimenti ad opere fiabesche come "La fiammiferaia" e "Cenerentola", che contribuiscono a fornire all'anime gradevoli risvolti atavaci ed archetipali.
Volendo ancora riflettere sull'essenza della dolce Sarah, ella indubbiamente è una principessa; lo è dentro, nel profondo, e preferisce subire tutte le angherie di cui è oggetto rimanendo sempre fedele al suo nobile, esagerato e talvolta caricaturale buonismo. Nel romanzo, ella la tentazione di ribellarsi ce l'aveva, ed ogni tanto rispondeva alle numerose provocazioni ed ingiustizie subite; tuttavia, gli autori dell'anime hanno preferito renderla più affine ad una remissiva bambina dai modi tipicamente giapponesi; una bambina indifesa e senza il potere necessario a ribellarsi, la quale è obbligata a rimanere nel collegio anche per motivi estremamente pratici (deve ricevere la lettera dalla polizia di Bombay per accertarsi dei fatti accaduti al padre). A mio avviso, oltre alle atmosfere plumbee e dense di un grigiore opprimente, è proprio il marcato contrasto tra l'innocenza di Sarah e la cattiveria dei suoi aguzzini che rende la visione oltremodo angosciosa. Detto ciò, con il suo illuminato gesto finale Sarah ha dimostratato di essere una vera principessa sino alla fine; e anche i suoi antagonisti sono rimasti fedeli a loro stessi sino alla fine: cambierà soltanto il loro atteggiamento, ma non avverrà alcuna redenzione.
In conclusione, questo è uno dei migliori meisaku che abbia mai visto, e concordo pienamente con l'ottima valutazione degli spettatori di TV Asahi, che lo piazzano tra i cento migliori anime di sempre. Certamente "Princess Sarah" è una di quelle serie molto coinvolgenti che sono in grado di far appassionare un'ampia fetta di pubblico: uomini, donne, bambini e anziani. E' difficile non rimanere col fiato sospeso mentre si seguono le tanto drammatiche quanto ordinarie vicende di Sarah e dei suoi cari amici.
Lovely Sara è stato uno dei prime anime che ho visto, anche se all'inizio non sapevo fosse originario del Giappone.
La storia è incentrata sulle avventure di questa bambina, Sara Morris, che va a vivere in un collegio londinese poiché il padre è impegnato con il lavoro in India. Sara ha perso la madre quando era piccola, e l'unico parente che le è rimasto è proprio il padre: per non sentirsi sola, compra una bambola che chiama Priscilla e che trasforma nella sua migliore amica. Al collegio Sara è odiata da alcune compagne perché è brava in tutto, è molto ricca ed intelligente e ha la stanza più grande di tutte. Queste compagne che la odiano si chiamano Lavinia, Barbara e Jessy. Però Sara ha anche molte amiche: Lalla e Margherita, poi anche Backy, la cameriera del collegio. Questo periodo di allegria e felicità però è destinato a finire presto per la piccola Sara, perché purtroppo non potrà più contare sul padre. Ma non voglio spoilerare oltre.
L'ambientazione è la Londra dell'ottocento, con le signore dalle ampie gonne e le carrozze. Anche il collegio di Miss Minchin (dove si reca Sara a studiare) è perfettamente adattato a quest'epoca in ogni particolare. Mi è piaciuto molto quindi come hanno ricreato l'ambientazione e sebbene questo anime sia ormai vecchio, lo trovo comunque piacevole da guardare.
Ma arriviamo alla parte che mi interessa di più: i personaggi! Ognuno di loro ha un ruolo ben preciso all'interno della storia e si impegnerà a mantenerlo fino alla fine. Sara è l'unico personaggio con un carattere un po' diverso, quasi surreale: gentile e femminile, è la più brava della classe e la più ricca del collegio, una sorta di principessina. Dopo l'incidente accaduto al padre, però, è costretta a subire un sacco di angherie tanto da arrabbiarsi contro Miss Minchin. Nonostante ciò, dimostra sempre troppa gentilezza, anche quando la maltrattano e questo è un po' strano. Un altro personaggio che non mi è piaciuto particolarmente è stata Lalla: lei è la bambina più piccola del collegio, ha soltanto quattro anni, e per questo è una frignona che odia il collegio di Miss Minchin perché vorrebbe tornarsene a casa da suo papà. Diventa amica di Sara perché anche lei ha perso la mamma. E allora perché non mi piace? Semplicemente per il fatto che ha un carattere troppo piagnucolone, piange per tutto, e l'episodio dove fa amicizia con Sara non mi è piaciuto neanche un po'. Fortunatamente nel corso della storia acquista più coraggio e diventa sopportabile la sua presenza, ma questo è un mio parere personale. Gli altri personaggi, soprattutto Lavinia, mi sono piaciuti molto perché riescono a mantenere il loro carattere fino alla fine. Lavinia è la cattiva e lo rimarrà fino all'ultimissimo episodio. Margherita e Backy sono le migliori amiche di Sara, e così rimarranno.
Alla fine, per me questo anime si merita comunque un 10, perché nel complesso è fatto davvero bene nonostante sia ormai vecchiotto e lo riguardo volentieri ancora oggi. L'avrò rivisto almeno una decina di volte, e non sto scherzando!
Ha in sé un sacco di morali e vale la pena guardarlo almeno una volta fino alla fine. Lo consiglio a tutti, grandi e piccoli.
La storia è incentrata sulle avventure di questa bambina, Sara Morris, che va a vivere in un collegio londinese poiché il padre è impegnato con il lavoro in India. Sara ha perso la madre quando era piccola, e l'unico parente che le è rimasto è proprio il padre: per non sentirsi sola, compra una bambola che chiama Priscilla e che trasforma nella sua migliore amica. Al collegio Sara è odiata da alcune compagne perché è brava in tutto, è molto ricca ed intelligente e ha la stanza più grande di tutte. Queste compagne che la odiano si chiamano Lavinia, Barbara e Jessy. Però Sara ha anche molte amiche: Lalla e Margherita, poi anche Backy, la cameriera del collegio. Questo periodo di allegria e felicità però è destinato a finire presto per la piccola Sara, perché purtroppo non potrà più contare sul padre. Ma non voglio spoilerare oltre.
L'ambientazione è la Londra dell'ottocento, con le signore dalle ampie gonne e le carrozze. Anche il collegio di Miss Minchin (dove si reca Sara a studiare) è perfettamente adattato a quest'epoca in ogni particolare. Mi è piaciuto molto quindi come hanno ricreato l'ambientazione e sebbene questo anime sia ormai vecchio, lo trovo comunque piacevole da guardare.
Ma arriviamo alla parte che mi interessa di più: i personaggi! Ognuno di loro ha un ruolo ben preciso all'interno della storia e si impegnerà a mantenerlo fino alla fine. Sara è l'unico personaggio con un carattere un po' diverso, quasi surreale: gentile e femminile, è la più brava della classe e la più ricca del collegio, una sorta di principessina. Dopo l'incidente accaduto al padre, però, è costretta a subire un sacco di angherie tanto da arrabbiarsi contro Miss Minchin. Nonostante ciò, dimostra sempre troppa gentilezza, anche quando la maltrattano e questo è un po' strano. Un altro personaggio che non mi è piaciuto particolarmente è stata Lalla: lei è la bambina più piccola del collegio, ha soltanto quattro anni, e per questo è una frignona che odia il collegio di Miss Minchin perché vorrebbe tornarsene a casa da suo papà. Diventa amica di Sara perché anche lei ha perso la mamma. E allora perché non mi piace? Semplicemente per il fatto che ha un carattere troppo piagnucolone, piange per tutto, e l'episodio dove fa amicizia con Sara non mi è piaciuto neanche un po'. Fortunatamente nel corso della storia acquista più coraggio e diventa sopportabile la sua presenza, ma questo è un mio parere personale. Gli altri personaggi, soprattutto Lavinia, mi sono piaciuti molto perché riescono a mantenere il loro carattere fino alla fine. Lavinia è la cattiva e lo rimarrà fino all'ultimissimo episodio. Margherita e Backy sono le migliori amiche di Sara, e così rimarranno.
Alla fine, per me questo anime si merita comunque un 10, perché nel complesso è fatto davvero bene nonostante sia ormai vecchiotto e lo riguardo volentieri ancora oggi. L'avrò rivisto almeno una decina di volte, e non sto scherzando!
Ha in sé un sacco di morali e vale la pena guardarlo almeno una volta fino alla fine. Lo consiglio a tutti, grandi e piccoli.
Il meisaku è un genere di anime tratti da romanzi occidentali ottocenteschi o dei primi del Novecento, quasi sempre a forte contenuto sentimentale, che volgarmente si indicano con l'appellativo di "strappalacrime". Nel genere meisaku si annoverano tristissime opere come Patrasche, Remì, Peline, Pollyanna e altre, che narrano le disgrazie di poveri orfanelli baciati dalla sfortuna. In mezzo a questa lunga tradizione di sofferenza, "Lovely Sara" svetta come il più sadico, crudele e morboso meisaku che sia mai stato realizzato.
Perché "Lovely Sara" è così sconvolgente? Perché nel meisaku tradizionale la disgrazia è dovuta principalmente a cause accidentali (malattia, sfortuna, catastrofi naturali, incidenti) o endemiche (la povertà, la posizione sociale) e solo in seconda misura alla cattiveria umana; al contrario, in "Lovely Sara" le proporzioni sono ribaltate e quasi tutte le disgrazie di Sara sono dovute alla crudeltà di chi la circonda. Il livello di ingiustizie e di torture subite dalla piccola raggiunge vette ineguagliate nel suo genere - si ricordi che il meisaku è un genere inteso per l'infanzia! Sara trascorre la sua vita tra crudelissimi atti di bullismo da parte delle (ex-)compagne di classe, capitanate dalla perfida Lavinia, e abusi da parte dell'autorità, rappresentata qui dalla figura della direttrice del collegio, la disumana Miss Minchin, la donna più meschina e crudele che si sia mai vista in un anime. Le disgrazie naturali naturalmente non mancano (morte della madre, morte del padre, malattie, eccetera), ma impallidiscono di fronte alle crudeltà volontarie. L'anime è così pesante che nelle puntate centrali io e mia moglie abbiamo dovuto sospenderne la visione per una settimana onde recuperare la pace interiore. Basti solo dire che le azioni combinate di Lavinia e di Miss Minchin arrivano quasi a causare la morte di Sara. Ne sconsiglio assolutamente la visione ai bambini, fortuna che non l'ho visto durante l'infanzia!
La visione di "Lovely Sara" fa stare veramente male, soprattutto per la crudeltà psicologica; anche frugando nella mia memoria mi è difficile trovare un anime più crudele: mi viene in mente "Violence Jack", dove si squartano bambini, violentano ragazze e fanno a pezzi uomini con una motosega, ma almeno "Violence Jack" è un'opera che si può classificare come fantastica, mentre Sara è spaventosamente realistica. Mi vengono anche in mente le opere di Keiko Suenobu, "Vitamin" e "Life", altrettanto realistiche e insopportabilmente cariche di violenze psicologiche e fisiche, ma non si tratta di opere per l'infanzia e trattano comunque di casi eccezionali. La problematicità di "Lovely Sara" sta nel fatto che tratta della vita comune di un'intera società: nella Londra vittoriana la vita dei bambini poveri non era molto diversa da come ci viene descritta. Personaggi come Miss Minchin hanno il sapore della verità: nella loro grettezza e insensibilità, nella loro piccolezza, non hanno nulla di romanzesco ma tutto della vita reale. L'impressione che si ha è che l'autrice abbia semplicemente tratto dalla sua esperienza dei comportamenti di persone reali, cambiando nomi e dettagli. È l'estrema semplicità e quotidianità che rende l'opera così coinvolgente e sconvolgente.
Bisogna anche ammettere che la sceneggiatura è magistrale nel suo sviluppo drammatico: l'anime inizia con una decina di puntate pacifiche e senza scossoni, che non lasciano presagire il dramma che esploderà a partire dall'undicesimo episodio. A questo punto diventa improvvisamente pesantissimo e continua a narrare violenze su violenze per blocchi e blocchi di puntate, con accanimento mai visto prima. Su questo substrato drammaticissimo artatamente si inseriscono degli episodi più leggeri, onde illudere lo spettatore che il peggio sia finalmente passato, soltanto per poi rincarare la dose con una scarica di disgrazie ancora peggiore. La crudeltà è tale che si fa intravedere la luce di speranza per Sara già a quindici puntate dalla fine, ma per una serie di circostanze si rimanda la conclusione positiva il più possibile, al fine di mantenere lo spettatore in sospeso.
Non è solo l'altissima percentuale di sadismo a rendere l'anime difficile da sopportare. Ancora più insopportabile è il modello morale presentato, quello del "porgi l'altra guancia", secondo il quale bisogna subire senza lamentarsi le peggiori sopraffazioni e ingiustizie. Sia chiaro che ideologicamente sono del tutto contrario a questo modello improntato alla negazione di sé: se tutti subissero passivamente come Sara non ci sarebbe speranza di miglioramento nel mondo. Considero "Lovely Sara" un anime altamente diseducativo e dannoso, specialmente se visto da bambini sensibili e con un carattere passivo. L'atteggiamento tipico di Sara è quello di prendersi tutte le colpe, anche se è sempre perfettamente innocente: per esempio, in un episodio Lavinia cerca di colpirla in testa con una lavagnetta, ma per sbaglio rompe una finestra, affibbiando poi la colpa a Sara; questa invece di lamentarsi si prende la colpa per avere cercato di scansarsi e quindi per avere causato indirettamente il danno! Sara è così passiva che i suoi aguzzini non vedono l'ora di trattarla anche peggio per vedere fino a che punto è in grado di sopportare, ma non avranno soddisfazione perché Sara rischierà la morte ma non si ribellerà mai fino alla fine. Francamente il personaggio risulta antipatico anche allo spettatore per la sua eccessiva santità: anche nel finale, quando finalmente le sofferenze della bambina termineranno (è uno spoiler minore dire che ci sarà un lieto fine), Sara si comporta con una bontà inverosimile nei confronti dei suoi aguzzini.
Non tutto è male in "Lovely Sara", comunque. Se il personaggio di Sara risulta artificioso, tutti gli altri risultano perfetti nella loro parte, in particolare i personaggi negativi, che non si ravvederanno mai e continueranno a restare fedeli a loro stessi. Quello che cambierà sarà solo il loro comportamento superficiale. Tutto l'anime è una condanna totale dell'ipocrisia, dell'egoismo e dell'attaccamento al denaro. Non si trova però nessuna critica al sistema sociale: si criticano i difetti delle persone, ma non la società che permette una tale disparità sociale. Il messaggio che viene trasmesso è che basta subire tutto con pazienza e poi miracolosamente un benefattore ci salverà: messaggio del tutto conservatore e per me particolarmente odioso.
Vale la pena di accennare alla trama, che è molto semplice e comprensibile a tutti. All'inizio dell'anime Sara è una ricchissima ereditiera; arrivata nel collegio di Miss Minchin viene trattata con tutti gli onori, quasi fosse una principessa. Fin dall'inizio Miss Minchin e Lavinia non la sopportano, ma sono costretti a piegarsi alla ricchezza e alle convenzioni sociali. Dopo qualche puntata il padre di Sara muore, la bimba rimane in miseria e Miss Minchin e Lavinia possono finalmente approfittarne per sfogare tutto il loro odio e la loro invidia. Nel finale Sara viene salvata da un amico del padre, torna più ricca di prima e Miss Minchin e Lavinia ritornano al loro stato naturale di ipocrisia come se nulla fosse. D'altra parte i veri amici di Sara (la dolcissima cameriera Becky, il bravissimo cocchiere Peter, la piccola piagnona Lalla e la gentile Margherita) continueranno a volerle bene dall'inizio alla fine, incuranti delle condizioni economiche. La galleria di ritratti umani presentati è molto varia e perfettamente delineata: mi vengono in mente l'avvocato crudele, Amelia Minchin, la zia di Margherita, i genitori di Peter e Becky, i cuochi Molly e James. I personaggi di Miss Minchin e Lavinia poi sono in grado di rimanere impressi a fuoco nella memoria degli spettatori, sono entrambi da dieci e lode. Indimenticabili sono due scene: quando Lavinia spiega a Margherita i motivi del suo odio per Sara (puntata 39) e quando Miss Minchin scopre che Sara è stata nominata erede universale di Mister Chrisford (puntata 45). In entrambi i casi si getta una luce abbagliante e di rara profondità sul vero essere delle due aguzzine.
Dal punto di vista tecnico, dico subito che i nostalgici degli anni Settanta si troveranno a loro agio con il chara design e i colori, decisamente indicati al tipo di serie - l'anime è del 1985 ma sembra realizzata dieci anni prima, dal punto di vista cromatico sembra impossibile che preceda Pollyanna di un solo anno. Anche la musica tristissima è adattissima a rendere l'atmosfera dell'opera e merita una menzione positiva. Boccio invece la sigla di Cristina D'Avena, che risulta particolarmente anonima e non adatta al tenore della serie. D'altra parte giudico eccezionali le voci italiane, specialmente quella di Becky, ma anche quelle di Sara, di Peter, di Lalla e del piccolo Donald, che contribuiscono molto alla resa dei personaggi positivi. Tra i personaggi più simpatici devo notare anche il gatto Cesare, che ha un suo spazio fisso di qualche secondo in ogni puntata, tempo che occupa a dormire, sbadigliare, sbattere contro i mobili e occasionalmente a combinare qualche guaio. Adorabili sono anche Mel e la sua famiglia, dei topini che costituiscono l'unica compagnia di Sara quando è costretta a vivere in soffitta. Sono i pochi momenti in cui si capisce che questo è un anime per bambini, così come nelle frequenti citazioni dirette o indirette al mondo della fiaba (Cenerentola, Biancaneve, la Piccola Fiammiferaia), un'idea che ho trovato molto indovinata e consistente con la tradizione del meisaku - mi tornano in mente analogie con "Piccole Donne" e "Anna dai Capelli Rossi". Disegni e animazioni sono di grandissimo effetto nonostante l'età e soprattutto gli occhi di Sara restano impressi.
Chiudo infine con qualche nota sulla corrispondenza con il romanzo ispiratore, "La piccola principessa" di Frances H. Burnett, versione rivisitata ed espansa del suo precedente lavoro "Sara Crewe" del 1888 (si noti che nell'adattamento italiano il cognome di Sara è stato cambiato in Morris). L'anime è piuttosto fedele al romanzo, ma dovendosi sviluppare in 46 puntate aggiunge dei personaggi (in particolare Peter e il padrone della sartoria dove Sara ha comprato la sua bambola Priscilla) e degli avvenimenti che non hanno corrispondenza con l'originale. Comunque lo spirito viene preservato. Il cambiamento più fastidioso è nel carattere di Sara, che nel romanzo è più credibile e meno santa. Vale la pena di ricordare che la Burnett è conosciuta anche per aver scritto "Il piccolo Lord" e "Il giardino segreto", entrambi tradotti in animazione qualche anno dopo "Lovely Sara". Se la Burnett non è l'autrice inglese più amata dai Giapponesi, è sicuramente quella più trasposta in animazione.
Non posso assegnare il massimo dei voti per i summenzionati motivi ideologici, ma in quanto a livello di coinvolgimento emotivo devo ammettere che "Lovely Sara" è uno dei meisaku più efficaci che abbia mai visto: è uno di quegli anime che fanno perdere il sonno per sapere come andranno a finire, e questo nonostante si sappia fin dall'inizio che il finale sarà scontato: un risultato non da poco, che viene ottenuto grazie a dei personaggi indimenticabili.
Perché "Lovely Sara" è così sconvolgente? Perché nel meisaku tradizionale la disgrazia è dovuta principalmente a cause accidentali (malattia, sfortuna, catastrofi naturali, incidenti) o endemiche (la povertà, la posizione sociale) e solo in seconda misura alla cattiveria umana; al contrario, in "Lovely Sara" le proporzioni sono ribaltate e quasi tutte le disgrazie di Sara sono dovute alla crudeltà di chi la circonda. Il livello di ingiustizie e di torture subite dalla piccola raggiunge vette ineguagliate nel suo genere - si ricordi che il meisaku è un genere inteso per l'infanzia! Sara trascorre la sua vita tra crudelissimi atti di bullismo da parte delle (ex-)compagne di classe, capitanate dalla perfida Lavinia, e abusi da parte dell'autorità, rappresentata qui dalla figura della direttrice del collegio, la disumana Miss Minchin, la donna più meschina e crudele che si sia mai vista in un anime. Le disgrazie naturali naturalmente non mancano (morte della madre, morte del padre, malattie, eccetera), ma impallidiscono di fronte alle crudeltà volontarie. L'anime è così pesante che nelle puntate centrali io e mia moglie abbiamo dovuto sospenderne la visione per una settimana onde recuperare la pace interiore. Basti solo dire che le azioni combinate di Lavinia e di Miss Minchin arrivano quasi a causare la morte di Sara. Ne sconsiglio assolutamente la visione ai bambini, fortuna che non l'ho visto durante l'infanzia!
La visione di "Lovely Sara" fa stare veramente male, soprattutto per la crudeltà psicologica; anche frugando nella mia memoria mi è difficile trovare un anime più crudele: mi viene in mente "Violence Jack", dove si squartano bambini, violentano ragazze e fanno a pezzi uomini con una motosega, ma almeno "Violence Jack" è un'opera che si può classificare come fantastica, mentre Sara è spaventosamente realistica. Mi vengono anche in mente le opere di Keiko Suenobu, "Vitamin" e "Life", altrettanto realistiche e insopportabilmente cariche di violenze psicologiche e fisiche, ma non si tratta di opere per l'infanzia e trattano comunque di casi eccezionali. La problematicità di "Lovely Sara" sta nel fatto che tratta della vita comune di un'intera società: nella Londra vittoriana la vita dei bambini poveri non era molto diversa da come ci viene descritta. Personaggi come Miss Minchin hanno il sapore della verità: nella loro grettezza e insensibilità, nella loro piccolezza, non hanno nulla di romanzesco ma tutto della vita reale. L'impressione che si ha è che l'autrice abbia semplicemente tratto dalla sua esperienza dei comportamenti di persone reali, cambiando nomi e dettagli. È l'estrema semplicità e quotidianità che rende l'opera così coinvolgente e sconvolgente.
Bisogna anche ammettere che la sceneggiatura è magistrale nel suo sviluppo drammatico: l'anime inizia con una decina di puntate pacifiche e senza scossoni, che non lasciano presagire il dramma che esploderà a partire dall'undicesimo episodio. A questo punto diventa improvvisamente pesantissimo e continua a narrare violenze su violenze per blocchi e blocchi di puntate, con accanimento mai visto prima. Su questo substrato drammaticissimo artatamente si inseriscono degli episodi più leggeri, onde illudere lo spettatore che il peggio sia finalmente passato, soltanto per poi rincarare la dose con una scarica di disgrazie ancora peggiore. La crudeltà è tale che si fa intravedere la luce di speranza per Sara già a quindici puntate dalla fine, ma per una serie di circostanze si rimanda la conclusione positiva il più possibile, al fine di mantenere lo spettatore in sospeso.
Non è solo l'altissima percentuale di sadismo a rendere l'anime difficile da sopportare. Ancora più insopportabile è il modello morale presentato, quello del "porgi l'altra guancia", secondo il quale bisogna subire senza lamentarsi le peggiori sopraffazioni e ingiustizie. Sia chiaro che ideologicamente sono del tutto contrario a questo modello improntato alla negazione di sé: se tutti subissero passivamente come Sara non ci sarebbe speranza di miglioramento nel mondo. Considero "Lovely Sara" un anime altamente diseducativo e dannoso, specialmente se visto da bambini sensibili e con un carattere passivo. L'atteggiamento tipico di Sara è quello di prendersi tutte le colpe, anche se è sempre perfettamente innocente: per esempio, in un episodio Lavinia cerca di colpirla in testa con una lavagnetta, ma per sbaglio rompe una finestra, affibbiando poi la colpa a Sara; questa invece di lamentarsi si prende la colpa per avere cercato di scansarsi e quindi per avere causato indirettamente il danno! Sara è così passiva che i suoi aguzzini non vedono l'ora di trattarla anche peggio per vedere fino a che punto è in grado di sopportare, ma non avranno soddisfazione perché Sara rischierà la morte ma non si ribellerà mai fino alla fine. Francamente il personaggio risulta antipatico anche allo spettatore per la sua eccessiva santità: anche nel finale, quando finalmente le sofferenze della bambina termineranno (è uno spoiler minore dire che ci sarà un lieto fine), Sara si comporta con una bontà inverosimile nei confronti dei suoi aguzzini.
Non tutto è male in "Lovely Sara", comunque. Se il personaggio di Sara risulta artificioso, tutti gli altri risultano perfetti nella loro parte, in particolare i personaggi negativi, che non si ravvederanno mai e continueranno a restare fedeli a loro stessi. Quello che cambierà sarà solo il loro comportamento superficiale. Tutto l'anime è una condanna totale dell'ipocrisia, dell'egoismo e dell'attaccamento al denaro. Non si trova però nessuna critica al sistema sociale: si criticano i difetti delle persone, ma non la società che permette una tale disparità sociale. Il messaggio che viene trasmesso è che basta subire tutto con pazienza e poi miracolosamente un benefattore ci salverà: messaggio del tutto conservatore e per me particolarmente odioso.
Vale la pena di accennare alla trama, che è molto semplice e comprensibile a tutti. All'inizio dell'anime Sara è una ricchissima ereditiera; arrivata nel collegio di Miss Minchin viene trattata con tutti gli onori, quasi fosse una principessa. Fin dall'inizio Miss Minchin e Lavinia non la sopportano, ma sono costretti a piegarsi alla ricchezza e alle convenzioni sociali. Dopo qualche puntata il padre di Sara muore, la bimba rimane in miseria e Miss Minchin e Lavinia possono finalmente approfittarne per sfogare tutto il loro odio e la loro invidia. Nel finale Sara viene salvata da un amico del padre, torna più ricca di prima e Miss Minchin e Lavinia ritornano al loro stato naturale di ipocrisia come se nulla fosse. D'altra parte i veri amici di Sara (la dolcissima cameriera Becky, il bravissimo cocchiere Peter, la piccola piagnona Lalla e la gentile Margherita) continueranno a volerle bene dall'inizio alla fine, incuranti delle condizioni economiche. La galleria di ritratti umani presentati è molto varia e perfettamente delineata: mi vengono in mente l'avvocato crudele, Amelia Minchin, la zia di Margherita, i genitori di Peter e Becky, i cuochi Molly e James. I personaggi di Miss Minchin e Lavinia poi sono in grado di rimanere impressi a fuoco nella memoria degli spettatori, sono entrambi da dieci e lode. Indimenticabili sono due scene: quando Lavinia spiega a Margherita i motivi del suo odio per Sara (puntata 39) e quando Miss Minchin scopre che Sara è stata nominata erede universale di Mister Chrisford (puntata 45). In entrambi i casi si getta una luce abbagliante e di rara profondità sul vero essere delle due aguzzine.
Dal punto di vista tecnico, dico subito che i nostalgici degli anni Settanta si troveranno a loro agio con il chara design e i colori, decisamente indicati al tipo di serie - l'anime è del 1985 ma sembra realizzata dieci anni prima, dal punto di vista cromatico sembra impossibile che preceda Pollyanna di un solo anno. Anche la musica tristissima è adattissima a rendere l'atmosfera dell'opera e merita una menzione positiva. Boccio invece la sigla di Cristina D'Avena, che risulta particolarmente anonima e non adatta al tenore della serie. D'altra parte giudico eccezionali le voci italiane, specialmente quella di Becky, ma anche quelle di Sara, di Peter, di Lalla e del piccolo Donald, che contribuiscono molto alla resa dei personaggi positivi. Tra i personaggi più simpatici devo notare anche il gatto Cesare, che ha un suo spazio fisso di qualche secondo in ogni puntata, tempo che occupa a dormire, sbadigliare, sbattere contro i mobili e occasionalmente a combinare qualche guaio. Adorabili sono anche Mel e la sua famiglia, dei topini che costituiscono l'unica compagnia di Sara quando è costretta a vivere in soffitta. Sono i pochi momenti in cui si capisce che questo è un anime per bambini, così come nelle frequenti citazioni dirette o indirette al mondo della fiaba (Cenerentola, Biancaneve, la Piccola Fiammiferaia), un'idea che ho trovato molto indovinata e consistente con la tradizione del meisaku - mi tornano in mente analogie con "Piccole Donne" e "Anna dai Capelli Rossi". Disegni e animazioni sono di grandissimo effetto nonostante l'età e soprattutto gli occhi di Sara restano impressi.
Chiudo infine con qualche nota sulla corrispondenza con il romanzo ispiratore, "La piccola principessa" di Frances H. Burnett, versione rivisitata ed espansa del suo precedente lavoro "Sara Crewe" del 1888 (si noti che nell'adattamento italiano il cognome di Sara è stato cambiato in Morris). L'anime è piuttosto fedele al romanzo, ma dovendosi sviluppare in 46 puntate aggiunge dei personaggi (in particolare Peter e il padrone della sartoria dove Sara ha comprato la sua bambola Priscilla) e degli avvenimenti che non hanno corrispondenza con l'originale. Comunque lo spirito viene preservato. Il cambiamento più fastidioso è nel carattere di Sara, che nel romanzo è più credibile e meno santa. Vale la pena di ricordare che la Burnett è conosciuta anche per aver scritto "Il piccolo Lord" e "Il giardino segreto", entrambi tradotti in animazione qualche anno dopo "Lovely Sara". Se la Burnett non è l'autrice inglese più amata dai Giapponesi, è sicuramente quella più trasposta in animazione.
Non posso assegnare il massimo dei voti per i summenzionati motivi ideologici, ma in quanto a livello di coinvolgimento emotivo devo ammettere che "Lovely Sara" è uno dei meisaku più efficaci che abbia mai visto: è uno di quegli anime che fanno perdere il sonno per sapere come andranno a finire, e questo nonostante si sappia fin dall'inizio che il finale sarà scontato: un risultato non da poco, che viene ottenuto grazie a dei personaggi indimenticabili.
Questo meisaku è tratto da un romanzo di Frances H. Burnett, "La piccola principessa". Si tratta della storia di Sara Crewe, che viene lasciata dal padre a studiare in un prestigioso collegio inglese.
Trattata inizialmente come una principessa per ordine della direttrice per via dell'immenso patrimonio del padre, Sara rimane improvvisamente orfana; inoltre, a causa di un investimento sbagliato in una miniera di diamanti il patrimonio non esiste più e la bambina si ritrova improvvisamente in miseria. Inutile dire che l'atteggiamento di falsa gentilezza dell'avida Miss Minchin sparisce e questa, per tentare di recuperare almeno in parte i soldi spesi per Sara, invece di buttarla fuori (il che avrebbe provocato uno scandalo) la obbliga a diventare sguattera.
Questo romanzo ha avuto varie trasposizioni televisive, ma ritengo che questa sia la migliore, anche se da quanto ho sentito il carattere di Sara è stato un po' modificato rispetto all'originale: qui lei è molto più remissiva e dolce (anche troppo remissiva, a volte); inoltre nel romanzo non esiste, o almeno non ha alcuna importanza, il personaggio di Peter. Ciò nonostante la storia è molto fedele al romanzo, al contrario dei 2 film che ho visto.
Il character design mi piace molto, così pure la caratterizzazione dei personaggi, miss Minchin è una di quelle cattive rimaste famosissime fra i telespettatori dell'epoca. E come tutti i meisaku, l'anime ci mostra con realismo, senza censure e/o mezzi termini una triste realtà dell'epoca (nel caso in questione la Londra vittoriana, in cui i bambini in serie difficoltà economiche erano costretti a lavorare, e pure parecchio). Ogni volta che mi riferisco a certi capolavori dell'animazione penso a quanto sono fortunata a essere nata in quel periodo, in modo tale da potermi godere gli anime prima dell'invasione degli abusi del moige.
Trattata inizialmente come una principessa per ordine della direttrice per via dell'immenso patrimonio del padre, Sara rimane improvvisamente orfana; inoltre, a causa di un investimento sbagliato in una miniera di diamanti il patrimonio non esiste più e la bambina si ritrova improvvisamente in miseria. Inutile dire che l'atteggiamento di falsa gentilezza dell'avida Miss Minchin sparisce e questa, per tentare di recuperare almeno in parte i soldi spesi per Sara, invece di buttarla fuori (il che avrebbe provocato uno scandalo) la obbliga a diventare sguattera.
Questo romanzo ha avuto varie trasposizioni televisive, ma ritengo che questa sia la migliore, anche se da quanto ho sentito il carattere di Sara è stato un po' modificato rispetto all'originale: qui lei è molto più remissiva e dolce (anche troppo remissiva, a volte); inoltre nel romanzo non esiste, o almeno non ha alcuna importanza, il personaggio di Peter. Ciò nonostante la storia è molto fedele al romanzo, al contrario dei 2 film che ho visto.
Il character design mi piace molto, così pure la caratterizzazione dei personaggi, miss Minchin è una di quelle cattive rimaste famosissime fra i telespettatori dell'epoca. E come tutti i meisaku, l'anime ci mostra con realismo, senza censure e/o mezzi termini una triste realtà dell'epoca (nel caso in questione la Londra vittoriana, in cui i bambini in serie difficoltà economiche erano costretti a lavorare, e pure parecchio). Ogni volta che mi riferisco a certi capolavori dell'animazione penso a quanto sono fortunata a essere nata in quel periodo, in modo tale da potermi godere gli anime prima dell'invasione degli abusi del moige.
In passato ho avuto modo di trattare quest'anime all'interno delle discussioni nella mia scheda utente, ed ora sono qui finalmente a scriverne una recensione.
Lovely Sara è un anime tratto sì da un romanzo, ma che concentra tutto il suo interesse sulla lotta di classe, vista in tutte le sue sfaccettature, in una sorta di cenerentola al contrario, laddove le situazioni, invece di migliorare, peggiorano.
La protagonista è la chiave che apre tutte le porte all'opera, e dalla quale dipendono tutte le conclusioni che si possono trarre da quest'anime. Un anime che ha colori quasi in chiaroscuro, come se a un certo punto Caravaggio si fosse posato con il suo spirito sulla mano dei disegnatori di questo anime. Il risultato è simile a quello di quei film degli anni '50, che non mancano di levare delle lacrime dai nostri occhi, per come è ben strutturata la storia, specie nelle vicissitudini della protagonista.
La lotta di classe, dicevo, è vista in ogni angolo del termine, difatti l'opera parla molto della difficoltà di inserimento tra famiglie ricche e povere, laddove è perfettamente vero anche il contrario, cioè come il dio denaro sbeffeggi qualsiasi ceto sociale e non conosca un eterno padrone. Esso si prostituisce alla prima borsa lucrosa che aspetta solo di essere riempita da moneta cartacea sonante. L'anime presenta una lotta di ceti sociali dove si conosce solo il colore dei soldi, che fa corrispondere a esso il prestigio, l'alta società. Ben pochi però sanno che anche l'educazione ricevuta, l'umiltà, la gavetta, il talento e il lavorar sodo, oltre che un sentimento di amicizia e rispetto verso il prossimo, da qualsiasi ceto esso venga, sono elementi che arricchiscono ancora di più il valore assoluto di una persona, per il quale il denaro non può fare proprio nulla.
Questa lotta è così radicata nella trama, e così tristemente raccontata, che comunque offre attimi di pura dolcezza, innocenza e sensibilità, davanti alla crudeltà degli schemi sociali. Questo è il massimo significato che l'autore ha voluto marcare in quest'opera, per farci capire che il denaro si prostituisce, ma il riscatto di un mondo migliore attraverso la semplicità e l'umiltà non ha prezzo. Imparare a vivere da queste esperienze arricchisce molto più della bramosia del vile denaro.
Lovely Sara è un anime tratto sì da un romanzo, ma che concentra tutto il suo interesse sulla lotta di classe, vista in tutte le sue sfaccettature, in una sorta di cenerentola al contrario, laddove le situazioni, invece di migliorare, peggiorano.
La protagonista è la chiave che apre tutte le porte all'opera, e dalla quale dipendono tutte le conclusioni che si possono trarre da quest'anime. Un anime che ha colori quasi in chiaroscuro, come se a un certo punto Caravaggio si fosse posato con il suo spirito sulla mano dei disegnatori di questo anime. Il risultato è simile a quello di quei film degli anni '50, che non mancano di levare delle lacrime dai nostri occhi, per come è ben strutturata la storia, specie nelle vicissitudini della protagonista.
La lotta di classe, dicevo, è vista in ogni angolo del termine, difatti l'opera parla molto della difficoltà di inserimento tra famiglie ricche e povere, laddove è perfettamente vero anche il contrario, cioè come il dio denaro sbeffeggi qualsiasi ceto sociale e non conosca un eterno padrone. Esso si prostituisce alla prima borsa lucrosa che aspetta solo di essere riempita da moneta cartacea sonante. L'anime presenta una lotta di ceti sociali dove si conosce solo il colore dei soldi, che fa corrispondere a esso il prestigio, l'alta società. Ben pochi però sanno che anche l'educazione ricevuta, l'umiltà, la gavetta, il talento e il lavorar sodo, oltre che un sentimento di amicizia e rispetto verso il prossimo, da qualsiasi ceto esso venga, sono elementi che arricchiscono ancora di più il valore assoluto di una persona, per il quale il denaro non può fare proprio nulla.
Questa lotta è così radicata nella trama, e così tristemente raccontata, che comunque offre attimi di pura dolcezza, innocenza e sensibilità, davanti alla crudeltà degli schemi sociali. Questo è il massimo significato che l'autore ha voluto marcare in quest'opera, per farci capire che il denaro si prostituisce, ma il riscatto di un mondo migliore attraverso la semplicità e l'umiltà non ha prezzo. Imparare a vivere da queste esperienze arricchisce molto più della bramosia del vile denaro.
Ho visto questa serie tv quando avevo circa sei anni o poco più, consigliatami espressamente ad un amico più grande che già al tempo s’interessava di produzioni giapponesi e simili, e da quella volta mi è rimasta per sempre nel cuore.
Era quello il periodo dei grandi remake di alcuni libri (precisamente novelle e romanzi drammatici) tendenzialmente per ragazzi, che assieme a Lovely Sara (ispirato dal romanzo “La piccola principessa”) trasformerà in anime titoli più che noti nella letteratura mondiale, come Heidi o il bellissimo Tom Sawyer di Mark Twain.
Essendo questi cartoni animati ispirati a storie drammatiche e struggenti, gli autori presero a piene mani dai titoli a cui si rifacevano, e come accade tutt’oggi modificarono e allungarono gli eventi in modo da ottenere una serie – in questo caso – di quarantasei episodi. Come spesso accade quando si vuole forzatamente allungare la narrazione, compaiono falle nell’interezza e nell’intensità della vicenda, ancor più chiare e lapalissiane se si ha a che fare con un romanzo il cui punto forte è proprio il dramma, il pathos, lo struggersi dei protagonisti classico di questo genere ambientato nel 1800.
Tuttavia, sebbene l’allungamento della storia sia un punto a sfavore, la tendenza classica del Sol Levante di modificare le trame dei lavori originali ai quali ci si ispira (che personalmente non additerei neanche come un difetto o una scelta errata) è una scelta talvolta azzeccata, si guardi per esempio i ben più recenti remake – se mi passate il termine – del Conte di Montecristo, Samurai 7, o Romeo X Juliet, o più indietro per prendere un esempio classico D’Artagnan e i moschettieri del re. Credo che per questi lavori, la rivisitazione e la chiave di lettura parallela siano un pregio, mentre il diluire la trama con episodi di riempimento risulti un vero e proprio fallimento. Il rimescolamento superficiale delle carte crea una vicenda più che parallela all’originale da cui è tratta, non alterandone però le solide basi su cui si regge il dramma romanzato o la novella in questione. Certamente questa tendenza potrà far storcere il naso ai puritani amanti del genere, che in molte occasioni hanno mosso critiche più o meno pesanti a chi ha “rivoltato” alcuni personaggi ed eventi di questi classici senza tempo ottenendo a loro parere aborti improponibili.
Oggettivamente parlando, credo che sia Lovely Sara, sia gli altri prodotti da me sopracitati, dovrebbero essere giudicati come lavori a sé stanti, non forzatamente paragonati a ciò che li ha ispirati, e considerati a 360° per ciò che distaccatamente rappresentano. Che l’allungamento della trama renda l’anime prolisso e faccia scemare l’interesse dello spettatore, questo è un problema collaterale che nella storia dell’animazione giapponese si è sempre presentato, e che chiunque voglia andare incontro a questa scelta narrativa deve fare i conti.
Entrando nella vicenda, incontriamo una ragazza giovanissima di nome Sara, che passa dalla vita agiata, viziata e spensierata da nobil fanciulla nella ricca India coloniale ad un terribile collegio nella nebbiosa e scalpitante Londra di fine 1800 – inizio 1900. Il cambiamento drastico risulta shoccante, e Sara da quel momento dovrà fare i conti con una governante dura inflessibile, una delle tante icone classiche della narrazione inglese di due secoli fa, oltre che compagne di tutti i tipi, generose, invidiose, gentili, acide e addirittura colme di rancore nei suo confronti. Il salto dalla ricchezza alla misera a cui è costretta la scuote nell’intimo, la proietta in una società che non aveva neanche idea potesse esistere, e le difficoltà e i drammi a cui andrà incontro la faranno crescere sia mentalmente che spiritualmente. La lezione del “saper vedere i veri valori dove essi realmente si nascondono, piuttosto che nel dio denaro e negli effimeri piaceri del tronfio benessere” è più che tangibile, come una sorta di blanda catechizzazione verso la brama d’agiatezza che spesso ci spinge a desiderare sempre più e dimenticare cosa sono realmente i valori fondamentali della vita, quelli a cui non si deve fare a meno, a dispetto di tante altre cose da noi agognate ma in fin dei conti superflue.
Con un finale bellissimo ed una parte centrale piuttosto lenta, Lovely Sara vanta una realizzazione tecnica per l’epoca davvero pregevole, e soprattutto una colonna sonora meravigliosa che le calza a pennello, capace di creare atmosfere commoventi, ilari o drammatiche a seconda degli episodi. Lo stesso identico discorso vale per il character design e le animazioni: il volto di Sara è stato per chi ha visto l’anime, al tempo, davvero indimenticabile, e la sua dolcezza e le sue difficoltà sono state perfettamente rese nelle sue espressioni dai creatori.
In definitiva, un bellissimo anime consigliato a tutti quelli che amano le storie alla “piccole donne”, una vicenda agrodolce che saprà emozionare grandi e piccini.
Era quello il periodo dei grandi remake di alcuni libri (precisamente novelle e romanzi drammatici) tendenzialmente per ragazzi, che assieme a Lovely Sara (ispirato dal romanzo “La piccola principessa”) trasformerà in anime titoli più che noti nella letteratura mondiale, come Heidi o il bellissimo Tom Sawyer di Mark Twain.
Essendo questi cartoni animati ispirati a storie drammatiche e struggenti, gli autori presero a piene mani dai titoli a cui si rifacevano, e come accade tutt’oggi modificarono e allungarono gli eventi in modo da ottenere una serie – in questo caso – di quarantasei episodi. Come spesso accade quando si vuole forzatamente allungare la narrazione, compaiono falle nell’interezza e nell’intensità della vicenda, ancor più chiare e lapalissiane se si ha a che fare con un romanzo il cui punto forte è proprio il dramma, il pathos, lo struggersi dei protagonisti classico di questo genere ambientato nel 1800.
Tuttavia, sebbene l’allungamento della storia sia un punto a sfavore, la tendenza classica del Sol Levante di modificare le trame dei lavori originali ai quali ci si ispira (che personalmente non additerei neanche come un difetto o una scelta errata) è una scelta talvolta azzeccata, si guardi per esempio i ben più recenti remake – se mi passate il termine – del Conte di Montecristo, Samurai 7, o Romeo X Juliet, o più indietro per prendere un esempio classico D’Artagnan e i moschettieri del re. Credo che per questi lavori, la rivisitazione e la chiave di lettura parallela siano un pregio, mentre il diluire la trama con episodi di riempimento risulti un vero e proprio fallimento. Il rimescolamento superficiale delle carte crea una vicenda più che parallela all’originale da cui è tratta, non alterandone però le solide basi su cui si regge il dramma romanzato o la novella in questione. Certamente questa tendenza potrà far storcere il naso ai puritani amanti del genere, che in molte occasioni hanno mosso critiche più o meno pesanti a chi ha “rivoltato” alcuni personaggi ed eventi di questi classici senza tempo ottenendo a loro parere aborti improponibili.
Oggettivamente parlando, credo che sia Lovely Sara, sia gli altri prodotti da me sopracitati, dovrebbero essere giudicati come lavori a sé stanti, non forzatamente paragonati a ciò che li ha ispirati, e considerati a 360° per ciò che distaccatamente rappresentano. Che l’allungamento della trama renda l’anime prolisso e faccia scemare l’interesse dello spettatore, questo è un problema collaterale che nella storia dell’animazione giapponese si è sempre presentato, e che chiunque voglia andare incontro a questa scelta narrativa deve fare i conti.
Entrando nella vicenda, incontriamo una ragazza giovanissima di nome Sara, che passa dalla vita agiata, viziata e spensierata da nobil fanciulla nella ricca India coloniale ad un terribile collegio nella nebbiosa e scalpitante Londra di fine 1800 – inizio 1900. Il cambiamento drastico risulta shoccante, e Sara da quel momento dovrà fare i conti con una governante dura inflessibile, una delle tante icone classiche della narrazione inglese di due secoli fa, oltre che compagne di tutti i tipi, generose, invidiose, gentili, acide e addirittura colme di rancore nei suo confronti. Il salto dalla ricchezza alla misera a cui è costretta la scuote nell’intimo, la proietta in una società che non aveva neanche idea potesse esistere, e le difficoltà e i drammi a cui andrà incontro la faranno crescere sia mentalmente che spiritualmente. La lezione del “saper vedere i veri valori dove essi realmente si nascondono, piuttosto che nel dio denaro e negli effimeri piaceri del tronfio benessere” è più che tangibile, come una sorta di blanda catechizzazione verso la brama d’agiatezza che spesso ci spinge a desiderare sempre più e dimenticare cosa sono realmente i valori fondamentali della vita, quelli a cui non si deve fare a meno, a dispetto di tante altre cose da noi agognate ma in fin dei conti superflue.
Con un finale bellissimo ed una parte centrale piuttosto lenta, Lovely Sara vanta una realizzazione tecnica per l’epoca davvero pregevole, e soprattutto una colonna sonora meravigliosa che le calza a pennello, capace di creare atmosfere commoventi, ilari o drammatiche a seconda degli episodi. Lo stesso identico discorso vale per il character design e le animazioni: il volto di Sara è stato per chi ha visto l’anime, al tempo, davvero indimenticabile, e la sua dolcezza e le sue difficoltà sono state perfettamente rese nelle sue espressioni dai creatori.
In definitiva, un bellissimo anime consigliato a tutti quelli che amano le storie alla “piccole donne”, una vicenda agrodolce che saprà emozionare grandi e piccini.
Ciao a tutti,
Lovely Sara è un anime drammatico e tiene le persone attaccate alla tv (vi consiglio di credermi, perché è fortemente triste. La storia tratta la condizione della protagonista Sara che deve combattere mille sfide per riuscire a vivere la sua nuova vita da povera tra la cattiveria della direttrice del collegio di Londra e quella di una sua coetanea di origine americana. Alla fine di tutto questo troverà la felicita di un tempo, grazie a un amico di famiglia.
Le scene sono molto realistiche sopratutto quelle in cui vede la città di quel tempo, i protagonisti sono molto convincenti, la trama e fantastica.
VOTO:DIECI
Lovely Sara è un anime drammatico e tiene le persone attaccate alla tv (vi consiglio di credermi, perché è fortemente triste. La storia tratta la condizione della protagonista Sara che deve combattere mille sfide per riuscire a vivere la sua nuova vita da povera tra la cattiveria della direttrice del collegio di Londra e quella di una sua coetanea di origine americana. Alla fine di tutto questo troverà la felicita di un tempo, grazie a un amico di famiglia.
Le scene sono molto realistiche sopratutto quelle in cui vede la città di quel tempo, i protagonisti sono molto convincenti, la trama e fantastica.
VOTO:DIECI
Questo anime è la trasposizione di un celebre romanzo di Frances Hodgson Burnett, "La piccola principessa", e si inserisce nel progetto di trasposizione animata dei più grandi romanzi per ragazzi della letteratura mondiale, avviato in Giappone negli anni '70-'80.
L'opera si può pensare appartenente ad un sotto-filone che per motivi culturali pare essere molto apprezzato nel Paese del Sol Levante, il cosiddetto "ijime" (letteralmente "tiranneggiamento"), a cui si possono ricondurre anche altri famosi anime, come ad esempio "Il grande sogno di Maya"/"Glass no Kamen". In tale genere il personaggio principale, spesso una ragazza, viene tormentato e fatto oggetto di cattiverie che finiscono addirittura per comprometterne irrimediabilmente il corso di vita; ma grazie alla propria forza morale alla fine il protagonista riesce sempre a superare tutte le difficoltà.
In questa serie la protagonista è Sara, bambina dolce e gentile, ricca e intelligente, che viene iscritta in un collegio femminile e ne diventa ben presto la studentessa modello. Ma la notizia della morte del padre (e quindi dell'impossibilità di pagare la retta della scuola) la fa cadere in disgrazia, e la direttrice del collegio la obbliga a lavorare come serva per recuperare il denaro perduto.
Pur con un certo buonismo, derivato dal romanzo, la serie presenta un personaggio che si può davvero proporre come modello di forza di volontà: la piccola Sara che non si dà mai per vinta, che soffre ma reagisce, che dal più alto sfarzo cade nella miseria più nera ma non se ne dispera, e che anche nei momenti di debolezza riesce a farsi forza con orgoglio e a perdonare chi le fa del male. È impossibile non fare il tifo per lei, contro i dispetti di Lavinia e le angherie della direttrice. E più volte sentirete stringervi il cuore, e soffrire per le sue sofferenze, e gioire per le sue piccole gioie.
Dal punto di vista tecnico la serie pare leggermente meglio realizzata rispetto allo standard dell'epoca, grazie a dei buoni fondali che, sebbene un po' ripetitivi, caratterizzano in maniera dignitosa la Londra di inizio XX secolo. Si nota anche una certa attenzione per i dettagli nelle animazioni, abbastanza inconsueta per le produzioni di questo tipo.
La colonna sonora è forse un po' troppo melodrammatica e sottolinea soprattutto i momenti cruciali con temi abbastanza stereotipati (un malcostume diffuso anche oggi). Ma non si può dire che sia cattiva, tutt'al più si tratta di un lavoro poco originale.
Infine un piccolo appunto contro l'adattamento italiano, che pure si è mostrato qui più magnanimo che altrove (ricordiamo che gli anni '80 sono stati gli anni neri della censura). Era proprio necessario tradurre l'originale "Miss Minchin" in "Miss Minci"??? °_°
Nonostante i suoi piccoli difetti l'opera merita di essere vista, perché è davvero capace di lasciare il segno. Il mio voto è alto, visto che si tratta di una delle serie che ho più amato da bambino.
L'opera si può pensare appartenente ad un sotto-filone che per motivi culturali pare essere molto apprezzato nel Paese del Sol Levante, il cosiddetto "ijime" (letteralmente "tiranneggiamento"), a cui si possono ricondurre anche altri famosi anime, come ad esempio "Il grande sogno di Maya"/"Glass no Kamen". In tale genere il personaggio principale, spesso una ragazza, viene tormentato e fatto oggetto di cattiverie che finiscono addirittura per comprometterne irrimediabilmente il corso di vita; ma grazie alla propria forza morale alla fine il protagonista riesce sempre a superare tutte le difficoltà.
In questa serie la protagonista è Sara, bambina dolce e gentile, ricca e intelligente, che viene iscritta in un collegio femminile e ne diventa ben presto la studentessa modello. Ma la notizia della morte del padre (e quindi dell'impossibilità di pagare la retta della scuola) la fa cadere in disgrazia, e la direttrice del collegio la obbliga a lavorare come serva per recuperare il denaro perduto.
Pur con un certo buonismo, derivato dal romanzo, la serie presenta un personaggio che si può davvero proporre come modello di forza di volontà: la piccola Sara che non si dà mai per vinta, che soffre ma reagisce, che dal più alto sfarzo cade nella miseria più nera ma non se ne dispera, e che anche nei momenti di debolezza riesce a farsi forza con orgoglio e a perdonare chi le fa del male. È impossibile non fare il tifo per lei, contro i dispetti di Lavinia e le angherie della direttrice. E più volte sentirete stringervi il cuore, e soffrire per le sue sofferenze, e gioire per le sue piccole gioie.
Dal punto di vista tecnico la serie pare leggermente meglio realizzata rispetto allo standard dell'epoca, grazie a dei buoni fondali che, sebbene un po' ripetitivi, caratterizzano in maniera dignitosa la Londra di inizio XX secolo. Si nota anche una certa attenzione per i dettagli nelle animazioni, abbastanza inconsueta per le produzioni di questo tipo.
La colonna sonora è forse un po' troppo melodrammatica e sottolinea soprattutto i momenti cruciali con temi abbastanza stereotipati (un malcostume diffuso anche oggi). Ma non si può dire che sia cattiva, tutt'al più si tratta di un lavoro poco originale.
Infine un piccolo appunto contro l'adattamento italiano, che pure si è mostrato qui più magnanimo che altrove (ricordiamo che gli anni '80 sono stati gli anni neri della censura). Era proprio necessario tradurre l'originale "Miss Minchin" in "Miss Minci"??? °_°
Nonostante i suoi piccoli difetti l'opera merita di essere vista, perché è davvero capace di lasciare il segno. Il mio voto è alto, visto che si tratta di una delle serie che ho più amato da bambino.
<b>Attenzione: possibili spoiler!</b>
Sara Morris, una graziosa bambina di dieci anni con gli occhi verdi e i capelli neri, è appena giunta a Londra dall’India insieme al padre per iscriversi al prestigioso collegio per signorine di Miss Minci.
La ragazzina viene accolta con tutti gli onori dalle sorelle Minci: la direttrice Gertrude è interessata principalmente ai vantaggi economici che il collegio potrà ottenere grazie alla ricchezza del padre di Sara, mentre la sorella minore Amelia, goffa e ingenua, resta sinceramente impressionata dai modi garbati della nuova allieva.
Sara suscita una forte curiosità nelle compagne, per via del trattamento speciale che le viene riservato: alloggia in una camera arredata con mobili di gran pregio, possiede numerosi vestiti eleganti, una bellissima bambola di nome Priscilla, un pappagallo e addirittura una carrozza e un pony personali.
Tuttavia, nonostante i privilegi di cui gode, Sara non si mostra superba né arrogante, conquistando in breve tempo la stima e l’ammirazione delle altre ragazze; l’unica che non la vede di buon occhio è Lavinia, che si è vista usurpare il ruolo di rappresentante della scuola: non solo Sara è più ricca di lei, ma la supera sia nel ballo che nello studio.
In particolar modo, Sara stringe amicizia con Margherita, una ragazza grassottella che viene frequentemente presa in giro da Lavinia e dalle sue amiche Jessie e Barbara per la scarsa predisposizione all’apprendimento, e Lalla, una bambina di quattro anni che ha da poco perso la mamma e piange molto spesso; inoltre, si comporta con gentilezza e generosità anche con chi non appartiene al suo rango sociale, come Peter, il ragazzo che si prende cura del suo pony, e Becky, una giovane domestica del collegio.
Quando si viene a sapere che suo padre è divenuto proprietario di una miniera di diamanti in India, l’eccitazione delle compagne nei riguardi di Sara cresce a dismisura e iniziano a chiamarla “principessa dei diamanti”; del resto, la stessa Sara, dotata di una fervida fantasia, immagina spesso di essere una vera principessa e cerca di comportarsi come tale.
La vita della giovane cambia bruscamente, quando il giorno del suo compleanno giunge la notizia che la miniera di diamanti è improduttiva e che suo padre è morto di malattia, soffocato dai debiti: Sara si ritrova sola al mondo e completamente povera.
Miss Minci, furiosa per la perdita dell’ingente somma di denaro spesa per garantire a Sara ogni comodità, la priva di tutti i suoi beni e le concede di restare al collegio facendola lavorare come domestica.
Sara è costretta a indossare un vecchio abito nero e a trasferirsi in una squallida stanza della soffitta, con la sola compagnia di Priscilla e di una foto dei genitori; fortunatamente nella camera accanto dorme la piccola Becky, che, assieme a Peter, si prodiga in mille modi per aiutarla a svolgere i duri compiti che le vengono assegnati.
Nonostante la crudeltà di Miss Minci, le punizioni inflitte dal cuoco James e dalla sua aiutante Molly e le continue cattiverie di Lavinia, Sara accetta la sua nuova condizione con gran dignità e continua a mostrarsi generosa verso le sue amiche e chiunque altro in trovi in difficoltà.
Il destino ha però in serbo una sorpresa: infatti, l’arrivo di un nuovo inquilino, Mister Chrisford, nella casa disabitata a fianco del collegio mette in moto una serie di eventi, che cambieranno radicalmente la vita di Sara.
Questa serie segue piuttosto fedelmente la trama del romanzo “La piccola principessa” (1905) della scrittrice inglese Frances Hodgson Burnett, sebbene introduca alcune modifiche per adattare la storia alle diverse esigenze narrative dell’anime: come spesso accade nelle serie appartenenti al genere Meisaku, sono inseriti nuovi personaggi (Peter, James, Molly, Barbara e Cesare, il gatto del collegio dal folto pelo bianco) e vicende non presenti nella storia originale (per esempio, l’allontanamento di Monsieur Dupont, la malattia di Sara, la scoperta da parte di Miss Minci di ciò che avviene in soffitta, l’incendio della stalla...); inoltre, l’intera vicenda si svolge nell’arco di un anno, mentre nel romanzo Sara arriva al collegio quando ha sette anni e da allora trascorrono circa dieci anni.
Piuttosto interessante è la rappresentazione del carattere di Sara nell’anime: paziente, remissivo e ingenuo fino all’inverosimile, seppur fiero; nel romanzo, invece, viene descritta come una ragazza orgogliosa, abbastanza suscettibile, anche se in grado di controllarsi abilmente, e poco incline a farsi maltrattare da Lavinia o dalla direttrice del collegio, alle quali risponde talvolta in modo pungente senza alcuna esitazione.
Questa differenza è ancora più evidente nel finale: nel romanzo la scelta di Sara appare come una logica conseguenza delle sofferenze patite, mentre nell’anime si è optato per una soluzione addolcita, che mettesse una volta di più in risalto la virtù e la generosità della ragazza, già ampiamente evidenziate dalla notevole forza d’animo con cui ha affrontato le innumerevoli privazioni.
L’edizione italiana differisce da quella originale per la sostituzione, nell’episodio 42, della canzone giapponese con una versione strumentale della sigla creata in Italia e per la modifica di alcuni nomi, forse con l’intento di renderli maggiormente comprensibili a un pubblico infantile: così i nomi propri Ermengarde, Lottie e Emily sono diventati Margherita, Lalla e Priscilla, mentre nel caso dei cognomi, Crewe si è trasformato in Morris, Minchin in Minci, Dufarge in Dupont e Carrisford in Chrisford.
Nel complesso si tratta di una serie ben realizzata, che si lascia seguire con interesse e partecipazione, anche grazie al valido doppiaggio, che può contare sulla presenza di ottimi interpreti, come Patrizia Salmoiraghi (Sara), Donatella Fanfani (Becky), Lia Barbieri (Miss Minci), Pietro Ubaldi (Monsieur Dupont), Dania Cericola (Margherita e Barbara), Paola Tovaglia (Lavinia) e Marcella Silvestri (Jessie) solo per citarne alcuni.
Sara Morris, una graziosa bambina di dieci anni con gli occhi verdi e i capelli neri, è appena giunta a Londra dall’India insieme al padre per iscriversi al prestigioso collegio per signorine di Miss Minci.
La ragazzina viene accolta con tutti gli onori dalle sorelle Minci: la direttrice Gertrude è interessata principalmente ai vantaggi economici che il collegio potrà ottenere grazie alla ricchezza del padre di Sara, mentre la sorella minore Amelia, goffa e ingenua, resta sinceramente impressionata dai modi garbati della nuova allieva.
Sara suscita una forte curiosità nelle compagne, per via del trattamento speciale che le viene riservato: alloggia in una camera arredata con mobili di gran pregio, possiede numerosi vestiti eleganti, una bellissima bambola di nome Priscilla, un pappagallo e addirittura una carrozza e un pony personali.
Tuttavia, nonostante i privilegi di cui gode, Sara non si mostra superba né arrogante, conquistando in breve tempo la stima e l’ammirazione delle altre ragazze; l’unica che non la vede di buon occhio è Lavinia, che si è vista usurpare il ruolo di rappresentante della scuola: non solo Sara è più ricca di lei, ma la supera sia nel ballo che nello studio.
In particolar modo, Sara stringe amicizia con Margherita, una ragazza grassottella che viene frequentemente presa in giro da Lavinia e dalle sue amiche Jessie e Barbara per la scarsa predisposizione all’apprendimento, e Lalla, una bambina di quattro anni che ha da poco perso la mamma e piange molto spesso; inoltre, si comporta con gentilezza e generosità anche con chi non appartiene al suo rango sociale, come Peter, il ragazzo che si prende cura del suo pony, e Becky, una giovane domestica del collegio.
Quando si viene a sapere che suo padre è divenuto proprietario di una miniera di diamanti in India, l’eccitazione delle compagne nei riguardi di Sara cresce a dismisura e iniziano a chiamarla “principessa dei diamanti”; del resto, la stessa Sara, dotata di una fervida fantasia, immagina spesso di essere una vera principessa e cerca di comportarsi come tale.
La vita della giovane cambia bruscamente, quando il giorno del suo compleanno giunge la notizia che la miniera di diamanti è improduttiva e che suo padre è morto di malattia, soffocato dai debiti: Sara si ritrova sola al mondo e completamente povera.
Miss Minci, furiosa per la perdita dell’ingente somma di denaro spesa per garantire a Sara ogni comodità, la priva di tutti i suoi beni e le concede di restare al collegio facendola lavorare come domestica.
Sara è costretta a indossare un vecchio abito nero e a trasferirsi in una squallida stanza della soffitta, con la sola compagnia di Priscilla e di una foto dei genitori; fortunatamente nella camera accanto dorme la piccola Becky, che, assieme a Peter, si prodiga in mille modi per aiutarla a svolgere i duri compiti che le vengono assegnati.
Nonostante la crudeltà di Miss Minci, le punizioni inflitte dal cuoco James e dalla sua aiutante Molly e le continue cattiverie di Lavinia, Sara accetta la sua nuova condizione con gran dignità e continua a mostrarsi generosa verso le sue amiche e chiunque altro in trovi in difficoltà.
Il destino ha però in serbo una sorpresa: infatti, l’arrivo di un nuovo inquilino, Mister Chrisford, nella casa disabitata a fianco del collegio mette in moto una serie di eventi, che cambieranno radicalmente la vita di Sara.
Questa serie segue piuttosto fedelmente la trama del romanzo “La piccola principessa” (1905) della scrittrice inglese Frances Hodgson Burnett, sebbene introduca alcune modifiche per adattare la storia alle diverse esigenze narrative dell’anime: come spesso accade nelle serie appartenenti al genere Meisaku, sono inseriti nuovi personaggi (Peter, James, Molly, Barbara e Cesare, il gatto del collegio dal folto pelo bianco) e vicende non presenti nella storia originale (per esempio, l’allontanamento di Monsieur Dupont, la malattia di Sara, la scoperta da parte di Miss Minci di ciò che avviene in soffitta, l’incendio della stalla...); inoltre, l’intera vicenda si svolge nell’arco di un anno, mentre nel romanzo Sara arriva al collegio quando ha sette anni e da allora trascorrono circa dieci anni.
Piuttosto interessante è la rappresentazione del carattere di Sara nell’anime: paziente, remissivo e ingenuo fino all’inverosimile, seppur fiero; nel romanzo, invece, viene descritta come una ragazza orgogliosa, abbastanza suscettibile, anche se in grado di controllarsi abilmente, e poco incline a farsi maltrattare da Lavinia o dalla direttrice del collegio, alle quali risponde talvolta in modo pungente senza alcuna esitazione.
Questa differenza è ancora più evidente nel finale: nel romanzo la scelta di Sara appare come una logica conseguenza delle sofferenze patite, mentre nell’anime si è optato per una soluzione addolcita, che mettesse una volta di più in risalto la virtù e la generosità della ragazza, già ampiamente evidenziate dalla notevole forza d’animo con cui ha affrontato le innumerevoli privazioni.
L’edizione italiana differisce da quella originale per la sostituzione, nell’episodio 42, della canzone giapponese con una versione strumentale della sigla creata in Italia e per la modifica di alcuni nomi, forse con l’intento di renderli maggiormente comprensibili a un pubblico infantile: così i nomi propri Ermengarde, Lottie e Emily sono diventati Margherita, Lalla e Priscilla, mentre nel caso dei cognomi, Crewe si è trasformato in Morris, Minchin in Minci, Dufarge in Dupont e Carrisford in Chrisford.
Nel complesso si tratta di una serie ben realizzata, che si lascia seguire con interesse e partecipazione, anche grazie al valido doppiaggio, che può contare sulla presenza di ottimi interpreti, come Patrizia Salmoiraghi (Sara), Donatella Fanfani (Becky), Lia Barbieri (Miss Minci), Pietro Ubaldi (Monsieur Dupont), Dania Cericola (Margherita e Barbara), Paola Tovaglia (Lavinia) e Marcella Silvestri (Jessie) solo per citarne alcuni.
Anime toccante nel profondo. Ispirato ad una storia famosa che ha ricevuto molte trasposizioni cinematografiche ("La piccola principessa" se non erro), narra delle vicende di una ragazzina che, di famiglia ricchissima, al fine di avere un'istruzione migliore, viene iscritta nel miglior collegio di Londra. Da qui l'inizio di un'avventura che vedrà cadere in disgrazia questa piccola principessa, ma che grazie ad un carattere ben delineato, ad una bontà di cuore innata, riesce comunque ad arrivare ad un riscatto finale che accontenta tutti.
I disegni sono della vecchia scuola, con grande attenzione posta alla mimica facciale, all'espressività dei personaggi che, unita ad un tratto semplice dai colori tenui, lasciano davvero un segno profondo nei cuori di chi lo guarda.
Un insieme, quindi, di particolari che fanno vivere l'intera storia, facendo sorridere e piangere... anche se ammetto le scene sono decisamente più commuoventi che divertenti, anzi, sono rari i momenti di vero calo di tensione all'interno dell'anime.
I caratteri dei personaggi sono molto ben delineati, risultando tutti netti, e fortemente caratterizzati, senza capovolgimenti o stravolgimenti particolari... Un anime, quindi, che presenta quindi una cura per il dettaglio "umano" raro e difficile da ritrovare.
Non posso dare il massimo dei voti poiché comunque la trama, seppur interessante e ben studiata, lascia poco alla fantasia, facendo intravedere da subito il finale. Non per questo, però, ci sono cali di tensione... una perla consigliata a tutti, e tanti insegnamenti da seguire nella vita di tutti i giorni da non lasciare solo sullo schermo.
I disegni sono della vecchia scuola, con grande attenzione posta alla mimica facciale, all'espressività dei personaggi che, unita ad un tratto semplice dai colori tenui, lasciano davvero un segno profondo nei cuori di chi lo guarda.
Un insieme, quindi, di particolari che fanno vivere l'intera storia, facendo sorridere e piangere... anche se ammetto le scene sono decisamente più commuoventi che divertenti, anzi, sono rari i momenti di vero calo di tensione all'interno dell'anime.
I caratteri dei personaggi sono molto ben delineati, risultando tutti netti, e fortemente caratterizzati, senza capovolgimenti o stravolgimenti particolari... Un anime, quindi, che presenta quindi una cura per il dettaglio "umano" raro e difficile da ritrovare.
Non posso dare il massimo dei voti poiché comunque la trama, seppur interessante e ben studiata, lascia poco alla fantasia, facendo intravedere da subito il finale. Non per questo, però, ci sono cali di tensione... una perla consigliata a tutti, e tanti insegnamenti da seguire nella vita di tutti i giorni da non lasciare solo sullo schermo.
Particolarmente curato questo anime degli anni Ottanta, ispirato al romanzo "La piccola principessa" della scrittrice Frances Hodgson Burnett, già protagonista di numerose trasposizioni cinematografiche.
La protagonista è Sarah, figlia di un facoltoso inglese trapiantato per affari in India, che viene mandata a studiare a Londra, nel migliore collegio della città. Proprio qui la sua vita si trasformerà in un attimo, il giorno del suo undicesimo compleanno: la notizia della morte e del fallimento economico del padre trasformerà Sarah da una piccola principessa, riverita e rispettata da tutti, alla sguattera del collegio, unico privilegio concesso dalla cattiva Miss Minchi alla ragazzina rimasta improvvisamente senza un soldo e senza famiglia. Ma, nonostante le difficoltà e le angherie quotidiane (rese ancora più crudeli proprio dal cambiamento di status sociale) Sarah non si arrende e riesce ad andare avanti, conservando le sue buone maniere e la sua generosità, rispondendo con un sorriso a tutte le difficili prove che le si parano davanti. Ovviamente il lieto fine non può mancare, e la piccola Sarah non dimenticherà mai quanto ha visti e vissuto nella sua vita da povera serva...
L'anime, nonostante resti fedele alla trama originaria, non aggiungendo stravolgimenti come capitato in diverse trasposizioni cinematografiche, cambia in parte il romanzo della Burnett, con aggiunta di personaggi e, per allungare il tutto, di eventi (celebre il riferimento alla favola della Piccola Fiammiferaia di Andersen nella quarantatreesima puntata). Lo stesso carattere della protagonista è in parte diverso...
Tuttavia il risultato è gradevole: la storia è avvincente, la descrizione della psicologia dei personaggi è ben fatta, i disegni sono curati molto così come la regia...
Molto bella la parte che tratteggia la Londra di fine Ottocento e soprattutto le difficoltà che erano costretti a vivere i bambini in quell'epoca, senza alcun tipo di istruzione e sfruttati, per pochi centesimi, nei lavori più duri ed umilianti. Lo stesso trattamento che ricevono, nel collegio, Sarah e la sua amica Becky è perfettamente indicativo di quale fosse il clima nell'Inghilterra tardo vittoriana, ricca e opulenta grazie all'industrializzazione ma ipocritamente spietata con i più deboli della società.
Lovely Sarah è sicuramente un anime da (ri)vedere, grazie anche alle repliche programmate da Mediaset che, dopo qualche anno, hanno dato nuovo spazio a questa bella serie.
La protagonista è Sarah, figlia di un facoltoso inglese trapiantato per affari in India, che viene mandata a studiare a Londra, nel migliore collegio della città. Proprio qui la sua vita si trasformerà in un attimo, il giorno del suo undicesimo compleanno: la notizia della morte e del fallimento economico del padre trasformerà Sarah da una piccola principessa, riverita e rispettata da tutti, alla sguattera del collegio, unico privilegio concesso dalla cattiva Miss Minchi alla ragazzina rimasta improvvisamente senza un soldo e senza famiglia. Ma, nonostante le difficoltà e le angherie quotidiane (rese ancora più crudeli proprio dal cambiamento di status sociale) Sarah non si arrende e riesce ad andare avanti, conservando le sue buone maniere e la sua generosità, rispondendo con un sorriso a tutte le difficili prove che le si parano davanti. Ovviamente il lieto fine non può mancare, e la piccola Sarah non dimenticherà mai quanto ha visti e vissuto nella sua vita da povera serva...
L'anime, nonostante resti fedele alla trama originaria, non aggiungendo stravolgimenti come capitato in diverse trasposizioni cinematografiche, cambia in parte il romanzo della Burnett, con aggiunta di personaggi e, per allungare il tutto, di eventi (celebre il riferimento alla favola della Piccola Fiammiferaia di Andersen nella quarantatreesima puntata). Lo stesso carattere della protagonista è in parte diverso...
Tuttavia il risultato è gradevole: la storia è avvincente, la descrizione della psicologia dei personaggi è ben fatta, i disegni sono curati molto così come la regia...
Molto bella la parte che tratteggia la Londra di fine Ottocento e soprattutto le difficoltà che erano costretti a vivere i bambini in quell'epoca, senza alcun tipo di istruzione e sfruttati, per pochi centesimi, nei lavori più duri ed umilianti. Lo stesso trattamento che ricevono, nel collegio, Sarah e la sua amica Becky è perfettamente indicativo di quale fosse il clima nell'Inghilterra tardo vittoriana, ricca e opulenta grazie all'industrializzazione ma ipocritamente spietata con i più deboli della società.
Lovely Sarah è sicuramente un anime da (ri)vedere, grazie anche alle repliche programmate da Mediaset che, dopo qualche anno, hanno dato nuovo spazio a questa bella serie.
Londra, 1885
Una carrozza scivolava lungo le vie di Londra, nel grigio pomeriggio di un freddo inverno inglese. Sporgendosi dalla finestra della carrozza, Sara Crewe, la bambina cresciuta in India, chiuse gli occhi, sentendo sul viso una piacevole aria fresca e frizzante. Come era lontana l’India… e come erano lontani gli assolati paesaggi di Bombay, la città dove era nata. Adesso Londra sarebbe stata la sua nuova casa, nel paese d’origine del padre. Il capitano Crewe, rimasto vedovo in giovane età, desiderava più di ogni altra cosa vivere serenamente con la sua amata e unica figlia nella terra dove era cresciuto. Sara avvertì lo sguardo amorevole e apprensivo del padre su di sé e anche i suoi occhi si velarono di tristezza. Ma gli sorrise ugualmente con dolcezza e si strinse al suo braccio. Si sarebbero dovuti separare per qualche tempo e cercavano di imprimere nella loro mente quegli ultimi momenti insieme.
La serie animata del 1985 “Lovely Sara”, prodotta dalla Nippon Animation nell’ambito del progetto educativo “World Masterpiece Theater”, si ispira al romanzo della scrittrice inglese Frances Hodgson Burnett (1849-1924) intitolato “La piccola principessa”.
Le animazioni ricostruiscono magistralmente una grigia e fumosa Londra della fine dell’ottocento, con le sue carrozze eleganti, le vetrine lussuose, i ponti umidi, le tenui luci dei lampioni, le case di mattoni rossi, i tetti ricoperti di camini, i mercati pieni di bancarelle, i viali alberati lungo le sponde del Tamigi…
La trama della serie animata a volte si discosta dalle vicende del romanzo, senza però smarrire lo spirito poetico e introspettivo del racconto. L’Anime riflette fedelmente quella commistione di elementi realistici e fiabeschi che da sempre la geniale scrittrice inglese sa regalare ai lettori. Il finale dell’Anime riscrive la conclusione del romanzo, proponendo una riflessione sul perdono che può apparire forzata, ma che offre comunque un’interessante lettura della storia di Sara Crewe, la piccola protagonista del racconto.
L’episodio più bello della serie corrisponde alla pagina più affascinante del romanzo, che ci riporta d’un tratto in una soffitta incantata, dove l’oscurità della miseria e della solitudine è stata scacciata dall’intensa luce del fuoco di un camino… Allora non ci sembra più di sentire freddo, perché le fiamme allegre del fuoco lambiscono il camino facendo crepitare la legna… E il pavimento non sembra più umido, perché soffici tappeti colorati ne ricoprono la superficie… E un letto dalle lenzuola logore si trasformerà nel giaciglio più accogliente, con morbidi cuscini e coperte calde e vellutate… E un tavolo disadorno diverrà il banchetto di un re, con pietanze calde e fumanti, pane tostato, focacce abbrustolite e tè bollente, piatti di porcellana, bicchieri di cristallo, posate e candelabri d’argento su una splendida tovaglia bianca…
Una carrozza scivolava lungo le vie di Londra, nel grigio pomeriggio di un freddo inverno inglese. Sporgendosi dalla finestra della carrozza, Sara Crewe, la bambina cresciuta in India, chiuse gli occhi, sentendo sul viso una piacevole aria fresca e frizzante. Come era lontana l’India… e come erano lontani gli assolati paesaggi di Bombay, la città dove era nata. Adesso Londra sarebbe stata la sua nuova casa, nel paese d’origine del padre. Il capitano Crewe, rimasto vedovo in giovane età, desiderava più di ogni altra cosa vivere serenamente con la sua amata e unica figlia nella terra dove era cresciuto. Sara avvertì lo sguardo amorevole e apprensivo del padre su di sé e anche i suoi occhi si velarono di tristezza. Ma gli sorrise ugualmente con dolcezza e si strinse al suo braccio. Si sarebbero dovuti separare per qualche tempo e cercavano di imprimere nella loro mente quegli ultimi momenti insieme.
La serie animata del 1985 “Lovely Sara”, prodotta dalla Nippon Animation nell’ambito del progetto educativo “World Masterpiece Theater”, si ispira al romanzo della scrittrice inglese Frances Hodgson Burnett (1849-1924) intitolato “La piccola principessa”.
Le animazioni ricostruiscono magistralmente una grigia e fumosa Londra della fine dell’ottocento, con le sue carrozze eleganti, le vetrine lussuose, i ponti umidi, le tenui luci dei lampioni, le case di mattoni rossi, i tetti ricoperti di camini, i mercati pieni di bancarelle, i viali alberati lungo le sponde del Tamigi…
La trama della serie animata a volte si discosta dalle vicende del romanzo, senza però smarrire lo spirito poetico e introspettivo del racconto. L’Anime riflette fedelmente quella commistione di elementi realistici e fiabeschi che da sempre la geniale scrittrice inglese sa regalare ai lettori. Il finale dell’Anime riscrive la conclusione del romanzo, proponendo una riflessione sul perdono che può apparire forzata, ma che offre comunque un’interessante lettura della storia di Sara Crewe, la piccola protagonista del racconto.
L’episodio più bello della serie corrisponde alla pagina più affascinante del romanzo, che ci riporta d’un tratto in una soffitta incantata, dove l’oscurità della miseria e della solitudine è stata scacciata dall’intensa luce del fuoco di un camino… Allora non ci sembra più di sentire freddo, perché le fiamme allegre del fuoco lambiscono il camino facendo crepitare la legna… E il pavimento non sembra più umido, perché soffici tappeti colorati ne ricoprono la superficie… E un letto dalle lenzuola logore si trasformerà nel giaciglio più accogliente, con morbidi cuscini e coperte calde e vellutate… E un tavolo disadorno diverrà il banchetto di un re, con pietanze calde e fumanti, pane tostato, focacce abbrustolite e tè bollente, piatti di porcellana, bicchieri di cristallo, posate e candelabri d’argento su una splendida tovaglia bianca…
1939 : la seconda guerra mondiale sta per infiammare l’Europa, oltreoceano, una biondissima Shirley Temple, “tippettava” ritmando una delle storie più appassionanti della letteratura inglese : “Little Princess”.
Quasi 50 anni più tardi, nel 1985, anche il Giappone glorifica questo romanzo inserendolo nell’ormai classico palinsesto World Masterpiece Theater col titolo di “Shokojo Sera”. La regia, affidata a Fumio Kurokawa, immortala quello che è probabilmente il Meisaku più amato della storia del genere. Il romanzo della Burnett (già famosa per “Piccolo lord” e “Il giardino segreto”) dipinge uno spaccato di società vittoriana ben distante dai suoi soliti temi rurali e spensierati, tanto che il WMT lo ingloba nel suo palinsesto come campagna contro il lavoro minorile (di cui già Peline Story fu degno supporter).
Sara Morris (Crewe nel romanzo) è figlia di un ricco gentiluomo e vive felice in India col padre. Questi decide che per lei è giunto il momento di tornare alla natia patria inglese e la iscrive in un prestigioso collegio londinese. La ricchissima Sara diventa presto la star, osannata e riverita da tutti, soprattutto dalla direttrice Miss Minchi (Minchin nel romanzo) che fa di tutto per compiacerla. Sara è tuttavia di animo gentile ed altruista e si dimostra subito magnanima nei confronti della servitù e dei sottoposti. Durante una sontuosa festa riceve la notizia che l’amato padre è morto e che le ha lasciato praticamente solo debiti. Miss Minchi non perde tempo a vendere tutti gli averi di Sara per pagare parte del debito e la obbliga a vivere come sguattera in un’angusta soffitta. Sara, perduto tutto il suo mondo, si aggrappa alla sua fantasia, immaginando di essere una benevola principessa. Nonostante i ricchi snob che prima frequentava le abbiano voltato completamente le spalle, Sara conserva l’affetto e il sostegno della servitù, grata alla sua forza morale e affascinata dai suoi modi raffinati e non opulenti.
La storia è il classico “dalle stelle alle stalle” ed è stata considerata per decenni un testo pedagogico fondamentale nei paesi anglosassoni. Sara infatti si mostra sempre disponibile, educata, matura, a dispetto delle angherie che subisce continuamente. Quotidianamente umiliata, prostrata, sottomessa, conserva sempre il sorriso e la speranza e non si lascia mai andare. La serie è famosa per essere tra le più fedeli al romanzo originale ed è permeata da un’aria cupa smorzata dai toni allegri e solari della protagonista.
Le discrepanze con il romanzo sono assai rare, più che altro si notano alcune aggiunte, per diluire la serie sulla durata richiesta dal palinsesto nipponico. Peter è di sicuro l’aggiunta più rilevante. Assente nel romanzo, il giovane stalliere offrirà riparo a Sara quando verrà cacciata dal collegio (altra cosa incongruente nel romanzo visto che è tenuta in stato di prigionia) e in questi episodi di fantasia si troverà a vendere fiammiferi per strada per sbarcare il lunario. Un chiaro richiamo alla favola di Andersen.
Queste addizioni alla trama tuttavia più che modificarla la completano : ottima infatti è la scelta del sarto, inesistente nel libro, che da un tono di serietà all’incontro della piccola col suo salvatore. Gli sceneggiatori giapponesi quindi non stravolgono lo scorrere degli eventi, lo modificano con garbo, rendendolo più moderno, comprensibile e appassionante.
Il disegno lascia un po’ a desiderare, il 1985 è l’anno di nascita di molte produzioni importati dal punto di vista grafico (Tenshi no Tamago, Touch) e di sicuro Lovely Sara poteva essere curato di più. Piatto e sterile il tratto spesso si sbiadisce, con sfondi inquietanti e sproporzionati.
Lovely Sara è un Meisaku decisamente importante, forse uno dei pilastri portanti del filone. Che ha incantato e fatto sognare moltissimi telespettatori, con una favola degna di essere rivista. Nove.
Quasi 50 anni più tardi, nel 1985, anche il Giappone glorifica questo romanzo inserendolo nell’ormai classico palinsesto World Masterpiece Theater col titolo di “Shokojo Sera”. La regia, affidata a Fumio Kurokawa, immortala quello che è probabilmente il Meisaku più amato della storia del genere. Il romanzo della Burnett (già famosa per “Piccolo lord” e “Il giardino segreto”) dipinge uno spaccato di società vittoriana ben distante dai suoi soliti temi rurali e spensierati, tanto che il WMT lo ingloba nel suo palinsesto come campagna contro il lavoro minorile (di cui già Peline Story fu degno supporter).
Sara Morris (Crewe nel romanzo) è figlia di un ricco gentiluomo e vive felice in India col padre. Questi decide che per lei è giunto il momento di tornare alla natia patria inglese e la iscrive in un prestigioso collegio londinese. La ricchissima Sara diventa presto la star, osannata e riverita da tutti, soprattutto dalla direttrice Miss Minchi (Minchin nel romanzo) che fa di tutto per compiacerla. Sara è tuttavia di animo gentile ed altruista e si dimostra subito magnanima nei confronti della servitù e dei sottoposti. Durante una sontuosa festa riceve la notizia che l’amato padre è morto e che le ha lasciato praticamente solo debiti. Miss Minchi non perde tempo a vendere tutti gli averi di Sara per pagare parte del debito e la obbliga a vivere come sguattera in un’angusta soffitta. Sara, perduto tutto il suo mondo, si aggrappa alla sua fantasia, immaginando di essere una benevola principessa. Nonostante i ricchi snob che prima frequentava le abbiano voltato completamente le spalle, Sara conserva l’affetto e il sostegno della servitù, grata alla sua forza morale e affascinata dai suoi modi raffinati e non opulenti.
La storia è il classico “dalle stelle alle stalle” ed è stata considerata per decenni un testo pedagogico fondamentale nei paesi anglosassoni. Sara infatti si mostra sempre disponibile, educata, matura, a dispetto delle angherie che subisce continuamente. Quotidianamente umiliata, prostrata, sottomessa, conserva sempre il sorriso e la speranza e non si lascia mai andare. La serie è famosa per essere tra le più fedeli al romanzo originale ed è permeata da un’aria cupa smorzata dai toni allegri e solari della protagonista.
Le discrepanze con il romanzo sono assai rare, più che altro si notano alcune aggiunte, per diluire la serie sulla durata richiesta dal palinsesto nipponico. Peter è di sicuro l’aggiunta più rilevante. Assente nel romanzo, il giovane stalliere offrirà riparo a Sara quando verrà cacciata dal collegio (altra cosa incongruente nel romanzo visto che è tenuta in stato di prigionia) e in questi episodi di fantasia si troverà a vendere fiammiferi per strada per sbarcare il lunario. Un chiaro richiamo alla favola di Andersen.
Queste addizioni alla trama tuttavia più che modificarla la completano : ottima infatti è la scelta del sarto, inesistente nel libro, che da un tono di serietà all’incontro della piccola col suo salvatore. Gli sceneggiatori giapponesi quindi non stravolgono lo scorrere degli eventi, lo modificano con garbo, rendendolo più moderno, comprensibile e appassionante.
Il disegno lascia un po’ a desiderare, il 1985 è l’anno di nascita di molte produzioni importati dal punto di vista grafico (Tenshi no Tamago, Touch) e di sicuro Lovely Sara poteva essere curato di più. Piatto e sterile il tratto spesso si sbiadisce, con sfondi inquietanti e sproporzionati.
Lovely Sara è un Meisaku decisamente importante, forse uno dei pilastri portanti del filone. Che ha incantato e fatto sognare moltissimi telespettatori, con una favola degna di essere rivista. Nove.
Mamma mia quanti ricordi!!! Questo anime è bellissimo! Mi ha davvero colpito! Ispirato al famosissimo romanzo la piccola principessa questo è uno di quei pochi cartoni che ho guardato e ho vissuto dal primo all'ultimo episodio senza soste, perchè magnifico, intenso, come una pioggia autunnale in una notte buia... Da vedere se avete un animo gentile e sensibile e soprattutto se amate il coraggio dell'umiltà e della speranza, come la dolce, piccola e amorevole Sara
Sono davvero impressionato. Questo anime è veramente ben fatto. Eccezionale la regia, bella la sceneggiatura e il character design. I personaggi sembrano vivi, palpabili, così come le emozioni e i sentimenti. Sarebbe bello se i registi di oggi imparassero dagli autori di questi meisaku. Un anime davvero perfetto, uno dei meisaku più belli che io abbia mai visto. Obbligatorio vederlo per chiunque ami i meisaku e gli shojo, decisamente superiore ai vari film che hanno fatto su questo romanzo.
Vi consiglio anche, di pari livello, "Anna of the Green Gables" ("Anna dai capelli rossi").
Vi consiglio anche, di pari livello, "Anna of the Green Gables" ("Anna dai capelli rossi").
Se i giapponesi si decidessero a non allungare a dismisura le serie con espedienti improbabili, probabilmente creerebbe veri capolavori animati da già capolavori letterari.
A parte lo stravolgimento del carattere di Sara, di cui è stata mantenuta intatta solamente la estrema fantasia (e anche quella è un po' bistrattata), l'aggiunta di personaggi e di alcuni fatti veramente assurdi mi costringono a mettere a quest'anime altrimenti abbastanza di valore un bel 6.
A parte lo stravolgimento del carattere di Sara, di cui è stata mantenuta intatta solamente la estrema fantasia (e anche quella è un po' bistrattata), l'aggiunta di personaggi e di alcuni fatti veramente assurdi mi costringono a mettere a quest'anime altrimenti abbastanza di valore un bel 6.
Non ricordo quanti sono gli episodi, comunque li ho visti tutti tranne l'ultimo (la sfiga =.=).
Al contrario di tanti altri film d'animazione o proprio film con attori che si ispirano al celebre romanzo della piccola principessa, almeno per l'inizio e la fine il film segue bene la storia originale, ma si perde per la triste tendenza ad allungare il brodo aggiungendo episodi drammatici che sfiorano il ridicolo, come per esempio quando Sara viene messa a dormire nel fienile (perchè assurdamente Miss Minchi pensa che a portare da mangiare a Sara e Lottie sia Peter) e scoppia l'incendio (che fa vivere a Sara alcuni episodi nei panni della piccola fiammiferaia... -.-)... Non ho apprezzato i cambiamenti che sono stati fatti al personaggio di Sara, decisamente più smielato, remissivo e piagnoso di quello originale che si differenziava dalle altre eroine del tempo per un carattere duro e anche sfacciato, e neanche quelli fatti al personaggio di Miss Amelia, che viene decisamente rivalutato rispetto a quello del libro (nel libro non c'è la donna che cerca di aiutare Sara ma piuttosto una che vuole scansare i guai)... Gli unici cambiamenti che ho apprezzato sono stati l'inserimento del piccolo stalliere Peter (un inserimento simpatico, ma così come per il cuoco, piuttosto anacronistico... Nei college femminili non sono accettati domestici maschi) e il maggiore spazio dedicato al professore di francese... Nonchè il fatto che Mister Randas sia molto più giovane e affascinante di quanto faccia pensare il libro... Ma per il resto avrebbero fatto meglio a lasciare le cose così com'erano...
Al contrario di tanti altri film d'animazione o proprio film con attori che si ispirano al celebre romanzo della piccola principessa, almeno per l'inizio e la fine il film segue bene la storia originale, ma si perde per la triste tendenza ad allungare il brodo aggiungendo episodi drammatici che sfiorano il ridicolo, come per esempio quando Sara viene messa a dormire nel fienile (perchè assurdamente Miss Minchi pensa che a portare da mangiare a Sara e Lottie sia Peter) e scoppia l'incendio (che fa vivere a Sara alcuni episodi nei panni della piccola fiammiferaia... -.-)... Non ho apprezzato i cambiamenti che sono stati fatti al personaggio di Sara, decisamente più smielato, remissivo e piagnoso di quello originale che si differenziava dalle altre eroine del tempo per un carattere duro e anche sfacciato, e neanche quelli fatti al personaggio di Miss Amelia, che viene decisamente rivalutato rispetto a quello del libro (nel libro non c'è la donna che cerca di aiutare Sara ma piuttosto una che vuole scansare i guai)... Gli unici cambiamenti che ho apprezzato sono stati l'inserimento del piccolo stalliere Peter (un inserimento simpatico, ma così come per il cuoco, piuttosto anacronistico... Nei college femminili non sono accettati domestici maschi) e il maggiore spazio dedicato al professore di francese... Nonchè il fatto che Mister Randas sia molto più giovane e affascinante di quanto faccia pensare il libro... Ma per il resto avrebbero fatto meglio a lasciare le cose così com'erano...
Anime bellissimo che trasmette sani valori. La storia è molto triste, ma con un bel finale. Sarah nonostante venga trattata male reagisce con una grande bontà e pazienza. Un anime da vedere assolutamente e da far vedere soprattutto ai propri figli.
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La storia parla di una ragazza che viene portata dal padre in un collegio inglese rinomato. Il padre è benestante, ma deve ritornare in India e quindi lascia la figlia in questo istituto con le migliori comodità possibili. Ma purtroppo succede una tragedia al padre e lei si ritrova tutto ad un tratto senza niente e dovrà subire i soprusi della proprietaria dell'istituto che è molto attaccata ai soldi e di una sua ex compagna; meno male però che la storia finisce bene. Un anime pieno di valori. Sarah ama sempre e in ogni caso. Viene fuori il vero valore dell'amore. Bellissimo.
Uno dei miei anime preferiti insieme a Conan il Ragazzo del Futuro e Nadia.
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Il milgiore degli anime mai visti. Le prime 3 puntate non mi hanno entusiasmato e ho creduto che stavo per vedere un anime dedicato ai bambini (vedi episodio della bambola), ma continuando la visione mi sono ricreduto in quanto quest'anime è per grandi e piccoli con una storia bellissima che parla di una bambina che si trova tutt'ad un tratto senza nessuno e poverissima e che dovrà superare delle difficili prove per continuare a vivere. Il finale ricompenserà tutto, anche l'attesa dello spettatore che vorrà vedere questi 46 bellissimi epidodi.
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Anime indimenticabile. Per me è un capolavoro, anche perchè forse ci sono affezzionato da quando ero in un fagotto. La storia è bellissima e non diventa mai banale, anzi...
E' un'anime da consigliare a tutti e non soltanto ai bambini
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Devo dire che all'inizio non mi entusiasmava troppo, ma continuando la sua visione mi ha preso talmente tanto che secondo me 10 è il voto più esatto, anche perchè è pieno di emozioni, di sofferenze, di gioie e poi soprattutto c'è un lieto fine. Sicuramente da vedere.
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Un anime simile oggi non verrà mai realizzato, perché i nuovi anime portano per lo più sulla violenza o sul semplice combattimento. Dove sono finite le belle storie tratte da romanzic he promuovono sabi valori e bei sentimenti? Tutto evolve e si corrompe con la società stessa; ecco perché è impossibile aspettarsi oggi da un realizzatore di anime un capolavoro come Lovely Sara. Quindi fate meglio a cercarlo e vedere questa bellissima storia di questa ragazza che pensa sempre ad amare il suo prossimo.
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Quest'anime è stato fonte di ispirazione di tantissimi anime che sono stati realizzati dopo. Parla della storia di una bambina che viene lasciata in un college inglese dal padre prima che quest'ultimo parta a lavorare in India. Diversi avvenimenti belle e brutti si susseguono dando alla storia un pò di suspense. Si rimane con il desiderio che tutto prima o poi si risolva per il meglio fino a qualche episodio della fine. Un anime emozionante da consigliare a tutti
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Condivido un pò tutte le recensioni fatte fino adesso. Il cartone l'ho visto tanti anni fa e mi è piaciuto molto. Mi piacerebbe rivederlo in yv. Devo dire che mi piace molto il carattedere di Sarah che è sempre pronta a rispettare gli altri ma che allo stesso tempo è molto tenace. Malgrado i vari soprusi tiene sempre duro. E poi io preferisco le storie a lieto fine e questo anime ne ha uno bellissimo
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Questo è uno dei cartoni che ricordo con più piacere della mia infanzia. Devo dire che è il genere di cartoni che mi piace di più, e cioè quelli tratti da romanzi. Questa storia è bellissima e sebbene all'inizio sembra che tutto vada alla grande per la protagonista, in seguito cambia tutto e quesot a causa di un semplice episodio. Il cartone però si fa più avvincente anche se però alla fine di ogni episodio rimane la speranza che possa succedere qualcosa che cambi tutto in meglio. I primi momenti di svolta arrivano quando accanto al collegio viene ad abitare un signore che anche lui era vissuto in India, paese dove aveva lavorato il padre di Sara. A partire da questo momento le cose sembrano andare meglio fino ad un finale molto bello dove la capacità di amare di Sara viene fuori ancora più di prima. Da vedere per chi ancora no l'ha fatto. Io ho comprato tutti i i dvd e ne sono contentissima
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Nonostante siano passati ormai più di 20 anni dalla sua uscita, devo dire che di anime così ben fatti ne ho visti pochi.
I disegni mi piacciono molto, sebbene non siano dei migliori, soprattutto se si pensa agli anime più recenti.
La storia è molto bella e non annoia mai e i personaggi son ben descritti a livello caratteriale.
E' una serie adatta a tutti, anche ai bambini perchè non si vedono scene di violenza.
Mi ricordo che quando ho ginito di vedere la serie ero un pò deluso perchè volevo che la storia continuasse ancora talmente era bella, ma devo dire che il finale non è per nulla frettoloso.
Un 10 lo merita sicuramente
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La storia parla di una ragazza che viene portata dal padre in un collegio inglese rinomato. Il padre è benestante, ma deve ritornare in India e quindi lascia la figlia in questo istituto con le migliori comodità possibili. Ma purtroppo succede una tragedia al padre e lei si ritrova tutto ad un tratto senza niente e dovrà subire i soprusi della proprietaria dell'istituto che è molto attaccata ai soldi e di una sua ex compagna; meno male però che la storia finisce bene. Un anime pieno di valori. Sarah ama sempre e in ogni caso. Viene fuori il vero valore dell'amore. Bellissimo.
Uno dei miei anime preferiti insieme a Conan il Ragazzo del Futuro e Nadia.
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Il milgiore degli anime mai visti. Le prime 3 puntate non mi hanno entusiasmato e ho creduto che stavo per vedere un anime dedicato ai bambini (vedi episodio della bambola), ma continuando la visione mi sono ricreduto in quanto quest'anime è per grandi e piccoli con una storia bellissima che parla di una bambina che si trova tutt'ad un tratto senza nessuno e poverissima e che dovrà superare delle difficili prove per continuare a vivere. Il finale ricompenserà tutto, anche l'attesa dello spettatore che vorrà vedere questi 46 bellissimi epidodi.
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Anime indimenticabile. Per me è un capolavoro, anche perchè forse ci sono affezzionato da quando ero in un fagotto. La storia è bellissima e non diventa mai banale, anzi...
E' un'anime da consigliare a tutti e non soltanto ai bambini
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Devo dire che all'inizio non mi entusiasmava troppo, ma continuando la sua visione mi ha preso talmente tanto che secondo me 10 è il voto più esatto, anche perchè è pieno di emozioni, di sofferenze, di gioie e poi soprattutto c'è un lieto fine. Sicuramente da vedere.
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Un anime simile oggi non verrà mai realizzato, perché i nuovi anime portano per lo più sulla violenza o sul semplice combattimento. Dove sono finite le belle storie tratte da romanzic he promuovono sabi valori e bei sentimenti? Tutto evolve e si corrompe con la società stessa; ecco perché è impossibile aspettarsi oggi da un realizzatore di anime un capolavoro come Lovely Sara. Quindi fate meglio a cercarlo e vedere questa bellissima storia di questa ragazza che pensa sempre ad amare il suo prossimo.
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Quest'anime è stato fonte di ispirazione di tantissimi anime che sono stati realizzati dopo. Parla della storia di una bambina che viene lasciata in un college inglese dal padre prima che quest'ultimo parta a lavorare in India. Diversi avvenimenti belle e brutti si susseguono dando alla storia un pò di suspense. Si rimane con il desiderio che tutto prima o poi si risolva per il meglio fino a qualche episodio della fine. Un anime emozionante da consigliare a tutti
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Condivido un pò tutte le recensioni fatte fino adesso. Il cartone l'ho visto tanti anni fa e mi è piaciuto molto. Mi piacerebbe rivederlo in yv. Devo dire che mi piace molto il carattedere di Sarah che è sempre pronta a rispettare gli altri ma che allo stesso tempo è molto tenace. Malgrado i vari soprusi tiene sempre duro. E poi io preferisco le storie a lieto fine e questo anime ne ha uno bellissimo
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Questo è uno dei cartoni che ricordo con più piacere della mia infanzia. Devo dire che è il genere di cartoni che mi piace di più, e cioè quelli tratti da romanzi. Questa storia è bellissima e sebbene all'inizio sembra che tutto vada alla grande per la protagonista, in seguito cambia tutto e quesot a causa di un semplice episodio. Il cartone però si fa più avvincente anche se però alla fine di ogni episodio rimane la speranza che possa succedere qualcosa che cambi tutto in meglio. I primi momenti di svolta arrivano quando accanto al collegio viene ad abitare un signore che anche lui era vissuto in India, paese dove aveva lavorato il padre di Sara. A partire da questo momento le cose sembrano andare meglio fino ad un finale molto bello dove la capacità di amare di Sara viene fuori ancora più di prima. Da vedere per chi ancora no l'ha fatto. Io ho comprato tutti i i dvd e ne sono contentissima
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Nonostante siano passati ormai più di 20 anni dalla sua uscita, devo dire che di anime così ben fatti ne ho visti pochi.
I disegni mi piacciono molto, sebbene non siano dei migliori, soprattutto se si pensa agli anime più recenti.
La storia è molto bella e non annoia mai e i personaggi son ben descritti a livello caratteriale.
E' una serie adatta a tutti, anche ai bambini perchè non si vedono scene di violenza.
Mi ricordo che quando ho ginito di vedere la serie ero un pò deluso perchè volevo che la storia continuasse ancora talmente era bella, ma devo dire che il finale non è per nulla frettoloso.
Un 10 lo merita sicuramente