Shin Majinden Battle Royal High School
Gli OAV anni '80 sono sempre una gioia per gli occhi, in quanto contengono quasi sempre violenza estrema, nudità gratuite e animazioni in media migliori e più fluide delle produzioni televisive. Se poi si aggiunge al tutto il character design di leggende come Nobuteru Yuki ("Angel Cop", "Battle Angel Alita", "Record of Lodoss War", "Escaflowne"...) si comprende come anche uno sconosciuto, mediocre, dimenticabile OAV di fine anni '80 possa diventare una reliquia inestimabile.
No, non stiamo parlando di un'opera immortale come "Akira" o iconica come "Hokuto no Ken", ma parliamo di un pezzo della storia dell'animazione nipponica che merita di essere visto, se non altro per ricordare e celebrare i tempi che furono, tempi in cui si poteva esagerare senza troppi moralismi (almeno in home video, perché le serie televisive erano comunque assai più castigate) e senza paura di creare traumi allo spettatore. D'altro canto la maggior parte di questi OAV in occidente veniva vietato ai minori di 14/15 anni (se non addirittura 18, in rarissimi casi).
La trama, come del resto spesso accadeva in opere similari, è alquanto risicata e risibile: un giovane liceale che combatte indossando una maschera di leopardo viene a contatto con il signore assoluto di un'altra dimensione, il quale decide di entrare nel suo corpo per qualche non precisato motivo, per poter poi conquistare il pianeta! Una dei suoi sottoposti trama però alle sue spalle, e cerca di spodestarlo ed eliminarlo per diventare lei stessa padrona dell'universo intero. Appaiono poi un cacciatore di demoni (con spada di legno e poteri mistici vari) e un poliziotto dello spazio-tempo, dotato di scintillante armatura hi-tech, che intende ricacciare il signore dell'oscurità nella dimensione da dove è arrivato, oppure eliminarlo sul posto nel caso non sia d'accordo. Seguono dunque vari combattimenti più o meno cruenti, con spargimenti di sangue a volontà, teste che esplodono dall'interno, corpi che vengono ricostruiti a partire da brandelli di carne e via dicendo, insomma una festa per gli amanti del gore e dell'horror estremo! Tutta roba che al giorno d'oggi non si vede ormai più in praticamente nessuna opera, ma capace di fare invidia ai classici dell'horror come "La Cosa".
Il già citato Nobuteru Yuki svolge un egregio lavoro al character design: i personaggi sono disegnati in maniera da risaltare rispetto alla media dell'epoca, i corpi maschili sono muscolosi, l'attenzione per i dettagli e il mecha design sono notevoli. Anche il design delle creature è sufficientemente appagante, mentre forse si poteva fare qualcosa di più per i corpi femminili (i volti invece sono piuttosto curati ed aggraziati, per quanto tendano un po' ad assomigliarsi tra loro).
Da vedere se si è estimatori dell'animazione anni '80 e non si hanno problemi con l'iper-violenza dell'epoca. Chi cerca una storia complessa o si aspetta un approfondimento psicologico dei personaggi (piatti quasi come un foglio di celluloide) meglio che ne stia alla larga!
No, non stiamo parlando di un'opera immortale come "Akira" o iconica come "Hokuto no Ken", ma parliamo di un pezzo della storia dell'animazione nipponica che merita di essere visto, se non altro per ricordare e celebrare i tempi che furono, tempi in cui si poteva esagerare senza troppi moralismi (almeno in home video, perché le serie televisive erano comunque assai più castigate) e senza paura di creare traumi allo spettatore. D'altro canto la maggior parte di questi OAV in occidente veniva vietato ai minori di 14/15 anni (se non addirittura 18, in rarissimi casi).
La trama, come del resto spesso accadeva in opere similari, è alquanto risicata e risibile: un giovane liceale che combatte indossando una maschera di leopardo viene a contatto con il signore assoluto di un'altra dimensione, il quale decide di entrare nel suo corpo per qualche non precisato motivo, per poter poi conquistare il pianeta! Una dei suoi sottoposti trama però alle sue spalle, e cerca di spodestarlo ed eliminarlo per diventare lei stessa padrona dell'universo intero. Appaiono poi un cacciatore di demoni (con spada di legno e poteri mistici vari) e un poliziotto dello spazio-tempo, dotato di scintillante armatura hi-tech, che intende ricacciare il signore dell'oscurità nella dimensione da dove è arrivato, oppure eliminarlo sul posto nel caso non sia d'accordo. Seguono dunque vari combattimenti più o meno cruenti, con spargimenti di sangue a volontà, teste che esplodono dall'interno, corpi che vengono ricostruiti a partire da brandelli di carne e via dicendo, insomma una festa per gli amanti del gore e dell'horror estremo! Tutta roba che al giorno d'oggi non si vede ormai più in praticamente nessuna opera, ma capace di fare invidia ai classici dell'horror come "La Cosa".
Il già citato Nobuteru Yuki svolge un egregio lavoro al character design: i personaggi sono disegnati in maniera da risaltare rispetto alla media dell'epoca, i corpi maschili sono muscolosi, l'attenzione per i dettagli e il mecha design sono notevoli. Anche il design delle creature è sufficientemente appagante, mentre forse si poteva fare qualcosa di più per i corpi femminili (i volti invece sono piuttosto curati ed aggraziati, per quanto tendano un po' ad assomigliarsi tra loro).
Da vedere se si è estimatori dell'animazione anni '80 e non si hanno problemi con l'iper-violenza dell'epoca. Chi cerca una storia complessa o si aspetta un approfondimento psicologico dei personaggi (piatti quasi come un foglio di celluloide) meglio che ne stia alla larga!