Beatless
Mi sono imbattutto in “Beatless” con la vaga speranza di poter assistere ad una storia gradevole con qualche approfondimento sulla natura del rapporto tra umani e macchine artificiali: e così è stato.
Nessuna pretesa di approfondire i temi di fantascienza, ormai anche inflazionati, sul rapporto tra creatore (uomo) e macchina (androide) dall’intelligenza e capacità enormemente superiori, sull’integrazione senza conflitti sempre tra i due mondi, sulla incapacità delle macchine robot di avere un’anima e provare sentimenti, sull’integrazione “fisica” tra uomo e macchina (tipo “Ghost in the Shell”), sul controllo da parte dell’uomo sulla macchina, ecc.
Ovviamente la descrizione delle mie aspirazioni è volutamente ironica, ma devo ammettere che in Beatless ogni tanto si trovano alcuni spunti interessanti di quanto sopra elencato: si tratta di spunti, perché la narrazione su 24 + 4 episodi di circa 25’ l’uno (di cui 4 di riassunto delle puntate precedenti!) si dilunga inizialmente più sull’aspetto “sentimental-ludico” del rapporto tra Arato e l’androide Lacia, dotata di una AI super intelligente e nella seconda parte sull’azione, lasciando ben poco spazio all’approfondimento e ai dilemmi delle interazioni tra uomo e macchina o intelligenza artificiale.
Risulta così al termine della visione un anime con una cosiddetta “morale”, perché in fin della fiera, dall’epilogo si comprenderà che è proprio il genere umano mosso dalla propria “cupidigia” e brama di potere e controllo a rischiare di innescare il conflitto con le macchine che hanno dalla loro una smisurata intelligenza di calcolo, ma l’assenza di sentimenti, emotività che sono loro preclusi dall’assenza di integrazione con il genere umano che li ha creati.
Su quest’ultimo aspetto, al di là della missione per cui è stata messa in opera l’androide Lacia, ci sono gli spunti più originali: la pervicacia con cui Arato è invaghito dell’androide alla fine sembra cambiare Lacia che, dotata di una sorta di programma “senziente” e “in via di sviluppo”, reagisce all’infatuazione del ragazzo umano in un modo che sembra stabilire una “connessione” emotiva e che in un passaggio dell’anime (al termine durante il furioso combattimento per arrivare alla AI denominata Higgins) viene rivelata come una sorta di “completamento” tra la realtà umana e quella artificiale: da quello che ho potuto capire non mi è chiaro se Arato ha in qualche modo “migliorato” Lacia o quest’ultima era già “predisposta” per sviluppare un atteggiamento definibile come “filantropico”…
Lacia, a differenza delle altre androidi liberate all’inizio dell’anime, si dimostra l’unica a prestarsi “comprensiva” nei confronti del genere umano e soprattutto nei confronti del protagonista Arato che non sembra minimamente all’altezza di poter anche fungere “da spalla” all’androide nella sua complicata missione di trovare un nuovo modo per far sì che umani e macchine possano coesistere in modo fruttuoso per entrambi. Lacia interagisce e si integra alla perfezione prima con il nucleo familiare di Arato (meglio: con la sorella minore) e poi via via con il resto, sempre tuttavia con l’obiettivo di raggiungere il suo scopo finale.
E così ne nasce una trama sviluppata a più livelli dove non manca quasi nulla del déjà vu del genere: associazione terroristica con l’uso degli androidi, l’amico Kengo che vi partecipa, l’altro amico Ryo coinvolto nella strenua difesa degli interessi dell’azienda che li produce in quanto figlio del proprietario, le AI mondiali che partecipano e trattano con Lacia per arrivare alla realizzazione del suo progetto, la guerra con le altre AI tipo Lacia, Kouka, Snowdrop, Methode (Saturnus resta una specie di maid di Erika senza entrare mai nel vivo dell’azione)…
Arato sembrerebbe il protagonista più inadeguato: incapace di prendere una decisione, deriso da tutti, soprattutto per la sua inclinazione a credere che gli androidi possano essere trattati come umani, usato in apparenza da Lacia per il raggiungimento dei suoi obiettivi, ingenuo e sognatore, imbranato e monocorde.
Tuttavia: si prende cura della sorella (unico personaggio “insopportabile” dell’anime) in assenza del padre che praticamente non esiste e della madre deceduta; corre in aiuto dell’amico Kengo per salvarlo, affronta tutte le peripezie con un coraggio/incoscienza che lo rendono attraente anche per Shiori, amica della sorella Yuka e sorella dell’amico Ryo, che gli dichiara il suo amore…
Insomma un anime che per certi aspetti all’inizio assomiglia come trama della serie cyberpunk “Better than us” e che poi diventa d’azione pura e svela i retroscena della vicenda narrata.
Nulla da dire sulla parte grafica e musicale, adeguati per il tipo di prodotto. Insomma un anime da vedere senza troppe pretese e con la raccomandazione di arrivare in fondo per apprezzarne gli spunti più significativi.
Nessuna pretesa di approfondire i temi di fantascienza, ormai anche inflazionati, sul rapporto tra creatore (uomo) e macchina (androide) dall’intelligenza e capacità enormemente superiori, sull’integrazione senza conflitti sempre tra i due mondi, sulla incapacità delle macchine robot di avere un’anima e provare sentimenti, sull’integrazione “fisica” tra uomo e macchina (tipo “Ghost in the Shell”), sul controllo da parte dell’uomo sulla macchina, ecc.
Ovviamente la descrizione delle mie aspirazioni è volutamente ironica, ma devo ammettere che in Beatless ogni tanto si trovano alcuni spunti interessanti di quanto sopra elencato: si tratta di spunti, perché la narrazione su 24 + 4 episodi di circa 25’ l’uno (di cui 4 di riassunto delle puntate precedenti!) si dilunga inizialmente più sull’aspetto “sentimental-ludico” del rapporto tra Arato e l’androide Lacia, dotata di una AI super intelligente e nella seconda parte sull’azione, lasciando ben poco spazio all’approfondimento e ai dilemmi delle interazioni tra uomo e macchina o intelligenza artificiale.
Risulta così al termine della visione un anime con una cosiddetta “morale”, perché in fin della fiera, dall’epilogo si comprenderà che è proprio il genere umano mosso dalla propria “cupidigia” e brama di potere e controllo a rischiare di innescare il conflitto con le macchine che hanno dalla loro una smisurata intelligenza di calcolo, ma l’assenza di sentimenti, emotività che sono loro preclusi dall’assenza di integrazione con il genere umano che li ha creati.
Su quest’ultimo aspetto, al di là della missione per cui è stata messa in opera l’androide Lacia, ci sono gli spunti più originali: la pervicacia con cui Arato è invaghito dell’androide alla fine sembra cambiare Lacia che, dotata di una sorta di programma “senziente” e “in via di sviluppo”, reagisce all’infatuazione del ragazzo umano in un modo che sembra stabilire una “connessione” emotiva e che in un passaggio dell’anime (al termine durante il furioso combattimento per arrivare alla AI denominata Higgins) viene rivelata come una sorta di “completamento” tra la realtà umana e quella artificiale: da quello che ho potuto capire non mi è chiaro se Arato ha in qualche modo “migliorato” Lacia o quest’ultima era già “predisposta” per sviluppare un atteggiamento definibile come “filantropico”…
Lacia, a differenza delle altre androidi liberate all’inizio dell’anime, si dimostra l’unica a prestarsi “comprensiva” nei confronti del genere umano e soprattutto nei confronti del protagonista Arato che non sembra minimamente all’altezza di poter anche fungere “da spalla” all’androide nella sua complicata missione di trovare un nuovo modo per far sì che umani e macchine possano coesistere in modo fruttuoso per entrambi. Lacia interagisce e si integra alla perfezione prima con il nucleo familiare di Arato (meglio: con la sorella minore) e poi via via con il resto, sempre tuttavia con l’obiettivo di raggiungere il suo scopo finale.
E così ne nasce una trama sviluppata a più livelli dove non manca quasi nulla del déjà vu del genere: associazione terroristica con l’uso degli androidi, l’amico Kengo che vi partecipa, l’altro amico Ryo coinvolto nella strenua difesa degli interessi dell’azienda che li produce in quanto figlio del proprietario, le AI mondiali che partecipano e trattano con Lacia per arrivare alla realizzazione del suo progetto, la guerra con le altre AI tipo Lacia, Kouka, Snowdrop, Methode (Saturnus resta una specie di maid di Erika senza entrare mai nel vivo dell’azione)…
Arato sembrerebbe il protagonista più inadeguato: incapace di prendere una decisione, deriso da tutti, soprattutto per la sua inclinazione a credere che gli androidi possano essere trattati come umani, usato in apparenza da Lacia per il raggiungimento dei suoi obiettivi, ingenuo e sognatore, imbranato e monocorde.
Tuttavia: si prende cura della sorella (unico personaggio “insopportabile” dell’anime) in assenza del padre che praticamente non esiste e della madre deceduta; corre in aiuto dell’amico Kengo per salvarlo, affronta tutte le peripezie con un coraggio/incoscienza che lo rendono attraente anche per Shiori, amica della sorella Yuka e sorella dell’amico Ryo, che gli dichiara il suo amore…
Insomma un anime che per certi aspetti all’inizio assomiglia come trama della serie cyberpunk “Better than us” e che poi diventa d’azione pura e svela i retroscena della vicenda narrata.
Nulla da dire sulla parte grafica e musicale, adeguati per il tipo di prodotto. Insomma un anime da vedere senza troppe pretese e con la raccomandazione di arrivare in fondo per apprezzarne gli spunti più significativi.
"Beatless" è un anime del 2018, di 28 episodi (di cui quattro sono dei recap), di genere fantascienza, è tratto da una Light Novel del 2011, ed esiste pure un manga.
"Beatless" rappresenta il tipico anime che parte con ottime premesse e con una trama molto interessante ma poi, purtroppo, si perde per strada; in quest'opera possiamo individuare due parti: nella prima metà il ritmo è molto lento, abbiamo molte scene comiche e casalinghe, anche un po' forzate e inutili, mentre nella seconda parte la narrazione diventa fin troppo veloce, e durante la visione ci si chiede come si è arrivati a quel punto.
Uno dei difetti principali di "Beatless" è la caratterizzazione di alcuni dei personaggi principali, mi riferisco a personaggi come Kengo ma soprattutto al protagonista Arato: lui è totalmente inadeguato, soprattutto se consideriamo il ruolo che dovrebbe avere nella storia, come "padrone" di Lacia, e le sue reazioni non sono molto credibili. Non voglio fare esempi perché risulterebbero spoiler, solo che avrei preferito una reazione alla Shinji ("Evangelion") o alla Simon ("Gurren Lagann"), ma la sua è troppo assurda, dico solo questo: è totalmente inadeguato.
Diciamo che nell'anime sono le “Hie” principali e poi le I.A. verso la fine, a fare la figura migliore, come esseri umani salvo, più o meno, solo Ryo e pochi altri, poi abbiamo una delle Hie principali quasi completamente inutile e soprattutto la sua padrona che, praticamente, le fa fare solo da spettatrice.
Per quanto riguarda l'aspetto grafico è buono, ma abbiamo troppi fermo immagine, per così dire, diciamo buono, ma non ottimo.
Molto bello lo stile delle Hie e delle armi, oltre che dei vari veicoli e dei luoghi iper-tecnologici, l'ambientazione è ben strutturata, né troppo futuristica né troppo banale.
I combattimenti sono ben fatti, uno dei punti di forza dell'anime, l'azione è molto presente nell'opera.
Per quanto riguarda la trama, diciamo che la vera trama la scopriamo solo nella parte finale, abbastanza inaspettata, e pone delle domande molto interessanti, e i dialoghi sono molto interessanti (tranne per Arato che risulta inutile e inadeguato).
Tratta il tema delle I.A. in modo molto diverso dal solito, mettendo una prospettiva che si vede in pochissime opere, nonostante il tema I.A. sia abbastanza inflazionato, ovviamente, ed è un peccato che una trama con spunti così interessanti sia stata realizzata in questa maniera.
Buone le musiche, sia le opening che le ending, e anche le OST.
In conclusione: un'opera discreta, che consiglio a chi cerca un anime d'azione, con bei personaggi femminili (sia per aspetto che per carattere), a chi apprezza le opere di fantascienza, e per chi non ha troppe pretese.
Voto finale 6,5.
"Beatless" rappresenta il tipico anime che parte con ottime premesse e con una trama molto interessante ma poi, purtroppo, si perde per strada; in quest'opera possiamo individuare due parti: nella prima metà il ritmo è molto lento, abbiamo molte scene comiche e casalinghe, anche un po' forzate e inutili, mentre nella seconda parte la narrazione diventa fin troppo veloce, e durante la visione ci si chiede come si è arrivati a quel punto.
Uno dei difetti principali di "Beatless" è la caratterizzazione di alcuni dei personaggi principali, mi riferisco a personaggi come Kengo ma soprattutto al protagonista Arato: lui è totalmente inadeguato, soprattutto se consideriamo il ruolo che dovrebbe avere nella storia, come "padrone" di Lacia, e le sue reazioni non sono molto credibili. Non voglio fare esempi perché risulterebbero spoiler, solo che avrei preferito una reazione alla Shinji ("Evangelion") o alla Simon ("Gurren Lagann"), ma la sua è troppo assurda, dico solo questo: è totalmente inadeguato.
Diciamo che nell'anime sono le “Hie” principali e poi le I.A. verso la fine, a fare la figura migliore, come esseri umani salvo, più o meno, solo Ryo e pochi altri, poi abbiamo una delle Hie principali quasi completamente inutile e soprattutto la sua padrona che, praticamente, le fa fare solo da spettatrice.
Per quanto riguarda l'aspetto grafico è buono, ma abbiamo troppi fermo immagine, per così dire, diciamo buono, ma non ottimo.
Molto bello lo stile delle Hie e delle armi, oltre che dei vari veicoli e dei luoghi iper-tecnologici, l'ambientazione è ben strutturata, né troppo futuristica né troppo banale.
I combattimenti sono ben fatti, uno dei punti di forza dell'anime, l'azione è molto presente nell'opera.
Per quanto riguarda la trama, diciamo che la vera trama la scopriamo solo nella parte finale, abbastanza inaspettata, e pone delle domande molto interessanti, e i dialoghi sono molto interessanti (tranne per Arato che risulta inutile e inadeguato).
Tratta il tema delle I.A. in modo molto diverso dal solito, mettendo una prospettiva che si vede in pochissime opere, nonostante il tema I.A. sia abbastanza inflazionato, ovviamente, ed è un peccato che una trama con spunti così interessanti sia stata realizzata in questa maniera.
Buone le musiche, sia le opening che le ending, e anche le OST.
In conclusione: un'opera discreta, che consiglio a chi cerca un anime d'azione, con bei personaggi femminili (sia per aspetto che per carattere), a chi apprezza le opere di fantascienza, e per chi non ha troppe pretese.
Voto finale 6,5.
L'automazione è il processo per eccellenza attraverso il quale l'impiego di un insieme di mezzi e procedimenti tecnici su determinati dispositivi, consentono lo svolgimento automatico di un dato processo. Nell'anime “Beatless” tale metodo è stato sviluppato in una maniera così avanzata a livello tecnologico, da aver permesso la nascita di androidi umanoidi (Hie), i cui pattern comportamentali vengono controllati e gestiti direttamente da un’intelligenza artificiale (AI) chiamata Higgins. Naturalmente la maggior parte degli esseri umani, considerandole come delle semplici macchine senza un’anima, impossibilitate oltretutto dal provare qualsiasi tipologia di status emotivo, assumono a priori degli atteggiamenti e dei comportamenti poco empatici e solidali nei confronti degli Hie o delle IA, cercando di sfruttarle esclusivamente per raggiungere i propri scopi e obbiettivi. Sebbene esista questa crescente condizione di scetticismo nei confronti delle macchine, il nostro protagonista, Arato, invece si mostra come una figura molto legata al mondo degli androidi, infatti non ha alcun problema nel relazionarsi e talvolta anche nel prendere le difese della sua personale Hie, Lacia, dalle accuse dei suoi amici più cari. Peccato che questa sia l’unica ed effettiva caratteristica che contraddistingue Arato, in quanto la sua caratterizzazione a livello globale lascia molto a desiderare… non si riescono neanche a contare tutte le volte che è stato salvato da Lacia, sulla quale non solo grava il compito di dover salvare l’umanità ma anche quello di controllare continuamente il suo padrone, rendendo la figura di Arato, per certi aspetti, come d’intralcio alla realizzazione della sua missione già di per sé molto complicata. Il dualismo “Padrone-Servo” in questo caso sembra addirittura essere stato ribaltato, poiché, in realtà, è Lacia ad utilizzare Arato per raggiungere il suo obbiettivo, a quest’ultimo viene semplicemente richiesto di prendere delle specifiche decisioni ma su base puramente emozionale! Ciò significa che se l’androide Lacia avesse avuto a disposizione il corredo emotivo, non avrebbe avuto neanche lontanamente bisogno del protagonista per prendere delle decisioni. Ryō, invece, potrebbe essere definito come l’esatto opposto del protagonista: sebbene sia un compagno di classe di Arato, dimostra fin da subito una grande maturità e intelligenza nell’affrontare e risolvere le situazioni a suo favore; si differenzia anche per la sua discriminazione nei confronti delle Hie, poiché critica sempre Arato del fatto che dovrebbe essere meno legato a Lacia e avere maggiormente la tendenza a rapportarsi e soprattutto mettere in una condizione di rilievo gli esseri umani. Ryo sostiene che l’uomo debba tenere costantemente e minuziosamente sotto controllo le IA, poiché quest’ultime potrebbero diventare così evolute e avanzate per gli esseri umani, da condurre l’umanità alla totale rovina, dunque prospettive un po’ come quelle di Matrix o Terminator, per intenderci.
Tutto questo discorso è stato costruito per definire il messaggio che ci ha voluto trasmettere l’autore: ciò che veramente definisce l’esistenza dell’umanità è la propria sfera emotiva, anche le macchine o le IA, un giorno, potrebbero affermare la propria esistenza attraverso l’automazione, tuttavia ciò che non potranno mai comprendere senza che gli vengano automatizzati dei pattern di risposta, sono le emozioni e i sentimenti. Una macchina non potrà mai comprendere appieno cosa significhi aiutare o empatizzare per un proprio simile o per un essere umano, così come gli sarà impossibile definire cosa sia l’amicizia, l’amore senza l’aiuto di specifiche procedure e dell’automatizzazione.
L’impianto grafico è stato più che sufficiente, mi sono piaciute le fisionomie dei personaggi così come luoghi e ambientazioni; una piccola critica va sicuramente fatta ai combattimenti, davvero troppo rudimentali e ridotti all’osso, essendo un anime action mi sarei aspettato sicuramente qualcosina in più, dato anche il potenziale grafico. Per quanto riguarda le OST, ho preferito sinceramente opening/ending della seconda metà della prima stagione, mentre il doppiaggio concreto ed efficace: particolare merito va attribuito alla doppiatrice di Lacia, la quale è riuscita correttamente a non trasmettere emozioni o sentimenti, quando nello specifico si sono affrontate situazioni a livello sentimentale soprattutto col protagonista.
Nel complesso "Beatless" è un anime sufficiente, dal punto di vista dei personaggi (protagonista escluso) hanno ricevuto tutti una caratterizzazione piuttosto equilibrata a seconda del ruolo che ricoprivano, stesso discorso per quanto concerne la grafica e le tematiche alla base dell’opera. Ciò che ha fatto abbassare il voto è stata sicuramente la trama, la quale è stata articolata in modo troppo confuso e frettoloso, sono state presentate troppe dinamiche durante i primi episodi, le quali poi si sono risolte molto gradualmente con il trascorrere delle vicende. Se consideriamo un ritmo della narrazione già confuso e spezzettato e poi ci aggiungiamo anche il fatto che ogni circa cinque episodi, piazzavano un episodio riassuntivo, penso davvero di aver detto tutto! Per finire, spendo due parole anche per il finale, sinceramente la piega drammatica inaspettata e diversa che si stava profilando negli ultimi episodi mi ha colpito molto, tuttavia poi le mie aspettative sono state nuovamente deluse. Se dovessi consigliare quest’anime, credo proprio che non lo farei, per il semplice fatto che avrebbero potuto tranquillamente realizzare una trasposizione animata di dodici episodi, invece che di ventiquattro, dato che era solo uno il volumetto della novel da adattare… ciò come ho già detto in precedenza ha reso più pesante la visione e il ritmo narrativo troppo spezzettato.
Il mio voto finale è… 6!
Tutto questo discorso è stato costruito per definire il messaggio che ci ha voluto trasmettere l’autore: ciò che veramente definisce l’esistenza dell’umanità è la propria sfera emotiva, anche le macchine o le IA, un giorno, potrebbero affermare la propria esistenza attraverso l’automazione, tuttavia ciò che non potranno mai comprendere senza che gli vengano automatizzati dei pattern di risposta, sono le emozioni e i sentimenti. Una macchina non potrà mai comprendere appieno cosa significhi aiutare o empatizzare per un proprio simile o per un essere umano, così come gli sarà impossibile definire cosa sia l’amicizia, l’amore senza l’aiuto di specifiche procedure e dell’automatizzazione.
L’impianto grafico è stato più che sufficiente, mi sono piaciute le fisionomie dei personaggi così come luoghi e ambientazioni; una piccola critica va sicuramente fatta ai combattimenti, davvero troppo rudimentali e ridotti all’osso, essendo un anime action mi sarei aspettato sicuramente qualcosina in più, dato anche il potenziale grafico. Per quanto riguarda le OST, ho preferito sinceramente opening/ending della seconda metà della prima stagione, mentre il doppiaggio concreto ed efficace: particolare merito va attribuito alla doppiatrice di Lacia, la quale è riuscita correttamente a non trasmettere emozioni o sentimenti, quando nello specifico si sono affrontate situazioni a livello sentimentale soprattutto col protagonista.
Nel complesso "Beatless" è un anime sufficiente, dal punto di vista dei personaggi (protagonista escluso) hanno ricevuto tutti una caratterizzazione piuttosto equilibrata a seconda del ruolo che ricoprivano, stesso discorso per quanto concerne la grafica e le tematiche alla base dell’opera. Ciò che ha fatto abbassare il voto è stata sicuramente la trama, la quale è stata articolata in modo troppo confuso e frettoloso, sono state presentate troppe dinamiche durante i primi episodi, le quali poi si sono risolte molto gradualmente con il trascorrere delle vicende. Se consideriamo un ritmo della narrazione già confuso e spezzettato e poi ci aggiungiamo anche il fatto che ogni circa cinque episodi, piazzavano un episodio riassuntivo, penso davvero di aver detto tutto! Per finire, spendo due parole anche per il finale, sinceramente la piega drammatica inaspettata e diversa che si stava profilando negli ultimi episodi mi ha colpito molto, tuttavia poi le mie aspettative sono state nuovamente deluse. Se dovessi consigliare quest’anime, credo proprio che non lo farei, per il semplice fatto che avrebbero potuto tranquillamente realizzare una trasposizione animata di dodici episodi, invece che di ventiquattro, dato che era solo uno il volumetto della novel da adattare… ciò come ho già detto in precedenza ha reso più pesante la visione e il ritmo narrativo troppo spezzettato.
Il mio voto finale è… 6!