Tsurune
"Tsurune" è un anime tratto da light novel, motivo per cui molte delle mancanze dell'anime per me sono ripagate da quel fronte, anche se ovviamente questo non dovrebbe esimere la serie dall'essere completa in sé e per sé. È sempre un peccato quando c'è la pretesa di fondo che si abbia letto la fonte originale della storia.
Partiamo con la trama: si segue un giovane praticante di kyudo (arco tradizionale giapponese) alla prese con una situazione da "panico del bersaglio", ossia un blocco mentale/emotivo che influisce sulle prestazioni dell'arciere. Minato (il ragazzo in questione) si è innamorato del kyudo per puro caso da bambino e ne ha fatto un punto di forza durante la sua vita alle elementari e scuole medie: grazie a questa passione e all'amico di infanzia Seiya è riuscito a superare il dramma di una grave perdita familiare, ma poi è arrivato anche il panico da bersaglio e tutto è finito nelle ombre.
La storia dell'anime segue come Minato, aiutato dagli amici e dall'incontro con altri personaggi, cresce come persona e atleta, e supera il suo blocco mentale nel tiro con l'arco durante il primo anno delle scuole superiori.
Un pregio della serie a mio parere è di mostrare la lentezza del kyudo, che non è uno sport dai risultati affrettati, ci vogliono mesi solo per capire come tendere l'arco, e avere una posizione di tiro corretta; lo stile di tiro è molto diverso dall'arco occidentale, e lo scopo di questo è più di conoscenza di sé che di colpire meramente i bersagli.
La narrativa della vicenda non è davvero dominata dallo sport, ma è accompagnata da questo, sono i personaggi e le loro emozioni a farla da padrone, c'è una delicata grazia nel mostrare come Minato si intreccia con gli altri personaggi, come il suo legame con Seiya l'ha di fatto salvato insieme al kyudo, o come il suo confrontarsi con l'inflessibile Shu (altro amico di infanzia) l'abbia fatto arrivare alla realizzazione che il come si approccia l'arco e la sua filosofia è una cosa personale e non c'è una definizione assoluta, ognuno deve trovare la sua via e ogni risposta è valida. Uno sport solista che però viene praticato insieme.
Nonostante il buon prodotto generale, devo ammettere che ci sono mancanze di trama, purtroppo: Shu ha un ruolo marginale nell'anime rispetto alla light novel, viene investigata poco la sua incrollabile determinazione assoluta, e le motivazioni dietro a questa, così come il suo legame quasi morboso al confronto con Minato; pur restando una presenza prominente e importante per l'amico, non c'è un vero perché spiegato allo spettatore. Se vogliamo, anche alcune relazioni interne al gruppo sportivo di kyudo di Minato sono semplificate molte volte, tagliate per dare spazio al rapporto del ragazzo con il nuovo allenatore, ma glielo si deve perdonare, in fondo ci sono solo dodici episodi più uno addizionale.
Il comparto tecnico è pregevole, animazioni e tratto del disegno sono piacevoli, così come le musiche accompagnano perfettamente la scena; se devo trovare una pecca qui, direi solo che la sigla di apertura e chiusura non sono nulla di eccezionale.
Anime consigliato.
Partiamo con la trama: si segue un giovane praticante di kyudo (arco tradizionale giapponese) alla prese con una situazione da "panico del bersaglio", ossia un blocco mentale/emotivo che influisce sulle prestazioni dell'arciere. Minato (il ragazzo in questione) si è innamorato del kyudo per puro caso da bambino e ne ha fatto un punto di forza durante la sua vita alle elementari e scuole medie: grazie a questa passione e all'amico di infanzia Seiya è riuscito a superare il dramma di una grave perdita familiare, ma poi è arrivato anche il panico da bersaglio e tutto è finito nelle ombre.
La storia dell'anime segue come Minato, aiutato dagli amici e dall'incontro con altri personaggi, cresce come persona e atleta, e supera il suo blocco mentale nel tiro con l'arco durante il primo anno delle scuole superiori.
Un pregio della serie a mio parere è di mostrare la lentezza del kyudo, che non è uno sport dai risultati affrettati, ci vogliono mesi solo per capire come tendere l'arco, e avere una posizione di tiro corretta; lo stile di tiro è molto diverso dall'arco occidentale, e lo scopo di questo è più di conoscenza di sé che di colpire meramente i bersagli.
La narrativa della vicenda non è davvero dominata dallo sport, ma è accompagnata da questo, sono i personaggi e le loro emozioni a farla da padrone, c'è una delicata grazia nel mostrare come Minato si intreccia con gli altri personaggi, come il suo legame con Seiya l'ha di fatto salvato insieme al kyudo, o come il suo confrontarsi con l'inflessibile Shu (altro amico di infanzia) l'abbia fatto arrivare alla realizzazione che il come si approccia l'arco e la sua filosofia è una cosa personale e non c'è una definizione assoluta, ognuno deve trovare la sua via e ogni risposta è valida. Uno sport solista che però viene praticato insieme.
Nonostante il buon prodotto generale, devo ammettere che ci sono mancanze di trama, purtroppo: Shu ha un ruolo marginale nell'anime rispetto alla light novel, viene investigata poco la sua incrollabile determinazione assoluta, e le motivazioni dietro a questa, così come il suo legame quasi morboso al confronto con Minato; pur restando una presenza prominente e importante per l'amico, non c'è un vero perché spiegato allo spettatore. Se vogliamo, anche alcune relazioni interne al gruppo sportivo di kyudo di Minato sono semplificate molte volte, tagliate per dare spazio al rapporto del ragazzo con il nuovo allenatore, ma glielo si deve perdonare, in fondo ci sono solo dodici episodi più uno addizionale.
Il comparto tecnico è pregevole, animazioni e tratto del disegno sono piacevoli, così come le musiche accompagnano perfettamente la scena; se devo trovare una pecca qui, direi solo che la sigla di apertura e chiusura non sono nulla di eccezionale.
Anime consigliato.
Ho iniziato a vedere questo anime perché colpita dalla bellezza e freschezza delle animazioni. L'ho trovato estremamente fluido e capace di coinvolgere l'osservatore in un'atmosfera tranquilla, rilassante e piacevole. Le animazioni e i disegni sono realizzati con estrema cura e i colori brillanti danno luminosità al tutto.
Non è un anime particolarmente movimentato, infatti la storia si concentra molto sui personaggi, soprattutto sul protagonista Minato, e sulla loro evoluzione individuale e come gruppo. Le loro storie si mescolano all'arte marziale fulcro dell'anime: il kyudo (tiro con l'arco tradizionale). Ho trovato molto bello il modo in cui sono stata iniziata a questa bellissima arte e di come le sia stata data anima da questi personaggi, dei quali ognuno ha una sua motivazione per scagliare le proprie frecce o ne è alla ricerca.
Nonostante la mia positività rispetto a questa serie, non posso fare a meno di fare alcuni commenti obiettivi. La storia è ben fatta, per essere sviluppata in soli tredici episodi, tuttavia alcuni personaggi sarebbero potuti essere resi in maniera molto più interessante, rendendo l'anime ancora più profondo e bello. In particolare, la squadra avversaria non è stata minimamente approfondita, suppongo per mancanza di tempo. O quantomeno, non mi aspettavo che venisse approfondito ogni singolo personaggio avversario, in quanto non essenziale ai fini della trama, ma sono rimasta dispiaciuta della poca analisi riservata al personaggio di Shu, fondamentale invece nella storia. Questi è un amico del protagonista Minato, sono allievi della stessa maestra e legati da questa amicizia, che viene più volte accennata, ma mai approfondita del tutto. Lo scontro finale tra i due avrebbe coinvolto ancora di più lo spettatore, se l'avversario di Minato (Shu, appunto) fosse stato maggiormente approfondito, assieme al legame tra i due.
In chiusura, lo ritengo nel complesso un anime sviluppato bene in tredici episodi, con un'animazione che è una vera gioia per gli occhi, e lo consiglio agli amanti di spokon alla ricerca di qualcosa di diverso rispetto ai soliti sport trattati.
Non è un anime particolarmente movimentato, infatti la storia si concentra molto sui personaggi, soprattutto sul protagonista Minato, e sulla loro evoluzione individuale e come gruppo. Le loro storie si mescolano all'arte marziale fulcro dell'anime: il kyudo (tiro con l'arco tradizionale). Ho trovato molto bello il modo in cui sono stata iniziata a questa bellissima arte e di come le sia stata data anima da questi personaggi, dei quali ognuno ha una sua motivazione per scagliare le proprie frecce o ne è alla ricerca.
Nonostante la mia positività rispetto a questa serie, non posso fare a meno di fare alcuni commenti obiettivi. La storia è ben fatta, per essere sviluppata in soli tredici episodi, tuttavia alcuni personaggi sarebbero potuti essere resi in maniera molto più interessante, rendendo l'anime ancora più profondo e bello. In particolare, la squadra avversaria non è stata minimamente approfondita, suppongo per mancanza di tempo. O quantomeno, non mi aspettavo che venisse approfondito ogni singolo personaggio avversario, in quanto non essenziale ai fini della trama, ma sono rimasta dispiaciuta della poca analisi riservata al personaggio di Shu, fondamentale invece nella storia. Questi è un amico del protagonista Minato, sono allievi della stessa maestra e legati da questa amicizia, che viene più volte accennata, ma mai approfondita del tutto. Lo scontro finale tra i due avrebbe coinvolto ancora di più lo spettatore, se l'avversario di Minato (Shu, appunto) fosse stato maggiormente approfondito, assieme al legame tra i due.
In chiusura, lo ritengo nel complesso un anime sviluppato bene in tredici episodi, con un'animazione che è una vera gioia per gli occhi, e lo consiglio agli amanti di spokon alla ricerca di qualcosa di diverso rispetto ai soliti sport trattati.
Ho iniziato a vedere questo anime perché colpita dalla bellezza e freschezza delle animazioni. L'ho trovato estremamente fluido e capace di coinvolgere l'osservatore in un'atmosfera tranquilla, rilassante e piacevole. Le animazioni e i disegni sono realizzati con estrema cura e i colori brillanti danno luminosità al tutto.
Non è un'anime particolarmente movimentato, infatti la storia si concentra molto sui personaggi, soprattutto sul protagonista Minato, e sulla loro evoluzione individuale e come gruppo. Le loro storie si mescolano all'arte marziale fulcro dell'anime: il Kyudo (tiro con l'arco tradizionale). Ho trovato molto bello il modo in cui sono stata iniziata a questa bellissima arte e di come gli sia stata data anima da questi personaggi, dei quali ognuno ha una sua motivazione per scagliare le proprie frecce o ne è alla ricerca.
Nonostante la mia positività rispetto a questa serie, non posso fare a meno di fare alcuni commenti obbiettivi. La storia è ben fatta, per essere sviluppata in soli tredici episodi, tuttavia alcuni personaggi sarebbero potuti essere resi in maniera molto più interessante, rendendo l'anime ancora più profondo e bello. In particolare, la squadra avversaria non è stata minimamente approfondita, suppongo per mancanza di tempo. O quantomeno, non mi aspettavo che venisse approfondito ogni singolo personaggio avversario, in quanto non essenziale ai fini della trama, ma sono rimasta dispiaciuta della poca analisi riservata al personaggio di Shu, fondamentale invece nella storia. Questi è un amico del protagonista Minato, sono allievi della stessa maestra e legati da questa amicizia, che viene più volte accennata, ma mai approfondita del tutto. Lo scontro finale tra i due avrebbe coinvolto ancora di più lo spettatore, se l'avversario di Minato (Shu, appunto) fosse stato maggiormente approfondito, assieme al legame tra i due.
In chiusura, lo ritengo nel complesso un anime sviluppato bene in tredici episodi, con un'animazione che è una vera gioia per gli occhi, e lo consiglio agli amanti di spokon alla ricerca di qualcosa di diverso rispetto ai soliti sport trattati.
Non è un'anime particolarmente movimentato, infatti la storia si concentra molto sui personaggi, soprattutto sul protagonista Minato, e sulla loro evoluzione individuale e come gruppo. Le loro storie si mescolano all'arte marziale fulcro dell'anime: il Kyudo (tiro con l'arco tradizionale). Ho trovato molto bello il modo in cui sono stata iniziata a questa bellissima arte e di come gli sia stata data anima da questi personaggi, dei quali ognuno ha una sua motivazione per scagliare le proprie frecce o ne è alla ricerca.
Nonostante la mia positività rispetto a questa serie, non posso fare a meno di fare alcuni commenti obbiettivi. La storia è ben fatta, per essere sviluppata in soli tredici episodi, tuttavia alcuni personaggi sarebbero potuti essere resi in maniera molto più interessante, rendendo l'anime ancora più profondo e bello. In particolare, la squadra avversaria non è stata minimamente approfondita, suppongo per mancanza di tempo. O quantomeno, non mi aspettavo che venisse approfondito ogni singolo personaggio avversario, in quanto non essenziale ai fini della trama, ma sono rimasta dispiaciuta della poca analisi riservata al personaggio di Shu, fondamentale invece nella storia. Questi è un amico del protagonista Minato, sono allievi della stessa maestra e legati da questa amicizia, che viene più volte accennata, ma mai approfondita del tutto. Lo scontro finale tra i due avrebbe coinvolto ancora di più lo spettatore, se l'avversario di Minato (Shu, appunto) fosse stato maggiormente approfondito, assieme al legame tra i due.
In chiusura, lo ritengo nel complesso un anime sviluppato bene in tredici episodi, con un'animazione che è una vera gioia per gli occhi, e lo consiglio agli amanti di spokon alla ricerca di qualcosa di diverso rispetto ai soliti sport trattati.
È un anime che ho trovato poco interessante e abbastanza piatto nei contenuti. Purtroppo la storia non è stata troppo incisiva, e questo mi ha spesso portato a momenti di completa noia più o meno lunghi; se poi ci aggiungiamo dei personaggi di scarso spessore, ecco che la mia valutazione complessiva non può che essere negativa.
Fatte queste premesse, va detto anche che la storia non è completamente da buttare, ci sono diversi spunti e riflessioni interessanti, in particolare quelle riguardanti il protagonista, e anche la disciplina in sé è spiegata decentemente, tuttavia credo che sia mancato quel qualcosa in più che mi facesse appassionare veramente alla storia. Infatti, per quanto mi riguarda, le vicende non vengono mai abbastanza approfondite, facendole risultare piuttosto banali e prevedibili, e anche i personaggi e le relative dinamiche che ci girano attorno vengono mal utilizzati o, nel caso dei protagonisti appunto, ridotti addirittura a semplici macchiette, di fatto non riuscendo ad aggiungere nessun valore all'opera.
In generale, è un anime che considero lontano dalla sufficienza.
Voto finale: 5
Fatte queste premesse, va detto anche che la storia non è completamente da buttare, ci sono diversi spunti e riflessioni interessanti, in particolare quelle riguardanti il protagonista, e anche la disciplina in sé è spiegata decentemente, tuttavia credo che sia mancato quel qualcosa in più che mi facesse appassionare veramente alla storia. Infatti, per quanto mi riguarda, le vicende non vengono mai abbastanza approfondite, facendole risultare piuttosto banali e prevedibili, e anche i personaggi e le relative dinamiche che ci girano attorno vengono mal utilizzati o, nel caso dei protagonisti appunto, ridotti addirittura a semplici macchiette, di fatto non riuscendo ad aggiungere nessun valore all'opera.
In generale, è un anime che considero lontano dalla sufficienza.
Voto finale: 5
Mi sono avvicinato a questo anime alla ricerca di uno spokon differente. L'arte marziale del tiro con l'arco tradizionale giapponese mi sembrava una buona occasione sia per conoscere qualcosa di diverso sia anche per seguire una nuova storia. Purtroppo non è tutto oro quello che luccica, e fin dalle prime puntate si avverte che gli ingranaggi non girano ad alti livelli. Ma procediamo con ordine.
La storia narra di un ragazzo di nome Minato, appassionato fin da piccolo di kyūdō, che, nonostante fosse dotato di un buon talento e tecnica notevole, ha sviluppato un forte senso di insicurezza o timore sfociato in un blocco psicologico chiamato hayake, ovvero rilasciare prima del tempo la freccia e non colpire il bersaglio. Minato, terminate le medie, decide di andare in una scuola in cui non vi è un club di kyūdō, per fuggire dalle sue insicurezze. Inoltre, siccome la sfiga ci vede benissimo, lui e sua madre sono stati vittime di un incidente stradale in cui sua mamma è morta e lui ha riportato una bella cicatrice all'addome e al fianco. Viene seguito dall'amico e vicino di casa Seiya, che soffre per lui e le sue sfortune, e vorrebbe che riuscisse a superare i suoi problemi, tanto da crucciarsi più per lui che per sé stesso.
Nel giorno della scelta del club scolastico, neanche farlo apposta, un anziano professore vuole riaprire la palestra di kyūdō, e così Minato viene costretto ad affrontare nuovamente i suoi problemi. Il club riapre con otto membri, tre ragazze e cinque ragazzi, e un giovane insegnante/prete che anche lui ha sofferto di hayake. Mentre le ragazze sono appena abbozzate, i compagni di Minato sono Seiya, Kaito, un clone di Ichigo Kurosaki ("Bleach"), un certo Nanao, piccoletto e sciupafemmine, e infine un altro compagno delle elementari di Minato e Seiya, Ryōhei. I ragazzi si alleneranno e supereranno le loro insicurezze, fino allo scontato finale contro una fortissima squadra liceale in cui Minato incontra il mono-espressivo e bravissimo compagno delle medie Fujiwara. Questa in sintesi la trama.
I disegni sono belli, ma nulla di sconvolgente, alcuni personaggi hanno un character design già visto; la sigla della opening è passabile, mentre la ending l'ho sempre saltata.
Cosa mi è piaciuto: mi è piaciuta la figura dell'insegnante/prete, alcuni discorsi sulla maturità, la scelta di fare uno spokon sul tiro con l'arco tradizionale giapponese.
Cosa non mi è piaciuto: tutto il resto. Mi aspettavo che si approfondisse molto di più la filosofia di quest'arte marziale e la spiegazione dei suoi movimenti, invece si è rimasti a un livello talmente soft, che ho avuto la sensazione di aver visto una torta dietro a un vetro, senza nemmeno sentirne il profumo.
Le turbe dei protagonisti a volte sono davvero cervellotiche: prima Minato, poi Seiya, poi l'insegnante, e poi si riprende il giro. Gli antagonisti sono prima interni alla squadra, poi esterni, con i due cloni a seguire uno schema classico fin troppo consolidato. Gli approfondimenti psicologici a me piacciono se fatti bene, ma in qualche episodio la noia ha prevalso. Il finale è scontato - scusate, ma poco ci voleva a fare qualcosa di differente, senza che avesse il profumo della banalità. Sul finale si tiene il fiato sospeso solo per vedere se l'autore ha avuto il coraggio di osare, invece che di stare nella zona comfort.
Anche l'OAV extra non aggiunge nulla alla storia, tanto che avevo indovinato il suo finale prima di vederlo.
Peccato, vorrei tanto dargli la sufficienza per la scelta del kyūdō, ma proprio non ce la faccio.
La storia narra di un ragazzo di nome Minato, appassionato fin da piccolo di kyūdō, che, nonostante fosse dotato di un buon talento e tecnica notevole, ha sviluppato un forte senso di insicurezza o timore sfociato in un blocco psicologico chiamato hayake, ovvero rilasciare prima del tempo la freccia e non colpire il bersaglio. Minato, terminate le medie, decide di andare in una scuola in cui non vi è un club di kyūdō, per fuggire dalle sue insicurezze. Inoltre, siccome la sfiga ci vede benissimo, lui e sua madre sono stati vittime di un incidente stradale in cui sua mamma è morta e lui ha riportato una bella cicatrice all'addome e al fianco. Viene seguito dall'amico e vicino di casa Seiya, che soffre per lui e le sue sfortune, e vorrebbe che riuscisse a superare i suoi problemi, tanto da crucciarsi più per lui che per sé stesso.
Nel giorno della scelta del club scolastico, neanche farlo apposta, un anziano professore vuole riaprire la palestra di kyūdō, e così Minato viene costretto ad affrontare nuovamente i suoi problemi. Il club riapre con otto membri, tre ragazze e cinque ragazzi, e un giovane insegnante/prete che anche lui ha sofferto di hayake. Mentre le ragazze sono appena abbozzate, i compagni di Minato sono Seiya, Kaito, un clone di Ichigo Kurosaki ("Bleach"), un certo Nanao, piccoletto e sciupafemmine, e infine un altro compagno delle elementari di Minato e Seiya, Ryōhei. I ragazzi si alleneranno e supereranno le loro insicurezze, fino allo scontato finale contro una fortissima squadra liceale in cui Minato incontra il mono-espressivo e bravissimo compagno delle medie Fujiwara. Questa in sintesi la trama.
I disegni sono belli, ma nulla di sconvolgente, alcuni personaggi hanno un character design già visto; la sigla della opening è passabile, mentre la ending l'ho sempre saltata.
Cosa mi è piaciuto: mi è piaciuta la figura dell'insegnante/prete, alcuni discorsi sulla maturità, la scelta di fare uno spokon sul tiro con l'arco tradizionale giapponese.
Cosa non mi è piaciuto: tutto il resto. Mi aspettavo che si approfondisse molto di più la filosofia di quest'arte marziale e la spiegazione dei suoi movimenti, invece si è rimasti a un livello talmente soft, che ho avuto la sensazione di aver visto una torta dietro a un vetro, senza nemmeno sentirne il profumo.
Le turbe dei protagonisti a volte sono davvero cervellotiche: prima Minato, poi Seiya, poi l'insegnante, e poi si riprende il giro. Gli antagonisti sono prima interni alla squadra, poi esterni, con i due cloni a seguire uno schema classico fin troppo consolidato. Gli approfondimenti psicologici a me piacciono se fatti bene, ma in qualche episodio la noia ha prevalso. Il finale è scontato - scusate, ma poco ci voleva a fare qualcosa di differente, senza che avesse il profumo della banalità. Sul finale si tiene il fiato sospeso solo per vedere se l'autore ha avuto il coraggio di osare, invece che di stare nella zona comfort.
Anche l'OAV extra non aggiunge nulla alla storia, tanto che avevo indovinato il suo finale prima di vederlo.
Peccato, vorrei tanto dargli la sufficienza per la scelta del kyūdō, ma proprio non ce la faccio.
"Viene chiamato tsurune. È il suono creato dall'arco quando la freccia viene scoccata."
"Tsurune: Kazemai Koukou Kyuudo-bu" è un anime di tredici episodi andato in onda dall'ottobre 2018 al gennaio 2019.
La storia vede come protagonisti i membri del club di tiro con l’arco della scuola superiore Kazemai, in particolare si concentrerà sulle vicende di Minato, grande promessa dello sport alle scuole medie ma ora incapace di colpire il bersaglio, e il nuovo giovane maestro Masaki, che li allenerà per il torneo della prefettura.
Comincerò parlando di ciò che mi ha colpito positivamente.
In primo luogo, il comparto tecnico. Prodotto dalla KyoAni, il livello di grafica e animazioni è molto alto, così come mi è piaciuta la OST, che ho trovato perfettamente coerente con il tono della narrazione. Sicuramente lo studio ha fatto un bellissimo lavoro nel rappresentare oggetti veloci come le frecce e, in generale, nel rendere alla perfezione tutte le tradizionali mosse che precedono il momento in cui l’arco viene teso.
Un altro aspetto che mi è piaciuto molto, infatti, è stato il raccontare minuziosamente tutti i particolari riguardanti il mondo del tiro con l’arco giapponese: il modo in cui indossare la divisa, come vengono chiamati i concorrenti a seconda dell’ordine in cui tirano nel torneo a squadre, come posizionare il corpo rispetto all'arco e tanti altri piccoli dettagli che mi hanno permesso di appassionarmi a questo affascinante sport, di cui confesso sapevo poco o niente.
Passiamo ora alle note dolenti.
Prima di tutto i personaggi. A parte il loro essere stereotipati fino al midollo, risultano completamente bidimensionali, forse giusto Minato ha un attimo più di spessore, ma comunque minimo. Le ragazze sono completamente di sfondo, sembrano fantasmi, il che è un peccato, perché dal poco che ho visto sembravano determinate, con dei caratteri decisi, non le solite svenevoli e maldestre manager, ma vere e proprie atlete.
Altro aspetto che non mi ha fatto pienamente apprezzare la serie è la strana scelta di applicare una lentezza e tranquillità tipiche di uno slice of life a quello che è fondamentalmente uno spokon. Durante i tornei, per esempio, permane un senso di distacco che non mi ha permesso di immedesimarmi nell'atmosfera.
In conclusione, penso che sia una serie carina, ben realizzata graficamente, ma a cui manca qualcosa per renderla davvero bella. Personalmente, penso sia colpa dei personaggi senza mordente e dell’incapacità di trasmettere grinta e tensione nei momenti giusti.
Riassumendolo in una frase o meno: "Bello a vedersi ma poca sostanza."
"Tsurune: Kazemai Koukou Kyuudo-bu" è un anime di tredici episodi andato in onda dall'ottobre 2018 al gennaio 2019.
La storia vede come protagonisti i membri del club di tiro con l’arco della scuola superiore Kazemai, in particolare si concentrerà sulle vicende di Minato, grande promessa dello sport alle scuole medie ma ora incapace di colpire il bersaglio, e il nuovo giovane maestro Masaki, che li allenerà per il torneo della prefettura.
Comincerò parlando di ciò che mi ha colpito positivamente.
In primo luogo, il comparto tecnico. Prodotto dalla KyoAni, il livello di grafica e animazioni è molto alto, così come mi è piaciuta la OST, che ho trovato perfettamente coerente con il tono della narrazione. Sicuramente lo studio ha fatto un bellissimo lavoro nel rappresentare oggetti veloci come le frecce e, in generale, nel rendere alla perfezione tutte le tradizionali mosse che precedono il momento in cui l’arco viene teso.
Un altro aspetto che mi è piaciuto molto, infatti, è stato il raccontare minuziosamente tutti i particolari riguardanti il mondo del tiro con l’arco giapponese: il modo in cui indossare la divisa, come vengono chiamati i concorrenti a seconda dell’ordine in cui tirano nel torneo a squadre, come posizionare il corpo rispetto all'arco e tanti altri piccoli dettagli che mi hanno permesso di appassionarmi a questo affascinante sport, di cui confesso sapevo poco o niente.
Passiamo ora alle note dolenti.
Prima di tutto i personaggi. A parte il loro essere stereotipati fino al midollo, risultano completamente bidimensionali, forse giusto Minato ha un attimo più di spessore, ma comunque minimo. Le ragazze sono completamente di sfondo, sembrano fantasmi, il che è un peccato, perché dal poco che ho visto sembravano determinate, con dei caratteri decisi, non le solite svenevoli e maldestre manager, ma vere e proprie atlete.
Altro aspetto che non mi ha fatto pienamente apprezzare la serie è la strana scelta di applicare una lentezza e tranquillità tipiche di uno slice of life a quello che è fondamentalmente uno spokon. Durante i tornei, per esempio, permane un senso di distacco che non mi ha permesso di immedesimarmi nell'atmosfera.
In conclusione, penso che sia una serie carina, ben realizzata graficamente, ma a cui manca qualcosa per renderla davvero bella. Personalmente, penso sia colpa dei personaggi senza mordente e dell’incapacità di trasmettere grinta e tensione nei momenti giusti.
Riassumendolo in una frase o meno: "Bello a vedersi ma poca sostanza."