Bakemonogatari
"Bakemonogatari": quando le immagini sono al servizio dei dialoghi.
Lo ammetto: inizio la recensione con un'affermazione piuttosto "apodittica" anche un po' "provocatoria", come del resto è questa serie anime, piuttosto datata (è del 2009).
E' la prima e genuina impressione che "Bakemonogatari" mi ha suscitato procedendo nella visione di questa opera particolare, il cui punto di forza sono i dialoghi e i c.d. giochi di parole arguti e surreali (credo più apprezzabili se conoscessi il giapponese), corroborati, ma a mio avviso non superati, dal comparto grafico.
Attenzione, non vorrei essere frainteso. La regia, a suo modo, è comunque di prim'ordine se non geniale e anticonformista. Ho scritto che è al servizio dei dialoghi perché essendo scarna, essenziale e, a mio avviso, "immersiva" e "psichedelica", rappresenta il complemento adeguato che valorizza e rafforza quanto viene detto dai personaggi con una tecnica incredibilmente incisiva, che si adegua al ritmo di quanto viene detto e permette allo spettatore di apprezzare al meglio i contenuti delle parole piuttosto che perdersi in immagini iper dettagliate, sfondi mirabolanti e animazioni super fluide che avrebbero distolto l'attenzione dai "botta e risposta" dei personaggi.
La regia, affidata a Akiyuki Shinbō, è stata una grande e piacevole sorpresa. Regista ormai di lungo corso fin dal 1990 e avendo nel paniere oltre alle serie "monogatari" anche "Puella Magi - Madoka Magica", "Arakawa under the bridge", "Un marzo da leoni 1 & 2", "Nisekoi" (come supervisore), in questa serie dimostra un particolare talento nel trasporre la novel di NisiOisiN: fondali inesistenti, colori piatti, senza sfumature, storyboard e sequenza frame adeguati al ritmo dei dialoghi, con parecchi intermezzi di immagini fisse sulle scene rappresentate (rosse, nere, bianche, a seconda del tipo di scena in arrivo), ripetizione dei dialoghi su sfondi colorati, fermi immagine alternati in modo veloce quasi fossero animazioni, ecc. Basta vedere un episodio per restare basiti dalla regia: stile schizofrenico, quasi fastidioso e ipnotico, spesso volutamente ripetitivo per sottolineare la comicità o l'equivoco o la situazione di imbarazzo, disegni volutamente poco dettagliati ma comunque spesso espressivi (con poco abuso del deformed) che rendono bene alcuni personaggi come Hitaghi e Meme quando con spocchiosa superiorità si pongono in quella posa di profilo e sguardo traverso verso l'interlocutore per rimarcare il distacco tra loro. Di sicuro si tratta di uno stile registico originale che non credo possa incontrare il favore di tutti: si tratta di stile e non solo di disegni in quanto è il montaggio ad essere spesso impossibile da seguire, obbligando lo spettatore ad essere concentrato al 100% per cogliere tutti i messaggi contenuti nelle immagini... meno male che oggi con lo streaming è possibile lo stop, il rewind o il fast forward o maneggiare la velocità di riproduzione...
Lato musiche, le opening e le ending sono "personalizzate" al tema degli episodi, o meglio ai 5 archi narrativi dedicati a 5 protagoniste. Alcune sono anche molto belle non solo a livello immagini ma anche di musica e testi. Inquietante e azzeccata, simile a "profondo rosso", la musichina che accompagna i momenti più mistery/thriller degli episodi.
Scritto dello stile tecnico assolutamente fuori dai comuni canoni estetici, si passa alla trama... Serve un minimo di intro e mi sono documentato sulla light novel da cui è tratta la serie. "Bakemonogatari" è la prima di una serie di novel (primo volume pubblicato nel 2006) appartenente alla "Monogatari Series", una linea di novel scritte da Nisio Isin che ad oggi conta già 25 light novel, alcune delle quali (credo 11) trasposte in anime e in un manga. Una produzione sterminata che in Giappone è diventata un un fenomeno di culto. La trasposizione in anime è stata affidata allo Studio Shaft nel 2009 facendo nascere una collaborazione che contraddistinguerà tutta la serie degli anime successivi. "BakeMonogatari" ("storia di mostri") racconta le (dis)avventure di Koyomi Araragi, uno studente delle scuole superiori appartenente al solito cliché dello studente timido, apatico, poco socievole e un po' otaku a causa di una circostanza sfortunata è una sorta di vampiro che si troverà coinvolto, a causa di una generosità e altruismo fuori dal comune, in vicende "paranormali" con spiriti, maledizioni e altre situazioni soprannaturali in cui le persone che ne sono affette metteranno alla prova le sue capacità coadiuvato da un esperto di situazioni relative agli spiriti di nome Meme Oshino.
"Bakemonogatari" visto in modo un po' distratto potrebbe sembrare una serie apparentemente "fantasy/horror/mistery". E valutata così non risulterebbe particolarmente accattivante e interessante: dialoghi infiniti, grafica approssimativa e combattimenti tutto sommato non così spettacolari. Guardandola con attenzione e senza pregiudizi, ci si rende conto che è invece un mix di generi che spaziano in modo originale e brillante dal dramma alla commedia romantica e tale oscillazione si può constatare anche all'interno di ogni singolo episodio.
Essendo organizzata in cinque archi narrativi dedicata a cinque personaggi femminili e ai "mostri" che le affliggono (rappresentati metaforicamente da animali quali il granchio, la lumaca, la scimmia, il serpente e il gatto, sicuramente evocativi per la cultura nipponica), "Bakemonogatari" fa "immergere" lo spettatore in un trip psichedelico/onirico/metaforico in cui i "mostri" sono strettamente connessi con i problemi personali delle ragazze "vittime". Leggendo tra le righe (e neanche più di tanto...) si vedono alcuni dei "demoni" che affliggono la gioventù quali il bisogno di attenzione dagli adulti (e la possibile anoressia come manifestazione estrema...), la separazione dei genitori, il bullismo attivo e passivo, la violenza domestica e il bisogno di sfogare l'aggressività cumulata.
Affrontare temi del genere nel modo proposto da "Bakemonogatari" (fantasy e realistico con lunghe conversazioni surreali ma anche dense di contenuti) non era semplice. Ci riesce a mio avviso con alterne fortune con picchi positivi nel primo arco e nell'ultimo arco, rispettivamente quelli dedicati a Hitagi e Tsubasa. L'episodio 12 con l'appuntamento tra Hitagi e Koyomi raggiunge a mio avviso livelli di "poesia" raramente visti in anime a caratterizzazione romantica molto più dichiarata di "Bakemonogatari", includendo anche il dialogo tra il padre di Hitagi e Koyomi.
Ritorno per terminare sui famigerati dialoghi di "Bakemonogatari". Una "lamentela" ricorrente è la loro eccessiva verbosità e pesantezza, tanto da apparire a tratti dei sofismi senza contenuti... I dialoghi sono la croce e delizia della serie: se quelli tra Hitagi e Koyomi li ho trovati quasi sempre avvincenti anche per la chimica che si instaura tra i due personaggi, in altri frangenti diventano anche stucchevoli e pensare che certi giochi di parole abbiano senso solo in giapponese per i giapponesi è un limite non da poco della serie, soprattutto quando i botta e risposta sono talmente incalzanti che gli spettatori che si affidano ai sottotitoli impazziscono per riuscire a leggere tutto in tempo reale...
"Bakemonogatari" resta in ogni caso un'opera dallo stile unico e a suo modo "sperimentale" con inquadrature stravaganti, ambientazioni surreali in cui sembra voglia trasmettere anche un messaggio piuttosto chiaro: "a scuola mi domandarono cosa volessi essere da grande. Io scrissi “essere felice”. Mi dissero che non avevo capito il compito, e io risposi che loro non avevano capito la vita". (John Lennon)
Aggiungo "che in fondo la vita è troppo breve per essere vissuta in coabitazione con i demoni, qualunque essi siano"...
Lo ammetto: inizio la recensione con un'affermazione piuttosto "apodittica" anche un po' "provocatoria", come del resto è questa serie anime, piuttosto datata (è del 2009).
E' la prima e genuina impressione che "Bakemonogatari" mi ha suscitato procedendo nella visione di questa opera particolare, il cui punto di forza sono i dialoghi e i c.d. giochi di parole arguti e surreali (credo più apprezzabili se conoscessi il giapponese), corroborati, ma a mio avviso non superati, dal comparto grafico.
Attenzione, non vorrei essere frainteso. La regia, a suo modo, è comunque di prim'ordine se non geniale e anticonformista. Ho scritto che è al servizio dei dialoghi perché essendo scarna, essenziale e, a mio avviso, "immersiva" e "psichedelica", rappresenta il complemento adeguato che valorizza e rafforza quanto viene detto dai personaggi con una tecnica incredibilmente incisiva, che si adegua al ritmo di quanto viene detto e permette allo spettatore di apprezzare al meglio i contenuti delle parole piuttosto che perdersi in immagini iper dettagliate, sfondi mirabolanti e animazioni super fluide che avrebbero distolto l'attenzione dai "botta e risposta" dei personaggi.
La regia, affidata a Akiyuki Shinbō, è stata una grande e piacevole sorpresa. Regista ormai di lungo corso fin dal 1990 e avendo nel paniere oltre alle serie "monogatari" anche "Puella Magi - Madoka Magica", "Arakawa under the bridge", "Un marzo da leoni 1 & 2", "Nisekoi" (come supervisore), in questa serie dimostra un particolare talento nel trasporre la novel di NisiOisiN: fondali inesistenti, colori piatti, senza sfumature, storyboard e sequenza frame adeguati al ritmo dei dialoghi, con parecchi intermezzi di immagini fisse sulle scene rappresentate (rosse, nere, bianche, a seconda del tipo di scena in arrivo), ripetizione dei dialoghi su sfondi colorati, fermi immagine alternati in modo veloce quasi fossero animazioni, ecc. Basta vedere un episodio per restare basiti dalla regia: stile schizofrenico, quasi fastidioso e ipnotico, spesso volutamente ripetitivo per sottolineare la comicità o l'equivoco o la situazione di imbarazzo, disegni volutamente poco dettagliati ma comunque spesso espressivi (con poco abuso del deformed) che rendono bene alcuni personaggi come Hitaghi e Meme quando con spocchiosa superiorità si pongono in quella posa di profilo e sguardo traverso verso l'interlocutore per rimarcare il distacco tra loro. Di sicuro si tratta di uno stile registico originale che non credo possa incontrare il favore di tutti: si tratta di stile e non solo di disegni in quanto è il montaggio ad essere spesso impossibile da seguire, obbligando lo spettatore ad essere concentrato al 100% per cogliere tutti i messaggi contenuti nelle immagini... meno male che oggi con lo streaming è possibile lo stop, il rewind o il fast forward o maneggiare la velocità di riproduzione...
Lato musiche, le opening e le ending sono "personalizzate" al tema degli episodi, o meglio ai 5 archi narrativi dedicati a 5 protagoniste. Alcune sono anche molto belle non solo a livello immagini ma anche di musica e testi. Inquietante e azzeccata, simile a "profondo rosso", la musichina che accompagna i momenti più mistery/thriller degli episodi.
Scritto dello stile tecnico assolutamente fuori dai comuni canoni estetici, si passa alla trama... Serve un minimo di intro e mi sono documentato sulla light novel da cui è tratta la serie. "Bakemonogatari" è la prima di una serie di novel (primo volume pubblicato nel 2006) appartenente alla "Monogatari Series", una linea di novel scritte da Nisio Isin che ad oggi conta già 25 light novel, alcune delle quali (credo 11) trasposte in anime e in un manga. Una produzione sterminata che in Giappone è diventata un un fenomeno di culto. La trasposizione in anime è stata affidata allo Studio Shaft nel 2009 facendo nascere una collaborazione che contraddistinguerà tutta la serie degli anime successivi. "BakeMonogatari" ("storia di mostri") racconta le (dis)avventure di Koyomi Araragi, uno studente delle scuole superiori appartenente al solito cliché dello studente timido, apatico, poco socievole e un po' otaku a causa di una circostanza sfortunata è una sorta di vampiro che si troverà coinvolto, a causa di una generosità e altruismo fuori dal comune, in vicende "paranormali" con spiriti, maledizioni e altre situazioni soprannaturali in cui le persone che ne sono affette metteranno alla prova le sue capacità coadiuvato da un esperto di situazioni relative agli spiriti di nome Meme Oshino.
"Bakemonogatari" visto in modo un po' distratto potrebbe sembrare una serie apparentemente "fantasy/horror/mistery". E valutata così non risulterebbe particolarmente accattivante e interessante: dialoghi infiniti, grafica approssimativa e combattimenti tutto sommato non così spettacolari. Guardandola con attenzione e senza pregiudizi, ci si rende conto che è invece un mix di generi che spaziano in modo originale e brillante dal dramma alla commedia romantica e tale oscillazione si può constatare anche all'interno di ogni singolo episodio.
Essendo organizzata in cinque archi narrativi dedicata a cinque personaggi femminili e ai "mostri" che le affliggono (rappresentati metaforicamente da animali quali il granchio, la lumaca, la scimmia, il serpente e il gatto, sicuramente evocativi per la cultura nipponica), "Bakemonogatari" fa "immergere" lo spettatore in un trip psichedelico/onirico/metaforico in cui i "mostri" sono strettamente connessi con i problemi personali delle ragazze "vittime". Leggendo tra le righe (e neanche più di tanto...) si vedono alcuni dei "demoni" che affliggono la gioventù quali il bisogno di attenzione dagli adulti (e la possibile anoressia come manifestazione estrema...), la separazione dei genitori, il bullismo attivo e passivo, la violenza domestica e il bisogno di sfogare l'aggressività cumulata.
Affrontare temi del genere nel modo proposto da "Bakemonogatari" (fantasy e realistico con lunghe conversazioni surreali ma anche dense di contenuti) non era semplice. Ci riesce a mio avviso con alterne fortune con picchi positivi nel primo arco e nell'ultimo arco, rispettivamente quelli dedicati a Hitagi e Tsubasa. L'episodio 12 con l'appuntamento tra Hitagi e Koyomi raggiunge a mio avviso livelli di "poesia" raramente visti in anime a caratterizzazione romantica molto più dichiarata di "Bakemonogatari", includendo anche il dialogo tra il padre di Hitagi e Koyomi.
Ritorno per terminare sui famigerati dialoghi di "Bakemonogatari". Una "lamentela" ricorrente è la loro eccessiva verbosità e pesantezza, tanto da apparire a tratti dei sofismi senza contenuti... I dialoghi sono la croce e delizia della serie: se quelli tra Hitagi e Koyomi li ho trovati quasi sempre avvincenti anche per la chimica che si instaura tra i due personaggi, in altri frangenti diventano anche stucchevoli e pensare che certi giochi di parole abbiano senso solo in giapponese per i giapponesi è un limite non da poco della serie, soprattutto quando i botta e risposta sono talmente incalzanti che gli spettatori che si affidano ai sottotitoli impazziscono per riuscire a leggere tutto in tempo reale...
"Bakemonogatari" resta in ogni caso un'opera dallo stile unico e a suo modo "sperimentale" con inquadrature stravaganti, ambientazioni surreali in cui sembra voglia trasmettere anche un messaggio piuttosto chiaro: "a scuola mi domandarono cosa volessi essere da grande. Io scrissi “essere felice”. Mi dissero che non avevo capito il compito, e io risposi che loro non avevano capito la vita". (John Lennon)
Aggiungo "che in fondo la vita è troppo breve per essere vissuta in coabitazione con i demoni, qualunque essi siano"...
Nella mia esperienza, Bakemonogatari si è rivelata un'opera che, più che andare vista, va esperita.
Il suo ritmo la preclude allo spettatore occasionale.
Le scene sono perlopiù dialogiche, i personaggi facili da fraintendere e da trovare odiosi, e gli eventi forse non così interessanti a un primo sguardo. Eppure, chi ha una spiccata sensibilità per la scrittura di qualità (come il sottoscritto), non può fare a meno di rimanerne affascinato.
Nisioisin si è distinto per essere un autore sui generis, e la sua opera più emblematica è testimonianza delle sue capacità. Egli appare come un autore che, nel corso degli anni, sembra aver maturato la capacità di ragionare su basi diverse da quelle comuni mentre scrive. Lo vediamo sui valori simbolici atipici che usa per parlare di temi come la frustrazione, o del bisogno di accettare un dolore perché è parte di noi, ma soprattutto dal modo peculiare in cui intreccia queste tematiche e la trama, e da come caratterizza i personaggi. I suoi dialoghi, ad esempio, sono incredibilmente eccentrici (ma non istrionici), con personaggi che si esprimono in modi peculiari e parlano nel dettaglio di argomenti stranamente specifici, ma il tutto è fatto con una maestria tale che riesce a caratterizzarli per bene, rendendoli molto riconoscibili. Ne è prova l'episodio 12, che riesce a mostrarci l'inizio "ufficiale" di una storia d'amore senza ricorrere a nessuno dei cliché del caso, ma riuscendo anche a prendersi gioco di alcuni di essi. A volte, invece, sembra utilizzare degli stilemi ben noti, ma li dipinge con elementi personali e dialoghi che fanno risaltare la stereotipicità degli stessi, senza fare battute effettivamente metanarrative, e quindi rendendoli paradossalmente originali.
La verità è che l'unico modo per descrivere Nisioision è dire "Nisioisin è Nisioisin, per scrivere come lui bisogna copiare da lui". Stiamo parlando semplicemente di un autore con una fortissima personalità, ma anche una grandissima consapevolezza tecnica.
A ciò, va unito il comparto tecnico dell'anime, che è incredibile.
L'estrema originalità delle trovate registiche, con i celebri tagli su scritte, stili di disegno diversi e altre tecniche di animazioni per determinate scene, è parte integrante dell'esperienza, ed è lavoro encomiabile di adattamento.
Essendo un'opera basata su delle light novel (e che mantiene un ritmo narrativo libresco anche nell'adattamento animato), è semplicemente sublime come si sia deciso di adattarlo. L'estetica di "Bakemonogatari" è complemento ideale della sua scrittura, riuscendo ad essere anch'essa incredibilmente personale e riconoscibile.
"Bakemonogatari" è semplicemente unico e riconoscibile.
Come tale, coloro che sono abituati sempre alle stesse cose faticano ad apprezzarlo, ma chi vuole esplorare appieno le potenzialità dell'espressione artistica se ne innamorerà.
Ho detto tutto.
Auf wiedersehen.
P.S. Black Hanekawa best girl
Il suo ritmo la preclude allo spettatore occasionale.
Le scene sono perlopiù dialogiche, i personaggi facili da fraintendere e da trovare odiosi, e gli eventi forse non così interessanti a un primo sguardo. Eppure, chi ha una spiccata sensibilità per la scrittura di qualità (come il sottoscritto), non può fare a meno di rimanerne affascinato.
Nisioisin si è distinto per essere un autore sui generis, e la sua opera più emblematica è testimonianza delle sue capacità. Egli appare come un autore che, nel corso degli anni, sembra aver maturato la capacità di ragionare su basi diverse da quelle comuni mentre scrive. Lo vediamo sui valori simbolici atipici che usa per parlare di temi come la frustrazione, o del bisogno di accettare un dolore perché è parte di noi, ma soprattutto dal modo peculiare in cui intreccia queste tematiche e la trama, e da come caratterizza i personaggi. I suoi dialoghi, ad esempio, sono incredibilmente eccentrici (ma non istrionici), con personaggi che si esprimono in modi peculiari e parlano nel dettaglio di argomenti stranamente specifici, ma il tutto è fatto con una maestria tale che riesce a caratterizzarli per bene, rendendoli molto riconoscibili. Ne è prova l'episodio 12, che riesce a mostrarci l'inizio "ufficiale" di una storia d'amore senza ricorrere a nessuno dei cliché del caso, ma riuscendo anche a prendersi gioco di alcuni di essi. A volte, invece, sembra utilizzare degli stilemi ben noti, ma li dipinge con elementi personali e dialoghi che fanno risaltare la stereotipicità degli stessi, senza fare battute effettivamente metanarrative, e quindi rendendoli paradossalmente originali.
La verità è che l'unico modo per descrivere Nisioision è dire "Nisioisin è Nisioisin, per scrivere come lui bisogna copiare da lui". Stiamo parlando semplicemente di un autore con una fortissima personalità, ma anche una grandissima consapevolezza tecnica.
A ciò, va unito il comparto tecnico dell'anime, che è incredibile.
L'estrema originalità delle trovate registiche, con i celebri tagli su scritte, stili di disegno diversi e altre tecniche di animazioni per determinate scene, è parte integrante dell'esperienza, ed è lavoro encomiabile di adattamento.
Essendo un'opera basata su delle light novel (e che mantiene un ritmo narrativo libresco anche nell'adattamento animato), è semplicemente sublime come si sia deciso di adattarlo. L'estetica di "Bakemonogatari" è complemento ideale della sua scrittura, riuscendo ad essere anch'essa incredibilmente personale e riconoscibile.
"Bakemonogatari" è semplicemente unico e riconoscibile.
Come tale, coloro che sono abituati sempre alle stesse cose faticano ad apprezzarlo, ma chi vuole esplorare appieno le potenzialità dell'espressione artistica se ne innamorerà.
Ho detto tutto.
Auf wiedersehen.
P.S. Black Hanekawa best girl
Se una persona che non conosce l'oro trovasse una pepita a terra, ignorante del suo valore, la scambierebbe per una comune pietra, perdendo l'occasione di arricchirsi.
Potrei riassumere così l'inizio della mia avventura con "Bakemonogatari", caratterizzato da un'umiliante incapacità del sottoscritto di riconoscere la levatura di quest'opera d'arte.
Seppur stupito dall'originalità registica, dai dialoghi suggestivi e le varie curiosità linguistiche-culturali, proseguivo la visione sempre più mosso dall'inerzia, con una leggera, ma continua, sensazione di crescente annebbiamento: non riuscivo ad individuare la struttura essenziale dell'opera.
Arrivato alla conclusione di questo primo arco narrativo, non avvertendo alcun desiderio di procedere ulteriormente, ho abbandonato la serie.
Dopo un anno dalla prima visione di "Bakemonogatari" ho ripreso per caso "Nisemonogatari", guardando infine tutta la serie fino a "Zoku Owarimonogatari", l'ultima uscita. Ancor prima delle stagioni conclusive, cominciava ad emergere la consapevolezza di quale grande errore di valutazione avessi commesso inizialmente, avevo senza dubbio frainteso la pepita d'oro per una pietra comune, rischiando di perdere definitivamente la ricchezza che mi era capitata sotto gli occhi.
La "Monogatari" series, nella sua interezza, è infatti un anime veramente meraviglioso. Sotto il velo di una comicità ed un intrattenimento a dir poco distintivi, vi è una storia raccontata con scrupolosa attenzione e tanta, tantissima cura. I temi, dal vuoto interiore all'accettazione del sé, si propagano in maniera fine e delicata durante tutto il corso della visione, lasciando infine allo spettatore una sensazione di piacevole e malinconica nostalgia, nonché una profonda ispirazione personale.
Se dovessi condensare un commento in una sola frase, questa potrebbe essere che la "Monogatari" series sia una specie di nipotino stravagante di "Evangelion". Una serie esistenziale colma di domande, dubbi, ma sorprendentemente anche di risposte, di estremo valore sia per chi ancora le cerca, sia per chi le ha già trovate.
(Recensione No.1)
Spero vivamente di aver incuriosito qualcuno ad approcciarsi a questo gioiello dell'animazione, perché merita moltissimo e ripaga abbondantemente tutto il tempo che richiede.
Se hai deciso di provare ad avventurarti in questo viaggio, sono sicuro che non te ne pentirai, ti auguro buona visione.
Potrei riassumere così l'inizio della mia avventura con "Bakemonogatari", caratterizzato da un'umiliante incapacità del sottoscritto di riconoscere la levatura di quest'opera d'arte.
Seppur stupito dall'originalità registica, dai dialoghi suggestivi e le varie curiosità linguistiche-culturali, proseguivo la visione sempre più mosso dall'inerzia, con una leggera, ma continua, sensazione di crescente annebbiamento: non riuscivo ad individuare la struttura essenziale dell'opera.
Arrivato alla conclusione di questo primo arco narrativo, non avvertendo alcun desiderio di procedere ulteriormente, ho abbandonato la serie.
Dopo un anno dalla prima visione di "Bakemonogatari" ho ripreso per caso "Nisemonogatari", guardando infine tutta la serie fino a "Zoku Owarimonogatari", l'ultima uscita. Ancor prima delle stagioni conclusive, cominciava ad emergere la consapevolezza di quale grande errore di valutazione avessi commesso inizialmente, avevo senza dubbio frainteso la pepita d'oro per una pietra comune, rischiando di perdere definitivamente la ricchezza che mi era capitata sotto gli occhi.
La "Monogatari" series, nella sua interezza, è infatti un anime veramente meraviglioso. Sotto il velo di una comicità ed un intrattenimento a dir poco distintivi, vi è una storia raccontata con scrupolosa attenzione e tanta, tantissima cura. I temi, dal vuoto interiore all'accettazione del sé, si propagano in maniera fine e delicata durante tutto il corso della visione, lasciando infine allo spettatore una sensazione di piacevole e malinconica nostalgia, nonché una profonda ispirazione personale.
Se dovessi condensare un commento in una sola frase, questa potrebbe essere che la "Monogatari" series sia una specie di nipotino stravagante di "Evangelion". Una serie esistenziale colma di domande, dubbi, ma sorprendentemente anche di risposte, di estremo valore sia per chi ancora le cerca, sia per chi le ha già trovate.
(Recensione No.1)
Spero vivamente di aver incuriosito qualcuno ad approcciarsi a questo gioiello dell'animazione, perché merita moltissimo e ripaga abbondantemente tutto il tempo che richiede.
Se hai deciso di provare ad avventurarti in questo viaggio, sono sicuro che non te ne pentirai, ti auguro buona visione.
"Bakemonogatari" è, in sostanza, un'introduzione all'universo di "Monogatari", si incontrano praticamente tutti i personaggi principali e si inizia a capire qualcosa delle varie Anomalie.
La simpatia dei personaggi è entusiasmante e i palesi fan-service, sparsi qua e là negli episodi, sono inseriti magistralmente nello svolgimento delle scene, rendendoli parte attiva della sceneggiatura e delle battute in modo delizioso, raro esempio di uso intelligente di questo specifico ingrediente. Gli stravaganti avvenimenti, le ancor più stravaganti animazioni e i continui riferimenti a elementi di cultura pop giapponese e non, rendono ogni secondo di questo anime una piccola perla, per questo è uno dei pochi in cui non ho potuto staccare gli occhi dallo schermo nemmeno un secondo.
Grafica eccezionale, nota d'onore per le espressioni facciali, adoro quello stile di disegno (mamma mia i primi piani, bellissimi); da dieci.
Non è che ci sia uno sviluppo enorme della trama, ma viene messa parecchia carne al fuoco e si prepara il terreno per le stagioni a venire, se si è intenzionati ad addentrarsi nel mondo di "Monogatari", questo è un tassello fondamentale, imprescindibile.
E per concludere...
Seee - no!
Demo sonnan ja dame
Mou sonnan ja hora
Kokoro wa shinka suru yo
Motto motto... come on and slam! And welcome to the jam!!!
...Troppo contento di averlo visto, e di aver sentito e potuto apprezzare la canzone originale prima che quest'ultima venisse mutilata (magistralmente) dai mastri forgiatori di meme del web. Insomma anche nel reparto audio dall'indubbia qualità, che comprende una colonna sonora a tratti cupa e a tratti demenziale che ti fa calare perfettamente nel contesto confusionario e abnormale in cui si trovano i personaggi, e alcune intro (e outro) degne di nota.
La simpatia dei personaggi è entusiasmante e i palesi fan-service, sparsi qua e là negli episodi, sono inseriti magistralmente nello svolgimento delle scene, rendendoli parte attiva della sceneggiatura e delle battute in modo delizioso, raro esempio di uso intelligente di questo specifico ingrediente. Gli stravaganti avvenimenti, le ancor più stravaganti animazioni e i continui riferimenti a elementi di cultura pop giapponese e non, rendono ogni secondo di questo anime una piccola perla, per questo è uno dei pochi in cui non ho potuto staccare gli occhi dallo schermo nemmeno un secondo.
Grafica eccezionale, nota d'onore per le espressioni facciali, adoro quello stile di disegno (mamma mia i primi piani, bellissimi); da dieci.
Non è che ci sia uno sviluppo enorme della trama, ma viene messa parecchia carne al fuoco e si prepara il terreno per le stagioni a venire, se si è intenzionati ad addentrarsi nel mondo di "Monogatari", questo è un tassello fondamentale, imprescindibile.
E per concludere...
Seee - no!
Demo sonnan ja dame
Mou sonnan ja hora
Kokoro wa shinka suru yo
Motto motto... come on and slam! And welcome to the jam!!!
...Troppo contento di averlo visto, e di aver sentito e potuto apprezzare la canzone originale prima che quest'ultima venisse mutilata (magistralmente) dai mastri forgiatori di meme del web. Insomma anche nel reparto audio dall'indubbia qualità, che comprende una colonna sonora a tratti cupa e a tratti demenziale che ti fa calare perfettamente nel contesto confusionario e abnormale in cui si trovano i personaggi, e alcune intro (e outro) degne di nota.
Era da tempo che non guardavo anime e in qualche modo, piuttosto casualmente (avrò visto qualche immagine di una donzella 2d che pareva interessante su qualche forum? boh), ho finito con l'imbattermi in questo "Bakemonogatari".
Il primo impatto è stato piuttosto traumatico. Ambienti occlusi e ripetitivi, una colonna sonora a volte martellante quasi psichedelica (bellissima eh), un uso dei colori soprannaturale. E i velocissimi e lunghi dialoghi che ti fanno incollare gli occhi ai sottotitoli per capirci qualcosa non aiutano certo.
Tuttavia... non appena ho preso confidenza con la regia e con questa animazione un po' particolare ho iniziato davvero ad apprezzare questo anime fino in fondo. Le musiche sono bellissime. La qualità dei disegni e delle animazioni è eccezionale. Ma soprattutto, cosa ovviamente fondamentale per un anime così introspettivo, i personaggi sono caratterizzati in maniera eccezionale. Le storie in cui si imbattono sono originali e interessanti e affrontano un problema psicologico di un personaggio senza mai sfociare (incredibilmente) in banalità.
Anche la parte relazionale/sentimentale è molto bella, il rapporto che si crea tra i due è in continua crescita e non manca di dare soddisfazioni per quanto non prendetelo come un anime incentrato solo su quello.
Unica pecca dal mio punto di vista di spettatore più che dell'anime in sé (e che non va ad intaccare il mio voto) è che i dialoghi sono veramente lunghi al punto da a volte faticare a star dietro allo scorrere dei sottotitoli. Il ché è un peccato perché ovviamente distoglie la concentrazione dalla peculiarissima qualità dell'animazione che meriterebbe un'occhio più attento.
Ci sono varie serie di seguito (alcune migliori di altre) ma in questi undici episodi è racchiusa una piccola gemma con il suo inizio e la sua fine.
Il primo impatto è stato piuttosto traumatico. Ambienti occlusi e ripetitivi, una colonna sonora a volte martellante quasi psichedelica (bellissima eh), un uso dei colori soprannaturale. E i velocissimi e lunghi dialoghi che ti fanno incollare gli occhi ai sottotitoli per capirci qualcosa non aiutano certo.
Tuttavia... non appena ho preso confidenza con la regia e con questa animazione un po' particolare ho iniziato davvero ad apprezzare questo anime fino in fondo. Le musiche sono bellissime. La qualità dei disegni e delle animazioni è eccezionale. Ma soprattutto, cosa ovviamente fondamentale per un anime così introspettivo, i personaggi sono caratterizzati in maniera eccezionale. Le storie in cui si imbattono sono originali e interessanti e affrontano un problema psicologico di un personaggio senza mai sfociare (incredibilmente) in banalità.
Anche la parte relazionale/sentimentale è molto bella, il rapporto che si crea tra i due è in continua crescita e non manca di dare soddisfazioni per quanto non prendetelo come un anime incentrato solo su quello.
Unica pecca dal mio punto di vista di spettatore più che dell'anime in sé (e che non va ad intaccare il mio voto) è che i dialoghi sono veramente lunghi al punto da a volte faticare a star dietro allo scorrere dei sottotitoli. Il ché è un peccato perché ovviamente distoglie la concentrazione dalla peculiarissima qualità dell'animazione che meriterebbe un'occhio più attento.
Ci sono varie serie di seguito (alcune migliori di altre) ma in questi undici episodi è racchiusa una piccola gemma con il suo inizio e la sua fine.
Il primo "monogatari" pubblicato, e uno dei primi cronologicamente. Un ottimo trampolino di lancio verso la serie, fa capire da subito gli elementi portanti della serie.
La figura, quasi opprimente verso i personaggi attorno a sè, del protagonista Koyomi Araragi, con suoi monologhi lungi decine di minuti, le sue battute e le sue perversioni. La maestria di uno studio come Shaft che, unico, avrebbe mai potuto esprimere il carattere e la personalità che quest' anime si meritava, con una regia caratteristica e mai scontata con tutte le sue peculiarità e head-tilts. Opening di livello altissimo e probabilmente la miglior ending che abbia mai sentito.
Sicuramente un anime da guardare per chi volesse intraprendere un viaggio, per chi voglia semplicemente ridere come un ebete davanti allo schermo, ma anche per chi volesse avere un ottimo spaccato della cultura nipponica, con i sui taboo e le sue pieghe, non sempre positive, sulla società.
La figura, quasi opprimente verso i personaggi attorno a sè, del protagonista Koyomi Araragi, con suoi monologhi lungi decine di minuti, le sue battute e le sue perversioni. La maestria di uno studio come Shaft che, unico, avrebbe mai potuto esprimere il carattere e la personalità che quest' anime si meritava, con una regia caratteristica e mai scontata con tutte le sue peculiarità e head-tilts. Opening di livello altissimo e probabilmente la miglior ending che abbia mai sentito.
Sicuramente un anime da guardare per chi volesse intraprendere un viaggio, per chi voglia semplicemente ridere come un ebete davanti allo schermo, ma anche per chi volesse avere un ottimo spaccato della cultura nipponica, con i sui taboo e le sue pieghe, non sempre positive, sulla società.
«Bakemonotagari»... un anime con il quale ho una storia leggermente strana.
La prima volta che mi capitò davanti fu tantissimi anni fa, praticamente quando uscì, e avevo anche lo streaming sotto mano, ma dopo aver caricato il primo episodio finii per chiuderlo, non ricordo neanche perché, e per tutti questi anni l'ho lasciato praticamente nel dimenticatoio. Tuttavia, ho finito alla fine per guardarlo su consiglio di alcune persone, che me ne hanno parlato bene. Fino ad adesso, mi sento di concordare con loro: è un anime molto bello.
La storia si apre con Koyomi Araragi, un liceale del terzo anno che, mentre sale le scale della sua scuola, vede una ragazza cadere. Istintivamente, egli la salva da morte certa afferrandola, rendendosi stranamente conto che questa, di nome Hitagi Senjogahara, pesa letteralmente come una piuma. Dopo essersi consultato con la sua amica Tsubasa Hanekawa, Araragi verrà trovato e minacciato dalla stessa Hitagi, la quale gli spiega che il suo ''problema'' è dovuto all'incontro con uno Yokai, e gli estorce la promessa di far finta di non averla mai conosciuta. Araragi però, essendo buono d'animo, rompe la promessa e si offre di aiutarla, suggerendole di seguirlo per incontrare Meme Oshino, un esorcista specializzato in casi di Yokai. Da qui inizieranno le loro sovrannaturali avventure.
Iniziamo con uno dei più grandi pregi, se non il più grande, di questo anime: la caratterizzazione dei personaggi. Ognuno di questi ha un arco narrativo interamente dedicato e per tutto l'arco ha modo di svilupparsi in maniera molto credibile, acquisendo grande spessore. L'aspetto psicologico è predominante in ogni lato di quest'opera, e dall'inizio alla fine: anche gli Yokai stessi ci vengono presentati come chiare allegorie dei problemi umani. Infatti, si potrebbe quasi dire che Araragi porti i suoi amici dallo psicologo, rappresentato in questo caso da Oshino, per ''aiutarli ad aiutarsi'', in quanto Oshino stesso dice che ''Solo loro possono aiutare loro stessi.'' Simbologie e allegorie sono sovrani del lato trama e personaggi, che mi sono piaciuti tutti dal primo all'ultimo senza eccezioni, tanto che non so chi citare perché sono tutti ottimi. Promozione a pieni voti.
Il lato artistico, sebbene qualitativamente parlando io preferisca cose diverse, è pregevole: abbiamo uno stile di disegno che potrei definire quasi minimalista, unito a immagini vere e proprie di persone modificate da filtri e colorazioni che non fanno altro che aumentare l'alone particolare che circonda questo lato. Infatti, i disegni e le animazioni sono ciò che io definirei come ''particolare''. Le musiche sono ottime, le ho apprezzate tantissimo; buone le opening, delle quali ce n'è una diversa a seconda del personaggio protagonista dell'arco narrativo, e buone le ending.
In conclusione, questo è un anime di ottima fattura su praticamente ogni aspetto, improntato molto sulla psicologia dei personaggi in un modo che anime come «Evangelion», lasciatemelo dire, possono solo sognarsi. C'è da dire che non è un anime leggerissimo da seguire -per via delle allegorie e dei tantissimi riferimenti alla mitologia giapponese-, quindi mi sento di consigliarlo solo a chi è davvero interessato a un anime psicologico.
La prima volta che mi capitò davanti fu tantissimi anni fa, praticamente quando uscì, e avevo anche lo streaming sotto mano, ma dopo aver caricato il primo episodio finii per chiuderlo, non ricordo neanche perché, e per tutti questi anni l'ho lasciato praticamente nel dimenticatoio. Tuttavia, ho finito alla fine per guardarlo su consiglio di alcune persone, che me ne hanno parlato bene. Fino ad adesso, mi sento di concordare con loro: è un anime molto bello.
La storia si apre con Koyomi Araragi, un liceale del terzo anno che, mentre sale le scale della sua scuola, vede una ragazza cadere. Istintivamente, egli la salva da morte certa afferrandola, rendendosi stranamente conto che questa, di nome Hitagi Senjogahara, pesa letteralmente come una piuma. Dopo essersi consultato con la sua amica Tsubasa Hanekawa, Araragi verrà trovato e minacciato dalla stessa Hitagi, la quale gli spiega che il suo ''problema'' è dovuto all'incontro con uno Yokai, e gli estorce la promessa di far finta di non averla mai conosciuta. Araragi però, essendo buono d'animo, rompe la promessa e si offre di aiutarla, suggerendole di seguirlo per incontrare Meme Oshino, un esorcista specializzato in casi di Yokai. Da qui inizieranno le loro sovrannaturali avventure.
Iniziamo con uno dei più grandi pregi, se non il più grande, di questo anime: la caratterizzazione dei personaggi. Ognuno di questi ha un arco narrativo interamente dedicato e per tutto l'arco ha modo di svilupparsi in maniera molto credibile, acquisendo grande spessore. L'aspetto psicologico è predominante in ogni lato di quest'opera, e dall'inizio alla fine: anche gli Yokai stessi ci vengono presentati come chiare allegorie dei problemi umani. Infatti, si potrebbe quasi dire che Araragi porti i suoi amici dallo psicologo, rappresentato in questo caso da Oshino, per ''aiutarli ad aiutarsi'', in quanto Oshino stesso dice che ''Solo loro possono aiutare loro stessi.'' Simbologie e allegorie sono sovrani del lato trama e personaggi, che mi sono piaciuti tutti dal primo all'ultimo senza eccezioni, tanto che non so chi citare perché sono tutti ottimi. Promozione a pieni voti.
Il lato artistico, sebbene qualitativamente parlando io preferisca cose diverse, è pregevole: abbiamo uno stile di disegno che potrei definire quasi minimalista, unito a immagini vere e proprie di persone modificate da filtri e colorazioni che non fanno altro che aumentare l'alone particolare che circonda questo lato. Infatti, i disegni e le animazioni sono ciò che io definirei come ''particolare''. Le musiche sono ottime, le ho apprezzate tantissimo; buone le opening, delle quali ce n'è una diversa a seconda del personaggio protagonista dell'arco narrativo, e buone le ending.
In conclusione, questo è un anime di ottima fattura su praticamente ogni aspetto, improntato molto sulla psicologia dei personaggi in un modo che anime come «Evangelion», lasciatemelo dire, possono solo sognarsi. C'è da dire che non è un anime leggerissimo da seguire -per via delle allegorie e dei tantissimi riferimenti alla mitologia giapponese-, quindi mi sento di consigliarlo solo a chi è davvero interessato a un anime psicologico.
"Bakemonogatari", ovvero "Storie di fantasmi", ammetto che iniziai la visione di questa serie per puro caso. Forse per la locandina in cui viene mostrata Senjōgahara in tutta la sua fatale bellezza (se vedrete la serie capirete).
Sta di fatto che d'allora sono divenuto un appassionato sfegatato del genere, oltre che di tutte le serie che fanno capo alle novel "Monogatari", tra cui questa. E sì, una trama difficile ma allo stesso tempo affascinante da illustrare quella di "Bakemonogatari". Innanzitutto cerchiamo di essere chiari, il folclore giapponese è alla base della serie, ma presentato con una forma moderna e accattivante.
Più o meno, per quanto concerne la trama, ha la stessa impostazione di filoni narrativi simili; pertanto vedrete giovani complessati con improbabili poteri ottenuti da entità demoniache... o giù di lì.
Però l'importante non è tanto "cosa racconta" la serie ma, bensì, il "come". Infatti fin dal primo episodio si è trasportati in un mondo sorretto da luci e ombre in continuo movimento, le quali riescono a incantare, per così scrivere, gli occhi dello spettatore; movimenti che fanno sembrare i personaggi inamovibili figure con i cui occhi sono in grado perscrutare ciò che a noi poveri spettatori non è concesso.
In effetti, non sarebbe una esagerazione affermare che per la maggior parte della serie, il guardarla, implica catapultarsi in una dimensione onirica, in cui spazio e tempo vengono distorti, e noi ci ritroviamo alla mercé del regista e dei suoi personaggi. Ma sarebbe ingiusto decantare solo la qualità "tecnica" della serie. Sulla quale, scrivo fin da subito, non mi dilungherò oltre. In primis perché non sono certamente un esperto, e non voglio ingannarvi scrivendo cose come "la qualità dei disegni è (s)gradevole". Questo giudizio, ritengo più giusto, dev'essere demandato allo spettatore.
Ciò che posso esprimere è il mio giudizio soggettivo, nulla di puramente oggettivo. In ogni caso, essendo questa una recensione, tento di chiudere nel giusto modo questa parentesi.
"Bakemonogatari" è una serie difficile da giudicare persino sul livello tecnico. Tutto è gestito, come soprascritto, in modo magistrale e perfettamente studiato, solo per far tenere fisso gli occhi sullo schermo, rapiti dal chara design dei personaggi, dalle ombre scaturite dal tramonto, oppure dalla tranquillità di un vasto paesaggio urbano.
Se siete fra quelli che decidono di scartare, o continuare a guardare, una serie partendo dai vari punti di vista tecnici, già solo per il disegno potete farvi bastare gli screenshot presenti nella scheda qui sul sito. Invece, il lato musicale, io l'ho trovato congeniale a tutto il resto. Inoltre ci sono alcune tracce tanto orecchiabili da essere diventate persino famose sul web.
Chiusa la parentesi sul lato "tecnico", ritorniamo agli altri meriti, cioè i personaggi e le varie metafore a essi collegate. Esattamente come ho affermato esordendo, la serie ci viene presentata come un insieme di storie di "fantasmi". Ma in realtà è molto altro. Prima di ogni cosa, è un piccolo pezzo di un'opera più grande, la quale comprende tutte le altre serie in un ordine cronologico che non vede "Bakemonogatari" come la prima in lista. Ebbene sì, seppur è la prima prodotta in assoluto, non è la prima cronologicamente. Pertanto, se vorrete continuare con le storie dei personaggi, approfondirli ancor di più, sarete costretti a vedervi le altre serie (oppure, se siete maledettamente bravi in giapponese e avete qualche yen da parte, leggetevi pure le novel).
Seconda cosa, la parola "Fantasma" non rende giustizia a ciò con cui i protagonisti hanno realmente a che fare. A questo proposito mi pare più corretto la traduzione generalmente accettata dai fansub qui in Italia di "anomalia". Infatti sono proprio esseri che non appartengono al "normale" umano quelli con cui i protagonisti interagiscono. "Anomalie" che interferiscono con la loro quotidiana serie di eventi, forzandoli a scontrarsi con parti di loro stessi che vorrebbero tenere chiusi interiormente senza mai più gettare uno sguardo.
Attenzione: questa parte contiene spoiler
Da questo punta di vista la serie si dimostra profonda, e capace anche di far riflettere il personaggio, la cui crescita viene mostrata allo spettatore permettendo a quest'ultimo di simpatizzare per lui.
Ed è così che vedremo la co-protagonista Senjōgahara trasformarsi da una fredda ragazza capace di far del male a chiunque, a una ragazza dolce capace di amare spontaneamente il proprio ragazzo (metamorfosi che vedremo compiuta solo in successive serie).
Gli incontri con le anomalie non sono mai un caso. Esse possono essere descritte senza problemi come manifestazioni dei personaggi, dei loro problemi o dei loro desideri.
Attraverso questa meccanica la serie ci permette di esplorare i personaggi, senza però trascurare le dinamiche di un mondo reale, in cui si respira, in cui si sente il dolore del corpo e anche... muorire.
Infatti ci vengono presentati non solo ragazzi coi propri problemi e le proprie anomalie come compagnie. Non assisteremo soltanto al loro punta di vista. Non saremo, insomma, in balia esclusiva del loro pensiero.
In questa serie un personaggio degno di menzione c'è, e non è un ragazzo, mi sto riferendo al personaggio di Oshino. Un adulto che non lo sembra. Sa molte cose ma per qualche motivo non lo fa trasparire, e forse è il personaggio più enigmatico della serie. Talmente enigmatico che nemmeno ti accorgi che lo sia, in effetti. La funzione di questo personaggio è chiara, fare da guida ai ragazzi durante il loro sentiero di maturazione. E a quanto pare a questa funzione assolve benissimo, considerando la fine dell'ultimo episodio... ma non mi dilungo ancora.
Fine parte contiene spoiler
Sostanzialmente è una serie che si mostra profonda. Però mi preme anche avvisare il lettore come essa sia invasa dal cosiddetto "fan service" (ogni scusa è buona per far vedere una mutandina). Quindi non vi aspettate profondità in ogni scena!
C'è anche da aggiungere che, almeno in questa serie, quello mostrato non è quasi mai "pesante" o "onnipresente".
In definitiva, consiglio quest'anime? La mia risposta è un sì.
Vi piacerà? Posso rispondere così, se vi siete visti "Twilight" è ora di guardare qualcosa in cui c'è un vampiro degno di questo nome, e con Bakemonogatari non verrete delusi.
Sta di fatto che d'allora sono divenuto un appassionato sfegatato del genere, oltre che di tutte le serie che fanno capo alle novel "Monogatari", tra cui questa. E sì, una trama difficile ma allo stesso tempo affascinante da illustrare quella di "Bakemonogatari". Innanzitutto cerchiamo di essere chiari, il folclore giapponese è alla base della serie, ma presentato con una forma moderna e accattivante.
Più o meno, per quanto concerne la trama, ha la stessa impostazione di filoni narrativi simili; pertanto vedrete giovani complessati con improbabili poteri ottenuti da entità demoniache... o giù di lì.
Però l'importante non è tanto "cosa racconta" la serie ma, bensì, il "come". Infatti fin dal primo episodio si è trasportati in un mondo sorretto da luci e ombre in continuo movimento, le quali riescono a incantare, per così scrivere, gli occhi dello spettatore; movimenti che fanno sembrare i personaggi inamovibili figure con i cui occhi sono in grado perscrutare ciò che a noi poveri spettatori non è concesso.
In effetti, non sarebbe una esagerazione affermare che per la maggior parte della serie, il guardarla, implica catapultarsi in una dimensione onirica, in cui spazio e tempo vengono distorti, e noi ci ritroviamo alla mercé del regista e dei suoi personaggi. Ma sarebbe ingiusto decantare solo la qualità "tecnica" della serie. Sulla quale, scrivo fin da subito, non mi dilungherò oltre. In primis perché non sono certamente un esperto, e non voglio ingannarvi scrivendo cose come "la qualità dei disegni è (s)gradevole". Questo giudizio, ritengo più giusto, dev'essere demandato allo spettatore.
Ciò che posso esprimere è il mio giudizio soggettivo, nulla di puramente oggettivo. In ogni caso, essendo questa una recensione, tento di chiudere nel giusto modo questa parentesi.
"Bakemonogatari" è una serie difficile da giudicare persino sul livello tecnico. Tutto è gestito, come soprascritto, in modo magistrale e perfettamente studiato, solo per far tenere fisso gli occhi sullo schermo, rapiti dal chara design dei personaggi, dalle ombre scaturite dal tramonto, oppure dalla tranquillità di un vasto paesaggio urbano.
Se siete fra quelli che decidono di scartare, o continuare a guardare, una serie partendo dai vari punti di vista tecnici, già solo per il disegno potete farvi bastare gli screenshot presenti nella scheda qui sul sito. Invece, il lato musicale, io l'ho trovato congeniale a tutto il resto. Inoltre ci sono alcune tracce tanto orecchiabili da essere diventate persino famose sul web.
Chiusa la parentesi sul lato "tecnico", ritorniamo agli altri meriti, cioè i personaggi e le varie metafore a essi collegate. Esattamente come ho affermato esordendo, la serie ci viene presentata come un insieme di storie di "fantasmi". Ma in realtà è molto altro. Prima di ogni cosa, è un piccolo pezzo di un'opera più grande, la quale comprende tutte le altre serie in un ordine cronologico che non vede "Bakemonogatari" come la prima in lista. Ebbene sì, seppur è la prima prodotta in assoluto, non è la prima cronologicamente. Pertanto, se vorrete continuare con le storie dei personaggi, approfondirli ancor di più, sarete costretti a vedervi le altre serie (oppure, se siete maledettamente bravi in giapponese e avete qualche yen da parte, leggetevi pure le novel).
Seconda cosa, la parola "Fantasma" non rende giustizia a ciò con cui i protagonisti hanno realmente a che fare. A questo proposito mi pare più corretto la traduzione generalmente accettata dai fansub qui in Italia di "anomalia". Infatti sono proprio esseri che non appartengono al "normale" umano quelli con cui i protagonisti interagiscono. "Anomalie" che interferiscono con la loro quotidiana serie di eventi, forzandoli a scontrarsi con parti di loro stessi che vorrebbero tenere chiusi interiormente senza mai più gettare uno sguardo.
Attenzione: questa parte contiene spoiler
Da questo punta di vista la serie si dimostra profonda, e capace anche di far riflettere il personaggio, la cui crescita viene mostrata allo spettatore permettendo a quest'ultimo di simpatizzare per lui.
Ed è così che vedremo la co-protagonista Senjōgahara trasformarsi da una fredda ragazza capace di far del male a chiunque, a una ragazza dolce capace di amare spontaneamente il proprio ragazzo (metamorfosi che vedremo compiuta solo in successive serie).
Gli incontri con le anomalie non sono mai un caso. Esse possono essere descritte senza problemi come manifestazioni dei personaggi, dei loro problemi o dei loro desideri.
Attraverso questa meccanica la serie ci permette di esplorare i personaggi, senza però trascurare le dinamiche di un mondo reale, in cui si respira, in cui si sente il dolore del corpo e anche... muorire.
Infatti ci vengono presentati non solo ragazzi coi propri problemi e le proprie anomalie come compagnie. Non assisteremo soltanto al loro punta di vista. Non saremo, insomma, in balia esclusiva del loro pensiero.
In questa serie un personaggio degno di menzione c'è, e non è un ragazzo, mi sto riferendo al personaggio di Oshino. Un adulto che non lo sembra. Sa molte cose ma per qualche motivo non lo fa trasparire, e forse è il personaggio più enigmatico della serie. Talmente enigmatico che nemmeno ti accorgi che lo sia, in effetti. La funzione di questo personaggio è chiara, fare da guida ai ragazzi durante il loro sentiero di maturazione. E a quanto pare a questa funzione assolve benissimo, considerando la fine dell'ultimo episodio... ma non mi dilungo ancora.
Fine parte contiene spoiler
Sostanzialmente è una serie che si mostra profonda. Però mi preme anche avvisare il lettore come essa sia invasa dal cosiddetto "fan service" (ogni scusa è buona per far vedere una mutandina). Quindi non vi aspettate profondità in ogni scena!
C'è anche da aggiungere che, almeno in questa serie, quello mostrato non è quasi mai "pesante" o "onnipresente".
In definitiva, consiglio quest'anime? La mia risposta è un sì.
Vi piacerà? Posso rispondere così, se vi siete visti "Twilight" è ora di guardare qualcosa in cui c'è un vampiro degno di questo nome, e con Bakemonogatari non verrete delusi.
"Bakemonogatari" è una serie che parte forte senza tergiversare su ambientazioni, presentazione dei personaggi o quant'altro. Il protagonista Araragi Koyomi è un ex vampiro ed è una persona che non può fare a meno di aiutare (anche rischiando in prima persona), chiunque abbia bisogno di un aiuto. Si imbatte così in una ragazza, Hitagi Senjohgahara, anche lei con un grosso problema da risolvere...
L'anime è sicuramente originale nella storia, personalmente avrei dato più spazio al sentimentalismo a scapito dell'aspetto sperimentale per quanto sia apprezzabile anche quest'ultimo. Le ambientazioni, così come la colonna sonora sono molto azzeccati, riescono a farci addentrare meglio nella storia e nelle vicissitudini dei personaggi principali. Anche le animazioni sono di buona fattura e alcuni scontri a mio parere sono fatti veramente bene, cosi come alcune espressioni facciali, che rispecchiano perfettamente gli stati d'animo del momento.
Koyomi è il classico bravo ragazzo molto disponibile nell'aiutare il prossimo, privo di esperienze con l'altro sesso ma dotato di un certo carisma che, a poco a poco, lo aiuterà in determinate vicende della storia.
Hitagi è un personaggio eccezionale, una bellezza unita a classe ed eleganza come raramente ho potuto visionare... Certo sa anche essere molto spietata e molto pungente nelle battute ma in fondo ha un gran cuore anche lei. Quello che non ho apprezzato, non per il personaggio, sono le scelte fatte dagli autori che praticamente la tengono lontana dalle scene per diversi episodi. Un personaggio come il suo a mio parere fa alzare tantissimo il livello di questa serie e le fasi (troppe) in cui non è presente sono fasi calanti, appena entra in scena è tutta un'altra storia!
Io consiglio a chiunque di visionare questa serie, a seconda i gusti potrà piacere oppure no, ma è sicuramente dotata di una bella storia con dialoghi ben fatti ed originali sono le prospettive utilizzate nelle vicende trattate.
L'anime è sicuramente originale nella storia, personalmente avrei dato più spazio al sentimentalismo a scapito dell'aspetto sperimentale per quanto sia apprezzabile anche quest'ultimo. Le ambientazioni, così come la colonna sonora sono molto azzeccati, riescono a farci addentrare meglio nella storia e nelle vicissitudini dei personaggi principali. Anche le animazioni sono di buona fattura e alcuni scontri a mio parere sono fatti veramente bene, cosi come alcune espressioni facciali, che rispecchiano perfettamente gli stati d'animo del momento.
Koyomi è il classico bravo ragazzo molto disponibile nell'aiutare il prossimo, privo di esperienze con l'altro sesso ma dotato di un certo carisma che, a poco a poco, lo aiuterà in determinate vicende della storia.
Hitagi è un personaggio eccezionale, una bellezza unita a classe ed eleganza come raramente ho potuto visionare... Certo sa anche essere molto spietata e molto pungente nelle battute ma in fondo ha un gran cuore anche lei. Quello che non ho apprezzato, non per il personaggio, sono le scelte fatte dagli autori che praticamente la tengono lontana dalle scene per diversi episodi. Un personaggio come il suo a mio parere fa alzare tantissimo il livello di questa serie e le fasi (troppe) in cui non è presente sono fasi calanti, appena entra in scena è tutta un'altra storia!
Io consiglio a chiunque di visionare questa serie, a seconda i gusti potrà piacere oppure no, ma è sicuramente dotata di una bella storia con dialoghi ben fatti ed originali sono le prospettive utilizzate nelle vicende trattate.
Attenzione: presenza di lievi spoiler
"Bakemonogatari" (2009-10) è la primissima trasposizione anime delle serie light novel "Monogatari", scritte dal mangaka giapponese Nisio Isin a partire dal 2005.
Devo ammettere che l'approccio iniziale con l'opera non è stato dei migliori, a causa della presenza eccessivamente invasiva di dialoghi tra personaggi piuttosto pesanti e talvolta noiosi da leggere, per non parlare poi del fatto che i produttori hanno avuto anche la brillante idea di mettere delle ipnotiche e fastidiose OST di sottofondo, le quali vi lascio immaginare, non hanno per niente aiutato nella visione. Tuttavia, passati i primi episodi, finalmente "Bakemonogatari" ha iniziato a esplicare l'aspetto fondamentale e originale della sua trama: le "anomalie". L'anomalia si manifesta nel momento in cui un soggetto, a seguito di particolari condizioni psicologiche o emotive in cui si trova, innesca dei specifici meccanismi per potersi proteggere. Questo status è dovuto principalmente al fatto che tali individui non riescono ad accettare e soprattutto affrontare la dura realtà che si pone dinanzi ai loro occhi.
Ma le anomalie non si limitano ad essere dei semplici meccanismi difensivi, infatti vengono definite come delle entità vere e proprie, molto diverse dagli esseri umani e con le quali apparentemente sembrano non andare molto d'accordo; inoltre è anche giusto precisare, che
che ogni anomalia ha le corrispettive caratteristiche e simboleggia una specifica figura animale.
Con l'affiorare della trama, inziano ad emergere anche i primi personaggi, come ad esempio, Koyomi, il classico ragazzo disposto ad aiutare e sacrificarsi per chiunque, anche se puntualmente la sua inettitudine è qualcosa di disarmante e direi stereotipato. Riesce a conquistare tutte le ragazze, dei corrispettivi archi narrativi, sebbene le anomalie vengano risolte in gran parte grazie all'aiuto del suo buon vecchio amico Meme. Ma adesso concentriamoci sul fiore all'occhiello della serie: Hitagi, una ragazza dalla personalità bipolare che da un lato manifesta dei tratti gentili e premurosi, ma che dall'altro è definibile come tremendamente cinica, determinata e soprattutto folle. Di fatti sono rimasto esterrefatto dalla sua rapida decisione di fidanzarsi con il protagonista!
Sfortunatamente questo è un altro aspetto che non ha giovato molto alle vicende, in quanto il loro rapporto si sarebbe potuto costruire molto meglio, visto che dopo gli episodi iniziali, Koyomi si concentra esclusivamente sul salvare le altre ragazze... solo alla fine, per evitare figure colossali, i produttori hanno deciso di inserire un episodio dedicato esplicitamente alla crescita della loro coppia, d'altronde in un arco narrativo, dove Hitagi non era il personaggio approfondito!
Questo connubio harem-fidanzamento, non è riuscito a dare quella marcia in più alla serie, anzi non ha fatto altro che svalutare miseramente la coppia Hitagi-Koyomi.
Sebbene i primi dubbi iniziali, nel complesso il comparto grafico mi è piaciuto, molto interessanti le fisionomie dei personaggi (in particolare quella delle ragazze), corretto l'utilizzo di uno spazio labirintico per risaltare le qualità dell'anime, anche se personalmente ritengo che le ambientazioni riescono a rendere i luoghi meno vaghi e a specificare l'orientamento. Oltretutto non mi sono piaciute alcune sequenze, che a causa dello spazio labirintico, venivano ripetute troppo costantemente, diventando così noiose e per certi aspetti fastidiose.
Carina l'idea di utilizzare diverse OP, a seconda dell'arco narrativo e devo ammettere che nessuna mi è dispiaciuta, inclusa l'ending. Doppiaggio niente male, su buon livelli.
Sostanzialmente questa prima serie non mi ha entusiasmato più di troppo: sebbene la trama sia caratterizzata da aspetti piuttosto originali, non è supportata in maniera sufficientemente adeguata né da alcuni personaggi, né dai dialoghi per certi aspetti noiosi e troppo forzati in alcune vicende. Mi aspetto nelle seguenti stagioni, un drastico calo dei dialoghi ed una concentrazione più energica su trama e personaggi, in modo tale da esaltare maggiormente la caratura dell'opera.
Il mio voto per la prima serie è... 7!
"Bakemonogatari" (2009-10) è la primissima trasposizione anime delle serie light novel "Monogatari", scritte dal mangaka giapponese Nisio Isin a partire dal 2005.
Devo ammettere che l'approccio iniziale con l'opera non è stato dei migliori, a causa della presenza eccessivamente invasiva di dialoghi tra personaggi piuttosto pesanti e talvolta noiosi da leggere, per non parlare poi del fatto che i produttori hanno avuto anche la brillante idea di mettere delle ipnotiche e fastidiose OST di sottofondo, le quali vi lascio immaginare, non hanno per niente aiutato nella visione. Tuttavia, passati i primi episodi, finalmente "Bakemonogatari" ha iniziato a esplicare l'aspetto fondamentale e originale della sua trama: le "anomalie". L'anomalia si manifesta nel momento in cui un soggetto, a seguito di particolari condizioni psicologiche o emotive in cui si trova, innesca dei specifici meccanismi per potersi proteggere. Questo status è dovuto principalmente al fatto che tali individui non riescono ad accettare e soprattutto affrontare la dura realtà che si pone dinanzi ai loro occhi.
Ma le anomalie non si limitano ad essere dei semplici meccanismi difensivi, infatti vengono definite come delle entità vere e proprie, molto diverse dagli esseri umani e con le quali apparentemente sembrano non andare molto d'accordo; inoltre è anche giusto precisare, che
che ogni anomalia ha le corrispettive caratteristiche e simboleggia una specifica figura animale.
Con l'affiorare della trama, inziano ad emergere anche i primi personaggi, come ad esempio, Koyomi, il classico ragazzo disposto ad aiutare e sacrificarsi per chiunque, anche se puntualmente la sua inettitudine è qualcosa di disarmante e direi stereotipato. Riesce a conquistare tutte le ragazze, dei corrispettivi archi narrativi, sebbene le anomalie vengano risolte in gran parte grazie all'aiuto del suo buon vecchio amico Meme. Ma adesso concentriamoci sul fiore all'occhiello della serie: Hitagi, una ragazza dalla personalità bipolare che da un lato manifesta dei tratti gentili e premurosi, ma che dall'altro è definibile come tremendamente cinica, determinata e soprattutto folle. Di fatti sono rimasto esterrefatto dalla sua rapida decisione di fidanzarsi con il protagonista!
Sfortunatamente questo è un altro aspetto che non ha giovato molto alle vicende, in quanto il loro rapporto si sarebbe potuto costruire molto meglio, visto che dopo gli episodi iniziali, Koyomi si concentra esclusivamente sul salvare le altre ragazze... solo alla fine, per evitare figure colossali, i produttori hanno deciso di inserire un episodio dedicato esplicitamente alla crescita della loro coppia, d'altronde in un arco narrativo, dove Hitagi non era il personaggio approfondito!
Questo connubio harem-fidanzamento, non è riuscito a dare quella marcia in più alla serie, anzi non ha fatto altro che svalutare miseramente la coppia Hitagi-Koyomi.
Sebbene i primi dubbi iniziali, nel complesso il comparto grafico mi è piaciuto, molto interessanti le fisionomie dei personaggi (in particolare quella delle ragazze), corretto l'utilizzo di uno spazio labirintico per risaltare le qualità dell'anime, anche se personalmente ritengo che le ambientazioni riescono a rendere i luoghi meno vaghi e a specificare l'orientamento. Oltretutto non mi sono piaciute alcune sequenze, che a causa dello spazio labirintico, venivano ripetute troppo costantemente, diventando così noiose e per certi aspetti fastidiose.
Carina l'idea di utilizzare diverse OP, a seconda dell'arco narrativo e devo ammettere che nessuna mi è dispiaciuta, inclusa l'ending. Doppiaggio niente male, su buon livelli.
Sostanzialmente questa prima serie non mi ha entusiasmato più di troppo: sebbene la trama sia caratterizzata da aspetti piuttosto originali, non è supportata in maniera sufficientemente adeguata né da alcuni personaggi, né dai dialoghi per certi aspetti noiosi e troppo forzati in alcune vicende. Mi aspetto nelle seguenti stagioni, un drastico calo dei dialoghi ed una concentrazione più energica su trama e personaggi, in modo tale da esaltare maggiormente la caratura dell'opera.
Il mio voto per la prima serie è... 7!
Dopo le prime due puntate sono rimasto estremamente colpito dalla regia, tanto da documentarmi sul regista Akiyuki Shinbō. Il primo articolo apparso era proprio una sua intervista: a seguito di varie premiazioni della novella "Bakemonogatari", Shinbo ha fatto grosse pressioni per trasformarla in un anime dello studio Shaft e dirigerlo personalmente, e qui arriviamo al punto cruciale. Perché una novella stra-premiata ha bisogno di pressioni per diventare un anime? Dopo la visione di "Bakemonogatari" la risposta che mi sono dato è la grossa rogna di trasporre questa novella in anime! Il fatto che una trasposizione animata derivante da una novella sia verbosa è quasi naturale, ma qui si parla di una maggioranza delle puntate completamente statiche costituite da soli dialoghi e non più di due location; giusto per capirci, in "Bakemonogatari" si parla d'amore, ma non si vede un bacetto, si parla di sesso, ma, esclusa la prima puntata, non c'è una scena che sia realmente ecchi, si parla anche di violenza, ma se ne vede pochissima, si parla del più o del meno o di problemi psicologici, e qui l'anime ci va a nozze, perché può mostrarli con meno sforzo tecnico. Parte della staticità dell'anime è comunque a mio avviso imputabile allo studio Shaft stesso: eccetto le prime due puntate e le ultime tre, il budget ridottissimo si nota eccome! Nessun personaggio secondario appare mai a complicare il lavoro degli animatori, le scene d'azione si tenta di chiuderle il prima possibile, in maniera fulminea.
Tecnicamente parlando, l'anime è una sorta di portfolio di bellissimi fondali, accompagnato, ma solo quando è indispensabile, da un'ottima fotografia e da inquadrature azzeccate: il risultato è un sorta di incompiuta in cui lo spettatore fa da beta tester per soluzioni che poi verranno implementate in maniera migliore in successivi anime della Shaft ("Puella Magi Madoka Magica").
Il soggetto, un anime di genere harem adolescenziale, è fin troppo carico del cosiddetto "fanservice", anche se questo, quando è applicato a bambine di dieci anni, meriterebbe una definizione molto meno lusinghiera. La trama è spezzata in cinque mini-racconti, e, per salvare tempo o per venire in contro al target previsto, sfrutta perlopiù chara design stereotipati, la bella tsundere, la sportiva, la sorellina minore che poi sorella non è, la marmocchia antipatica, la secchiona introversa e il signor nessuno che però ha il complesso di "voler salvare le donne". Fortunatamente l'anime si riprende per qualità dei dialoghi, soprattutto quelli di Senjōgahara sono piacevolmente fuori dalle righe, e, benché essa stessa si definisca una bipolare, sono in realtà un capolavoro di passivo-aggressività.
Anche l'idea di fondo non è malvagia: trasformare le disfunzioni e i disagi psicologici dei personaggi in manifestazioni paranormali.
Il mio gradimento è inferiore al voto, ma voglio premiare le novità, almeno grafiche, e mi rendo poi conto di essere completamente fuori target per quest'opera. Consigliato solo a un pubblico adolescenziale.
Tecnicamente parlando, l'anime è una sorta di portfolio di bellissimi fondali, accompagnato, ma solo quando è indispensabile, da un'ottima fotografia e da inquadrature azzeccate: il risultato è un sorta di incompiuta in cui lo spettatore fa da beta tester per soluzioni che poi verranno implementate in maniera migliore in successivi anime della Shaft ("Puella Magi Madoka Magica").
Il soggetto, un anime di genere harem adolescenziale, è fin troppo carico del cosiddetto "fanservice", anche se questo, quando è applicato a bambine di dieci anni, meriterebbe una definizione molto meno lusinghiera. La trama è spezzata in cinque mini-racconti, e, per salvare tempo o per venire in contro al target previsto, sfrutta perlopiù chara design stereotipati, la bella tsundere, la sportiva, la sorellina minore che poi sorella non è, la marmocchia antipatica, la secchiona introversa e il signor nessuno che però ha il complesso di "voler salvare le donne". Fortunatamente l'anime si riprende per qualità dei dialoghi, soprattutto quelli di Senjōgahara sono piacevolmente fuori dalle righe, e, benché essa stessa si definisca una bipolare, sono in realtà un capolavoro di passivo-aggressività.
Anche l'idea di fondo non è malvagia: trasformare le disfunzioni e i disagi psicologici dei personaggi in manifestazioni paranormali.
Il mio gradimento è inferiore al voto, ma voglio premiare le novità, almeno grafiche, e mi rendo poi conto di essere completamente fuori target per quest'opera. Consigliato solo a un pubblico adolescenziale.
Ho sentito parlare molto di "Bakemonogatari" e delle "Monogatari Series" e, tra chi ne parlava benissimo e chi malissimo, ho pensato fosse una di quelle serie talmente particolari che spaccano in due le opinioni degli spettatori, senza che ci fosse qualcuno che stesse nel mezzo della disputa. E così è stato effettivamente. Ho trovato raramente qualche opinione che riteneva questo "Bakemonogatari" un'opera ordinaria; né di scarso, né di troppo valore, ma come accade spesso mi trovo d'accordo con esse. Nonostante ne avessi sentito discutere però non sapevo di cosa parlasse. Ho iniziato allora a immergermi nel mondo delle "Monogatari Series" partendo dalla prima (quindi parlo essendo a digiuno di tutte le altre stagioni), aspettandomi uno slice of life romantico con qualche elemento sovrannaturale. Quello che non mi aspettavo era vedere questa parte sovrannaturale farla da padrone, rivelandosi il deus ex machina che porta avanti tutte le vicende. Come dice il nome si parla di mostri, o "anomalie", che infestano le persone e che possono nutrirsi di un sentimento, reprimendo un certo tipo di emozioni, o possono far sì che ne venga esternato un altro. La metafora è chiara, i mostri sono una rappresentazione degli stessi mostri che vivono dentro di noi che possono venir sconfitti grazie all'aiuto di qualcuno e non solo autonomamente. La figura che viene in aiuto dei personaggi afflitti da questi mostri è raffigurata dal personaggio di Koyomi Araragi, l'unico disposto ad aiutare gli emarginati, i cosiddetti freak della "cultura" anglofona. Araragi non è caratterizzato in maniera molto originale, è il solito personaggio buono ma incapace che vuole aiutare sempre tutti, ma probabilmente non è lui quello su cui la serie vuole puntare. Nonostante ciò, tutti gli altri personaggi non mi hanno interessato, si allontanano poco dagli stereotipi classici e le loro storie le ho trovate poco toccanti o poco coinvolgenti. Quella di Nadeko prima di tutte, che fuori dal suo arco narrativo compare e non compare, non risultando particolarmente partecipativa nella serie. Nemmeno la storia d'amore tra Senjougahara e Araragi è stata in grado di emozionarmi.
Una cosa che mi ha fatto storcere il naso fin da subito è la mancanza di un vero e proprio stile, quello che viene lanciato in campo a volte sembra essere un insieme mal amalgamato di personaggi e caratteristiche che dovrebbero fondersi per creare interesse nello spettatore grazie a dei misteri che vengono pian piano svelati, ma che spesso lasciano solo molti interrogativi. A partire da Oshino, il personaggio più criptico di tutti, su cui vorremmo avere informazioni che non arriveranno mai, fino a Shinobu e alla sua imprecisata origine. Tutto ciò potrebbe essere anche svelato nelle prossime serie, perciò non lo prendo come un malus, sono solo rimasto un po' deluso da alcune mancanze sui personaggi che mi interessavano di più.
Quello che spicca però di questa serie non è la trama, di per sé non troppo interessante, ma il lato tecnico, la regia e la maniera in cui sono state raccontate le storie. Non essendo amante delle saghe autoconclusive ho trovato spesso ridondante il "modus operandi", con Araragi che scopre che una ragazza ha un'anomalia e va da Oshino per risolvere la situazione ma è interessante vedere l'approccio con cui il protagonista si avvicina all'anomalia, comportandosi diversamente in ogni caso. Da qui l'importanza dei dialoghi, molto frenetici ma spesso opinabili, che nonostante non portino avanti la trama sono a tratti divertenti da guardare, ma ancor più spesso risultano inefficaci, non essendo in grado di fare progressi anche a visione completa di un episodio. A rendere la resa video dei dialoghi più interessante è sicuramente la regia, ancor più frenetica di quest'ultimi, caratterizzata da schermate di testo fin troppo incalzanti (e quindi è estremamente difficile stare al loro passo) e da inquadrature rapide che fotografano sfondi spesso onirici ma minimali. Ciò rende complicata la visione ad uno spettatore casuale, ma non basta a rendere degna di lode la serie, a differenza di quanto può essere detto da chi vede la serie come alternativa e quindi encomiabile. Dal lato tecnico i disegni fanno il loro lavoro, soprattutto sui sopracitati sfondi e sulle ambientazioni. Il character design non è male ma nei primi episodi si fa fatica a riconoscere Hanekawa da Senjougahara; avrei preferito fossero un po' più diversificate, anche se forse questo è dovuto all'opera originale. Le animazioni invece sono molto belle da guardare, in particolare nelle scene d'azione. La musica che accompagna le scene non varia ma è caratterizzata sempre dagli stessi suoni, che a lungo andare rendono la fruizione dei discorsi (e non solo) fastidiosa.
In conclusione direi che ad attrarre la maggior parte degli spettatori è stata la sua natura "sperimentale", per così dire, che rende molto particolare la serie e che forse è una delle poche cose che rende piacevole la visione. Ciò che non mi ha fatto adorare questa serie come ad altri invece è stato principalmente il mio disinteresse nei confronti della trama e dei personaggi, ma anche la mancanza di una linearità stilistica. Continuerò comunque a seguire le "Monogatari Series" speranzoso di scoprire qualcosa in più di una così particolare ambientazione e per arrivare a vedere le così tanto acclamate ultime stagioni.
Una cosa che mi ha fatto storcere il naso fin da subito è la mancanza di un vero e proprio stile, quello che viene lanciato in campo a volte sembra essere un insieme mal amalgamato di personaggi e caratteristiche che dovrebbero fondersi per creare interesse nello spettatore grazie a dei misteri che vengono pian piano svelati, ma che spesso lasciano solo molti interrogativi. A partire da Oshino, il personaggio più criptico di tutti, su cui vorremmo avere informazioni che non arriveranno mai, fino a Shinobu e alla sua imprecisata origine. Tutto ciò potrebbe essere anche svelato nelle prossime serie, perciò non lo prendo come un malus, sono solo rimasto un po' deluso da alcune mancanze sui personaggi che mi interessavano di più.
Quello che spicca però di questa serie non è la trama, di per sé non troppo interessante, ma il lato tecnico, la regia e la maniera in cui sono state raccontate le storie. Non essendo amante delle saghe autoconclusive ho trovato spesso ridondante il "modus operandi", con Araragi che scopre che una ragazza ha un'anomalia e va da Oshino per risolvere la situazione ma è interessante vedere l'approccio con cui il protagonista si avvicina all'anomalia, comportandosi diversamente in ogni caso. Da qui l'importanza dei dialoghi, molto frenetici ma spesso opinabili, che nonostante non portino avanti la trama sono a tratti divertenti da guardare, ma ancor più spesso risultano inefficaci, non essendo in grado di fare progressi anche a visione completa di un episodio. A rendere la resa video dei dialoghi più interessante è sicuramente la regia, ancor più frenetica di quest'ultimi, caratterizzata da schermate di testo fin troppo incalzanti (e quindi è estremamente difficile stare al loro passo) e da inquadrature rapide che fotografano sfondi spesso onirici ma minimali. Ciò rende complicata la visione ad uno spettatore casuale, ma non basta a rendere degna di lode la serie, a differenza di quanto può essere detto da chi vede la serie come alternativa e quindi encomiabile. Dal lato tecnico i disegni fanno il loro lavoro, soprattutto sui sopracitati sfondi e sulle ambientazioni. Il character design non è male ma nei primi episodi si fa fatica a riconoscere Hanekawa da Senjougahara; avrei preferito fossero un po' più diversificate, anche se forse questo è dovuto all'opera originale. Le animazioni invece sono molto belle da guardare, in particolare nelle scene d'azione. La musica che accompagna le scene non varia ma è caratterizzata sempre dagli stessi suoni, che a lungo andare rendono la fruizione dei discorsi (e non solo) fastidiosa.
In conclusione direi che ad attrarre la maggior parte degli spettatori è stata la sua natura "sperimentale", per così dire, che rende molto particolare la serie e che forse è una delle poche cose che rende piacevole la visione. Ciò che non mi ha fatto adorare questa serie come ad altri invece è stato principalmente il mio disinteresse nei confronti della trama e dei personaggi, ma anche la mancanza di una linearità stilistica. Continuerò comunque a seguire le "Monogatari Series" speranzoso di scoprire qualcosa in più di una così particolare ambientazione e per arrivare a vedere le così tanto acclamate ultime stagioni.
“Bakemonogatari” è una serie prodotta nel 2009 dallo studio Shaft e diretta da Akiyuki Shinbou. L’anime è tratto dai primi due volumi della light novel “Monogatari”, scritta da Nisio Isin e illustrata da Vofan.
La storia vede come protagonista Koyomi Araragi, un liceale che, in passato, era un vampiro. Un giorno il ragazzo vede precipitare dalle scale la sua compagna di classe Hitagi Senjougahara: nel prenderla, Koyomi si accorge che è priva di peso. Accortosi del suo problema, gli offre il suo aiuto e la conduce da Meme Oshino, l’uomo grazie al quale è tornato umano.
Quando si pensa a “Bakemonogatari”, le prime parole che vengono subito in mente sono “sperimentale” e “anti-convenzionale”. Tali termini calzano perfettamente all’opera in questione e ne abbracciano non solo i contenuti, ma anche la realizzazione tecnica.
Parlando dei primi, nel visionare l’episodio iniziale la particolarità non salterà subito all’occhio; già al secondo episodio, invece, l’anime riesce a lasciare di stucco lo spettatore. Utilizzando metafore, simbolismi e giochi di parole, la serie scava nelle profondità più recondite dell’animo dei personaggi. Ogni situazione, sviluppata nell’arco di due o più episodi e ogni volta dedicata a una ragazza diversa, si propone di analizzare le turbe e i problemi che affliggono la propria protagonista in un modo del tutto originale: ecco dunque che lo stress o la mancanza d’affetto si manifesteranno all’esterno sottoforma di spiriti o divinità, che quindi assumeranno un significato allegorico ben preciso. Non tutte le varie storie, però, sono riuscite allo stesso modo: si può affermare con certezza, ad esempio, che quelle di Hitagi o Suruga siano ben più valide di quella di Nadeko.
Un altro elemento caratterizzante dell’anime è rappresentato dai dialoghi. La maggior parte di essi, grazie anche all’egregio lavoro tecnico di contorno, riesce a mantenere alta l’attenzione dello spettatore, sebbene si tratti spesso di dialoghi o monologhi abbastanza prolissi. Una delle pecche dell’opera, a mio parere, sta nell’occasionale presenza di discorsi senza senso, i quali vertono spesso su tematiche “otaku” o su richiami ad altri anime. Dato che ancora non sono riuscita trovarne l’utilità o il significato (ammesso che esistano) non ho particolarmente apprezzato che occupassero una buona fetta di molte puntate. A questi si accompagnano le scene di fanservice ecchi, presenti comunque in quantità piuttosto esigue, che sembrano voler dare all’opera un’impronta più “commerciale”.
Questo lato più mainstream dell’anime si riscontra anche negli stereotipi incarnati da ciascuna delle varie eroine: avremo così meganekko, loli o tsundere. Per fortuna, grazie al lavoro di introspezione psicologica sopraccitato, ogni ragazza si libererà dell’etichetta a lei affibbiata e riusciremo a scoprire diverse sfaccettature della sua personalità. Davvero ammirevole, poi, che il tutto avvenga in soli due o tre episodi. Tuttavia, i riflettori non sono puntati solo sulle figure femminili: pur non avendo un arco a loro dedicato, anche i due personaggi maschili, ovvero Koyomi e Oshino, saranno oggetto di un modesto approfondimento, da ampliare sicuramente nelle serie successive.
Arriviamo ora al lato tecnico: se il character design, dettagliato ma non sempre perfetto, può definirsi “ordinario”, lo stesso non si può dire per gli altri aspetti, a partire dalla regia. Avevo già visionato altre opere dirette da Shinbou, anche successive alla realizzazione di “Bakemonogatari”. Quest’ultimo, tuttavia, presenta un grado di sperimentalismo del tutto superiore, andando dalle inquadrature e angolazioni particolari all’inserimento di fotografie scattate dal vero, passando per i frame ricchi di parole che si susseguono a velocità allucinante. Per quanto riguarda questi ultimi, è normale, all’inizio, cercare di mettere in pausa per leggere (e ciò credo sia molto fastidioso, vista anche la difficoltà nel cogliere il momento giusto). Io credo, però, che non ci sia alcun bisogno di soffermarsi su queste schermate testuali: essi trattano, perlopiù, dei pensieri del protagonista, di antefatti o descrizioni degli altri personaggi, comunque facilmente intuibili durante lo svolgimento dei fatti. Proprio la rapidità con cui appaiono sta a significare, a mio parere, che non siano strettamente necessari, e che magari sia sufficiente cogliere le prime parole che saltano all’occhio.
Anche gli sfondi sono abbastanza originali: lontani dal realismo, non rivestono lo stesso ruolo di altre opere, in cui possono essere considerati opere d’arte a sé stanti; nell’anime in questione, infatti, fungono da contorno per i personaggi e mirano a focalizzare l’attenzione su di essi. Compito analogo viene svolto dalle OST: a causa dello stesso motivo, ripetuto più e più volte, difficilmente potrebbero essere ascoltate (e sopportate) in separata sede, proprio perché sono state composte per tenere alta l’attenzione dello spettatore durante i lunghi dialoghi, come accennato prima. Giungiamo infine alle sigle: abbiamo un’unica ending, la piacevole “Kimi no Shiranai Monogatari”; le opening, invece, cambiano per ogni eroina. Tra queste ho apprezzato in particolare “sugar sweet nightmare”, sia per la sequenza d’apertura che per il tema musicale.
Tirando le somme, “Bakemonogatari” è un’opera abbastanza fuori dagli schemi, sia per la storia e le sue tematiche, sia per la veste artistica. Entrambi sono aspetti complementari, perché alcuni contenuti, con il sussidio dei vari espedienti registici, riescono a colpire lo spettatore più di quanto avrebbero fatto con una realizzazione tecnica “comune”. Una serie davvero interessante, anche se non esente da difetti. Voto: 8.
La storia vede come protagonista Koyomi Araragi, un liceale che, in passato, era un vampiro. Un giorno il ragazzo vede precipitare dalle scale la sua compagna di classe Hitagi Senjougahara: nel prenderla, Koyomi si accorge che è priva di peso. Accortosi del suo problema, gli offre il suo aiuto e la conduce da Meme Oshino, l’uomo grazie al quale è tornato umano.
Quando si pensa a “Bakemonogatari”, le prime parole che vengono subito in mente sono “sperimentale” e “anti-convenzionale”. Tali termini calzano perfettamente all’opera in questione e ne abbracciano non solo i contenuti, ma anche la realizzazione tecnica.
Parlando dei primi, nel visionare l’episodio iniziale la particolarità non salterà subito all’occhio; già al secondo episodio, invece, l’anime riesce a lasciare di stucco lo spettatore. Utilizzando metafore, simbolismi e giochi di parole, la serie scava nelle profondità più recondite dell’animo dei personaggi. Ogni situazione, sviluppata nell’arco di due o più episodi e ogni volta dedicata a una ragazza diversa, si propone di analizzare le turbe e i problemi che affliggono la propria protagonista in un modo del tutto originale: ecco dunque che lo stress o la mancanza d’affetto si manifesteranno all’esterno sottoforma di spiriti o divinità, che quindi assumeranno un significato allegorico ben preciso. Non tutte le varie storie, però, sono riuscite allo stesso modo: si può affermare con certezza, ad esempio, che quelle di Hitagi o Suruga siano ben più valide di quella di Nadeko.
Un altro elemento caratterizzante dell’anime è rappresentato dai dialoghi. La maggior parte di essi, grazie anche all’egregio lavoro tecnico di contorno, riesce a mantenere alta l’attenzione dello spettatore, sebbene si tratti spesso di dialoghi o monologhi abbastanza prolissi. Una delle pecche dell’opera, a mio parere, sta nell’occasionale presenza di discorsi senza senso, i quali vertono spesso su tematiche “otaku” o su richiami ad altri anime. Dato che ancora non sono riuscita trovarne l’utilità o il significato (ammesso che esistano) non ho particolarmente apprezzato che occupassero una buona fetta di molte puntate. A questi si accompagnano le scene di fanservice ecchi, presenti comunque in quantità piuttosto esigue, che sembrano voler dare all’opera un’impronta più “commerciale”.
Questo lato più mainstream dell’anime si riscontra anche negli stereotipi incarnati da ciascuna delle varie eroine: avremo così meganekko, loli o tsundere. Per fortuna, grazie al lavoro di introspezione psicologica sopraccitato, ogni ragazza si libererà dell’etichetta a lei affibbiata e riusciremo a scoprire diverse sfaccettature della sua personalità. Davvero ammirevole, poi, che il tutto avvenga in soli due o tre episodi. Tuttavia, i riflettori non sono puntati solo sulle figure femminili: pur non avendo un arco a loro dedicato, anche i due personaggi maschili, ovvero Koyomi e Oshino, saranno oggetto di un modesto approfondimento, da ampliare sicuramente nelle serie successive.
Arriviamo ora al lato tecnico: se il character design, dettagliato ma non sempre perfetto, può definirsi “ordinario”, lo stesso non si può dire per gli altri aspetti, a partire dalla regia. Avevo già visionato altre opere dirette da Shinbou, anche successive alla realizzazione di “Bakemonogatari”. Quest’ultimo, tuttavia, presenta un grado di sperimentalismo del tutto superiore, andando dalle inquadrature e angolazioni particolari all’inserimento di fotografie scattate dal vero, passando per i frame ricchi di parole che si susseguono a velocità allucinante. Per quanto riguarda questi ultimi, è normale, all’inizio, cercare di mettere in pausa per leggere (e ciò credo sia molto fastidioso, vista anche la difficoltà nel cogliere il momento giusto). Io credo, però, che non ci sia alcun bisogno di soffermarsi su queste schermate testuali: essi trattano, perlopiù, dei pensieri del protagonista, di antefatti o descrizioni degli altri personaggi, comunque facilmente intuibili durante lo svolgimento dei fatti. Proprio la rapidità con cui appaiono sta a significare, a mio parere, che non siano strettamente necessari, e che magari sia sufficiente cogliere le prime parole che saltano all’occhio.
Anche gli sfondi sono abbastanza originali: lontani dal realismo, non rivestono lo stesso ruolo di altre opere, in cui possono essere considerati opere d’arte a sé stanti; nell’anime in questione, infatti, fungono da contorno per i personaggi e mirano a focalizzare l’attenzione su di essi. Compito analogo viene svolto dalle OST: a causa dello stesso motivo, ripetuto più e più volte, difficilmente potrebbero essere ascoltate (e sopportate) in separata sede, proprio perché sono state composte per tenere alta l’attenzione dello spettatore durante i lunghi dialoghi, come accennato prima. Giungiamo infine alle sigle: abbiamo un’unica ending, la piacevole “Kimi no Shiranai Monogatari”; le opening, invece, cambiano per ogni eroina. Tra queste ho apprezzato in particolare “sugar sweet nightmare”, sia per la sequenza d’apertura che per il tema musicale.
Tirando le somme, “Bakemonogatari” è un’opera abbastanza fuori dagli schemi, sia per la storia e le sue tematiche, sia per la veste artistica. Entrambi sono aspetti complementari, perché alcuni contenuti, con il sussidio dei vari espedienti registici, riescono a colpire lo spettatore più di quanto avrebbero fatto con una realizzazione tecnica “comune”. Una serie davvero interessante, anche se non esente da difetti. Voto: 8.
Araragi Koyomi una mattina a scuola vede una splendida ragazza volare giù dalla tromba delle scale e prontamente la prende in braccio al volo salvandola. Si, proprio così, invece di rimanere seriamente ferito, o peggio ucciso dall'impatto con la ragazza, si accorge che questa praticamente non ha peso. Attratto fortemente da Senjougahara, questo il nome della bella e giovane "tsundere", inizierà con lei una bizzarra storia d'amore.
Tuttavia questo "Bakemonogatari" non è solamente una qualsiasi storia d'amore, infatti il protagonista risulta essere un ex vampiro, e inquanto tale dotato di una prodigiosa rigenerazione alle ferite, questi sarà coinvolto in numerose vicende soprannaturali. La trama però non avrà uno svolgimento lineare, infatti l'anime è diviso in capitoli, nei quali il nostro Araragi si troverà impegnato a salvare varie ragazze dai loro spiriti malvagi, non senza l'aiuto del misterioso Oshino, che con le sue croci rovesciate si troverà chiamato in causa dal protagonista.
Personalmente non ho apprezzato molto questo tipo di svolgimento della trama, è vero, la storia d'amore tra Araragi e Senjougahara va avanti e matura attraverso i quindici episodi, ma le varie storie presentate non hanno molto in comune tra di loro e finiscono per spezzare un po' il ritmo dando una senzazione di dispersione.
Per contro i personaggi sono molto ben caratterizzati, qualcuno un po' stereotipato qualche altro meno, su tutti il più riuscito sicuramente quello di Senjougahara, fredda e schiva, ma poi anche innamorata e possessiva nei confronti del protagonista, che addirittura all'inizio della storia minaccia e ferisce con un trincetto e una spillatrice.
Le animazioni sono veramente ben fatte, come anche le sigle, mentre non mi hanno convinto le musiche della colonna sonora, adattissime ad un opera sperimentale come questa, ma troppo petulanti e ossessive.
Un anime interessante, non certo da buttare, con idee interessanti e ben realizzato dal punto di vista tecnico, che ha certamente le carte in regola per piacere a molti, ma che a causa della trama non lineare non mi ha convinto fino in fondo.
Tuttavia questo "Bakemonogatari" non è solamente una qualsiasi storia d'amore, infatti il protagonista risulta essere un ex vampiro, e inquanto tale dotato di una prodigiosa rigenerazione alle ferite, questi sarà coinvolto in numerose vicende soprannaturali. La trama però non avrà uno svolgimento lineare, infatti l'anime è diviso in capitoli, nei quali il nostro Araragi si troverà impegnato a salvare varie ragazze dai loro spiriti malvagi, non senza l'aiuto del misterioso Oshino, che con le sue croci rovesciate si troverà chiamato in causa dal protagonista.
Personalmente non ho apprezzato molto questo tipo di svolgimento della trama, è vero, la storia d'amore tra Araragi e Senjougahara va avanti e matura attraverso i quindici episodi, ma le varie storie presentate non hanno molto in comune tra di loro e finiscono per spezzare un po' il ritmo dando una senzazione di dispersione.
Per contro i personaggi sono molto ben caratterizzati, qualcuno un po' stereotipato qualche altro meno, su tutti il più riuscito sicuramente quello di Senjougahara, fredda e schiva, ma poi anche innamorata e possessiva nei confronti del protagonista, che addirittura all'inizio della storia minaccia e ferisce con un trincetto e una spillatrice.
Le animazioni sono veramente ben fatte, come anche le sigle, mentre non mi hanno convinto le musiche della colonna sonora, adattissime ad un opera sperimentale come questa, ma troppo petulanti e ossessive.
Un anime interessante, non certo da buttare, con idee interessanti e ben realizzato dal punto di vista tecnico, che ha certamente le carte in regola per piacere a molti, ma che a causa della trama non lineare non mi ha convinto fino in fondo.
La prima volta che ho visto questo anime, mi sono fermato al primo episodio a causa di alcuni fraintendimenti. Dopo anni, ho deciso di dare una seconda possibilità alla serie, ed è stato allora che ho scoperto di aver preso un granchio.
Trama
Koyomi Ararami sta tranquillamente salendo per le scale della sua scuola, quando vede una ragazza cadere; come ogni gentiluomo che si rispetti, la prende al volo ed è allora che scopre che questa ragazza, Hitagi Senjougahara, è quasi priva di peso. Ignorando le minacce della ragazza, Koyomi decide di presentarla a Meme Oshino, l'uomo che tempo prima aveva aiutato anche lui.
Grafica e personaggi
La particolarità di questo anime sta soprattutto negli aspetti grafici. Ciò che colpisce non è tanto il design dei personaggi, che comunque è ottimo, ma gli scenari e le animazioni attorno ad essi. Si va da sfondi surreali (come una strada costellata da un numero esagerato di cartelli) ad altri apparentemente normali e ad alcuni decisamente troppo normali (uso di foto e filmati reali). Al primo impatto può confondere, e non poco, ma, con l'avanzare degli episodi, solitamente ci si fa l'abitudine.
In passato sono stato tratto in inganno dai primi 90 secondi del primo episodio, a causa di una rapida sequenza di immagini che sembrava introdurre a una sorta di splatter. Le scene sanguinose però sono abbastanza rare e spesso sono ben censurate.
Un punto a sfavore è invece l'uso delle schermate testuali per determinati monologhi o discorsi tra protagonisti; il problema non sono tanto le frasi ma il poco tempo che si ha per leggerle, dato che alcune di queste durano pochi decimi di secondo. E' praticamente impossibile leggerle senza riavvolgere il video o rallentare la riproduzione.
Ciò che trae in inganno sono anche gli stessi personaggi. La prima impressione che ho avuto del protagonista era quella del classico bravo ragazzo, casto e puro, che si fa in quattro per aiutare il prossimo e passa in secondo piano nelle scene più importanti; impressione vera solo in parte, dato che Koyomi riesce ad attirare non poche risate man mano che si va avanti.
Sigle e doppiaggio
La sigla principale si chiama "Staple stable": non offre spoiler ed è abbastanza orecchiabile. Non la sentiremo da subito, ma dal secondo episodio, e talvolta lascerà lo spazio ad altre opening basate sul personaggio che darà nome al capitolo. In alcuni episodi, l'opening è del tutto assente mentre è sempre presente la ending, "Kimi no Shiranai Monogatari", che è altrettanto bella.
"Bakemonogatari" può contare su un cast di doppiatori piuttosto conosciuti. Ritroviamo ad esempio Kana Hanazawa, doppiatrice di Kosaki Onodera in "Nisekoi", Takahiro Sakurai, doppiatore di Crusty in "Log Horizon" e molti altri.
La serie "Monogatari"
Non posso introdurlo nel mio giudizio, ma ciò che confonde della "Monogatari Series" è proprio la scelta dei nomi nei vari capitoli della saga. Hanno tutte in comune la parola "Monogatari", ma solo questo non basta a chiarire le idee su quale di esse venga prima e quale dopo. Nel caso vogliate proseguire la visione di questo anime, tratto dalle light novel di NisiOisin, vi dico già che il sequel di "Bakemonogatari" è "Nisemonogatari".
Commento e giudizio finale
La sola cosa che non sono riuscito a mandare giù di "Bakemonogatari" è l'eccessiva rapidità dei monologhi testuali che mi hanno costretto a riavvolgere più e più volte gli episodi, facendomi perdere un sacco di tempo (non riesco a immaginare come si faccia a leggerle in TV). E' solo questa la ragione per cui non do un 10 a "Bakemonogatari".
Per il resto, mi ritengo soddisfatto. Ogni capitolo riesce a sorprendere, ogni storia a coinvolgere emotivamente, ma, soprattutto, è la conclusione di ognuna di esse a risultare inaspettata. Queste caratteristiche ci accompagneranno per tutto il resto della serie "Monogatari". Consiglio vivamente la visione di questa serie e, se proprio non siete convinti, di guardare almeno i primi due episodi.
Trama
Koyomi Ararami sta tranquillamente salendo per le scale della sua scuola, quando vede una ragazza cadere; come ogni gentiluomo che si rispetti, la prende al volo ed è allora che scopre che questa ragazza, Hitagi Senjougahara, è quasi priva di peso. Ignorando le minacce della ragazza, Koyomi decide di presentarla a Meme Oshino, l'uomo che tempo prima aveva aiutato anche lui.
Grafica e personaggi
La particolarità di questo anime sta soprattutto negli aspetti grafici. Ciò che colpisce non è tanto il design dei personaggi, che comunque è ottimo, ma gli scenari e le animazioni attorno ad essi. Si va da sfondi surreali (come una strada costellata da un numero esagerato di cartelli) ad altri apparentemente normali e ad alcuni decisamente troppo normali (uso di foto e filmati reali). Al primo impatto può confondere, e non poco, ma, con l'avanzare degli episodi, solitamente ci si fa l'abitudine.
In passato sono stato tratto in inganno dai primi 90 secondi del primo episodio, a causa di una rapida sequenza di immagini che sembrava introdurre a una sorta di splatter. Le scene sanguinose però sono abbastanza rare e spesso sono ben censurate.
Un punto a sfavore è invece l'uso delle schermate testuali per determinati monologhi o discorsi tra protagonisti; il problema non sono tanto le frasi ma il poco tempo che si ha per leggerle, dato che alcune di queste durano pochi decimi di secondo. E' praticamente impossibile leggerle senza riavvolgere il video o rallentare la riproduzione.
Ciò che trae in inganno sono anche gli stessi personaggi. La prima impressione che ho avuto del protagonista era quella del classico bravo ragazzo, casto e puro, che si fa in quattro per aiutare il prossimo e passa in secondo piano nelle scene più importanti; impressione vera solo in parte, dato che Koyomi riesce ad attirare non poche risate man mano che si va avanti.
Sigle e doppiaggio
La sigla principale si chiama "Staple stable": non offre spoiler ed è abbastanza orecchiabile. Non la sentiremo da subito, ma dal secondo episodio, e talvolta lascerà lo spazio ad altre opening basate sul personaggio che darà nome al capitolo. In alcuni episodi, l'opening è del tutto assente mentre è sempre presente la ending, "Kimi no Shiranai Monogatari", che è altrettanto bella.
"Bakemonogatari" può contare su un cast di doppiatori piuttosto conosciuti. Ritroviamo ad esempio Kana Hanazawa, doppiatrice di Kosaki Onodera in "Nisekoi", Takahiro Sakurai, doppiatore di Crusty in "Log Horizon" e molti altri.
La serie "Monogatari"
Non posso introdurlo nel mio giudizio, ma ciò che confonde della "Monogatari Series" è proprio la scelta dei nomi nei vari capitoli della saga. Hanno tutte in comune la parola "Monogatari", ma solo questo non basta a chiarire le idee su quale di esse venga prima e quale dopo. Nel caso vogliate proseguire la visione di questo anime, tratto dalle light novel di NisiOisin, vi dico già che il sequel di "Bakemonogatari" è "Nisemonogatari".
Commento e giudizio finale
La sola cosa che non sono riuscito a mandare giù di "Bakemonogatari" è l'eccessiva rapidità dei monologhi testuali che mi hanno costretto a riavvolgere più e più volte gli episodi, facendomi perdere un sacco di tempo (non riesco a immaginare come si faccia a leggerle in TV). E' solo questa la ragione per cui non do un 10 a "Bakemonogatari".
Per il resto, mi ritengo soddisfatto. Ogni capitolo riesce a sorprendere, ogni storia a coinvolgere emotivamente, ma, soprattutto, è la conclusione di ognuna di esse a risultare inaspettata. Queste caratteristiche ci accompagneranno per tutto il resto della serie "Monogatari". Consiglio vivamente la visione di questa serie e, se proprio non siete convinti, di guardare almeno i primi due episodi.
Dopo la seconda volta che vedo l'anime mi sono decisa a fare la mia prima recensione, perciò perdonatemi se non è abbastanza accurata.
Inizio consigliando di guardarlo con attenzione se no vi perdereste tra i lunghi ma bellissimi, divertenti ed interessanti dialoghi che lo caratterizzano e lo rendono unico nel suo genere e quindi non riuscireste ad apprezzarlo.
Comunque procediamo con il perché della valutazione:
- l'opening e l'ending sono originali e orecchiabili, di solito le salto ma queste sono così belle e azzeccate che non potevo iniziare-finire l'episodio senza ascoltarle
- gli sfondi sono semplicemente una bomba, i migliori che vedrete in un anime, non sono solo oggetti in secondo piano, ma spesso costituiscono il fulcro di alcune scene, non è troppo dire che senza di essi l' anime perderebbe il suo fascino, infatti contribuiscono ad aggiungere spessore e patos ad ogni fotogramma
- la grafica è perfetta, tutto molto dettagliato e fluido
- i personaggi e la trama: nessuno è banale o ha un tipico carattere da "anime", la storia non ha pecche e procede senza incongruenze (anche considerando le altre serie di monogatari), è originale, sono presenti un po tutti i generi ma bilanciati alla perfezione tra di loro.
Sicuramente ho tralasciato qualche dettaglio, ma lo consiglio vivamente in quanto è per il momento l'unico anime che ho rivisto e ne sono rimasta tutt'ora colpita, purtroppo non riesco a trovare un termine adatto a spiegare quanto tutti i componenti che lo caratterizzano siano tra loro in equilibrio e lo rendano così piacevole.
Inizio consigliando di guardarlo con attenzione se no vi perdereste tra i lunghi ma bellissimi, divertenti ed interessanti dialoghi che lo caratterizzano e lo rendono unico nel suo genere e quindi non riuscireste ad apprezzarlo.
Comunque procediamo con il perché della valutazione:
- l'opening e l'ending sono originali e orecchiabili, di solito le salto ma queste sono così belle e azzeccate che non potevo iniziare-finire l'episodio senza ascoltarle
- gli sfondi sono semplicemente una bomba, i migliori che vedrete in un anime, non sono solo oggetti in secondo piano, ma spesso costituiscono il fulcro di alcune scene, non è troppo dire che senza di essi l' anime perderebbe il suo fascino, infatti contribuiscono ad aggiungere spessore e patos ad ogni fotogramma
- la grafica è perfetta, tutto molto dettagliato e fluido
- i personaggi e la trama: nessuno è banale o ha un tipico carattere da "anime", la storia non ha pecche e procede senza incongruenze (anche considerando le altre serie di monogatari), è originale, sono presenti un po tutti i generi ma bilanciati alla perfezione tra di loro.
Sicuramente ho tralasciato qualche dettaglio, ma lo consiglio vivamente in quanto è per il momento l'unico anime che ho rivisto e ne sono rimasta tutt'ora colpita, purtroppo non riesco a trovare un termine adatto a spiegare quanto tutti i componenti che lo caratterizzano siano tra loro in equilibrio e lo rendano così piacevole.
Atmosfere e paesaggi surreali, effetti visivi sorprendenti, capaci di trasformare gli scenari in veri e propri stati d'animo. Uno stile artistico e poetico, pieno di luci e colori vivaci che cambiano in continuazione. L'originalità dell'opera, oltre che nell'animazione, la si può ritrovare nell'affascinante modo con cui viene trattato il tema del soprannaturale. Magia, incantesimi, spiriti e fantasmi vengono mostrati sotto una nuova luce, in un modo del tutto particolare e nuovo. Argomenti convenzionali presenti anche in altre opere di animazione giapponese qui vengono rappresentati in maniera intrigante e diversa. La storia può risultare lenta e a volte e potrebbe annoiare, ma sono proprio molti di questi momenti a creare un'atmosfera surreale capace di catturarci e spingerci ad apprezzare la bellezza di questo anime. Le storie fantastiche riescono in qualche modo a spingerci a credere che forse esiste qualcosa nel mondo al di là di ciò che possiamo vedere o toccare. Qualcosa di fragile e delicato come le "anomalie" (come vengono chiamate della serie) che nascono e si alimentano grazie alle credenze della gente e alla loro propensione verso qualcosa di ignoto e spiritico. La potenza e la forza del mondo spiritico che nasce dalla nostra immaginazione e si rafforza grazie alle nostre emozioni diventando reale al punto da mescolarsi al nostro mondo. La trama è molto particolare, non lineare, con una vena di romanticismo nelle varie storie che si incontrano. I personaggi della serie sono moltissimi, ed ognuno di loro in qualche modo è collegato al mondo del soprannaturale, facendo da protagonista nelle varie vicende trattate in "Bakemonogatari".
Un anime che incanta, del tutto originale, capace di farti coinvolgere fino in fondo, trascinandoti nel suo mondo.
Un anime che incanta, del tutto originale, capace di farti coinvolgere fino in fondo, trascinandoti nel suo mondo.
"Bakemonogatari" non è certamente uno di quegli anime mainstream che si trovano ovunque in giro e che non hanno nulla di nuovo. E' strano, misterioso ma allo stesso tempo davvero molto interessante. Non ha una vera e propria trama, ma è più che altro un susseguirsi di storie a mio parere molto piacevoli e ben riuscite. Quindi come voto per questo aspetto darei un 8.5.
I personaggi sono un altro punto di forza di questo anime, sono ben caratterizzati e molti di loro rimangono facilmente impressi nella testa dell'intrattenuto. La protagonista nella sua stranezza riesce davvero a distinguersi dai soliti "soggetti" che si vedono in giro. Come voto credo meriti un 8.5 questo aspetto.
Dal punto di vista grafico questo anime è molto strano, ma non mi dispiace affatto. Dell'aspetto sonoro invece nulla mi ha colpito particolarmente, non ricordo né la opening né la ending né alcuna OST. Come voto darei un 7
Se si parla di scorrevolezza, questo anime non eccelle, ma neanche annoia in modo esagerato. Il primo episodio risulta abbastanza noiosetto, ma dopo si riprende alla grande e diventa spesso interessante. A questo aspetto do un 7.5
Il mio voto per questo anime sarebbe un 7.9, ma lo arrotondo ad 8 perché si riesce a distinguere dalle solite "robe" mainstream. Se cercate qualcosa di diverso dal solito ve lo consiglio vivamente, altrimenti evitatelo perché potrebbe non piacervi molto.
I personaggi sono un altro punto di forza di questo anime, sono ben caratterizzati e molti di loro rimangono facilmente impressi nella testa dell'intrattenuto. La protagonista nella sua stranezza riesce davvero a distinguersi dai soliti "soggetti" che si vedono in giro. Come voto credo meriti un 8.5 questo aspetto.
Dal punto di vista grafico questo anime è molto strano, ma non mi dispiace affatto. Dell'aspetto sonoro invece nulla mi ha colpito particolarmente, non ricordo né la opening né la ending né alcuna OST. Come voto darei un 7
Se si parla di scorrevolezza, questo anime non eccelle, ma neanche annoia in modo esagerato. Il primo episodio risulta abbastanza noiosetto, ma dopo si riprende alla grande e diventa spesso interessante. A questo aspetto do un 7.5
Il mio voto per questo anime sarebbe un 7.9, ma lo arrotondo ad 8 perché si riesce a distinguere dalle solite "robe" mainstream. Se cercate qualcosa di diverso dal solito ve lo consiglio vivamente, altrimenti evitatelo perché potrebbe non piacervi molto.
In genere quando ci si approccia ad una qualsiasi opera, che sia essa un film, un anime, un quadro o un brano musicale, si può avere una reazione positiva, negativa o sostanzialmente neutra; ma può anche capitare che si sia talmente colpiti da essa che la reazione non possa essere classificata in "mi è piaciuta" o "non mi è piaciuta", ma si può solo dire: "Ciò che ho appena finito mi ha cambiato, e rimarrà in qualche modo impresso in me per molto, molto tempo". Questo è ciò che mi è successo guardando "Bakemonogatari" e la saga dei Monogatari in generale.
Facendo davvero un breve riassunto della trama, dirò che si suddivide in 5 archi narrativi, ognuno dei quali caratterizzato da una diversa ragazza, che per le più svariate circostanze è "posseduta" da uno spirito. Il nostro protagonista, Araragi, si prenderà carico di liberarle con l'aiuto di un vero e proprio "esorcista", Oshino, personaggio misterioso, ma incredibilmente competente nel suo campo.
Si potrebbe fare un discorso lungo ed interessante sulle scelte artistiche, del tutto inusuali, che sono fatte in questo anime, ma non ho né le competenze tecniche, né l'interesse per farlo, quindi mi limiterò a dire che i cut, i "punti di vista" dai quali si osserva la scena o anche i semplici passaggi da una inquadratura ad un'altra sono gestiti in maniera del tutto diversa da qualsiasi altra opera abbia mai visto. Stesso vale per lo stile narrativo, particolare, e con un ritmo lento ma coinvolgente, che alterna fasi di discorsi complicati e surreali a rare scene d'azione o a fugaci immagini che invece di rappresentare la realtà di ciò che accade, ci mostrano lo stato emotivo di Araragi.
Ora passerò a dire ciò che mi ha davvero colpito di questa serie, e che mi ha portato a valutarlo con il voto massimo.
Prima però voglio fare un piccolo preambolo: Cos'è che cerchiamo nella visione di un anime? Spesso emozioni come divertimento, interesse, o il batticuore di una serie sentimentale. Bakemonogari mi ha dato invece un qualcosa di completamente diverso, mi ha dato, qualcosa da pensare. Questa serie mi ha permesso di fare delle elucubrazioni mentali, catturando completamente la mia attenzioni con discorsi completamente surreali, ma coinvolgenti che hanno mantenuto sempre la mia attenzione al 100%. Semplificando il concetto, questo anime mi ha stimolato intellettualmente, dalla prima all'ultima puntata.
Il punto più forte di questa opera però, rimane la costruzione dei personaggi. Mai mi era capitato di legarmi così a tutti i personaggi di un'opera, partendo da Araragi, arrivando a Mayoi o Kanbaru, ho provato una fortissima empatia per ognuno di loro. Profondamente diversi ed in realtà spesso neanche realistici, ma rimanendo sempre congruenti con sé stessi. E' un concetto difficile da spiegare, quindi penso di non essere stato efficace, ma quello che voglio dire è che rimangono sempre credibili, per quanto la loro personalità sia incredibile; il ché denota un livello di scrittura impressionante.
*Spoiler? In realtà no. Ma farò cenni all'argomento di un episodio, nulla di speciale, ma se non volete sapere proprio nulla sulla serie, saltate il paragrafo.*
Ultima piccola parentesi voglio aprirla per l'episodio 12 di questa serie.
Questa puntata tratta l'amore che si è venuto a creare tra due personaggi della serie nel corso dell'anime. Ma è trattato in maniera completamente diversa da qualsiasi anime sentimentale (e non sono pochi) che io abbia mai visto. Perché invece di parlare di quello che è il sentimento esplosivo ed incredibile che è l'amore, ne parla con delicatezza e con la gentilezza che solo chi lo ha vissuto per tanto tempo con una persona con la quale si vuole condividere tutto può fare. Probabilmente questo episodio è il mio preferito di qualsiasi anime abbia mai visto.
Per concludere, mi sembra scontato che lo consigli a tutti, ma partendo dal presupposto che non sarà una visione semplice o di puro intrattenimento, ma richiederà un alto livello di attenzione dall'inizio alla fine; ma fidatevi di me, non sarà un'esperienza che dimenticherete facilmente.
Facendo davvero un breve riassunto della trama, dirò che si suddivide in 5 archi narrativi, ognuno dei quali caratterizzato da una diversa ragazza, che per le più svariate circostanze è "posseduta" da uno spirito. Il nostro protagonista, Araragi, si prenderà carico di liberarle con l'aiuto di un vero e proprio "esorcista", Oshino, personaggio misterioso, ma incredibilmente competente nel suo campo.
Si potrebbe fare un discorso lungo ed interessante sulle scelte artistiche, del tutto inusuali, che sono fatte in questo anime, ma non ho né le competenze tecniche, né l'interesse per farlo, quindi mi limiterò a dire che i cut, i "punti di vista" dai quali si osserva la scena o anche i semplici passaggi da una inquadratura ad un'altra sono gestiti in maniera del tutto diversa da qualsiasi altra opera abbia mai visto. Stesso vale per lo stile narrativo, particolare, e con un ritmo lento ma coinvolgente, che alterna fasi di discorsi complicati e surreali a rare scene d'azione o a fugaci immagini che invece di rappresentare la realtà di ciò che accade, ci mostrano lo stato emotivo di Araragi.
Ora passerò a dire ciò che mi ha davvero colpito di questa serie, e che mi ha portato a valutarlo con il voto massimo.
Prima però voglio fare un piccolo preambolo: Cos'è che cerchiamo nella visione di un anime? Spesso emozioni come divertimento, interesse, o il batticuore di una serie sentimentale. Bakemonogari mi ha dato invece un qualcosa di completamente diverso, mi ha dato, qualcosa da pensare. Questa serie mi ha permesso di fare delle elucubrazioni mentali, catturando completamente la mia attenzioni con discorsi completamente surreali, ma coinvolgenti che hanno mantenuto sempre la mia attenzione al 100%. Semplificando il concetto, questo anime mi ha stimolato intellettualmente, dalla prima all'ultima puntata.
Il punto più forte di questa opera però, rimane la costruzione dei personaggi. Mai mi era capitato di legarmi così a tutti i personaggi di un'opera, partendo da Araragi, arrivando a Mayoi o Kanbaru, ho provato una fortissima empatia per ognuno di loro. Profondamente diversi ed in realtà spesso neanche realistici, ma rimanendo sempre congruenti con sé stessi. E' un concetto difficile da spiegare, quindi penso di non essere stato efficace, ma quello che voglio dire è che rimangono sempre credibili, per quanto la loro personalità sia incredibile; il ché denota un livello di scrittura impressionante.
*Spoiler? In realtà no. Ma farò cenni all'argomento di un episodio, nulla di speciale, ma se non volete sapere proprio nulla sulla serie, saltate il paragrafo.*
Ultima piccola parentesi voglio aprirla per l'episodio 12 di questa serie.
Questa puntata tratta l'amore che si è venuto a creare tra due personaggi della serie nel corso dell'anime. Ma è trattato in maniera completamente diversa da qualsiasi anime sentimentale (e non sono pochi) che io abbia mai visto. Perché invece di parlare di quello che è il sentimento esplosivo ed incredibile che è l'amore, ne parla con delicatezza e con la gentilezza che solo chi lo ha vissuto per tanto tempo con una persona con la quale si vuole condividere tutto può fare. Probabilmente questo episodio è il mio preferito di qualsiasi anime abbia mai visto.
Per concludere, mi sembra scontato che lo consigli a tutti, ma partendo dal presupposto che non sarà una visione semplice o di puro intrattenimento, ma richiederà un alto livello di attenzione dall'inizio alla fine; ma fidatevi di me, non sarà un'esperienza che dimenticherete facilmente.
"Bakemonogatari" è sicuramente una delle opere più affascinanti che io abbia mai visto. In quattro anni che guardo anime, quasi mai mi sono ritrovato ad inchinarmi davanti ad un lavoro del genere, specialmente per quanto riguarda la regia. Ma andiamo per ordine:
Trama (Voto 9,5)
Koyomi Araragi è uno studente liceale del terzo anno che è quasi ritornato completamente umano dopo essere diventato per breve tempo un vampiro. Un giorno, la sua compagna di classe Hitagi Senjōgahara, nota per non parlare mai con nessuno, cade dalle scale finendo tra le braccia di Koyomi. Lui scopre così che il peso della compagna è quasi nullo, sfidando le leggi della fisica. Dopo essere stato minacciato da lei, che non voleva che il suo segreto venisse scoperto, Koyomi le offre il suo aiuto, e la presenta a Meme Oshino, un uomo di mezza età che vive in una vecchia scuola abbandonata e che aveva aiutato in precedenza Koyomi a ritornare umano. Una volta risolto il problema di Hitagi, la ragazza acconsente di diventare amica di Koyomi.
Koyomi si ritrova poi coinvolto in una serie di "apparizioni" che lo portano ad interessarsi ai casi di Mayoi Hachikuji, una bambina-fantasma; Suruga Kanbaru, una compagna di scuola più piccola, amica tra l'altro di Hitagi; Nadeko Sengoku, un'amica coetanea delle sue sorelle; e Tsubasa Hanekawa, una sua compagna di classe. Per guarire le ragazze, Koyomi si affida ad Oshino e in seguito a Shinobu, lo stesso vampiro che l'aveva attaccato in precedenza e che nel frattempo ha mutato aspetto, diventando una bambina di otto anni.
Una trama che all'apparenza può sembrare abbastanza incasinata, ma andando avanti si inizia a comprenderla e a studiarla, rimanendone esterrefatti. Una trama del genere non può non tenerti incollato allo schermo, perchè quel fattore "Non ci ho capito una mazza di minchia", ti spinge a voler capire sempre più cose dei personaggi, e quindi ad andare avanti con la serie.
Grafica (Voto 10)
La grafica è ottima, ma molto particolare. Quando si parla dello Studio Shaft, ci deve sempre aspettare qualcosa di molto particolare. E quest'anime ne è un lampante esempio. Il particolare stile di inquadrature, inclusi quei sottospecie di subliminali raffiguranti delle scritte con solitamente scritto "Animazione xxx: Oggetto xxx" a scomparsa quasi istantanea ed i disegni ben fatti, uniti ad una regia magistrale rendono quest'anime graficamente spettacolare.
Audio (Voto 10)
Per quanto riguarda l'audio, siamo allo stesso livello della grafica. Le OST sono davvero particolari e belle, sempre adatte alla situazione e mai fastidiose. Ci sono anche un mucchio di sigle di apertura e di chiusura, tra i quali va menzionata "Kimi no Shiranai Monogatari", in assoluto la mia ending preferita. Non vi parlo del doppiaggio, perchè siamo a dei livelli altissimi.
Commento Finale
Quest'anime è paragonabile ad un'opera d'arte. Tra gli anime più particolari, strani, fottuti e dannatamente fantastici che io abbia mai visto. Alle prime puntate pensavo "Ma cosa sto guardando?". Andando avanti, l'anime mi ha appassionato sempre di più, e non riuscivo a staccarmi, sia per la regia, che per il sonoro, che per i personaggi, che sono il vero fulcro di tutta la "Monogatari Series". Mi sono piaciuti tutti i personaggi, in particolare Shinobu, per quel suo essere una loli tremendamente cazzuta e misteriosa, e per quel suo comportarsi da stronza che, a differenza di come si possa pensare, non mi ha dato fastidio, anzi, è questo che la rende figa. Peccato che nel Bakemonogatari sia quasi del tutto assente. Poi c'è Hachikuji, una bambina avvolta nel mistero. La adoro perchè ogni volta che c'era ridevo sempre, un pò grazie anche alle gag che la coinvolgono con Araragi. Quest'ultimo è un protagonista davvero particolare. E' sempre interessante e figo, sia quando fa il coglione, sia, soprattutto, quando è serio. In conclusione, Bakemonogatari è il migliore delle "Monogatari Series", ed è un anime da vedere assolutamente. Consigliato in particolare a chi cerca qualcosa di più diverso e incasinato del solito.
Voto Finale: 10
Trama (Voto 9,5)
Koyomi Araragi è uno studente liceale del terzo anno che è quasi ritornato completamente umano dopo essere diventato per breve tempo un vampiro. Un giorno, la sua compagna di classe Hitagi Senjōgahara, nota per non parlare mai con nessuno, cade dalle scale finendo tra le braccia di Koyomi. Lui scopre così che il peso della compagna è quasi nullo, sfidando le leggi della fisica. Dopo essere stato minacciato da lei, che non voleva che il suo segreto venisse scoperto, Koyomi le offre il suo aiuto, e la presenta a Meme Oshino, un uomo di mezza età che vive in una vecchia scuola abbandonata e che aveva aiutato in precedenza Koyomi a ritornare umano. Una volta risolto il problema di Hitagi, la ragazza acconsente di diventare amica di Koyomi.
Koyomi si ritrova poi coinvolto in una serie di "apparizioni" che lo portano ad interessarsi ai casi di Mayoi Hachikuji, una bambina-fantasma; Suruga Kanbaru, una compagna di scuola più piccola, amica tra l'altro di Hitagi; Nadeko Sengoku, un'amica coetanea delle sue sorelle; e Tsubasa Hanekawa, una sua compagna di classe. Per guarire le ragazze, Koyomi si affida ad Oshino e in seguito a Shinobu, lo stesso vampiro che l'aveva attaccato in precedenza e che nel frattempo ha mutato aspetto, diventando una bambina di otto anni.
Una trama che all'apparenza può sembrare abbastanza incasinata, ma andando avanti si inizia a comprenderla e a studiarla, rimanendone esterrefatti. Una trama del genere non può non tenerti incollato allo schermo, perchè quel fattore "Non ci ho capito una mazza di minchia", ti spinge a voler capire sempre più cose dei personaggi, e quindi ad andare avanti con la serie.
Grafica (Voto 10)
La grafica è ottima, ma molto particolare. Quando si parla dello Studio Shaft, ci deve sempre aspettare qualcosa di molto particolare. E quest'anime ne è un lampante esempio. Il particolare stile di inquadrature, inclusi quei sottospecie di subliminali raffiguranti delle scritte con solitamente scritto "Animazione xxx: Oggetto xxx" a scomparsa quasi istantanea ed i disegni ben fatti, uniti ad una regia magistrale rendono quest'anime graficamente spettacolare.
Audio (Voto 10)
Per quanto riguarda l'audio, siamo allo stesso livello della grafica. Le OST sono davvero particolari e belle, sempre adatte alla situazione e mai fastidiose. Ci sono anche un mucchio di sigle di apertura e di chiusura, tra i quali va menzionata "Kimi no Shiranai Monogatari", in assoluto la mia ending preferita. Non vi parlo del doppiaggio, perchè siamo a dei livelli altissimi.
Commento Finale
Quest'anime è paragonabile ad un'opera d'arte. Tra gli anime più particolari, strani, fottuti e dannatamente fantastici che io abbia mai visto. Alle prime puntate pensavo "Ma cosa sto guardando?". Andando avanti, l'anime mi ha appassionato sempre di più, e non riuscivo a staccarmi, sia per la regia, che per il sonoro, che per i personaggi, che sono il vero fulcro di tutta la "Monogatari Series". Mi sono piaciuti tutti i personaggi, in particolare Shinobu, per quel suo essere una loli tremendamente cazzuta e misteriosa, e per quel suo comportarsi da stronza che, a differenza di come si possa pensare, non mi ha dato fastidio, anzi, è questo che la rende figa. Peccato che nel Bakemonogatari sia quasi del tutto assente. Poi c'è Hachikuji, una bambina avvolta nel mistero. La adoro perchè ogni volta che c'era ridevo sempre, un pò grazie anche alle gag che la coinvolgono con Araragi. Quest'ultimo è un protagonista davvero particolare. E' sempre interessante e figo, sia quando fa il coglione, sia, soprattutto, quando è serio. In conclusione, Bakemonogatari è il migliore delle "Monogatari Series", ed è un anime da vedere assolutamente. Consigliato in particolare a chi cerca qualcosa di più diverso e incasinato del solito.
Voto Finale: 10
Non è molto facile spiegare perchè abbia dato 10 a quest'anime. E' vero che, tecnicamente, è un harem. E' vero che c'è lo stereotipo del ragazzo cavaliere in armatura splendente che accorre laddove c'è una donzella in pericolo, e si ritrova quindi con uno stuolo di potenziali pretendenti dietro. E' vero che tutti quelli schermi colorati d'inframezzo dopo un pò stancano, e alla meno peggio è come se non ci fossero. E' vero che non tutti gli episodi sono eccelsi.
Ma è anche vero che non tutto questo è del tutto vero. Non è un harem come ci si aspetterebbe di solito. Non tutte le donzelle stanno li a sbavare per il protagonista. C'è più di un motivo se quest'ultimo si sente in dovere di intervenire quando le donzelle si ritrovano nei guai con spiriti e possessioni varie (il tema centrale dell'anime). La grafica è qualcosa di più che semplice sperimentalismo, e gli episodi non eccelsi, alla fine fin, sono solo due, già fatti notare da altri nelle precedenti recensioni.
Ma anche aldilà di tutto ciò, questo anime per me vale 10 perchè ha toccato delle corde in me particolamente sensibili. La grafica sembra spoglia e innaturale, specialmente gli esterni, che sono sempre deserti e minimali, poi ci si rende conto che sono in realtà perfetti perchè il leif motive della storia è il confronto tra due persone, e ogni scenario è come una stanza chiusa intorno a loro. Molti dialoghi sono allegri, parodistici, a lungo andare volutamente stupidi e ripetivi, ma da li a poco si arriva al drammatico, all'ossessione, spesso alla violenza (il culmine dell' ultima storia può essere considerato una summa dei temi e degli avvenimenti già visti nel corso dell'anime, ed è uno dei climax più belli in assoluto). Il tema dei sentimenti, preponderante, è trattato in modo ambiguo, per niente semplicistico come detto da altri, ed è quasi sempre filtrato dal punto di vista di personaggi la cui situazione non è per niente rose e fiori. Molte informazioni sul background del protagonista (e di altri personaggi) ci vengono tenute nascoste, pur sembrando essenziali ogni volte che ci si accenna, ma questo alla lunga non disturba e contribuisce invece ad ammantare alcuni personaggi di un aurea di inquietudine che dura fino alla fine.
Bakemonogatari, in definitiva, per me è stato un viaggio in un mondo di interiorità strane, immerse in atmosfere surreali, talvolta appena abbozzate ma proprio per questo piene di uno spessore che facilmente riconoscerà chi riesce a trarre il massimo dalle proprie impressioni, piuttosto che da una storia descritta per filo e per segno.
Ma è anche vero che non tutto questo è del tutto vero. Non è un harem come ci si aspetterebbe di solito. Non tutte le donzelle stanno li a sbavare per il protagonista. C'è più di un motivo se quest'ultimo si sente in dovere di intervenire quando le donzelle si ritrovano nei guai con spiriti e possessioni varie (il tema centrale dell'anime). La grafica è qualcosa di più che semplice sperimentalismo, e gli episodi non eccelsi, alla fine fin, sono solo due, già fatti notare da altri nelle precedenti recensioni.
Ma anche aldilà di tutto ciò, questo anime per me vale 10 perchè ha toccato delle corde in me particolamente sensibili. La grafica sembra spoglia e innaturale, specialmente gli esterni, che sono sempre deserti e minimali, poi ci si rende conto che sono in realtà perfetti perchè il leif motive della storia è il confronto tra due persone, e ogni scenario è come una stanza chiusa intorno a loro. Molti dialoghi sono allegri, parodistici, a lungo andare volutamente stupidi e ripetivi, ma da li a poco si arriva al drammatico, all'ossessione, spesso alla violenza (il culmine dell' ultima storia può essere considerato una summa dei temi e degli avvenimenti già visti nel corso dell'anime, ed è uno dei climax più belli in assoluto). Il tema dei sentimenti, preponderante, è trattato in modo ambiguo, per niente semplicistico come detto da altri, ed è quasi sempre filtrato dal punto di vista di personaggi la cui situazione non è per niente rose e fiori. Molte informazioni sul background del protagonista (e di altri personaggi) ci vengono tenute nascoste, pur sembrando essenziali ogni volte che ci si accenna, ma questo alla lunga non disturba e contribuisce invece ad ammantare alcuni personaggi di un aurea di inquietudine che dura fino alla fine.
Bakemonogatari, in definitiva, per me è stato un viaggio in un mondo di interiorità strane, immerse in atmosfere surreali, talvolta appena abbozzate ma proprio per questo piene di uno spessore che facilmente riconoscerà chi riesce a trarre il massimo dalle proprie impressioni, piuttosto che da una storia descritta per filo e per segno.
Scorreva tutto in maniera così tranquilla su animeclick quando ad un tratto mi trovo di fronte a un genere "sperimentale"….! Cosa sarà mai? Ho pensato… e fu così che partii con il primo episodio!
Bakemonogatari è tratto da una serie di light novel, Monogatari, scritte da Nisio Isin e illustrate da Vofan e pubblicate da Kodansha. L'anime venne annunciato nel 2008 e messa in onda nel 2009, prodotta dallo studio Shaft, diretta da Tatsuya Oishi. La sceneggiatura fu affidata a Fuyashi To mentre il chara ad Aiko Watanabe
Trama: Araragi, un tranquillo e" normalissimo" ragazzotto, con l'inconvenienza di essere per metà vampiro e soprattutto con la grandissima sfiga di incappare continuamente in spiriti ed entità. Ma la sfiga ogni tanto ripaga, soprattutto quando salvando la sua fighissima compagna di classe Senjougahara, da uno di questi spiriti, lei decide di diventare la sua ragazza. L'intera serie si può suddividere in cinque archi narrativi ognuno destinato a salvare una fanciulla .
Il primo secondo me, rimane il più bello e coinvolgente in assoluto soprattutto per l'impatto psicologico, dal secondo iniziano una sfilza di dialoghi tra i personaggi che parlano scherzosamente del più e del meno di fatti normali, discorsi tra ragazzi che non hanno ne capo ne coda, e che spesso e volentieri non hanno niente a che fare con la storia in sé per sé.
Ma adesso passiamo al termine che caratterizza questo anime, che più mi ha colpito: sperimentale.
Certo sicuramente non si può dire che sia un anime convenzionale, su questo no ci piove, e non sto parlando soltanto degli effetti visivi dove i luoghi si diversificano per luci ed atmosfere e cambiano in ogni dove con tinte forti, sfondi che già di per se sono totalmente inusuali in un anime ma che stranamente calzano a pennello in ogni situazione. Altra particolarità che non può fare a meno di essere notata e l'affascinante colonna sonora, infatti la sigla cambia ad ogni arco narrativo e viene cantata dalle doppiatrici dei personaggi femminili.
I personaggi hanno tutti una personalità che li diversifica, non sono però deboli o insensate, la stessa storia d'amore, se così la vogliamo chiamare ha quel tocco leggero che non opprime la storia e qualche volta ci dona quei momenti di romantici che mai ci saremmo aspettati.
Il mio personaggio preferito non poteva essere se non l'enigmatico Oshino, una figura che ci accompagna per tutto l'anime con i suoi riti da monaco eretico, un uomo che resta sempre per metà nell'ombra fino alla fine.
Che altro dire, se avete un po' di tempo gustatevelo con calma, molta ma molta calma, è un anime con un ritmo tutto suo, che qualcuno può giudicare
Bakemonogatari è tratto da una serie di light novel, Monogatari, scritte da Nisio Isin e illustrate da Vofan e pubblicate da Kodansha. L'anime venne annunciato nel 2008 e messa in onda nel 2009, prodotta dallo studio Shaft, diretta da Tatsuya Oishi. La sceneggiatura fu affidata a Fuyashi To mentre il chara ad Aiko Watanabe
Trama: Araragi, un tranquillo e" normalissimo" ragazzotto, con l'inconvenienza di essere per metà vampiro e soprattutto con la grandissima sfiga di incappare continuamente in spiriti ed entità. Ma la sfiga ogni tanto ripaga, soprattutto quando salvando la sua fighissima compagna di classe Senjougahara, da uno di questi spiriti, lei decide di diventare la sua ragazza. L'intera serie si può suddividere in cinque archi narrativi ognuno destinato a salvare una fanciulla .
Il primo secondo me, rimane il più bello e coinvolgente in assoluto soprattutto per l'impatto psicologico, dal secondo iniziano una sfilza di dialoghi tra i personaggi che parlano scherzosamente del più e del meno di fatti normali, discorsi tra ragazzi che non hanno ne capo ne coda, e che spesso e volentieri non hanno niente a che fare con la storia in sé per sé.
Ma adesso passiamo al termine che caratterizza questo anime, che più mi ha colpito: sperimentale.
Certo sicuramente non si può dire che sia un anime convenzionale, su questo no ci piove, e non sto parlando soltanto degli effetti visivi dove i luoghi si diversificano per luci ed atmosfere e cambiano in ogni dove con tinte forti, sfondi che già di per se sono totalmente inusuali in un anime ma che stranamente calzano a pennello in ogni situazione. Altra particolarità che non può fare a meno di essere notata e l'affascinante colonna sonora, infatti la sigla cambia ad ogni arco narrativo e viene cantata dalle doppiatrici dei personaggi femminili.
I personaggi hanno tutti una personalità che li diversifica, non sono però deboli o insensate, la stessa storia d'amore, se così la vogliamo chiamare ha quel tocco leggero che non opprime la storia e qualche volta ci dona quei momenti di romantici che mai ci saremmo aspettati.
Il mio personaggio preferito non poteva essere se non l'enigmatico Oshino, una figura che ci accompagna per tutto l'anime con i suoi riti da monaco eretico, un uomo che resta sempre per metà nell'ombra fino alla fine.
Che altro dire, se avete un po' di tempo gustatevelo con calma, molta ma molta calma, è un anime con un ritmo tutto suo, che qualcuno può giudicare
Bakemonogatari colpisce fin da subito per lo stile innovativo che lo caratterizza, a causa di questo, è facile amarlo o odiarlo fin dalle prime puntate. La trama è geniale come sempre nelle opere di NisioIsin e alterna cliché classici a colpi di scena assolutamente esilaranti! I personaggi vengono trattati ciascuno in una manciata di episodi in cui sono protagonisti, e che bastano a caratterizzarli quasi completamente, dando l'impressione di conoscerli di persona. Lo svolgimento dell'anime è basato soprattutto sui dialoghi più che sull'azione ma le immagini non annoiano l'occhio e le musiche sono perfettamente adatte.
In generale dopo qualche puntata ti prende e si fa amare alla follia! buona parte dei finali di saga traboccano di emozioni! Un anime che consiglio sempre a chiunque! è da guardare.
In generale dopo qualche puntata ti prende e si fa amare alla follia! buona parte dei finali di saga traboccano di emozioni! Un anime che consiglio sempre a chiunque! è da guardare.
"Bakemonogatari" è un anime innovativo di genere mistery/sovrannaturale/sentimentale scritto da NisioIsin "che ricordiamo anche per "Medaka Box"" e prodotto dallo studio Shaft.
A primo impatto non ho saputo in che modo prenderlo: il mio senso critico e le mie conoscenze dovevano ancora svilupparsi, quindi alla mia primissima visione lo stoppai non perché non mi piacesse, ma perché era un'opera troppo complessa perché il mio "io" di allora riuscisse a coglierne tutte le sfaccettature. Alla seconda visione però, qualcosa è cambiato. Vedevo l'anime con occhi diversi e mi accorgevo cosa aveva in più degli altri.
Innanzitutto l'innovazione. Già dal primo episodio ci troveremo davanti un sacco di scritte con sfondo monocromatico ad una prima visione anche inutili "anche se alcune descrivono emozioni e pensieri dei personaggi" che ci verranno mostrate a mo' di spam pubblicitario per un millesimo di secondo. In altre scene, come ad esempio quando rispondono e/o parlano al telefono, il personaggio smette di essere disegnato e viene sostituito da uomini reali. Gli sfondi possiamo affermare che siano grezzi: ovvero, è come se fossero gli scheletri dei modelli 3D da cui sono composti non portati a termine "alcuni potrebbero dire pigrizia, ma è una delle cose che salta all'occhio". Ho interpretato questa cosa come il voler porre l'attenzione ai personaggi che interagivano in "Bakemonogatari", escludendo il contorno superfluo e isolandoli nel loro mondo a parte.
Uno dei maggiori punti di forza di "Bakemonogatari" è il dialogo. Da molti ritenuto assurdamente lungo e inutile, il dialogo della serie monogatari è forse la cosa più studiata sia dall'autore che dal regista. Le centinaia di metafore ad immagini che vedremo durante l'anime ci spiegano in modo diverso la situazione. E' un modo per inculcarci nella mente cosa realmente stia succedendo alle povere vittime di mostri che il nostro Araragi troverà Vi assicuro non è facile nemmeno creare tutti quei dialoghi lunghi e complessi che tanto vi danno fastidio. Il genio di Nisio riesce a dar vita a personaggi incredibili dotati di un intelletto e di una caratterizzazione incredibile che in rarissimi altri casi troverete.
La trama vista da sola è abbastanza semplice: si tratta di un liceale al suo ultimo anno che incontra ad ogni saga nuove ragazze perseguitate da degli spriti/mostri e cerca in tutti i modi di salvarle. Non è la trama in sé il punto forte, bensì appunto i personaggi e le situazioni.
Incredibili metafore di vita già dai primi episodi: ogni mostro non è altro che la proiezione dei problemi delle ragazze espresso in metafora. Ciò aiuta la parte mistery ad accrescere l'interesse e la curiosità dello spettatore nello scoprire cosa esattamente h provocato quella situazione e perché.
I personaggi sono uno meglio dell'altro. Ognuno ha il suo spazio personale nel corso di tutte le serie e ognuno è caratterizzato rasentando la perfezione, arrivando a farvi "innamorare" di alcuni personaggi.
L'assenza di un discreto numero di personaggi maschili può rappresentare un male per magari le ragazze che guardano gli anime solo per il fanservice, ma comunque se siete quel tipo di spettatore vi sconsiglio la visione di bakemono perché non ne siete degni.
Il fanservice invece per gli uomini in questa serie non è troppo presente. Ci sono sempre qualche scena "hot" ma niente di eclatante e inoltre tutte queste scene vengono poste in maniera intelligente dal regista e autore creando situazioni mai banali e sempre divertenti.
Il design di ogni personaggio, seppur in alcuni casi molto semplice, riesce sempre e comunque a conquistarvi, creando personaggi talmente diversi fra di loro che la scelta per la "ragazza più bella".
Ciliegina sulla torta: il comparto sonoro. Ogni mini-saga all'interno dell'anime ha dedicata una opening al personaggio esaminato. Ogni sigla è musicalmente buona e varia spesso il sotto-genere, rimanendo nell'impronta del pop. Le soundtrack calzano a pennello con l'opera, proponendoci temi quasi ipnotici.
Conscio del fatto che l'opera non sia per tutti i palati, la consiglio ai più esperti e la reputo la mia preferita in assoluto soggettivamente parlando.
Voto oggettivo: 9
Voto soggettivo: 10
A primo impatto non ho saputo in che modo prenderlo: il mio senso critico e le mie conoscenze dovevano ancora svilupparsi, quindi alla mia primissima visione lo stoppai non perché non mi piacesse, ma perché era un'opera troppo complessa perché il mio "io" di allora riuscisse a coglierne tutte le sfaccettature. Alla seconda visione però, qualcosa è cambiato. Vedevo l'anime con occhi diversi e mi accorgevo cosa aveva in più degli altri.
Innanzitutto l'innovazione. Già dal primo episodio ci troveremo davanti un sacco di scritte con sfondo monocromatico ad una prima visione anche inutili "anche se alcune descrivono emozioni e pensieri dei personaggi" che ci verranno mostrate a mo' di spam pubblicitario per un millesimo di secondo. In altre scene, come ad esempio quando rispondono e/o parlano al telefono, il personaggio smette di essere disegnato e viene sostituito da uomini reali. Gli sfondi possiamo affermare che siano grezzi: ovvero, è come se fossero gli scheletri dei modelli 3D da cui sono composti non portati a termine "alcuni potrebbero dire pigrizia, ma è una delle cose che salta all'occhio". Ho interpretato questa cosa come il voler porre l'attenzione ai personaggi che interagivano in "Bakemonogatari", escludendo il contorno superfluo e isolandoli nel loro mondo a parte.
Uno dei maggiori punti di forza di "Bakemonogatari" è il dialogo. Da molti ritenuto assurdamente lungo e inutile, il dialogo della serie monogatari è forse la cosa più studiata sia dall'autore che dal regista. Le centinaia di metafore ad immagini che vedremo durante l'anime ci spiegano in modo diverso la situazione. E' un modo per inculcarci nella mente cosa realmente stia succedendo alle povere vittime di mostri che il nostro Araragi troverà Vi assicuro non è facile nemmeno creare tutti quei dialoghi lunghi e complessi che tanto vi danno fastidio. Il genio di Nisio riesce a dar vita a personaggi incredibili dotati di un intelletto e di una caratterizzazione incredibile che in rarissimi altri casi troverete.
La trama vista da sola è abbastanza semplice: si tratta di un liceale al suo ultimo anno che incontra ad ogni saga nuove ragazze perseguitate da degli spriti/mostri e cerca in tutti i modi di salvarle. Non è la trama in sé il punto forte, bensì appunto i personaggi e le situazioni.
Incredibili metafore di vita già dai primi episodi: ogni mostro non è altro che la proiezione dei problemi delle ragazze espresso in metafora. Ciò aiuta la parte mistery ad accrescere l'interesse e la curiosità dello spettatore nello scoprire cosa esattamente h provocato quella situazione e perché.
I personaggi sono uno meglio dell'altro. Ognuno ha il suo spazio personale nel corso di tutte le serie e ognuno è caratterizzato rasentando la perfezione, arrivando a farvi "innamorare" di alcuni personaggi.
L'assenza di un discreto numero di personaggi maschili può rappresentare un male per magari le ragazze che guardano gli anime solo per il fanservice, ma comunque se siete quel tipo di spettatore vi sconsiglio la visione di bakemono perché non ne siete degni.
Il fanservice invece per gli uomini in questa serie non è troppo presente. Ci sono sempre qualche scena "hot" ma niente di eclatante e inoltre tutte queste scene vengono poste in maniera intelligente dal regista e autore creando situazioni mai banali e sempre divertenti.
Il design di ogni personaggio, seppur in alcuni casi molto semplice, riesce sempre e comunque a conquistarvi, creando personaggi talmente diversi fra di loro che la scelta per la "ragazza più bella".
Ciliegina sulla torta: il comparto sonoro. Ogni mini-saga all'interno dell'anime ha dedicata una opening al personaggio esaminato. Ogni sigla è musicalmente buona e varia spesso il sotto-genere, rimanendo nell'impronta del pop. Le soundtrack calzano a pennello con l'opera, proponendoci temi quasi ipnotici.
Conscio del fatto che l'opera non sia per tutti i palati, la consiglio ai più esperti e la reputo la mia preferita in assoluto soggettivamente parlando.
Voto oggettivo: 9
Voto soggettivo: 10
Eccoci qui, alle prese con una serie tutta particolare: "Bakemonogatari". Uscita nell'ormai lontano 2009, rivoluziona in parte il modo di vedere gli anime, non tanto per la storia, la trama, i personaggi o chissà che cosa…bensì per la tecnica utilizzata nella realizzazione della suddetta opera. È così importante? Solitamente sono del parere che la grafica, brutta o bella, influenzi solo in parte un anime, che, per altro, è maggiormente condizionato dalle vicende trattate e da tutti i vari problemi sul carattere del personaggio e così via. In questo caso, però, mi son dovuto ricredere, dando un peso di primo piano per quanto riguarda la regia e la grafica: stravagante e quasi misteriosa.
Ma non soffermiamoci troppo su questo aspetto, che tratteremo meglio in seguito, e andiamo ad illustrare la trama di "Bakemonogatari":
Le tranquille giornate del giovane studente Koyomi Araragi vengono sconvolte una mattina di scuola, quando, quasi dal nulla, vede una ragazza precipitare elegantemente dalle scale e lui, istintivamente, la prende, evitando così possibili danni fisici. Tuttavia qualcosa non va come previsto e Hitagi Senjougahara, la ragazza "volante" sembra pesare come una piuma… strano.
Ancora più strana è la successiva minaccia di Senjougahara che, con un taglierino e una gr affettatrice, cerca di costringere Araragi al silenzio, al fine di preservare il suo segreto. Impossibile! Il giovane studente infatti non sembra per nulla estraneo a questi eventi paranormali e, come se nulla fosse, decide di aiutare la bella Senjougahara a guarire da questa sorta di "malattia" che, come si vedrà in seguito, altro non è che una possessione. L'entità che si è impadronita del corpo della fanciulla è un enorme granchio con il potere di togliere il peso, non solo quello fisico, ma anche il peso delle difficoltà, dei vari drammi personali e dei dolori che ognuno di noi può incontrare nel corso della propria vita.
Senjougahara, inconsciamente, aveva chiesto aiuto a questa entità al fine di dimenticare i dolori patiti a causa della madre, ma, come si è accorta nel corso degli anni, non è stata una scelta giusta ed ora se n'è pentita. Solo grazie all'aiuto di Araragi riuscirà a sbarazzarsi di questo fardello, ma, inevitabilmente, la sua stessa esistenza subirà cambiamenti rilevanti e, i due, incominceranno a frequentarsi, diventando così via via più intimi.
Ma, una volta raccontata questa vicenda, può sorgere una domanda piuttosto lecita: chi è veramente Koyomi Araragi? Il ragazzo infatti ha conoscenze importanti per quanto riguarda gli esseri sovrannaturali e, non solo ha la sfortuna/fortuna di incontrarli in continuazione, ma lui stesso sembra essere un vampiro. Insomma, le cose si fanno interessanti e il mistero s'infittisce…come andrà a finire?
A differenza di molte altre mie recensioni, questa volta mi piacerebbe proprio iniziare a parlare della grafica. Come già detto è speciale perché, a differenza della maggior parte degli anime, sembra disinteressarsi al dato reale. "Bakemonogatari" è stato realizzato dalla SHAFT e, a parer mio, riesce a colpire proprio per questa sua originalità.
Scene che possono sembrare monotone o noiose, vengono completamente stravolte, i colori sono assolutamente irreali e, in tutta la storia, i paesaggi circostanti assumono forme quanto mai strambe: villette a schiera dalla forma geometrica, paesaggi desertici, tipici dell'Australia, città con grattaceli enormi o industrie siderurgiche… insomma, al regista proprio non importa che la realtà venga rispettata.
I personaggi sono realizzati in maniera semplice, ma impressionante, proprio nel senso che rimane impressa in mente.
Non posso dire di averla apprezzata fino in fondo, essendo un tradizionalista, ma, certamente, non ha deluso e, arricchita anche da musiche piuttosto carine e da inquadrature eccezionali, penso di poter affermare liberamente di essermela comunque gustata.
Per quanto riguarda i personaggi e la loro realizzazione, non ci sono note dolenti, anzi, il mio giudizio è completamente positivo. Certo, alcune figure tipiche dell'animazione giapponese vengono riprese, ma queste non creano un appesantimento dell'anime, ma costituiscono a renderlo ancora più coinvolgente.
In particolare devo dire di aver apprezzato moltissimo Senjougahara, non solo per la bellezza, ma anche per quel suo carattere apparentemente misterioso che, in realtà, altro non è che un eccessiva riservatezza, dovuta anche ai suoi drammi passati.
La parte sentimentale è leggera, ma giusta, nel senso che non prende mai tonalità troppo marcate con scenette sdolcinate, ma non è nemmeno troppo leggero.
La storia è buona, anche se, proprio a cercarne una pecca, si potrebbe dire che, in fin dei conti, succede ben poco, oltre alla conoscenza delle varie ragazze. Non c'è un "nemico" (e non intendo il classico cattivo dei cartoni animati) o uno scopo ben preciso, dondolandosi invece in una condizione di quieta drammaticità.
In conclusione non mi rimane che consigliarvi quest'anime, per la sua bellezza, per i suoi misteri e per il suo essere "anticonformista". Non la solita commedia e, in alcuni casi, qualcosa di nuovo non può far altro che bene, anche il "nuovo" ha ormai 5 anni. Un anime eterno nel tempo.
Voto finale: 8…e mezzo!
Ma non soffermiamoci troppo su questo aspetto, che tratteremo meglio in seguito, e andiamo ad illustrare la trama di "Bakemonogatari":
Le tranquille giornate del giovane studente Koyomi Araragi vengono sconvolte una mattina di scuola, quando, quasi dal nulla, vede una ragazza precipitare elegantemente dalle scale e lui, istintivamente, la prende, evitando così possibili danni fisici. Tuttavia qualcosa non va come previsto e Hitagi Senjougahara, la ragazza "volante" sembra pesare come una piuma… strano.
Ancora più strana è la successiva minaccia di Senjougahara che, con un taglierino e una gr affettatrice, cerca di costringere Araragi al silenzio, al fine di preservare il suo segreto. Impossibile! Il giovane studente infatti non sembra per nulla estraneo a questi eventi paranormali e, come se nulla fosse, decide di aiutare la bella Senjougahara a guarire da questa sorta di "malattia" che, come si vedrà in seguito, altro non è che una possessione. L'entità che si è impadronita del corpo della fanciulla è un enorme granchio con il potere di togliere il peso, non solo quello fisico, ma anche il peso delle difficoltà, dei vari drammi personali e dei dolori che ognuno di noi può incontrare nel corso della propria vita.
Senjougahara, inconsciamente, aveva chiesto aiuto a questa entità al fine di dimenticare i dolori patiti a causa della madre, ma, come si è accorta nel corso degli anni, non è stata una scelta giusta ed ora se n'è pentita. Solo grazie all'aiuto di Araragi riuscirà a sbarazzarsi di questo fardello, ma, inevitabilmente, la sua stessa esistenza subirà cambiamenti rilevanti e, i due, incominceranno a frequentarsi, diventando così via via più intimi.
Ma, una volta raccontata questa vicenda, può sorgere una domanda piuttosto lecita: chi è veramente Koyomi Araragi? Il ragazzo infatti ha conoscenze importanti per quanto riguarda gli esseri sovrannaturali e, non solo ha la sfortuna/fortuna di incontrarli in continuazione, ma lui stesso sembra essere un vampiro. Insomma, le cose si fanno interessanti e il mistero s'infittisce…come andrà a finire?
A differenza di molte altre mie recensioni, questa volta mi piacerebbe proprio iniziare a parlare della grafica. Come già detto è speciale perché, a differenza della maggior parte degli anime, sembra disinteressarsi al dato reale. "Bakemonogatari" è stato realizzato dalla SHAFT e, a parer mio, riesce a colpire proprio per questa sua originalità.
Scene che possono sembrare monotone o noiose, vengono completamente stravolte, i colori sono assolutamente irreali e, in tutta la storia, i paesaggi circostanti assumono forme quanto mai strambe: villette a schiera dalla forma geometrica, paesaggi desertici, tipici dell'Australia, città con grattaceli enormi o industrie siderurgiche… insomma, al regista proprio non importa che la realtà venga rispettata.
I personaggi sono realizzati in maniera semplice, ma impressionante, proprio nel senso che rimane impressa in mente.
Non posso dire di averla apprezzata fino in fondo, essendo un tradizionalista, ma, certamente, non ha deluso e, arricchita anche da musiche piuttosto carine e da inquadrature eccezionali, penso di poter affermare liberamente di essermela comunque gustata.
Per quanto riguarda i personaggi e la loro realizzazione, non ci sono note dolenti, anzi, il mio giudizio è completamente positivo. Certo, alcune figure tipiche dell'animazione giapponese vengono riprese, ma queste non creano un appesantimento dell'anime, ma costituiscono a renderlo ancora più coinvolgente.
In particolare devo dire di aver apprezzato moltissimo Senjougahara, non solo per la bellezza, ma anche per quel suo carattere apparentemente misterioso che, in realtà, altro non è che un eccessiva riservatezza, dovuta anche ai suoi drammi passati.
La parte sentimentale è leggera, ma giusta, nel senso che non prende mai tonalità troppo marcate con scenette sdolcinate, ma non è nemmeno troppo leggero.
La storia è buona, anche se, proprio a cercarne una pecca, si potrebbe dire che, in fin dei conti, succede ben poco, oltre alla conoscenza delle varie ragazze. Non c'è un "nemico" (e non intendo il classico cattivo dei cartoni animati) o uno scopo ben preciso, dondolandosi invece in una condizione di quieta drammaticità.
In conclusione non mi rimane che consigliarvi quest'anime, per la sua bellezza, per i suoi misteri e per il suo essere "anticonformista". Non la solita commedia e, in alcuni casi, qualcosa di nuovo non può far altro che bene, anche il "nuovo" ha ormai 5 anni. Un anime eterno nel tempo.
Voto finale: 8…e mezzo!
La filosofia degli anime e manga di genere harem è "meglius abbundare, quam deficere", in italiano meglio troppo che poco. Nel corso degli anni abbiamo assistito quindi a aborti partoriti dalle malate menti nipponiche, tutte con gli stessi personaggi, tutte con le stesse situazioni, tutte con le stesse perversioni, tutte uguali. Che se non si parla di hentai, si trova ben poco di decente o originale in queste produzioni. Sarà forse anche il caso di questo Bakemonogatari, che sembra partire con le stesse premesse, almeno a leggere la trama su Wikipedia? Affatto.
Che questa roba qua è per gente fuori come un balcone.
Plot iniziale: un ragazzo mezzo vampiro per caso scopre che una sua compagna di classe è priva di peso, poichè maledetta. Tenterà di aiutarla e con lei anche molte altre ragazze nel corso delle puntate, fino a formare ciò che potremmo definire un proto-harem (il che avrebbe senso, dato che si tratta comunque di una mezza satira al genere). Fin qui nulla di particolare che fa gridare al miracolo. Ma andando avanti peggiora pure!
I personaggi sono assolutamente impossibili, totalmente fuori dal mondo, a partire dal protagonista che pur essendo un mezzo vampiro è del tutto privo di spina dorsale. Quanto alle donne, sembra che debbano rispondere all'inevitabile stereotipizzazione "Tsundere-loli-moe-secchiona con gli occhiali": i loro comportamenti sono talmente calati nello stereotipo da diventare spesso e volentieri fastidiosi ed incomprensibili, con simbologie dal regno animale che spesso più palese non si può.
I disegni sono altalenanti: a fronte di un character design tutto sommato ispirato e piacevole, e a numerosi giochi di luce ben realizzati, fanno fronte delle animazioni zoppicanti e spigolose, soprattutto nelle scene di movimento veloce (per fortuna ridotte veramente all'osso). Già, perchè in parecchie puntate non ci saranno più di 30 inquadrature in campo largo o larghissimo, dato che i personaggi saranno troppo impegnati a parlare per fare alcunché.
Le musiche tutto sommato sono buone e si lasciano ascoltare, senza tuttavia rimanere davvero impresse.
E allora come si giustifica l'8 assegnato ad inizio recensione? Eh, niente. Capita alle volte che unendo scarti di ferraglia ed unendoli con un saldatore esca fuori un'opera d'arte moderna; questo è uno di quei casi. Il risultato è maggiore della somma delle parti che compongono questo Bakemonogatari, che utilizza come saldatore il linguaggio stesso. Non ho mai visto un anime in cui la sceneggiatura è così cruciale: ogni parola (anzi, ogni kanji) pronunciato dai personaggi ha un doppio, triplo, a volte quadruplo significato, spesso molto più importante dell'immagine che noi vediamo. Capita anche abbastanza frequentemente che appaiano schermate monocromatiche con una scritta in kanji mentre due personaggi stanno tranquillamente parlando, oppure che l'evolversi degli avvenimenti si interrompa bruscamente per spiegare un gioco di parole. Spesso la risoluzione dei problemi che affliggono le ragazze non è mai risolta con un atto pratico o un gesto, ma sempre dalle parole. Le parole sono in grado di (auto)infliggere maledizioni e di spezzarle, in un mondo in cui l'occhio è drammaticamente insufficente; la verità scorta con gli occhi è sempre inadeguata, parziale o falsa, quella raggiunta con le parole completa ed autosufficente.
Il linguaggio che scompone e possiede la realtà.
Non ho fatto un discorso approfondito, dato che dal mio punto di vista ci si potrebbe costruire una tesi universitaria sopra, ma spero di avervi almeno un pò incuriosito e di avervi fornito una chiave di lettura.
In conclusione, è indubbio che questo anime non sia per tutti, che a parecchi darà fastidio e che ad altrettanti non dirà nulla, proprio perchè come l'arte moderna è più un gioco di sensazioni, di impressioni ed emozioni, anche questo Bakemonogatari o lo si ama a pelle oppure lo si detesta razionalmente. In ogni caso guardatelo: dalla durata non eccessiva, è qualcosa di diverso, delicato e impegnativo del classico ed ammorbante shonen alla Naruto o shojo alla Special A.
Che questa roba qua è per gente fuori come un balcone.
Plot iniziale: un ragazzo mezzo vampiro per caso scopre che una sua compagna di classe è priva di peso, poichè maledetta. Tenterà di aiutarla e con lei anche molte altre ragazze nel corso delle puntate, fino a formare ciò che potremmo definire un proto-harem (il che avrebbe senso, dato che si tratta comunque di una mezza satira al genere). Fin qui nulla di particolare che fa gridare al miracolo. Ma andando avanti peggiora pure!
I personaggi sono assolutamente impossibili, totalmente fuori dal mondo, a partire dal protagonista che pur essendo un mezzo vampiro è del tutto privo di spina dorsale. Quanto alle donne, sembra che debbano rispondere all'inevitabile stereotipizzazione "Tsundere-loli-moe-secchiona con gli occhiali": i loro comportamenti sono talmente calati nello stereotipo da diventare spesso e volentieri fastidiosi ed incomprensibili, con simbologie dal regno animale che spesso più palese non si può.
I disegni sono altalenanti: a fronte di un character design tutto sommato ispirato e piacevole, e a numerosi giochi di luce ben realizzati, fanno fronte delle animazioni zoppicanti e spigolose, soprattutto nelle scene di movimento veloce (per fortuna ridotte veramente all'osso). Già, perchè in parecchie puntate non ci saranno più di 30 inquadrature in campo largo o larghissimo, dato che i personaggi saranno troppo impegnati a parlare per fare alcunché.
Le musiche tutto sommato sono buone e si lasciano ascoltare, senza tuttavia rimanere davvero impresse.
E allora come si giustifica l'8 assegnato ad inizio recensione? Eh, niente. Capita alle volte che unendo scarti di ferraglia ed unendoli con un saldatore esca fuori un'opera d'arte moderna; questo è uno di quei casi. Il risultato è maggiore della somma delle parti che compongono questo Bakemonogatari, che utilizza come saldatore il linguaggio stesso. Non ho mai visto un anime in cui la sceneggiatura è così cruciale: ogni parola (anzi, ogni kanji) pronunciato dai personaggi ha un doppio, triplo, a volte quadruplo significato, spesso molto più importante dell'immagine che noi vediamo. Capita anche abbastanza frequentemente che appaiano schermate monocromatiche con una scritta in kanji mentre due personaggi stanno tranquillamente parlando, oppure che l'evolversi degli avvenimenti si interrompa bruscamente per spiegare un gioco di parole. Spesso la risoluzione dei problemi che affliggono le ragazze non è mai risolta con un atto pratico o un gesto, ma sempre dalle parole. Le parole sono in grado di (auto)infliggere maledizioni e di spezzarle, in un mondo in cui l'occhio è drammaticamente insufficente; la verità scorta con gli occhi è sempre inadeguata, parziale o falsa, quella raggiunta con le parole completa ed autosufficente.
Il linguaggio che scompone e possiede la realtà.
Non ho fatto un discorso approfondito, dato che dal mio punto di vista ci si potrebbe costruire una tesi universitaria sopra, ma spero di avervi almeno un pò incuriosito e di avervi fornito una chiave di lettura.
In conclusione, è indubbio che questo anime non sia per tutti, che a parecchi darà fastidio e che ad altrettanti non dirà nulla, proprio perchè come l'arte moderna è più un gioco di sensazioni, di impressioni ed emozioni, anche questo Bakemonogatari o lo si ama a pelle oppure lo si detesta razionalmente. In ogni caso guardatelo: dalla durata non eccessiva, è qualcosa di diverso, delicato e impegnativo del classico ed ammorbante shonen alla Naruto o shojo alla Special A.
«Quaranta grammi di cartelli a velocità ultra rapida, venticinque di paranormale, quindici di fanservice, cinque di trama e 97 kg di discorsi senza senso»
Apro con questa semplice citazione presa in prestito -e ovviamente modificata un po' nel contenuto- da uno dei personaggi della serie, Senjougahara Hitagi, poiché trovo sia adatta ad aprire una recensione riguardante Bakemonogatari, un titolo complicato da descrivere: esso infatti porta una alta dose di sperimentazione e discorsi intricati, spesso ritenuti senza senso. Sarà che prima ancora che essere animato, questo titolo è stato scritto su carta, dove i discorsi e le tante parole colpiscono di più di un video accompagnato da immagini, nelle quali non hai tempo di fermarti a riflettere su un monologo appena ascoltato.
Ma passiamo alla trama che è... solo un contorno in un piatto elaboratissimo: uno studente liceale sulla soglia dei diciotto anni ed ex vampiro sembra attrarre a sé fenomeni paranormali. La cosa fa un po' sorridere dato che egli stesso è poco umano, ma su questo girano i quindici episodi, i quali sono divisibili in miniserie auto conclusive dai due ai cinque episodi a turno, ognuno dei quali punta sui problemi di un personaggio differente, rigorosamente di sesso femminile.
Inutile star lì a fermarsi sugli avvenimenti, questo anime mostra poca azione e tante "pippe mentali". Tu sai sin dall'inizio che la ragazza che ti viene presentata ha un problema, ma ad arrivare al concreto ci passano chilometri di discorsi e cartelli, delle volte sensati, altre meno. Molti di questi ritengo siano difficilmente comprensibili per un non giapponese dato che ruotano su giochi di parole nella lingua madre o personaggi e programmi a noi sconosciuti, così come abitudini della loro vita quotidiana. Presenti sono anche citazioni ad altre numerose opere di animazione, in fondo possiamo davvero affermare che sviscerando le parole di Araragi e compagne, si trovi poco di utile ai fini della storia. Questa è una lama a doppio taglio: raggiunge e coinvolge il pubblico con una maggiore conoscenza in anime e manga, soprattutto se strizza l'occhiolino a serie gradite, mentre allontana il neo appassionato che dall'introduzione fitta di cartelli che si susseguono già si sente un po' disorientato. Spesso gli autori decidono di tirare troppo la corda "acchiappa otaku" spezzandola, lasciando allo spettatore convinzione che stia sentendo solo discorsi privi di senso e derubati di inventiva e propositi chiari sul proseguimento. C'è chi adora questo stile, chi lo detesta... io ritengo che delle volte sia gradevole ed altre no, sfortunatamente si tende ad inserirlo addirittura quando si gradirebbe più serietà, rovinando quel poco spessore che troviamo nei finali, quando si contrastano i problemi di origine paranormale. Ecco la vera pecca, a mio avviso. Beffare una vicenda seria. Miscelare due sentimenti contrastanti non è male, ma quando per ironizzare si utilizza la perversione sessuale, tutto crolla. La cosa peggiore è che il maniacale viene utilizzato spesso su bambine o appena adolescenti, rendendo vita dura anche ad uno spettatore molto tollerante ma non lolicon. Perché da come vengono poste, non fanno per nulla sorridere.
I personaggi, sono proprio loro che spesso danno un colpo negativo alla serie. Il protagonista -unico maschio, a parte uno che appare per pochi minuti e non ha interazioni con altri-, è il classico otaku fissato, un po' sfigatello ed arrapato da far schifo. Non ha talenti particolari, non va bene né male a scuola. Non ha particolari amicizie. Faccia anonima, con una strana perversione per le lolita e dal passato inesistente, dato che non si sa nulla di lui nell'arco della storia, mai viene veramente approfondito. Lui non sembra possedere un carattere. E' buono ed aiuta tutti perché... non può vederli così, non è giusto. Ma troviamo realmente questi motivi soddisfacenti? Io ritengo proprio di no, dato che di personaggi come lui ne hanno creato con lo stampino. Comprendo che in un cast quasi tutto al femminile, l'uomo debba adattarsi ad ogni ambiente, ma una spiegazione a questo essere martire avrebbe giovato alla credibilità. Perché si tende ad odiarlo, ancor peggio quando non ami la sua mania per il sesso opposto -di qualsiasi età-. A riequilibrare la situazione vi è quella che possiamo definire la più "centrale" tra le donne: Hitagi Senjougahara. Scherzosamente chiamata Tsundere da tutti, anche perché lo è, questo sicuramente è stereotipato quanto la sua controparte maschile, ma spesso regge i discorsi più brillanti, chiari e divertenti. Per la prima parte della serie è adatta a tenere il ritmo frenetico ed a sbalzi tra serietà e simpatia, ma poi inizia a calare anche lei sui momenti perversi, nonostante il suo passato svelato negli episodi ad ella dedicati, contrasta questo suo fare molto "spinto". Ti chiedi se ha sbattuto la testa forte per comportarsi in maniera così tranquilla e capace di non crollare dinnanzi a nulla. Le altre donne probabilmente meriterebbero più attenzione, a parte le due loli che sono apparse solo per perversione -a mio parere-, Hanekawa e Sugura si dimostreranno dei caratteri meno stereotipati e piacevoli nelle loro avventure.
Graficamente ci troviamo di fronte ad un prodotto dal budget limitatissimo e non posso di certo dire che è realizzato magnificamente. La grafica computerizzata regna nei paesaggi e sfondi, regalandoti un pezzo di Giappone irrealistico ma nemmeno brutto, infondo è un opera di fantasia. Nuoce però l'assenza di comparse, passanti... qualche forma di vita che non siano animali o i personaggi che hanno ruolo nella storia. I primi piani sono eccellenti, quei pochi scontri hanno buoni effetti, ma se l'obbiettivo non li prende più in pieno volto ma si sposta più lontano, ritroveremo sempre omini abbozzati, senza volto. Come tutti hanno detto, spesso questo calo viene coperto dall'espediente dei cartelli o della resa "sperimentale" fatta di immagini reali modificate spesso molto macabre. Delle volte riesce nel suo intendo, in altre no. Quando lo si usa per descrivere un dramma passato, perde quell'impatto che ti regala l'immagine nuda e cruda di ciò che accade, puoi solo immaginare ma ti sembra che qualcosa sia perso ed irrecuperabile.
Le musiche sono alquanto ripetitive, ma una nota di merito va alle opening diverse per ogni arco: ogni protagonista ne ha una tutta sua, che la caratterizza. E' stata una sorpresa gradita così come la ending stupenda, che riesce persino ad un certo punto della serie, ad allacciarsi inaspettatamente ad un frammento di episodio.
Considerazione finale: intrattiene se lo capisci o se ti piacciono le cose sopra citate, ma se non tolleri nemmeno un po' fanservice e lolita palpeggiate... non scaricarlo. Se, quando finisci il primo arco non c'è una virgola che tu abbia decifrato, probabilmente non è il titolo fatto per te, a meno che non ti accontenti del numeroso fanservice e l'aria harem. Non riesco a dire che sia brutto o bello, spesso ho aprezzato i discorsi riflessivi sulla vena psicologica, battute brillanti e storie tutto sommato non sempre troppo banali. E' stato un buon passatempo malgrado trovo sprecato il genere ecchi-harem per chi riuscirebbe a metter su una storia senza questo tipo di espedienti. Un occasione persa per fare qualcosa che piaccia a tutti, una vinta per attirare otaku come api al miele. Ognuno ne tragga l'interpretazione che trova più adatta, io lo posiziono nel limbo di un "nì". Nè sì, né no.
Apro con questa semplice citazione presa in prestito -e ovviamente modificata un po' nel contenuto- da uno dei personaggi della serie, Senjougahara Hitagi, poiché trovo sia adatta ad aprire una recensione riguardante Bakemonogatari, un titolo complicato da descrivere: esso infatti porta una alta dose di sperimentazione e discorsi intricati, spesso ritenuti senza senso. Sarà che prima ancora che essere animato, questo titolo è stato scritto su carta, dove i discorsi e le tante parole colpiscono di più di un video accompagnato da immagini, nelle quali non hai tempo di fermarti a riflettere su un monologo appena ascoltato.
Ma passiamo alla trama che è... solo un contorno in un piatto elaboratissimo: uno studente liceale sulla soglia dei diciotto anni ed ex vampiro sembra attrarre a sé fenomeni paranormali. La cosa fa un po' sorridere dato che egli stesso è poco umano, ma su questo girano i quindici episodi, i quali sono divisibili in miniserie auto conclusive dai due ai cinque episodi a turno, ognuno dei quali punta sui problemi di un personaggio differente, rigorosamente di sesso femminile.
Inutile star lì a fermarsi sugli avvenimenti, questo anime mostra poca azione e tante "pippe mentali". Tu sai sin dall'inizio che la ragazza che ti viene presentata ha un problema, ma ad arrivare al concreto ci passano chilometri di discorsi e cartelli, delle volte sensati, altre meno. Molti di questi ritengo siano difficilmente comprensibili per un non giapponese dato che ruotano su giochi di parole nella lingua madre o personaggi e programmi a noi sconosciuti, così come abitudini della loro vita quotidiana. Presenti sono anche citazioni ad altre numerose opere di animazione, in fondo possiamo davvero affermare che sviscerando le parole di Araragi e compagne, si trovi poco di utile ai fini della storia. Questa è una lama a doppio taglio: raggiunge e coinvolge il pubblico con una maggiore conoscenza in anime e manga, soprattutto se strizza l'occhiolino a serie gradite, mentre allontana il neo appassionato che dall'introduzione fitta di cartelli che si susseguono già si sente un po' disorientato. Spesso gli autori decidono di tirare troppo la corda "acchiappa otaku" spezzandola, lasciando allo spettatore convinzione che stia sentendo solo discorsi privi di senso e derubati di inventiva e propositi chiari sul proseguimento. C'è chi adora questo stile, chi lo detesta... io ritengo che delle volte sia gradevole ed altre no, sfortunatamente si tende ad inserirlo addirittura quando si gradirebbe più serietà, rovinando quel poco spessore che troviamo nei finali, quando si contrastano i problemi di origine paranormale. Ecco la vera pecca, a mio avviso. Beffare una vicenda seria. Miscelare due sentimenti contrastanti non è male, ma quando per ironizzare si utilizza la perversione sessuale, tutto crolla. La cosa peggiore è che il maniacale viene utilizzato spesso su bambine o appena adolescenti, rendendo vita dura anche ad uno spettatore molto tollerante ma non lolicon. Perché da come vengono poste, non fanno per nulla sorridere.
I personaggi, sono proprio loro che spesso danno un colpo negativo alla serie. Il protagonista -unico maschio, a parte uno che appare per pochi minuti e non ha interazioni con altri-, è il classico otaku fissato, un po' sfigatello ed arrapato da far schifo. Non ha talenti particolari, non va bene né male a scuola. Non ha particolari amicizie. Faccia anonima, con una strana perversione per le lolita e dal passato inesistente, dato che non si sa nulla di lui nell'arco della storia, mai viene veramente approfondito. Lui non sembra possedere un carattere. E' buono ed aiuta tutti perché... non può vederli così, non è giusto. Ma troviamo realmente questi motivi soddisfacenti? Io ritengo proprio di no, dato che di personaggi come lui ne hanno creato con lo stampino. Comprendo che in un cast quasi tutto al femminile, l'uomo debba adattarsi ad ogni ambiente, ma una spiegazione a questo essere martire avrebbe giovato alla credibilità. Perché si tende ad odiarlo, ancor peggio quando non ami la sua mania per il sesso opposto -di qualsiasi età-. A riequilibrare la situazione vi è quella che possiamo definire la più "centrale" tra le donne: Hitagi Senjougahara. Scherzosamente chiamata Tsundere da tutti, anche perché lo è, questo sicuramente è stereotipato quanto la sua controparte maschile, ma spesso regge i discorsi più brillanti, chiari e divertenti. Per la prima parte della serie è adatta a tenere il ritmo frenetico ed a sbalzi tra serietà e simpatia, ma poi inizia a calare anche lei sui momenti perversi, nonostante il suo passato svelato negli episodi ad ella dedicati, contrasta questo suo fare molto "spinto". Ti chiedi se ha sbattuto la testa forte per comportarsi in maniera così tranquilla e capace di non crollare dinnanzi a nulla. Le altre donne probabilmente meriterebbero più attenzione, a parte le due loli che sono apparse solo per perversione -a mio parere-, Hanekawa e Sugura si dimostreranno dei caratteri meno stereotipati e piacevoli nelle loro avventure.
Graficamente ci troviamo di fronte ad un prodotto dal budget limitatissimo e non posso di certo dire che è realizzato magnificamente. La grafica computerizzata regna nei paesaggi e sfondi, regalandoti un pezzo di Giappone irrealistico ma nemmeno brutto, infondo è un opera di fantasia. Nuoce però l'assenza di comparse, passanti... qualche forma di vita che non siano animali o i personaggi che hanno ruolo nella storia. I primi piani sono eccellenti, quei pochi scontri hanno buoni effetti, ma se l'obbiettivo non li prende più in pieno volto ma si sposta più lontano, ritroveremo sempre omini abbozzati, senza volto. Come tutti hanno detto, spesso questo calo viene coperto dall'espediente dei cartelli o della resa "sperimentale" fatta di immagini reali modificate spesso molto macabre. Delle volte riesce nel suo intendo, in altre no. Quando lo si usa per descrivere un dramma passato, perde quell'impatto che ti regala l'immagine nuda e cruda di ciò che accade, puoi solo immaginare ma ti sembra che qualcosa sia perso ed irrecuperabile.
Le musiche sono alquanto ripetitive, ma una nota di merito va alle opening diverse per ogni arco: ogni protagonista ne ha una tutta sua, che la caratterizza. E' stata una sorpresa gradita così come la ending stupenda, che riesce persino ad un certo punto della serie, ad allacciarsi inaspettatamente ad un frammento di episodio.
Considerazione finale: intrattiene se lo capisci o se ti piacciono le cose sopra citate, ma se non tolleri nemmeno un po' fanservice e lolita palpeggiate... non scaricarlo. Se, quando finisci il primo arco non c'è una virgola che tu abbia decifrato, probabilmente non è il titolo fatto per te, a meno che non ti accontenti del numeroso fanservice e l'aria harem. Non riesco a dire che sia brutto o bello, spesso ho aprezzato i discorsi riflessivi sulla vena psicologica, battute brillanti e storie tutto sommato non sempre troppo banali. E' stato un buon passatempo malgrado trovo sprecato il genere ecchi-harem per chi riuscirebbe a metter su una storia senza questo tipo di espedienti. Un occasione persa per fare qualcosa che piaccia a tutti, una vinta per attirare otaku come api al miele. Ognuno ne tragga l'interpretazione che trova più adatta, io lo posiziono nel limbo di un "nì". Nè sì, né no.
"Bakemonogatari" è un titolo strano, originale, e che merita sicuramente di essere visto.
La trama è semplice: un ragazzo vittima del soprannaturale che aiuta altre persone ad uscire da problemi similari, il tutto condito con un pochino di sentimento, un leggero tocco di splatter, una colonna sonora azzeccata, il tutto ben confezionato. La cosa interessante è che chi anima il racconto non sono le immagini e le azioni, ma gli scontri verbali che avvengono tra i vari personaggi.
Vediamo intanto che i personaggi sono fortemente caratterizzati, e la cosa viene naturale, visto che passano il 90% del tempo a parlare. Il loro comportamento è in tutte le situazioni estremamente prevedibile, senza grossi colpi di scena, ma questo non rende noiosa la fruizione, anzi, fa sì che ci si affezioni alle storie.
La scelta stilistica è del tutto fuori dagli schemi, conta tante scritte che scorrono troppo veloci per essere lette (decidete voi cosa rappresentano), stacchi, sfondi astratti e comportamenti dei personaggi in linea con l'astrazione dei loro discorsi. All'apparenza può sembrare un'anime astratto e difficile, in realtà è un racconto semplice e ironico. I personaggi sono disegnati molto bene, anche i loro pochi movimenti sono ben fatti e studiati nel dettaglio.
La colonna sonora infine è azzeccata, nulla di epico ma adatta al racconto, e integrata alla perfezione con il contesto grafico, tanto che a volte la si percepisce appena.
La trama è semplice: un ragazzo vittima del soprannaturale che aiuta altre persone ad uscire da problemi similari, il tutto condito con un pochino di sentimento, un leggero tocco di splatter, una colonna sonora azzeccata, il tutto ben confezionato. La cosa interessante è che chi anima il racconto non sono le immagini e le azioni, ma gli scontri verbali che avvengono tra i vari personaggi.
Vediamo intanto che i personaggi sono fortemente caratterizzati, e la cosa viene naturale, visto che passano il 90% del tempo a parlare. Il loro comportamento è in tutte le situazioni estremamente prevedibile, senza grossi colpi di scena, ma questo non rende noiosa la fruizione, anzi, fa sì che ci si affezioni alle storie.
La scelta stilistica è del tutto fuori dagli schemi, conta tante scritte che scorrono troppo veloci per essere lette (decidete voi cosa rappresentano), stacchi, sfondi astratti e comportamenti dei personaggi in linea con l'astrazione dei loro discorsi. All'apparenza può sembrare un'anime astratto e difficile, in realtà è un racconto semplice e ironico. I personaggi sono disegnati molto bene, anche i loro pochi movimenti sono ben fatti e studiati nel dettaglio.
La colonna sonora infine è azzeccata, nulla di epico ma adatta al racconto, e integrata alla perfezione con il contesto grafico, tanto che a volte la si percepisce appena.
"Bakemonogatari" (storia di entità sovrannaturali) è un anime prodotto dallo Studio Shaft nel 2009 (15 episodi).
Delle entità animalesche vivono nel mondo degli umani; esse approfittano del caos e della disperazione tipica del genere umano per manifestarsi. Koyomi Araragi è un giovane ragazzo inizialmente cupo e misterioso frequentante il terzo anno del liceo. Koyomi si scoprirà essere stato un vampiro prima di essere tornato semiumano grazie all'aiuto di Oshino, stravagante uomo senza tetto di mezza età.
Già dal primo episodio si ha la comparsa di uno dei personaggi più strani e folli della serie: la studentessa Senjōgahara, che cade dalle scale direttamente nelle mani del nostro protagonista, come fosse priva di peso.
Ed è così che si rivelerà la sua maledizione....
Punto saliente della serie è sicuramente l'innovativa e anormale regia. Successioni di scritte e immagini a comparsa improvvisa intervallano e definiscono la narrazione. Altra caratteristica unica sono le inquadrature e i primi piani spesso inattesi e ben collocati. Una dimensione astratta e non ben concepibile contiene il tutto. L'anime è difficile da spiegare a parole, posso solo invitarvi alla visione almeno del primo episodio, cominciano qui le note salienti.
Una trama banale, storie d'amore piazzate a caso e mal svilluppate, OST semplici e monotone, solito harem a scopo non ancora compreso e un finale anche lui un po' infantile e già incontrato hanno grosso peso sul valore complessivo della serie.
Purtroppo la stupefacente regia e l'ottima caratterizzazione dei personaggi non riescono a contrastare questi aspetti negativi e che recentemente cominciano a diventare la base di intere serie animate.
In conclusione consiglio vivamente la serie perché ha davvero qualcosa di inatteso e nuovo, un ottimo modo per allontanarsi temporaneamente dai canoni registici. Sottolineo nuovamente l'ottima caratterizzazione e il tratto dei personaggi.
Perciò voto 7 (regia 9,5: perché è stata presa una sceneggiatura orrida?).
Delle entità animalesche vivono nel mondo degli umani; esse approfittano del caos e della disperazione tipica del genere umano per manifestarsi. Koyomi Araragi è un giovane ragazzo inizialmente cupo e misterioso frequentante il terzo anno del liceo. Koyomi si scoprirà essere stato un vampiro prima di essere tornato semiumano grazie all'aiuto di Oshino, stravagante uomo senza tetto di mezza età.
Già dal primo episodio si ha la comparsa di uno dei personaggi più strani e folli della serie: la studentessa Senjōgahara, che cade dalle scale direttamente nelle mani del nostro protagonista, come fosse priva di peso.
Ed è così che si rivelerà la sua maledizione....
Punto saliente della serie è sicuramente l'innovativa e anormale regia. Successioni di scritte e immagini a comparsa improvvisa intervallano e definiscono la narrazione. Altra caratteristica unica sono le inquadrature e i primi piani spesso inattesi e ben collocati. Una dimensione astratta e non ben concepibile contiene il tutto. L'anime è difficile da spiegare a parole, posso solo invitarvi alla visione almeno del primo episodio, cominciano qui le note salienti.
Una trama banale, storie d'amore piazzate a caso e mal svilluppate, OST semplici e monotone, solito harem a scopo non ancora compreso e un finale anche lui un po' infantile e già incontrato hanno grosso peso sul valore complessivo della serie.
Purtroppo la stupefacente regia e l'ottima caratterizzazione dei personaggi non riescono a contrastare questi aspetti negativi e che recentemente cominciano a diventare la base di intere serie animate.
In conclusione consiglio vivamente la serie perché ha davvero qualcosa di inatteso e nuovo, un ottimo modo per allontanarsi temporaneamente dai canoni registici. Sottolineo nuovamente l'ottima caratterizzazione e il tratto dei personaggi.
Perciò voto 7 (regia 9,5: perché è stata presa una sceneggiatura orrida?).
Occorre innanzitutto precisare che questo è un anime decisamente fuori dagli schemi che siamo abituati a considerare. Dunque può piacere o non piacere a seconda del proprio gusto. Il consiglio che mi sento di dare immediatamente è di prendersi un po' di tempo e provare, perché davvero è molto difficile aver già sperimentato qualcosa di analogo, a meno che non siate dei fanatici del tradizionalismo o dell'azione frenetica. In tal caso potete tranquillamente farne a meno!
Trama: in realtà più che di una trama si potrebbe parlare di più sotto-trame che si susseguono una dopo l'altra, che fanno parte di un insieme più grande, ma sono tutto sommato autosufficienti già da sole, con una perdita di coesione da parte del tutto, tenuto insieme dal solo Araragi. Il risultato è qualcosa di semplice, ma che a qualcuno potrebbe sembrare ripetitivo. Non c'è mai un grande dinamismo, tranne che in alcune scene selezionate, ma d'altronde non è questo il punto forte dell'anime, che sta invece nei dialoghi, spesso dei monologhi, che costituiscono l'ossatura di quasi tutte le puntate. Molto apprezzato è invece l'alone di mistero che aleggia un po' per tutto l'anime circa gli eventi antecedenti la storia, che sono abbozzati e concentrati nella sigla d'inizio del primo episodio e vengono svelati, sebbene non completamente, in seguito. Complessivamente darei un 7.
Finale: come detto prima, in realtà l'anime potrebbe finire in corrispondenza della conclusione di ciascuna delle sotto-trame. Nel complesso comunque è un finale che non dice tantissimo, e un po' delude chi spera in una conclusione sopra le righe; probabilmente alla fine piace di più per la sua atmosfera che per tutto il resto. 6,5.
Personaggi: abbiamo un protagonista, Araragi, che vuole aiutare tutti e per tutti (tutte) morirebbe. Ma a parte questo suo grande altruismo (e un po' di perversione erotica) non è molto caratterizzato. Poi abbiamo tutta una serie di personaggi femminili, con cui Araragi avrà a che fare, che rappresentano un campionario dei possibili "tipi". Per questo risultano un po' stereotipati, ed è un peccato. Solo Senjogahara, con il suo carisma, solleva la media e meriterebbe un 9 a parte. Su questo punto, pur con un po' di rammarico, do un 5,5.
Grafica: è estremamente innovativa, probabilmente, anzi quasi sicuramente, troppo. Ci sono diverse scelte coraggiose che meritano il plauso per averci provato, però, accidenti, tutti i cartelli che passano alla velocità della luce non ti permettono assolutamente di leggere alcunché. Va bene che tutto sommato non aggiungono molto a quello che avviene negli episodi, va bene anche che visti di fila mettono un po' di soggezione restituendo in pillole il dinamismo che non c'è. Però è frustrante stoppare il filmato ogni mezzo secondo per riuscire a leggere cosa c'è scritto. I disegni invece mi piacciono moltissimo, sono molto belli, ma anche qui si parla di "de gustibus". Tenuto conto dei pro e dei contro, 7,5.
Musica: la sigla varia, e cambia in occasione di ogni cambio di "sottotrama", rimarcando in questo modo la partizione già citata. Di fatto contribuisce a inquadrare e delineare le varie ragazze. La canzone "Kimi no shiranai", in chiusura, è stupenda. Complessivamente direi 9
Tematiche: ogni personaggio femminile porta con sé i suoi problemi, che variano dal senso di colpa all'invidia, alla frustrazione per un amore non corrisposto, tematiche proprie del mondo giovanile insomma.
Globalmente, quindi, siamo sul 7. Però ci tengo a sottolineare ancora qualcosa, ovvero che questo è il risultato di un'analisi oggettiva, che tiene conto che ci sono scelte con cui si può essere d'accordo oppure no. A me complessivamente è molto piaciuto, e mentre lo guardavo per la prima volta francamente ai "difetti" non ci ho fatto caso. Altri me li hanno segnalati e ne ho di conseguenza tenuto conto qui.
Trama: in realtà più che di una trama si potrebbe parlare di più sotto-trame che si susseguono una dopo l'altra, che fanno parte di un insieme più grande, ma sono tutto sommato autosufficienti già da sole, con una perdita di coesione da parte del tutto, tenuto insieme dal solo Araragi. Il risultato è qualcosa di semplice, ma che a qualcuno potrebbe sembrare ripetitivo. Non c'è mai un grande dinamismo, tranne che in alcune scene selezionate, ma d'altronde non è questo il punto forte dell'anime, che sta invece nei dialoghi, spesso dei monologhi, che costituiscono l'ossatura di quasi tutte le puntate. Molto apprezzato è invece l'alone di mistero che aleggia un po' per tutto l'anime circa gli eventi antecedenti la storia, che sono abbozzati e concentrati nella sigla d'inizio del primo episodio e vengono svelati, sebbene non completamente, in seguito. Complessivamente darei un 7.
Finale: come detto prima, in realtà l'anime potrebbe finire in corrispondenza della conclusione di ciascuna delle sotto-trame. Nel complesso comunque è un finale che non dice tantissimo, e un po' delude chi spera in una conclusione sopra le righe; probabilmente alla fine piace di più per la sua atmosfera che per tutto il resto. 6,5.
Personaggi: abbiamo un protagonista, Araragi, che vuole aiutare tutti e per tutti (tutte) morirebbe. Ma a parte questo suo grande altruismo (e un po' di perversione erotica) non è molto caratterizzato. Poi abbiamo tutta una serie di personaggi femminili, con cui Araragi avrà a che fare, che rappresentano un campionario dei possibili "tipi". Per questo risultano un po' stereotipati, ed è un peccato. Solo Senjogahara, con il suo carisma, solleva la media e meriterebbe un 9 a parte. Su questo punto, pur con un po' di rammarico, do un 5,5.
Grafica: è estremamente innovativa, probabilmente, anzi quasi sicuramente, troppo. Ci sono diverse scelte coraggiose che meritano il plauso per averci provato, però, accidenti, tutti i cartelli che passano alla velocità della luce non ti permettono assolutamente di leggere alcunché. Va bene che tutto sommato non aggiungono molto a quello che avviene negli episodi, va bene anche che visti di fila mettono un po' di soggezione restituendo in pillole il dinamismo che non c'è. Però è frustrante stoppare il filmato ogni mezzo secondo per riuscire a leggere cosa c'è scritto. I disegni invece mi piacciono moltissimo, sono molto belli, ma anche qui si parla di "de gustibus". Tenuto conto dei pro e dei contro, 7,5.
Musica: la sigla varia, e cambia in occasione di ogni cambio di "sottotrama", rimarcando in questo modo la partizione già citata. Di fatto contribuisce a inquadrare e delineare le varie ragazze. La canzone "Kimi no shiranai", in chiusura, è stupenda. Complessivamente direi 9
Tematiche: ogni personaggio femminile porta con sé i suoi problemi, che variano dal senso di colpa all'invidia, alla frustrazione per un amore non corrisposto, tematiche proprie del mondo giovanile insomma.
Globalmente, quindi, siamo sul 7. Però ci tengo a sottolineare ancora qualcosa, ovvero che questo è il risultato di un'analisi oggettiva, che tiene conto che ci sono scelte con cui si può essere d'accordo oppure no. A me complessivamente è molto piaciuto, e mentre lo guardavo per la prima volta francamente ai "difetti" non ci ho fatto caso. Altri me li hanno segnalati e ne ho di conseguenza tenuto conto qui.
"Bakemonogatari" è un anime molto particolare, misto di molti generi diversi, basato su tantissimi giochi di parole derivanti dal giapponese (già solo il titolo dell'anime: "bakemono", che sta per mostro, e "monogatari" per storia, quindi "storia su fantasmi"), e questo lo rende un anime difficile da seguire e capire, tanto che alcuni pezzi vanno rivisti più volte per essere capiti a fondo, ma questo non deve essere visto come un difetto.
La storia ruota attorno ad Araragi, un giovane ragazzo che, durante la Golden Week, diventò un vampiro a causa di un'entità, ma che grazie a un certo Oshino è riuscito a ritornare parzialmente umano. Un giorno, per caso, salva la compagna di classe Senjougahara Hitagi, che stava cadendo dalle scale, accorgendosi che ella non pesa praticamente nulla. Decide così di informarsi e in seguito di aiutarla. Da questo momento inizierà a incontrare una serie di persone che hanno dei problemi con delle entità (o fantasmi), che cercherà di salvare grazie alle conoscenze di Oshino.
Gli episodi non sono autoconclusivi, ma i vari "casi" possono durare dalle 2 alle 5 puntante (l'ultimo caso). Sono collegati appunto dalla presenza di vari spiriti e sotto a questo schema di base si sviluppa un'altra trama, la trama che mette in relazione tra loro tutti i vari personaggi della saga.
L'apparizione dei fantasmi è legata a giochi di parole in lingua giapponese, difficilmente comprensibili se non si conosce la lingua e ovviamente in italiano (o inglese che dir si voglia) non rendono bene come nell'originale; questo forse fa perdere un po' il senso dell'anime, ma non se ne può fare una colpa visto che l'anime è stato pensato appunto per essere trasmesso in Giappone.
Nel corso della storia i personaggi si evolvono, forse un po' meno il protagonista, deciso sempre a salvare tutto e tutti; Senjogahara subisce un cambiamento quasi radicale nei primi episodi, quando si innamora di lui per poi cambiare nuovamente dopo il caso della sua Kohai, Kanbaru. Negli episodi successivi viene un po' trascurata per presentare quest'ultima, Sengoku, amica d'infanzia di Araragi e sorelle, e Hanekawa Tsubasa, amica anch'ella di Araragi, nonché rappresentante della classe.
Tirando le somme, i protagonisti si evolvono in modo abbastanza diverso tra loro, anche se quasi tutte le ragazze svilupperanno l'innamoramento per Araragi.
Le musiche dell'anime sono molto particolari e diciamo azzeccate, suscitano il sentimento desiderato nello spettatore nel momento desiderato; forse l'opening sembra un po' staccata dal resto dell'anime, ma è particolare per il suo non mostrare personaggi ma solamente luoghi.
L'animazione è molto particolare, i colori sono molto forti e creano le giuste atmosfere adatte al momento rappresentato. Molte sono le scene al tramonto, soprattutto a scuola, ma la maggior parte dell'azione si svolge nelle ore notturne.
La storia ruota attorno ad Araragi, un giovane ragazzo che, durante la Golden Week, diventò un vampiro a causa di un'entità, ma che grazie a un certo Oshino è riuscito a ritornare parzialmente umano. Un giorno, per caso, salva la compagna di classe Senjougahara Hitagi, che stava cadendo dalle scale, accorgendosi che ella non pesa praticamente nulla. Decide così di informarsi e in seguito di aiutarla. Da questo momento inizierà a incontrare una serie di persone che hanno dei problemi con delle entità (o fantasmi), che cercherà di salvare grazie alle conoscenze di Oshino.
Gli episodi non sono autoconclusivi, ma i vari "casi" possono durare dalle 2 alle 5 puntante (l'ultimo caso). Sono collegati appunto dalla presenza di vari spiriti e sotto a questo schema di base si sviluppa un'altra trama, la trama che mette in relazione tra loro tutti i vari personaggi della saga.
L'apparizione dei fantasmi è legata a giochi di parole in lingua giapponese, difficilmente comprensibili se non si conosce la lingua e ovviamente in italiano (o inglese che dir si voglia) non rendono bene come nell'originale; questo forse fa perdere un po' il senso dell'anime, ma non se ne può fare una colpa visto che l'anime è stato pensato appunto per essere trasmesso in Giappone.
Nel corso della storia i personaggi si evolvono, forse un po' meno il protagonista, deciso sempre a salvare tutto e tutti; Senjogahara subisce un cambiamento quasi radicale nei primi episodi, quando si innamora di lui per poi cambiare nuovamente dopo il caso della sua Kohai, Kanbaru. Negli episodi successivi viene un po' trascurata per presentare quest'ultima, Sengoku, amica d'infanzia di Araragi e sorelle, e Hanekawa Tsubasa, amica anch'ella di Araragi, nonché rappresentante della classe.
Tirando le somme, i protagonisti si evolvono in modo abbastanza diverso tra loro, anche se quasi tutte le ragazze svilupperanno l'innamoramento per Araragi.
Le musiche dell'anime sono molto particolari e diciamo azzeccate, suscitano il sentimento desiderato nello spettatore nel momento desiderato; forse l'opening sembra un po' staccata dal resto dell'anime, ma è particolare per il suo non mostrare personaggi ma solamente luoghi.
L'animazione è molto particolare, i colori sono molto forti e creano le giuste atmosfere adatte al momento rappresentato. Molte sono le scene al tramonto, soprattutto a scuola, ma la maggior parte dell'azione si svolge nelle ore notturne.
"Bakemonogatari" è un anime interessante. Direi più che altro innovativo, visto il suo rientrare nel genere sperimentale. Sinceramente mi è difficile pensare a una commedia sentimentale, con cenni di soprannaturale in versione sperimentale. Personalmente penserei che fosse qualcosa di insignificante, che non può lasciare niente e che possa annoiare. Parliamoci chiaramente: se pensate che questo suo essere sperimentale è simile a quello del capolavoro "Texhnolyze" siete fuori strada. "Bakemonogatari" è altro, ci propina messaggi semplici in modo complesso per ovvie ragioni che analizzeremo successivamente.
La trama direi che è fondamentale. Araragi è un giovane diciottonne che frequenta l'ultimo anno di scuola superiore. Un giorno mentre sale le scale vede cadere a strapiombo una ragazza. Quasi per caso riesce a salvarla, ma scopre che Senjougahara, anche sua compagna di classe, non ha un peso. Qualsiasi ragazzo normale sarebbe rimasto sconvolto, ma non Araragi, che ha un passato alquanto particolare: era un vampiro. Dopo varie circostanze poco influenti sulla descrizione della trama, Senjougahara viene accompagnata da Araragi da chi lo salvò dal suo essere vampiro, Oshino. La storia a questo punto si sviluppa tra misteri, elementi soprannaturali e risoluzioni di tutte queste situazioni.
Quello che colpisce a primo vista è la regia: una regia particolare, eccentrica che lascia confuso lo spettatore perché non capisce cosa sta succedendo e perché viene mostrato in quel modo. Almeno è così in un primo momento. Pian piano che si procede di episodio in episodio i motivi di questa scelta tecnica diventano chiari. Ci troviamo in un mondo di adolescenti, un mondo confuso, in cui avvengono tante cose, spesso velocemente, un mondo che non lascia quasi mai il tempo di respirare perché si è sotto pressione per via di eventi, problemi e situazioni che si susseguono le une dietro gli altri, un mondo che grava sulle spalle dei personaggi e li rende deboli. Infatti il lato soprannaturale è una semplice metafora della difficoltà nell'affrontare o nell'accettare alcuni avvenimenti che possono essere o no vita comune.
Pertanto i nostri personaggi vorranno liberarsi del peso che hanno in corpo, o verranno stretti, quasi soffocati, dalle mille situazioni o saranno disposti a tutto pur di andare avanti o si alieneranno rifiutando se stessi.
Altra cosa che ho apprezzato di quest'anime è il tema del relativismo. E' un tema fisso. Mi piace perché ci indica che tutto è relativo. Il mondo dei giovani è complicato, quest'anime lo descrive perfettamente. Una questione banale può essere percepita dalla persona che subisce il torto malamente. E' questo il messaggio. A seconda dei punti di vista, che possono essere diversi, uno stesso problema può essere più o meno grave, ma ciò non implica che non si debba risolvere. Per citare Senjougahara e l'espressione del relativismo, basta dire: "Io non ti volevo mostrare come ero vestita, volevo che tu guardassi il mio vestito". Il contenuto è uguale, ciò che cambia è il punto di vista.
Tecnicamente direi che il disegno è sublime. A parte la questione già trattata della regia, si possono notare alcune cose che contraddistinguono quest'anime: le tante opening e l'apparato di OST. Ogni episodio, o ogni arco narrativo, godrà di un'opening diversa in relazione a ciò che sta succedendo. Scelta probabilmente dovuta proprio al cenno sperimentale che ha l'opera, ma che non mi è dispiaciuta. Le OST invece saranno il cavallo di battaglia. Il sottofondo in un anime con una regia del genere è quello che ti mette ansia o ti permette di trovare il paradosso della situazione.
Un po' meno apprezzate sono le tante scritte che durano microsecondi. Non ne ho visto l'utilità visto che il loro contenuto era quasi un riassunto della puntata che ci accingevamo a vedere.
Comunque mi è difficile consigliarlo. A me non è dispiaciuto, anzi l'ho trovato interessante, ma per un anime del genere il gusto personale è quello che lo fa apprezzare o meno.
La trama direi che è fondamentale. Araragi è un giovane diciottonne che frequenta l'ultimo anno di scuola superiore. Un giorno mentre sale le scale vede cadere a strapiombo una ragazza. Quasi per caso riesce a salvarla, ma scopre che Senjougahara, anche sua compagna di classe, non ha un peso. Qualsiasi ragazzo normale sarebbe rimasto sconvolto, ma non Araragi, che ha un passato alquanto particolare: era un vampiro. Dopo varie circostanze poco influenti sulla descrizione della trama, Senjougahara viene accompagnata da Araragi da chi lo salvò dal suo essere vampiro, Oshino. La storia a questo punto si sviluppa tra misteri, elementi soprannaturali e risoluzioni di tutte queste situazioni.
Quello che colpisce a primo vista è la regia: una regia particolare, eccentrica che lascia confuso lo spettatore perché non capisce cosa sta succedendo e perché viene mostrato in quel modo. Almeno è così in un primo momento. Pian piano che si procede di episodio in episodio i motivi di questa scelta tecnica diventano chiari. Ci troviamo in un mondo di adolescenti, un mondo confuso, in cui avvengono tante cose, spesso velocemente, un mondo che non lascia quasi mai il tempo di respirare perché si è sotto pressione per via di eventi, problemi e situazioni che si susseguono le une dietro gli altri, un mondo che grava sulle spalle dei personaggi e li rende deboli. Infatti il lato soprannaturale è una semplice metafora della difficoltà nell'affrontare o nell'accettare alcuni avvenimenti che possono essere o no vita comune.
Pertanto i nostri personaggi vorranno liberarsi del peso che hanno in corpo, o verranno stretti, quasi soffocati, dalle mille situazioni o saranno disposti a tutto pur di andare avanti o si alieneranno rifiutando se stessi.
Altra cosa che ho apprezzato di quest'anime è il tema del relativismo. E' un tema fisso. Mi piace perché ci indica che tutto è relativo. Il mondo dei giovani è complicato, quest'anime lo descrive perfettamente. Una questione banale può essere percepita dalla persona che subisce il torto malamente. E' questo il messaggio. A seconda dei punti di vista, che possono essere diversi, uno stesso problema può essere più o meno grave, ma ciò non implica che non si debba risolvere. Per citare Senjougahara e l'espressione del relativismo, basta dire: "Io non ti volevo mostrare come ero vestita, volevo che tu guardassi il mio vestito". Il contenuto è uguale, ciò che cambia è il punto di vista.
Tecnicamente direi che il disegno è sublime. A parte la questione già trattata della regia, si possono notare alcune cose che contraddistinguono quest'anime: le tante opening e l'apparato di OST. Ogni episodio, o ogni arco narrativo, godrà di un'opening diversa in relazione a ciò che sta succedendo. Scelta probabilmente dovuta proprio al cenno sperimentale che ha l'opera, ma che non mi è dispiaciuta. Le OST invece saranno il cavallo di battaglia. Il sottofondo in un anime con una regia del genere è quello che ti mette ansia o ti permette di trovare il paradosso della situazione.
Un po' meno apprezzate sono le tante scritte che durano microsecondi. Non ne ho visto l'utilità visto che il loro contenuto era quasi un riassunto della puntata che ci accingevamo a vedere.
Comunque mi è difficile consigliarlo. A me non è dispiaciuto, anzi l'ho trovato interessante, ma per un anime del genere il gusto personale è quello che lo fa apprezzare o meno.
"Bakemonogatari" ("cacciatore di fantasmi, mostri") è una serie del 2009, composta da 15 episodi. Che grande sorpresa che si è rivelata questa serie, infatti all'inizio ero deciso sul dropparla, anche se l'inizio della visione è stato influenzato da molti commenti e suggerimenti positivi, che per vari motivi mi disturbavano la visione, come episodi noiosi e quelle scritte messe lì a caso che non riuscivo proprio a digerire e di cui non capivo l'utilità. Ma, con la saga di Surugu Kanbaru, mi è iniziata a piacere sempre di più fino ad arrivare a un 8 pieno.
Trama: il protagonista, Koyomi Araragi, un vampiro immortale perché colpito da un'entità, si ritrova a salvare una ragazza in volo da un piano più alto della scuola prendendola e non sentendo il suo peso. Anch'essa, infatti, è colpita da un'entità, precisamente il granchio del peso. Da lì in poi il protagonista si ritroverà ad aiutare molti personaggi - parlando di quest'anime potremmo dire molti e solo personaggi femminili - sempre colpiti da entità, aiutato anche da un simpatico esorcista e da una vampira loli.
Bisogna cogliere da subito il senso dell'opera, essendo essa uno sperimentale, genere che ti vuol sempre trasmettere qualcosa con modi strani ma efficaci. Questa serie infatti parla e ti vuol trasmettere la confusione e il caos del mondo adolescenziale. Ma il pregio e il punto principale della serie può essere soltanto il genere "sentimentale" condito da personaggi ben caratterizzati, da un protagonista eccezionale, da una semi-protagonista altrettanto eccezionale e situazioni strani, divertenti e, a volte, tristi. Si trova anche una dose di fanservice, ma per fortuna non è mai eccessiva e si limita a buoni livelli per l'opera.
Lo stile dei personaggi è ottimo, l'opening cambia sempre mostrandoci per ogni saga una ragazza diversa, sempre colpita da un'entità. Le OST sono sempre ben inserite. L'animazione è anch'essa ottima. Non giudicate l'opera dai primi episodi, perché il gioiellino, per voi, può crescere mano mano durante la visione, né tantomeno dalla visione un po' fastidiosa del genere sperimentale. Consigliato.
Trama: il protagonista, Koyomi Araragi, un vampiro immortale perché colpito da un'entità, si ritrova a salvare una ragazza in volo da un piano più alto della scuola prendendola e non sentendo il suo peso. Anch'essa, infatti, è colpita da un'entità, precisamente il granchio del peso. Da lì in poi il protagonista si ritroverà ad aiutare molti personaggi - parlando di quest'anime potremmo dire molti e solo personaggi femminili - sempre colpiti da entità, aiutato anche da un simpatico esorcista e da una vampira loli.
Bisogna cogliere da subito il senso dell'opera, essendo essa uno sperimentale, genere che ti vuol sempre trasmettere qualcosa con modi strani ma efficaci. Questa serie infatti parla e ti vuol trasmettere la confusione e il caos del mondo adolescenziale. Ma il pregio e il punto principale della serie può essere soltanto il genere "sentimentale" condito da personaggi ben caratterizzati, da un protagonista eccezionale, da una semi-protagonista altrettanto eccezionale e situazioni strani, divertenti e, a volte, tristi. Si trova anche una dose di fanservice, ma per fortuna non è mai eccessiva e si limita a buoni livelli per l'opera.
Lo stile dei personaggi è ottimo, l'opening cambia sempre mostrandoci per ogni saga una ragazza diversa, sempre colpita da un'entità. Le OST sono sempre ben inserite. L'animazione è anch'essa ottima. Non giudicate l'opera dai primi episodi, perché il gioiellino, per voi, può crescere mano mano durante la visione, né tantomeno dalla visione un po' fastidiosa del genere sperimentale. Consigliato.
Smemorizzante: è l'aggettivo più adatto per definire "Bakemonogatari", serie del 2009 dello studio Shaft, tratta dalla light novel di Nisio Isin, che intreccia il sovrannaturale con l'harem, la commedia sentimentale e un po' di ecchi, narrando di storie di mostri ed entità che, di volta in volta (di ragazza in ragazza), il protagonista dovrà affrontare e risolvere, grazie soprattutto all'aiuto del misterioso Oshino. Detto così sembra tutto normale, qualcosa di poco originale, ma non è così. "Bakemonogatari" è smemorizzante e un autentico teatro dell'assurdo. Gli autori raggiungono quest'obbiettivo principalmente attraverso due elementi: la regia e i dialoghi.
Per il cervello di un bambino, per "assorbire" e comprendere la visione di un film o un anime, è indispensabile che la durata minima di una scena sia di 34 secondi. Un'opera quindi che abbia scene la cui durata media è di molto inferiore ai 34 secondi, non dà il tempo necessario al cervello del bambino di elaborare e di capire ciò che sta guardando, ammassando nel cervello sequenze su sequenze che vanno a "sovraccaricare" il cervello, sovrastimolandolo e sovraeccitandolo, con i seguenti risultati: insonnia, mal di testa, iperattività o deficit da attenzione. Il cervello di un adulto è diverso, impiega molto meno tempo per "elaborare" ed è (dovrebbe esserlo, almeno) più maturo per capire un'opera visiva.
Ciò nonostante, la visione di un'opera come "Bakemonogatari" è troppo anche per il cervello di un adulto, nel senso che la quantità enorme di sequenze concentrate in pochi secondi, spesso veri "flash" a volte talmente veloci da essere subliminali, la varietà di queste sequenze diversissime, che vanno dal cartello con scritte al "live action", con artifici registici che vanno dal primissimo piano alle carrellate, da stacchi rapidi, ad angolazioni che cambiano continuamente, a panoramiche a schiaffo, a volte tutte insieme nella medesima scena, letteralmente gettate lì mentre i protagonisti parlano, è davvero smemorizzante. Ci troviamo di fronte a un'opera di puro sperimentalismo visivo, a volte, perché no, anche un po' superfluo, un Akiyuki Shinbou completamente "free". Si tratta di una regia ultra-dinamica, una regia futuristica, perché di questo si tratta: "velocità più arte più azione" il manifesto del Futurismo, il dinamismo visivo riprodotto nell'arte, il moto assoluto secondo la visione dell'occhio umano ricreato e interpretato dalle arti visive. L'effetto è totalmente smemorizzante, decerebrante, dinamicamente spiazzante e paradossale. "Bakemonogatari" è prima di tutto un'opera concettuale, molto concettuale, ed è in quest'ottica che va inquadrata, ed è per questo che o la si ama o la si odia, perché questa festa di sperimentalismo visivo può piacere come può non piacere.
Il secondo elemento che conferisce all'opera una paradossalità unica sono i dialoghi. Tutta l'opera si caratterizza per lunghissimi dialoghi in cui si parla di tutto e di niente, più che dialoghi si tratta di veri e propri flussi di coscienza, una particolarità che conferisce ulteriore originalità, e capisco che può non piacere il fatto che i casi non si risolvano che in pochi minuti di azione, mentre il 95% dello spazio è occupato da questo "stream of consciousness" tra il protagonista e le ragazze con cui viene a contatto, che in parte produce rivelazioni e gradualmente sviscera le storie e i caratteri dei personaggi e in parte è pura divagazione, con un intreccio che spessissime volte sfocia nell'assurdo, creando, con la regia, quell'effetto nello spettatore che ho descritto prima: smemorizzazione. E per non creare ulteriore confusione, dirò che questi dialoghi sono assolutamente brillanti: sono sì prolissi, sono sì assurdi, paradossali e smemorizzanti in molti casi e non di rado anche ambigui e allusivi, ma lo sono in maniera brillante.
Può non piacere, ma non c'è dubbio che essi siano ben scritti e a tratti quasi geniali. Un'ulteriore e importantissima nota di merito sono, nei suddetti dialoghi, i continui riferimenti alla cultura giapponese (anche otaku), al folklore giapponese, in quanto tutte le entità che si presentano, tranne il vampiro, sono prese dal folklore del Sol Levante, e di deliziosi giochi di parole della lingua giapponese che contribuiscono in modo importante a rendere i dialoghi spiazzanti. Tutti questi elementi, sommati alle caratteristiche dei personaggi, contribuiscono a rendere "Bakemonogatari" un'opera parodistica, oltre che concettuale. Il massimo in questo senso sono i dialoghi tra Koyomi e Hitagi: quest'ultima è tra i più paradossali personaggi che si siano mai visti, brillantissima, intelligente e psicopatica allo stesso tempo, divertente nel suo fare serio, terribilmente serio, deliziosamente sarcastica e cinicamente tagliente nel suo essere tsundere, un atteggiamento, si scoprirà, usato come difesa, per nascondere il terribile trauma e le ferite che si porta dentro, maniacalmente possessiva e quasi sadica nell'esprimere i propri sentimenti, ma allo stesso tempo dolce, romantica, profonda e intimamente fragile. Hitagi Senjougahara è l'esempio più evidente del tipo di operazione che gli autori hanno voluto fare sui personaggi di "Bakemonogatari": ognuno di loro parte da uno stereotipo, anzi, è uno stereotipo: la tsundere, la loli, la sportiva estroversa e yuri, la timida, la capoclasse gentile, dolce e tettona. Eppure ognuno di loro è caratterizzato, chi più (Hitagi e Kanbaru su tutte, un po' meno Mayoi) chi meno (Nadeko Segoku e Tsubasa Hanekawa), da un elemento di paradossalità molto forte che le rende (chi più chi meno) degli stereotipi "sui generis": Hitagi è una tsundere, ma molto, molto "sui generis"; Kanbaru è una sportiva yuri ed estroversa, ma molto, molto "sui generis" (spettacolari i suoi doppi sensi, il suo essere spesso sboccata, abbastanza maniaca e decisamente ambigua dietro la facciata di serietà da atleta modello, ma anche lei nasconde ferite intime, fragilità profondamente nascoste e forti sentimenti. E' un personaggio splendido, il migliore dopo Hitagi). Decisamente meno "sui generis" (e meno riuscite) sono Mayoi e soprattutto Nadeko e Tsubasa, che compensano una caratterizzazione meno riuscita con una storia personale più o meno profonda.
Perchè "Bakemonogatari" è anche questo: si struttura come una commedia ecchi-harem sovrannaturale a "saghe", in cui ogni saga è dedicata a una ragazza specifica (e a una particolare entità), con il nostro protagonista (Koyomi Araragi) che da buon samaritano le aiuta nel superare i propri problemi. Per quanto l'anime manchi di una solida trama, anzi, la trama è quasi inesistente in quanto l'unico, sottile filo conduttore è la storia d'amore tra Hitagi e Koyomi, ognuno dei personaggi ha una storia personale inaspettatamente profonda, con picchi di pathos non indifferenti e sconosciuti agli harem medi e rivelazioni più o meno profonde e sorprendenti. Su tutte le vicende di Hitagi, Mayoi e Tsubasa. E a proposito della storia d'amore tra Hitagi e Araragi, personalmente l'ho trovato una tra le più belle storie d'amore dell'animazione: non perché ci sia una profonda dimostrazione d'amore e romanticismo tra i due, tutt'altro! Soprattutto grazie a Hitagi, questa storia d'amore è caratterizzata da un continuo senso dell'assurdo, è fuori da ogni schema shoujo o harem, è quanto di più strano, paradossale, "sui generis" ci possa essere e in questo contesto si creano molte delle scene più divertenti e demenziali dell'anime; eppure, pur nel suo essere così assurda, maniacale, strana, folle, paradossale, demenziale, questa storia sa dimostrare (episodio 12) una profondità, una dolcezza, una sincerità e un romanticismo superiori a quello della grande maggioranza della storie d'amore shoujo e harem. E finalmente, il protagonista si mette insieme alla ragazza non alla fine, ma all'inizio dell'anime, e nonostante durante il corso dell'anime non nasconda certe tentazioni, le resta fedele e gradualmente ammetterà i propri sentimenti, rivelando, in mezzo a tante storie di mostri ed entità sovrannaturali e in mezzo a tanto sperimentalismo e paradossalità, una dolcezza e un sentimentalismo non indifferenti, sorprendentemente dolci ma tutt'altro che smielati.
Un altro elemento, che può piacere o meno, ma che sicuramente conferisce ulteriore originalità all'opera è che i "casi" che di volta in volta si presentano non li risolve il protagonista: Araragi-kun calamita su di sé tutti i casi e l'attenzione delle ragazze, tutte a vario titolo attratte da lui (in pieno stile harem), cerca di aiutarle, ma lo fa portandole da un "esperto", Meme Oshino, un senza tetto che vive in una scuola abbandonata, una via di mezzo tra un monaco e un esorcista. E' lui che spiega di volta in volta di che caso si tratta, con quale entità si ha a che fare e che materialmente (anche se sempre con l'aiuto di Araragi e ovviamente del soggetto affetto dall'entità) risolve i casi (tranne l'ultimo). Ciò può non piacere perché così si toglie potere al protagonista, ma è sicuramente originale e anche più realistico, e lo preferisco nettamente alla soluzione "classica" e iper-abusata del protagonista che all'improvviso diventa supereroe e con le sue sole forze e la sola forza dei suoi sentimenti risolve tutti i problemi.
Ho fatto riferimento all'ecchi; in effetti esso è presente in discrete quantità nel complesso, ma nulla di eccessivo, anzi tutt'altro, visto che si inserisce benissimo nel tessuto della storia; a volte è funzionale, e come detto è abbastanza moderato. Le scene ecchi importanti si hanno solo nell'episodio due e otto. La prima mostra Hitagi che fa la doccia e si veste davanti ad Araragi, ed è la scena ecchi più lunga e la più sexy; la seconda si ha con Nadeko che, per mostare gli effetti dell'entità-serpente sul proprio corpo si spoglia davanti a Kanbaru e Araragi rimanendo in shorts; a queste al massimo si può aggiungere l'inquadratura di 3 secondi sul seno e il corpo prorompente di Tsubasa Cat (ovvero Tsubasa posseduta dal Sawarineko). Per il resto si trovano solo un paio di inquadrature del corpo (vestito e abbottonato) della durata di 2 secondi contati, così come di 2 secondi contati sono due-tre inquadrature a un paio di mutandine/pantaloncini da ginnastica/costume della scuola; sono decisamente di più le allusioni e le ambiguità nei discorsi - quelle sì abbastanza numerose e che partecipano per lo più alle scene divertenti -, che l'ecchi vero e proprio.
Infine la realizzazione grafica e il sonoro: la prima è all'insegna anch'essa dello sperimentalismo, caratterizzata da sfondi asettici, bidimensionali, essenziali, con colori atipici e luci particolari; il chara dei personaggi è piuttosto bello, anche qui luci e colori rendono il tutto molto particolare, così come sono particolarissime e sperimentali le animazioni. Il sonoro è molto bello, le OST devo dire che sono ben al di sopra della media degli anime e partecipano, di volta in volta, nel creare una certa atmosfera; opening ed ending (le prime sono diverse per ogni saga) sono orecchiabili e carine e caratterizzate da animazioni particolari e sperimentali; benissimo anche il doppiaggio.
In sintesi, "Bakemonogatari" è un'opera concettuale, con una trama quasi inesistente, una serie suddivisa in mini-saghe per ogni ragazza in pieno stile harem, ma allo stesso tempo parodia di un harem, con personaggi che rappresentano uno stereotipo, ma allo stesso tempo sono originali e "sui generis", spesso parodia essi stessi degli stereotipi che incarnano, e in più con storie personali inaspettatamente profonde e sorprendenti. Le stesse entità con cui Araragi e co. hanno a che fare non sono di solito né buone né cattive, ma sono solo espressioni sovrannaturali e visibili di un malessere o di una situazione drammatica dei protagonisti. Il tutto è diretto con uno stile futuristico e ultra-sperimentale, puro ludibrio visivo che nei suoi concettualismo e sperimentalismo (a volte anche fine a se stesso) sa anche creare nelle scene clou un certo pathos. Questo è un anime caratterizzato da particolarissime animazioni, luci e disegni, e soprattutto da lunghi dialoghi sviluppati in forma di flusso di coscienza, pieni di citazioni e giochi di parole, brillanti, a tratti geniali nel loro essere non di rado assurdi e paradossali, a cui si accompagna una buonissima colonna sonora.
Il mio voto a "Bakemonogatari" è 8,5.
Per il cervello di un bambino, per "assorbire" e comprendere la visione di un film o un anime, è indispensabile che la durata minima di una scena sia di 34 secondi. Un'opera quindi che abbia scene la cui durata media è di molto inferiore ai 34 secondi, non dà il tempo necessario al cervello del bambino di elaborare e di capire ciò che sta guardando, ammassando nel cervello sequenze su sequenze che vanno a "sovraccaricare" il cervello, sovrastimolandolo e sovraeccitandolo, con i seguenti risultati: insonnia, mal di testa, iperattività o deficit da attenzione. Il cervello di un adulto è diverso, impiega molto meno tempo per "elaborare" ed è (dovrebbe esserlo, almeno) più maturo per capire un'opera visiva.
Ciò nonostante, la visione di un'opera come "Bakemonogatari" è troppo anche per il cervello di un adulto, nel senso che la quantità enorme di sequenze concentrate in pochi secondi, spesso veri "flash" a volte talmente veloci da essere subliminali, la varietà di queste sequenze diversissime, che vanno dal cartello con scritte al "live action", con artifici registici che vanno dal primissimo piano alle carrellate, da stacchi rapidi, ad angolazioni che cambiano continuamente, a panoramiche a schiaffo, a volte tutte insieme nella medesima scena, letteralmente gettate lì mentre i protagonisti parlano, è davvero smemorizzante. Ci troviamo di fronte a un'opera di puro sperimentalismo visivo, a volte, perché no, anche un po' superfluo, un Akiyuki Shinbou completamente "free". Si tratta di una regia ultra-dinamica, una regia futuristica, perché di questo si tratta: "velocità più arte più azione" il manifesto del Futurismo, il dinamismo visivo riprodotto nell'arte, il moto assoluto secondo la visione dell'occhio umano ricreato e interpretato dalle arti visive. L'effetto è totalmente smemorizzante, decerebrante, dinamicamente spiazzante e paradossale. "Bakemonogatari" è prima di tutto un'opera concettuale, molto concettuale, ed è in quest'ottica che va inquadrata, ed è per questo che o la si ama o la si odia, perché questa festa di sperimentalismo visivo può piacere come può non piacere.
Il secondo elemento che conferisce all'opera una paradossalità unica sono i dialoghi. Tutta l'opera si caratterizza per lunghissimi dialoghi in cui si parla di tutto e di niente, più che dialoghi si tratta di veri e propri flussi di coscienza, una particolarità che conferisce ulteriore originalità, e capisco che può non piacere il fatto che i casi non si risolvano che in pochi minuti di azione, mentre il 95% dello spazio è occupato da questo "stream of consciousness" tra il protagonista e le ragazze con cui viene a contatto, che in parte produce rivelazioni e gradualmente sviscera le storie e i caratteri dei personaggi e in parte è pura divagazione, con un intreccio che spessissime volte sfocia nell'assurdo, creando, con la regia, quell'effetto nello spettatore che ho descritto prima: smemorizzazione. E per non creare ulteriore confusione, dirò che questi dialoghi sono assolutamente brillanti: sono sì prolissi, sono sì assurdi, paradossali e smemorizzanti in molti casi e non di rado anche ambigui e allusivi, ma lo sono in maniera brillante.
Può non piacere, ma non c'è dubbio che essi siano ben scritti e a tratti quasi geniali. Un'ulteriore e importantissima nota di merito sono, nei suddetti dialoghi, i continui riferimenti alla cultura giapponese (anche otaku), al folklore giapponese, in quanto tutte le entità che si presentano, tranne il vampiro, sono prese dal folklore del Sol Levante, e di deliziosi giochi di parole della lingua giapponese che contribuiscono in modo importante a rendere i dialoghi spiazzanti. Tutti questi elementi, sommati alle caratteristiche dei personaggi, contribuiscono a rendere "Bakemonogatari" un'opera parodistica, oltre che concettuale. Il massimo in questo senso sono i dialoghi tra Koyomi e Hitagi: quest'ultima è tra i più paradossali personaggi che si siano mai visti, brillantissima, intelligente e psicopatica allo stesso tempo, divertente nel suo fare serio, terribilmente serio, deliziosamente sarcastica e cinicamente tagliente nel suo essere tsundere, un atteggiamento, si scoprirà, usato come difesa, per nascondere il terribile trauma e le ferite che si porta dentro, maniacalmente possessiva e quasi sadica nell'esprimere i propri sentimenti, ma allo stesso tempo dolce, romantica, profonda e intimamente fragile. Hitagi Senjougahara è l'esempio più evidente del tipo di operazione che gli autori hanno voluto fare sui personaggi di "Bakemonogatari": ognuno di loro parte da uno stereotipo, anzi, è uno stereotipo: la tsundere, la loli, la sportiva estroversa e yuri, la timida, la capoclasse gentile, dolce e tettona. Eppure ognuno di loro è caratterizzato, chi più (Hitagi e Kanbaru su tutte, un po' meno Mayoi) chi meno (Nadeko Segoku e Tsubasa Hanekawa), da un elemento di paradossalità molto forte che le rende (chi più chi meno) degli stereotipi "sui generis": Hitagi è una tsundere, ma molto, molto "sui generis"; Kanbaru è una sportiva yuri ed estroversa, ma molto, molto "sui generis" (spettacolari i suoi doppi sensi, il suo essere spesso sboccata, abbastanza maniaca e decisamente ambigua dietro la facciata di serietà da atleta modello, ma anche lei nasconde ferite intime, fragilità profondamente nascoste e forti sentimenti. E' un personaggio splendido, il migliore dopo Hitagi). Decisamente meno "sui generis" (e meno riuscite) sono Mayoi e soprattutto Nadeko e Tsubasa, che compensano una caratterizzazione meno riuscita con una storia personale più o meno profonda.
Perchè "Bakemonogatari" è anche questo: si struttura come una commedia ecchi-harem sovrannaturale a "saghe", in cui ogni saga è dedicata a una ragazza specifica (e a una particolare entità), con il nostro protagonista (Koyomi Araragi) che da buon samaritano le aiuta nel superare i propri problemi. Per quanto l'anime manchi di una solida trama, anzi, la trama è quasi inesistente in quanto l'unico, sottile filo conduttore è la storia d'amore tra Hitagi e Koyomi, ognuno dei personaggi ha una storia personale inaspettatamente profonda, con picchi di pathos non indifferenti e sconosciuti agli harem medi e rivelazioni più o meno profonde e sorprendenti. Su tutte le vicende di Hitagi, Mayoi e Tsubasa. E a proposito della storia d'amore tra Hitagi e Araragi, personalmente l'ho trovato una tra le più belle storie d'amore dell'animazione: non perché ci sia una profonda dimostrazione d'amore e romanticismo tra i due, tutt'altro! Soprattutto grazie a Hitagi, questa storia d'amore è caratterizzata da un continuo senso dell'assurdo, è fuori da ogni schema shoujo o harem, è quanto di più strano, paradossale, "sui generis" ci possa essere e in questo contesto si creano molte delle scene più divertenti e demenziali dell'anime; eppure, pur nel suo essere così assurda, maniacale, strana, folle, paradossale, demenziale, questa storia sa dimostrare (episodio 12) una profondità, una dolcezza, una sincerità e un romanticismo superiori a quello della grande maggioranza della storie d'amore shoujo e harem. E finalmente, il protagonista si mette insieme alla ragazza non alla fine, ma all'inizio dell'anime, e nonostante durante il corso dell'anime non nasconda certe tentazioni, le resta fedele e gradualmente ammetterà i propri sentimenti, rivelando, in mezzo a tante storie di mostri ed entità sovrannaturali e in mezzo a tanto sperimentalismo e paradossalità, una dolcezza e un sentimentalismo non indifferenti, sorprendentemente dolci ma tutt'altro che smielati.
Un altro elemento, che può piacere o meno, ma che sicuramente conferisce ulteriore originalità all'opera è che i "casi" che di volta in volta si presentano non li risolve il protagonista: Araragi-kun calamita su di sé tutti i casi e l'attenzione delle ragazze, tutte a vario titolo attratte da lui (in pieno stile harem), cerca di aiutarle, ma lo fa portandole da un "esperto", Meme Oshino, un senza tetto che vive in una scuola abbandonata, una via di mezzo tra un monaco e un esorcista. E' lui che spiega di volta in volta di che caso si tratta, con quale entità si ha a che fare e che materialmente (anche se sempre con l'aiuto di Araragi e ovviamente del soggetto affetto dall'entità) risolve i casi (tranne l'ultimo). Ciò può non piacere perché così si toglie potere al protagonista, ma è sicuramente originale e anche più realistico, e lo preferisco nettamente alla soluzione "classica" e iper-abusata del protagonista che all'improvviso diventa supereroe e con le sue sole forze e la sola forza dei suoi sentimenti risolve tutti i problemi.
Ho fatto riferimento all'ecchi; in effetti esso è presente in discrete quantità nel complesso, ma nulla di eccessivo, anzi tutt'altro, visto che si inserisce benissimo nel tessuto della storia; a volte è funzionale, e come detto è abbastanza moderato. Le scene ecchi importanti si hanno solo nell'episodio due e otto. La prima mostra Hitagi che fa la doccia e si veste davanti ad Araragi, ed è la scena ecchi più lunga e la più sexy; la seconda si ha con Nadeko che, per mostare gli effetti dell'entità-serpente sul proprio corpo si spoglia davanti a Kanbaru e Araragi rimanendo in shorts; a queste al massimo si può aggiungere l'inquadratura di 3 secondi sul seno e il corpo prorompente di Tsubasa Cat (ovvero Tsubasa posseduta dal Sawarineko). Per il resto si trovano solo un paio di inquadrature del corpo (vestito e abbottonato) della durata di 2 secondi contati, così come di 2 secondi contati sono due-tre inquadrature a un paio di mutandine/pantaloncini da ginnastica/costume della scuola; sono decisamente di più le allusioni e le ambiguità nei discorsi - quelle sì abbastanza numerose e che partecipano per lo più alle scene divertenti -, che l'ecchi vero e proprio.
Infine la realizzazione grafica e il sonoro: la prima è all'insegna anch'essa dello sperimentalismo, caratterizzata da sfondi asettici, bidimensionali, essenziali, con colori atipici e luci particolari; il chara dei personaggi è piuttosto bello, anche qui luci e colori rendono il tutto molto particolare, così come sono particolarissime e sperimentali le animazioni. Il sonoro è molto bello, le OST devo dire che sono ben al di sopra della media degli anime e partecipano, di volta in volta, nel creare una certa atmosfera; opening ed ending (le prime sono diverse per ogni saga) sono orecchiabili e carine e caratterizzate da animazioni particolari e sperimentali; benissimo anche il doppiaggio.
In sintesi, "Bakemonogatari" è un'opera concettuale, con una trama quasi inesistente, una serie suddivisa in mini-saghe per ogni ragazza in pieno stile harem, ma allo stesso tempo parodia di un harem, con personaggi che rappresentano uno stereotipo, ma allo stesso tempo sono originali e "sui generis", spesso parodia essi stessi degli stereotipi che incarnano, e in più con storie personali inaspettatamente profonde e sorprendenti. Le stesse entità con cui Araragi e co. hanno a che fare non sono di solito né buone né cattive, ma sono solo espressioni sovrannaturali e visibili di un malessere o di una situazione drammatica dei protagonisti. Il tutto è diretto con uno stile futuristico e ultra-sperimentale, puro ludibrio visivo che nei suoi concettualismo e sperimentalismo (a volte anche fine a se stesso) sa anche creare nelle scene clou un certo pathos. Questo è un anime caratterizzato da particolarissime animazioni, luci e disegni, e soprattutto da lunghi dialoghi sviluppati in forma di flusso di coscienza, pieni di citazioni e giochi di parole, brillanti, a tratti geniali nel loro essere non di rado assurdi e paradossali, a cui si accompagna una buonissima colonna sonora.
Il mio voto a "Bakemonogatari" è 8,5.
"Bakemonogatari" è un anime come nessuno, che mette situazioni serie abbinate con l'ironia. Innanzitutto la storia e gli avvenimenti avvenuti e raccontati sono decisamente un po' strani dal punto di vista del genere sentimentale/soprannaturale, che però vantano colpi di scena inaspettati e una buona suspense.
Quello che però rende speciale quest'anime sono le situazioni fuori di testa super divertenti: infatti il punto forte di questa serie tv è proprio l'ironicia da sbellicarsi dalle risate abbinata a situazioni del tutto fuori di testa.
La grafica è molto buona dal punto di vista dell'aspetto fisico dei persinaggi, anche se perde un po' riguardo alle ambientazioni poco definite. I protagonisti sono dei tipi carismatici e decisamente strampalati, specialmente nel caso di Koyomi, con la sua mentalità da pervertito.
Quest'anime in conclusione è più adatto a persone che amano l'ironia piuttosto che il genere corrente.
Quello che però rende speciale quest'anime sono le situazioni fuori di testa super divertenti: infatti il punto forte di questa serie tv è proprio l'ironicia da sbellicarsi dalle risate abbinata a situazioni del tutto fuori di testa.
La grafica è molto buona dal punto di vista dell'aspetto fisico dei persinaggi, anche se perde un po' riguardo alle ambientazioni poco definite. I protagonisti sono dei tipi carismatici e decisamente strampalati, specialmente nel caso di Koyomi, con la sua mentalità da pervertito.
Quest'anime in conclusione è più adatto a persone che amano l'ironia piuttosto che il genere corrente.
Negli ultimi anni ha preso piede un curioso rituale che consiste nel divertirsi alle spalle di una vittima prescelta attraverso scherzi e offese più o meno velate alla sua persona: tale modus operandi si è diffuso poi sporadicamente fino a assumere una precisa identità, quella del troll, e ad espandere le sue mire oltre i confini internautici. Molti cattivi fittizi sono stati ascritti a troll (Kyubey, Koemushi, Kira) e molte persone reali vantano di esserlo. Il perché di questo preambolo? NisiOisiN, palindromo dietro cui si nasconde l'autore delle light novel della serie -gatari, ha fatto del "trolling" una ragione di vita e la causa del suo successo. Bakemonogatari è appunto la trasposizione animata di uno dei suoi romanzi.
Bakemonogatari, o Ghostory, o Mostracconti narra le gesta di Koyomi Araragi, studente liceale che ha avuto la sventura di imbattersi in un vampiro e venire da questo maledetto. In cambio della sua anima ha acquisito un corpo inviolabile e facoltà sovrumane, che gli saranno utili nelle sue "missioni di salvataggio". Sì, perché Koyomi, da bravo samaritano, nel corso dei 12 episodi si prodigherà per curare le maledizioni cui sono afflitte le sue graziose amiche e magari, nel frattempo, conquistarne il c…uore.
Se non lo avete ancora capito, ve lo dico io: Bakemonogatari è l'ennesimo harem strutturato in tante mini-saghe quante sono le ragazze "a disposizione". Questa però è una descrizione facilona e distorta che non tiene conto del vero quid che l'anime possiede.
Bakemonogatari è insieme l'operazione troll definitiva e il manifesto della situazione in cui versa la japanimation, nel bene e (soprattutto) nel male. Un'animazione in piena crisi di valori, malata, asservita al suo maggior fruitore, l'otaku. Un'animazione che, a 14 anni dalla rivoluzione "Evangelion", non fa che rielaborarne gli elementi di successo senza riuscire a trovare un'autonoma spinta motrice, sicura solo della sua "japponesità" e del suo appeal nel mercato estero. Niente in "Bake" è lasciato al caso o all'interpretazione dello spettatore, eppure è inutile trovarne il senso. Non c'è una morale, una ragione, un concetto dietro le vicende del vampiro in erba, qualsiasi suggestione (mi riferisco in particolare al primo e all'ultimo arco) viene rapidamente buttata nel macero e superata. Non ci sono sentimenti: Koyomi ama tutte e tutte amano Koyomi così, per contratto; perfino i gesti di affetto che le coppie si scambiano mancano di spontaneità e franchezza. Non ci sono punti di svolta negli intrecci dei singoli archi, si potrebbe dire che non vi è una trama portante. La regia, affidata a uno Shinbo a briglie sciolte, è puramente finalizzata al ludibrio estetico: dettagli in slow-motion, inquadrature audaci, cartelli in flash, colori acidi e accorgimenti grafici che non servono a niente, se non a parodiare "FLCL" e la Gainax in generale.
Nell'apparente vuoto insito in Bakemonogatari vorticano due elementi: il fanservice e i dialoghi. Entrambi presenti in dosi abbondanti, fino a colmare il minutaggio del singolo episodio, e entrambi finalizzati a descrivere i feticci dell'otaku tipo. Largo spazio quindi a tsundere, yandere, moekko, loli, meganekko con orecchie da gatto e gigantesche oppai, tanto per gradire; al gore, all'ecchi spinto, al soprannaturale spicciolo, a lunghe disquisizioni su "Doraemon", sull'odiosa PTA, sulle ambiguità della lingua giapponese, sulle pratiche masturbatorie del protagonista. Visto con la giusta prospettiva, quella di trovarsi di fronte a una farsa, l'anime si mostra brillante, quasi geniale. Ma secondo il mio punto di vista - quello di donna etero, occidentale, ultraventenne e diplomata- ciò non basta a raggiungere la sufficienza.
In primo luogo trovo che l'operazione intrapresa dall'anime manchi di coraggio: all'analisi, lucida e impietosa, non è seguita alcuna propulsione evolutiva. Troppo comodo fare piazza pulita e lasciare le ceneri ai posteri, affibbiare ad altri l'onere di ricostruire le fondamenta di una "sana" animazione. Non per niente i detrattori accusano "Bake" di ruffianeria.
Infine non condivido l'opinione negativa che ha NisiOisiN della produzione giapponese contemporanea: bisognerebbe ignorare tutto il buono che ancora viene inventato da Oshii, Ikuhara, Watanabe, Shinkai, Miyazaki padre e via discorrendo.
La japanimation è morta; lunga vita alla japanimation!
Bakemonogatari, o Ghostory, o Mostracconti narra le gesta di Koyomi Araragi, studente liceale che ha avuto la sventura di imbattersi in un vampiro e venire da questo maledetto. In cambio della sua anima ha acquisito un corpo inviolabile e facoltà sovrumane, che gli saranno utili nelle sue "missioni di salvataggio". Sì, perché Koyomi, da bravo samaritano, nel corso dei 12 episodi si prodigherà per curare le maledizioni cui sono afflitte le sue graziose amiche e magari, nel frattempo, conquistarne il c…uore.
Se non lo avete ancora capito, ve lo dico io: Bakemonogatari è l'ennesimo harem strutturato in tante mini-saghe quante sono le ragazze "a disposizione". Questa però è una descrizione facilona e distorta che non tiene conto del vero quid che l'anime possiede.
Bakemonogatari è insieme l'operazione troll definitiva e il manifesto della situazione in cui versa la japanimation, nel bene e (soprattutto) nel male. Un'animazione in piena crisi di valori, malata, asservita al suo maggior fruitore, l'otaku. Un'animazione che, a 14 anni dalla rivoluzione "Evangelion", non fa che rielaborarne gli elementi di successo senza riuscire a trovare un'autonoma spinta motrice, sicura solo della sua "japponesità" e del suo appeal nel mercato estero. Niente in "Bake" è lasciato al caso o all'interpretazione dello spettatore, eppure è inutile trovarne il senso. Non c'è una morale, una ragione, un concetto dietro le vicende del vampiro in erba, qualsiasi suggestione (mi riferisco in particolare al primo e all'ultimo arco) viene rapidamente buttata nel macero e superata. Non ci sono sentimenti: Koyomi ama tutte e tutte amano Koyomi così, per contratto; perfino i gesti di affetto che le coppie si scambiano mancano di spontaneità e franchezza. Non ci sono punti di svolta negli intrecci dei singoli archi, si potrebbe dire che non vi è una trama portante. La regia, affidata a uno Shinbo a briglie sciolte, è puramente finalizzata al ludibrio estetico: dettagli in slow-motion, inquadrature audaci, cartelli in flash, colori acidi e accorgimenti grafici che non servono a niente, se non a parodiare "FLCL" e la Gainax in generale.
Nell'apparente vuoto insito in Bakemonogatari vorticano due elementi: il fanservice e i dialoghi. Entrambi presenti in dosi abbondanti, fino a colmare il minutaggio del singolo episodio, e entrambi finalizzati a descrivere i feticci dell'otaku tipo. Largo spazio quindi a tsundere, yandere, moekko, loli, meganekko con orecchie da gatto e gigantesche oppai, tanto per gradire; al gore, all'ecchi spinto, al soprannaturale spicciolo, a lunghe disquisizioni su "Doraemon", sull'odiosa PTA, sulle ambiguità della lingua giapponese, sulle pratiche masturbatorie del protagonista. Visto con la giusta prospettiva, quella di trovarsi di fronte a una farsa, l'anime si mostra brillante, quasi geniale. Ma secondo il mio punto di vista - quello di donna etero, occidentale, ultraventenne e diplomata- ciò non basta a raggiungere la sufficienza.
In primo luogo trovo che l'operazione intrapresa dall'anime manchi di coraggio: all'analisi, lucida e impietosa, non è seguita alcuna propulsione evolutiva. Troppo comodo fare piazza pulita e lasciare le ceneri ai posteri, affibbiare ad altri l'onere di ricostruire le fondamenta di una "sana" animazione. Non per niente i detrattori accusano "Bake" di ruffianeria.
Infine non condivido l'opinione negativa che ha NisiOisiN della produzione giapponese contemporanea: bisognerebbe ignorare tutto il buono che ancora viene inventato da Oshii, Ikuhara, Watanabe, Shinkai, Miyazaki padre e via discorrendo.
La japanimation è morta; lunga vita alla japanimation!
Surreale, strambo, eccentrico, sperimentale, sono queste le parole che mi vengono in mente per descrivere il primo impatto che "Bakemonogatari" ha avuto su di me. Inquadrature lampo, mancanza di comparse, scritte frequenti, paesaggi lontani da quelli di ogni altro anime. Diciamocelo, quest'anime vive di questo: la sua forza sta proprio nell'essere qualcosa di mai visto, di originale, anche da "what the fuck" in alcuni casi, insomma nella forma; tolta essa, mi dispiace dirlo, la trama ha però grandi lacune.
Voglio dire che questo 6 è tendente al 7 considerando che tendo a premiare chi osa, e non si può dire che "Bakemonogatari" non lo faccia. Avrei dato più propriamente 6,5 se ci fossero i mezzi voti, ma non ci sono, vabbè.
Parto dal titolo, che secondo me è molto azzeccato: "Bakemonogatari", storie di fantasmi, spiriti, entità, stranezze, insomma neanche l'anime stesso dice come si chiamano. E ciò è esattamente quello che ci si trova davanti visionando la serie, ovvero varie storie di persone con problemi legati a questi chiamiamoli spiriti non collegate fra loro (l'unico elemento d'unione è che si aggregano man mano personaggi al gruppo di protagonisti) che seguono tutte più o meno lo stesso copione ciclico: Araragi, il protagonista, si accorge dei problemi della ragazza di turno e siccome egli stesso era un vampiro consiglia di andare da Oshino, l'unico altro maschio ed esperto in materia, il quale suggerisce come liberarsi dell'entità di turno, si risolve il problema in un modo o nell'altro, a lei piace Araragi (se così non è ci sono comunque dei dialoghi strambi buttati lì), fine, si comincia con un altro arco. Il tutto ovviamente è cercato di non essere reso monotono dai vari effetti che dicevo prima, le inquadrature, le illustrazioni surreali e tutto il resto.
Ah, e c'è un motivo se ho detto "ragazza" e non "persona" di turno. In questo caso devo dire che non mi dà poi tutto questo fastidio, però ecco, mi sembra poco normale, per quanto di normale possa esserci in questo anime.
Come ho già detto però, tolta la coperta della forma, se si guarda alla sostanza, alla trama di per sé, essa è piuttosto povera. Parliamoci chiaro, perché un'opera sia appieno di mio gradimento la storia dev'essere il centro di tutto, che si stia parlando di un anime, un film o di qualsiasi altro "racconto multimediale", con la grafica, gli effetti, la musica e il resto a dare quel tocco in più emotivo. Qui però sembra che avvenga il contrario, è la forma ad avere più risalto della trama, che è ridotta al ruolo di contorno.
Per fortuna che il lato tecnico oltre che essere innovativo è anche piuttosto ben curato: i disegni sono generalmente molto buoni, le musiche fanno il loro dovere, e in particolare l'ending mi è piaciuta parecchio; senza contare le molte sigle (una per ogni arco), tutte magari non eccezionali ma più che orecchiabili.
Però alla fine cosa mi ha lasciato "Bakemonogatari"? Poco o niente. Molte cose sono ancora da svelare, anche se forse è meglio che restino un mistero per incuriosire almeno un po' lo spettatore. Solo l'arco di Kanbaru mi ha convinto del tutto e in particolare quello della "lumaca" non mi è piaciuto per niente, una noia mortale. Ho apprezzato il carattere di Senjougahara, tolta sempre la noia iniziale, e alcune sfaccettature dell'anime, ma il tutto, nel complesso, non mi convince. Oshino, che era il personaggio più figo, <b>[ocio allo spoiler]</b> se ne va. Vaffa..., eh, cioè, che ca...volo. Era pure l'unico personaggio secondario maschio, e ci stava da Dio, quasi quasi diventava tutto un harem.
Che poi non so neanche come chiamarlo, non è un personaggio secondario per importanza, ma dato che le comparse non ci sono, credo che sia il termine più adatto per distinguerlo dal protagonista. Già, ecco, non ci sono le comparse: vedendo un altro anime, uno qualsiasi, dopo di questo, a vedere altra gente che passava per strada, paesaggi più normali eccetera, mi sono detto "oh, finalmente". Non credo che digerirei un altro anime in questo stile, diciamo che è passabile finché è unico, ma poi stanca.
Concludendo, ottima forma anche se alla lunga stufa, contenuti un po' scarsi ma tendo a premiare chi osa. Consigliato? È dura. Nì, non è certo un anime standard, lo consiglio a chi ha un po' di pazienza, non troppe pretese e voglia di cambiare, diciamo così dai.
P.S.: Fun fact, strano che nessuno avesse ancora dato un 6. Beh, lo do io, perché c'è chi può e chi non può, e io può *swag*
Voglio dire che questo 6 è tendente al 7 considerando che tendo a premiare chi osa, e non si può dire che "Bakemonogatari" non lo faccia. Avrei dato più propriamente 6,5 se ci fossero i mezzi voti, ma non ci sono, vabbè.
Parto dal titolo, che secondo me è molto azzeccato: "Bakemonogatari", storie di fantasmi, spiriti, entità, stranezze, insomma neanche l'anime stesso dice come si chiamano. E ciò è esattamente quello che ci si trova davanti visionando la serie, ovvero varie storie di persone con problemi legati a questi chiamiamoli spiriti non collegate fra loro (l'unico elemento d'unione è che si aggregano man mano personaggi al gruppo di protagonisti) che seguono tutte più o meno lo stesso copione ciclico: Araragi, il protagonista, si accorge dei problemi della ragazza di turno e siccome egli stesso era un vampiro consiglia di andare da Oshino, l'unico altro maschio ed esperto in materia, il quale suggerisce come liberarsi dell'entità di turno, si risolve il problema in un modo o nell'altro, a lei piace Araragi (se così non è ci sono comunque dei dialoghi strambi buttati lì), fine, si comincia con un altro arco. Il tutto ovviamente è cercato di non essere reso monotono dai vari effetti che dicevo prima, le inquadrature, le illustrazioni surreali e tutto il resto.
Ah, e c'è un motivo se ho detto "ragazza" e non "persona" di turno. In questo caso devo dire che non mi dà poi tutto questo fastidio, però ecco, mi sembra poco normale, per quanto di normale possa esserci in questo anime.
Come ho già detto però, tolta la coperta della forma, se si guarda alla sostanza, alla trama di per sé, essa è piuttosto povera. Parliamoci chiaro, perché un'opera sia appieno di mio gradimento la storia dev'essere il centro di tutto, che si stia parlando di un anime, un film o di qualsiasi altro "racconto multimediale", con la grafica, gli effetti, la musica e il resto a dare quel tocco in più emotivo. Qui però sembra che avvenga il contrario, è la forma ad avere più risalto della trama, che è ridotta al ruolo di contorno.
Per fortuna che il lato tecnico oltre che essere innovativo è anche piuttosto ben curato: i disegni sono generalmente molto buoni, le musiche fanno il loro dovere, e in particolare l'ending mi è piaciuta parecchio; senza contare le molte sigle (una per ogni arco), tutte magari non eccezionali ma più che orecchiabili.
Però alla fine cosa mi ha lasciato "Bakemonogatari"? Poco o niente. Molte cose sono ancora da svelare, anche se forse è meglio che restino un mistero per incuriosire almeno un po' lo spettatore. Solo l'arco di Kanbaru mi ha convinto del tutto e in particolare quello della "lumaca" non mi è piaciuto per niente, una noia mortale. Ho apprezzato il carattere di Senjougahara, tolta sempre la noia iniziale, e alcune sfaccettature dell'anime, ma il tutto, nel complesso, non mi convince. Oshino, che era il personaggio più figo, <b>[ocio allo spoiler]</b> se ne va. Vaffa..., eh, cioè, che ca...volo. Era pure l'unico personaggio secondario maschio, e ci stava da Dio, quasi quasi diventava tutto un harem.
Che poi non so neanche come chiamarlo, non è un personaggio secondario per importanza, ma dato che le comparse non ci sono, credo che sia il termine più adatto per distinguerlo dal protagonista. Già, ecco, non ci sono le comparse: vedendo un altro anime, uno qualsiasi, dopo di questo, a vedere altra gente che passava per strada, paesaggi più normali eccetera, mi sono detto "oh, finalmente". Non credo che digerirei un altro anime in questo stile, diciamo che è passabile finché è unico, ma poi stanca.
Concludendo, ottima forma anche se alla lunga stufa, contenuti un po' scarsi ma tendo a premiare chi osa. Consigliato? È dura. Nì, non è certo un anime standard, lo consiglio a chi ha un po' di pazienza, non troppe pretese e voglia di cambiare, diciamo così dai.
P.S.: Fun fact, strano che nessuno avesse ancora dato un 6. Beh, lo do io, perché c'è chi può e chi non può, e io può *swag*
Allora la trama è molto semplice: un ragazzo incontra persone che a causa di entità sovrannaturali hanno vari problemi, lui le vuole aiutare e cosi comincia le sue avventure. L'unico problema è la storia del ragazzo stesso, che non viene mai spiegata per bene, ma è sempre frammentaria e si fa un po' di fatica a capirla. Durante le sue avventure ci si aggiunge anche una storia d'amore, ben giocata e sviluppata, perciò fondamentalmente è una buona storia; l'unico problema è che io l'ho trovata molto ripetitiva. Tutte le storie si risolvono (tranne l'ultima) nella stessa dinamica - non dico come altrimenti spoilero metà dell'opera.
Quindi gli unici problemi della trama sono questi due appena citati: la spiegazione della storia del ragazzo protagonista e la ripetitività, che non sono poi super-gravi perché a molte persone questa impostazione può anche piacere.
La grafica dell'anime mi è piaciuto, inquadrature ben studiate e tutte le scene si collegano evitando di creare continue confusioni nel seguire ciò che accade; nella grafica non trovo "pecche". I dialoghi dell'opera sono molto particolari (del resto tutto l'opera la è) ma comunque ben strutturati e fondati, per me non sono frasi a caso che escono dalle bocche dei personaggi; c'è da dire che l'opera è prevalentemente composta da dialogo, se una puntata dura 25 min. almeno 15-20 min. sono di dialoghi, escluse opening ed ending dalla durata, quindi le puntate possono risultare leggermente noiose a molti spettatori, ma questo è unicamente un caso di gusti diversi. Questo perché come già detto anche se l'opera è tutta un dialogo questi ultimi sono fatti magistralmente.
La cosa sorprendentemente particolare di quest'anime (e che non attrae i miei gusti) è la ricercatezza delle ambientazione e di inserire schermate nere e con parole durante i vari dialoghi. Io come persona odio queste cose ma non posso dire che siano fatte male, perciò vi dirò: è la prima volta che qualcosa che odio mi sembra carina.
Per concludere reputo quest'anime un'opera molto particolare che può solo piacere tanto o essere odiata (io sono un eccezione ma vebbè) a causa della sua enorme particolarità. Il mio voto potrà sembrare basso perché purtroppo quest'opera a causa dei miei gusti non mi è piaciuta tanto, ma non la reputo assolutamente nella media o mediocre, è qualcosa di superiore che solo alcuni riescono ad apprezzare veramente. In ogni caso ve la consiglio assolutamente. Yo.
Quindi gli unici problemi della trama sono questi due appena citati: la spiegazione della storia del ragazzo protagonista e la ripetitività, che non sono poi super-gravi perché a molte persone questa impostazione può anche piacere.
La grafica dell'anime mi è piaciuto, inquadrature ben studiate e tutte le scene si collegano evitando di creare continue confusioni nel seguire ciò che accade; nella grafica non trovo "pecche". I dialoghi dell'opera sono molto particolari (del resto tutto l'opera la è) ma comunque ben strutturati e fondati, per me non sono frasi a caso che escono dalle bocche dei personaggi; c'è da dire che l'opera è prevalentemente composta da dialogo, se una puntata dura 25 min. almeno 15-20 min. sono di dialoghi, escluse opening ed ending dalla durata, quindi le puntate possono risultare leggermente noiose a molti spettatori, ma questo è unicamente un caso di gusti diversi. Questo perché come già detto anche se l'opera è tutta un dialogo questi ultimi sono fatti magistralmente.
La cosa sorprendentemente particolare di quest'anime (e che non attrae i miei gusti) è la ricercatezza delle ambientazione e di inserire schermate nere e con parole durante i vari dialoghi. Io come persona odio queste cose ma non posso dire che siano fatte male, perciò vi dirò: è la prima volta che qualcosa che odio mi sembra carina.
Per concludere reputo quest'anime un'opera molto particolare che può solo piacere tanto o essere odiata (io sono un eccezione ma vebbè) a causa della sua enorme particolarità. Il mio voto potrà sembrare basso perché purtroppo quest'opera a causa dei miei gusti non mi è piaciuta tanto, ma non la reputo assolutamente nella media o mediocre, è qualcosa di superiore che solo alcuni riescono ad apprezzare veramente. In ogni caso ve la consiglio assolutamente. Yo.
"Bakemonogatari" è una serie prodotta a cavallo del 2009 e 2010 dalla Aniplex.
La trama
Sebbene la trama sia all'inizio molto "campata per aria", non bisogna dire che sia totalmente assente, anzi. Un ragazzo di nome Araragi un bel giorno conosce una strana ragazza, che nonostante sembri aggressiva con lui dimostra vari problemi a livello sia spirituale sia corporeo: sarà infatti questo il punto focale dell'anime, la risoluzione dei vari problemi (sia corporei sia mentali) sia di questa ragazza sia delle altre protagoniste, tutte afflitte da un singolare "spirito", che il prode Araragi dovrà liberare dal loro corpo
Nulla di troppo elaborato, dunque, ma dov'è che la serie riesce a ingranare? Riesce a farlo proprio nella risoluzione delle situazioni, nel modo più strano possibile. I personaggi, comunque, sono ridotti all'osso, tanto che non sono presenti personaggi secondari. Il che è un bene, vista la stramba produzione sia a livello tecnico sia di trama.
Lato tecnico
Dal punto di vista tecnico bisogna fare un discorso a parte. Poniamo innanzitutto i primi "paletti": questo stile grafico viene ricalcato moltissimo in denpa onna, soprattutto nei vari stacchetti che riempiono gli "spazi vuoti" dell'anime. Ho trovato le animazioni sono più che convincenti. Anche dal punto di vista sonoro troviamo buone tracce, veramente apprezzabili. Anche opening ed ending sono veramente orecchiabili e rimangono scolpite nel cuore dello spettatore.
Commento finale
"Bakemonogatari" non è un anime per tutti, data la sua strana conformazione sotto ogni punto di vista. Nonostante ciò però sono sollevato, perché grazie all'essere strambo di quest'anime sono presenti miriadi di citazioni di altri anime, oltre che simpatiche scenette prese da internet e "donate" ad altri anime. (Quasi per caso ho trovato una sigla di "Bakemonogatari" cantata da Rie Kugimiya e con un video di "Zero No Tsukaima", ma è un'altra storia.) Insomma, lo consiglio? Sì, ma non a tutti. Voto finale: 8.
La trama
Sebbene la trama sia all'inizio molto "campata per aria", non bisogna dire che sia totalmente assente, anzi. Un ragazzo di nome Araragi un bel giorno conosce una strana ragazza, che nonostante sembri aggressiva con lui dimostra vari problemi a livello sia spirituale sia corporeo: sarà infatti questo il punto focale dell'anime, la risoluzione dei vari problemi (sia corporei sia mentali) sia di questa ragazza sia delle altre protagoniste, tutte afflitte da un singolare "spirito", che il prode Araragi dovrà liberare dal loro corpo
Nulla di troppo elaborato, dunque, ma dov'è che la serie riesce a ingranare? Riesce a farlo proprio nella risoluzione delle situazioni, nel modo più strano possibile. I personaggi, comunque, sono ridotti all'osso, tanto che non sono presenti personaggi secondari. Il che è un bene, vista la stramba produzione sia a livello tecnico sia di trama.
Lato tecnico
Dal punto di vista tecnico bisogna fare un discorso a parte. Poniamo innanzitutto i primi "paletti": questo stile grafico viene ricalcato moltissimo in denpa onna, soprattutto nei vari stacchetti che riempiono gli "spazi vuoti" dell'anime. Ho trovato le animazioni sono più che convincenti. Anche dal punto di vista sonoro troviamo buone tracce, veramente apprezzabili. Anche opening ed ending sono veramente orecchiabili e rimangono scolpite nel cuore dello spettatore.
Commento finale
"Bakemonogatari" non è un anime per tutti, data la sua strana conformazione sotto ogni punto di vista. Nonostante ciò però sono sollevato, perché grazie all'essere strambo di quest'anime sono presenti miriadi di citazioni di altri anime, oltre che simpatiche scenette prese da internet e "donate" ad altri anime. (Quasi per caso ho trovato una sigla di "Bakemonogatari" cantata da Rie Kugimiya e con un video di "Zero No Tsukaima", ma è un'altra storia.) Insomma, lo consiglio? Sì, ma non a tutti. Voto finale: 8.
"Bakemonogatari" è una delle poche serie che sono stato costretto ad abbandonare, non per una trama inesistente, o per la presenza dei soliti cliché, o dello straripante fanservice, ma piuttosto per com'è stato realizzato. Se dovessi paragonarlo a qualcosa di simile, direi che ricorda un opera di Picasso: certo, è arte, ma allo stesso tempo un gran casino.
Non ho niente contro quest'anime, anzi, reputarlo un grande anime potrebbe essere corretto, forse sono io che non mi sono evoluto abbastanza dagli standard "dragonballiani", e definire "Bakemonogatari" come innovativo secondo me è altrettanto corretto. Ma, diciamocelo, un anime del genere non può piacere a tutti. Il metodo con cui vengono impostati gli episodi, e con cui viene raccontato lo svolgimento degli eventi, è veramente paranormale. Creativo, certo, ma ciò stanca, e parlo proprio di stanchezza fisica; ho dovuto interrompere la visione, perché, dopo i primi due episodi, già non ci ho capito più niente.
Non avendolo visto nella sua interezza, cosa che potrei fare in futuro, mi limito a dare quest'opinione: "Bakemonogatari" è particolare. Non mi sento né di consigliarlo, né d'invitare a tenersi alla larga da esso. Per avere un'opinione di esso, comunque, direi che chiunque dovrebbe almeno provare a vederne un episodio, per decidere se, come me, lo reputa confusionario, oppure, come tanti altri, un opera d'arte contemporanea.
Concludo dando un voto sì insufficiente, ma non troppo. Non si sa mai che più avanti nel tempo riesca a sviluppare l'abilità necessaria per riuscire a vederlo, e ad apprezzarlo come si deve. Voto: 5.
Non ho niente contro quest'anime, anzi, reputarlo un grande anime potrebbe essere corretto, forse sono io che non mi sono evoluto abbastanza dagli standard "dragonballiani", e definire "Bakemonogatari" come innovativo secondo me è altrettanto corretto. Ma, diciamocelo, un anime del genere non può piacere a tutti. Il metodo con cui vengono impostati gli episodi, e con cui viene raccontato lo svolgimento degli eventi, è veramente paranormale. Creativo, certo, ma ciò stanca, e parlo proprio di stanchezza fisica; ho dovuto interrompere la visione, perché, dopo i primi due episodi, già non ci ho capito più niente.
Non avendolo visto nella sua interezza, cosa che potrei fare in futuro, mi limito a dare quest'opinione: "Bakemonogatari" è particolare. Non mi sento né di consigliarlo, né d'invitare a tenersi alla larga da esso. Per avere un'opinione di esso, comunque, direi che chiunque dovrebbe almeno provare a vederne un episodio, per decidere se, come me, lo reputa confusionario, oppure, come tanti altri, un opera d'arte contemporanea.
Concludo dando un voto sì insufficiente, ma non troppo. Non si sa mai che più avanti nel tempo riesca a sviluppare l'abilità necessaria per riuscire a vederlo, e ad apprezzarlo come si deve. Voto: 5.
Il postmodernismo è arrivato negli anime. Se per decenni gli anime sono stati vincolati a schemi ottocenteschi (la cosa è evidente nei meisaku e nello shoujo, ma anche in più o meno tutto lo shounen anni settanta e ottanta, inclusa buona parte del robotico, che deriva direttamente dalla narrativa d'avventura ottocentesca) a partire dagli anni novanta gli autori più sofisticati hanno cominciato corteggiare correnti letterarie della prima metà del novecento: l'ermetismo, l'esistenzialismo, tipiche di serie quali "Evangelion", "Utena", "Lain". Con gli anni duemila il gap con la letteratura si è chiuso e sono usciti dei veri e propri anime postmoderni, basati non soltanto sulla decostruzione dei generi, ma sulla decostruzione non-impegnata dei generi. È questo uno dei tratti distintivi del postmodernismo: la rinuncia alla ricerca della "verità", del "messaggio", che viene rimpiazzato da un florilegio di mezze verità e allusioni, mescolate a citazioni e prese in giro, il tutto presentato in maniera semiseria e ambigua, in modo da lasciare il lettore interdetto sul vero tenore dell'opera.
"Bakemonatari" è un esempio perfetto di questa tendenza: nonostante le varie suggestioni di profondità io sono convinto che si tratti soltanto di una brillante prese in giro. Lo stesso si può dire per l'aspetto visivo, caratterizzato da uno sperimentalismo di facciata che va inteso puramente come virtuosismo per spiazzare lo spettatore. In "Bakemonogatari" si vuole giocare con le parole, con le immagini, con le convenzioni dei diversi generi. Lo scopo è quello dell'intrattenimento e nessun altro.
Da un po' di anni escono sempre più anime di questo genere, per lo meno dai tempi di "Lucky Star", che a "Bakemonogatori" si può accostare per l'estrema verbosità, e devo dire che personalmente, questa mancanza di pretese, me li rende simpatici. Se negli anni settanta il re della parodia era un anime come "Yattaman", in questi anni il re della parodia è NisiOisin: questo prolifico e brillante autore propone una comicità logorroica, principalmente basata sulla parola e sul citazionismo spinto, che però non è spocchiosa e intellettuale e anzi non disdegna di calarsi nei più grossolani doppi sensi e ammiccamenti sessuali. L'ultimo ciclo di puntate, quello della gatta ninfomane, costituisce a mio avviso la vera essenza di "Bakemonogatari", una parodia del genere harem, che a sua volta è un harem. Allo stesso tempo intelligente e spiritoso, NisiOisin non si preoccupa in nessun modo di scadere nel cattivo gusto e questo si vedrà ancora di più in "Nisemonogatari", il seguito di "Bakemonogatari" - sto pensando alla celebre scena dello spazzolino. In questo approccio ironico verso la sessualità non è certo unico, ma è un esponente di un movimento in forte espansione in questi ultimi anni: mi viene in mente per esempio "Oreimo", tutto basato sui doppi sensi siscon, oppure l'anime della bavetta, "Nazo no Kanojo X", tutto intriso di pesante simbologia sessuale. Il cattivo gusto di questi anime è voluto e rivolto in primis a fini di indulgente ironia. Metto l'accento sulla parola indulgente: così come "Yattaman" era una parodia del robotico fatta da gente che amava il robotico, così "Bakemonogatari" è una parodia del genere harem pensata per chi ama il genere. "Bakemonogatari" è stato accusato di essere un anime per otaku: lo è. Ma questo è un punto a suo favore.
Terminata l'analisi, veniamo a un giudizio. Ottimo il lavoro di NisiOisin, ottimi i dialoghi, ottima la staticità delle animazioni che permette di focalizzare l'intera attenzione sulla parola, sia parlata e scritta, buono il chara; quello che non va è l'eccessivo "sperimentalismo" grafico, troppo invadente, al punto di dare fastidio: troppi cartelli, troppi riquadri neri, troppe immagini televisive, troppi collage, effetti strani che disturbano la visione e spezzano il ritmo. Ho visto anche troppi grigi, troppi accostamenti cromatici infelici, troppa CG. Dal punto di vista dello sperimentalismo visivo sono molto migliori serie come "Madoka Magica" (per fare un esempio di una serie a tinte cupe) oppure "Mawaru Penguindrum" (per un esempio di serie solare, per lo meno in apparenza). Le opening sono buone e varie, ma quello che a mio avviso è veramente meritevole di lode è la musica di sottofondo, ironica e ripetitiva, perfetta per caratterizzare l'atmosfera dell'anime. L'aspetto grafico non pesa comunque molto nella mia valutazione; se assegno solo un misero 7, che comunque sarebbe quasi un 7,5, il motivo è che, per quanto "Bakemonogatari" sia un ottimo anime per i fan degli harem, io non sono tra questi. La serie mi ha fatto divertire, ma con moderazione: d'altra parte, se considero il lavoro di NisiOisin quando si dà a un genere che è tra i miei preferiti - arti marziali nel Giappone medioevale, sto parlando di "Katanagatari" -, lo considero di assoluta eccellenza. Anche perché in "Katanagatari" il testo di NisiOisin è supportato da una grafica e da una regia perfette, dimostrando che lo sperimentalismo grafico può essere non invadente e perfettamente adeguato a una serie non elitaria.
"Bakemonatari" è un esempio perfetto di questa tendenza: nonostante le varie suggestioni di profondità io sono convinto che si tratti soltanto di una brillante prese in giro. Lo stesso si può dire per l'aspetto visivo, caratterizzato da uno sperimentalismo di facciata che va inteso puramente come virtuosismo per spiazzare lo spettatore. In "Bakemonogatari" si vuole giocare con le parole, con le immagini, con le convenzioni dei diversi generi. Lo scopo è quello dell'intrattenimento e nessun altro.
Da un po' di anni escono sempre più anime di questo genere, per lo meno dai tempi di "Lucky Star", che a "Bakemonogatori" si può accostare per l'estrema verbosità, e devo dire che personalmente, questa mancanza di pretese, me li rende simpatici. Se negli anni settanta il re della parodia era un anime come "Yattaman", in questi anni il re della parodia è NisiOisin: questo prolifico e brillante autore propone una comicità logorroica, principalmente basata sulla parola e sul citazionismo spinto, che però non è spocchiosa e intellettuale e anzi non disdegna di calarsi nei più grossolani doppi sensi e ammiccamenti sessuali. L'ultimo ciclo di puntate, quello della gatta ninfomane, costituisce a mio avviso la vera essenza di "Bakemonogatari", una parodia del genere harem, che a sua volta è un harem. Allo stesso tempo intelligente e spiritoso, NisiOisin non si preoccupa in nessun modo di scadere nel cattivo gusto e questo si vedrà ancora di più in "Nisemonogatari", il seguito di "Bakemonogatari" - sto pensando alla celebre scena dello spazzolino. In questo approccio ironico verso la sessualità non è certo unico, ma è un esponente di un movimento in forte espansione in questi ultimi anni: mi viene in mente per esempio "Oreimo", tutto basato sui doppi sensi siscon, oppure l'anime della bavetta, "Nazo no Kanojo X", tutto intriso di pesante simbologia sessuale. Il cattivo gusto di questi anime è voluto e rivolto in primis a fini di indulgente ironia. Metto l'accento sulla parola indulgente: così come "Yattaman" era una parodia del robotico fatta da gente che amava il robotico, così "Bakemonogatari" è una parodia del genere harem pensata per chi ama il genere. "Bakemonogatari" è stato accusato di essere un anime per otaku: lo è. Ma questo è un punto a suo favore.
Terminata l'analisi, veniamo a un giudizio. Ottimo il lavoro di NisiOisin, ottimi i dialoghi, ottima la staticità delle animazioni che permette di focalizzare l'intera attenzione sulla parola, sia parlata e scritta, buono il chara; quello che non va è l'eccessivo "sperimentalismo" grafico, troppo invadente, al punto di dare fastidio: troppi cartelli, troppi riquadri neri, troppe immagini televisive, troppi collage, effetti strani che disturbano la visione e spezzano il ritmo. Ho visto anche troppi grigi, troppi accostamenti cromatici infelici, troppa CG. Dal punto di vista dello sperimentalismo visivo sono molto migliori serie come "Madoka Magica" (per fare un esempio di una serie a tinte cupe) oppure "Mawaru Penguindrum" (per un esempio di serie solare, per lo meno in apparenza). Le opening sono buone e varie, ma quello che a mio avviso è veramente meritevole di lode è la musica di sottofondo, ironica e ripetitiva, perfetta per caratterizzare l'atmosfera dell'anime. L'aspetto grafico non pesa comunque molto nella mia valutazione; se assegno solo un misero 7, che comunque sarebbe quasi un 7,5, il motivo è che, per quanto "Bakemonogatari" sia un ottimo anime per i fan degli harem, io non sono tra questi. La serie mi ha fatto divertire, ma con moderazione: d'altra parte, se considero il lavoro di NisiOisin quando si dà a un genere che è tra i miei preferiti - arti marziali nel Giappone medioevale, sto parlando di "Katanagatari" -, lo considero di assoluta eccellenza. Anche perché in "Katanagatari" il testo di NisiOisin è supportato da una grafica e da una regia perfette, dimostrando che lo sperimentalismo grafico può essere non invadente e perfettamente adeguato a una serie non elitaria.
"Bakemonogatari" è il primo di una serie di adattamenti animati della saga di light novel "Monogatari" dell'autore Nisio Isin. Ma non è il primo dei titoli diretti dal prolifico Akiyuki Shinbo, e probabilmente il suo più conosciuto dopo "Madoka Magica".
L'opera tenta fin da subito di presentarsi in una veste particolarmente originale. Originalità che si può notare già a partire dal titolo, formato appunto dal composto di parole "bakemono" e "monogatari", ovvero "racconto di spiriti/entità". Ed è appunto il racconto, suddiviso in archi, di alterazioni psicologiche che si manifestano sotto forma di dèi, mostri o spiriti, nei diversi soggetti presentati. Il tipo di regia utilizzata può indubbiamente costituire un'avversità da sormontare una volta intrapresa la visione, rischiando talvolta di risultare "ornamentale" e di inglobare il senso stesso della rappresentazione, ma una volta fattaci l'abitudine non si può negare che il lavoro registico sia riuscito a impreziosire ogni singolo episodio, rendendo molto intrigante una narrazione costituita essenzialmente di dialoghi. Ad accompagnare quello che è un vero e proprio bombardamento visivo, garantito da un montaggio serratissimo, un astuto lavoro di telecamera e la forte "testualità" delle schermate, vi si aggiunge un comparto sonoro che ho trovato peccare un po' di ridondanza, pur rimanendo funzionale alla fruizione: le soundtrack sono insomma dei veri e propri "loop" che accompagnano l'ascolto (nel nostro caso, lettura) dei dialoghi, in modo da non concedere distrazioni allo spettatore. Parteggiano per la stessa causa anche la scelta di un design volutamente minimalista applicato agli sfondi, spesso fotografici, mentre il fatto che le stesse location siano completamente sgombre da ogni presenza superflua accentua ulteriormente la preminenza dei protagonisti e di quel che essi dicono. Questi ultimi, e mi riferisco specialmente alle ragazze, in schiacciante maggioranza rispetto alle presenze maschili, sono ritratti in modo fresco e caratterizzati doverosamente, malgrado alla base costituiscano a tutti gli effetti degli stereotipi ben noti agli anime-fan (tsundere, loli, meganekko e così via).
Il fatto che "Bakemonogatari" sia estremamente citazionista, e non nasconda di scavare a piene mani nel repertorio animato nipponico, alla ricerca di generi, vocaboli, situazioni e personaggi che strizzino l'occhio al proprio fandom, preclude inevitabilmente a un semplice spettatore occasionale la sua piena comprensione. Una cosa che non mi andrà mai giù di questa serie, sebbene sia anch'essa sempre contestualizzata, è la presenza di ammiccamenti a sfondo erotico un po' troppo evidenti in certe situazioni, ma tutto sommato si potrebbe parlare di "fanservice raffinato", diversamente da quanto si vedrà nel seguente capitolo, "Nisemonogatari". Che il modus operandi di Shinbo & co. faccia di "Bakemonogatari" un'arma a doppio taglio è indiscutibile e in un certo senso utile a capire fin dall'inizio se l'opera sia o no di proprio gradimento. Tuttavia, questo che mi ritrovo a dare è un giudizio che abbandona drasticamente l'idea che mi ero fatto dopo aver terminato l'anime una prima volta. La causa era sicuramente stata una mancanza d'attenzione, per cui non era scaturito alcun feeling con i personaggi: due prerogative fondamentali per capire e gradire quest'opera.
L'opera tenta fin da subito di presentarsi in una veste particolarmente originale. Originalità che si può notare già a partire dal titolo, formato appunto dal composto di parole "bakemono" e "monogatari", ovvero "racconto di spiriti/entità". Ed è appunto il racconto, suddiviso in archi, di alterazioni psicologiche che si manifestano sotto forma di dèi, mostri o spiriti, nei diversi soggetti presentati. Il tipo di regia utilizzata può indubbiamente costituire un'avversità da sormontare una volta intrapresa la visione, rischiando talvolta di risultare "ornamentale" e di inglobare il senso stesso della rappresentazione, ma una volta fattaci l'abitudine non si può negare che il lavoro registico sia riuscito a impreziosire ogni singolo episodio, rendendo molto intrigante una narrazione costituita essenzialmente di dialoghi. Ad accompagnare quello che è un vero e proprio bombardamento visivo, garantito da un montaggio serratissimo, un astuto lavoro di telecamera e la forte "testualità" delle schermate, vi si aggiunge un comparto sonoro che ho trovato peccare un po' di ridondanza, pur rimanendo funzionale alla fruizione: le soundtrack sono insomma dei veri e propri "loop" che accompagnano l'ascolto (nel nostro caso, lettura) dei dialoghi, in modo da non concedere distrazioni allo spettatore. Parteggiano per la stessa causa anche la scelta di un design volutamente minimalista applicato agli sfondi, spesso fotografici, mentre il fatto che le stesse location siano completamente sgombre da ogni presenza superflua accentua ulteriormente la preminenza dei protagonisti e di quel che essi dicono. Questi ultimi, e mi riferisco specialmente alle ragazze, in schiacciante maggioranza rispetto alle presenze maschili, sono ritratti in modo fresco e caratterizzati doverosamente, malgrado alla base costituiscano a tutti gli effetti degli stereotipi ben noti agli anime-fan (tsundere, loli, meganekko e così via).
Il fatto che "Bakemonogatari" sia estremamente citazionista, e non nasconda di scavare a piene mani nel repertorio animato nipponico, alla ricerca di generi, vocaboli, situazioni e personaggi che strizzino l'occhio al proprio fandom, preclude inevitabilmente a un semplice spettatore occasionale la sua piena comprensione. Una cosa che non mi andrà mai giù di questa serie, sebbene sia anch'essa sempre contestualizzata, è la presenza di ammiccamenti a sfondo erotico un po' troppo evidenti in certe situazioni, ma tutto sommato si potrebbe parlare di "fanservice raffinato", diversamente da quanto si vedrà nel seguente capitolo, "Nisemonogatari". Che il modus operandi di Shinbo & co. faccia di "Bakemonogatari" un'arma a doppio taglio è indiscutibile e in un certo senso utile a capire fin dall'inizio se l'opera sia o no di proprio gradimento. Tuttavia, questo che mi ritrovo a dare è un giudizio che abbandona drasticamente l'idea che mi ero fatto dopo aver terminato l'anime una prima volta. La causa era sicuramente stata una mancanza d'attenzione, per cui non era scaturito alcun feeling con i personaggi: due prerogative fondamentali per capire e gradire quest'opera.
Bakemonogatari è sicuramente un anime atipico, ma proprio per questo interessante da vedere. Presenta una grafica molto curata, con personaggi curati e particolareggiati così come gli sfondi, ma gli autori non si sono voluti limitare a un semplice disegnare bene. Vi sono infatti svariati contrasti cromatici che accompagnano perfettamente le scene. Inoltre sono stati introdotti spezzoni di foto, immagini o semplici scritte colorate che danno un ritmo particolare alla storia e riescono a colpire lo spettatore in modo ben più incisivo di un disegno.
La trama non è molto unitaria e si potrebbe definire più un insieme di piccoli film piuttosto che un'opera unitaria ma non per questo il tutto perde di fascino o carisma, in quanto ogni storia è interessante e preserva comunque un minimo di filo conduttore. Uniche pecche di questo anime, sono i continui riferimenti ai kanji che vengono persi in caso non si sappia il giapponese, un po' di fanservice e dei momenti morti dell'anime che posso annoiare chi predilige gli anime d'azione. "Bakemonogatari" preferisce infatti all'azione (comunque presente in piccole dosi) un tranquillo susseguirsi di storie che spinge lo spettatore a immergersi della storia facendosi accompagnare fino al finale.
La trama non è molto unitaria e si potrebbe definire più un insieme di piccoli film piuttosto che un'opera unitaria ma non per questo il tutto perde di fascino o carisma, in quanto ogni storia è interessante e preserva comunque un minimo di filo conduttore. Uniche pecche di questo anime, sono i continui riferimenti ai kanji che vengono persi in caso non si sappia il giapponese, un po' di fanservice e dei momenti morti dell'anime che posso annoiare chi predilige gli anime d'azione. "Bakemonogatari" preferisce infatti all'azione (comunque presente in piccole dosi) un tranquillo susseguirsi di storie che spinge lo spettatore a immergersi della storia facendosi accompagnare fino al finale.
"Bakemonogatari" personalmente credo sia un anime molto difficile da catalogare in qualche genere dato che passa facilmente dal sentimentale al comico spesso demenziale, dal soprannaturale alla vita di tutti i giorni, a volte è anche un po' ecchi, e tutto viene sempre condito con un po' d'azione. Ed è proprio l'abilità nel mescolare tutto ciò, insieme a un ottima grafica e a dei bellissimi disegni, che creano un anime originale, molto piacevole e intrigante da seguire.
La trama ruota intorno ad Araragi, uno studente liceale del terzo anno, che è riuscito a tornare umano dopo essere stato attaccato da un vampiro e si vedrà coinvolto in diversi casi soprannaturali con al centro sempre diverse ragazze. Consiglio a tutti la visione.
La trama ruota intorno ad Araragi, uno studente liceale del terzo anno, che è riuscito a tornare umano dopo essere stato attaccato da un vampiro e si vedrà coinvolto in diversi casi soprannaturali con al centro sempre diverse ragazze. Consiglio a tutti la visione.
"Storie di fantasmi": dal titolo è facile immaginarsi un prodotto commerciale, costruito sui soliti convenzionali cliché che tanto piacciono al grande pubblico.
Con gran sorpresa ci si ritrova invece tra le mani un'opera fuori dagli schemi, senza nemmeno una trama vera e propria, costituita da cinque storie separate incentrate sugli eventi soprannaturali che coinvolgono altrettante ragazze, legate per diverse ragioni al protagonista della vicenda.
Il quale non è altro che un mezzo vampiro che, aiutato da un esorcista dai metodi piuttosto alternativi, ha la patologica attitudine di soccorrere chiunque debba fare i conti con i demoni della propria psiche; il suo passato e i motivi che lo spingono a comportarsi in questa maniera non vengono mai raccontati direttamente, ma, come un puzzle, vengono ricostruiti pezzo per pezzo grazie agli indizi sparsi qua e là nel corso dell'anime.
Cinque archi, dunque, che ci presentano un campionario di dei-animali (granchio, lumaca, scimmia, serpente e gatto) dal vago sapore shintoista, nemici da sconfiggere insieme ai sentimenti che li alimentano, ma che nei fatti si rivelano, fondamentalmente, semplici espedienti narrativi utili, se non altro, a introdurre in maniera bizzarra e irriverente la ragazza di turno.
Non vi è neppure un finale vero e proprio: dopo il climax delle ultime puntate, in cui ci si aspetta il classico, clamoroso colpo di scena... beh, non vi voglio rovinare la visione, guardate e giudicate da voi.
Cos'è che rende allora tanto ammaliante "Bakemonogatari"? Di certo non l'azione, che, seppur di alti livelli, è dosata col contagocce, sapientemente inserita in rari, ma cruciali momenti.
A farla da padrone sono piuttosto i dialoghi, straripanti flussi di coscienza che inondano intere puntate: i pensieri di Araragi e delle ragazze con cui interagisce, pensieri che spesso appaiono fugaci tra un frame e l'altro, sono il vero fulcro dell'opera, e sono in grado di catturare l'attenzione dello spettatore tramite sottili giochi di parole, citazioni e significati stratificati su più livelli.
Parole, parole, parole, ma mai noia, anche grazie alla sfaccettata caratterizzazione dei personaggi - ridotti all'osso a dir la verità, ma nessuno secondario -, che solo un occhio superficiale può giudicare stereotipati; c'è sì la tsundere, la sportiva yuri, la lolita, la studiosa, ma, se non ci si ferma alle apparenze, ci si potrà addentrare nelle pieghe più recondite dell'animo di ognuno di loro, divenendo partecipi delle loro lacerazioni interiori, dei loro sentimenti più intimi, delle loro paure, dei loro lati bui, delle loro contraddizioni che di logico non hanno nulla.
L'originalità dei dialoghi è esaltata da una sana dose di umorismo, non certo pecoreccio, che si intreccia e confonde con le vicende tragiche, facendo ampio uso di riferimenti ad altri anime, di doppi sensi creati ad arte giocando sugli ideogrammi della lingua giapponese, e di ammiccamenti a sfondo sessuale, generalmente rivolti all'ingenuo - ma solo a prima vista - protagonista. Battute per palati fini, da risate a denti stretti.
Un'opera siffatta non poteva che avvalersi di un comparto tecnico e di una regia anticonvenzionale, e così è stato: dalla cura estrema rivolta alle figure umane (e non) alle improvvise scene dalle tinte monocromatiche, dalla piatta rappresentazione dei fondali - quasi a sottolineare la sconsolante monotonia della normalità - all'utilizzo di frame a guisa di pagine di testo (necessari per la comprensione dei fatti), a repentini cambi di scena e ritmi narrativi spezzati.
Sicuramente, per chi è abituato a narrazioni più lineari, tanto sperimentalismo potrebbe risultare fastidioso; chi invece non si lascerà scoraggiare da queste "difficoltà", si accorgerà forse di trovarsi di fronte a una perla di animazione davvero intrigante.
A livello sonoro, degna di nota è la stupenda sigla di apertura, che a volte cambia per modellarsi sul racconto (ovvero sulla ragazza) di turno, e ancora meglio quella di chiusura, davvero meravigliosa; un po' più anonimi invece gli accompagnamenti musicali durante le puntate, che non sottolineano a dovere le diverse sfumature della narrazione.
Anime consigliatissimo, dunque, questo "Bakemonogatari", l'ideale per chi è alla ricerca di qualcosa dai tratti distintivi forti - che poi possono piacere o meno -, in grado però di distinguersi nella sconfinata massa di produzioni tutte uguali.
Con gran sorpresa ci si ritrova invece tra le mani un'opera fuori dagli schemi, senza nemmeno una trama vera e propria, costituita da cinque storie separate incentrate sugli eventi soprannaturali che coinvolgono altrettante ragazze, legate per diverse ragioni al protagonista della vicenda.
Il quale non è altro che un mezzo vampiro che, aiutato da un esorcista dai metodi piuttosto alternativi, ha la patologica attitudine di soccorrere chiunque debba fare i conti con i demoni della propria psiche; il suo passato e i motivi che lo spingono a comportarsi in questa maniera non vengono mai raccontati direttamente, ma, come un puzzle, vengono ricostruiti pezzo per pezzo grazie agli indizi sparsi qua e là nel corso dell'anime.
Cinque archi, dunque, che ci presentano un campionario di dei-animali (granchio, lumaca, scimmia, serpente e gatto) dal vago sapore shintoista, nemici da sconfiggere insieme ai sentimenti che li alimentano, ma che nei fatti si rivelano, fondamentalmente, semplici espedienti narrativi utili, se non altro, a introdurre in maniera bizzarra e irriverente la ragazza di turno.
Non vi è neppure un finale vero e proprio: dopo il climax delle ultime puntate, in cui ci si aspetta il classico, clamoroso colpo di scena... beh, non vi voglio rovinare la visione, guardate e giudicate da voi.
Cos'è che rende allora tanto ammaliante "Bakemonogatari"? Di certo non l'azione, che, seppur di alti livelli, è dosata col contagocce, sapientemente inserita in rari, ma cruciali momenti.
A farla da padrone sono piuttosto i dialoghi, straripanti flussi di coscienza che inondano intere puntate: i pensieri di Araragi e delle ragazze con cui interagisce, pensieri che spesso appaiono fugaci tra un frame e l'altro, sono il vero fulcro dell'opera, e sono in grado di catturare l'attenzione dello spettatore tramite sottili giochi di parole, citazioni e significati stratificati su più livelli.
Parole, parole, parole, ma mai noia, anche grazie alla sfaccettata caratterizzazione dei personaggi - ridotti all'osso a dir la verità, ma nessuno secondario -, che solo un occhio superficiale può giudicare stereotipati; c'è sì la tsundere, la sportiva yuri, la lolita, la studiosa, ma, se non ci si ferma alle apparenze, ci si potrà addentrare nelle pieghe più recondite dell'animo di ognuno di loro, divenendo partecipi delle loro lacerazioni interiori, dei loro sentimenti più intimi, delle loro paure, dei loro lati bui, delle loro contraddizioni che di logico non hanno nulla.
L'originalità dei dialoghi è esaltata da una sana dose di umorismo, non certo pecoreccio, che si intreccia e confonde con le vicende tragiche, facendo ampio uso di riferimenti ad altri anime, di doppi sensi creati ad arte giocando sugli ideogrammi della lingua giapponese, e di ammiccamenti a sfondo sessuale, generalmente rivolti all'ingenuo - ma solo a prima vista - protagonista. Battute per palati fini, da risate a denti stretti.
Un'opera siffatta non poteva che avvalersi di un comparto tecnico e di una regia anticonvenzionale, e così è stato: dalla cura estrema rivolta alle figure umane (e non) alle improvvise scene dalle tinte monocromatiche, dalla piatta rappresentazione dei fondali - quasi a sottolineare la sconsolante monotonia della normalità - all'utilizzo di frame a guisa di pagine di testo (necessari per la comprensione dei fatti), a repentini cambi di scena e ritmi narrativi spezzati.
Sicuramente, per chi è abituato a narrazioni più lineari, tanto sperimentalismo potrebbe risultare fastidioso; chi invece non si lascerà scoraggiare da queste "difficoltà", si accorgerà forse di trovarsi di fronte a una perla di animazione davvero intrigante.
A livello sonoro, degna di nota è la stupenda sigla di apertura, che a volte cambia per modellarsi sul racconto (ovvero sulla ragazza) di turno, e ancora meglio quella di chiusura, davvero meravigliosa; un po' più anonimi invece gli accompagnamenti musicali durante le puntate, che non sottolineano a dovere le diverse sfumature della narrazione.
Anime consigliatissimo, dunque, questo "Bakemonogatari", l'ideale per chi è alla ricerca di qualcosa dai tratti distintivi forti - che poi possono piacere o meno -, in grado però di distinguersi nella sconfinata massa di produzioni tutte uguali.
Trama & Commento: 7 - "Bakemonogatari" è una seria anime tratta da una novel di grande successo e ne porta su pellicola solo alcune parti, probabilmente le più interessanti, lasciando però qualche dubbio allo spettatore impreparato. La trama racconta del giovane Araragi-kun, uno studente apparentemente come tanti, che, prima dell'inizio dell'anime, venne prima trasformato in vampiro e poi "curato" tornando così allo stato di essere umano pur mantenendo una piccola parte di poteri soprannaturali. Egli un giorno, camminando tranquillamente, vede cadersi dal cielo (in realtà da una rampa di scale più in alto) una ragazza. Ma questa non è una ragazza come le altre; infatti, dopo ricerche varie, si scopre che in realtà pesa solo 5 chilogrammi nonostante abbia l'aspetto di una persona in peso forma. Il problema è legato a un'entità divina e si può risolvere solo passando per le conoscenze in materia di occulto del trentenne meme Oshino, che ha anche aiutato sia Araragi sia una sua amica già precedentemente.
Risolto il problema, pensavo, la trama avrebbe iniziato a svilupparsi seriamente mentre, in realtà, essa non parte mai proponendoci piccole saghe di varia durata (da 2 a 4 episodi) dove Araragi, sempre con l'aiuto di Oshino, risolve i problemi di alcuni personaggi fino ad arrivare alla conclusione dove viene affrontato uno "scontro finale" più di sentimenti che di forza. Infatti, parallelamente a questa trama piuttosto ripetitiva, anche se abbastanza affascinante, si sviluppa anche la storia d'amore tra Aragi e Hitagi, la ragazza che pesava 5 kg, spesso ostacolato o comunque motore di buona parte dei successivi avvenimenti.
Lato positivo della trama, a cui si può certamente dare un merito, è quello di non abbandonare i personaggi finita una saga, riutilizzandoli invece come parte integrante per le altre, dando comunque un senso di continuità alla storia.
Infine, per quanto riguarda la trama, da una parte è interessante come essa si giostri tra passato e presente. Infatti sia il protagonista sia altri personaggi hanno già fatto qualche cosa di importante nel passato e molto viene giocato su questo, mantenendo una certa oscurità su quello che effettivamente successe: come Araragi sia diventato un vampiro o cosa è successo a Tsubasa, amica che a serie iniziata ha già subito un "esorcismo" da parte di Oshino. Ciò invita lo spettatore a proseguire l'anime per scoprire questi particolari. Particolari che però alla fine risulteranno poco approfonditi e abbastanza grossolani. Probabilmente nella novel tutto viene spiegato meglio avendo più pagine a disposizione; in 15 episodi non si potevano fare miracoli, ma forse qualche cosa di meglio sì.
Personaggi: 9 - "Bakemonogatari" è noioso, questo ho pensato alla puntata 3, dove l'unica cosa che si vede sono Araragi e Hitagi che parlano di tutto e di niente. Ma mi sbagliavo. "Bakemonogatari" va capito prima di essere giudicato. La sua componente principale non è la trama; il suo scopo non è quello di creare una storia epica che rimarrà nei secoli, ma piuttosto quello di fornirci dei ritratti dei personaggi. Come detto prima sono i dialoghi che fungono da catalizzatore per questo scopo: ogni personaggio tramite questi esce fuori come vero, profondamente reale e sfaccettato. Araragi è per certi versi il tipico protagonista che vuole salvare tutti a tutti i costi ma è anche - e qui si dimostra molto sfaccettato ed esce dagli schemi del personaggio tipico - un pervertito in modo abbastanza calcato. Questo aspetto è probabilmente un po' eccessivo in quanto risulta pesante il fatto che palpi bambine di quinta elementare o cerchi di spiare sotto la gonna di ragazzine delle medie. Tuttavia si rivela timido di fronte al padre della sua ragazza e ha altri aspetti che lo rendono sfaccettato. Nell'anime comunque, anche se hanno una parte marginale, diversi discorsi sono basati su argomenti talvolta un po' sconci e non solo pronunciati dal protagonista: anche questo rende più vera la caratterizzazione dei personaggi avvicinandoli di più ai ragazzi odierni ed evitando un tabù che spesso negli anime scolastici è presente.
Tutti i personaggi principali nell'anime subiscono nell'arco degli episodi un'evoluzione psicologica e vivono dei forti drammi che li fanno appunto maturare. Infine anche i rapporti che si instaurano sono fondamentali e ben descritti; uno su tutti quello tra Araragi e Hitagi che, da odio reciproco, diventa un amore strano che si evolve ancora in qualche cosa di molto profondo.
Grafica: 7,5 - La grafica di "Bakemonogatari" lascia perplessi. Credo sia uno dei punti più discussi in quanto può piacere o non piacere. La grafica dei personaggi è normale, c'è comunque anche una certa cura nei particolari che risulta interessante. La cosa strana è rappresentata dagli sfondi che sono, a tratti, particolareggiati (molto bella l'atmosfera nella scuola abbandonata, ad esempio), mentre in altre ci si limita a mettere la forma degli oggetti e a colorarla in modo bicromatico, solitamente da grigio a nero. Non è che allo staff non sapessero fare gli sfondi, visto che alcuni sono molto belli, probabilmente la cosa è voluta. Forse per creare qualcosa di quasi metafisico? Forse per dare l'idea di omologazione e quindi era inutile rappresentare tante volte gli stessi paletti o case sullo sfondo? Forse erano così per fare risaltare solo i personaggi? Inoltre spesso alcuni oggetti - bici e auto ad esempio - sono ripetuti tutti uguali nei parcheggi o per strada dando l'impressione che si faccia un mero copia-incolla nonostante talvolta queste immagini siano nel complesso di buon effetto.
Parlando della grafica inoltre, in "Bakemonogatari" possiamo vedere spesso che vengono inserite foto. Sì, foto al posto di disegni di personaggi, ad esempio una mano che tiene un telefono. Questo per fortuna viene accantonato verso la fine ma è comunque un effetto grafico che, secondo me, stona nell'anime.
Ultima cosa sono i contorni delle figure, che non sono neri ma calcatamente rosso scuro.
Musiche: 9 - "Bakemonogatari" non ha una sola opening come di solito succede agli anime da pochi episodi. Ma ne ha diverse, una per ogni saga. Ogni opening ha un suo stile che ricalca quello del personaggio protagonista in quella saga e trovo carine tutte le sugle; inoltre questa idea è molto particolare e merita apprezzamento. L'ending, bella, è spettacolare nell'episodio 12 quando parte la canzone dopo il discorso tra Araragi e Hitagi a fine episodio. Le musiche di sottofondo in generale sono molto buone e d'atmosfera.
Animazione: 8 - L'animazione è di grande livello quando occorre, pur essendo un anime molto discorsivo in "Bakemonogatari" non mancano anche combattimento ben realizzati sotto il profilo tecnico. Indimenticabile quello tra Araragi e Kanbaru nella stanza sigillata. Purtroppo anche qui, merito della regia, talvolta vengono inseriti fotogrammi di qualche secondo con scritte che non fanno altro che scrivere ciò che i personaggi dicono per calcarlo presumo. Questa strategia alla lunga spezza l'animazione rendendo le scene a tenuta stagna.
Tot: 8
"Bakemonogatari" è un anime abbastanza maturo, per persone mature che amano l'introspezione psicologica. Lo consiglio quindi a persone anche pronte a capire alcune particolarità di quest'anime con una grafica quasi sperimentale e scritte che appaiono nel bel mezzo delle scene. Prendetevi un attimo per capirlo e non abbandonatelo se vi sembra noioso.
Risolto il problema, pensavo, la trama avrebbe iniziato a svilupparsi seriamente mentre, in realtà, essa non parte mai proponendoci piccole saghe di varia durata (da 2 a 4 episodi) dove Araragi, sempre con l'aiuto di Oshino, risolve i problemi di alcuni personaggi fino ad arrivare alla conclusione dove viene affrontato uno "scontro finale" più di sentimenti che di forza. Infatti, parallelamente a questa trama piuttosto ripetitiva, anche se abbastanza affascinante, si sviluppa anche la storia d'amore tra Aragi e Hitagi, la ragazza che pesava 5 kg, spesso ostacolato o comunque motore di buona parte dei successivi avvenimenti.
Lato positivo della trama, a cui si può certamente dare un merito, è quello di non abbandonare i personaggi finita una saga, riutilizzandoli invece come parte integrante per le altre, dando comunque un senso di continuità alla storia.
Infine, per quanto riguarda la trama, da una parte è interessante come essa si giostri tra passato e presente. Infatti sia il protagonista sia altri personaggi hanno già fatto qualche cosa di importante nel passato e molto viene giocato su questo, mantenendo una certa oscurità su quello che effettivamente successe: come Araragi sia diventato un vampiro o cosa è successo a Tsubasa, amica che a serie iniziata ha già subito un "esorcismo" da parte di Oshino. Ciò invita lo spettatore a proseguire l'anime per scoprire questi particolari. Particolari che però alla fine risulteranno poco approfonditi e abbastanza grossolani. Probabilmente nella novel tutto viene spiegato meglio avendo più pagine a disposizione; in 15 episodi non si potevano fare miracoli, ma forse qualche cosa di meglio sì.
Personaggi: 9 - "Bakemonogatari" è noioso, questo ho pensato alla puntata 3, dove l'unica cosa che si vede sono Araragi e Hitagi che parlano di tutto e di niente. Ma mi sbagliavo. "Bakemonogatari" va capito prima di essere giudicato. La sua componente principale non è la trama; il suo scopo non è quello di creare una storia epica che rimarrà nei secoli, ma piuttosto quello di fornirci dei ritratti dei personaggi. Come detto prima sono i dialoghi che fungono da catalizzatore per questo scopo: ogni personaggio tramite questi esce fuori come vero, profondamente reale e sfaccettato. Araragi è per certi versi il tipico protagonista che vuole salvare tutti a tutti i costi ma è anche - e qui si dimostra molto sfaccettato ed esce dagli schemi del personaggio tipico - un pervertito in modo abbastanza calcato. Questo aspetto è probabilmente un po' eccessivo in quanto risulta pesante il fatto che palpi bambine di quinta elementare o cerchi di spiare sotto la gonna di ragazzine delle medie. Tuttavia si rivela timido di fronte al padre della sua ragazza e ha altri aspetti che lo rendono sfaccettato. Nell'anime comunque, anche se hanno una parte marginale, diversi discorsi sono basati su argomenti talvolta un po' sconci e non solo pronunciati dal protagonista: anche questo rende più vera la caratterizzazione dei personaggi avvicinandoli di più ai ragazzi odierni ed evitando un tabù che spesso negli anime scolastici è presente.
Tutti i personaggi principali nell'anime subiscono nell'arco degli episodi un'evoluzione psicologica e vivono dei forti drammi che li fanno appunto maturare. Infine anche i rapporti che si instaurano sono fondamentali e ben descritti; uno su tutti quello tra Araragi e Hitagi che, da odio reciproco, diventa un amore strano che si evolve ancora in qualche cosa di molto profondo.
Grafica: 7,5 - La grafica di "Bakemonogatari" lascia perplessi. Credo sia uno dei punti più discussi in quanto può piacere o non piacere. La grafica dei personaggi è normale, c'è comunque anche una certa cura nei particolari che risulta interessante. La cosa strana è rappresentata dagli sfondi che sono, a tratti, particolareggiati (molto bella l'atmosfera nella scuola abbandonata, ad esempio), mentre in altre ci si limita a mettere la forma degli oggetti e a colorarla in modo bicromatico, solitamente da grigio a nero. Non è che allo staff non sapessero fare gli sfondi, visto che alcuni sono molto belli, probabilmente la cosa è voluta. Forse per creare qualcosa di quasi metafisico? Forse per dare l'idea di omologazione e quindi era inutile rappresentare tante volte gli stessi paletti o case sullo sfondo? Forse erano così per fare risaltare solo i personaggi? Inoltre spesso alcuni oggetti - bici e auto ad esempio - sono ripetuti tutti uguali nei parcheggi o per strada dando l'impressione che si faccia un mero copia-incolla nonostante talvolta queste immagini siano nel complesso di buon effetto.
Parlando della grafica inoltre, in "Bakemonogatari" possiamo vedere spesso che vengono inserite foto. Sì, foto al posto di disegni di personaggi, ad esempio una mano che tiene un telefono. Questo per fortuna viene accantonato verso la fine ma è comunque un effetto grafico che, secondo me, stona nell'anime.
Ultima cosa sono i contorni delle figure, che non sono neri ma calcatamente rosso scuro.
Musiche: 9 - "Bakemonogatari" non ha una sola opening come di solito succede agli anime da pochi episodi. Ma ne ha diverse, una per ogni saga. Ogni opening ha un suo stile che ricalca quello del personaggio protagonista in quella saga e trovo carine tutte le sugle; inoltre questa idea è molto particolare e merita apprezzamento. L'ending, bella, è spettacolare nell'episodio 12 quando parte la canzone dopo il discorso tra Araragi e Hitagi a fine episodio. Le musiche di sottofondo in generale sono molto buone e d'atmosfera.
Animazione: 8 - L'animazione è di grande livello quando occorre, pur essendo un anime molto discorsivo in "Bakemonogatari" non mancano anche combattimento ben realizzati sotto il profilo tecnico. Indimenticabile quello tra Araragi e Kanbaru nella stanza sigillata. Purtroppo anche qui, merito della regia, talvolta vengono inseriti fotogrammi di qualche secondo con scritte che non fanno altro che scrivere ciò che i personaggi dicono per calcarlo presumo. Questa strategia alla lunga spezza l'animazione rendendo le scene a tenuta stagna.
Tot: 8
"Bakemonogatari" è un anime abbastanza maturo, per persone mature che amano l'introspezione psicologica. Lo consiglio quindi a persone anche pronte a capire alcune particolarità di quest'anime con una grafica quasi sperimentale e scritte che appaiono nel bel mezzo delle scene. Prendetevi un attimo per capirlo e non abbandonatelo se vi sembra noioso.
Voi avreste mai puntato sul fatto che un anime godibilissimo possa reggersi anche senza una grossa storia alle spalle? Devo ammetterlo, personalmente io sarei stato quanto meno scettico sulla questione, eppure è proprio questa formula quella che ai miei occhi ha conferito a "Bakemonogatari" (insieme a tante altre qualità si intende) una particolarità tale da renderlo indimenticabile e unico nel suo genere.
La storia, tratta dall'omonima serie di novel, ruota attorno alla figura di Koyomi Araragi, un liceale da poco scampato a una strana vicenda che lo ha visto perdere per del tempo la propria parte umana, diventando un vampiro. Recuperata la sua umanità grazie all'intervento di Oshino Meme (uno strano figuro che abita in un edificio abbandonato nella sua stessa città), il protagonista ha dunque ripreso la sua vita ordinaria cercando di mettersi alle spalle l'accaduto. Un giorno però accade qualcosa di inaspettato: una sua compagna di scuola di nome Hitagi Senjogahara, scivolando, cade tra le sue braccia, rivelandosi, a causa di una maledizione, quasi del tutto priva di peso.
Inizierà in questo modo il tentativo del giovane di salvare la ragazza e liberarla dal proprio infelice destino…
"Bakemonogatari" ha una storia abbastanza particolare, che, pur appartenendo a pieno merito al genere mistero e soprannaturale, non fa tanto dell'azione quanto invece del costrutto dialogico il suo punto cardine. Sono infatti per una volta non le azioni stesse la parte principale della storia, ma i concetti alla base delle stesse, l'espressione logica delle loro motivazioni, le quali trovano piena espressione negli interminabili discorsi che fanno da padrone nella serie. Nulla di prolisso o noioso però, il tutto viene alleggerito (eppure non banalizzato) con grande maestria, inserendo richiami e gag qua e là dove necessario, nonché sfruttando appieno un campionario di elementi caratteristici - con riferimenti alla cultura giapponese - di e personaggi.
È proprio quest'ultimo elemento uno dei più interessanti dal punto di vista narrativo: ogni personaggio è "centro di rotazione" del ciclo d'eventi di riferimento, cosa che consente allo spettatore di focalizzarsi e conoscere al meglio lo stesso e la sua storia. Impossibile che non ve ne piaccia almeno uno, soprattutto quando nel campionario vi sono soggetti come Senjogahara e Hanekawa, irresistibile nella sua forma posseduta.
Tecnicamente siamo davanti all'ennesimo gioiello made in Shaft, fatto di una colonna sonora avvolgente e misteriosa, ambientazioni dal design semplice ma evocativo, chara design accattivante. Uno degli aspetti senz'altro più apprezzabili dell'anime in questione, che ha motivato un vero e proprio di boom di vendite sui Blu-ray.
Voto: 9/8 e mezzo - Difficile dargli di meno, lo stesso voto 8 e mezzo a mio avviso non rende giustizia. Un must da vedere e rivedere con piacere, per ricordarsi di come la forza delle parole sia in grado di regalarci spesso emozioni nemmeno immaginabili. 'Bakemonogatari' è un anime che fa dell'atmosfera il suo punto forte, riuscendovi.
La storia, tratta dall'omonima serie di novel, ruota attorno alla figura di Koyomi Araragi, un liceale da poco scampato a una strana vicenda che lo ha visto perdere per del tempo la propria parte umana, diventando un vampiro. Recuperata la sua umanità grazie all'intervento di Oshino Meme (uno strano figuro che abita in un edificio abbandonato nella sua stessa città), il protagonista ha dunque ripreso la sua vita ordinaria cercando di mettersi alle spalle l'accaduto. Un giorno però accade qualcosa di inaspettato: una sua compagna di scuola di nome Hitagi Senjogahara, scivolando, cade tra le sue braccia, rivelandosi, a causa di una maledizione, quasi del tutto priva di peso.
Inizierà in questo modo il tentativo del giovane di salvare la ragazza e liberarla dal proprio infelice destino…
"Bakemonogatari" ha una storia abbastanza particolare, che, pur appartenendo a pieno merito al genere mistero e soprannaturale, non fa tanto dell'azione quanto invece del costrutto dialogico il suo punto cardine. Sono infatti per una volta non le azioni stesse la parte principale della storia, ma i concetti alla base delle stesse, l'espressione logica delle loro motivazioni, le quali trovano piena espressione negli interminabili discorsi che fanno da padrone nella serie. Nulla di prolisso o noioso però, il tutto viene alleggerito (eppure non banalizzato) con grande maestria, inserendo richiami e gag qua e là dove necessario, nonché sfruttando appieno un campionario di elementi caratteristici - con riferimenti alla cultura giapponese - di e personaggi.
È proprio quest'ultimo elemento uno dei più interessanti dal punto di vista narrativo: ogni personaggio è "centro di rotazione" del ciclo d'eventi di riferimento, cosa che consente allo spettatore di focalizzarsi e conoscere al meglio lo stesso e la sua storia. Impossibile che non ve ne piaccia almeno uno, soprattutto quando nel campionario vi sono soggetti come Senjogahara e Hanekawa, irresistibile nella sua forma posseduta.
Tecnicamente siamo davanti all'ennesimo gioiello made in Shaft, fatto di una colonna sonora avvolgente e misteriosa, ambientazioni dal design semplice ma evocativo, chara design accattivante. Uno degli aspetti senz'altro più apprezzabili dell'anime in questione, che ha motivato un vero e proprio di boom di vendite sui Blu-ray.
Voto: 9/8 e mezzo - Difficile dargli di meno, lo stesso voto 8 e mezzo a mio avviso non rende giustizia. Un must da vedere e rivedere con piacere, per ricordarsi di come la forza delle parole sia in grado di regalarci spesso emozioni nemmeno immaginabili. 'Bakemonogatari' è un anime che fa dell'atmosfera il suo punto forte, riuscendovi.
'Bakemonogatari' è stata una delle mie più grandi delusioni dell'ultimo biennio.
Prima di visionarlo, avevo visto in rete che aveva voti altissimi quasi ovunque, del tipo 8,5-9; ma quello che mi aveva attirato più di ogni altra cosa e che mi ha spinto poi a volerlo vedere a tutti i costi, e a farmi pensare che fosse un autentico capolavoro, è stata una versione alternativa della locandina: quell'immagine della ragazza protagonista girata di spalle, che tira leggermente su la gonna ai lati, gonna da cui cascano giù decine di oggetti taglienti (tra cui soprattutto svariate forbici), normalmente contenuti negli astucci degli scolari.
Mi aspettavo tanti personaggi, tanti combattimenti strani, tanti mostri, tanti argomenti, insomma: mi aspettavo tanta carne al fuoco.
E invece, Bakemonogatari in molti aspetti si è rivelato l'opposto di quello che mi aspettavo.
Inizia benissimo, i primi minuti mi illudono, pochi istanti iniziali confermano le mie supposizioni fatte prima di cominciare a guardarlo.
E poi, quasi subito, calma piatta. Ma paziente aspetto l'azione e le stranezze interessanti e intanto analizzo l'aspetto grafico e sonoro.
Trama e psicologia dei personaggi sono entrambe sulla media o poco più, non brutte, ma neanche eccezionali.
La grafica è strana, in un certo senso è bella e in un certo altro senso non lo è affatto invece. Il disegno dei personaggi è semplice e senza troppe pretese, anzi, quasi mediocre. L'animazione ha alti e bassi, a volte è molto buona, altre volte scarsa. Una cosa che non mi piace per niente, è la troppa differenza, il troppo contrasto, tra il disegno dei personaggi e gli sfondi: l'ho trovato molto fastidioso, presi singolarmente sia il disegno dei personaggi sia quello degli sfondi non sono malaccio, ma stanno malissimo messi insieme, secondo me.
Ma il problema più grave è il senso di vuoto che si avverte per tutto l'anime. Infatti 'Bakemonogatari' è del tutto spoglio di personaggi, è proprio vuoto. Ci sono pochissimi personaggi principali, meno di una decina, e un solo personaggio secondario. In 'Bakemonogatari' non esistono comparse, non esistono persone di passaggio. Il mondo di 'Bakemonogatari' è semplicemente un mondo vuoto e astratto, che si focalizza principalmente sui discorsi e confronti fra i pochissimi personaggi presenti.
Per quanto riguarda le musiche invece, è stato fatto un buon lavoro, niente di eccezionale, ma direi più che buono e soddisfacente per quanto riguarda tutto il comparto sonoro di 'Bakemonogatari'.
'Bakemonogatari' è troppo un bla bla bla e troppa poca azione, i discorsi sono anche in parte interessanti, ma vengono troppo allungati, girati e rigirati, sacrificando quasi del tutto l'azione. Gli episodi scorrono veloci, ma in gran parte con lo spettatore che almeno alla fine dell'episodio si aspetta qualcosa che invece non arriva.
Quest'opera aveva le basi per diventare un capolavoro, ha sprecato la sua opportunità restando molto statico e fermo sui suoi discorsi, che, per quanto interessanti siano, non sono passati ai fatti in modo concreto, duraturo e soddisfacente allo stesso tempo.
Disegni ★★★☆☆
Storia ★★★☆☆
Personaggi ★★★☆☆
Musiche ★★★★☆
Voto in decimi: 6,5.
Già prima della messa in onda, furono decisi ben due sequel dell'anime, ma il prossimo, da una serie che era stata programma, è stata ridotta a un film unico. Saggia decisione direi, anche se mi ha fatto un po' ridere, perché così facendo sembra volere dire che si avesse come paura di un possibile ed eventuale fiasco con una seconda serie, o forse semplicemente non si avevano abbastanza idee o budget. Dato che sarà quindi un film unico, spero che verrà fatto un lavoro più curato rispetto a quello svolto per questa prima serie molto incerta.
Prima di visionarlo, avevo visto in rete che aveva voti altissimi quasi ovunque, del tipo 8,5-9; ma quello che mi aveva attirato più di ogni altra cosa e che mi ha spinto poi a volerlo vedere a tutti i costi, e a farmi pensare che fosse un autentico capolavoro, è stata una versione alternativa della locandina: quell'immagine della ragazza protagonista girata di spalle, che tira leggermente su la gonna ai lati, gonna da cui cascano giù decine di oggetti taglienti (tra cui soprattutto svariate forbici), normalmente contenuti negli astucci degli scolari.
Mi aspettavo tanti personaggi, tanti combattimenti strani, tanti mostri, tanti argomenti, insomma: mi aspettavo tanta carne al fuoco.
E invece, Bakemonogatari in molti aspetti si è rivelato l'opposto di quello che mi aspettavo.
Inizia benissimo, i primi minuti mi illudono, pochi istanti iniziali confermano le mie supposizioni fatte prima di cominciare a guardarlo.
E poi, quasi subito, calma piatta. Ma paziente aspetto l'azione e le stranezze interessanti e intanto analizzo l'aspetto grafico e sonoro.
Trama e psicologia dei personaggi sono entrambe sulla media o poco più, non brutte, ma neanche eccezionali.
La grafica è strana, in un certo senso è bella e in un certo altro senso non lo è affatto invece. Il disegno dei personaggi è semplice e senza troppe pretese, anzi, quasi mediocre. L'animazione ha alti e bassi, a volte è molto buona, altre volte scarsa. Una cosa che non mi piace per niente, è la troppa differenza, il troppo contrasto, tra il disegno dei personaggi e gli sfondi: l'ho trovato molto fastidioso, presi singolarmente sia il disegno dei personaggi sia quello degli sfondi non sono malaccio, ma stanno malissimo messi insieme, secondo me.
Ma il problema più grave è il senso di vuoto che si avverte per tutto l'anime. Infatti 'Bakemonogatari' è del tutto spoglio di personaggi, è proprio vuoto. Ci sono pochissimi personaggi principali, meno di una decina, e un solo personaggio secondario. In 'Bakemonogatari' non esistono comparse, non esistono persone di passaggio. Il mondo di 'Bakemonogatari' è semplicemente un mondo vuoto e astratto, che si focalizza principalmente sui discorsi e confronti fra i pochissimi personaggi presenti.
Per quanto riguarda le musiche invece, è stato fatto un buon lavoro, niente di eccezionale, ma direi più che buono e soddisfacente per quanto riguarda tutto il comparto sonoro di 'Bakemonogatari'.
'Bakemonogatari' è troppo un bla bla bla e troppa poca azione, i discorsi sono anche in parte interessanti, ma vengono troppo allungati, girati e rigirati, sacrificando quasi del tutto l'azione. Gli episodi scorrono veloci, ma in gran parte con lo spettatore che almeno alla fine dell'episodio si aspetta qualcosa che invece non arriva.
Quest'opera aveva le basi per diventare un capolavoro, ha sprecato la sua opportunità restando molto statico e fermo sui suoi discorsi, che, per quanto interessanti siano, non sono passati ai fatti in modo concreto, duraturo e soddisfacente allo stesso tempo.
Disegni ★★★☆☆
Storia ★★★☆☆
Personaggi ★★★☆☆
Musiche ★★★★☆
Voto in decimi: 6,5.
Già prima della messa in onda, furono decisi ben due sequel dell'anime, ma il prossimo, da una serie che era stata programma, è stata ridotta a un film unico. Saggia decisione direi, anche se mi ha fatto un po' ridere, perché così facendo sembra volere dire che si avesse come paura di un possibile ed eventuale fiasco con una seconda serie, o forse semplicemente non si avevano abbastanza idee o budget. Dato che sarà quindi un film unico, spero che verrà fatto un lavoro più curato rispetto a quello svolto per questa prima serie molto incerta.
Cosa succede quando decidi di guardare qualcosa di diverso da ciò che guardi di solito? Va a finire che non ti piace, ma mi sono posto anche la domanda: non è che sono prevenuto e non me lo voglio fare piacere? No, proprio non mi è piaciuto anche se, come al solito, mi sono visto tutte le puntate per paura di perdermi qualcosa di clamoroso alla fine... che però non arriva. La intro fa presagire la presenza di sangue, splatter e violenza che nella serie non si vedono se non in rarissime occasioni. Ho trovato la trama molto lacunosa e i disegni fastidiosi, con quelle schermate con le scritte che compaiono ogni tre secondi circa in stile videoclip. Dopo cinque minuti di visione smetti di cercare di capire cosa dicono e ti capita di distrarti anche sulla trama, anche se non ti perdi poi chissà cosa.
Viene messa tanta carne al fuoco ma di buon arrosto poi ce n'è poco. Ti fissi sull'aspetto tecnico e ti ritrovi a vedere puntate intere in cui non c'è animazione ma solo fotogrammi intervallati dalle solite fastidiose schermate con le scritte con sotto dei dialoghi che passano, alla fine capisci che forse stai assistendo a una sorta di "harem" camuffato con la novità della seconda figura maschile, il monaco in camicia hawaiana che è l'unico personaggio alternativo e ben riuscito della serie.
Tante, troppe domande non trovano risposta. <b>
'Bakemonogatari' è consigliato davvero agli appassionati, e forse nemmeno a quelli.
Viene messa tanta carne al fuoco ma di buon arrosto poi ce n'è poco. Ti fissi sull'aspetto tecnico e ti ritrovi a vedere puntate intere in cui non c'è animazione ma solo fotogrammi intervallati dalle solite fastidiose schermate con le scritte con sotto dei dialoghi che passano, alla fine capisci che forse stai assistendo a una sorta di "harem" camuffato con la novità della seconda figura maschile, il monaco in camicia hawaiana che è l'unico personaggio alternativo e ben riuscito della serie.
Tante, troppe domande non trovano risposta. <b>
Attenzione :: Spoiler! (clicca per visualizzarlo)
</b> La partenza è positiva (i primi due episodi), poi la tsundere si manifesta e ammorba per 15 puntate - anche se in 2-3 episodi scompare, per mia fortuna. L'harem inizia a formarsi, compaiono la loli, la yuri-lolicon, la secchiona con occhiali ed enorme oppai, l'amica di infanzia, tutti cliché che stanno lì quasi dovessero starci per forza, senza un senso preciso, ma non avevo preso questa serie per gustarmi qualcosa di diverso tipo mostri, squartamenti, violenza e così via? <b>[FINE]</b> SPOILER.'Bakemonogatari' è consigliato davvero agli appassionati, e forse nemmeno a quelli.
'Bakemonogatari' - storie di mostri - è un anime composto da 15 episodi tratti dalla serie di light novel di Nisio Isin. Come ci si aspetta dal titolo, gli eventi narrati sono tutti sovrannaturali e inquietanti.
Personalmente credo che le basi di queste storie siano interessanti e con del potenziale, ma non ho potuto fare a meno di annoiarmi durante molti episodi. Non riesco a identificare con certezza il problema, suppongo ruoti attorno agli interminabili dialoghi, che certo risultano ironici e brillanti, ma anche troppo lunghi, accorciando così le scene d'azione.
La trama vede come protagonista Koyomi Araragi, un ragazzo reduce da un'esperienza come vampiro, che grazie all'aiuto di Oshino - un uomo enigmatico e onnisciente del mondo dei demoni - riesce a ritornare un ragazzo qualunque... o quasi. Il preludio delle avventure di Araragi-kun avviene quando lui prende al volo una compagna di classe che precipita dalle scale. Da quel momento in poi si troverà coinvolto in molte vicende legate a Hitagi Senjogahara, che non solo nasconde anche lei elementi demoniaci e problemi da risolvere, ma, essendo particolarmente vicina al protagonista, scatenerà una serie di eventi a catena.
Lo stile di questa serie è ben precisa, ha un andamento carismatico, delle divagazioni originali, senza contare che la regia è impreziosita da inquadratura insolite, paesaggi simmetrici come delle costruzioni o reti cibernetiche, decisamente surreali! Le musiche sono belle ed enfatizzano bene le varie scene. Ciononostante, pur stupendomi graficamente e tecnicamente, ho trovato molti punti morti, ed episodi che non procedevano con scorrevolezza. Alcuni momenti potevano esser più spicci, invece a lungo andare scocciavano.
La mia valutazione sul modo in cui è stata gestita la storia è appena sufficiente, tra l'altro gli elementi narrativi di 'Bakemonogatari' non sono stati nemmeno valorizzati e nel complesso non lascia il segno. Ribadisco che di base non è un'opera malvagia, anzi è simpatica e particolare, ma spesso perde il ritmo.
Se cercate una serie estrosa, a tratti bizzarra, sfacciata e carismatica, questa è quella giusta. Ma preparatevi anche a momenti vuoti un po' lenti, privi di significato. Scene che, così come vengono, così se ne vanno.
Personalmente credo che le basi di queste storie siano interessanti e con del potenziale, ma non ho potuto fare a meno di annoiarmi durante molti episodi. Non riesco a identificare con certezza il problema, suppongo ruoti attorno agli interminabili dialoghi, che certo risultano ironici e brillanti, ma anche troppo lunghi, accorciando così le scene d'azione.
La trama vede come protagonista Koyomi Araragi, un ragazzo reduce da un'esperienza come vampiro, che grazie all'aiuto di Oshino - un uomo enigmatico e onnisciente del mondo dei demoni - riesce a ritornare un ragazzo qualunque... o quasi. Il preludio delle avventure di Araragi-kun avviene quando lui prende al volo una compagna di classe che precipita dalle scale. Da quel momento in poi si troverà coinvolto in molte vicende legate a Hitagi Senjogahara, che non solo nasconde anche lei elementi demoniaci e problemi da risolvere, ma, essendo particolarmente vicina al protagonista, scatenerà una serie di eventi a catena.
Lo stile di questa serie è ben precisa, ha un andamento carismatico, delle divagazioni originali, senza contare che la regia è impreziosita da inquadratura insolite, paesaggi simmetrici come delle costruzioni o reti cibernetiche, decisamente surreali! Le musiche sono belle ed enfatizzano bene le varie scene. Ciononostante, pur stupendomi graficamente e tecnicamente, ho trovato molti punti morti, ed episodi che non procedevano con scorrevolezza. Alcuni momenti potevano esser più spicci, invece a lungo andare scocciavano.
La mia valutazione sul modo in cui è stata gestita la storia è appena sufficiente, tra l'altro gli elementi narrativi di 'Bakemonogatari' non sono stati nemmeno valorizzati e nel complesso non lascia il segno. Ribadisco che di base non è un'opera malvagia, anzi è simpatica e particolare, ma spesso perde il ritmo.
Se cercate una serie estrosa, a tratti bizzarra, sfacciata e carismatica, questa è quella giusta. Ma preparatevi anche a momenti vuoti un po' lenti, privi di significato. Scene che, così come vengono, così se ne vanno.
Mettere per iscritto una descrizione definitiva per 'Bakemonogatari' è un impresa non da poco, in particolar modo perché la trama pur essendo relativamente semplice, ci viene delineata tramite inquadrature, dialoghi e uno stile narrativo al limite della psichedelia e della totale irrazionalità.
La trama risulta essere costituita da una serie di vicende soprannaturali comprendenti essenzialmente un personaggio persistente di nome Araragi, tutt'altro che uno studente "normale" nonostante le apparenze. Ogni episodio contiene dettagli più o meno chiari sia riguardanti i personaggi che il giovane protagonista incontrerà, per fortuna o per sfortuna, dinanzi a sé, sia sullo stesso protagonista.
A pro di ciò che ho appena affermato non mi dilungherò oltre nel definire la trama di 'Bakemonogatari' se non facendovi notare che il nome della serie significa essenzialmente "Ghost Story", e con questo ho detto anche troppo.
Quest'anime è forse l'opera d'animazione giapponese che più lascia colpiti sul piano scenografico, facendo particolare attenzione anche alle inquadrature durante i dialoghi. Andiamo dall'inquadratura al "bulbo oculare" fino alla riproduzione di luoghi, oggetti e/o personaggi sotto spoglie reali, ovvero con uso di soggetti fotografati. Troviamo anche un elevatissimo numero di "pause-flashate" ovvero il passaggio da una scena a un'altra tramite l'apparizione di schermi rossi, bianchi, eccetera con su scritti frasi non sempre esattamente di senso compiuto.
'Bakemonogatari' sfoggia una grafica semplicemente perfetta con un uso di colori e giochi di luce di assoluta qualità, facendo anche uso di una grafica semi-digitale dalle tinte decisamente accese che tuttavia ben si affiancano ai personaggi e ai luoghi. Anche il sonoro gode di un'ottima scelta di sottofondi e di sigle d'apertura e chiusura che inoltre cambieranno a seconda delle vicende narrative.
Bisogna dire che 'Bakemonogatari' è senza dubbio un anime... beh, particolare sotto molti aspetti, e questo è un punto a suo favore, tuttavia, un piccolo difetto, lo ha, e quel difetto sta nel continuo e maniacale utilizzo di salti di scena molto rapidi che lasciano saltuariamente confusi lo spettatore medio. Anche se alcune scene risultano un tantino violente quest'anime può essere adatto un po' a chiunque, o perlomeno a chi ha voglia di una serie diversa dal solito.
La trama risulta essere costituita da una serie di vicende soprannaturali comprendenti essenzialmente un personaggio persistente di nome Araragi, tutt'altro che uno studente "normale" nonostante le apparenze. Ogni episodio contiene dettagli più o meno chiari sia riguardanti i personaggi che il giovane protagonista incontrerà, per fortuna o per sfortuna, dinanzi a sé, sia sullo stesso protagonista.
A pro di ciò che ho appena affermato non mi dilungherò oltre nel definire la trama di 'Bakemonogatari' se non facendovi notare che il nome della serie significa essenzialmente "Ghost Story", e con questo ho detto anche troppo.
Quest'anime è forse l'opera d'animazione giapponese che più lascia colpiti sul piano scenografico, facendo particolare attenzione anche alle inquadrature durante i dialoghi. Andiamo dall'inquadratura al "bulbo oculare" fino alla riproduzione di luoghi, oggetti e/o personaggi sotto spoglie reali, ovvero con uso di soggetti fotografati. Troviamo anche un elevatissimo numero di "pause-flashate" ovvero il passaggio da una scena a un'altra tramite l'apparizione di schermi rossi, bianchi, eccetera con su scritti frasi non sempre esattamente di senso compiuto.
'Bakemonogatari' sfoggia una grafica semplicemente perfetta con un uso di colori e giochi di luce di assoluta qualità, facendo anche uso di una grafica semi-digitale dalle tinte decisamente accese che tuttavia ben si affiancano ai personaggi e ai luoghi. Anche il sonoro gode di un'ottima scelta di sottofondi e di sigle d'apertura e chiusura che inoltre cambieranno a seconda delle vicende narrative.
Bisogna dire che 'Bakemonogatari' è senza dubbio un anime... beh, particolare sotto molti aspetti, e questo è un punto a suo favore, tuttavia, un piccolo difetto, lo ha, e quel difetto sta nel continuo e maniacale utilizzo di salti di scena molto rapidi che lasciano saltuariamente confusi lo spettatore medio. Anche se alcune scene risultano un tantino violente quest'anime può essere adatto un po' a chiunque, o perlomeno a chi ha voglia di una serie diversa dal solito.
"Bakemonogatari" è un anime del 2009 prodotto dallo studio Shaft, che conta solamente 12 episodi, seguiti poi da 3 ONA.
Diciamo che non me la sento di definire un genere preciso, però, se dovessi, direi che si tratta di un genere thriller/mistero, sovrannaturale, romantico. Bakemonogatari è esattamente quel tipo di storia difficile da spiegare, ma anche difficile da seguire.
L'anime narra delle vicende di Koyomi Araragi, studente liceale, un ragazzo che ha riottenuto quasi completamente le sue fattezze umane dopo essere stato per un breve periodo di tempo un vampiro. L'unica cosa che resta a dimostrarlo è una straordinaria abilità, ovvero quella di una rigenerazione dei tessuti a un ritmo molte volte più elevato di quello di qualsiasi altro essere umano.
Un giorno, salendo le scale di un edificio, nota una ragazza gettarsi dall'ultimo piano; egli allora, istintivamente, prova a prenderla in braccio, e, riuscendoci, nota che il suo peso è praticamente nullo, quasi assente. Questa ragazza è Hitagi Senjougahara, una sua compagna di classe, famosa in tutta la scuola per la sua bellezza, ma soprattutto per non parlare mai.
Il giorno seguente, Araragi viene "scoperto" da Hitagi a chiedere informazioni su di lei, ovviamente non riguardanti il suo particolare segreto. Allora viene minacciato, anche molto violentemente, da quest'ultima, in modo da giurare che di non rivelare il segreto a nessuno. Ma lui, rivelandole il suo segreto, dice di poterla aiutare, e la porta da un uomo disoccupato di nome Meme Oshino, persona che precedentemente aveva aiutato Araragi a ritornare umano.
La trama, da come si può dedurre, non è né originale né banale.
Bakemonogatari è davvero un anime particolare, in tutti i sensi; sia nella storia, che andrà a toccare anche molto profondamente la mitologia tradizionale giapponese, sia nei disegni, sia nella regia.
La prima cosa che salta all'occhio, a parte le straordinarie qualità video e regia, sono degli "spezzoni" che congiungono le scene, spesso strani con scritte, con foto reali, con ricostruzioni computerizzate di scene raccontate o addirittura con cartelli stradali. Il che, da una parte, "stona" con il contesto, ma dall'altra parte rende il tutto più particolare e suggestivo. Spesso queste immagini "di unione" compaiono così velocemente che risulta difficile leggere ciò che c'è scritto all'interno, non solo per la velocità, ma anche per la disposizione.
I dialoghi tra i personaggi la maggior parte delle volte solo ed esclusivamente tra i due protagonisti, partono sempre da argomenti banali, ma poi sono portati su di un livello talmente alto di discussione che spesso risulta difficile tenere il segno o afferrare i concetti detti. Infatti credo ci sia anche una vena del genere psicologico, o, per meglio dire, di tutti i generi; perché quest'anime è in grado di "mescolare" tra di loro vari generi, tra i più disparati e diversi, e di farne uscire un qualcosa di talmente equilibrato da non captarlo.
Si tende ad aggiungere un nuovo personaggio, ovviamente particolare e accattivante, per ogni saga che appare nel corso della storia.
Per quanto riguarda il lato tecnico posso solamente dire che a mio avviso siamo su altissimi livelli. Troviamo una regia eccellente, che credo dia, da sola, il 40% all'anime in questione, che gioca perfettamente con le luci, e ci dona delle riprese incredibili e uniche, il tutto con un'ottima qualità video. Credo anche che un ruolo rilevante lo abbiano gli splendidi disegni del taiwanese Vofan, che ha dato il meglio di sé.
Il doppiaggio risulta pressoché perfetto, soprattutto per quanto riguarda quello dei due protagonisti.
Le colonne sonore sono sfruttate alla perfezione, in modo da rendere l'atmosfera più suggestiva e ricca di suspense.
Le opening e le ending a mio avviso sono realizzate in modo impeccabile, e variano quasi per ogni episodio.
Concludo dicendo che Bakemonogatari è uno dei migliori anime di questa categoria che abbia mai visto, come se fosse di un genere a parte. Consigliato a tutti gli amanti di cose un po' più ricercate, di sicuro non a tutti.
Diciamo che non me la sento di definire un genere preciso, però, se dovessi, direi che si tratta di un genere thriller/mistero, sovrannaturale, romantico. Bakemonogatari è esattamente quel tipo di storia difficile da spiegare, ma anche difficile da seguire.
L'anime narra delle vicende di Koyomi Araragi, studente liceale, un ragazzo che ha riottenuto quasi completamente le sue fattezze umane dopo essere stato per un breve periodo di tempo un vampiro. L'unica cosa che resta a dimostrarlo è una straordinaria abilità, ovvero quella di una rigenerazione dei tessuti a un ritmo molte volte più elevato di quello di qualsiasi altro essere umano.
Un giorno, salendo le scale di un edificio, nota una ragazza gettarsi dall'ultimo piano; egli allora, istintivamente, prova a prenderla in braccio, e, riuscendoci, nota che il suo peso è praticamente nullo, quasi assente. Questa ragazza è Hitagi Senjougahara, una sua compagna di classe, famosa in tutta la scuola per la sua bellezza, ma soprattutto per non parlare mai.
Il giorno seguente, Araragi viene "scoperto" da Hitagi a chiedere informazioni su di lei, ovviamente non riguardanti il suo particolare segreto. Allora viene minacciato, anche molto violentemente, da quest'ultima, in modo da giurare che di non rivelare il segreto a nessuno. Ma lui, rivelandole il suo segreto, dice di poterla aiutare, e la porta da un uomo disoccupato di nome Meme Oshino, persona che precedentemente aveva aiutato Araragi a ritornare umano.
La trama, da come si può dedurre, non è né originale né banale.
Bakemonogatari è davvero un anime particolare, in tutti i sensi; sia nella storia, che andrà a toccare anche molto profondamente la mitologia tradizionale giapponese, sia nei disegni, sia nella regia.
La prima cosa che salta all'occhio, a parte le straordinarie qualità video e regia, sono degli "spezzoni" che congiungono le scene, spesso strani con scritte, con foto reali, con ricostruzioni computerizzate di scene raccontate o addirittura con cartelli stradali. Il che, da una parte, "stona" con il contesto, ma dall'altra parte rende il tutto più particolare e suggestivo. Spesso queste immagini "di unione" compaiono così velocemente che risulta difficile leggere ciò che c'è scritto all'interno, non solo per la velocità, ma anche per la disposizione.
I dialoghi tra i personaggi la maggior parte delle volte solo ed esclusivamente tra i due protagonisti, partono sempre da argomenti banali, ma poi sono portati su di un livello talmente alto di discussione che spesso risulta difficile tenere il segno o afferrare i concetti detti. Infatti credo ci sia anche una vena del genere psicologico, o, per meglio dire, di tutti i generi; perché quest'anime è in grado di "mescolare" tra di loro vari generi, tra i più disparati e diversi, e di farne uscire un qualcosa di talmente equilibrato da non captarlo.
Si tende ad aggiungere un nuovo personaggio, ovviamente particolare e accattivante, per ogni saga che appare nel corso della storia.
Per quanto riguarda il lato tecnico posso solamente dire che a mio avviso siamo su altissimi livelli. Troviamo una regia eccellente, che credo dia, da sola, il 40% all'anime in questione, che gioca perfettamente con le luci, e ci dona delle riprese incredibili e uniche, il tutto con un'ottima qualità video. Credo anche che un ruolo rilevante lo abbiano gli splendidi disegni del taiwanese Vofan, che ha dato il meglio di sé.
Il doppiaggio risulta pressoché perfetto, soprattutto per quanto riguarda quello dei due protagonisti.
Le colonne sonore sono sfruttate alla perfezione, in modo da rendere l'atmosfera più suggestiva e ricca di suspense.
Le opening e le ending a mio avviso sono realizzate in modo impeccabile, e variano quasi per ogni episodio.
Concludo dicendo che Bakemonogatari è uno dei migliori anime di questa categoria che abbia mai visto, come se fosse di un genere a parte. Consigliato a tutti gli amanti di cose un po' più ricercate, di sicuro non a tutti.
Pregno di un surrealismo visivo, iconografico e quasi tangibile, Bakemonogatari stupisce con un gioco di parole già dal titolo, un curioso neologismo composto da Bakemono (letteralmente, mostro) e Monogatari (ovvero storia, racconto), contratto in un simpatico Bakemonogatari, che possiamo interpretare come Mostracconto).
L'anime è proprio la storia di creature note ai più come classiche nell'immaginario collettivo orientale che fanno la loro comparsa già dal primo episodio. Araragi, semplice ragazzo liceale un tempo malato di vampirismo (!) incontra una fanciulla atletica, snella, carina seppur bizzarra, dai modi rigidi e desueti di nome Hitagi.
Eccentrico, quasi insensato sin dall'inizio, nonostante i bizzarri particolari che delineano i personaggi appena descritti, l'incipit è una sorta d'archetipo classico dell'animazione odierna giapponese, capace d'intrecciare a questo classicismo una visionarietà inaspettata: il giovane Araragi incontra Hitagi mentre questa precipita da una tromba delle scale, all'interno della scuola che entrambi frequentano. Il ragazzo l'afferra al volo e appena i due hanno contatto egli si accorge di quanto la fanciulla sia leggera, o per meglio dire, impalpabile.
Bella - ma pericolosa - e dal carattere odioso, Hitagi si rivelerà un personaggio clamorosamente tsundere, una coprotagonista complessa ma intermittente, capace prima di minacciare il suo salvatore per tornaconto personale per poi stringersi a lui in una particolare amicizia, sempre più intima, in perfetto, folle ed estremo stile tsundere.
Bakemonogatari è un lavoro che si svela pian piano, una sorta di affresco postmoderno rispetto al plot degli anime che vanno per la maggiore; si dona allo spettatore come un'onirica follia intrisa di dialoghi criptici e trasversali, capaci di confondere, e, a tratti, complicare eccessivamente la concezione dell'astrattismo che tenta - malamente - di comunicare.
L'idea di mixare gli elementi più classici e stereotipati del genere anime moderno e cuocere il tutto con un pizzico di nonsense e una buona dose di sottile ironia è, tuttavia, dannatamente geniale. Un protagonista ex vampiro, una sorta di esorcista sfaticato e canzoniere, un ventaglio di coprotagoniste che fungono da spalla ad Araragi fra cui si annoverano la solita tsundere (già citata), le classiche sorelline, la lolita di turno, l'ennesima compagna d'infanzia che torna invaghita e la pseudo-lesbica dal carattere maschiaccio indecisa fra protagonista maschile e quello femminile, sono varianti viste e riviste. Se si mescola ogni cosa con una trama spezzettata, scenari piatti e afoni, colonna sonora volutamente fastidiosa e capace di trasmettere le giuste emozioni allo spettatore, sequenze d'immagine alternate a testi scritti più simbolici che metaforici, ne viene fuori una devastante follia capace di fuorviare chiunque.
Eppure le prime puntate riescono a intrigare, intrecciando una storiella d'amore appena accennata a situazioni grottesche, quasi spaventose, tinte scure e graffianti degne dei più tetri episodi del celebre anime horror "Higurashi no naku koro ni".
L'intento degli autori è sicuramente quello di stupire, forzare la mano oltre ogni concezione e senza dubbio l'obbiettivo viene centrato, ma a scapito della tensione e di una trama lineare a lungo termine: se dapprima l'anime risulta gradevole e divertente, la continua esasperazione delle scene, i prolungati dialoghi che lasciano spazio a una confusionaria introspezione - a tratti demenziale - dei protagonisti e i discorsi lasciati cadere nel vuoto spezzano il pathos, rallentano e confondono oltremodo. La parte centrale della trama è probabilmente la più tediosa, ferma, immobile su riflessioni ridondanti che ci si aspetta cambino direzione, nell'appropinquarsi di un finale che purtroppo è ben sotto le aspettative.
Grande è però la sapienza degli autori nel saltare di stile in stile man mano che gli episodi sfilano sotto gli occhi dello spettatore, e curioso nonché eccentrico l'uso del fanservice, capace di fare la sua comparsa anche in un prodotto del genere e non risultare la solita lampada di Aladino pronta a essere strofinata per chi lo desidera, ma di rendersi parte integrante della follia che fa da vettore guida.
La sensazione che si ha in fondo è, a ogni modo, di sottile e impalpabile amarezza: se gli autori, invece di continuare a mescolare generi, frasi, battute e icone, si fossero concentrati su uno di questi elementi pur lasciando ruotare attorno a esso tutti gli altri ne sarebbe scaturito, con tutta probabilità, un crescendo più adeguato e intellegibile. La somma dei caotici addendi di questa folle operazione è invece disordinata, quasi belluina, un caos che dapprima diverte, poi si cerca di decifrare, infine rischia davvero di annoiare.
Come molti altri hanno già sottolineato, Bakemonogatari o si ama o si odia. E temo proprio di non averlo amato.
L'anime è proprio la storia di creature note ai più come classiche nell'immaginario collettivo orientale che fanno la loro comparsa già dal primo episodio. Araragi, semplice ragazzo liceale un tempo malato di vampirismo (!) incontra una fanciulla atletica, snella, carina seppur bizzarra, dai modi rigidi e desueti di nome Hitagi.
Eccentrico, quasi insensato sin dall'inizio, nonostante i bizzarri particolari che delineano i personaggi appena descritti, l'incipit è una sorta d'archetipo classico dell'animazione odierna giapponese, capace d'intrecciare a questo classicismo una visionarietà inaspettata: il giovane Araragi incontra Hitagi mentre questa precipita da una tromba delle scale, all'interno della scuola che entrambi frequentano. Il ragazzo l'afferra al volo e appena i due hanno contatto egli si accorge di quanto la fanciulla sia leggera, o per meglio dire, impalpabile.
Bella - ma pericolosa - e dal carattere odioso, Hitagi si rivelerà un personaggio clamorosamente tsundere, una coprotagonista complessa ma intermittente, capace prima di minacciare il suo salvatore per tornaconto personale per poi stringersi a lui in una particolare amicizia, sempre più intima, in perfetto, folle ed estremo stile tsundere.
Bakemonogatari è un lavoro che si svela pian piano, una sorta di affresco postmoderno rispetto al plot degli anime che vanno per la maggiore; si dona allo spettatore come un'onirica follia intrisa di dialoghi criptici e trasversali, capaci di confondere, e, a tratti, complicare eccessivamente la concezione dell'astrattismo che tenta - malamente - di comunicare.
L'idea di mixare gli elementi più classici e stereotipati del genere anime moderno e cuocere il tutto con un pizzico di nonsense e una buona dose di sottile ironia è, tuttavia, dannatamente geniale. Un protagonista ex vampiro, una sorta di esorcista sfaticato e canzoniere, un ventaglio di coprotagoniste che fungono da spalla ad Araragi fra cui si annoverano la solita tsundere (già citata), le classiche sorelline, la lolita di turno, l'ennesima compagna d'infanzia che torna invaghita e la pseudo-lesbica dal carattere maschiaccio indecisa fra protagonista maschile e quello femminile, sono varianti viste e riviste. Se si mescola ogni cosa con una trama spezzettata, scenari piatti e afoni, colonna sonora volutamente fastidiosa e capace di trasmettere le giuste emozioni allo spettatore, sequenze d'immagine alternate a testi scritti più simbolici che metaforici, ne viene fuori una devastante follia capace di fuorviare chiunque.
Eppure le prime puntate riescono a intrigare, intrecciando una storiella d'amore appena accennata a situazioni grottesche, quasi spaventose, tinte scure e graffianti degne dei più tetri episodi del celebre anime horror "Higurashi no naku koro ni".
L'intento degli autori è sicuramente quello di stupire, forzare la mano oltre ogni concezione e senza dubbio l'obbiettivo viene centrato, ma a scapito della tensione e di una trama lineare a lungo termine: se dapprima l'anime risulta gradevole e divertente, la continua esasperazione delle scene, i prolungati dialoghi che lasciano spazio a una confusionaria introspezione - a tratti demenziale - dei protagonisti e i discorsi lasciati cadere nel vuoto spezzano il pathos, rallentano e confondono oltremodo. La parte centrale della trama è probabilmente la più tediosa, ferma, immobile su riflessioni ridondanti che ci si aspetta cambino direzione, nell'appropinquarsi di un finale che purtroppo è ben sotto le aspettative.
Grande è però la sapienza degli autori nel saltare di stile in stile man mano che gli episodi sfilano sotto gli occhi dello spettatore, e curioso nonché eccentrico l'uso del fanservice, capace di fare la sua comparsa anche in un prodotto del genere e non risultare la solita lampada di Aladino pronta a essere strofinata per chi lo desidera, ma di rendersi parte integrante della follia che fa da vettore guida.
La sensazione che si ha in fondo è, a ogni modo, di sottile e impalpabile amarezza: se gli autori, invece di continuare a mescolare generi, frasi, battute e icone, si fossero concentrati su uno di questi elementi pur lasciando ruotare attorno a esso tutti gli altri ne sarebbe scaturito, con tutta probabilità, un crescendo più adeguato e intellegibile. La somma dei caotici addendi di questa folle operazione è invece disordinata, quasi belluina, un caos che dapprima diverte, poi si cerca di decifrare, infine rischia davvero di annoiare.
Come molti altri hanno già sottolineato, Bakemonogatari o si ama o si odia. E temo proprio di non averlo amato.
“Bakemonogatari”, gioco di parole traducibile come storie di mostri, è la trasposizione animata di un estratto dalla serie di light novel omonime, il cui nome ben riassume la sua essenza. E' un'opera discretamente originale, dalla realizzazione tecnica e scenica eccelsa, ove il primo dettaglio, l'aspetto tecnico, è immediatamente notevole, dato l'impatto grafico che la serie ha subito sullo spettatore e che, persino per gli standard moderni, è decisamente considerevole, tuttavia è a mio avviso molto più meritevole di lode per il secondo aspetto, quello registico e scenografico.
Abbiamo un'opera costituita quindi dallo sperimentalismo grafico e registico e che eccelle in entrambi i campi, facendo della narrazione la propria punta di diamante. Questo tuttavia non sopperisce alle pecche intrinseche al soggetto originale e alla sceneggiatura, nel particolare per ciò che concerne gli ultimi archi narrativi.
Mi spiegherò meglio. Le vicende narrate vengono divise in archi, riutilizzando questa tecnica narrativa molto spesso disprezzata che consente di unire i pregi (e a seconda della bravura del regista anche i difetti) sia della narrazione a trama unita sia di quella episodica.
In questi archi, costituiti ciascuno da un minimo di due a un massimo di cinque episodi, vedremo il protagonista, Araragi Koyomi, indagare su eventi e soprattutto entità soprannaturali, per l'esattezza cinque di queste, costituite da altrettante conoscenti del ragazzo.
Se da un lato si è deciso di usare gli archi narrativi, dall'altro questo espediente è velato, poiché le vicende narrate in questi, seppur separate da intervalli di tempo imprecisati, risultano comunque parte di una continuità cronologicamente ordinata e formano così, in ultima analisi, una trama unica, ritornando al genere classico della trama compatta - per contro, un esempio differente è offerto da “Higurashi no Naku Koro ni”, dove la prima serie risulta essere ad archi totalmente separati.
Questo espediente a mio avviso viene giocato molto saggiamente dalla regia, permettendo di ottimizzare i pregi di entrambi gli stili narrativi, ottenendo così una storia rapida e varia data la sua frammentazione e molto lontana dall'annoiare lo spettatore, che accontenta però anche coloro che mal sopportano il filone episodico, donandogli una trama ben salda. E' però la conseguenza di tale commistione che porta il mio giudizio negativo sull'anime.
Se facendo così si sono infatti unificate le cinque diverse vicende, non è più possibile giudicarle singolarmente e mediare la propria insoddisfazione per alcune con la soddisfazione provata nel guardarne altre, ma diviene necessario giudicare la storia nella sua interezza, essendo una trama in divenire, dove la chiusura di un episodio non sancisce l'esaurimento delle vicende e dei personaggi fino ad allora utilizzati.
Questo per dire che il finale dell'opera non è una delle tante storie che si erano narrate, ma è la chiusura generale del tutto e come tale ha una rilevanza maggiore delle sequenze iniziale e proprio tale finale mi ha lasciato indifferente, contrariamente all'apertura della serie.
Procediamo per gradi, di modo da spiegare perché “Bakemonogatari” sia una serie che si rovina con le proprie mani.
Consideriamo i primi tre archi: in questi viene definito il protagonista, che tuttavia, ingegnosamente, non ha molto spesso il dominio della scena, anzi il contrario. Abbiamo così un personaggio che, oltre ad essere introdotto in medias res, rende costantemente il pubblico partecipe dei propri pensieri ma tuttavia è anche la figura i cui trascorsi sono avvolti dal maggior mistero. Il suo stesso passato non è però un argomento proibito e ne vengono costantemente forniti brandelli d'informazioni, di modo da fare credere allo spettatore che sia possibile ricostruirlo quando in realtà non è così (lo stesso espediente usato per Rei in “Evangelion”).
Il protagonista viene reso così una figura molto affascinante e questo è uno dei pregi maggiori della serie.
Negli stessi archi vanno anche definendosi altri elementi: l'atmosfera, lo stile narrativo e i personaggi comprimari.
Per ciò che riguarda i primi due, abbiamo ciò che per me costituisce il punto di forza dell'opera, con uno stile che ben si può ritenere il risultato dell'unione di “Mononoke” (anche per il voluto sperimentalismo grafico) con “FLCL”, costituito cioè da storie che stanno sulla soglia fra naturale e ciò che trascende quest'ambito, con personaggi fortemente caratterizzati, che tuttavia sono chiaramente attori su un palco, compiendo gesti già scritti e recitando il proprio copione, privati della loro naturalezza, allontanandosi così dal realismo verso l'assunzione di archetipi come personalità.
La caratterizzazione però si ferma a quella che è la somiglianza con il primo titolo da me citato, senza estendersi al secondo, infatti i personaggi sono volutamente privi di un'analisi psicologica, che avrebbe peraltro comportato delle contromisure, come l'utilizzo del simbolismo. I personaggi sono infatti dei puri caratteri, senza alcuna verosimiglianza, cosa che non reputo una mancanza dell'opera, è soltanto una decisione concettuale, anzi un tocco interessante.
Si genera così una piccola commedia dell'assurdo, che non riesce né pretende di raggiungere i mirabili livelli di “FLCL”, ma che comunque intrattiene piacevolmente lo spettatore con una narrazione carica di fronzoli molto piacevoli e chiaramente privi di significato profondo, quali la realizzazione grafica che sfrutta grandi quantità di scene rapide e tagliate, con molti cartelli e messaggi scritti.
Da queste buone premesse, che la elevavano dalla generale banalità a un livello mediocre, la serie inizia a crollare dal quarto arco e a seguire. S'incentra infatti la narrazione su aspetti non solo marginali ma pure controproducenti della storia.
In pratica, l'entrata in scena del tema dell'amore più canonico fra giovani porta la fine su questo titolo. Osserviamo dapprima un deciso spostamento dell'obiettivo verso la componente harem dell'opera, con l'introduzione dell'attenzione verso la sessualità del protagonista, nota che prima aveva soltanto lo scopo d'intrattenere. Tuttavia questa nuova componente non va ad aggiungersi a un già preciso spettro caratteriale - come, ad esempio, il ruolo rivestito dalla sessualità in “FLCL”, dove questo argomento, peraltro portante, va ad aggiungere maggior realismo a personaggio già molto profondi, seppur in mezzo a tutto il suo simbolismo - e risulta così in una componente fastidiosa che altera gli equilibri dell'attenzione del pubblico, modificando al contempo il genere dell'opera.
Personalmente il genere harem mi ripugna all'inverosimile, eccezion fatta per alcuni capostipiti di questo filone, quali possono essere “Urusei Yatsura” della Takahashi, e ritengo che, finiti gli anni '80, sia una vera perdita di tempo continuare a tritare questa tematica, che tuttavia è l'emblema stesso della commercialità; ritengo comunque che anche chi non rinneghi completamente questo genere lo troverà trattato in “Bakemonogatari” secondo le convenzioni più scontate.
Da questo si passa all'enorme pecca finale, il focalizzarsi dell'attenzione sul rapporto tra Araragi e Senjougahara. All'inizio era interessante osservare l'instaurarsi della loro relazione, dove da un lato l'uno era attratto dall'altra solo fisicamente mentre l'altra ricambiava per un puro dovere morale di ripagare il proprio salvatore.
La nota di maggior merito di tutto sta proprio nel fatto che si trattava di una relazione fasulla, o meglio non biunivoca, stretta fra caratteri altrettanto fittizi, dato il voluto irrealismo dei personaggi, che quindi non celebravano la relazione sentimentale ma ne davano un esempio surreale e spesso fonte di ilarità.
L'aspetto dolente sta proprio nel volere dare a quest'ambito un ruolo centrale nella trama e, di conseguenza, a centrare l'ultimo arco proprio sullo stesso. Si ha così una conclusione insoddisfacente sia per chi, come il sottoscritto, detesta le classiche storie d'amore, specialmente se sono trattate canonicamente, sia per chi le apprezza, poiché si tratta come detto prima di un amore innaturale fra personaggi irrealistici.
Sull'aspetto tecnico non spenderò più parole di quante già usate. In particolare il mio voto è così negativo perché nel giudicare un'opera tendo a scindere l'aspetto grafico da quello contenutistico, affidando a quest'ultimo la quasi totalità del peso.
In conclusione “Bakemonogatari” è un'opera discendente, che risulta piacevole ma che si apre alzando notevolmente le aspettative del pubblico e che tradisce nettamente il proprio spirito. Ne consiglio comunque la visione, perché è molto ben gestito dalla regia e risulta un gradevole intrattenimento pur essendo un'opera dal tema leggero; tuttavia non può considerarsi sufficiente date le scelte così banali fatte dai realizzatori nello svilupparsi della narrazione.
Abbiamo un'opera costituita quindi dallo sperimentalismo grafico e registico e che eccelle in entrambi i campi, facendo della narrazione la propria punta di diamante. Questo tuttavia non sopperisce alle pecche intrinseche al soggetto originale e alla sceneggiatura, nel particolare per ciò che concerne gli ultimi archi narrativi.
Mi spiegherò meglio. Le vicende narrate vengono divise in archi, riutilizzando questa tecnica narrativa molto spesso disprezzata che consente di unire i pregi (e a seconda della bravura del regista anche i difetti) sia della narrazione a trama unita sia di quella episodica.
In questi archi, costituiti ciascuno da un minimo di due a un massimo di cinque episodi, vedremo il protagonista, Araragi Koyomi, indagare su eventi e soprattutto entità soprannaturali, per l'esattezza cinque di queste, costituite da altrettante conoscenti del ragazzo.
Se da un lato si è deciso di usare gli archi narrativi, dall'altro questo espediente è velato, poiché le vicende narrate in questi, seppur separate da intervalli di tempo imprecisati, risultano comunque parte di una continuità cronologicamente ordinata e formano così, in ultima analisi, una trama unica, ritornando al genere classico della trama compatta - per contro, un esempio differente è offerto da “Higurashi no Naku Koro ni”, dove la prima serie risulta essere ad archi totalmente separati.
Questo espediente a mio avviso viene giocato molto saggiamente dalla regia, permettendo di ottimizzare i pregi di entrambi gli stili narrativi, ottenendo così una storia rapida e varia data la sua frammentazione e molto lontana dall'annoiare lo spettatore, che accontenta però anche coloro che mal sopportano il filone episodico, donandogli una trama ben salda. E' però la conseguenza di tale commistione che porta il mio giudizio negativo sull'anime.
Se facendo così si sono infatti unificate le cinque diverse vicende, non è più possibile giudicarle singolarmente e mediare la propria insoddisfazione per alcune con la soddisfazione provata nel guardarne altre, ma diviene necessario giudicare la storia nella sua interezza, essendo una trama in divenire, dove la chiusura di un episodio non sancisce l'esaurimento delle vicende e dei personaggi fino ad allora utilizzati.
Questo per dire che il finale dell'opera non è una delle tante storie che si erano narrate, ma è la chiusura generale del tutto e come tale ha una rilevanza maggiore delle sequenze iniziale e proprio tale finale mi ha lasciato indifferente, contrariamente all'apertura della serie.
Procediamo per gradi, di modo da spiegare perché “Bakemonogatari” sia una serie che si rovina con le proprie mani.
Consideriamo i primi tre archi: in questi viene definito il protagonista, che tuttavia, ingegnosamente, non ha molto spesso il dominio della scena, anzi il contrario. Abbiamo così un personaggio che, oltre ad essere introdotto in medias res, rende costantemente il pubblico partecipe dei propri pensieri ma tuttavia è anche la figura i cui trascorsi sono avvolti dal maggior mistero. Il suo stesso passato non è però un argomento proibito e ne vengono costantemente forniti brandelli d'informazioni, di modo da fare credere allo spettatore che sia possibile ricostruirlo quando in realtà non è così (lo stesso espediente usato per Rei in “Evangelion”).
Il protagonista viene reso così una figura molto affascinante e questo è uno dei pregi maggiori della serie.
Negli stessi archi vanno anche definendosi altri elementi: l'atmosfera, lo stile narrativo e i personaggi comprimari.
Per ciò che riguarda i primi due, abbiamo ciò che per me costituisce il punto di forza dell'opera, con uno stile che ben si può ritenere il risultato dell'unione di “Mononoke” (anche per il voluto sperimentalismo grafico) con “FLCL”, costituito cioè da storie che stanno sulla soglia fra naturale e ciò che trascende quest'ambito, con personaggi fortemente caratterizzati, che tuttavia sono chiaramente attori su un palco, compiendo gesti già scritti e recitando il proprio copione, privati della loro naturalezza, allontanandosi così dal realismo verso l'assunzione di archetipi come personalità.
La caratterizzazione però si ferma a quella che è la somiglianza con il primo titolo da me citato, senza estendersi al secondo, infatti i personaggi sono volutamente privi di un'analisi psicologica, che avrebbe peraltro comportato delle contromisure, come l'utilizzo del simbolismo. I personaggi sono infatti dei puri caratteri, senza alcuna verosimiglianza, cosa che non reputo una mancanza dell'opera, è soltanto una decisione concettuale, anzi un tocco interessante.
Si genera così una piccola commedia dell'assurdo, che non riesce né pretende di raggiungere i mirabili livelli di “FLCL”, ma che comunque intrattiene piacevolmente lo spettatore con una narrazione carica di fronzoli molto piacevoli e chiaramente privi di significato profondo, quali la realizzazione grafica che sfrutta grandi quantità di scene rapide e tagliate, con molti cartelli e messaggi scritti.
Da queste buone premesse, che la elevavano dalla generale banalità a un livello mediocre, la serie inizia a crollare dal quarto arco e a seguire. S'incentra infatti la narrazione su aspetti non solo marginali ma pure controproducenti della storia.
In pratica, l'entrata in scena del tema dell'amore più canonico fra giovani porta la fine su questo titolo. Osserviamo dapprima un deciso spostamento dell'obiettivo verso la componente harem dell'opera, con l'introduzione dell'attenzione verso la sessualità del protagonista, nota che prima aveva soltanto lo scopo d'intrattenere. Tuttavia questa nuova componente non va ad aggiungersi a un già preciso spettro caratteriale - come, ad esempio, il ruolo rivestito dalla sessualità in “FLCL”, dove questo argomento, peraltro portante, va ad aggiungere maggior realismo a personaggio già molto profondi, seppur in mezzo a tutto il suo simbolismo - e risulta così in una componente fastidiosa che altera gli equilibri dell'attenzione del pubblico, modificando al contempo il genere dell'opera.
Personalmente il genere harem mi ripugna all'inverosimile, eccezion fatta per alcuni capostipiti di questo filone, quali possono essere “Urusei Yatsura” della Takahashi, e ritengo che, finiti gli anni '80, sia una vera perdita di tempo continuare a tritare questa tematica, che tuttavia è l'emblema stesso della commercialità; ritengo comunque che anche chi non rinneghi completamente questo genere lo troverà trattato in “Bakemonogatari” secondo le convenzioni più scontate.
Da questo si passa all'enorme pecca finale, il focalizzarsi dell'attenzione sul rapporto tra Araragi e Senjougahara. All'inizio era interessante osservare l'instaurarsi della loro relazione, dove da un lato l'uno era attratto dall'altra solo fisicamente mentre l'altra ricambiava per un puro dovere morale di ripagare il proprio salvatore.
La nota di maggior merito di tutto sta proprio nel fatto che si trattava di una relazione fasulla, o meglio non biunivoca, stretta fra caratteri altrettanto fittizi, dato il voluto irrealismo dei personaggi, che quindi non celebravano la relazione sentimentale ma ne davano un esempio surreale e spesso fonte di ilarità.
L'aspetto dolente sta proprio nel volere dare a quest'ambito un ruolo centrale nella trama e, di conseguenza, a centrare l'ultimo arco proprio sullo stesso. Si ha così una conclusione insoddisfacente sia per chi, come il sottoscritto, detesta le classiche storie d'amore, specialmente se sono trattate canonicamente, sia per chi le apprezza, poiché si tratta come detto prima di un amore innaturale fra personaggi irrealistici.
Sull'aspetto tecnico non spenderò più parole di quante già usate. In particolare il mio voto è così negativo perché nel giudicare un'opera tendo a scindere l'aspetto grafico da quello contenutistico, affidando a quest'ultimo la quasi totalità del peso.
In conclusione “Bakemonogatari” è un'opera discendente, che risulta piacevole ma che si apre alzando notevolmente le aspettative del pubblico e che tradisce nettamente il proprio spirito. Ne consiglio comunque la visione, perché è molto ben gestito dalla regia e risulta un gradevole intrattenimento pur essendo un'opera dal tema leggero; tuttavia non può considerarsi sufficiente date le scelte così banali fatte dai realizzatori nello svilupparsi della narrazione.
<b>Attenzione! Contiene possibili spoiler!</b>
Bakemonogatari, letteralmente storie di mostri racconta le vicende di Araragi, un "normale" studente. Beh, tanto normale non è, non solo per il fatto che sia mezzo vampiro, ma per il suo carattere.
Un giorno mentre si trova a scuola salva una sua compagna, Senjogahara, mentre cade dalle scale, salvo poi scoprire più tardi che lei non ha peso in quanto le è stato rubato dal granchio del peso. Lei inizialmente è piuttosto aggressiva, ma si farà presto convincere a essere aiutata da Oshino, esorcista che a suo tempo aveva aiutato Araragi quando era stato trasformato in vampiro.
Araragi si troverà a dovere aiutare altre persone tra cui: la piccola Hachikuji (epici i "combattimenti tra lei e Araragi e i suoi proclami da vincitore), afflitta dal mostro lumaca che le fa perdere sempre la strada per casa; Kanbaru, giovane studentessa della scuola di Araragi colpita dal mostro Scimmia; Sengoku, sua amica d'infanzia, preda del mostro serpente; e infine Hanekawa, la vittima del mostro gatto.
Ogni storia è sviluppata bene e si conclude con Araragi che, seguendo i consigli di Oshino, salva l'amica di turno.
La più importante tra loro sarà Senjogahara, con cui Araragi si fidanzerà; le puntate con i due sono veramente le migliori dell'anime perché entrambi sono tipi fuori dal comune. Stranamente, però, proprio lei che è così importante viene tralasciata e per certe puntate non si vedrà nemmeno, salvo poi farsi perdonare con le puntate finali, decisamente ben fatte.
Personaggi ben caratterizzati, disegni per me ottimi e buone musiche: cosa si potrebbe desiderare di più? Beh, certamente più episodi visto che la serie ne conta solo 15.
Bakemonogatari è un anime che consiglio a tutti di vedere, non rimarrete delusi anche grazie all'ottimo lavoro del Karanze fansub, che mi sento in dovere di ringraziare, mai avevo visto un lavoro così ben fatto di fansub considerato che ogni puntata comprende centinaia di cartelli e immagini da tradurre. Meno perizia invece per il fansub in inglese delle ultime tre puntate. Questo si potrebbe dire che sia l'unico suo difetto in quanto dovrete sapere un po' d'inglese altrimenti non capirete niente della fine.
Bakemonogatari, letteralmente storie di mostri racconta le vicende di Araragi, un "normale" studente. Beh, tanto normale non è, non solo per il fatto che sia mezzo vampiro, ma per il suo carattere.
Un giorno mentre si trova a scuola salva una sua compagna, Senjogahara, mentre cade dalle scale, salvo poi scoprire più tardi che lei non ha peso in quanto le è stato rubato dal granchio del peso. Lei inizialmente è piuttosto aggressiva, ma si farà presto convincere a essere aiutata da Oshino, esorcista che a suo tempo aveva aiutato Araragi quando era stato trasformato in vampiro.
Araragi si troverà a dovere aiutare altre persone tra cui: la piccola Hachikuji (epici i "combattimenti tra lei e Araragi e i suoi proclami da vincitore), afflitta dal mostro lumaca che le fa perdere sempre la strada per casa; Kanbaru, giovane studentessa della scuola di Araragi colpita dal mostro Scimmia; Sengoku, sua amica d'infanzia, preda del mostro serpente; e infine Hanekawa, la vittima del mostro gatto.
Ogni storia è sviluppata bene e si conclude con Araragi che, seguendo i consigli di Oshino, salva l'amica di turno.
La più importante tra loro sarà Senjogahara, con cui Araragi si fidanzerà; le puntate con i due sono veramente le migliori dell'anime perché entrambi sono tipi fuori dal comune. Stranamente, però, proprio lei che è così importante viene tralasciata e per certe puntate non si vedrà nemmeno, salvo poi farsi perdonare con le puntate finali, decisamente ben fatte.
Personaggi ben caratterizzati, disegni per me ottimi e buone musiche: cosa si potrebbe desiderare di più? Beh, certamente più episodi visto che la serie ne conta solo 15.
Bakemonogatari è un anime che consiglio a tutti di vedere, non rimarrete delusi anche grazie all'ottimo lavoro del Karanze fansub, che mi sento in dovere di ringraziare, mai avevo visto un lavoro così ben fatto di fansub considerato che ogni puntata comprende centinaia di cartelli e immagini da tradurre. Meno perizia invece per il fansub in inglese delle ultime tre puntate. Questo si potrebbe dire che sia l'unico suo difetto in quanto dovrete sapere un po' d'inglese altrimenti non capirete niente della fine.
Prendete un gentile ragazzo ex vampiro, la vampira che lo morse, cinque fanciulle colpite da entità soprannaturali e più o meno legate al ragazzo, un esorcista vagabondo in camicia hawaiiana, dialoghi folli, una montagna di giochi di parole infarciti di cultura pop, un po' di fanservice, un po' di sangue e una vena costante di parodia e rottura dell'illusione scenica. E una veste soprannaturale, parodica, sopra le righe, per un racconto in fondo intimo e persino, a tratti, dolce. Ma mai zuccheroso o blando.
Avete mai provato lo zenzero candito o le pasticche di puro olio essenziale di cannella? Ecco, Bakemonogatari è così.
Come le due leccornie prima citate, Bake è un bouquet di sapori e di aromi speziatissimo che o si ama (e può essere un gusto acquisito tanto quanto un impatto istantaneo e ammaliante ) o si odia.
Le spezie, come l'antico uso di acquistarle dal droghiere o dal farmacista ci ricordano, sono droghe in fondo, e un dosaggio e una miscela attenti sono fondamentali sia per chi le somministra sia per chi le riceve. Nel mio caso, Bake, l'ho amato e rivisto - consumato? - più di una volta, pur respingendone gli occasionali eccessi.
---
Bakemonogatari, il cui titolo, per fortunata coincidenza, sia in inglese sia in italiano è traducibile mantendo con discreta approssimazione il gioco di parole originale, è una GhosTory, una SpiriStoria, ed è tratto da una serie di romanzi di Nisio Oisin (prego notare il palindromo) di grande successo.
Bakemonogatari è impostato come un successione di 'casi' soprannaturali da risolvere di volta in volta, ognuno legato a un personaggio femminile. La chiave per risolvere il caso è spesso legata al significato del nome dell'entità soprannaturale stessa; l'etimologia è intesa come eziologia, grazie anche alla natura della scrittura e fonetica giapponese. Tale entità a sua volta è legata a un evento particolare occorso alla donzella di turno.
A cercare di aiutare le pulzelle è Koyomi Araragi, studente delle superiori riservato, gentile, piuttosto introverso, che è stato a sua volta vittima di un incontro soprannaturale, come accennato in un frenetico flashback nel primo episodio. Come residuo di tale incontro con una vampira, Shinobu, sul punto di morire dissanguata e da lui salvata offrendole il collo, il ragazzo ha mantenuto la capacità di rimarginare le proprie ferite rapidamente e una visione potenziata, oltre alla dote di potere percepire le anomalie soprannaturali che lo circondano.
Se Araragi è colui che s'imbatte nelle anomalie e che cerca di indagarne le circostanze, l'effettivo trattamento di tali anomalie/entità è però in genere affidato alla persona che ha salvato Araragi stesso, ovvero l'esorcista Oshino: un individuo apparentemente senza fissa dimora e piuttosto stravagante, che per la durata delle serie risiede in un vecchio edificio abbandonato assieme a una silenziosa bambina, la cui identità viene chiarita nel corso degli episodi.
---
Nonostante tutta l'evidenza e importanza data alle varie creature, rimane la patina di pseudo-harem e di eroge; dal catalogo di tipi femminili che finiscono per gravitare attorno ad Araragi: c'è l'occhialuta, la tsundere, la pseudo-lolita, la gatta morta amica d'infanzia, la vampira/femme fatale, la lesbica amichevole e relativamente maschiaccio, la loli silente, le sorelline. I vari archi sono dedicati ognuno all'interazione di Koyomi con una ragazza diversa.
E' presente un certo compiacimento nei dialoghi e l'uso, o abuso, di fanservice, di inserti foto-realistici e di schermate monocrome costellate di scritte e ideogrammi che appaiono per una frazione di secondo al punto che alla fine della serie il tasto di pausa implorerà pietà.
Nonostante ciò, Bakemonogatari rimane una storia che saggiamente sa prendere in giro sia i cliché adottati sia se stessa che li adotta. Ed è una serie che, pur con tutto il suo insistito umorismo, con il sarcasmo, con il gusto dell'assurdo e dell'oltraggioso e irriverente*, con il ritmo oscillante tra una relativa calma e sequenze d'azioni fulminanti quanto cruente, sa sfoderare dei momenti molto toccanti e teneri, l'episodio 12 su tutti.
*Vedi l'incipit, che è una zoomata sulla mutanda di pizzo di una delle ragazze nonché buona compagna di classe di Araragi. Ebbene, contribuisce al plot (!) perché è legata agli eventi che hanno reso Araragi 'speciale'. Anzi, ne è l'evento scatenante. Il ragazzo per liberarsi da tale fortuita ma ingrifante visione si ritrova a passeggiare la sera, e lungo il percorso s'imbatte in una certa vampira accasciata ai piedi di un lampione. Segue un breve e frenetico flashback delle conseguenze, esposto più in dettaglio nei relativi romanzi.
---
Bakemonogatari è un anime che flirta con molti generi e stereotipi, senza incarnarne davvero nessuno. E questo a seconda delle preferenze dello spettatore può risultarne uno se non il più grande pregio, oppure un peccato mortale. Ad esempio, a dispetto di chi vorrebbe considerarlo un harem, non lo è affatto, perché piuttosto è una parodia che rivela per contrasto l'autentica, singola love story in corso. Ed è una coppia fantastica quella che si consolida. I romanzi da cui è tratta la storia nei volumi seguenti si divertono tra le altre cose a mettere ulteriormente alla prova il legame, ma tutto sommato quello che emerge è che esistono tanti modi di amare e di volere bene, e sia il protagonista maschile sia la sua ragazza ne sono ben consapevoli. L'amore romanticamente inteso e ricambiato ha quei due protagonisti e quelli restano.
---
Fanservice e struttura: nella serie animata ci sono tre momenti di fanservice che ho trovato gratuiti e un arco piuttosto deboluccio, Nadeko's Snake negli episodi 9 e 10, per la personalità della ragazza di turno e per <b>(SPOILER)</b> i dannati serpenti che sembrano tutt'altro mentre, a un certo punto, le si infilano a forza in gola - per fortuna censurati nella versione televisiva rispetto a quella DVD.
<b>(FINE SPOILER )</b>
L'arco però non è tanto debole per il messaggio di fondo, che invece rispetto alla crescita di Koyomi è fondamentale.
A parte il relativo calo di tono di questi due episodi, ho trovato Bakemonogatari un anime stimolante e divertente, persino nel resto del fanservice che normalmente mi repelle. Ho trovato molto simpatico anche il cast, ad eccezione di Nadeko, che comunque a livello strutturale ha un suo perché: Araragi Koyomi, il ragazzo ex vampiro; Senjougahara Hitagi, la tsundere-sì-eppure-no dal cervello finissimo e dalla lingua più letale del suo taglierino; e Hachikuji Mayoi, la 'bimba' saggia e dispettosissima assieme, su tutti, anche grazie all'inventiva delle scelte di regia, che vivacizzano e sottolineano il virtuosismo e la talvolta ricercata assurdità dei dialoghi.
---
La serie tende a sconfinare nello stile per lo stile, ma è uno stile che mi aggrada parecchio. Ad esempio, ad un certo punto gli animatori hanno scoperchiato una sagoma di carta del cranio di Koyomi e ne sono usciti ritagli di lattuga e spaghetti fotografati. In un altro momento i personaggi sono diventati dei pannelli di fumetto che imitano famosi mangaka del passato. Un passaggio piuttosto drammatico è stato reso con fotografie di un bambolotto bendato e forme psichedeliche, un po' pop-art un po' kawaii macabro.
Nella terza puntata poi adoro il modo in cui i creatori hanno giocato con le forme geometriche e con i tocchi dei tre colori primari rispetto alla scala di grigi predominante nei personaggi e negli sfondi. In questa paletta cromatica Hitagi spicca con il tocco di complemetari viola/giallo nei suoi capelli e nella sua borsa.
E vogliamo mettere le giostre del parco giochi, con quella specie di biciclette su rotaia, a forma di bistecca?
E le schermate di testo fulminee e le dettagliate zoomate oculari, croce e delizia della visione nonché espediente per risparmiare fotogrammi preziosi tanto possibile piccola censura pro televisione (cfr. le sequenze incensurate/complete su DVD)?
A dare sostanza a questi esercizi espedienti/di stile, mi sembra che Shinbo & Shaft abbiano fatto del risparmio e del 'di necessità virtù' un'arte, che trovano tanto detrattori quanto sostenitori, comunque c'è sempre quel tanto e quel cosa di contenuto da soddisfarmi. Inoltre il finale è bello e congruente con l'inizio della storia, sempre a mio parere. Insomma, il bicchiere per me è ben più che mezzo pieno.
Il protagonista maschile, inoltre, è figo fuori e dentro sin nelle budella in tecnhicolor, mentre Hitagi è semplicemente una dea - Kalì? E' una dei pochi personaggi che domina il fanservice invece di esserne dominata. Questa è classe *agita gli striscioni I Love You Hitagi*.
Insomma, se espedienti di animazione e stile insoliti , uniti a molto dialogo (decisamente il fatto che la fonte originale sia un romanzo si nota), a fanservice e a un filo di splatter non vi scoraggiano a priori, la visione di questa serie è consigliatissima. Splatter e fanservice normalmente non mi attirano, ma questa è una bella eccezione alla regola. Perciò suggerirei comunque di provare i primi due episodi anche agli indecisi, o semplicemente ai curiosi ma esitanti a causa dei due elementi in questione.
---
Nota: Gli ultimi tre episodi, 13,14 e 15, sforavano dal palinsesto televisivo, quindi sono stati trasmessi via web qualche mese più tardi. Chi avesse visto la serie fino alla puntata 12 lamentandosi del finale non finale sotto l'aspetto dell'entità di turno, be', finalmente può gustarsi la conclusione. In inglese almeno c'è tutta.
Nota ai fansub inglesi di Bakemonogatari: ci sono quelli della versione TV+web, ovvero i 12 televisivi + i 3 finali, e quelli dai Blu-ray. Lo studio SHAFT ha l'abitudine di ritoccare gli episodi per la release su DVD, in questo caso le puntate 9-10 sono state trasmesse incomplete. Devo dire che per una volta preferisco di gran lunga le censure/episodi 'grezzi': specialmente l'arco di Nadeko altrimenti ha parecchio fanservice secondo me di cattivo gusto, <b>(SPOILER)</b> vedi i 'serpenti' in gola e che la stringono pure in stile stupro tentacolante. <b>(FINE SPOILER)</b>.
La sigla di apertura 'completa' dell'arco conclusivo, Tsubasa Cat, ha una sequenza animata che mi ha lasciata davvero perplessa, anche rispetto agli standard di provocazione e allo stile di questo studio d'animazione. Però una sigla la si può saltare senza problemi.
Riassumendo in quanto a puntate tradotte ci sono varie opzioni in base ai propri gusti e connessione - i file dei blu-ray sono giganteschi.
---
Per approfondimenti e riflessioni: considerazioni sulla serie, sia in generale sia dal lato estetico, specialmente sul ruolo delle inquadrature e della disposizione e della scelta non casuale dei vari elementi dell'immagine (amo questo blogger) andate su http://guriguriblog.wordpress.com/2009/10/05/unstaple-my-heart-embracing-heavy-omoi-%E6%80%9D%E3%81%84-in-bakemonogatari.
Sul messaggio e significato sia dell'ultimo episodio sia della serie in generale, ho trovato interessante e condivido il parere in questo blog; ovviamente attenzione agli spoiler dettagliati: http://ghostlightning.wordpress.com/2010/06/30/there-are-dark-places-in-the-world-a-home-for-ghosts-bakemonogatari-finally-finale.
Avete mai provato lo zenzero candito o le pasticche di puro olio essenziale di cannella? Ecco, Bakemonogatari è così.
Come le due leccornie prima citate, Bake è un bouquet di sapori e di aromi speziatissimo che o si ama (e può essere un gusto acquisito tanto quanto un impatto istantaneo e ammaliante ) o si odia.
Le spezie, come l'antico uso di acquistarle dal droghiere o dal farmacista ci ricordano, sono droghe in fondo, e un dosaggio e una miscela attenti sono fondamentali sia per chi le somministra sia per chi le riceve. Nel mio caso, Bake, l'ho amato e rivisto - consumato? - più di una volta, pur respingendone gli occasionali eccessi.
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Bakemonogatari, il cui titolo, per fortunata coincidenza, sia in inglese sia in italiano è traducibile mantendo con discreta approssimazione il gioco di parole originale, è una GhosTory, una SpiriStoria, ed è tratto da una serie di romanzi di Nisio Oisin (prego notare il palindromo) di grande successo.
Bakemonogatari è impostato come un successione di 'casi' soprannaturali da risolvere di volta in volta, ognuno legato a un personaggio femminile. La chiave per risolvere il caso è spesso legata al significato del nome dell'entità soprannaturale stessa; l'etimologia è intesa come eziologia, grazie anche alla natura della scrittura e fonetica giapponese. Tale entità a sua volta è legata a un evento particolare occorso alla donzella di turno.
A cercare di aiutare le pulzelle è Koyomi Araragi, studente delle superiori riservato, gentile, piuttosto introverso, che è stato a sua volta vittima di un incontro soprannaturale, come accennato in un frenetico flashback nel primo episodio. Come residuo di tale incontro con una vampira, Shinobu, sul punto di morire dissanguata e da lui salvata offrendole il collo, il ragazzo ha mantenuto la capacità di rimarginare le proprie ferite rapidamente e una visione potenziata, oltre alla dote di potere percepire le anomalie soprannaturali che lo circondano.
Se Araragi è colui che s'imbatte nelle anomalie e che cerca di indagarne le circostanze, l'effettivo trattamento di tali anomalie/entità è però in genere affidato alla persona che ha salvato Araragi stesso, ovvero l'esorcista Oshino: un individuo apparentemente senza fissa dimora e piuttosto stravagante, che per la durata delle serie risiede in un vecchio edificio abbandonato assieme a una silenziosa bambina, la cui identità viene chiarita nel corso degli episodi.
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Nonostante tutta l'evidenza e importanza data alle varie creature, rimane la patina di pseudo-harem e di eroge; dal catalogo di tipi femminili che finiscono per gravitare attorno ad Araragi: c'è l'occhialuta, la tsundere, la pseudo-lolita, la gatta morta amica d'infanzia, la vampira/femme fatale, la lesbica amichevole e relativamente maschiaccio, la loli silente, le sorelline. I vari archi sono dedicati ognuno all'interazione di Koyomi con una ragazza diversa.
E' presente un certo compiacimento nei dialoghi e l'uso, o abuso, di fanservice, di inserti foto-realistici e di schermate monocrome costellate di scritte e ideogrammi che appaiono per una frazione di secondo al punto che alla fine della serie il tasto di pausa implorerà pietà.
Nonostante ciò, Bakemonogatari rimane una storia che saggiamente sa prendere in giro sia i cliché adottati sia se stessa che li adotta. Ed è una serie che, pur con tutto il suo insistito umorismo, con il sarcasmo, con il gusto dell'assurdo e dell'oltraggioso e irriverente*, con il ritmo oscillante tra una relativa calma e sequenze d'azioni fulminanti quanto cruente, sa sfoderare dei momenti molto toccanti e teneri, l'episodio 12 su tutti.
*Vedi l'incipit, che è una zoomata sulla mutanda di pizzo di una delle ragazze nonché buona compagna di classe di Araragi. Ebbene, contribuisce al plot (!) perché è legata agli eventi che hanno reso Araragi 'speciale'. Anzi, ne è l'evento scatenante. Il ragazzo per liberarsi da tale fortuita ma ingrifante visione si ritrova a passeggiare la sera, e lungo il percorso s'imbatte in una certa vampira accasciata ai piedi di un lampione. Segue un breve e frenetico flashback delle conseguenze, esposto più in dettaglio nei relativi romanzi.
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Bakemonogatari è un anime che flirta con molti generi e stereotipi, senza incarnarne davvero nessuno. E questo a seconda delle preferenze dello spettatore può risultarne uno se non il più grande pregio, oppure un peccato mortale. Ad esempio, a dispetto di chi vorrebbe considerarlo un harem, non lo è affatto, perché piuttosto è una parodia che rivela per contrasto l'autentica, singola love story in corso. Ed è una coppia fantastica quella che si consolida. I romanzi da cui è tratta la storia nei volumi seguenti si divertono tra le altre cose a mettere ulteriormente alla prova il legame, ma tutto sommato quello che emerge è che esistono tanti modi di amare e di volere bene, e sia il protagonista maschile sia la sua ragazza ne sono ben consapevoli. L'amore romanticamente inteso e ricambiato ha quei due protagonisti e quelli restano.
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Fanservice e struttura: nella serie animata ci sono tre momenti di fanservice che ho trovato gratuiti e un arco piuttosto deboluccio, Nadeko's Snake negli episodi 9 e 10, per la personalità della ragazza di turno e per <b>(SPOILER)</b> i dannati serpenti che sembrano tutt'altro mentre, a un certo punto, le si infilano a forza in gola - per fortuna censurati nella versione televisiva rispetto a quella DVD.
<b>(FINE SPOILER )</b>
L'arco però non è tanto debole per il messaggio di fondo, che invece rispetto alla crescita di Koyomi è fondamentale.
A parte il relativo calo di tono di questi due episodi, ho trovato Bakemonogatari un anime stimolante e divertente, persino nel resto del fanservice che normalmente mi repelle. Ho trovato molto simpatico anche il cast, ad eccezione di Nadeko, che comunque a livello strutturale ha un suo perché: Araragi Koyomi, il ragazzo ex vampiro; Senjougahara Hitagi, la tsundere-sì-eppure-no dal cervello finissimo e dalla lingua più letale del suo taglierino; e Hachikuji Mayoi, la 'bimba' saggia e dispettosissima assieme, su tutti, anche grazie all'inventiva delle scelte di regia, che vivacizzano e sottolineano il virtuosismo e la talvolta ricercata assurdità dei dialoghi.
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La serie tende a sconfinare nello stile per lo stile, ma è uno stile che mi aggrada parecchio. Ad esempio, ad un certo punto gli animatori hanno scoperchiato una sagoma di carta del cranio di Koyomi e ne sono usciti ritagli di lattuga e spaghetti fotografati. In un altro momento i personaggi sono diventati dei pannelli di fumetto che imitano famosi mangaka del passato. Un passaggio piuttosto drammatico è stato reso con fotografie di un bambolotto bendato e forme psichedeliche, un po' pop-art un po' kawaii macabro.
Nella terza puntata poi adoro il modo in cui i creatori hanno giocato con le forme geometriche e con i tocchi dei tre colori primari rispetto alla scala di grigi predominante nei personaggi e negli sfondi. In questa paletta cromatica Hitagi spicca con il tocco di complemetari viola/giallo nei suoi capelli e nella sua borsa.
E vogliamo mettere le giostre del parco giochi, con quella specie di biciclette su rotaia, a forma di bistecca?
E le schermate di testo fulminee e le dettagliate zoomate oculari, croce e delizia della visione nonché espediente per risparmiare fotogrammi preziosi tanto possibile piccola censura pro televisione (cfr. le sequenze incensurate/complete su DVD)?
A dare sostanza a questi esercizi espedienti/di stile, mi sembra che Shinbo & Shaft abbiano fatto del risparmio e del 'di necessità virtù' un'arte, che trovano tanto detrattori quanto sostenitori, comunque c'è sempre quel tanto e quel cosa di contenuto da soddisfarmi. Inoltre il finale è bello e congruente con l'inizio della storia, sempre a mio parere. Insomma, il bicchiere per me è ben più che mezzo pieno.
Il protagonista maschile, inoltre, è figo fuori e dentro sin nelle budella in tecnhicolor, mentre Hitagi è semplicemente una dea - Kalì? E' una dei pochi personaggi che domina il fanservice invece di esserne dominata. Questa è classe *agita gli striscioni I Love You Hitagi*.
Insomma, se espedienti di animazione e stile insoliti , uniti a molto dialogo (decisamente il fatto che la fonte originale sia un romanzo si nota), a fanservice e a un filo di splatter non vi scoraggiano a priori, la visione di questa serie è consigliatissima. Splatter e fanservice normalmente non mi attirano, ma questa è una bella eccezione alla regola. Perciò suggerirei comunque di provare i primi due episodi anche agli indecisi, o semplicemente ai curiosi ma esitanti a causa dei due elementi in questione.
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Nota: Gli ultimi tre episodi, 13,14 e 15, sforavano dal palinsesto televisivo, quindi sono stati trasmessi via web qualche mese più tardi. Chi avesse visto la serie fino alla puntata 12 lamentandosi del finale non finale sotto l'aspetto dell'entità di turno, be', finalmente può gustarsi la conclusione. In inglese almeno c'è tutta.
Nota ai fansub inglesi di Bakemonogatari: ci sono quelli della versione TV+web, ovvero i 12 televisivi + i 3 finali, e quelli dai Blu-ray. Lo studio SHAFT ha l'abitudine di ritoccare gli episodi per la release su DVD, in questo caso le puntate 9-10 sono state trasmesse incomplete. Devo dire che per una volta preferisco di gran lunga le censure/episodi 'grezzi': specialmente l'arco di Nadeko altrimenti ha parecchio fanservice secondo me di cattivo gusto, <b>(SPOILER)</b> vedi i 'serpenti' in gola e che la stringono pure in stile stupro tentacolante. <b>(FINE SPOILER)</b>.
La sigla di apertura 'completa' dell'arco conclusivo, Tsubasa Cat, ha una sequenza animata che mi ha lasciata davvero perplessa, anche rispetto agli standard di provocazione e allo stile di questo studio d'animazione. Però una sigla la si può saltare senza problemi.
Riassumendo in quanto a puntate tradotte ci sono varie opzioni in base ai propri gusti e connessione - i file dei blu-ray sono giganteschi.
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Per approfondimenti e riflessioni: considerazioni sulla serie, sia in generale sia dal lato estetico, specialmente sul ruolo delle inquadrature e della disposizione e della scelta non casuale dei vari elementi dell'immagine (amo questo blogger) andate su http://guriguriblog.wordpress.com/2009/10/05/unstaple-my-heart-embracing-heavy-omoi-%E6%80%9D%E3%81%84-in-bakemonogatari.
Sul messaggio e significato sia dell'ultimo episodio sia della serie in generale, ho trovato interessante e condivido il parere in questo blog; ovviamente attenzione agli spoiler dettagliati: http://ghostlightning.wordpress.com/2010/06/30/there-are-dark-places-in-the-world-a-home-for-ghosts-bakemonogatari-finally-finale.
Al di là delle evidenti difficoltà nel riuscire ogni volta a ricordare esattamente il titolo di questo anime (quasi impronunciabile) devo dire che Bakemonogatari ha catturato il mio interesse sin dai primi episodi. Inizialmente ero convinto si trattasse di un anime di pura azione e, in quanto tale, l'ho volontariamente evitato perché non sono un grande estimatore delle storie in cui la violenza è il perno principale degli eventi. Non che ritenga quest'ultimo genere come qualcosa di disdicevole o di brutto per definizione, ma i miei gusti sono altri e quindi tendo a preferire altro.
Perché allora ho cominciato a vederlo? E chi lo sa. Forse per spirito di contraddizione; più probabilmente perché mi è capitato casualmente fra le mani, anzi a portata di click, e ho deciso di dargli una possibilità, spinto anche dagli ottimi commenti che leggevo in giro qua e là. E devo dire che l'impatto ha superato le mie più rosee aspettative.
Cos'è Bakemonogatari? Difficile spiegarlo. Partiamo con il dire che è sicuramente un anime che ha la sua ambientazione nel mondo del paranormale, in cui vampiri e spiriti di animali si manifestano impossessandosi di esseri umani. La cosa apparirebbe piuttosto ridicola espressa semplicemente in questi termini; in realtà sono manifestazioni del lato oscuro o nascosto dell'uomo. Il protagonista maschile è un mezzo vampiro il cui istinto di salvezza del prossimo dal loro lato oscuro raggiunge livelli quasi maniacali tanto da non curarsi minimamente dei rischi connessi. Il volere aiutare tutti indipendentemente dal legame esistente con la persona coinvolta però fa sorgere il lecito dubbio che in realtà ciò derivi dal fatto che per lui nessuno è "speciale", ma tutti appaiano ai suoi occhi come uguali. E forse inizialmente è anche così; poi però il legame con la controversa Hitomi (non chiedetemi il cognome perché è impronunciabile al pari del titolo di quest'anime), e come sia in grado di dire no al modo più semplice di risolvere l'ennesimo problema di possessione spiritica, è dimostrazione di una sua maturazione spirituale tale da renderlo più umano e meno una sorta di "paladino vampiro".
L'azione è quasi del tutto assente nel corso dei 15 episodi che compongono la serie, che finisce per concentrarsi maggiormente sull'aspetto psicologico dei protagonisti, concentrandosi su dialoghi e riflessioni che non sono mai noiose, anche perché l'aspetto introspettivo si alterna con una lunga serie di momenti comici che ho trovato molto riusciti.
Unico neo è che forse troppo viene lasciato all'immaginazione dello spettatore su diversi aspetti che non vengono spiegati in modo adeguato e che lasciano in sospeso alcuni punti su cui mi sarebbe piaciuto maggior approfondimento. Non è questa, tuttavia, una gravissima pecca in quanto pur nella loro rilevanza questi aspetti possono essere tranquillamente ignorati senza che la narrazione ne risenta eccessivamente.
La mia valutazione è quindi molto buona; mi auguro ci sia un seguito, non perché ce ne sia davvero bisogno, ma solo perché alla fine ci si trova affezionati a questa storia e ai suoi strambi personaggi.
Perché allora ho cominciato a vederlo? E chi lo sa. Forse per spirito di contraddizione; più probabilmente perché mi è capitato casualmente fra le mani, anzi a portata di click, e ho deciso di dargli una possibilità, spinto anche dagli ottimi commenti che leggevo in giro qua e là. E devo dire che l'impatto ha superato le mie più rosee aspettative.
Cos'è Bakemonogatari? Difficile spiegarlo. Partiamo con il dire che è sicuramente un anime che ha la sua ambientazione nel mondo del paranormale, in cui vampiri e spiriti di animali si manifestano impossessandosi di esseri umani. La cosa apparirebbe piuttosto ridicola espressa semplicemente in questi termini; in realtà sono manifestazioni del lato oscuro o nascosto dell'uomo. Il protagonista maschile è un mezzo vampiro il cui istinto di salvezza del prossimo dal loro lato oscuro raggiunge livelli quasi maniacali tanto da non curarsi minimamente dei rischi connessi. Il volere aiutare tutti indipendentemente dal legame esistente con la persona coinvolta però fa sorgere il lecito dubbio che in realtà ciò derivi dal fatto che per lui nessuno è "speciale", ma tutti appaiano ai suoi occhi come uguali. E forse inizialmente è anche così; poi però il legame con la controversa Hitomi (non chiedetemi il cognome perché è impronunciabile al pari del titolo di quest'anime), e come sia in grado di dire no al modo più semplice di risolvere l'ennesimo problema di possessione spiritica, è dimostrazione di una sua maturazione spirituale tale da renderlo più umano e meno una sorta di "paladino vampiro".
L'azione è quasi del tutto assente nel corso dei 15 episodi che compongono la serie, che finisce per concentrarsi maggiormente sull'aspetto psicologico dei protagonisti, concentrandosi su dialoghi e riflessioni che non sono mai noiose, anche perché l'aspetto introspettivo si alterna con una lunga serie di momenti comici che ho trovato molto riusciti.
Unico neo è che forse troppo viene lasciato all'immaginazione dello spettatore su diversi aspetti che non vengono spiegati in modo adeguato e che lasciano in sospeso alcuni punti su cui mi sarebbe piaciuto maggior approfondimento. Non è questa, tuttavia, una gravissima pecca in quanto pur nella loro rilevanza questi aspetti possono essere tranquillamente ignorati senza che la narrazione ne risenta eccessivamente.
La mia valutazione è quindi molto buona; mi auguro ci sia un seguito, non perché ce ne sia davvero bisogno, ma solo perché alla fine ci si trova affezionati a questa storia e ai suoi strambi personaggi.
Ho visto le prime 12 puntate sub ita, le ultime 3 sub eng.
Premettiamo che quest'anime rientra tra quelli di genere psicologico, quindi frasi e discorsi vanno di conseguenza, come per le inquadrature dei personaggi e le immagini che appaiono in un secondo facendoti vedere quel che si vuole dire e dove si vuole andare a parare.
La qualità dei disegni varia da puntata a puntata mentre le canzoni come la OST sono belle e azzeccate nelle situazioni.
Ho molto apprezzato il fatto che le opening e le ending variano in base alla storia che si sta raccontando in quel momento.
L'anime inizia bene, e quando finalmente trova una lei molto tsundere e matta, ma giga-fedele, non la si vede più o poco; la parte centrale racconta altre storie, e passano le puntate - non gli avrei dato il 6. Ma poi con la bellissima puntata 12 tutto cambia e diventa stupendo. Le ultime 3 sono molto belle, per esempio la 15, che tratta di Neko (che bella): ho più che apprezzato il suo sorriso alla fine che fa capire il perché l'abbia portato sotto la luce e sono stato proprio contento di averlo visto.
Voto 8.
Premettiamo che quest'anime rientra tra quelli di genere psicologico, quindi frasi e discorsi vanno di conseguenza, come per le inquadrature dei personaggi e le immagini che appaiono in un secondo facendoti vedere quel che si vuole dire e dove si vuole andare a parare.
La qualità dei disegni varia da puntata a puntata mentre le canzoni come la OST sono belle e azzeccate nelle situazioni.
Ho molto apprezzato il fatto che le opening e le ending variano in base alla storia che si sta raccontando in quel momento.
L'anime inizia bene, e quando finalmente trova una lei molto tsundere e matta, ma giga-fedele, non la si vede più o poco; la parte centrale racconta altre storie, e passano le puntate - non gli avrei dato il 6. Ma poi con la bellissima puntata 12 tutto cambia e diventa stupendo. Le ultime 3 sono molto belle, per esempio la 15, che tratta di Neko (che bella): ho più che apprezzato il suo sorriso alla fine che fa capire il perché l'abbia portato sotto la luce e sono stato proprio contento di averlo visto.
Voto 8.
Trama
Bakemonogatari innanzitutto inizia dalle light novel dell'ispirato autore Nisio Isin, autore anche del romanzo Death Note Another Note: The Los Angeles BB Murder Case. Acquista comunque un certo successo, ma diventa famosissimo grazie all'anime tratto dalle light novel, e presto si concluderà con l'ultimo ONA in attesa di uscita.
La trama fondamentalmente è incentrata su Koyomi Araragi, uno studente liceale che un giorno salva una bellissima studentessa, Hitagi Senjougahara, mentre precipita dopo essere caduta dalle scale. Salvandola, si accorge che essa ha un certo problema, ovvero che il suo corpo è leggerissimo, quasi del tutto privo di peso. Senjougahara minaccia Araragi di non rivelare il segreto e di evitarla per sempre, ma anche Araragi ha avuto a che fare con problemi simili. Infatti tempo addietro era stato morso da un vampiro e da esso trasformato, ma grazie a un uomo chiamato Meme Oshino è riuscito a guarire dal suo stato pur mantenendo qualche effetto. Discute con Hitagi sulla risoluzione del problema e la convince a parlarne con Meme, il quale spiegherà che il problema del suo corpo è dovuto a un demone che le tolse il peso.
In seguito al risolvimento del problema, Araragi e Hitagi diventano amici e incontreranno altri personaggi afflitti da problemi riguardanti sempre demoni e spiriti che li legheranno attraverso situazioni difficoltose.
Giudizio personale.
Da poco affacciatomi al mondo dello studio di produzione SHAFT (di cui ho già visionato gli anime Maria+Holic e Sayonara Zetsubou Sensei), lo studio torna alla grande con un anime particolare, reso tale dalla caratterizzazione perfetta dei personaggi principali: seppure Araragi possa sembrare il classico studente un po' sbarbatello e Senjougahara la classica tsundere priva di amore, le apparenze ingannano. Entrambi sono due personaggi che contribuiranno ad ampliare il mondo del restante cast di Bakemonogatari, aiutandoli ad affrontare i propri problemi, a non darsi sconforto, a non perdersi d'animo, talvolta cambiando le loro vite (ne è un esempio Mayoi Hachikuji, ragazzina afflitta da un problema di orientamento causato da un demone lumaca) e altre volte spingendoli a uscire fuori dal loro guscio dichiarando ciò che provano - Suruga Kanbaru, compagna di scuola di Araragi e afflitta dalla maledizione della zampa di scimmia, una zampa di demone in realtà. E come negli altri anime SHAFT, la particolarità è lo stile della narrazione, che avviene attraverso immagini coloratissime, dettagliate ed evocative, caratterizzate anche da inquadrature che affinano le scene di maggior rilevanza nella storia, suddivisa in "capitoli" che comprendono diverse puntate a seconda dei personaggi incentrati su di essi.
Altra particolarità sta nella rappresentazione delle scene, come già accennato tramite disegni e animazioni coloratissime, ma anche soggette a messaggi scritti che spesso e volentieri appaiono durante la trasmissione degli episodi, a inizio puntata dopo l'opening, ma altre volte si affacciano per sostituire animazioni che, molto probabilmente, erano difficili da creare, o comunque senza un bisogno tale di essere riprodotte - l'episodio 10 ne è un esempio.
Infatti questo è uno dei due problemi, mentre l'altro riguarda le animazioni, molte volte statiche e poco precise, in cui qualche volta vengono riutilizzate scene aggiungendo altri effetti per farle sembrare diverse (episodi 9 e 10, i "peggio" realizzati), mentre gli autori sanno ben rappresentare i primi piani dei personaggi, quando tutto il resto viene tralasciato.
Ciononostante, sono problemi secondari, che intaccano poco l'anime e la sua realizzazione. Altra originale caratteristica è il continuo cambio di opening, che varia a seconda del gruppo di episodi che viene visionato, mentre l'ending rimane la bellissima Kimi no Shiranai Monogatari che caratterizza appieno la personalità di Senjougahara durante l'arco degli ultimi due episodi, splendidamente realizzati, commoventi ed emozionanti.
Giudizio personale: Nonostante quindi i pochi difetti che vengono affibbiati a tal anime, Bakemonogatari è una meravigliosa serie, realizzato maestosamente da un team di produzione che non s'imbarazza a mostrare il proprio talento quando serve mostrarlo tutto nella sua forma migliore. Molti dei personaggi rimarranno nei nostri cuori per quanto sono interessanti e interpretati splendidamente. Gli ultimi tre OAD arricchiscono un'opera che già di per sé si può definire "conclusa" con l'episodio 12, qualcosa di sublime e di trascendentale a livello di emozioni. Si merita pienamente un 9.
Bakemonogatari innanzitutto inizia dalle light novel dell'ispirato autore Nisio Isin, autore anche del romanzo Death Note Another Note: The Los Angeles BB Murder Case. Acquista comunque un certo successo, ma diventa famosissimo grazie all'anime tratto dalle light novel, e presto si concluderà con l'ultimo ONA in attesa di uscita.
La trama fondamentalmente è incentrata su Koyomi Araragi, uno studente liceale che un giorno salva una bellissima studentessa, Hitagi Senjougahara, mentre precipita dopo essere caduta dalle scale. Salvandola, si accorge che essa ha un certo problema, ovvero che il suo corpo è leggerissimo, quasi del tutto privo di peso. Senjougahara minaccia Araragi di non rivelare il segreto e di evitarla per sempre, ma anche Araragi ha avuto a che fare con problemi simili. Infatti tempo addietro era stato morso da un vampiro e da esso trasformato, ma grazie a un uomo chiamato Meme Oshino è riuscito a guarire dal suo stato pur mantenendo qualche effetto. Discute con Hitagi sulla risoluzione del problema e la convince a parlarne con Meme, il quale spiegherà che il problema del suo corpo è dovuto a un demone che le tolse il peso.
In seguito al risolvimento del problema, Araragi e Hitagi diventano amici e incontreranno altri personaggi afflitti da problemi riguardanti sempre demoni e spiriti che li legheranno attraverso situazioni difficoltose.
Giudizio personale.
Da poco affacciatomi al mondo dello studio di produzione SHAFT (di cui ho già visionato gli anime Maria+Holic e Sayonara Zetsubou Sensei), lo studio torna alla grande con un anime particolare, reso tale dalla caratterizzazione perfetta dei personaggi principali: seppure Araragi possa sembrare il classico studente un po' sbarbatello e Senjougahara la classica tsundere priva di amore, le apparenze ingannano. Entrambi sono due personaggi che contribuiranno ad ampliare il mondo del restante cast di Bakemonogatari, aiutandoli ad affrontare i propri problemi, a non darsi sconforto, a non perdersi d'animo, talvolta cambiando le loro vite (ne è un esempio Mayoi Hachikuji, ragazzina afflitta da un problema di orientamento causato da un demone lumaca) e altre volte spingendoli a uscire fuori dal loro guscio dichiarando ciò che provano - Suruga Kanbaru, compagna di scuola di Araragi e afflitta dalla maledizione della zampa di scimmia, una zampa di demone in realtà. E come negli altri anime SHAFT, la particolarità è lo stile della narrazione, che avviene attraverso immagini coloratissime, dettagliate ed evocative, caratterizzate anche da inquadrature che affinano le scene di maggior rilevanza nella storia, suddivisa in "capitoli" che comprendono diverse puntate a seconda dei personaggi incentrati su di essi.
Altra particolarità sta nella rappresentazione delle scene, come già accennato tramite disegni e animazioni coloratissime, ma anche soggette a messaggi scritti che spesso e volentieri appaiono durante la trasmissione degli episodi, a inizio puntata dopo l'opening, ma altre volte si affacciano per sostituire animazioni che, molto probabilmente, erano difficili da creare, o comunque senza un bisogno tale di essere riprodotte - l'episodio 10 ne è un esempio.
Infatti questo è uno dei due problemi, mentre l'altro riguarda le animazioni, molte volte statiche e poco precise, in cui qualche volta vengono riutilizzate scene aggiungendo altri effetti per farle sembrare diverse (episodi 9 e 10, i "peggio" realizzati), mentre gli autori sanno ben rappresentare i primi piani dei personaggi, quando tutto il resto viene tralasciato.
Ciononostante, sono problemi secondari, che intaccano poco l'anime e la sua realizzazione. Altra originale caratteristica è il continuo cambio di opening, che varia a seconda del gruppo di episodi che viene visionato, mentre l'ending rimane la bellissima Kimi no Shiranai Monogatari che caratterizza appieno la personalità di Senjougahara durante l'arco degli ultimi due episodi, splendidamente realizzati, commoventi ed emozionanti.
Giudizio personale: Nonostante quindi i pochi difetti che vengono affibbiati a tal anime, Bakemonogatari è una meravigliosa serie, realizzato maestosamente da un team di produzione che non s'imbarazza a mostrare il proprio talento quando serve mostrarlo tutto nella sua forma migliore. Molti dei personaggi rimarranno nei nostri cuori per quanto sono interessanti e interpretati splendidamente. Gli ultimi tre OAD arricchiscono un'opera che già di per sé si può definire "conclusa" con l'episodio 12, qualcosa di sublime e di trascendentale a livello di emozioni. Si merita pienamente un 9.
Bakemonogatari è un anime che tratta in primo piano di storie soprannaturali con protagonisti un ragazzo che a quanto pare è un vampiro e una ragazza messa più male di un'anoressica. In secondo piano abbiamo una lenta e strana storia d'amore e varie simpatiche storie di amicizia tra i vari personaggi.
Cosa può venire in mente allo spettatore leggendo la trama di Bakemonogatari?
Può pensare che questo sia un anime stereotipato, con il solito ragazzo alle prese con delle ragazze e con i soliti problemi e ostacoli da superare, e che alla fine supererà con il trionfare finale dell'amore.
Bakemonogatari non si discosta troppo da questo schema e la storia è facilmente prevedibile, ma fortunatamente riesce a avere e a portare avanti nuovi spunti che permettono allo spettatore di non annoiarsi dopo le prime due puntate.
Un esempio di questa diversità è il modo in cui Bakemonogatari tratta la vicenda, attraversandola da più punti di vista; oppure nel modo in cui gli sfondi vengono affrontati, usufruendo molto della luminosità e della ripetizione dei paesaggi.
Queste piccole diversità dalle solite serie stereotipate rendono Bakemonogatri molto godibile e fluido, aiutato anche dalla non sovrabbondanza di episodi.
Cosa può venire in mente allo spettatore leggendo la trama di Bakemonogatari?
Può pensare che questo sia un anime stereotipato, con il solito ragazzo alle prese con delle ragazze e con i soliti problemi e ostacoli da superare, e che alla fine supererà con il trionfare finale dell'amore.
Bakemonogatari non si discosta troppo da questo schema e la storia è facilmente prevedibile, ma fortunatamente riesce a avere e a portare avanti nuovi spunti che permettono allo spettatore di non annoiarsi dopo le prime due puntate.
Un esempio di questa diversità è il modo in cui Bakemonogatari tratta la vicenda, attraversandola da più punti di vista; oppure nel modo in cui gli sfondi vengono affrontati, usufruendo molto della luminosità e della ripetizione dei paesaggi.
Queste piccole diversità dalle solite serie stereotipate rendono Bakemonogatri molto godibile e fluido, aiutato anche dalla non sovrabbondanza di episodi.
Bakemonogatari – composto tra Bakemono (entità sovrannaturale) e Monogatari (racconto). Storie di fantasmi.
Non mi sono mai piaciute le storie di fantasmi. In qualche modo, le ho sempre considerate banali, inconcludenti e stereotipate.
Anche Bakemonogatari parla di fantasmi. Ma non sono lenzuola che svolazzano in un castello diroccato, marionette animate che vengono a farci visita nel sonno, o spiriti vagabondi visibili solo allo sciamano di turno. Niente di tutto questo. I fantasmi di Bakemonogatari sono i fantasmi della mente; ricordi soppressi, affetti del passato, conflitti interiori, questioni sentimentali che escono dal guscio della psiche e penetrano nel mondo materiale, incarnandosi in entità simboliche.
Quest’anime non è una semplice storiella di fantasmi. E’ la rappresentazione di una realtà interiore altrimenti inspiegabile. E’ una mostra pittoresca dei rapporti umani.
La trama potrebbe essere considerata, di per sé, banale. E probabilmente lo è, visto che avere una trama superfiga e originale, probabilmente, non era l’obiettivo di Nisio Isin.
Un normalissimo ragazzo (ed ex vampiro), Koyomi Araragi, s'imbatte accidentalmente in una ragazza, Hitagi Senjogahara, che casca sulle sue braccia dopo una notevole caduta libera. Per sua fortuna, la ragazza è leggera come un aeroplanino di carta.
L’anime inizia con questa premessa, per dare poi il via ai vari episodi, che vedranno Araragi imbattersi in cinque ragazze, Senjogahara compresa, legate a strane entità che sembrano perseguitarle.
Tutto qui?, qualcuno penserà. E magari Araragi-kun ha anche uno spadone fiammante per fare a pezzettini i demoni cattivi cattivi? No, per fortuna niente spadoni. In realtà, l’azione – intesa come miscuglio di combattimenti, corse, rincorse, andate e ritorni - in quest’anime è del tutto assente. Spiegare la trama di Bakemonogatari è impossibile. Poiché la storia va avanti a episodi, l’evoluzione della trama non è legata tanto al succedersi degli avvenimenti, quanto allo sviluppo dei rapporti tra i personaggi.
Il punto forte dell’anime sono infatti i dialoghi, che occupano la maggior parte del tempo degli episodi. Potrebbe essere considerato un punto di demerito. In realtà, non è così. I dialoghi di Bakemonogatari sono quasi poetici. Non annoiano mai; sono freschi, densi, e nascondono livelli e sottolivelli di significati, allusioni e citazioni. E no, non sono artificiosi e/o fini a se stessi. Ogni dialogo, anzi, ogni parola, aggiunge qualcosa in più, dà un indizio ma mai una soluzione.
Tutto il minestrone, poi, ci viene servito in un brodo di animazione unica. Le ambientazioni sono vaghe, dense di tonalità, e vi è un particolare gioco di colori, nei fondali, che sembra voler rispecchiare il contesto in cui è inserito. Gli ambienti risultano in tal modo quasi onirici, in una città che sembra essere abitata e vissuta dai soli protagonisti (e dai cartelli stradali).
I disegni, anche se non fanno gridare al miracolo, si avvantaggiano di piccoli dettagli, come i notevoli particolari degli occhi.
Bakemonogatari è uno di quegli anime che può far godere o vomitare. La maniacale ricerca dell’originalità espressiva può far storcere il naso e annoiare, così come il taglio inusuale della regia può risultare pretenzioso. Personalmente, considero il lavoro dello studio Shaft superlativo, tenendo conto anche del budget a disposizione, che probabilmente ha indotto lo studio a focalizzarsi più sull’originalità che sull’attrattiva commerciale.
La colonna sonora riesce a mantenere a galla le suggestioni dell’ambientazione, ma niente miracoli. Carine le sigle, in particolare la prima opening “Staple Stable” e l’ending “Kimi no Shiranai Monogatari”.
Bakemonogatari è quello che io definisco un ottimo pranzo senza dessert. Non è un capolavoro; non è uno schifo; non è nemmeno un buon anime, nel senso comune del termine. E’ semplicemente quello che è. Un miscuglio eterogeneo di generi, elementi, impastati e fatti reagire da un ottimo alchimista con pochi strumenti a disposizione.
Infine, un applauso ai Karanaze per il loro lavoro. Avere a che fare con tutti quei cartelli stradali avrebbe portato chiunque ad avere allucinazioni. E a vedere fantasmi.
Grazie.
Non mi sono mai piaciute le storie di fantasmi. In qualche modo, le ho sempre considerate banali, inconcludenti e stereotipate.
Anche Bakemonogatari parla di fantasmi. Ma non sono lenzuola che svolazzano in un castello diroccato, marionette animate che vengono a farci visita nel sonno, o spiriti vagabondi visibili solo allo sciamano di turno. Niente di tutto questo. I fantasmi di Bakemonogatari sono i fantasmi della mente; ricordi soppressi, affetti del passato, conflitti interiori, questioni sentimentali che escono dal guscio della psiche e penetrano nel mondo materiale, incarnandosi in entità simboliche.
Quest’anime non è una semplice storiella di fantasmi. E’ la rappresentazione di una realtà interiore altrimenti inspiegabile. E’ una mostra pittoresca dei rapporti umani.
La trama potrebbe essere considerata, di per sé, banale. E probabilmente lo è, visto che avere una trama superfiga e originale, probabilmente, non era l’obiettivo di Nisio Isin.
Un normalissimo ragazzo (ed ex vampiro), Koyomi Araragi, s'imbatte accidentalmente in una ragazza, Hitagi Senjogahara, che casca sulle sue braccia dopo una notevole caduta libera. Per sua fortuna, la ragazza è leggera come un aeroplanino di carta.
L’anime inizia con questa premessa, per dare poi il via ai vari episodi, che vedranno Araragi imbattersi in cinque ragazze, Senjogahara compresa, legate a strane entità che sembrano perseguitarle.
Tutto qui?, qualcuno penserà. E magari Araragi-kun ha anche uno spadone fiammante per fare a pezzettini i demoni cattivi cattivi? No, per fortuna niente spadoni. In realtà, l’azione – intesa come miscuglio di combattimenti, corse, rincorse, andate e ritorni - in quest’anime è del tutto assente. Spiegare la trama di Bakemonogatari è impossibile. Poiché la storia va avanti a episodi, l’evoluzione della trama non è legata tanto al succedersi degli avvenimenti, quanto allo sviluppo dei rapporti tra i personaggi.
Il punto forte dell’anime sono infatti i dialoghi, che occupano la maggior parte del tempo degli episodi. Potrebbe essere considerato un punto di demerito. In realtà, non è così. I dialoghi di Bakemonogatari sono quasi poetici. Non annoiano mai; sono freschi, densi, e nascondono livelli e sottolivelli di significati, allusioni e citazioni. E no, non sono artificiosi e/o fini a se stessi. Ogni dialogo, anzi, ogni parola, aggiunge qualcosa in più, dà un indizio ma mai una soluzione.
Tutto il minestrone, poi, ci viene servito in un brodo di animazione unica. Le ambientazioni sono vaghe, dense di tonalità, e vi è un particolare gioco di colori, nei fondali, che sembra voler rispecchiare il contesto in cui è inserito. Gli ambienti risultano in tal modo quasi onirici, in una città che sembra essere abitata e vissuta dai soli protagonisti (e dai cartelli stradali).
I disegni, anche se non fanno gridare al miracolo, si avvantaggiano di piccoli dettagli, come i notevoli particolari degli occhi.
Bakemonogatari è uno di quegli anime che può far godere o vomitare. La maniacale ricerca dell’originalità espressiva può far storcere il naso e annoiare, così come il taglio inusuale della regia può risultare pretenzioso. Personalmente, considero il lavoro dello studio Shaft superlativo, tenendo conto anche del budget a disposizione, che probabilmente ha indotto lo studio a focalizzarsi più sull’originalità che sull’attrattiva commerciale.
La colonna sonora riesce a mantenere a galla le suggestioni dell’ambientazione, ma niente miracoli. Carine le sigle, in particolare la prima opening “Staple Stable” e l’ending “Kimi no Shiranai Monogatari”.
Bakemonogatari è quello che io definisco un ottimo pranzo senza dessert. Non è un capolavoro; non è uno schifo; non è nemmeno un buon anime, nel senso comune del termine. E’ semplicemente quello che è. Un miscuglio eterogeneo di generi, elementi, impastati e fatti reagire da un ottimo alchimista con pochi strumenti a disposizione.
Infine, un applauso ai Karanaze per il loro lavoro. Avere a che fare con tutti quei cartelli stradali avrebbe portato chiunque ad avere allucinazioni. E a vedere fantasmi.
Grazie.
Signori e signore, finalmente posso annunciarvi un prodotto di qualità sotto ogni punto di vista. Partiamo dalla trama: tratta delle avventure di Araragi Koyomi, un ragazzo che potremmo definire ex-vampiro che, in un modo o nell'altro si ritrova in mezzo a bisticci con entità soprannaturali, in particolare spiriti. Di conseguenza, potrete capire che in 12 episodi la trama va avanti a mini saghe, più o meno avvincenti, ma tutte originali e brillanti.
I personaggi sono originali e vivaci - tranne Nadeko Snake, a mio parere rappresentazione dell'essenza moe, per cui altamente inutile - e ben caratterizzati. I colori e le animazioni sono tipici dello studio SHAFT e, se avete già visto un anime di questo studio d'animazione, capite a cosa mi riferisco: colori strani, improvvisi cambi di stile, animazioni ben fatte e altre particolarità eccentriche.
In sintesi: sia per trama, sia per charter design, per animazioni ecc., Bakemonogatari si presenta come un buon prodotto. Peccato che alcune cose rimangano in sospeso, ma questi punti li risolverà la serie tutt'ora in produzione, che sarà il prequel di Bakemonogatari.
I personaggi sono originali e vivaci - tranne Nadeko Snake, a mio parere rappresentazione dell'essenza moe, per cui altamente inutile - e ben caratterizzati. I colori e le animazioni sono tipici dello studio SHAFT e, se avete già visto un anime di questo studio d'animazione, capite a cosa mi riferisco: colori strani, improvvisi cambi di stile, animazioni ben fatte e altre particolarità eccentriche.
In sintesi: sia per trama, sia per charter design, per animazioni ecc., Bakemonogatari si presenta come un buon prodotto. Peccato che alcune cose rimangano in sospeso, ma questi punti li risolverà la serie tutt'ora in produzione, che sarà il prequel di Bakemonogatari.
A livello visivo, Bakemonogatari è indubbiamente notevole. Lo stile un po' 'schizzato', quasi da flusso di coscienza, e le ambientazioni tridimensionali, irreali, quasi fantastiche, fanno di questo lavoro qualcosa di nuovo e fresco, che però ad alcuni potrebbe non piacere proprio in virtù di questa sua estrema particolarità. Personalmente, per la parte grafica il voto sarebbe un 9 convinto.
La grossa pecca è la trama (diciamo poco?!): come altri utenti già facevano notare, è un anime concentrato solo sui personaggi, al punto che la stessa trama viene messa in secondo piano. E questi personaggi purtroppo non sono eccessivamente originali, ben pochi di loro riscuotono l'attenzione dello spettatore e tendono a ridursi alle classiche macchiette che si trovano in tanti altri anime giapponesi.
Per non parlare delle molte side story che non vengono portate a termine, come il passato del protagonista e di Shinobu, oppure da dove sia saltato fuori Oshino Meme e perché sappia tutto dei 'mostri'...
Nel complesso, il risultato è freddino, come se la produzione si fosse concentrata unicamente sull'esteriore, senza badare alla sostanza.
La grossa pecca è la trama (diciamo poco?!): come altri utenti già facevano notare, è un anime concentrato solo sui personaggi, al punto che la stessa trama viene messa in secondo piano. E questi personaggi purtroppo non sono eccessivamente originali, ben pochi di loro riscuotono l'attenzione dello spettatore e tendono a ridursi alle classiche macchiette che si trovano in tanti altri anime giapponesi.
Per non parlare delle molte side story che non vengono portate a termine, come il passato del protagonista e di Shinobu, oppure da dove sia saltato fuori Oshino Meme e perché sappia tutto dei 'mostri'...
Nel complesso, il risultato è freddino, come se la produzione si fosse concentrata unicamente sull'esteriore, senza badare alla sostanza.
Una storia di fantasmi. La trama di fondo non è molto originale, ma lo sviluppo di essa è veramente affascinante, resa molto bene grazie ai dialoghi dei vari personaggi con un pizzico di comicità, le loro reazioni difficilmente prevedibili e lo sviluppo di qualcosa che si distacca fortemente dagli anime odierni. Graficamente fatto molto bene, chara design sviluppato e dettagliato. Sonoro molto buono, ho apprezzato in particolare l'ending. Sconsigliato per gli amanti dell'azione.
Spero nella trasposizione della light novel Nisemonogatari per vedere il continuo di questa opera avvincente, che non ha modelli ma che essa stessa è un modello. Per ora si sà solo che ci sarà un prequel "Kizumonogatari" che ci spiegherà il passato del protagonista.
Personalmente ho apprezzato molto questo lavoro che è riuscito a presentare un anime nuovo e gradevole, credo sia stato uno dei esperimenti della SHAFT e devo ammettere che è riuscita ad acquistare attenzione da molti punti di vista.
Spero nella trasposizione della light novel Nisemonogatari per vedere il continuo di questa opera avvincente, che non ha modelli ma che essa stessa è un modello. Per ora si sà solo che ci sarà un prequel "Kizumonogatari" che ci spiegherà il passato del protagonista.
Personalmente ho apprezzato molto questo lavoro che è riuscito a presentare un anime nuovo e gradevole, credo sia stato uno dei esperimenti della SHAFT e devo ammettere che è riuscita ad acquistare attenzione da molti punti di vista.
Bakemonogatari presenta una storia molto originale per il modo in cui entrano in contatto i personaggi e per i loro dialoghi. L'anime è inoltre originale anche per la grafica. Che dire, la serie è un thriller sentimentale con molti elementi fantasy o sovrannaturali. Parla di persone che entrano in contatto con spiriti, demoni e dèi dell'antico Giappone che incontrano il protagonista, anche lui con qualcosa di speciale, infatti è un ex-vampiro. Nella prima puntata lui incontrerà la co-protagonista, afflitta da un certo problema. Detto così sembra banale e superficiale, ma il modo in cui interagiscono i due, per il carattere ostile della ragazza, è unico!
Le vicende sono raccontate attraverso dialoghi e monologhi. Uno dei punti fondamentali di quest'anime è l'interazione che c'è tra i vari personaggi, la quale è sempre particolare: non è inverosimile, superficiale e non è trattata in modo banale, ma con discorsi molto elaborati. In quest'anime troveremo qualche personaggio sì stereotipato, ma che si eleva nettamente dalla media; questo perché la ragazza che si autodefinisce tsundere, la ragazza diligente e intelligente e gli altri mostreranno attraverso i loro dialoghi molte sfaccettature del proprio carattere, del proprio modo personale di agire e pensare, senza mai cadere nei ruoli dei personaggi superficiali e già visti, con spesso dialoghi noiosi.
Quest'anime ha molte altre peculiarità, ad esempio le opening e le ending che caratterizzano certi archi di episodi, che sono sempre divisi in gruppi di due o tre. In tali archi, con la loro opening incontriamo un personaggio specifico e il suo "problema". Ovviamente avremo anche opening ed ending ricorrenti, non credo che gli autori avessero poi così tanta voglia di farne una per episodio.
La serie contiene inoltre molte citazioni di altre opere. Altra cosa che sorprende sono particolari immagini in cui vediamo dei kanji o delle immagini specifiche per un certo momento, tipo una scena rossa è preludio di una piccola sequenza di azione e così via; altre immagini invece sono vere e proprie foto particolari. Spesso possono essere irritanti le immagini con scritta una mini trama iniziale a inizio episodio, le quali vanno velocissime e spesso non si riescono a seguire. Queste minitrame ovviamente rivelano qualcosa in più del personaggio dell'arco (per quanto ho capito sono tratti proprio dalle light novel di Bakemonogatari). I personaggi secondari poi non sono degli usa e getta, e quindi ogni tanto ritorneranno in scena.
La colonna sonora mi è piaciuta molto, le musiche riescono a creare un'atmosfera sempre interessante; alcuni brani sono misteriosi e spettrali ,per cui risultano perfetti per quest'ambientazione. Graficamente devo dire che adoro quest'anime, anche se i movimenti e quindi l'azione sono pochi e si riutilizza con le immagini dei kanji, ogni tanto, qualche sequenza simile per risparmiare, o forse per dare un tocco di originalità ben riuscita, a mio parere. Quindi darei un 10 più, soprattutto per i primi due episodi in cui si può notare veramente un disegno elaborato con altrettanti colori su cui hanno ben ragionato gli autori. Infatti in certi episodi possiamo vedere dei colori appositamente contrapposti alla vicende di cui si parla - ad esempio nel combattimento fra il demone e Araragi.
PS
I disegnatori degli anime, se poi hanno messo quelle immagini non per originalità ma per risparmiare a livello economico, hanno fatto altrettanto bene perché con la miseria che guadagnano non riescono neanche ad andare avanti! Comunque io sono più per il tocco di originalità, visto che si sono sforzati anche di fare opening diverse e quindi non aveva un gran senso la cosa...
Avrei dato 9 a quest'anime, visto che ci sono molti punti lasciati in sospeso, ma poi ho saputo che ci saranno tre OAV che probabilmente spero completino la storia a livello di trama.
Comunque sia la storia è stata conclusa meravigliosamente anche con la 12° puntata, che ha approfondito due personaggi. Per i punti lasciati in sospeso ovviamente aspetto i OAV. Gli do un voto molto alto per la grafica, per la colonna sonora molto buona, per il modo in cui gli autori riescono a trattare gli argomenti senza banalizzarli e per l'originalità che, a mio parere, si trova difficilmente!
Le vicende sono raccontate attraverso dialoghi e monologhi. Uno dei punti fondamentali di quest'anime è l'interazione che c'è tra i vari personaggi, la quale è sempre particolare: non è inverosimile, superficiale e non è trattata in modo banale, ma con discorsi molto elaborati. In quest'anime troveremo qualche personaggio sì stereotipato, ma che si eleva nettamente dalla media; questo perché la ragazza che si autodefinisce tsundere, la ragazza diligente e intelligente e gli altri mostreranno attraverso i loro dialoghi molte sfaccettature del proprio carattere, del proprio modo personale di agire e pensare, senza mai cadere nei ruoli dei personaggi superficiali e già visti, con spesso dialoghi noiosi.
Quest'anime ha molte altre peculiarità, ad esempio le opening e le ending che caratterizzano certi archi di episodi, che sono sempre divisi in gruppi di due o tre. In tali archi, con la loro opening incontriamo un personaggio specifico e il suo "problema". Ovviamente avremo anche opening ed ending ricorrenti, non credo che gli autori avessero poi così tanta voglia di farne una per episodio.
La serie contiene inoltre molte citazioni di altre opere. Altra cosa che sorprende sono particolari immagini in cui vediamo dei kanji o delle immagini specifiche per un certo momento, tipo una scena rossa è preludio di una piccola sequenza di azione e così via; altre immagini invece sono vere e proprie foto particolari. Spesso possono essere irritanti le immagini con scritta una mini trama iniziale a inizio episodio, le quali vanno velocissime e spesso non si riescono a seguire. Queste minitrame ovviamente rivelano qualcosa in più del personaggio dell'arco (per quanto ho capito sono tratti proprio dalle light novel di Bakemonogatari). I personaggi secondari poi non sono degli usa e getta, e quindi ogni tanto ritorneranno in scena.
La colonna sonora mi è piaciuta molto, le musiche riescono a creare un'atmosfera sempre interessante; alcuni brani sono misteriosi e spettrali ,per cui risultano perfetti per quest'ambientazione. Graficamente devo dire che adoro quest'anime, anche se i movimenti e quindi l'azione sono pochi e si riutilizza con le immagini dei kanji, ogni tanto, qualche sequenza simile per risparmiare, o forse per dare un tocco di originalità ben riuscita, a mio parere. Quindi darei un 10 più, soprattutto per i primi due episodi in cui si può notare veramente un disegno elaborato con altrettanti colori su cui hanno ben ragionato gli autori. Infatti in certi episodi possiamo vedere dei colori appositamente contrapposti alla vicende di cui si parla - ad esempio nel combattimento fra il demone e Araragi.
PS
I disegnatori degli anime, se poi hanno messo quelle immagini non per originalità ma per risparmiare a livello economico, hanno fatto altrettanto bene perché con la miseria che guadagnano non riescono neanche ad andare avanti! Comunque io sono più per il tocco di originalità, visto che si sono sforzati anche di fare opening diverse e quindi non aveva un gran senso la cosa...
Avrei dato 9 a quest'anime, visto che ci sono molti punti lasciati in sospeso, ma poi ho saputo che ci saranno tre OAV che probabilmente spero completino la storia a livello di trama.
Comunque sia la storia è stata conclusa meravigliosamente anche con la 12° puntata, che ha approfondito due personaggi. Per i punti lasciati in sospeso ovviamente aspetto i OAV. Gli do un voto molto alto per la grafica, per la colonna sonora molto buona, per il modo in cui gli autori riescono a trattare gli argomenti senza banalizzarli e per l'originalità che, a mio parere, si trova difficilmente!
Premettiamo che questo anime mi fa venire il mal di testa. Aggiungiamo che i personaggi dell'anime sono superficiali e pressapochisti. E condiamo il tutto con una mancanza completa di senso e razionalità.
Vi chiederete quindi "Perché hai dato un voto così alto a questa cosa?". E vi siete fatti la domanda giusta, perciò vado a illustrarvi cosa ne penso realmente di Bakemonogatari.
Bakemonogatari è un'opera di fantasia che tale vuole rimanere, non ha pretese di divenire un capolavoro, tanto meno ha il desiderio di creare un genere; l'unica cosa che cerca di fare è sperimentare. Dal punto di vista grafico possiamo ammirare ottime animazioni e una CG ben costruita e mai esagerata. Inoltre propone delle soluzioni stilistiche piacevoli, ma contorte e difficili. Cambi di scena Rrepentini e grafica si uniscono a immagini statiche e scritte che continuano ad apparire, impedendo anche di essere lette correttamente.
I personaggi sono tutti caratterizzati in maniera da staccarsi dallo sfondo e risaltare nel continuo modificarsi delle scene.
E questo è uno. Punto secondo, le musiche e il comparto audio sono ottimi, caratterizzati e potenti e anche qui ci sono ottimi elementi che si sobbarcano l'un l'altro, modificandosi e spingendosi a vicenda. Le voci a mio avviso sono perfette e fanno da cornice perfetta ai dialoghi folli e senza senso dei protagonisti. A tal punto vorrei far notare che all'interno dei dialoghi stessi c'è una ricercatezza di contenuto che vale la pena di essere attenzionata e capita.
I discorsi del protagonista sembrano idiozie senza senso, ma il modo in cui discorre con al sua controparte femminile è essenziale, semplice e direi anche molto occidentale, si discosta dal modo in cui comunemente i personaggi maschili si comportano con l'altro sesso, almeno negli anime moderni.
Naturalmente non c'è due senza tre. Infatti ho tenuto le mia considerazioni più difficili e personali per la fine. Infatti il pregio maggiore di Bakemonogatariè quello di sperimentare, d'impastare generi triti e ritriti in un calderone senza senso, che consente ai creatori di sperimentare e creare alternative. Il mondo degli anime sta colando a picco nel mondo del moe, nell'ecchi più disperato, non so se ve ne siete resi conto. Anche ottimi prodotti la cui storia potrebbe essere resa al massimo abbandonano le proprie speranze in funzione dell'ecchi e del moe così diffuso e che ha sempre successo su quei pazzi giapponesi.
Detto questo, vedere un anime che se ne frega di tutto e ci prova almeno dal punto di vista tecnico a creare qualcosa di nuovo e folle, va incoraggiato, e vanno incoraggiati coloro che ci lavorano e che lo vedono.
Il mio voto 8 è per questo. Grandi!
Vi chiederete quindi "Perché hai dato un voto così alto a questa cosa?". E vi siete fatti la domanda giusta, perciò vado a illustrarvi cosa ne penso realmente di Bakemonogatari.
Bakemonogatari è un'opera di fantasia che tale vuole rimanere, non ha pretese di divenire un capolavoro, tanto meno ha il desiderio di creare un genere; l'unica cosa che cerca di fare è sperimentare. Dal punto di vista grafico possiamo ammirare ottime animazioni e una CG ben costruita e mai esagerata. Inoltre propone delle soluzioni stilistiche piacevoli, ma contorte e difficili. Cambi di scena Rrepentini e grafica si uniscono a immagini statiche e scritte che continuano ad apparire, impedendo anche di essere lette correttamente.
I personaggi sono tutti caratterizzati in maniera da staccarsi dallo sfondo e risaltare nel continuo modificarsi delle scene.
E questo è uno. Punto secondo, le musiche e il comparto audio sono ottimi, caratterizzati e potenti e anche qui ci sono ottimi elementi che si sobbarcano l'un l'altro, modificandosi e spingendosi a vicenda. Le voci a mio avviso sono perfette e fanno da cornice perfetta ai dialoghi folli e senza senso dei protagonisti. A tal punto vorrei far notare che all'interno dei dialoghi stessi c'è una ricercatezza di contenuto che vale la pena di essere attenzionata e capita.
I discorsi del protagonista sembrano idiozie senza senso, ma il modo in cui discorre con al sua controparte femminile è essenziale, semplice e direi anche molto occidentale, si discosta dal modo in cui comunemente i personaggi maschili si comportano con l'altro sesso, almeno negli anime moderni.
Naturalmente non c'è due senza tre. Infatti ho tenuto le mia considerazioni più difficili e personali per la fine. Infatti il pregio maggiore di Bakemonogatariè quello di sperimentare, d'impastare generi triti e ritriti in un calderone senza senso, che consente ai creatori di sperimentare e creare alternative. Il mondo degli anime sta colando a picco nel mondo del moe, nell'ecchi più disperato, non so se ve ne siete resi conto. Anche ottimi prodotti la cui storia potrebbe essere resa al massimo abbandonano le proprie speranze in funzione dell'ecchi e del moe così diffuso e che ha sempre successo su quei pazzi giapponesi.
Detto questo, vedere un anime che se ne frega di tutto e ci prova almeno dal punto di vista tecnico a creare qualcosa di nuovo e folle, va incoraggiato, e vanno incoraggiati coloro che ci lavorano e che lo vedono.
Il mio voto 8 è per questo. Grandi!
Araragi Koyomi è uno studente liceale all'apparenza normale, ma in realtà è un vampiro, sebbene l'unica caratteristica che vanti sia una sorta di rigenerazione veloce delle ferite. Un giorno vede una bellissima ragazza precipitare dal cielo. La salverà afferrandola al volo, rendendosi conto, nel farlo, di come lei quasi non abbia peso.
Ciò che colpisce a prima vista è senza dubbio la resa visiva di quest'opera, che vanta un character design superlativo, una palette cromatica con tonalità pastello che conferiscono all'immagine un aspetto "pannoso" - passatemi il termine -, e fondali ottimi. Il disegno è sempre molto pulito ed equilibrato, le animazioni sono buone, non superlative, anche perchè per lo stile narrativo lento e cadenzato la produzione non ha necessitato di molto "movimento". La regia è molto curata, direi quasi sperimentale se non avessi visto altri due o tre esempi simili, e segue benissimo il ritmo della narrazione. Il comparto sonoro è molto buono, mai invadente, inoltre sono molto buone le opening e le ending (plurale esatto), perchè non sono mai uguali a ogni episodio. L'opening cambia ogni volta oppure è assente per modo di dire, avendo, l'episodio, per sottofondo il tema musicale mentre la storia prosegue; le ending mantenendo sempre il tema musicale sono occasionalmente variate nelle animazioni, sempre originali e interessanti.
Bakemonogatari è una storia di mostri, ma non aspettatevi azione o combattimenti, perchè non ne avrete. Questa è un'opera d'introspezione.
Come dicevo la narrazione è lenta e cadenzata, mescola toni drammatici a una sottile ironia, e si regge per la maggior parte del tempo sui dialoghi sempre interessanti tra i personaggi molto ben caratterizzati, trattando temi come l'amore, la solitudine, il senso di colpa. Proprio per questo è un anime non adatto a tutti, se vivete di shounen forse vi annoierete, o forse no. Infatti nella sua particolarità gli episodi scorrono bene, e potreste trovarvi a vederne di fila più di quanti avreste pensato effettivamente.
Per ora ho visto solo cinque episodi, e il mio giudizio è molto positivo. 9 pieno, lo consiglio vivamente, anche solo per il comparto visivo che personalmente considero uno dei migliori che mi sia capitato di vedere.
Ciò che colpisce a prima vista è senza dubbio la resa visiva di quest'opera, che vanta un character design superlativo, una palette cromatica con tonalità pastello che conferiscono all'immagine un aspetto "pannoso" - passatemi il termine -, e fondali ottimi. Il disegno è sempre molto pulito ed equilibrato, le animazioni sono buone, non superlative, anche perchè per lo stile narrativo lento e cadenzato la produzione non ha necessitato di molto "movimento". La regia è molto curata, direi quasi sperimentale se non avessi visto altri due o tre esempi simili, e segue benissimo il ritmo della narrazione. Il comparto sonoro è molto buono, mai invadente, inoltre sono molto buone le opening e le ending (plurale esatto), perchè non sono mai uguali a ogni episodio. L'opening cambia ogni volta oppure è assente per modo di dire, avendo, l'episodio, per sottofondo il tema musicale mentre la storia prosegue; le ending mantenendo sempre il tema musicale sono occasionalmente variate nelle animazioni, sempre originali e interessanti.
Bakemonogatari è una storia di mostri, ma non aspettatevi azione o combattimenti, perchè non ne avrete. Questa è un'opera d'introspezione.
Come dicevo la narrazione è lenta e cadenzata, mescola toni drammatici a una sottile ironia, e si regge per la maggior parte del tempo sui dialoghi sempre interessanti tra i personaggi molto ben caratterizzati, trattando temi come l'amore, la solitudine, il senso di colpa. Proprio per questo è un anime non adatto a tutti, se vivete di shounen forse vi annoierete, o forse no. Infatti nella sua particolarità gli episodi scorrono bene, e potreste trovarvi a vederne di fila più di quanti avreste pensato effettivamente.
Per ora ho visto solo cinque episodi, e il mio giudizio è molto positivo. 9 pieno, lo consiglio vivamente, anche solo per il comparto visivo che personalmente considero uno dei migliori che mi sia capitato di vedere.
E' la solita storia: un ragazzo incontra una ragazza, il ragazzo perde la ragazza, il ragazzo incontra altre ragazze, il ragazzo dimentica la ragazza, il ragazzo ricorda la ragazza, finché la ragazza, nel tentativo di risolvere i suoi evidenti e ingombranti problemi di schizofrenia, rende il ragazzo completamente succube del suo sconfinato ego.
Improvvisatosi buon samaritano del gentil sesso, Koyomi Araragi si ritrova, suo malgrado, nei panni di un tragicomico Sisifo dell'amore, letteralmente fatto a pezzi e stritolato, insieme ai resti della propria dignità, da un implacabile macigno con le sembianze di una fragile fanciulla.
Gli SHAFT - è risaputo - non hanno niente di sacro e, mantenendosi sempre ben lungi dal prendersi sul serio, approfittano della situazione per deridere ed esorcizzare le più classiche paranoie adolescenziali, mascherandole da mostri. Shinbo avanza a testa bassa, finge di non accorgersi del budget limitato e trova rapidamente il baricentro del suo universo puramente simbolico. Le gag sulla falsa riga del più classico Urusei Yatsura - con Meme Oshino e Hachikuji nel ruolo rispettivamente di Sakuranbo e Ten - sono spassosissime. Completa il quadro un ritmo sempre brillante su cui risplende il doppiaggio originale. Molto carina anche la ending Kimi no Shiranai Monogatari, realizzata dal gruppo dojin Supercell, fortunatamente senza l'impiego della famosa (quanto orrida) virtual idol Hatsune Miku. Chiude la serie un romantico finale sotto le stelle che continua negli episodi extra, ottenuti pinzando insieme gli avanzi di post produzione.
Improvvisatosi buon samaritano del gentil sesso, Koyomi Araragi si ritrova, suo malgrado, nei panni di un tragicomico Sisifo dell'amore, letteralmente fatto a pezzi e stritolato, insieme ai resti della propria dignità, da un implacabile macigno con le sembianze di una fragile fanciulla.
Gli SHAFT - è risaputo - non hanno niente di sacro e, mantenendosi sempre ben lungi dal prendersi sul serio, approfittano della situazione per deridere ed esorcizzare le più classiche paranoie adolescenziali, mascherandole da mostri. Shinbo avanza a testa bassa, finge di non accorgersi del budget limitato e trova rapidamente il baricentro del suo universo puramente simbolico. Le gag sulla falsa riga del più classico Urusei Yatsura - con Meme Oshino e Hachikuji nel ruolo rispettivamente di Sakuranbo e Ten - sono spassosissime. Completa il quadro un ritmo sempre brillante su cui risplende il doppiaggio originale. Molto carina anche la ending Kimi no Shiranai Monogatari, realizzata dal gruppo dojin Supercell, fortunatamente senza l'impiego della famosa (quanto orrida) virtual idol Hatsune Miku. Chiude la serie un romantico finale sotto le stelle che continua negli episodi extra, ottenuti pinzando insieme gli avanzi di post produzione.
Mi sentivo in dovere di scrivere questa breve recensione, ho notato che la media che ha questo su sito non gli rende giustizia.
Io ho visto solo i primi 5 episodi visto che non mastico molto l' inglese, quindi sono fermo fino a quando non rilasceranno l' episodio 6.
L' anime in se è ottimo, gli do 10 e con Evangelion sono gli unici anime che a parer mio si meritano questo voto, il lavoro svolto sulla grafica è ottimo, le musiche sono assolutamente fantastiche, i personaggi sono altrettanto caratterizzati, soprattutto Araragi e Senjougahara. (dove si trova una ragazza che usa utensili scolastici come armi? XD)
Poi tutti quei cartelli che si vedono per una frazione si secondo durante le puntate donano un qualcosa di "strano" all' anime.
Per adesso mi fermo qui, vi ricordo che ho visto solo 5 puntate e io starei a scrivere per altre due ore.
Io ho visto solo i primi 5 episodi visto che non mastico molto l' inglese, quindi sono fermo fino a quando non rilasceranno l' episodio 6.
L' anime in se è ottimo, gli do 10 e con Evangelion sono gli unici anime che a parer mio si meritano questo voto, il lavoro svolto sulla grafica è ottimo, le musiche sono assolutamente fantastiche, i personaggi sono altrettanto caratterizzati, soprattutto Araragi e Senjougahara. (dove si trova una ragazza che usa utensili scolastici come armi? XD)
Poi tutti quei cartelli che si vedono per una frazione si secondo durante le puntate donano un qualcosa di "strano" all' anime.
Per adesso mi fermo qui, vi ricordo che ho visto solo 5 puntate e io starei a scrivere per altre due ore.
Bakemonogatari è una serie innovativa di uno studio che fa dell'innovazione grafica il suo tratto distintivo. La grafica in questo anime è superlativa. Effetti speciali. Background interamente renderizzati in 3D, uso smodato di text wall. Il character design è bellissimo. Caratterizza alla perfezione ogni personaggio quasi sia il complemento perfetto al loro carattere. L'animazione invece è scarna, essenziale, stentata. Solo le sequenze delle opening, varie e colorate sono animate molto bene e possono trarre in inganno sulla vera essenza della serie. Bakemonogatari vuol dire storie di fantasmi, e storie di fantasmi vi verranno raccontate, raramente mostrate. Tutto ruota più sulle interazioni fra i personaggi che su un reale plot. L'azione che vedete, fulminea, stupenda nella prima opening è una bugia, uno specchietto per le allodole per farvi credere che bakemonogatari sia una serie di un altro tipo, di azione, mentre invece l'azione è sdegnata, evitata, spezzata, distrutta. In questa serie non c'è azione. La storia è raccontata, nei tanti still, nei cartelli, nei dialoghi infarciti di inutili chiacchiere, nelle spiegazioni che i protagonisti danno degli eventi, e non nelle immagini dagli eventi stessi. Immagini ferme che si susseguono senza soluzione di continuità. Questa è l'essenza di Bakemonogatari. Non storie di fantasmi ma dialoghi di gente coinvolta in storie di fantasmi. Come se la storia, in fondo fosse marginale e quel che conta è solo l'interazione fra i personaggi stessi.
Le storie, infatti sono abbastanza interessanti, ma embrionali. Non sono sviluppate. Non ci si può costruire un plot. Sono solo incipit che danno il la ai personaggi per chiacchierare di qualcosa. Chiacchiere chiacchiere chiacchiere, la serie è fatta tutta di chiacchiere, e dovete sorbirvele tutte per estrarne le 2 -3 informazioni utili all'inesistente trama.
E tutto questo perchè, me ho detto, la serie è charater driven. Ed allora vediamoli questi personaggi. Esili macchiette. Tra tutti i due protagonisti sono appena più caratterizzati, ma rimangono sempre piatti e stereotipali. C'è la ragazza tsundere, la meanekko, la sportiva, la lolita e la mocciosa. Tra le tante solo Hitagi, la protagonista tsundere si alza sopra la media, accennando un certo sentimento verso il protagonista che va appena oltre il solito stereotipo. Però per tutto il tempo lei si diverte a torturalo sentimentalmente. Lui è un'ameba. Alla fine il personaggio principale è un buono a nulla. E' animato dai migliori intenti, ma è sempre inetto, impotente. Solo grazie all'intervento di altri riesce a risolvere. Classico, comunque delle produzioni di questo tipo: gli harem. Perché, in effetti, Bakemonogatari non è una serie d'azione, ne horror, ne di misteri (legati ai fantasmi). E' un harem di ambientazione legata ai fantasmi, nel quale in ogni arco, il protagonista tenterà di aiutare più o meno una povera donzella finita preda di qualche possessione demoniaca. E quasi mai sarà lui a risolvere. Bello.
Questo anime si meriterebbe 10 solo per come riesce ad abbindolare lo spettatore lasciandogli credere che sta vedendo qualcosa che in realtà è altro. Vedi una bella grafica, ma sono sagome. Vedi una storia di fantasmi ma è un harem, vedi dei bei personaggi, invece sono macchiette stereotipate e pure negative. Vedi avvenimenti ed invece sono chiacchiere. Vedi un anime stupendo, ed invece è una mondezza.
Le storie, infatti sono abbastanza interessanti, ma embrionali. Non sono sviluppate. Non ci si può costruire un plot. Sono solo incipit che danno il la ai personaggi per chiacchierare di qualcosa. Chiacchiere chiacchiere chiacchiere, la serie è fatta tutta di chiacchiere, e dovete sorbirvele tutte per estrarne le 2 -3 informazioni utili all'inesistente trama.
E tutto questo perchè, me ho detto, la serie è charater driven. Ed allora vediamoli questi personaggi. Esili macchiette. Tra tutti i due protagonisti sono appena più caratterizzati, ma rimangono sempre piatti e stereotipali. C'è la ragazza tsundere, la meanekko, la sportiva, la lolita e la mocciosa. Tra le tante solo Hitagi, la protagonista tsundere si alza sopra la media, accennando un certo sentimento verso il protagonista che va appena oltre il solito stereotipo. Però per tutto il tempo lei si diverte a torturalo sentimentalmente. Lui è un'ameba. Alla fine il personaggio principale è un buono a nulla. E' animato dai migliori intenti, ma è sempre inetto, impotente. Solo grazie all'intervento di altri riesce a risolvere. Classico, comunque delle produzioni di questo tipo: gli harem. Perché, in effetti, Bakemonogatari non è una serie d'azione, ne horror, ne di misteri (legati ai fantasmi). E' un harem di ambientazione legata ai fantasmi, nel quale in ogni arco, il protagonista tenterà di aiutare più o meno una povera donzella finita preda di qualche possessione demoniaca. E quasi mai sarà lui a risolvere. Bello.
Questo anime si meriterebbe 10 solo per come riesce ad abbindolare lo spettatore lasciandogli credere che sta vedendo qualcosa che in realtà è altro. Vedi una bella grafica, ma sono sagome. Vedi una storia di fantasmi ma è un harem, vedi dei bei personaggi, invece sono macchiette stereotipate e pure negative. Vedi avvenimenti ed invece sono chiacchiere. Vedi un anime stupendo, ed invece è una mondezza.
Non solo questo cartone non ha nulla di originale, ma ha anche quel dannatissimo stile da "produzione in economia", in cui si sfruttano tantissime volte gli stessi fotogrammi o, peggio, una sorta di messaggi subliminali che compaiono velocissimi su fotogrammi a tinta unita (tipicamente sfondo rosso), e che si possono leggere solo se si mette in pausa la riproduzione, senza contare quegli sfondi piatti e dai colori acidi che sembrano uscire da un brutto sogno. Escludendo la questione stilistica, che magari a qualcuno potrebbe sembrare una cosa interessante, torniamo al cartone in sé: è un cartone di genere misteri/horror/stranezze varie, in cui tutto ruota attorno al protagonista, il quale è un tizio molto strano che incappa in persone molto strane (tipo persone impossessate da entità malvage) che si sente in dovere di aiutare, essendo strane come lui. Una sorta di solidarietà fra simili. Ovviamente, come si poteva immaginare, le persone che si troverà ad aiutare sono tutte ragazze (e ti pareva). Ad aiutarlo ci sarà uno strano tizio in camicia hawaiana che pare sapere tutto di ogni stranezza del mondo. E sa anche come curare le persone che presentano disagi "misteriosi". Chi è questo tizio in realtà? Come mai il protagonista non è normale? Chi è quella piccola ragazzina che compare sempre raggomitolata in un angolo con uno sguardo perso nel vuoto quando il protagonista si reca dal tizio con la camicia hawaiana? Boh. Queste e tante altre domande non avranno mai risposta (o talvolta avranno una risposta parziale e insoddisfacente) in tutte e 12 le strambe puntate di cui si compone la serie.
Io ne sconsiglio la visione, perché non mi piace, artisticamente parlando, e non mi piace la trama in sé (trama? Ma quale trama? Faccio ancora fatica a capire quale fosse la reale trama di questo cartone).
Io ne sconsiglio la visione, perché non mi piace, artisticamente parlando, e non mi piace la trama in sé (trama? Ma quale trama? Faccio ancora fatica a capire quale fosse la reale trama di questo cartone).
Sublime, ma non per tutti i palati. Bakemonogatari ( Ghost Story ) nasce su uno spunto shoujo / investigativo, e si ritaglia propriamente uno spazio in quella nicchia delle storie mitologiche o del Folklore comune del Sol Levante.
Possiamo definirlo un Mononoke moderno, se non fosse che, così facendo, toglieremmo a Bakemonogatari il suo punto più forte: riesce a raccontarci le storie più variegate senza mai apparire ridondante; è una serie a se' stante, che riesce a stare in piedi da sola e a farsi notare. Il tratto distintivo del disegno e della scelta cromatica lo rendono un'opera pop visuale, sebbene ciò imponga, quasi come MUST, la visione in altissima definizione. I personaggi sono caratterizzati fino alle minime ciocche di capelli, in ogni dettaglio esprimono il loro essere " Tsundere ", " Saccenti ", " Verginelli ", " Sportivi ". Bakemonogatari può anche dare ad alcuni la " Dose di Code Geass " che attendevano da tempo. Il punto a sfavore di questa serie estremamente innovativa, può risiedere nella velocità e complessità dei dialoghi, come nei velocissimi cartelli che appaiono e scompaiono; la stessa velocità e complessità dell'opera può essere ritrovata in " Sayonara Zetsubou Sensei ". Per tale ragione, a scanso di forti mal di testa, è bene prepararsi a momentanei e rapidissimi cambi di immagine. l'opera in se', non deve essere definita solo come visuale; pur essendo estremamente importante, la visualità in Bakemonogatari non ricopre un ruolo totalitario; sono le storie e gli intrecci di personaggi che danno il vero senso della continuità, e che creano un universo a se' stante per i personaggi. Da vedere per gli appassionati delle serie Shaft in generale, del sopraccitato " Zetsubou Sensei ", " Maria Holic "e " Code Geass ".
Possiamo definirlo un Mononoke moderno, se non fosse che, così facendo, toglieremmo a Bakemonogatari il suo punto più forte: riesce a raccontarci le storie più variegate senza mai apparire ridondante; è una serie a se' stante, che riesce a stare in piedi da sola e a farsi notare. Il tratto distintivo del disegno e della scelta cromatica lo rendono un'opera pop visuale, sebbene ciò imponga, quasi come MUST, la visione in altissima definizione. I personaggi sono caratterizzati fino alle minime ciocche di capelli, in ogni dettaglio esprimono il loro essere " Tsundere ", " Saccenti ", " Verginelli ", " Sportivi ". Bakemonogatari può anche dare ad alcuni la " Dose di Code Geass " che attendevano da tempo. Il punto a sfavore di questa serie estremamente innovativa, può risiedere nella velocità e complessità dei dialoghi, come nei velocissimi cartelli che appaiono e scompaiono; la stessa velocità e complessità dell'opera può essere ritrovata in " Sayonara Zetsubou Sensei ". Per tale ragione, a scanso di forti mal di testa, è bene prepararsi a momentanei e rapidissimi cambi di immagine. l'opera in se', non deve essere definita solo come visuale; pur essendo estremamente importante, la visualità in Bakemonogatari non ricopre un ruolo totalitario; sono le storie e gli intrecci di personaggi che danno il vero senso della continuità, e che creano un universo a se' stante per i personaggi. Da vedere per gli appassionati delle serie Shaft in generale, del sopraccitato " Zetsubou Sensei ", " Maria Holic "e " Code Geass ".
7. Per adesso mi limito a questo, ma non dubito che possa evolversi fino ad un bel 9 sonoro e tonante.
Dal punto di vista grafico, non c'è assolutamente nulla da dire. Colori, sfondi e animazioni dimostrano tutto il progresso di questi ultimi anni. Per quanto riguarda storia e personaggi, dobbiamo puntualizzare un paio di punti.
La protagonista è PIATTA. E' lo stereotipo della tipa fredda e risoluta, in verità estremamente sola. Mamma mia, quante volte l'ho vista -_- lui invece è passabile (non che abbia fatto un granché), e il tizio con il pizzetto e la camicia hawaiana è per adesso il migliore di tutti (insieme alla tipa occhialuta e alla bimba bionda raggomitolata in un angolo). Non è esattamente quello che ci si aspetta vedendo "l'opening", ma credo che le cose miglioreranno almeno dal 3° episodio. Non ci resta che aspettare e sperare che non se la tirino troppo con certe stronzate...
Dal punto di vista grafico, non c'è assolutamente nulla da dire. Colori, sfondi e animazioni dimostrano tutto il progresso di questi ultimi anni. Per quanto riguarda storia e personaggi, dobbiamo puntualizzare un paio di punti.
La protagonista è PIATTA. E' lo stereotipo della tipa fredda e risoluta, in verità estremamente sola. Mamma mia, quante volte l'ho vista -_- lui invece è passabile (non che abbia fatto un granché), e il tizio con il pizzetto e la camicia hawaiana è per adesso il migliore di tutti (insieme alla tipa occhialuta e alla bimba bionda raggomitolata in un angolo). Non è esattamente quello che ci si aspetta vedendo "l'opening", ma credo che le cose miglioreranno almeno dal 3° episodio. Non ci resta che aspettare e sperare che non se la tirino troppo con certe stronzate...
Bello.
Mi ha colpito fin dal primo minuto di visione.
Partiamo subito dal punto di vista grafico, che presenta belle musiche e disegni molto particolari ( specialmente per gli sfondi ) ma che io apprezzo moltissimo.
Per la trama invece posso dire solo che è molto carina e che si evolve in maniera affascinante e misteriosa, riuscendo in questo modo ad appassionare lo spettatore, il tutto aiutato da personaggi simpatici che rendono l'anime ancora più bello.
E' ancora presto per dare un voto fisso e per il momento dopo aver visto i primi 3 episodi do come voto di partenza un bell'8 in quanto è riuscito ad appassionarmi moltissimo, sperando che l'anime non peggiori nei prossimi episodi ( sarebbe un vero peccato, questo anime per me ha molte potenzialità! )
Mi ha colpito fin dal primo minuto di visione.
Partiamo subito dal punto di vista grafico, che presenta belle musiche e disegni molto particolari ( specialmente per gli sfondi ) ma che io apprezzo moltissimo.
Per la trama invece posso dire solo che è molto carina e che si evolve in maniera affascinante e misteriosa, riuscendo in questo modo ad appassionare lo spettatore, il tutto aiutato da personaggi simpatici che rendono l'anime ancora più bello.
E' ancora presto per dare un voto fisso e per il momento dopo aver visto i primi 3 episodi do come voto di partenza un bell'8 in quanto è riuscito ad appassionarmi moltissimo, sperando che l'anime non peggiori nei prossimi episodi ( sarebbe un vero peccato, questo anime per me ha molte potenzialità! )