La Sirenetta, la più bella favola di Andersen
A chi è ignota l'affascinante storia de "La Sirenetta", una delle più belle fiabe dello scrittore danese H.C. Andersen, ispiratrice, fra le altre cose, di uno dei classici Disney? Se, però, in questa celeberrima versione il lieto fine è assicurato, non così, com'è noto, nell'originale. Una scelta indubbiamente dettata dagli scrupoli legati ai destinatari dell'opera, ovvero i bambini, e che, se da un lato è comprensibile, dall'altro causa lo snaturamento del modello di partenza, dai contenuti meno allegri ma ben più significativi, intimamente connessi alla psicologia dell'autore. Che cosa può allora guardare chi desidera rivivere le atmosfere provate leggendo? Una risposta potrebbe essere quella di vedere la trasposizione, sempre animata, della Toei Animation. Scopriamo perché.
Disegni
Per far comprendere quanta importanza sia stata giustamente attribuita all'aspetto grafico di questo titolo, basterà dire che il character design, dal tratto così inconfondibilmente elegante, pulito, delicato (specialmente nel delineare le figure femminili) è di Shingo Araki, la cui immortale mano è stata dietro a parte del successo di popolari serie del calibro di "Lady Oscar", "Ufo Robot" e "I Cavalieri dello Zodiaco". E gli sfondi non sono di livello inferiore, sposandosi perfettamente sia con lo stile di disegno di un tale maestro, sia con il contesto fiabesco della storia. Parole di plauso, queste, che risultano ancor più meritate considerando che questo prodotto risale al lontano 1975, benché accusi i suoi anni davvero poco.
Storia
Come si è già accennato, la fedeltà di questa versione all'originale è innegabile; in più, trattandosi di un lungometraggio, gli sceneggiatori hanno avuto l'opportunità di inserire elementi assai godibili che non tradiscono lo spirito della vicenda, evitando, anzi, di creare una sterile riproduzione della fiaba per mezzo dei fotogrammi. C'è ad esempio l'inserimento nel "cast" del delfino Fritz, inseparabile compagno di avventure sottomarine della protagonista Marina, corrispettivo (ovviamente adeguato all'ambiente) delle varie mascotte a quattro zampe delle eroine degli shojo anime dell'epoca. Risulta poi importantissimo per la caratterizzazione dei personaggi principali l'approfondimento dei rapporti fra la sirena Marina e il suo bel principe che, se non sono oggetto di una profonda analisi in Andersen, qui vengono ampiamente trattati, fra cavalcate nei boschi e intrighi di corte che conferiscono profondità e credibilità all'affetto che provano l'uno per l'altra i due giovani e che, se per la fanciulla non è certo semplice amore fraterno, per il suo amato, come è risaputo, non si evolverà mai in qualcosa di più. Ottima anche la gestione delle scene incentrate sul drammatico dilemma finale che tormenterà la ragazza. In definitiva, anche in questo caso il risultato è ineccepibile.
Personaggi
Se già i comprimari sono convincenti e la loro condotta è quella che ci si aspetterebbe, il personaggio di Marina è curato in special modo. Ciò potrebbe essere quasi scontato, considerato che è la protagonista. In realtà, è un altro pregio di questo titolo da non sottovalutare, poiché, a mio avviso, ideare partendo pressoché da zero una personalità, una maniera di agire e comportarsi per una figura fiabesca, la cui presenza è comunque circoscritta a una quantità esigua di pagine, non è una fatica irrilevante. La nostra sirenetta, infatti, risplende di luce propria: è un'adolescente come tante, piena di vita, curiosa, con dei sogni, un tenero sentimento d'amore che la farà maturare enormemente, ed è dotata, oltretutto, di un forte spirito di sacrificio e di un animo di rara nobiltà. Per lo spettatore, inoltre, è facile provare simpatia per lei: corona (e neppure completamente) il suo sogno unicamente a un alto prezzo e, anche allora, si trova ad affrontare svariate difficoltà. Alla fine, oltretutto, dalla sua ultima decisione trapela un importante messaggio: ricorrere ai sotterfugi e alle scorciatoie, come scelta, non paga. Un monito immortale almeno quanto la fiaba del celebre narratore danese.
Giudizio globale
Se non assegnassi a questo titolo un 10, non gli renderei minimamente giustizia. La protagonista, la qualità dei disegni, l'originalità di alcuni punti cruciali della trama e la fedeltà al modello fanno, a parer mio, di questo lungometraggio un'opera di rara bellezza e dolcezza, che nulla ha da invidiare alla edulcorata, e più nota, versione della Disney. Una vera perla dell'animazione giapponese degli anni '70, per tutte le età. Imperdibile.
Disegni
Per far comprendere quanta importanza sia stata giustamente attribuita all'aspetto grafico di questo titolo, basterà dire che il character design, dal tratto così inconfondibilmente elegante, pulito, delicato (specialmente nel delineare le figure femminili) è di Shingo Araki, la cui immortale mano è stata dietro a parte del successo di popolari serie del calibro di "Lady Oscar", "Ufo Robot" e "I Cavalieri dello Zodiaco". E gli sfondi non sono di livello inferiore, sposandosi perfettamente sia con lo stile di disegno di un tale maestro, sia con il contesto fiabesco della storia. Parole di plauso, queste, che risultano ancor più meritate considerando che questo prodotto risale al lontano 1975, benché accusi i suoi anni davvero poco.
Storia
Come si è già accennato, la fedeltà di questa versione all'originale è innegabile; in più, trattandosi di un lungometraggio, gli sceneggiatori hanno avuto l'opportunità di inserire elementi assai godibili che non tradiscono lo spirito della vicenda, evitando, anzi, di creare una sterile riproduzione della fiaba per mezzo dei fotogrammi. C'è ad esempio l'inserimento nel "cast" del delfino Fritz, inseparabile compagno di avventure sottomarine della protagonista Marina, corrispettivo (ovviamente adeguato all'ambiente) delle varie mascotte a quattro zampe delle eroine degli shojo anime dell'epoca. Risulta poi importantissimo per la caratterizzazione dei personaggi principali l'approfondimento dei rapporti fra la sirena Marina e il suo bel principe che, se non sono oggetto di una profonda analisi in Andersen, qui vengono ampiamente trattati, fra cavalcate nei boschi e intrighi di corte che conferiscono profondità e credibilità all'affetto che provano l'uno per l'altra i due giovani e che, se per la fanciulla non è certo semplice amore fraterno, per il suo amato, come è risaputo, non si evolverà mai in qualcosa di più. Ottima anche la gestione delle scene incentrate sul drammatico dilemma finale che tormenterà la ragazza. In definitiva, anche in questo caso il risultato è ineccepibile.
Personaggi
Se già i comprimari sono convincenti e la loro condotta è quella che ci si aspetterebbe, il personaggio di Marina è curato in special modo. Ciò potrebbe essere quasi scontato, considerato che è la protagonista. In realtà, è un altro pregio di questo titolo da non sottovalutare, poiché, a mio avviso, ideare partendo pressoché da zero una personalità, una maniera di agire e comportarsi per una figura fiabesca, la cui presenza è comunque circoscritta a una quantità esigua di pagine, non è una fatica irrilevante. La nostra sirenetta, infatti, risplende di luce propria: è un'adolescente come tante, piena di vita, curiosa, con dei sogni, un tenero sentimento d'amore che la farà maturare enormemente, ed è dotata, oltretutto, di un forte spirito di sacrificio e di un animo di rara nobiltà. Per lo spettatore, inoltre, è facile provare simpatia per lei: corona (e neppure completamente) il suo sogno unicamente a un alto prezzo e, anche allora, si trova ad affrontare svariate difficoltà. Alla fine, oltretutto, dalla sua ultima decisione trapela un importante messaggio: ricorrere ai sotterfugi e alle scorciatoie, come scelta, non paga. Un monito immortale almeno quanto la fiaba del celebre narratore danese.
Giudizio globale
Se non assegnassi a questo titolo un 10, non gli renderei minimamente giustizia. La protagonista, la qualità dei disegni, l'originalità di alcuni punti cruciali della trama e la fedeltà al modello fanno, a parer mio, di questo lungometraggio un'opera di rara bellezza e dolcezza, che nulla ha da invidiare alla edulcorata, e più nota, versione della Disney. Una vera perla dell'animazione giapponese degli anni '70, per tutte le età. Imperdibile.
Chi non conosce la storia de "La Sirenetta"? Tutti (o almeno lo spero!) hanno visto il famoso e bellissimo film della Disney: una giovane principessa sirena, per amore di un principe umano, fa un patto con una strega e, rinunciando alla voce, ottiene in cambio gambe umane per poter vivere sulla terraferma e conquistare l'amore del giovane. Però, c'è un però: il film disneyano è una trasposizione poco fedele della bella e struggente fiaba scritta dal danese Hans Christian Andersen, l'autore delle fiabe più tristi della tradizione occidentale e, infatti, anche ne "La Sirenetta" le cose, a differenza del film Disney, non andranno nel migliore dei modi...
Il film animato giapponese in questione, prodotto dalla Toei Animation nel 1975, quindi alcuni anni prima rispetto al più fortunato film Disney, segue molto fedelmente la fiaba originale. Ma non solo, fa anche di più: ne coglie lo spirito. Non è un film allegro. È profondamente malinconico e lascia una certa amarezza, nonché commozione nel cuore dello spettatore. È una storia che racchiude in sé alcuni temi chiave della poetica di Andersen: il senso di disagio nell'essere "diversi" (nel caso di Marina, questo il nome dato alla principessa sirena in questa versione, è l'essere una creatura marina e non un'umana; nel caso di Andersen l'essere un omosessuale represso), l'amore non corrisposto e, nonostante questo, il sacrificio estremo della vita in nome della persona amata. Non c'è il vero cattivo fiabesco classicamente attratto dalla smania di potere, e questo credo sia un grande pregio della storia, rispetto alle fiabe tradizionali e alla versione Disney. La Strega del mare, pur terrificante, non ha secondi fini con Marina: la mette semplicemente davanti alla cruda realtà della vita. Per ottenere qualcosa di importante è necessario affrontare un grande sacrificio (un po' il "principio dello scambio equivalente").
A livello tecnico il film è davvero splendido. Ha tutta la nobile e nostalgica semplicità dei cartoni degli anni Settanta ai massimi livelli possibili di qualità per l'epoca, con animazioni fluide e scorrevoli. Bellissimo il character design del compianto Shingo Araki, che ha ben caratterizzato i vari personaggi, come Marina e le sue sorelle sirene (tutte bellissime), passando per il principe, fino alla splendida e inquietante strega. Belli e adeguati anche i fondali. Più di una scena deve aver sicuramente suggestionato gli animatori americani: qua è là ci sono alcuni dettagli ripresi nel film Disney.
In Italia il film è arrivato sulle reti minori e nelle più mediocri pubblicazioni home-video per bambini, godendo di due doppiaggi relativamente buoni, ma non eccelsi. Confesso che non mi dispiacerebbe una bella nuova edizione in DVD, curata negli aspetti tecnici, con un bel master video e con un doppiaggio più ispirato.
Lo consiglio a tutti i malinconici e ai genitori che non hanno paura di mostrare ai più piccoli storie ricche di sentimento e di riflessione.
Il film animato giapponese in questione, prodotto dalla Toei Animation nel 1975, quindi alcuni anni prima rispetto al più fortunato film Disney, segue molto fedelmente la fiaba originale. Ma non solo, fa anche di più: ne coglie lo spirito. Non è un film allegro. È profondamente malinconico e lascia una certa amarezza, nonché commozione nel cuore dello spettatore. È una storia che racchiude in sé alcuni temi chiave della poetica di Andersen: il senso di disagio nell'essere "diversi" (nel caso di Marina, questo il nome dato alla principessa sirena in questa versione, è l'essere una creatura marina e non un'umana; nel caso di Andersen l'essere un omosessuale represso), l'amore non corrisposto e, nonostante questo, il sacrificio estremo della vita in nome della persona amata. Non c'è il vero cattivo fiabesco classicamente attratto dalla smania di potere, e questo credo sia un grande pregio della storia, rispetto alle fiabe tradizionali e alla versione Disney. La Strega del mare, pur terrificante, non ha secondi fini con Marina: la mette semplicemente davanti alla cruda realtà della vita. Per ottenere qualcosa di importante è necessario affrontare un grande sacrificio (un po' il "principio dello scambio equivalente").
A livello tecnico il film è davvero splendido. Ha tutta la nobile e nostalgica semplicità dei cartoni degli anni Settanta ai massimi livelli possibili di qualità per l'epoca, con animazioni fluide e scorrevoli. Bellissimo il character design del compianto Shingo Araki, che ha ben caratterizzato i vari personaggi, come Marina e le sue sorelle sirene (tutte bellissime), passando per il principe, fino alla splendida e inquietante strega. Belli e adeguati anche i fondali. Più di una scena deve aver sicuramente suggestionato gli animatori americani: qua è là ci sono alcuni dettagli ripresi nel film Disney.
In Italia il film è arrivato sulle reti minori e nelle più mediocri pubblicazioni home-video per bambini, godendo di due doppiaggi relativamente buoni, ma non eccelsi. Confesso che non mi dispiacerebbe una bella nuova edizione in DVD, curata negli aspetti tecnici, con un bel master video e con un doppiaggio più ispirato.
Lo consiglio a tutti i malinconici e ai genitori che non hanno paura di mostrare ai più piccoli storie ricche di sentimento e di riflessione.
Ho visto e rivisto molte volte questo film da piccola, e ricordo che mi piaceva veramente tanto. Purtroppo, però, ho perso la videocassetta e non ho più potuto guardarlo fino a qualche giorno fa, quando per un caso fortunato, sono riuscita a rivederlo. Fa un effetto strano rivedere un film della propria infanzia dopo tanti anni, ed è un po’ difficile separare l’emozione che viene da questo tuffo nei ricordi da quella dovuta puramente alla visione del film, ma credo di non sbagliarmi nell’affermare che possa essere molto apprezzato anche da chi vi si avvicinasse per la prima volta in età adulta.
Sulla trama non c’è molto da dire: è la trasposizione della celebre fiaba di Andersen. Il film, piuttosto fedele alla storia originale, ce ne da una lettura molto dolce, malinconica e magica. Ci mostra in modo incredibilmente efficace i momenti cruciali della storia attraverso scene che a volte ho trovato molto intense e che ben trasmettono le emozioni, le speranze e le paure, di questa sirena che ha abbandonato la sua famiglia e il suo mare per poter stare con l’amato principe, ignaro del fatto che sia stata lei e non un'altra a salvarlo. Ho trovato inoltre la parte finale, con la sofferta decisione della sirenetta, stupenda e carica di tensione. Il tutto è aiutato da disegni bellissimi: le sorelle di Marina sono veramente belle e affascinanti come le sirene dovrebbero essere. La strega è davvero spaventosa e anche Marina è bellissima con il suo viso che, soprattutto quando è muta, risulta incredibilmente dolce ed espressivo. Ritengo, infatti, che il silenzio forzato della sirenetta renda ancora più toccanti e drammatiche le scene più tristi del film, nelle quali le espressioni del viso e la colonna sonora sopperiscono in maniera eccellente all’assenza di parole. I sentimenti sono quindi raccontati in modo delicato e poetico. Ho inoltre apprezzato molto i momenti musicali, che trasportano lo spettatore in una dimensione da sogno.
Ero curiosa di rivedere questo film per capire se da piccola mi piacesse tanto solo perché la protagonista era una sirenetta bella e bionda o se invece perché valesse veramente. Ora che l'ho fatto sono felice di constatare l’effettiva qualità del film, ancora piacevolissimo nonostante i suoi anni (ed i miei), perciò mi sento di consigliarlo a tutti.
Sulla trama non c’è molto da dire: è la trasposizione della celebre fiaba di Andersen. Il film, piuttosto fedele alla storia originale, ce ne da una lettura molto dolce, malinconica e magica. Ci mostra in modo incredibilmente efficace i momenti cruciali della storia attraverso scene che a volte ho trovato molto intense e che ben trasmettono le emozioni, le speranze e le paure, di questa sirena che ha abbandonato la sua famiglia e il suo mare per poter stare con l’amato principe, ignaro del fatto che sia stata lei e non un'altra a salvarlo. Ho trovato inoltre la parte finale, con la sofferta decisione della sirenetta, stupenda e carica di tensione. Il tutto è aiutato da disegni bellissimi: le sorelle di Marina sono veramente belle e affascinanti come le sirene dovrebbero essere. La strega è davvero spaventosa e anche Marina è bellissima con il suo viso che, soprattutto quando è muta, risulta incredibilmente dolce ed espressivo. Ritengo, infatti, che il silenzio forzato della sirenetta renda ancora più toccanti e drammatiche le scene più tristi del film, nelle quali le espressioni del viso e la colonna sonora sopperiscono in maniera eccellente all’assenza di parole. I sentimenti sono quindi raccontati in modo delicato e poetico. Ho inoltre apprezzato molto i momenti musicali, che trasportano lo spettatore in una dimensione da sogno.
Ero curiosa di rivedere questo film per capire se da piccola mi piacesse tanto solo perché la protagonista era una sirenetta bella e bionda o se invece perché valesse veramente. Ora che l'ho fatto sono felice di constatare l’effettiva qualità del film, ancora piacevolissimo nonostante i suoi anni (ed i miei), perciò mi sento di consigliarlo a tutti.
Ho appena finito di vederlo.
Per curiosità ho provato a vedere quest'anime, dato che era parecchio vecchio non mi aspettavo granché dal punto di vista della grafica...
Però devo ricredermi, diamine, sarà la storia in se, sarà questo cartone, ma mi sono veramente commossa, in più di un'occasione, alla fine ho proprio pianto...
La grafica per quanto ancora elementare, è molto dettagliata, per l'età in cui è stato fatto! E le musiche, santo cielo, quella canzone della sirenetta, sebbene fosse in italiano, è stata veramente bellissima...
La trama, penso che la sappiate tutti, e nonostante io non abbia mai avuto il coraggio di leggere la storia originale della sirenetta, quest'anime è stato veramente fedele, anche troppo, speravo quasi in un lieto fine...
Comunque, è una storia e un anime bellissimo, vi consiglio vivamente di guardarvelo!
Per curiosità ho provato a vedere quest'anime, dato che era parecchio vecchio non mi aspettavo granché dal punto di vista della grafica...
Però devo ricredermi, diamine, sarà la storia in se, sarà questo cartone, ma mi sono veramente commossa, in più di un'occasione, alla fine ho proprio pianto...
La grafica per quanto ancora elementare, è molto dettagliata, per l'età in cui è stato fatto! E le musiche, santo cielo, quella canzone della sirenetta, sebbene fosse in italiano, è stata veramente bellissima...
La trama, penso che la sappiate tutti, e nonostante io non abbia mai avuto il coraggio di leggere la storia originale della sirenetta, quest'anime è stato veramente fedele, anche troppo, speravo quasi in un lieto fine...
Comunque, è una storia e un anime bellissimo, vi consiglio vivamente di guardarvelo!
Ricordo questo anime con molta nostalgia. Da piccola lo avrò guardato almeno una trentina di volte e se avessi ancora la cassetta con me non riuscirei ad evitare di continuare a guardarlo.
Non c'è molto da dire sulla trama visto che la storia della sirenetta è nota a tutti quanti; grande punto a favore di quest'opera è la fedeltà alla fiaba di Andersen in cui l'affranta Marina, incapace di uccidere il suo grande amore per poter tornare ad essere una sirena, sceglie la morte che sovviene facendola disperdere in aria in tante bolle di sapone.
Altro elemento positivo del lungometraggio sta nella colonna sonora, nella versione italiana non modificata e nella qualità dei disegni.
Da grande fan Disneyana quale sono non posso evitare, ogni qualvolta mi capita di guardare la sirenetta Ariel -più allegra, colorata e bambinesca versione della fiaba- di pensare con un pochino rimpianto alla precedente versione giapponese che mi ha sempre strappato qualche lacrima .
Lo consiglio a tutti quanti: se riuscite a trovarlo guardatelo perché ne vale veramente la pena.
Non c'è molto da dire sulla trama visto che la storia della sirenetta è nota a tutti quanti; grande punto a favore di quest'opera è la fedeltà alla fiaba di Andersen in cui l'affranta Marina, incapace di uccidere il suo grande amore per poter tornare ad essere una sirena, sceglie la morte che sovviene facendola disperdere in aria in tante bolle di sapone.
Altro elemento positivo del lungometraggio sta nella colonna sonora, nella versione italiana non modificata e nella qualità dei disegni.
Da grande fan Disneyana quale sono non posso evitare, ogni qualvolta mi capita di guardare la sirenetta Ariel -più allegra, colorata e bambinesca versione della fiaba- di pensare con un pochino rimpianto alla precedente versione giapponese che mi ha sempre strappato qualche lacrima .
Lo consiglio a tutti quanti: se riuscite a trovarlo guardatelo perché ne vale veramente la pena.
La principessa sirena Marina, figlia del Re del mare, vive con suo padre, sua nonna e le sue cinque sorelle nel palazzo in fondo agli abissi. All'età di quindici anni le viene consegnato un fiore con una perla al centro; tale oggetto viene dato a tutte le sirene che diventano adulte, e grazie ad esso ottiene il permesso di uscire in mare aperto e di nuotare fino in superficie per vedere il mondo esterno.
Marina, in compagnia del suo amico delfino Fritz, per la prima volta nella sua giovane vita, viene accarezzata dalla dolce brezza e illuminata dal chiaro di luna.
Ad un certo punto, sopraggiunge una nave con a bordo un bellissimo principe, Marina ne rimane folgorata talmente tanto da rischiare la vita pur di salvarlo dalla violenza della tempesta, che si era abbattuta nel frattempo.
Trascinato il giovane lungo la spiaggia, cerca di scuoterlo e di risvegliarlo, ma il suono delle campane e delle voci di giovani donne, la inducono a nascondersi dietro gli scogli.
Il principe, quindi, si risveglia tra le braccia di un'altra ragazza, che avendolo notato era accorsa ad aiutarlo.
Marina che da quell'incontro rimane profondamente turbata, si reca dalla Strega dei sette mari per chiederle il modo di ottenere delle gambe umane, perché desidera rimanere per sempre accanto all'uomo che ama.
La Strega acconsente, ma l'avverte che se il principe sposerà un'altra donna, lei verrà trasformata in spuma del mare. E come pegno per la pozione che la farà diventare una ragazza umana le prende la sua incantevole voce...
Il lungometraggio animato ripercorre fedelmente la storia della “Sirenetta” di Hans Christian Andersen, riprendendone soprattutto la filosofia che è alla base dell'opera.
La sirena è il simbolo del “diverso” e del sacrificio in nome dell'Amore: la sua dolcezza, i suoi sorrisi, le sue lacrime e i suoi silenzi hanno l'effetto di emozionarti e di spalancarti gli occhi e il cuore alla visione.
Le animazioni sono veramente di ottimo livello, se pensiamo che è un film del 1975, possiamo anche considerarlo un vero e proprio capolavoro. Il character design del maestro Araki ispira un senso di bellezza e di dolcezza, che viene amplificato dalla brillantezza dei colori.
Menzione speciale va fatta per le musiche di Takekuni Hirayoshi, davvero coinvolgenti e emozionanti.
Come è successo con Kimba, anche "Andersen Douwa: Ningyo Hime" è stato “fonte di ispirazione” di un film animato della Disney, “la Sirenetta” del 1989.
La differenza sostanziale tra le due sirenette è che Marina è la vera sirena di Andersen, mentre Ariel è da considerarsi la sorella fortunata.
Marina, in compagnia del suo amico delfino Fritz, per la prima volta nella sua giovane vita, viene accarezzata dalla dolce brezza e illuminata dal chiaro di luna.
Ad un certo punto, sopraggiunge una nave con a bordo un bellissimo principe, Marina ne rimane folgorata talmente tanto da rischiare la vita pur di salvarlo dalla violenza della tempesta, che si era abbattuta nel frattempo.
Trascinato il giovane lungo la spiaggia, cerca di scuoterlo e di risvegliarlo, ma il suono delle campane e delle voci di giovani donne, la inducono a nascondersi dietro gli scogli.
Il principe, quindi, si risveglia tra le braccia di un'altra ragazza, che avendolo notato era accorsa ad aiutarlo.
Marina che da quell'incontro rimane profondamente turbata, si reca dalla Strega dei sette mari per chiederle il modo di ottenere delle gambe umane, perché desidera rimanere per sempre accanto all'uomo che ama.
La Strega acconsente, ma l'avverte che se il principe sposerà un'altra donna, lei verrà trasformata in spuma del mare. E come pegno per la pozione che la farà diventare una ragazza umana le prende la sua incantevole voce...
Il lungometraggio animato ripercorre fedelmente la storia della “Sirenetta” di Hans Christian Andersen, riprendendone soprattutto la filosofia che è alla base dell'opera.
La sirena è il simbolo del “diverso” e del sacrificio in nome dell'Amore: la sua dolcezza, i suoi sorrisi, le sue lacrime e i suoi silenzi hanno l'effetto di emozionarti e di spalancarti gli occhi e il cuore alla visione.
Le animazioni sono veramente di ottimo livello, se pensiamo che è un film del 1975, possiamo anche considerarlo un vero e proprio capolavoro. Il character design del maestro Araki ispira un senso di bellezza e di dolcezza, che viene amplificato dalla brillantezza dei colori.
Menzione speciale va fatta per le musiche di Takekuni Hirayoshi, davvero coinvolgenti e emozionanti.
Come è successo con Kimba, anche "Andersen Douwa: Ningyo Hime" è stato “fonte di ispirazione” di un film animato della Disney, “la Sirenetta” del 1989.
La differenza sostanziale tra le due sirenette è che Marina è la vera sirena di Andersen, mentre Ariel è da considerarsi la sorella fortunata.