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ayami

Episodi visti: 12/12 --- Voto 10
Io spaparanzato sul divano: "Cosa ci vediamo di bello stasera su Netflix? Cos'è 'sta roba...? Dragon Pilot (Hisone & Masotan)? Mai sentito nominare, vediamo se magari è anche doppiato in italiano... sì, l'hanno doppiato, allora vediamo un po' com'è...". Dopo la visione dei primi due episodi mi sono chiesto: "Com'è che nessuno ne parla, eppure è fatto davvero bene... vediamo un po' chi c'ha lavorato - un certo studio Bones e una certa Mari Okada come sceneggiatrice - Ah, ora capisco...". Ecco, questo è stato il mio primo approccio con questo titolo.

La storia parla di Hisone Amakasu una ragazza arruolata nelle forze aeree militari giapponesi, con qualche problema a socializzare; qui per puro caso - o destino - incontra un drago custodito proprio dall'esercito. Non seguo con la trama anche perché nel primo episodio viene spiegato quasi tutto.

Per quanto riguarda il reparto tecnico non ho trovato difetti, anzi. Il character design è abbastanza minimalista (più che altro per i volti dei personaggi ma non per tutti il resto) e per questo sempre ben curato con buone animazioni - i colori sono vivaci e ben amalgamati - stessa cosa per gli sfondi. In particolare i modelli mecha a mio avviso sono stati perfettamente realizzati, ossia grazie la tecnica del cel-shading è come guardare una classica animazione 2D, un lavoro davvero di alto livello.

Anche le musiche sono davvero di altissimo livello. Le BMG sono bellissime: dalla scanzonata e divertente "Loitering Paku" alle emozionanti e toccanti "The Morning I Decided in Mind" e "When I Crossed the Hill Yesterday" (ogni volta che le ascolto mi emoziono e mi vengono i brividi). Non di meno le sigle di apertura e chiusura, quest'ultima davvero simpatica e quasi ipnotica: difficile non ascoltarla/vederla fino alla fine.

Circa il doppiaggio italiano, anche qui non posso che spendere parole di elogio - tutte le doppiatrici sono state bravissime anche perché i vari personaggio sono davvero particolari. In particolare però devo sottolineare il lavoro svolto per la protagonista Hisone; Tiziana Martello a mio modo di sentire ha svolto un lavoro incredibile, riuscendo a dare al personaggio quasi un'anima - Bravissima!

In conclusione, per quanto detto, sembrerebbe un prodotto perfetto, ma il finale non mi ha molto convinto o meglio speravo in qualcosa di più originale o coraggioso - in più non è stato dato molto spazio o comunque per me non abbastanza, a Nao Kaizaki la mia preferita! Come avete potuto!
In definitiva il voto sarebbe un 9 pieno, ma voglio mettere un bel 10 per alzare la media perché è un titolo che merita davvero, sul serio!

P.s. È stato realizzato anche un manga di soli cinque capitoli, immagino per pubblicizzare la serie TV. Si può considerare una specie di prequel con maggior spazio dedicato a Nao, qui quasi protagonista - è la cosa è davvero gradita!
P.p.s. Visto che avevo tempo ho tradotto il manga, se v'interessa si trova nel mio sito


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Mirokusama

Episodi visti: 12/12 --- Voto 7,5
Una cosa che mi piace del poter seguire tante serie animate durante l’anno è poter scovare la sorpresa che non ti aspetti; è facile andare dietro a titoli famosi, trasposizioni di opere che hanno già successo, sequel/prequel/rifacimenti e chi più ne ha più ne metta di serie già conosciute, ma trovare qualcosa di nuovo che riesca a sorprenderti e a conquistarti è più difficile e, per questo, lascia anche più soddisfazione quando si ha la sensazione di averla trovata. “Hisone & Masotan” aveva le caratteristiche per costituire una bella sorpresa: un’opera originale, con una trama e un design diversi dal solito, ma allo stesso tempo con uno studio e nomi famosi dietro a lavorarci che potevano costituire una sorta di garanzia per chi volesse provarla, è con questo spirito che ho deciso di guardarla e con lo stesso spirito la recensisco, ora che posso confermare in effetti il suo ruolo di piacevole sorpresa, pur con qualche rammarico devo dire perché ho l’impressione che con alcuni accorgimenti avrebbe potuto dare anche di più.

La serie è ambientata in Giappone, ai giorni nostri ma… con qualche piccolo cambiamento; in questo universo infatti l’umanità convive da sempre coi draghi, detti anche Organismi Trasformabili Volanti o OTV (OTF in inglese), creature leggendarie che potevano fare la fortuna della Nazione che riusciva a sfruttarli ma anche la sua disgrazia se i Paesi confinanti l’avessero attaccata per entrare in possesso di quel potere. Per evitare ciò gli uomini decisero di nascondere i draghi camuffandoli in ogni modo possibile fino ad arrivare ai giorni nostri dove il camuffamento degli OTV è operato dalle Forze di Autodifesa Aerea Giapponesi (JASDF l’acronimo inglese), la loro aeronautica in poche parole, che riescono a far assumere ai draghi in loro possesso le sembianze di aerei militari già esistenti in modo che essi possano operare come qualsiasi altro velivolo. Il compito di pilotare questi velivoli speciali è assegnato ai Dragon Pilot, o D-Pilot, un gruppo specializzato con caratteristiche peculiari tra cui, la principale, è l’essere obbligatoriamente una donna. Donna è quindi la nostra protagonista, Hisone Amakasu, impiegata delle JASDF di stanza alla base di Gifu, una ragazza simpatica e impacciata che incontra difficoltà nel relazionarsi con le altre persone per il suo vizio di parlare sempre onestamente senza pensare alle conseguenze delle sue parole. Questa sua caratteristica la ostacola da sempre nella sua vita ma, per sua fortuna, un incontro fortuito con l’OTV della base, il drago che lei ribattezzerà Masotan, le regalerà una possibilità di miglioramento della sua condizione rendendola una D-Pilot e avviandola alla scoperta delle meraviglie e, soprattutto, delle gravità nascoste che questo ruolo comporta.

Con queste premesse parte la storia di “Hisone & Masotan” che, grossomodo, è divisibile in due parti: la prima si concentra sulla conoscenza tra Hisone e il suo OTV oltre che con le sue colleghe D-Pilot che la raggiungeranno, la seconda invece sul vero ‘compito’ che spetta alle D-Pilot e agli OTV che intraprenderanno un addestramento finalizzato a una missione tanto importante quanto pericolosa. Personalmente posso dire di aver trovato molto più riuscita la prima parte, che è interessante, divertente e coinvolgente, della seconda che mi ha deluso un po’ soprattutto sul finale. E se la prima parte mi è piaciuta tanto il merito è ascrivibile sicuramente alla sua protagonista, perché Hisone è una donna ‘normale’, fa una vita modesta ma con impegno e costanza, ha i suoi desideri, le sue paure, le sue speranze e i suoi rimpianti, Hisone è, in parole povere, una di noi! E in quanto tale è facile ritrovarcisi e provare per lei immediatamente simpatia mentre la si segue nel suo percorso di crescita, che la porterà a migliorarsi, a scoprire emozioni e a vivere esperienze completamente nuove; alla buona riuscita di ciò collaborano anche gli altri personaggi, Masotan su tutti e le colleghe D-Pilot in particolare che, con le loro storie e i loro caratteri decisamente diversi, completano un cast molto variegato che rappresenterà, per buona parte della serie, il suo pezzo forte. La seconda parte dell’anime invece introduce argomentazioni più importanti che rischieranno di influenzare pesantemente sia la vita delle D-Pilot che il destino dello stesso Giappone e non riesce a risultare altrettanto convincente, in particolar modo quando si raggiunge l’agognato finale, sul quale non posso soffermarmi nel dettaglio ovviamente, che per provare a rispettare, secondo me, lo spirito scanzonato che contraddistingueva l’inizio della serie finisce per risultare, invece, forzato e contraddittorio, ‘rovinando’ in parte un anime dalle ottime potenzialità.

Potenzialità che si sono espresse in pieno sul lato tecnico che è uno dei motivi principali, visto soprattutto il design dei personaggi, che mi ha spinto a dare un’occasione a questa serie. “Hisone & Masotan” è un anime in 12 episodi prodotto dal celeberrimo Studio Bones (“Fullmetal Alchemist”, “Wolf’s rain” o “My Hero Academia” tra le altre, giusto per rendere l’idea di cosa stiamo parlando…) da un’idea di Shinji Higuchi, celebre regista e sceneggiatore tra i fondatori dello studio Gainax, e Mari Okada, anche lei sceneggiatrice tra le più prolifiche dell’ultimo decennio; pur essendo una serie della stagione primaverile è stata distribuita dalla piattaforma Netflix, col terrificante titolo di “Dragon Pilot”, a livello internazionale solo a fine settembre, a cavallo tra la fine della stagione estiva e l’inizio di quello autunnale, cosa che ha ostacolato, secondo me, l’avvicinamento e la conseguente visione alla platea internazionale di questa serie che ha ricevuto così meno attenzione di quanto avrebbe potuto. Anche perché dal punto di vista grafico devo dire che ho trovato quest’anime assolutamente delizioso: il character design originale di Toshinao Aoki, reinterpretato poi da Yoshiyuki Itou, ci regala dei personaggi dall’aspetto semplice ma inevitabilmente simpatico, una via di mezzo ideale tra la dolcezza moe e l’aspetto adulto, che comunque questi personaggi devono avere, che ha un unico difetto, a mio modo di vedere ovvio, nella ‘scomparsa’ del naso quando il personaggio viene disegnato frontalmente, è un piccolo dettaglio ma non posso negare di averlo trovato a volte piuttosto fastidioso; completano il quadro d’insieme poi le ambientazioni curatissime, i colori pastello mai troppo forti, i draghi dall’aspetto tutt’altro che minaccioso, il meticoloso design dei velivoli militari, tutte riproduzioni di esemplari realmente esistenti, e le animazioni sempre fluide e pulite che ‘esplodono’ in tutta la loro bellezza, in particolar modo, nelle scene di volo degli OTV che esaltano l’aspetto spettacolare della serie. Funzionano bene le musiche di Taisei Iwasaki nell’accompagnare i momenti cruciali della serie, funziona benissimo il doppiaggio giapponese, che io ho preferito a quello italiano comunque di buon livello, nel caratterizzare al meglio tutti i personaggi ma le D-Pilot in special modo, partendo da Misaki Kuno che doppia la bellissima protagonista, e proseguendo poi con Tomoyo Kurusawa (Kaizaki Nao), Maki Kawase (Eru Hoshino), Kaori Nazuka (Mayumi Hitomi) e Satomi Arai (Ririko Kinutsugai), altra grande mattatrice della scena col suo tono apatico e indolente che tanto bene si adatta al personaggio. Un capitolo a parte meritano poi le due sigle che, a modo loro, sono una chicca in più che questa serie regala: l’opening si intitola “Shōjo wa Ano Sora wo Wataru” (La ragazza che attraversa quel cielo), composta e scritta dagli stessi Iwasaki e Okada che hanno contribuito alla serie e cantata da Riko Fukumoto, ed è una canzone molto particolare con un tono evocativo e un ritmo compassato che sembra stonare quasi coi contenuti dei primi episodi della serie ma che finisce per diventare man mano sempre più azzeccato, un pezzo che stimola l’immaginazione e la fantasia accompagnato anche com’è da un video che mette in evidenza l’immensità del cielo che Hisone e compagni, come il titolo suggerisce, attraversano; l’ending, se possibile, è anche più originale visto che è una cover di una canzone di France Gall, cantante francese in auge negli anni ’60, intitolata "Le temps de la rentrée: Koi no Ieji (Shingakki)" e cantata dalle doppiatrici originali delle D-Pilot, un pezzo in francese molto spensierato che si abbina a un video ironico e divertente che vede le cinque ragazze ‘esibirsi’ in semplici passi di danza, prima lenti e poi via via più movimentati, fino a raggiungere un effetto che io definirei, visto come mi ha sempre tenuto incollato allo schermo, praticamente ipnotico.

Come racchiudere in poche parole un giudizio su questa serie quindi, non è semplice visto che mi ha fatto vivere emozioni contrastanti ma, in questo caso, arriva la matematica in mio soccorso: tra l’otto pieno che darei alla prima parte e il sei con riserva che darei alla seconda la media perfetta farebbe sette ma preferisco rifugiarmi in un sette e mezzo convinto perché un’idea bella e originale, un design così particolare e una protagonista tanto adorabile meritano decisamente una valutazione al rialzo, senza tanti complimenti.