Tsuki ga Noboru made ni
OAV del 1991, “Tsuki ga Noboru made ni” si ritaglia un piccolo spazio nel panorama dell’animazione storica/di guerra, ma finisce per essere snobbato dalla massa, forse per la poca pubblicità che se ne è fatta, a causa del modo di dipingere l’esercito giapponese.
Mediometraggio di una quarantina di minuti, visto e votato da pochi, il film è diretto da Eiichi Yamamoto (eccentrico regista del più ben noto e apprezzato “Belladonna of Sadness”). La trama vede un padre e una figlia che intraprendono una scarpinata su una montagna per poter ammirare la luna. Qui incontrano un vecchio uomo che decide di raccontare loro la propria infanzia durante la Seconda Guerra Mondiale, quando entrò in contatto con alcuni soldati americani...
Vista la brevità del film, inutile raccontare di più, altrimenti finirei per rovinare la visione...
L’idea di utilizzare un punto di vista non solo civile ma anche di un infante è stata ripresa più volte nell’animazione nipponica, forse per rendere più edulcorata la violenza della guerra. Tuttavia, il film in sé non vuole parlare del conflitto vero e proprio, anzi lascia un messaggio di serenità a fine visione.
Il giovane ragazzo che entra in contatto coi soldati americani rappresenta il singolo: infatti, se anche il film pone lo scenario di una guerra tra due Paesi (vengono mostrati, qui, solo Giapponesi e Americani), palesa come non per forza debbano odiarsi un singolo americano e un singolo giapponese.
Ho trovato molto poetica la scelta di mostrare i soldati americani simili a dei demoni, agli occhi di un bambino spaventato a cui è stato insegnato che i Giapponesi sono gli eroi, e tutti gli altri sono nemici.
Persino sul lato tecnico, il prodotto è piuttosto buono.
La grafica è quella classica degli anni ’90, le musiche sono dolcissime e accompagnano armoniosamente la pellicola.
Mediometraggio di una quarantina di minuti, visto e votato da pochi, il film è diretto da Eiichi Yamamoto (eccentrico regista del più ben noto e apprezzato “Belladonna of Sadness”). La trama vede un padre e una figlia che intraprendono una scarpinata su una montagna per poter ammirare la luna. Qui incontrano un vecchio uomo che decide di raccontare loro la propria infanzia durante la Seconda Guerra Mondiale, quando entrò in contatto con alcuni soldati americani...
Vista la brevità del film, inutile raccontare di più, altrimenti finirei per rovinare la visione...
L’idea di utilizzare un punto di vista non solo civile ma anche di un infante è stata ripresa più volte nell’animazione nipponica, forse per rendere più edulcorata la violenza della guerra. Tuttavia, il film in sé non vuole parlare del conflitto vero e proprio, anzi lascia un messaggio di serenità a fine visione.
Il giovane ragazzo che entra in contatto coi soldati americani rappresenta il singolo: infatti, se anche il film pone lo scenario di una guerra tra due Paesi (vengono mostrati, qui, solo Giapponesi e Americani), palesa come non per forza debbano odiarsi un singolo americano e un singolo giapponese.
Ho trovato molto poetica la scelta di mostrare i soldati americani simili a dei demoni, agli occhi di un bambino spaventato a cui è stato insegnato che i Giapponesi sono gli eroi, e tutti gli altri sono nemici.
Persino sul lato tecnico, il prodotto è piuttosto buono.
La grafica è quella classica degli anni ’90, le musiche sono dolcissime e accompagnano armoniosamente la pellicola.