Dance in the Vampire Bund
"Dance in the Vampire Bund" è un'opera che racconta l'integrazione dei vampiri voluta dalla principessa Mina Tepes nel mondo degli umani e di un licantropo, Akira, che cerca di proteggerla in qualsiasi modo, anche rischiando la propria vita, per amore. La storia è molto bella e a tratti anche molto complessa, bisogna essere molto attenti per non perdersi il minimo dettaglio e andare completamente fuori trama; non mancano i momenti di suspense e i combattimenti danno una certa esaltazione in chi guarda. Peccato che sia un anime corto e con pochi episodi, sarebbe stato decisamente meglio sfruttare qualche episodio in più per delineare meglio i personaggi e le loro storie, senza allungare il brodo, dando loro comunque un'impronta più decisa e concreta. Per me è un anime consigliatissimo, ne ho visti pochissimi migliori di questo, speriamo in un seguito...
Avendo letto tutto il manga, ero curiosa di vederlo trasposto sullo schermo e devo dire che il risultato non è stato deludente, sebbene la quantità di informazioni che è possibile condensare su carta non sia minimamente paragonabile al poco che si può dire nell'anime. Alcuni si sono lamentati proprio del fatto che alcune spiegazioni siano assenti o non chiare, ebbene, il problema non risiede tanto nella trama ideata dall'autore ma nella necessità di riassumere il tutto in sole 12 puntate (che comunque raccontano solo un frammento del manga).
La trama è interessante, essendo diversa dalla solita storiella del vampiro che si innamora di una ragazza comune e banale rendendola sua serva/amante ecc. In questo caso la protagonista indiscussa è la regina dei vampiri, Mina Tepes. Il suo personaggi viene sviluppato bene e modellato a tutto tondo in modo da mettere in evidenza le varie sfaccettature della sua personalità. Finalmente un'eroina fatta di luci e ombre che sa comunque toccarci nel profondo con la sua storia! Forte, determinata, a tratti spietata ma allo stesso tempo in grado di provare amore e compassione. La sua complessità la rende affascinante. Altrettanto interessante è il protagonista maschile, Akira, che pur essendo un licantropo conserva tutte le sfumature tipiche dell'animo umano. La coppia non si risolve semplicemente in una coppietta da shojo, le atmosfere sono più cupe, i sentimenti più profondi e scavano nel cuore dei protagonisti. Anche gli altri personaggi presentati sono accattivanti, spesso misteriosi, spinti da motivazioni forti e non superficiali. Ovviamente su carta vengono analizzati meglio ma tuttavia qui non vengono presentati in modo sbagliato, nonostante il poco spazio concesso.
La trama è ben costruita, misteriosa al punto giusto, ci sono momenti ricchi di tensione e suspense, colpi di scena e la varietà di elementi che compone ogni episodio tiene viva l'attenzione dello spettatore.
La grafica è seducente come quella di quasi tutti gli anime moderni. Colori sfavillanti, benché le ambientazioni siano per lo più prive della piena luce solare che ridurrebbe i vampiri in cenere. Volti e corpi ben strutturati. Iridi profonde e scintillanti. Forse proprio agli occhi vengono riservate un po' troppe inquadrature quando non è necessario ma sono scelte di regia. L'ecchi che comunque è presente non è eccessivo e non è forzato. In tutto l'anime, fatta eccezione per un paio di scene, non ci sono veri momenti erotici o volgari.
Opening ed ending sono buone e graficamente supportate da belle scene. Le musiche in generale accompagnano bene tutto l'anime senza lasciare punti vuoti.
DIFFERENZE CON IL MANGA (potrebbe contenere spoiler):
-La puntata iniziale sembra essere stata aggiunta completamente da zero perché nel manga non è presente e credo sia stata anche un omaggio all'autore, Nozomu Tamaki, che viene inserito come concorrente di un programma televisivo.
-Akira nel manga non perde la memoria in seguito all'incidente avvenuto quasi due anni prima e oltretutto le dinamiche dell'incidente sono completamente diverse e coinvolgono personaggi che nell'anime non sono presenti (tra cui Angie, che nel manga ha un ruolo chiave). Questo mischia un bel po' le carte in tavola.
- Non viene fatta nessuna menzione del ministero che si occupa delle relazioni tra umani e vampiri, presieduto dalla sorella della giornalista che attenta alla vita di Mina, Reiko. Anche il suo personaggio aveva un ruolo importante nel manga e con lei l'abile e ironico Seiji Hama, altrettanto fondamentale e qui sostituito dalla misteriosa Mei Ren, inventata di sana pianta nell'adattamento televisivo (molto più fastidiosa del bel soldato che avrei preferito vedere animato!).
- Alcuni archi narrativi vengono ristretti, meno approfonditi o le dinamiche vengono alterate sicuramente per motivi di spazio ma si giunge comunque alle stesse conclusioni del manga.
Inutile dire che come il film raramente eguagli la bellezza del libro, allo stesso modo, il manga supera quella dell'anime. Ma in ogni caso, niente male, bel lavoro!
La trama è interessante, essendo diversa dalla solita storiella del vampiro che si innamora di una ragazza comune e banale rendendola sua serva/amante ecc. In questo caso la protagonista indiscussa è la regina dei vampiri, Mina Tepes. Il suo personaggi viene sviluppato bene e modellato a tutto tondo in modo da mettere in evidenza le varie sfaccettature della sua personalità. Finalmente un'eroina fatta di luci e ombre che sa comunque toccarci nel profondo con la sua storia! Forte, determinata, a tratti spietata ma allo stesso tempo in grado di provare amore e compassione. La sua complessità la rende affascinante. Altrettanto interessante è il protagonista maschile, Akira, che pur essendo un licantropo conserva tutte le sfumature tipiche dell'animo umano. La coppia non si risolve semplicemente in una coppietta da shojo, le atmosfere sono più cupe, i sentimenti più profondi e scavano nel cuore dei protagonisti. Anche gli altri personaggi presentati sono accattivanti, spesso misteriosi, spinti da motivazioni forti e non superficiali. Ovviamente su carta vengono analizzati meglio ma tuttavia qui non vengono presentati in modo sbagliato, nonostante il poco spazio concesso.
La trama è ben costruita, misteriosa al punto giusto, ci sono momenti ricchi di tensione e suspense, colpi di scena e la varietà di elementi che compone ogni episodio tiene viva l'attenzione dello spettatore.
La grafica è seducente come quella di quasi tutti gli anime moderni. Colori sfavillanti, benché le ambientazioni siano per lo più prive della piena luce solare che ridurrebbe i vampiri in cenere. Volti e corpi ben strutturati. Iridi profonde e scintillanti. Forse proprio agli occhi vengono riservate un po' troppe inquadrature quando non è necessario ma sono scelte di regia. L'ecchi che comunque è presente non è eccessivo e non è forzato. In tutto l'anime, fatta eccezione per un paio di scene, non ci sono veri momenti erotici o volgari.
Opening ed ending sono buone e graficamente supportate da belle scene. Le musiche in generale accompagnano bene tutto l'anime senza lasciare punti vuoti.
DIFFERENZE CON IL MANGA (potrebbe contenere spoiler):
-La puntata iniziale sembra essere stata aggiunta completamente da zero perché nel manga non è presente e credo sia stata anche un omaggio all'autore, Nozomu Tamaki, che viene inserito come concorrente di un programma televisivo.
-Akira nel manga non perde la memoria in seguito all'incidente avvenuto quasi due anni prima e oltretutto le dinamiche dell'incidente sono completamente diverse e coinvolgono personaggi che nell'anime non sono presenti (tra cui Angie, che nel manga ha un ruolo chiave). Questo mischia un bel po' le carte in tavola.
- Non viene fatta nessuna menzione del ministero che si occupa delle relazioni tra umani e vampiri, presieduto dalla sorella della giornalista che attenta alla vita di Mina, Reiko. Anche il suo personaggio aveva un ruolo importante nel manga e con lei l'abile e ironico Seiji Hama, altrettanto fondamentale e qui sostituito dalla misteriosa Mei Ren, inventata di sana pianta nell'adattamento televisivo (molto più fastidiosa del bel soldato che avrei preferito vedere animato!).
- Alcuni archi narrativi vengono ristretti, meno approfonditi o le dinamiche vengono alterate sicuramente per motivi di spazio ma si giunge comunque alle stesse conclusioni del manga.
Inutile dire che come il film raramente eguagli la bellezza del libro, allo stesso modo, il manga supera quella dell'anime. Ma in ogni caso, niente male, bel lavoro!
Mina Tepes, diretta discendente di Dracula e quindi vampiro dal sangue puro, è la principessa che comanda nel regno dei vampiri. Regno che però è difficile da controllare, difatti gli umani ricevono spesso attacchi da alcuni vampiri, trovando così il suo disappunto. Mina è intenzionata a cambiare tutto questo, rivoluzionando le regole della società dei vampiri. Ma per farlo, ha la necessità di collaborare con il governo umano, e coglie l'occasione al balzo quando il Giappone presenta un alto debito pubblico che sta logorando la nazione. Decide quindi di risanare l'intero debito pubblico giapponese, e in cambio di questo, il governo giapponese le concede un distretto speciale presso le coste giapponesi. Tutto ciò avviene pubblicamente, "alla luce del giorno", con tutti i media puntati sull'incredibile avvenimento storico. Mina sà però che la sua decisione incontrerà dei grossi ostacoli, infatti una parte dei vampiri è contro questa sua decisione, e complotta contro di lei.
Oltre a Mina, come protagonista principale abbiamo un ragazzo, Akira, che ben presto diventerà una sorta di guardia del corpo della principessa dei vampiri.
Mina ha aspetto e comportamento da lolita, tuttavia la sua vera età è ben maggiore rispetto a quel che dimostra, e questo è da sapere per non rischiare di cadere in eventuali presuzioni e pregiudizi.
L'anime ha buone premesse, una bella trama e discrete potenzialità. Purtroppo però il suo svolgimento non mi è risultato molto all'altezza della trama proposta. Occasionalmente l'anime si dimostra criptico e non di facile comprensione, e in qualche caso sono presenti lacune di sceneggiatura che lasciano qualche perplessità. La storia è interessante e intelligente, tuttavia prosegue con ritmi e situazioni che non mi hanno sempre convinto. Ho trovato abbastanza difficile da digerire quest'opera, che tutto sommato ha diversi aspetti positivi, come una discreta eterogeneità delle vicende, e in ogni caso non si può certo dire che non succeda nulla, tra colpi di scena inaspettati e combattimenti di vario tipo.
Disegni e animazioni mi sono sembrati abbastanza buoni, l'atmosfera dark è ben fatta. La regia però mi ha fatto una cattiva impressione, infatti ci sono dei cambi improvvisi di visuale, anche durante i discorsi dei personaggi, che danno proprio fastidio agli occhi, questa è una cosa che ho notato particolarmente in questo anime e in nessun altro anime ciò mi risulta così doloroso per la vista; la regia insomma ci prende a pugni negli occhi, detto in gergo. Sonoro e musiche sono ok. Nel complesso non mi è sembrato un brutto anime, tuttavia mi ha spesso dato la sensazione che mancasse qualcosa, quel qualcosa che potesse rendere l'anime un po' più gradevole e degno di nota. Peccato, perchè qualcosa di buono la offre, ma purtroppo la storia non viene sfruttata a dovere secondo me. Consiglio l'anime a chi è appassionato di vampiri, o comunque di storie "dark", che non disdegni una protagonista dall'aspetto loli ma dal carattere più che maturo.
Oltre a Mina, come protagonista principale abbiamo un ragazzo, Akira, che ben presto diventerà una sorta di guardia del corpo della principessa dei vampiri.
Mina ha aspetto e comportamento da lolita, tuttavia la sua vera età è ben maggiore rispetto a quel che dimostra, e questo è da sapere per non rischiare di cadere in eventuali presuzioni e pregiudizi.
L'anime ha buone premesse, una bella trama e discrete potenzialità. Purtroppo però il suo svolgimento non mi è risultato molto all'altezza della trama proposta. Occasionalmente l'anime si dimostra criptico e non di facile comprensione, e in qualche caso sono presenti lacune di sceneggiatura che lasciano qualche perplessità. La storia è interessante e intelligente, tuttavia prosegue con ritmi e situazioni che non mi hanno sempre convinto. Ho trovato abbastanza difficile da digerire quest'opera, che tutto sommato ha diversi aspetti positivi, come una discreta eterogeneità delle vicende, e in ogni caso non si può certo dire che non succeda nulla, tra colpi di scena inaspettati e combattimenti di vario tipo.
Disegni e animazioni mi sono sembrati abbastanza buoni, l'atmosfera dark è ben fatta. La regia però mi ha fatto una cattiva impressione, infatti ci sono dei cambi improvvisi di visuale, anche durante i discorsi dei personaggi, che danno proprio fastidio agli occhi, questa è una cosa che ho notato particolarmente in questo anime e in nessun altro anime ciò mi risulta così doloroso per la vista; la regia insomma ci prende a pugni negli occhi, detto in gergo. Sonoro e musiche sono ok. Nel complesso non mi è sembrato un brutto anime, tuttavia mi ha spesso dato la sensazione che mancasse qualcosa, quel qualcosa che potesse rendere l'anime un po' più gradevole e degno di nota. Peccato, perchè qualcosa di buono la offre, ma purtroppo la storia non viene sfruttata a dovere secondo me. Consiglio l'anime a chi è appassionato di vampiri, o comunque di storie "dark", che non disdegni una protagonista dall'aspetto loli ma dal carattere più che maturo.
"Dance in the Vampire Bund" all'inizio mi ha lasciato realmente perplesso a causa della sua prima puntata gestita come fosse uno show televisivo, cosa abbastanza originale ma al contempo molto noiosa e che per fortuna riesce a riprendersi già sul finale. Dalla seconda puntata in poi invece mi sono trovato di fronte a un anime che si rendeva sempre più convincente e con buone idee al suo interno, cosa non facile quando si parla del tema più usato e abusato dei nostri tempi.
La trama parla sostanzialmente della promessa fra Mina Tepes e Akira Kaburagi Regendorf. La prima è la centenaria principessa dei vampiri, mentre il secondo è un lupo mannaro appartenente al "clan della terra", un gruppo di guardie della principessa. Il tutto può risultare poco originale, ma io l'ho trovato molto coinvolgente, anche perché il fattore sentimentale su cui pareva essere indirizzata la serie è trattato in modo veramente buono e non pesa nemmeno grazie alla presenza delle altre tematiche.
I personaggi in questa serie non mancano di certo, ma purtroppo a causa del numero limitato di episodi sono caratterizzati veramente poco e questo probabilmente è il punto debole di quest'anime. Ovviamente il personaggio reso in modo migliore è quello di Mina, che riesce a mostrare il temperamento di un vero vampiro nonostante il suo aspetto bambinesco e al contempo lascia trasparire il suo animo debole e insicuro quasi a livello umano.
Le idee, come già detto in precedenza, non mancano, come ad esempio la presenza dei "senza zanne", ovvero i vampiri che hanno deciso di mantenere la loro natura umana estirpandosi i canini, giusto per citarne una.
Sotto l'aspetto grafico ci troviamo nella media delle produzioni del tempo ed è veramente godibile. Invece il comparto musicale è un po' scarno per i miei gusti eccezione fatta per l'opening, che ritengo perfetta anche nei disegni scelti.
Un'ultimo punto che vorrei discutere è l'aspetto più criticato nella serie, ovvero il "fanservice lolicon" e l'ho messo fra virgolette perché per dire questo non si è capito molto della storia visto che si fa intuire chiaramente perché Mina mantiene un corpo acerbo. Inoltre dove ci sono vampiri ci deve essere un po' di fanservice, sono esseri disinibiti e non importa l'età esteriore che dimostrano. Insomma, non capisco realmente perché contestare delle scene ecchi su uno dei pochi anime in cui le ho trovate realmente sensate.
Io vi consiglio di dare almeno uno sguardo e vi avverto in anticipo che il finale è apertissimo e pronto per una seconda stagione che probabilmente non uscirà mai. Per il resto quest'anime dal mio punto di vista meriterebbe un sette e mezzo, ma con l'assenza dei mezzi voti porto a otto perché mi ha veramente sorpreso in senso positivo. Con questo non voglio dire che sia un capolavoro o che rientri nei miei preferiti, ma di certo è una serie che merita più di quello che ha raccolto.
La trama parla sostanzialmente della promessa fra Mina Tepes e Akira Kaburagi Regendorf. La prima è la centenaria principessa dei vampiri, mentre il secondo è un lupo mannaro appartenente al "clan della terra", un gruppo di guardie della principessa. Il tutto può risultare poco originale, ma io l'ho trovato molto coinvolgente, anche perché il fattore sentimentale su cui pareva essere indirizzata la serie è trattato in modo veramente buono e non pesa nemmeno grazie alla presenza delle altre tematiche.
I personaggi in questa serie non mancano di certo, ma purtroppo a causa del numero limitato di episodi sono caratterizzati veramente poco e questo probabilmente è il punto debole di quest'anime. Ovviamente il personaggio reso in modo migliore è quello di Mina, che riesce a mostrare il temperamento di un vero vampiro nonostante il suo aspetto bambinesco e al contempo lascia trasparire il suo animo debole e insicuro quasi a livello umano.
Le idee, come già detto in precedenza, non mancano, come ad esempio la presenza dei "senza zanne", ovvero i vampiri che hanno deciso di mantenere la loro natura umana estirpandosi i canini, giusto per citarne una.
Sotto l'aspetto grafico ci troviamo nella media delle produzioni del tempo ed è veramente godibile. Invece il comparto musicale è un po' scarno per i miei gusti eccezione fatta per l'opening, che ritengo perfetta anche nei disegni scelti.
Un'ultimo punto che vorrei discutere è l'aspetto più criticato nella serie, ovvero il "fanservice lolicon" e l'ho messo fra virgolette perché per dire questo non si è capito molto della storia visto che si fa intuire chiaramente perché Mina mantiene un corpo acerbo. Inoltre dove ci sono vampiri ci deve essere un po' di fanservice, sono esseri disinibiti e non importa l'età esteriore che dimostrano. Insomma, non capisco realmente perché contestare delle scene ecchi su uno dei pochi anime in cui le ho trovate realmente sensate.
Io vi consiglio di dare almeno uno sguardo e vi avverto in anticipo che il finale è apertissimo e pronto per una seconda stagione che probabilmente non uscirà mai. Per il resto quest'anime dal mio punto di vista meriterebbe un sette e mezzo, ma con l'assenza dei mezzi voti porto a otto perché mi ha veramente sorpreso in senso positivo. Con questo non voglio dire che sia un capolavoro o che rientri nei miei preferiti, ma di certo è una serie che merita più di quello che ha raccolto.
"Dance in the Vampire Bund" consiste di 12 episodi più uno special che riassume la "favola" narrata dagli occhi attenti di Yuki, una semplice umana che assiste agli eventi che sconvolgono un Giappone che si trova a fronteggiare una convivenza forzata con la Federazione dei Vapiri.
Quindi ci troviamo dinanzi a personaggi mostruosi quali vampiri e licantropi. La trama gira tutto attorno al rapporto tra Akira e la Principessa, uniti da una promessa che sfocerà in una pseudo-storia d'amore.
Trovo che questa serie sia incostante, ossia, a tratti è molto coinvolgente e alcune scene sono intriganti, poi però ci sono dei momenti in cui c'è una specie di diarrea verbale alquanto noiosa e delle sequenze potenzialmente incalzanti, ma che vengono protratte a discapito dell'attenzione dello spettatore.
Indubbiamente ha delle buone basi narrative, il rapporto fra i due protagonisti è al quanto misterioso e pragmatico, ma la pecca di "The Dance in the Vampire Bund" consiste nel ritmo un po' troppo lento e nello stile statico con il quale è diretto. Inoltre ho avuto la sensazione che determinati legami e azioni siano dati per scontati, e che le dinamiche sociali siano esplose di botto invece di svilupparsi con il tempo.
Al di là di ciò, ci troviamo dinanzi a una serie che certamente vuole affascinare il pubblico, non solo nella trama leggendaria e nella sceneggiatura articolata, ma ancor di più con la grafica. Quest'ultima è davvero sublime. L'immagine presenta la giusta aurea suggestiva: le luci accattivanti presenti come piccoli particolari e le ombre che evocano la giusta inquietudine dei personaggi oscuri. Da notare anche la caratteristica erotica di cui si impregna l'intera storia e che non si risparmia immagini di nudo.
Il finale lascia aperta la possibilità a un continuo della serie, infatti la versione manga è ancora in proseguimento, spero in un ritmo più coinvolgente perché "Dance in the Vampire Bund" è una buona storia con un'ottima grafica.
Quindi ci troviamo dinanzi a personaggi mostruosi quali vampiri e licantropi. La trama gira tutto attorno al rapporto tra Akira e la Principessa, uniti da una promessa che sfocerà in una pseudo-storia d'amore.
Trovo che questa serie sia incostante, ossia, a tratti è molto coinvolgente e alcune scene sono intriganti, poi però ci sono dei momenti in cui c'è una specie di diarrea verbale alquanto noiosa e delle sequenze potenzialmente incalzanti, ma che vengono protratte a discapito dell'attenzione dello spettatore.
Indubbiamente ha delle buone basi narrative, il rapporto fra i due protagonisti è al quanto misterioso e pragmatico, ma la pecca di "The Dance in the Vampire Bund" consiste nel ritmo un po' troppo lento e nello stile statico con il quale è diretto. Inoltre ho avuto la sensazione che determinati legami e azioni siano dati per scontati, e che le dinamiche sociali siano esplose di botto invece di svilupparsi con il tempo.
Al di là di ciò, ci troviamo dinanzi a una serie che certamente vuole affascinare il pubblico, non solo nella trama leggendaria e nella sceneggiatura articolata, ma ancor di più con la grafica. Quest'ultima è davvero sublime. L'immagine presenta la giusta aurea suggestiva: le luci accattivanti presenti come piccoli particolari e le ombre che evocano la giusta inquietudine dei personaggi oscuri. Da notare anche la caratteristica erotica di cui si impregna l'intera storia e che non si risparmia immagini di nudo.
Il finale lascia aperta la possibilità a un continuo della serie, infatti la versione manga è ancora in proseguimento, spero in un ritmo più coinvolgente perché "Dance in the Vampire Bund" è una buona storia con un'ottima grafica.
<b>ATTENZIONE, CONTIENE LIEVI SPOILER.</b>
Ho iniziato a seguire questo titolo incuriosita come molti altri dalla lodevole iniziativa della Dynit che lo aveva trasmesso sul suo canale web praticamente in concomitanza alla messa in onda in Giappone, stabilendo un primato e creando intorno al progetto una vivace campagna pubblicitaria basata sul “passaparola tra internauti”. È facile immaginarsi perché sia stata scelta questa serie tra le molte andate trasmesse nell’autunno 2010: negli ultimi anni stiamo assistendo alla “rinascita” del vampirismo, grazie al successo in occidente (la saga della Meyer iniziata con Twilight) e in oriente (il progetto “Blood”, Vampire Knight) di opere narrative con protagonisti i leggendari succhiasangue, filone in cui “Dance in the vampire bund” può inserirsi a pieno titolo.
È bene precisare subito che da fan del “Dracula” di Stoker mi riesce difficile sopportare questa nuova generazione di vampiri bellissimi, perennemente affascinati da insipide adolescenti mortali e pateticamente “umani”. Ritengo l’inserimento del sovrannaturale in certa narrativa forzato e privo di ragion d’essere, quando è già stato detto tutto anni fa con “Buffy, l’ammazzavampiri”, telefilm americano piuttosto trash e dalla sceneggiatura traballante, ma non privo di una sua freschezza e autoironia.
Ma sarebbe poco maturo assegnare un’insufficienza a priori per la materia scelta, e in effetti non stanno nelle premesse le ragioni del 5. “Dance in the Vampire Bund” parte bene: non ho mai visto trattare del sovrannaturale a partire da un talk-show televisivo di bassa lega, e fin dalla sua comparsa Mina Tepes, bisnipote del conte Vlad, regina dei vampiri e star della serie, calamita l’attenzione dello spettatore invogliandolo a saperne di più. Purtroppo ben presto lo scenario cambia e diventa più familiare, indovinate? Si sposta in un liceo giapponese per bimbi ricchi, dove il protagonista maschile, lo smemorato, affascinante ed ebete Akira Kaburagi per il momento si gode una tranquilla vita scolastica e le attenzioni della classica compagna di classe premurosa, Yuki. Ovviamente la sua vita verrà presto sconvolta dall’incontro con Mina, intenzionata a fare ricordare al ragazzo-lupo la sua vita precedente e a riportarlo nella propria… ehm, tana. Nel frattempo il resto della comunità globale viene sconvolta dalla rivelazione del “popolo della notte” che di punto in bianco rivendica, dietro comando della regina, un’isola di proprietà giapponese dove poter vivere in completa autonomia e evitare futuri conflitti razziali.
Poveri, piccoli vampiri, non è colpa loro se sono nati assetati di sangue e aggrediscono ogni umano che vedono, mi viene istintivamente da pensare. Sì, avete capito bene; i persecutori sono qui divenuti vittime di discriminazione e ingiustificato odio. Una scelta di sceneggiatura che giudico bizzarra ma che avrebbe comunque potuto introdurre delle riflessioni interessanti sul fronte etico. Il condizionale è d’obbligo, perché per quanto Mina tenti di convincerci del suo carisma e dalla sua machiavellica astuzia politica, viene costantemente distratta dal fascinoso Akira e da tutta una serie di eventi accessori al suo operato di dubbio gusto e innegabile disturbo. Intendiamoci, la regina dei vampiri non ha rivali degni di nota con cui confrontarsi né sul fronte politico - i vari mid-bosses e gli altri Tepes - né su quello amoroso - Yuki prima e Meiren poi -, tant’è che ogni imprevisto viene risolto nello spazio di una puntata, massimo due.
Se escludiamo la ragazzina dai lunghi capelli dorati e in parte la divoratrice di caramelle, il resto del cast vive nell’anonimato, asservito totalmente alle ragioni del fanservice. Pur nella sua brevità, la serie fa in tempo a mostrare ogni tipo di perversione amorosa, dall’incesto con il fratello (non di sangue) all’amplesso poligamico all’attrazione pedofila, accampando come scusante la nota lascivia dei vampiri. Bando al moralismo, se certe scene servono solo a mostrare tette e culi senza essere di alcuna utilità all’introspezione dei personaggi, è fanservice. Se la protagonista ultracentenaria viene imprigionata in un corpo da bambina solo per il gusto di vederla girare per gli ambienti vestita di niente, senza accennare al dramma di vivere in forme inadeguate alla propria psiche - la splendida Claudia di “Intervista con il vampiro” insegna - è fanservice. Se si perdono interi episodi a rappresentare le canoniche scenette di vissuto scolastico, nonché le grazie delle ragazze in tutti i cliché possibili, invece di fare avanzare la trama, è ancora una volta fanservice. Se alla fine gli eventi principali si ammassano negli ultimi tre episodi, senza riuscire a comporre un epilogo degno di questo nome, lasciando troppi punti in sospeso (esempio: perché gli “oltrauomini” si trasformano in animali diversi, dal pipistrello al camaleonte?) è anche colpa di tutto lo spazio rubato dal fanservice di cui sopra. Inutile sperare in un sequel poiché l’insuccesso in patria ha portato alla cancellazione del progetto.
Eppure il comparto tecnico non è malvagio: la grafica mischia realismo e deformazioni surreali senza sfociare nel grottesco; le animazioni, specie nella resa dei liquidi e dei capelli, sono convincenti; la regia e le musiche creano la giusta atmosfera gotica, nonostante l’ossessivo indugiare su labiale e sguardi. Ma sotto il bel confezionamento si cela una trama inconsistente, e una storia sentimentale alquanto scontata e leziosa.
Possibilmente, soffermate altrove lo sguardo.
Ho iniziato a seguire questo titolo incuriosita come molti altri dalla lodevole iniziativa della Dynit che lo aveva trasmesso sul suo canale web praticamente in concomitanza alla messa in onda in Giappone, stabilendo un primato e creando intorno al progetto una vivace campagna pubblicitaria basata sul “passaparola tra internauti”. È facile immaginarsi perché sia stata scelta questa serie tra le molte andate trasmesse nell’autunno 2010: negli ultimi anni stiamo assistendo alla “rinascita” del vampirismo, grazie al successo in occidente (la saga della Meyer iniziata con Twilight) e in oriente (il progetto “Blood”, Vampire Knight) di opere narrative con protagonisti i leggendari succhiasangue, filone in cui “Dance in the vampire bund” può inserirsi a pieno titolo.
È bene precisare subito che da fan del “Dracula” di Stoker mi riesce difficile sopportare questa nuova generazione di vampiri bellissimi, perennemente affascinati da insipide adolescenti mortali e pateticamente “umani”. Ritengo l’inserimento del sovrannaturale in certa narrativa forzato e privo di ragion d’essere, quando è già stato detto tutto anni fa con “Buffy, l’ammazzavampiri”, telefilm americano piuttosto trash e dalla sceneggiatura traballante, ma non privo di una sua freschezza e autoironia.
Ma sarebbe poco maturo assegnare un’insufficienza a priori per la materia scelta, e in effetti non stanno nelle premesse le ragioni del 5. “Dance in the Vampire Bund” parte bene: non ho mai visto trattare del sovrannaturale a partire da un talk-show televisivo di bassa lega, e fin dalla sua comparsa Mina Tepes, bisnipote del conte Vlad, regina dei vampiri e star della serie, calamita l’attenzione dello spettatore invogliandolo a saperne di più. Purtroppo ben presto lo scenario cambia e diventa più familiare, indovinate? Si sposta in un liceo giapponese per bimbi ricchi, dove il protagonista maschile, lo smemorato, affascinante ed ebete Akira Kaburagi per il momento si gode una tranquilla vita scolastica e le attenzioni della classica compagna di classe premurosa, Yuki. Ovviamente la sua vita verrà presto sconvolta dall’incontro con Mina, intenzionata a fare ricordare al ragazzo-lupo la sua vita precedente e a riportarlo nella propria… ehm, tana. Nel frattempo il resto della comunità globale viene sconvolta dalla rivelazione del “popolo della notte” che di punto in bianco rivendica, dietro comando della regina, un’isola di proprietà giapponese dove poter vivere in completa autonomia e evitare futuri conflitti razziali.
Poveri, piccoli vampiri, non è colpa loro se sono nati assetati di sangue e aggrediscono ogni umano che vedono, mi viene istintivamente da pensare. Sì, avete capito bene; i persecutori sono qui divenuti vittime di discriminazione e ingiustificato odio. Una scelta di sceneggiatura che giudico bizzarra ma che avrebbe comunque potuto introdurre delle riflessioni interessanti sul fronte etico. Il condizionale è d’obbligo, perché per quanto Mina tenti di convincerci del suo carisma e dalla sua machiavellica astuzia politica, viene costantemente distratta dal fascinoso Akira e da tutta una serie di eventi accessori al suo operato di dubbio gusto e innegabile disturbo. Intendiamoci, la regina dei vampiri non ha rivali degni di nota con cui confrontarsi né sul fronte politico - i vari mid-bosses e gli altri Tepes - né su quello amoroso - Yuki prima e Meiren poi -, tant’è che ogni imprevisto viene risolto nello spazio di una puntata, massimo due.
Se escludiamo la ragazzina dai lunghi capelli dorati e in parte la divoratrice di caramelle, il resto del cast vive nell’anonimato, asservito totalmente alle ragioni del fanservice. Pur nella sua brevità, la serie fa in tempo a mostrare ogni tipo di perversione amorosa, dall’incesto con il fratello (non di sangue) all’amplesso poligamico all’attrazione pedofila, accampando come scusante la nota lascivia dei vampiri. Bando al moralismo, se certe scene servono solo a mostrare tette e culi senza essere di alcuna utilità all’introspezione dei personaggi, è fanservice. Se la protagonista ultracentenaria viene imprigionata in un corpo da bambina solo per il gusto di vederla girare per gli ambienti vestita di niente, senza accennare al dramma di vivere in forme inadeguate alla propria psiche - la splendida Claudia di “Intervista con il vampiro” insegna - è fanservice. Se si perdono interi episodi a rappresentare le canoniche scenette di vissuto scolastico, nonché le grazie delle ragazze in tutti i cliché possibili, invece di fare avanzare la trama, è ancora una volta fanservice. Se alla fine gli eventi principali si ammassano negli ultimi tre episodi, senza riuscire a comporre un epilogo degno di questo nome, lasciando troppi punti in sospeso (esempio: perché gli “oltrauomini” si trasformano in animali diversi, dal pipistrello al camaleonte?) è anche colpa di tutto lo spazio rubato dal fanservice di cui sopra. Inutile sperare in un sequel poiché l’insuccesso in patria ha portato alla cancellazione del progetto.
Eppure il comparto tecnico non è malvagio: la grafica mischia realismo e deformazioni surreali senza sfociare nel grottesco; le animazioni, specie nella resa dei liquidi e dei capelli, sono convincenti; la regia e le musiche creano la giusta atmosfera gotica, nonostante l’ossessivo indugiare su labiale e sguardi. Ma sotto il bel confezionamento si cela una trama inconsistente, e una storia sentimentale alquanto scontata e leziosa.
Possibilmente, soffermate altrove lo sguardo.
Dalle battute iniziali quest'anime mi aveva fatto una strana impressione, mi aveva lasciato piuttosto diffidente. Si comincia con il collegamento diretto a una sorta di talk show dove l'argomento del giorno riguarda l'esistenza dei vampiri con tanto d'illustri ospiti e un folto pubblico. Poco dopo si passa all'azione, ma in modo tale da non lasciarmi favorevolmente colpito, abituato a vedere i vampiri sotto un aspetto completamente diverso e speranzoso di non assistere a una sorta di "tamarrata" commerciale ma a qualcosa di più "profondo". La prima impressione dunque fu decisamente contraddittoria, sballottato da un inizio originale a un tipo di azione sin troppo particolare con trasformazioni "bizzarre" e con una protagonista vampiresca fuori dagli schemi.
Superata la prima impressione fortunatamente l'opera si assesta, per me, su livelli decisamente buoni, la caratterizzazione della protagonista è particolarmente intrigante e lo diverrà sempre più strada facendo. Molti soggetti di contorno invece si sarebbero potuti approfondire meglio, ma non in soli 12 episodi!
Il paragone più facile da fare è con il ben più rinomato "Vampire Knight" dato che diversi elementi caratteristici sono in comune: c'è una sorta di tentativo di "pacifica" convivenza tra umani e vampiri, c'è l'ambientazione scolastica e infine la componente sentimentale. Seppur trattati in modo piuttosto diverso direi che può decisamente bastare a fare di quest'opera quanto di più vicino ci possa essere a Vampire Knight, salvo il fatto che, personalmente, ho trovato più intrigante il filone narrativo di quest'anime che, come spesso accade (purtroppo) non ha ottenuto altro che una minima parte dell'enorme successo dell'opera della Hino, anch'essa piuttosto valida ma, a mio avviso, sin troppo lodata.
"Dance in the Vampire Bund" avrebbe meritato molto più successo, i motivi di questo "mezzo fallimento" mediatico mi sono abbastanza ignoti vista la caratura dell'anime. Non voglio affermare di essere al cospetto di qualcosa di perfetto ma, nel suo genere, e nel diretto confronto con Vampire Knight, a mio modesto parere ne esce vincitore a fronte di un clima maggiormente denso di combattimento, di suspance e colpi di scena e con una profonda componente sentimentale che tuttavia non finisce mai per eccedere.
Il finale non è chiuso, lascia parecchi punti interrogativi aperti e quindi ampio margine per un possibile seguito, anche se notizie a tal proposito non si sono certo sentite e quindi le speranze sono minime.
Trovo molto valida la soundtrack e assai piacevole anche l'opening, alla quale ho saputo trovare un significato diverso e più profondo rispetto coloro che vi hanno visto del semplicissimo "lolicon fanservice".
Superata la prima impressione fortunatamente l'opera si assesta, per me, su livelli decisamente buoni, la caratterizzazione della protagonista è particolarmente intrigante e lo diverrà sempre più strada facendo. Molti soggetti di contorno invece si sarebbero potuti approfondire meglio, ma non in soli 12 episodi!
Il paragone più facile da fare è con il ben più rinomato "Vampire Knight" dato che diversi elementi caratteristici sono in comune: c'è una sorta di tentativo di "pacifica" convivenza tra umani e vampiri, c'è l'ambientazione scolastica e infine la componente sentimentale. Seppur trattati in modo piuttosto diverso direi che può decisamente bastare a fare di quest'opera quanto di più vicino ci possa essere a Vampire Knight, salvo il fatto che, personalmente, ho trovato più intrigante il filone narrativo di quest'anime che, come spesso accade (purtroppo) non ha ottenuto altro che una minima parte dell'enorme successo dell'opera della Hino, anch'essa piuttosto valida ma, a mio avviso, sin troppo lodata.
"Dance in the Vampire Bund" avrebbe meritato molto più successo, i motivi di questo "mezzo fallimento" mediatico mi sono abbastanza ignoti vista la caratura dell'anime. Non voglio affermare di essere al cospetto di qualcosa di perfetto ma, nel suo genere, e nel diretto confronto con Vampire Knight, a mio modesto parere ne esce vincitore a fronte di un clima maggiormente denso di combattimento, di suspance e colpi di scena e con una profonda componente sentimentale che tuttavia non finisce mai per eccedere.
Il finale non è chiuso, lascia parecchi punti interrogativi aperti e quindi ampio margine per un possibile seguito, anche se notizie a tal proposito non si sono certo sentite e quindi le speranze sono minime.
Trovo molto valida la soundtrack e assai piacevole anche l'opening, alla quale ho saputo trovare un significato diverso e più profondo rispetto coloro che vi hanno visto del semplicissimo "lolicon fanservice".
Ho trovato Dance in the Vampire Bund veramente coinvolgente, erano anni che un anime non mi rapiva. Forse complice il doppiaggio originale, la serie si dimostra subito intrigante, una calamita che non mancherà di farvi seguire la vicenda sino all'ultimo episodio. Ma non solo, l'anime è pure un romantico e poetico stralcio su come l'amore possa essere senza confini.
Tecnicamente è nella media delle nuove produzioni, senza alti né bassi, ma è ben disegnato ed animato. Vivamente consigliato a tutti, spero gli autori facciano un seguito che chiuda quanto rimasto aperto nella serie.
Tecnicamente è nella media delle nuove produzioni, senza alti né bassi, ma è ben disegnato ed animato. Vivamente consigliato a tutti, spero gli autori facciano un seguito che chiuda quanto rimasto aperto nella serie.
Si era fatto un gran parlare di questo Dance in the Vampire Bund, un po’ perché vi era stato un simulcast legale subbato in italiano, cosa abbastanza rara, un po' perché i vampiri sono alla ribalta in questi ultimi anni per merito o per causa dell’effetto Moon Light e degli emuli vari.
Visto che non disdegno, di tanto in tanto, qualche storia cupa, mi sono data alla visione di questo titolo, ma non ne sono rimasta colpita in modo positivo. Già al primo sguardo è evidente il marchio Shaft, è impresso nello stile delle animazioni: viene utilizzata in particolar modo la tecnica delle zoommate sugli occhi, che è tanto cara al regista Akiyuki Shinbo, già utilizzata, a mia memoria in Bakemonogotari, Arakawa Under the Bridge e Maria Holic; solo che questo anime, pur utilizzando le tecniche dei precedenti titoli, resta pur sempre un’opera di secondo piano se paragonata alle altre tre.
Mina Tepes, la principessa di tutti i vampiri, è un vampiro pluricentenario intrappolato nel corpo di una preadolescente, quindi ragiona e si comporta come un’adulta, ma ha le fattezze di una bambina: è provocante, anche sessualmente, scorrazza in giro nuda, incarna così il classico esempio di animazione lolicon. Riguardo all’elemento lolicon, si possono avere tutte le opinioni che si vogliono, ma a me risulta sgradito, e per questo conta come un punto ulteriore di demerito alla trama. La storia reggerebbe meglio e sarebbe più credibile, se questa principessa avesse un corpo da adulta.
Mina non vuole più vivere nel segreto e decide di rivelare al mono l’esistenza dei vampiri, con lo scopo di cerare un porto franco, su un'isola estorta al Giappone, in cui i vampiri possano vivere e trovare una patria, un luogo di appartenenza. In questo suo progetto sarà avversata, sia dalla politica reale giapponese sia da interne insubordinazioni nel mondo delle creature della notte.
In questo anime ritroviamo anche la componente dell’amore, Mina è indissolubilmente legata ad Akira Kaburagi Regendorf, che sarà il suo primo e più forte paladino. Il ragazzo inizialmente non ha memoria del suo passato, ma si sentirà stranamente magnetizzato dalla bionda creatura, per poi scoprire, colpo di scena inaspettato, di essere un lupo mannaro. Ed ecco un altro punto di demerito: vampiro e lupo mannaro?! Niente di più scontato, sì c’è un’umana che tenta d'intromettersi tra loro, ma non ha partita.
Se l’anime in teoria avrebbe dovuto essere sviluppato attorno alla figura di Akira, in questo fallisce miseramente, perché non analizza abbastanza la sua figura e le figure di chi gli gravita intorno; l’unico personaggio che spicca davvero è quello controverso di Mina, è lei la vera protagonista. Anche il resto della storia non decolla a non coinvolge lo spettatore, fino ad arrivare a un epilogo che non è proprio niente di che, in definitiva è mediocre come tutto l’anime.
Visto che non disdegno, di tanto in tanto, qualche storia cupa, mi sono data alla visione di questo titolo, ma non ne sono rimasta colpita in modo positivo. Già al primo sguardo è evidente il marchio Shaft, è impresso nello stile delle animazioni: viene utilizzata in particolar modo la tecnica delle zoommate sugli occhi, che è tanto cara al regista Akiyuki Shinbo, già utilizzata, a mia memoria in Bakemonogotari, Arakawa Under the Bridge e Maria Holic; solo che questo anime, pur utilizzando le tecniche dei precedenti titoli, resta pur sempre un’opera di secondo piano se paragonata alle altre tre.
Mina Tepes, la principessa di tutti i vampiri, è un vampiro pluricentenario intrappolato nel corpo di una preadolescente, quindi ragiona e si comporta come un’adulta, ma ha le fattezze di una bambina: è provocante, anche sessualmente, scorrazza in giro nuda, incarna così il classico esempio di animazione lolicon. Riguardo all’elemento lolicon, si possono avere tutte le opinioni che si vogliono, ma a me risulta sgradito, e per questo conta come un punto ulteriore di demerito alla trama. La storia reggerebbe meglio e sarebbe più credibile, se questa principessa avesse un corpo da adulta.
Mina non vuole più vivere nel segreto e decide di rivelare al mono l’esistenza dei vampiri, con lo scopo di cerare un porto franco, su un'isola estorta al Giappone, in cui i vampiri possano vivere e trovare una patria, un luogo di appartenenza. In questo suo progetto sarà avversata, sia dalla politica reale giapponese sia da interne insubordinazioni nel mondo delle creature della notte.
In questo anime ritroviamo anche la componente dell’amore, Mina è indissolubilmente legata ad Akira Kaburagi Regendorf, che sarà il suo primo e più forte paladino. Il ragazzo inizialmente non ha memoria del suo passato, ma si sentirà stranamente magnetizzato dalla bionda creatura, per poi scoprire, colpo di scena inaspettato, di essere un lupo mannaro. Ed ecco un altro punto di demerito: vampiro e lupo mannaro?! Niente di più scontato, sì c’è un’umana che tenta d'intromettersi tra loro, ma non ha partita.
Se l’anime in teoria avrebbe dovuto essere sviluppato attorno alla figura di Akira, in questo fallisce miseramente, perché non analizza abbastanza la sua figura e le figure di chi gli gravita intorno; l’unico personaggio che spicca davvero è quello controverso di Mina, è lei la vera protagonista. Anche il resto della storia non decolla a non coinvolge lo spettatore, fino ad arrivare a un epilogo che non è proprio niente di che, in definitiva è mediocre come tutto l’anime.
Quanto a vampiri, licantropi e altre creature della notte di questi tempi abbiamo assistito a una vera e propria invasione, causata dalle mode del momento, sia sullo schermo che, soprattutto, in forma cartacea. Avendone quindi avuto abbastanza anche solo in modo indiretto, avrei senz'altro ignorato e lasciato passare questo <i>Dance in the Vampire Bund</i>; tuttavia l'attenzione è arrivata lo stesso per via delle modalità con cui questo titolo è arrivato dalle nostre parti, ma di questo se ne parlerà più avanti.
Lo spunto di Vampire Bund è senza dubbio interessante: cosa accadrebbe se tutto a un tratto i vampiri, considerati finora delle creature che vivono solo nelle leggende, si rivelassero al mondo reclamando anche una terra per vivere con il genere umano “alla luce del sole”? Portavoce e leader delle oscure genti è Mina Tepes, vampiressa pluricentenaria ma con l'aspetto di una ragazzina dai lunghi capelli biondissimi, che con intrighi più o meno subdoli cerca di costruire una propria federazione in un isola sul territorio giapponese.
Tra gli stupiti e preoccupati umani si muove il giovane Akira, un ragazzo all'apparenza normale ma privo di ogni ricordo del passato a causa un incidente, il quale si rivelerà legato alla principessa Mina per via di una misteriosa promessa.
Superato il primo approccio più attuale e realista, la storia virerà velocemente sullo scontro fra la fazione guidata dalla Principessa e da altre organizzazioni di vampiri, che non vedono di buon occhio l'uscita allo scoperto della loro specie. Di pari passo vedremo svilupparsi il rapporto, che si potrebbe dire “abbastanza movimentato”, fra Akira e Mina.
Nel complesso lo svolgimento degli eventi è piuttosto frenetico, con l'azione che nella prima parte della serie si sposta velocemente da un luogo all'altro senza neanche disdegnare l'uso di flashback. Nella seconda parte invece l'intreccio è sicuramente più regolare.
Come personaggi Vampire Bund ha un cast discretamente ampio ma, a mio parere, nessuno di essi riesce a bucare lo schermo in modo particolare. Neanche la stessa principessa Mina, su cui inevitabilmente l'attenzione va a calare, riesce nell'intento. In potenza sarebbe stata una figura dall'indubbio carisma (la regina dei vampiri lo è per antonomasia), ma il caratterizzala nell'aspetto come una ragazzina, per soddisfare forse qualche lolicon, e nel carattere come una tipa lunatica e scostante ne riducono di molto l'appeal. Molto più affascinante in questo senso sarebbe Vera, la prima attendente di Mina, ma purtroppo resta sempre in secondo piano e la sua figura non viene approfondita.
Tecnicamente siamo di fronte a un prodotto che si colloca nella media; il chara è un po' a metà strada fra uno stile realistico e uno più moe, non è brutto ma potrebbe non piacere. Le musiche invece non lasciano molto il segno, ma resta comunque da segnalare la molto orecchiabile opening Friends, che facilmente rimane nella mente e si lascia canticchiare anche a molto tempo di distanza dalla visione.
<i>Dance in the Vampire Bund</i> arriva in Italia grazie a Dynit che, abbastanza a sorpresa, ne ha realizzato la distribuzione mediante uno streaming gratuito sul web con audio originale e sottotitoli in italiano, modalità per il nostro paese abbastanza insolita con ben pochi precedenti all'attivo. Buono è stato il lavoro dell'editore nella cura e nella disposizione dei sottotitoli e nella qualità video, con alcuni difetti iniziali (bande nere laterali che restringevano il filmato) corretti in seconda battuta.
Ho personalmente apprezzato molto questa iniziativa, che ho deciso di supportare nonostante il titolo non appartenga ai miei generi preferiti, auspicando che venga ripetuta in altre occasioni e che i titoli così introdotti vedano la luce anche in edizioni integrali - la versione proposta era evidentemente quella censurata destinata alle TV giapponesi - doppiate nella nostra lingua.
Concludendo, posso sicuramente dire che <i>Dance in the Vampire Bund</i> non è e non sarà il mio anime preferito, ma è stata comunque una visione apprezzabile e a tratti piacevole. Gli amanti dell'horror o del filone vampiresco magari potranno apprezzarlo maggiormente; di sicuro se il genere proprio non vi piace non vi farà cambiare idea.
Lo spunto di Vampire Bund è senza dubbio interessante: cosa accadrebbe se tutto a un tratto i vampiri, considerati finora delle creature che vivono solo nelle leggende, si rivelassero al mondo reclamando anche una terra per vivere con il genere umano “alla luce del sole”? Portavoce e leader delle oscure genti è Mina Tepes, vampiressa pluricentenaria ma con l'aspetto di una ragazzina dai lunghi capelli biondissimi, che con intrighi più o meno subdoli cerca di costruire una propria federazione in un isola sul territorio giapponese.
Tra gli stupiti e preoccupati umani si muove il giovane Akira, un ragazzo all'apparenza normale ma privo di ogni ricordo del passato a causa un incidente, il quale si rivelerà legato alla principessa Mina per via di una misteriosa promessa.
Superato il primo approccio più attuale e realista, la storia virerà velocemente sullo scontro fra la fazione guidata dalla Principessa e da altre organizzazioni di vampiri, che non vedono di buon occhio l'uscita allo scoperto della loro specie. Di pari passo vedremo svilupparsi il rapporto, che si potrebbe dire “abbastanza movimentato”, fra Akira e Mina.
Nel complesso lo svolgimento degli eventi è piuttosto frenetico, con l'azione che nella prima parte della serie si sposta velocemente da un luogo all'altro senza neanche disdegnare l'uso di flashback. Nella seconda parte invece l'intreccio è sicuramente più regolare.
Come personaggi Vampire Bund ha un cast discretamente ampio ma, a mio parere, nessuno di essi riesce a bucare lo schermo in modo particolare. Neanche la stessa principessa Mina, su cui inevitabilmente l'attenzione va a calare, riesce nell'intento. In potenza sarebbe stata una figura dall'indubbio carisma (la regina dei vampiri lo è per antonomasia), ma il caratterizzala nell'aspetto come una ragazzina, per soddisfare forse qualche lolicon, e nel carattere come una tipa lunatica e scostante ne riducono di molto l'appeal. Molto più affascinante in questo senso sarebbe Vera, la prima attendente di Mina, ma purtroppo resta sempre in secondo piano e la sua figura non viene approfondita.
Tecnicamente siamo di fronte a un prodotto che si colloca nella media; il chara è un po' a metà strada fra uno stile realistico e uno più moe, non è brutto ma potrebbe non piacere. Le musiche invece non lasciano molto il segno, ma resta comunque da segnalare la molto orecchiabile opening Friends, che facilmente rimane nella mente e si lascia canticchiare anche a molto tempo di distanza dalla visione.
<i>Dance in the Vampire Bund</i> arriva in Italia grazie a Dynit che, abbastanza a sorpresa, ne ha realizzato la distribuzione mediante uno streaming gratuito sul web con audio originale e sottotitoli in italiano, modalità per il nostro paese abbastanza insolita con ben pochi precedenti all'attivo. Buono è stato il lavoro dell'editore nella cura e nella disposizione dei sottotitoli e nella qualità video, con alcuni difetti iniziali (bande nere laterali che restringevano il filmato) corretti in seconda battuta.
Ho personalmente apprezzato molto questa iniziativa, che ho deciso di supportare nonostante il titolo non appartenga ai miei generi preferiti, auspicando che venga ripetuta in altre occasioni e che i titoli così introdotti vedano la luce anche in edizioni integrali - la versione proposta era evidentemente quella censurata destinata alle TV giapponesi - doppiate nella nostra lingua.
Concludendo, posso sicuramente dire che <i>Dance in the Vampire Bund</i> non è e non sarà il mio anime preferito, ma è stata comunque una visione apprezzabile e a tratti piacevole. Gli amanti dell'horror o del filone vampiresco magari potranno apprezzarlo maggiormente; di sicuro se il genere proprio non vi piace non vi farà cambiare idea.
Dance In The Vampire Bund è un anime prodotto dallo Studio Shaft, tratto dall’omonimo manga di Nozumo Tamaki, e ha avuto una posizione di rilievo in Italia grazie alla Dynit, che ha voluto portarlo quasi in contemporanea con le uscite giapponesi, fornendo la possibilità di visionarlo sottotitolato in italiano sulla ormai famosissima piattaforma YouTube. Un’iniziativa encomiabile, ma la serie merita davvero questo trattamento che rimarrà negli annali e che può cambiare il mercato degli anime in Italia?
La trama di per sé potrebbe offrire uno spunto interessante; il primo episodio inizia mostrandoci un programma televisivo sull’occulto dove si sta parlando di alcuni recenti avvistamenti e presunte aggressioni da parte di vampiri, e scopriremo che queste non sono solo voci, e a confermarcelo sarà una dolce ragazzina dalla pelle candida, dai fiammanti occhi rossi e con il volto incorniciato da capelli biondi. Questa ragazza non è altro che Mina Tepes, la regina dei vampiri.
Mina ha intenzioni pacifiche: semplicemente, minacciando il Giappone di far crollare la loro economia senza il supporto della società dei vampiri, per anni rimasta invisibile, obbliga lo stato a venderle un’isola vicina alla città per formare uno statuto speciale dove i vampiri possano vivere senza problemi nutrendosi di sangue artificiale, in modo da creare un mondo dove chiunque può sentirsi accettato. Ma questo è solo un lato di Mina, l’altro vuole ricongiungersi ad Akira, un ragazzo che in passato le aveva fatto la promessa di stare sempre insieme, ma che purtroppo ha perso la memoria. Memoria che ovviamente sarà presto recuperata e comincerà così questa spirale d'intrecci tra le due vite di Mina, quella politica e quella sentimentale.
La storia si sviluppa senza intoppi, però spesso verranno tralasciate nozioni interessanti che avrebbero donato ulteriore profondità al tutto. Avremo anche dei colpi di scena un po’ scontati ma di sicuro effetto, il problema è che le situazioni che si andranno a creare sembrano destinate a smuovere le acque, ma ogni volta il tutto si risolve entro la fine dell’episodio e non lascia conseguenze, facendo tornare quasi tutto come prima.
Infine ci sono vari errori. Per esempio, quando scopriremo il passato di Akira ci renderemo conto che il tutto sembra forzato e che negli episodi non c’è traccia di quella vita, senza contare che quando verrà a conoscenza di un grande segreto, che dovrebbe dare il via a una battaglia interna, sembra solo che affronti un dubbio dalla facile soluzione. Però anche Mina non sarà priva di contraddizioni, in quanto passerà da comportamenti autoritari ad altri infantili in base alle situazioni. Il tutto serve a fare riflettere lo spettatore sugli eventi accaduti nella vita della regina e che l’hanno portata a questo punto, ma i due comportamenti saranno troppo diversi e sembrerà solo che si sia voluto enfatizzare questo aspetto per donare maggiore fascino alla protagonista, ma con una differenza minore si avrebbe probabilmente avuto un effetto migliore.
L’aspetto estetico di quest’anime è apparentemente di bassa qualità. Durante i lunghi discorsi statici avremo spesso l’impressione di essere di fronte a un fermo immagine o un loop continuo, dove anche le bocche dei personaggi sembrano seguire un movimento dalla cadenza sempre uguale. L’unico movimento che avremo saranno i rapidi cambi d’inquadratura che ci mostreranno un occhio dell’oratore o un altro particolare, ma non più che per un secondo solo, mentre nelle scene d’azione raramente avremo degli scontri dinamici. La maggior parte saranno piatti e avranno della violenza insensata e, seppure si tratta di horror, ci sono scelte ampiamente discutibili; inoltre ci saranno le classiche scene a rallentatore che, anziché mostrare intricate sequenze di colpi, serviranno solo a rendere improbabile la dinamica e la forza di gravità durante certe azioni. L’animazione non è esente da tutto questo, non sempre è fluida e spesso lascia i personaggi poco dettagliati.
La colonna sonora ha personalità; all’inizio saremo ammaliati dalle tracce particolari che accompagnano perfettamente le azioni, ma andando avanti le noteremo sempre meno, la qual cosa le farà cadere nel dimenticatoio.
In conclusione, Dance in the Vampire Bund è un’opera rovinata dal fanservice, perché di questo alla fine si tratta. Vampiri permeati da desideri carnali che non perderanno l’occasione di mordere le povere vittime sul seno e fare altre deplorevoli "zozzerie". Inoltre saranno accontentati i lolicon grazie alla protagonista, che trova molte occasioni utili per rimanere denudata, senza contare l’apparizione fissa nell’opening, dove la vedremo alle prese con un balletto dalla scarsa qualità estetica vestita con un completo che è difficile definire abito.
Questo fanservice non è presente solo nella sua forma classica, perché lo si può trovare anche in certe scelte stilistiche che anziché aiutare l’aspetto horror lo fanno ricadere nel più banale orrido, come quando mostrano la pioggia di sangue artificiale per dissetare i vampiri e avremo tutta la città tinta di sangue. Se anziché favorire certi aspetti l’autore avesse approfondito maggiormente la civiltà creatasi, indubbiamente il tutto avrebbe avuto un fascino maggiore, senza contare i personaggi troppo stereotipati e il fatto che a tratti sembra di più un’anime di genere harem, con Akira circondato da donne pazze di lui.
Quindi Dance in the Vampire Bund è un prodotto da buttare? No, assolutamente, perché l’anima di quest’opera è un’altra, ovvero raccontare la storia di una promessa, e questo lo fa più che bene, soprattutto nel rush finale, dove gli avvenimenti degli ultimi tre episodi valgono la visione della serie. In essi assisteremo infatti a un’incessante sequela di colpi di scena, la quale ci condurrà a un finale che scalderà il cuore di chiunque, perfino del più glaciale spettatore, anche se il finale rimarrà aperto e apparentemente la serie non avrà un seguito. Quindi, se siete alla ricerca di un anime inaspettatamente dolce in un’ambientazione horror, e siete disposti a ignorare vari errori, la visione è consigliata.
La trama di per sé potrebbe offrire uno spunto interessante; il primo episodio inizia mostrandoci un programma televisivo sull’occulto dove si sta parlando di alcuni recenti avvistamenti e presunte aggressioni da parte di vampiri, e scopriremo che queste non sono solo voci, e a confermarcelo sarà una dolce ragazzina dalla pelle candida, dai fiammanti occhi rossi e con il volto incorniciato da capelli biondi. Questa ragazza non è altro che Mina Tepes, la regina dei vampiri.
Mina ha intenzioni pacifiche: semplicemente, minacciando il Giappone di far crollare la loro economia senza il supporto della società dei vampiri, per anni rimasta invisibile, obbliga lo stato a venderle un’isola vicina alla città per formare uno statuto speciale dove i vampiri possano vivere senza problemi nutrendosi di sangue artificiale, in modo da creare un mondo dove chiunque può sentirsi accettato. Ma questo è solo un lato di Mina, l’altro vuole ricongiungersi ad Akira, un ragazzo che in passato le aveva fatto la promessa di stare sempre insieme, ma che purtroppo ha perso la memoria. Memoria che ovviamente sarà presto recuperata e comincerà così questa spirale d'intrecci tra le due vite di Mina, quella politica e quella sentimentale.
La storia si sviluppa senza intoppi, però spesso verranno tralasciate nozioni interessanti che avrebbero donato ulteriore profondità al tutto. Avremo anche dei colpi di scena un po’ scontati ma di sicuro effetto, il problema è che le situazioni che si andranno a creare sembrano destinate a smuovere le acque, ma ogni volta il tutto si risolve entro la fine dell’episodio e non lascia conseguenze, facendo tornare quasi tutto come prima.
Infine ci sono vari errori. Per esempio, quando scopriremo il passato di Akira ci renderemo conto che il tutto sembra forzato e che negli episodi non c’è traccia di quella vita, senza contare che quando verrà a conoscenza di un grande segreto, che dovrebbe dare il via a una battaglia interna, sembra solo che affronti un dubbio dalla facile soluzione. Però anche Mina non sarà priva di contraddizioni, in quanto passerà da comportamenti autoritari ad altri infantili in base alle situazioni. Il tutto serve a fare riflettere lo spettatore sugli eventi accaduti nella vita della regina e che l’hanno portata a questo punto, ma i due comportamenti saranno troppo diversi e sembrerà solo che si sia voluto enfatizzare questo aspetto per donare maggiore fascino alla protagonista, ma con una differenza minore si avrebbe probabilmente avuto un effetto migliore.
L’aspetto estetico di quest’anime è apparentemente di bassa qualità. Durante i lunghi discorsi statici avremo spesso l’impressione di essere di fronte a un fermo immagine o un loop continuo, dove anche le bocche dei personaggi sembrano seguire un movimento dalla cadenza sempre uguale. L’unico movimento che avremo saranno i rapidi cambi d’inquadratura che ci mostreranno un occhio dell’oratore o un altro particolare, ma non più che per un secondo solo, mentre nelle scene d’azione raramente avremo degli scontri dinamici. La maggior parte saranno piatti e avranno della violenza insensata e, seppure si tratta di horror, ci sono scelte ampiamente discutibili; inoltre ci saranno le classiche scene a rallentatore che, anziché mostrare intricate sequenze di colpi, serviranno solo a rendere improbabile la dinamica e la forza di gravità durante certe azioni. L’animazione non è esente da tutto questo, non sempre è fluida e spesso lascia i personaggi poco dettagliati.
La colonna sonora ha personalità; all’inizio saremo ammaliati dalle tracce particolari che accompagnano perfettamente le azioni, ma andando avanti le noteremo sempre meno, la qual cosa le farà cadere nel dimenticatoio.
In conclusione, Dance in the Vampire Bund è un’opera rovinata dal fanservice, perché di questo alla fine si tratta. Vampiri permeati da desideri carnali che non perderanno l’occasione di mordere le povere vittime sul seno e fare altre deplorevoli "zozzerie". Inoltre saranno accontentati i lolicon grazie alla protagonista, che trova molte occasioni utili per rimanere denudata, senza contare l’apparizione fissa nell’opening, dove la vedremo alle prese con un balletto dalla scarsa qualità estetica vestita con un completo che è difficile definire abito.
Questo fanservice non è presente solo nella sua forma classica, perché lo si può trovare anche in certe scelte stilistiche che anziché aiutare l’aspetto horror lo fanno ricadere nel più banale orrido, come quando mostrano la pioggia di sangue artificiale per dissetare i vampiri e avremo tutta la città tinta di sangue. Se anziché favorire certi aspetti l’autore avesse approfondito maggiormente la civiltà creatasi, indubbiamente il tutto avrebbe avuto un fascino maggiore, senza contare i personaggi troppo stereotipati e il fatto che a tratti sembra di più un’anime di genere harem, con Akira circondato da donne pazze di lui.
Quindi Dance in the Vampire Bund è un prodotto da buttare? No, assolutamente, perché l’anima di quest’opera è un’altra, ovvero raccontare la storia di una promessa, e questo lo fa più che bene, soprattutto nel rush finale, dove gli avvenimenti degli ultimi tre episodi valgono la visione della serie. In essi assisteremo infatti a un’incessante sequela di colpi di scena, la quale ci condurrà a un finale che scalderà il cuore di chiunque, perfino del più glaciale spettatore, anche se il finale rimarrà aperto e apparentemente la serie non avrà un seguito. Quindi, se siete alla ricerca di un anime inaspettatamente dolce in un’ambientazione horror, e siete disposti a ignorare vari errori, la visione è consigliata.
Devo ammettere che il primo episodio mi aveva lasciato un po' perplesso. La storia sembrava essere sostituita da una sorta di show documentario che parlava dell'ipotetica esistenza dei vampiri e del loro desiderio di possedere legalmente un territorio tutto loro, una sorta di nazione dei vampiri. A far da portavoce di questa volontà niente meno che la principessa dei vampiri in persona: unica nel suo genere, è stato questo personaggio a convincermi (e convincerà anche voi) a seguire gli episodi successivi: misteriosa e buffa quanto spietata e letale.
Dance in the Vampire Bund è un anime che vi mostrerà i vampiri come non li avete mai visti, non più nascosti nell'ombra, ma pronti a conquistarsi un posto nel nostro mondo, sempre con i loro modi oscuri.
Dance in the Vampire Bund è un anime che vi mostrerà i vampiri come non li avete mai visti, non più nascosti nell'ombra, ma pronti a conquistarsi un posto nel nostro mondo, sempre con i loro modi oscuri.
Anime davvero interessante. Un anime incentrato sui vampiri e in particolare sul rapporto tra la regina dei vampiri Mina Tepes e un ragazzo che fa la sua comparsa per qualche istante nel primo episodio. Avendo visto solo il primo episodio non posso dare un giudizio completo, ma l'anime promette bene. Interessanti i dialoghi, belle sia le musiche che i disegni. Speriamo mantenga e consolidi le mie aspettative.