Katanagatari
La trama è irrilevante, essendo già disponibile, vi dico solo che è un anime bellissimo! E sappiate che ogni puntata dura cinquanta minuti, quindi è come avere un anime di ventiquattro episodi.
Una cosa un po' fastidiosa è il fatto che a volte la voce narrante anticipa ciò che vedrete più avanti. Non osa in nulla, in fanservice è praticamente nullo per gli standard che invece intraprendono gli anime più recenti, i disegni sono chiaramente differenti ma non per questo brutti, anzi, sono punti forti. È molto simpatico, adoro Togame e i suoi flop, adorabili, e l'evoluzione caratteriale si Shichika! È presente in modo anche qui simpatico il romanticismo, che è vissuto in un modo molto divertente, non è la componente essenziale, ma di fondo è importante (anche se resa molto comica); quando un anime è bello ironicamente, c'è poco da dire, perché si vuole semplicemente che qualcun altro lo veda senza sproloquio, e io consiglio di vederlo.
Se amate gli anime in cui sono presenti combattimenti, comici, con un pizzico di sentimentale (ripeto, qui la componente è molto comica) nel periodo Edo giapponese, è l'anime adatto! Per capire tutta la storia, dovete arrivare a fine anime, la storia c'è, e ha un senso, dovete guardarlo tutto!
P.S. È adatto e basta, a mio avviso, consiglio vivamente di vederlo.
Una cosa un po' fastidiosa è il fatto che a volte la voce narrante anticipa ciò che vedrete più avanti. Non osa in nulla, in fanservice è praticamente nullo per gli standard che invece intraprendono gli anime più recenti, i disegni sono chiaramente differenti ma non per questo brutti, anzi, sono punti forti. È molto simpatico, adoro Togame e i suoi flop, adorabili, e l'evoluzione caratteriale si Shichika! È presente in modo anche qui simpatico il romanticismo, che è vissuto in un modo molto divertente, non è la componente essenziale, ma di fondo è importante (anche se resa molto comica); quando un anime è bello ironicamente, c'è poco da dire, perché si vuole semplicemente che qualcun altro lo veda senza sproloquio, e io consiglio di vederlo.
Se amate gli anime in cui sono presenti combattimenti, comici, con un pizzico di sentimentale (ripeto, qui la componente è molto comica) nel periodo Edo giapponese, è l'anime adatto! Per capire tutta la storia, dovete arrivare a fine anime, la storia c'è, e ha un senso, dovete guardarlo tutto!
P.S. È adatto e basta, a mio avviso, consiglio vivamente di vederlo.
"Katanagatari" è solo uno dei tanti anime con protagonisti degli spadaccini medievali, ma il prodotto ha diverse peculiarità che lo contraddistinguono.
La stratega Togame, con l'intento di fare carriera nello shogunato, sta cercando di recuperare le dodici famose spade forgiate dal maestro Shikizaki, e per fare questo ha incaricato diversi samurai e ninja di trovarle, ma purtroppo queste sono armi talmente potenti ed eccezionali, che chiunque ne entri in possesso non ha più alcuna intenzione di separarsene. L'ultima possibilità per Togame è di affidare la missione a uno spadaccino senza spada che non possa essere sedotto dalle dodici. L'unico esponente di questa particolare scuola di combattimento a corpo libero è Shichika: i due si metteranno alla ricerca delle spade, e Togame sarà la testa pensante, mentre Shichika sarà la spada. Il titolo "Storie di Spade" non è quindi solo un riferimento alle armi, ma anche agli spadaccini che la popolano, manovrati e usati da altri come spade; in primis lo stesso Shichika, cresciuto in esilio assieme al padre in un'isola deserta per tutta la sua vita, non comprende il mondo ed è costretto ad affidarsi per ogni aspetto sia pratico che morale a Togame. Ma anche gli altri spadaccini sono mere armi al servizio di qualcun'altro, anche loro sono solo spade usate per uccidere o per essere uccisi. Il ritratto che ne viene fuori di quasi tutti i personaggi è quindi cupo, crudo e pietoso. Un deciso cambio di rotta per chi è abituato ad altre opere più solari di Nisio Isin, autore per esempio di "Bakemonogatari".
Una delle caratteristiche peculiari dell'anime "Katanagatari" è infatti quella di essere stato trasposto tale e quale alla novel da cui è tratto: questa scelta risulta essere un'arma a doppio taglio, perché, se da un lato si preserva la brillantezza dei lunghi dialoghi scritti da Nisio Isin, dall'altro non si usano mai le immagini per narrare, ogni situazione e particolare verrà sempre descritto e spiegato invece di essere mostrato. L'anime diventa quindi la quintessenza della narrazione didascalica! Sempre per la sua enorme verbosità viene operata un'altra scelta inconsueta ma adatta alla situazione: montare gli episodi con una durata doppia di quarantacinque minuti!
La caratteristica migliore dell'anime è sicuramente l'originalità della trama, che si distanzia parecchio dal cliché dell'anime d'epoca medievale, ancor più perché l'originalità è tale per ogni singolo episodio dell'anime, che risulterà sempre completamente diverso da quello precedente per tematiche e per svolgimento.
Altra caratteristica singolare è la scelta del chara design: i volti e le persone sono molto stilizzati e i colori sono molto accessi e ricchi di contrasti. La parte grafica risulta comunque molto piacevole anche in assenza di dettagli, le animazioni sono invece nella norma.
In definitiva, si tratta di un ottimo prodotto, focalizzato più sui dialoghi che sulle scene d'azione, per quanto il genere d'appartenenza possa far pensare al contrario.
La stratega Togame, con l'intento di fare carriera nello shogunato, sta cercando di recuperare le dodici famose spade forgiate dal maestro Shikizaki, e per fare questo ha incaricato diversi samurai e ninja di trovarle, ma purtroppo queste sono armi talmente potenti ed eccezionali, che chiunque ne entri in possesso non ha più alcuna intenzione di separarsene. L'ultima possibilità per Togame è di affidare la missione a uno spadaccino senza spada che non possa essere sedotto dalle dodici. L'unico esponente di questa particolare scuola di combattimento a corpo libero è Shichika: i due si metteranno alla ricerca delle spade, e Togame sarà la testa pensante, mentre Shichika sarà la spada. Il titolo "Storie di Spade" non è quindi solo un riferimento alle armi, ma anche agli spadaccini che la popolano, manovrati e usati da altri come spade; in primis lo stesso Shichika, cresciuto in esilio assieme al padre in un'isola deserta per tutta la sua vita, non comprende il mondo ed è costretto ad affidarsi per ogni aspetto sia pratico che morale a Togame. Ma anche gli altri spadaccini sono mere armi al servizio di qualcun'altro, anche loro sono solo spade usate per uccidere o per essere uccisi. Il ritratto che ne viene fuori di quasi tutti i personaggi è quindi cupo, crudo e pietoso. Un deciso cambio di rotta per chi è abituato ad altre opere più solari di Nisio Isin, autore per esempio di "Bakemonogatari".
Una delle caratteristiche peculiari dell'anime "Katanagatari" è infatti quella di essere stato trasposto tale e quale alla novel da cui è tratto: questa scelta risulta essere un'arma a doppio taglio, perché, se da un lato si preserva la brillantezza dei lunghi dialoghi scritti da Nisio Isin, dall'altro non si usano mai le immagini per narrare, ogni situazione e particolare verrà sempre descritto e spiegato invece di essere mostrato. L'anime diventa quindi la quintessenza della narrazione didascalica! Sempre per la sua enorme verbosità viene operata un'altra scelta inconsueta ma adatta alla situazione: montare gli episodi con una durata doppia di quarantacinque minuti!
La caratteristica migliore dell'anime è sicuramente l'originalità della trama, che si distanzia parecchio dal cliché dell'anime d'epoca medievale, ancor più perché l'originalità è tale per ogni singolo episodio dell'anime, che risulterà sempre completamente diverso da quello precedente per tematiche e per svolgimento.
Altra caratteristica singolare è la scelta del chara design: i volti e le persone sono molto stilizzati e i colori sono molto accessi e ricchi di contrasti. La parte grafica risulta comunque molto piacevole anche in assenza di dettagli, le animazioni sono invece nella norma.
In definitiva, si tratta di un ottimo prodotto, focalizzato più sui dialoghi che sulle scene d'azione, per quanto il genere d'appartenenza possa far pensare al contrario.
Fatemi fare un respiro... Perché non ho mai visto un'opera che prende così a calci la tua anima se sei un sensibile esagerato come me medesimo.
"Katanagatari" inizia con Togame, l'autoproclamata ''stratega'', che riceve un compito dallo Shogun: recuperare le dodici katane leggendarie forgiate da Shikizaki Kiki. Per adempiere a tale missione, ella si reca su un'isola deserta abitata da Shichika Yasuri e sua sorella Nanami. Shichika, come abbiamo modo di vedere, possiede un unico stile di combattimento chiamato ''Kyotoryu'', che gli permette di utilizzare il suo stesso corpo come una spada. Tale stile di combattimento è perfetto per contrastare qualsiasi altra katana, ed è quindi indispensabile per Togame averlo come alleato. Con una bizzarra promessa di amore, però, Togame riuscirà a convincere Shichika a seguirlo, iniziando così la loro avventura di ricerca e recupero.
Questo anime... Mamma mia. Mi aspettavo qualcosa di estremamente particolare e di nicchia, ed è esattamente ciò che ho avuto. Questo anime combina elementi di combattimento shounen con tematiche prettamente seinen, ed è un grandissimo viaggio di maturazione dei protagonisti Togame e Shichika, che sono senza dubbio le star della serie.
Shichika si ritroverà, con l'aiuto di Togame, ad affrontare diversi avversari i quali, più che prove di forza fisica, testeranno ogni volta un diverso aspetto psicologico del protagonista. Shichika all'inizio lo vediamo puro, ingenuo, al punto che non capisce che tipo di ''amore'' Togame vorrebbe che lui avesse per lei, ed è forse una delle cose che più ho amato: Shichika all'inizio non è una persona, ma una spada, un'arma che deve solo colpire. Proprio come ci dice la serie, ''La katana si sceglie il suo padrone, ma non può scegliere chi uccidere'', ed è esattamente quello che vediamo all'inizio. Nel corso della serie però assistiamo all'evoluzione di Shichika, il quale smette gradualmente di essere un semplice strumento, fino a diventare un essere umano vero e proprio, che decide di seguire il suo cammino e scegliere per sé. Dall'altro lato invece abbiamo Togame, la quale, rimanendo vicino a Shichika, cambierà e si trasformerà da persona calcolatrice, pronta ad ingannare ed egoista in una dolce e generosa, facendo al contempo i conti con il suo tragico passato.
La storia poi si sussegue con colpi di scena con la pala, alcuni dei quali sono delle dannate lance al cuore, presentandoci dei personaggi ottimi e convincenti, come i guardiani delle katane, ognuno dei quali con scopi più o meno nobili da conseguire, che li porteranno ad affrontare i protagonisti. Fra tutti voglio citare Nanami, uno dei personaggi più spaventosi ed inquietanti che io abbia mai visto, e Meisai Tsuruga.
Tutto tutto tutto fantastico... Ma, come ogni opera, ha qualche difetto che mi ha lasciato perplesso, nella fattispecie il finale. Non farò spoiler, ovviamente, ma finisce per andare contro il grande e complesso schema storico che si era creato e che ci hanno mostrato, aprendo un buco di trama che poteva essere tranquillamente evitato. Ci sarebbe poi da citare la lunghissima durata degli episodi, che fa equivalere la serie più ad una di ventisei puntate piuttosto che di dodici, e poi può dare un po' fastidio la leggera ripetitività durante la ricerca in ''trova possessore katana-prova con le buone-prendigli l'arma con le cattive'', ma quello era un qualcosa di inevitabile.
Il lato tecnico... Lo so, mi farò odiare da moltissimi... Ma il disegno proprio non sono riuscito a farmelo piacere. Capisco che doveva essere una fusione fra uno stile un po' alla ''Okami'' (tradizionale giapponese) fuso ad quello anime, ma a me non è proprio piaciuto, come già descrissi all'epoca nella recensione di "Kimetsu no Yaiba". Nulla da dire, è molto particolare, ma personalmente a me non piace, e ho provato più volte a farmelo piacere... Ma i corpi disegnati in quel modo irrealisticamente magro non mi sono piaciuti.
Il sonoro invece è qualcosa di formidabile: abbiamo musiche d'azione, musiche ''solenni'' con cori caratteristici giapponesi e due opening e ben dodici ending ottime.
"Katanagatari" è stata una sorpresa positiva. Un'anime impegnato, pregevole ed estremamente struggente, tanto che potremmo definirlo nichilista nei suoi temi e nel come sa lasciarti scioccato, senza parole ed addolorato.
Lo consiglio a chi vuole un'opera impegnata. Se siete sensibili state attenti: vi prenderà a calci il cuore in maniera proprio crudele.
"Katanagatari" inizia con Togame, l'autoproclamata ''stratega'', che riceve un compito dallo Shogun: recuperare le dodici katane leggendarie forgiate da Shikizaki Kiki. Per adempiere a tale missione, ella si reca su un'isola deserta abitata da Shichika Yasuri e sua sorella Nanami. Shichika, come abbiamo modo di vedere, possiede un unico stile di combattimento chiamato ''Kyotoryu'', che gli permette di utilizzare il suo stesso corpo come una spada. Tale stile di combattimento è perfetto per contrastare qualsiasi altra katana, ed è quindi indispensabile per Togame averlo come alleato. Con una bizzarra promessa di amore, però, Togame riuscirà a convincere Shichika a seguirlo, iniziando così la loro avventura di ricerca e recupero.
Questo anime... Mamma mia. Mi aspettavo qualcosa di estremamente particolare e di nicchia, ed è esattamente ciò che ho avuto. Questo anime combina elementi di combattimento shounen con tematiche prettamente seinen, ed è un grandissimo viaggio di maturazione dei protagonisti Togame e Shichika, che sono senza dubbio le star della serie.
Shichika si ritroverà, con l'aiuto di Togame, ad affrontare diversi avversari i quali, più che prove di forza fisica, testeranno ogni volta un diverso aspetto psicologico del protagonista. Shichika all'inizio lo vediamo puro, ingenuo, al punto che non capisce che tipo di ''amore'' Togame vorrebbe che lui avesse per lei, ed è forse una delle cose che più ho amato: Shichika all'inizio non è una persona, ma una spada, un'arma che deve solo colpire. Proprio come ci dice la serie, ''La katana si sceglie il suo padrone, ma non può scegliere chi uccidere'', ed è esattamente quello che vediamo all'inizio. Nel corso della serie però assistiamo all'evoluzione di Shichika, il quale smette gradualmente di essere un semplice strumento, fino a diventare un essere umano vero e proprio, che decide di seguire il suo cammino e scegliere per sé. Dall'altro lato invece abbiamo Togame, la quale, rimanendo vicino a Shichika, cambierà e si trasformerà da persona calcolatrice, pronta ad ingannare ed egoista in una dolce e generosa, facendo al contempo i conti con il suo tragico passato.
La storia poi si sussegue con colpi di scena con la pala, alcuni dei quali sono delle dannate lance al cuore, presentandoci dei personaggi ottimi e convincenti, come i guardiani delle katane, ognuno dei quali con scopi più o meno nobili da conseguire, che li porteranno ad affrontare i protagonisti. Fra tutti voglio citare Nanami, uno dei personaggi più spaventosi ed inquietanti che io abbia mai visto, e Meisai Tsuruga.
Tutto tutto tutto fantastico... Ma, come ogni opera, ha qualche difetto che mi ha lasciato perplesso, nella fattispecie il finale. Non farò spoiler, ovviamente, ma finisce per andare contro il grande e complesso schema storico che si era creato e che ci hanno mostrato, aprendo un buco di trama che poteva essere tranquillamente evitato. Ci sarebbe poi da citare la lunghissima durata degli episodi, che fa equivalere la serie più ad una di ventisei puntate piuttosto che di dodici, e poi può dare un po' fastidio la leggera ripetitività durante la ricerca in ''trova possessore katana-prova con le buone-prendigli l'arma con le cattive'', ma quello era un qualcosa di inevitabile.
Il lato tecnico... Lo so, mi farò odiare da moltissimi... Ma il disegno proprio non sono riuscito a farmelo piacere. Capisco che doveva essere una fusione fra uno stile un po' alla ''Okami'' (tradizionale giapponese) fuso ad quello anime, ma a me non è proprio piaciuto, come già descrissi all'epoca nella recensione di "Kimetsu no Yaiba". Nulla da dire, è molto particolare, ma personalmente a me non piace, e ho provato più volte a farmelo piacere... Ma i corpi disegnati in quel modo irrealisticamente magro non mi sono piaciuti.
Il sonoro invece è qualcosa di formidabile: abbiamo musiche d'azione, musiche ''solenni'' con cori caratteristici giapponesi e due opening e ben dodici ending ottime.
"Katanagatari" è stata una sorpresa positiva. Un'anime impegnato, pregevole ed estremamente struggente, tanto che potremmo definirlo nichilista nei suoi temi e nel come sa lasciarti scioccato, senza parole ed addolorato.
Lo consiglio a chi vuole un'opera impegnata. Se siete sensibili state attenti: vi prenderà a calci il cuore in maniera proprio crudele.
Questo è il genere di anime che mi piace, una piccola perla sfuggita ai più (non ne sento molto parlare), ma ecco i miei pareri.
Personaggi: 8. Molto belli, fanno appassionare. È difficile descriverli meglio, sono ermetici, le loro psicologie e dinamiche sembrano semplici, ma non lo sono affatto.
Trama: 8. Bella la trama e l’idea dello stile senza spade.
Animazione: 9. Io amo questo stile, quindi forse in questa voce non sono molto oggettivo.
Combattimenti: 7. Non banali ma nemmeno spettacolari, direi buoni.
Musiche: 6,5. Discreto il comparto musicale
Lo consiglio molto a chiunque, da non perdere!
Personaggi: 8. Molto belli, fanno appassionare. È difficile descriverli meglio, sono ermetici, le loro psicologie e dinamiche sembrano semplici, ma non lo sono affatto.
Trama: 8. Bella la trama e l’idea dello stile senza spade.
Animazione: 9. Io amo questo stile, quindi forse in questa voce non sono molto oggettivo.
Combattimenti: 7. Non banali ma nemmeno spettacolari, direi buoni.
Musiche: 6,5. Discreto il comparto musicale
Lo consiglio molto a chiunque, da non perdere!
"Katanagatari", o "Storia delle katane": come sempre Nisioisin racconta e spiega la sua filosofia utilizzando stupende allegorie, in questo caso supportato anche dal bellissimo lavoro della White Fox.
Comparto tecnico: 10+
Un'allegoria gioca molto sulla potenza delle immagini, e in questo caso il lato tecnico si lega strettamente alla storia: stile del disegno, animazioni e OST sono in un connubio perfetto e sembrano danzare all'unisono. Michelangelo sosteneva che, quando guardava un blocco di marmo, vedeva già dentro la forma dell'opera d'arte, come se essa fosse già contenuta nel marmo e come se l'autore si limitasse solo a eliminare il superfluo: così è per "Katanagatari", che non sembra che possa essere fatta diversamente.
Personaggi: 10+
Nisioisin usa le sue allegorie per raccontare un pensiero e, per farlo, fa parlare i suoi personaggi, li fa animare e prendere vita, descrivendo la loro stessa personalità anche con il loro aspetto fisico, il loro modo di vestire e di parlare.
Storia: 10+
Senza spoiler, ma con qualche spiegazione in breve (altrimenti non finiremmo più di speculare) che ho anche integrato leggendo qua e là, è la storia delle katane, ovvero la storia di strumenti d'offesa che come tali non hanno una propria volontà, ma che sono una semplice estensione del braccio (ovvero della volontà) di chi le maneggia. Quindi, di cosa parla "Katanagatari"? Di persone che vivono la loro vita in funzione degli ideali, dei desideri o delle ambizioni di altri individui. Parla delle spade, degli strumenti che privi di volontà propria seguono la volontà altrui, vendette altrui o ideali altrui. Quindi "Katanagatari" è inevitabilmente una storia di miserabili, schiavi della vita e destinati a perire senza aver realmente vissuto. "Katanagatari" è anche una storia di riscatto e di conoscenza di sé stessi, la storia di come qualcuno abbia capito cosa significa vivere la propria vita e il valore di seguire i propri sogni e i propri sentimenti, provando poi a rompere il ciclo e a vivere la propria vita. Il come poi questa storia sia realmente andata a finire ve lo lascio scoprire, visto che in questo caso è letteralmente il viaggio che conta di più della meta stessa.
Giudizio complessivo: 10+
"Katanagatari" è una storia di Nisioisin che non risulta godibile se la si guarda con superficialità, come e ancor meno di "Monogatari". Infatti spesso risulta piena di discorsi all'apparenza troppo logorroici, ma di fatto ogni singola parola racchiude un significato e dà elementi per capire l'allegoria e la psicologia dei suoi personaggi.
Magari sarà una recensione di parte, fatta da uno che adora lo stile di Nisioisin, ma qua ci troviamo di fronte a un capolavoro, un'opera d'arte, e come tale troverà sicuramente un pubblico che l'apprezza e cerca di capirla, e una parte a cui invece non riesce a comunicare il messaggio.
Comparto tecnico: 10+
Un'allegoria gioca molto sulla potenza delle immagini, e in questo caso il lato tecnico si lega strettamente alla storia: stile del disegno, animazioni e OST sono in un connubio perfetto e sembrano danzare all'unisono. Michelangelo sosteneva che, quando guardava un blocco di marmo, vedeva già dentro la forma dell'opera d'arte, come se essa fosse già contenuta nel marmo e come se l'autore si limitasse solo a eliminare il superfluo: così è per "Katanagatari", che non sembra che possa essere fatta diversamente.
Personaggi: 10+
Nisioisin usa le sue allegorie per raccontare un pensiero e, per farlo, fa parlare i suoi personaggi, li fa animare e prendere vita, descrivendo la loro stessa personalità anche con il loro aspetto fisico, il loro modo di vestire e di parlare.
Storia: 10+
Senza spoiler, ma con qualche spiegazione in breve (altrimenti non finiremmo più di speculare) che ho anche integrato leggendo qua e là, è la storia delle katane, ovvero la storia di strumenti d'offesa che come tali non hanno una propria volontà, ma che sono una semplice estensione del braccio (ovvero della volontà) di chi le maneggia. Quindi, di cosa parla "Katanagatari"? Di persone che vivono la loro vita in funzione degli ideali, dei desideri o delle ambizioni di altri individui. Parla delle spade, degli strumenti che privi di volontà propria seguono la volontà altrui, vendette altrui o ideali altrui. Quindi "Katanagatari" è inevitabilmente una storia di miserabili, schiavi della vita e destinati a perire senza aver realmente vissuto. "Katanagatari" è anche una storia di riscatto e di conoscenza di sé stessi, la storia di come qualcuno abbia capito cosa significa vivere la propria vita e il valore di seguire i propri sogni e i propri sentimenti, provando poi a rompere il ciclo e a vivere la propria vita. Il come poi questa storia sia realmente andata a finire ve lo lascio scoprire, visto che in questo caso è letteralmente il viaggio che conta di più della meta stessa.
Giudizio complessivo: 10+
"Katanagatari" è una storia di Nisioisin che non risulta godibile se la si guarda con superficialità, come e ancor meno di "Monogatari". Infatti spesso risulta piena di discorsi all'apparenza troppo logorroici, ma di fatto ogni singola parola racchiude un significato e dà elementi per capire l'allegoria e la psicologia dei suoi personaggi.
Magari sarà una recensione di parte, fatta da uno che adora lo stile di Nisioisin, ma qua ci troviamo di fronte a un capolavoro, un'opera d'arte, e come tale troverà sicuramente un pubblico che l'apprezza e cerca di capirla, e una parte a cui invece non riesce a comunicare il messaggio.
A chi cerca un anime d’azione, nonostante trama e premesse, “Katanagatari” potrebbe non essere il titolo giusto da consigliare. Perché, più che sull’azione, quest’anime concentra il proprio fulcro sui dialoghi, cosa a cui Nisio Isin ci ha abituati già benissimo con le “Monogatari” e, per chi l’ha visto, “Zaregoto”.
La trama è semplice e gli episodi, della durata di quasi un’ora l’uno, sono apparentemente ripetitivi: la serie è ambientata nel Giappone del XVIII secolo, in epoca Edo, e più precisamente nel periodo di massimo splendore degli shogun. Nel corso della sua carriera nel periodo Sengoku, il prodigioso fabbro Shikizaki Kiki ha creato mille spade: le sue ultime dodici forgiate sono considerate da tutti come i suoi capolavori, per la loro bellezza ma soprattutto per i loro temibili e distruttivi poteri. Associato a questi poteri vi è anche un devastante veleno che si dice riesca a corrompere ogni possessore di una delle dodici katana leggendarie. A Togame, ambiziosa stratega agli ordini dello Shogun, viene ordinato di trovare le dodici spade leggendarie. Precedentemente erano stati mandati combattenti di ogni tipo per recuperare i capolavori di Shikizaki, ma ognuno di essi, corrotto dal veleno, volle tenere per sé la rispettiva katana, rendendo così ancora più difficile il loro ottenimento. Sarà proprio questo il difficile compito dell'autonominata stratega Togame, la quale chiederà aiuto a Yasuri Shichika, ultimo erede della scuola Kyotōryū, uno stile che permette al ragazzo di combattere con efficacia a mani nude contro avversari armati di spade. Comincia quindi la loro avventura assieme.
Ogni episodio è quindi ambientato in un luogo e in un mese diverso ed è dedicato al ritrovamento di una delle spade.
Ho scritto “apparentemente” perché, nonostante l’impostazione di ogni episodio si ripeta, ci sono sempre stravolgimenti inaspettati e un’evoluzione meravigliosa del rapporto tra Togame e Shichika, che creeranno una coppia anomala, divertente e solida.
Oltre a tutto ciò, “Katanagatari” riesce nell’impresa di creare un perfetto connubio tra scenette divertenti, momenti drammatici e una storia intrigante, coi dovuti colpi di scena, oltre a una grafica sperimentale particolarissima, che ho apprezzato molto. Forse l’unica cosa che ho poco apprezzato, ma che è prettamente personale, è il fatto che, occupando un unico episodio, è difficile affezionarsi ai rivali che si scontreranno con Shichika, e quindi molte scene costruite per essere drammatiche non risultano tali. Anche se a lungo andare, risulta davvero difficile non affezionarsi almeno ai protagonisti, motivo per cui la parte finale della serie lascerà l’amaro in bocca, causa drammaticità.
La trama è semplice e gli episodi, della durata di quasi un’ora l’uno, sono apparentemente ripetitivi: la serie è ambientata nel Giappone del XVIII secolo, in epoca Edo, e più precisamente nel periodo di massimo splendore degli shogun. Nel corso della sua carriera nel periodo Sengoku, il prodigioso fabbro Shikizaki Kiki ha creato mille spade: le sue ultime dodici forgiate sono considerate da tutti come i suoi capolavori, per la loro bellezza ma soprattutto per i loro temibili e distruttivi poteri. Associato a questi poteri vi è anche un devastante veleno che si dice riesca a corrompere ogni possessore di una delle dodici katana leggendarie. A Togame, ambiziosa stratega agli ordini dello Shogun, viene ordinato di trovare le dodici spade leggendarie. Precedentemente erano stati mandati combattenti di ogni tipo per recuperare i capolavori di Shikizaki, ma ognuno di essi, corrotto dal veleno, volle tenere per sé la rispettiva katana, rendendo così ancora più difficile il loro ottenimento. Sarà proprio questo il difficile compito dell'autonominata stratega Togame, la quale chiederà aiuto a Yasuri Shichika, ultimo erede della scuola Kyotōryū, uno stile che permette al ragazzo di combattere con efficacia a mani nude contro avversari armati di spade. Comincia quindi la loro avventura assieme.
Ogni episodio è quindi ambientato in un luogo e in un mese diverso ed è dedicato al ritrovamento di una delle spade.
Ho scritto “apparentemente” perché, nonostante l’impostazione di ogni episodio si ripeta, ci sono sempre stravolgimenti inaspettati e un’evoluzione meravigliosa del rapporto tra Togame e Shichika, che creeranno una coppia anomala, divertente e solida.
Oltre a tutto ciò, “Katanagatari” riesce nell’impresa di creare un perfetto connubio tra scenette divertenti, momenti drammatici e una storia intrigante, coi dovuti colpi di scena, oltre a una grafica sperimentale particolarissima, che ho apprezzato molto. Forse l’unica cosa che ho poco apprezzato, ma che è prettamente personale, è il fatto che, occupando un unico episodio, è difficile affezionarsi ai rivali che si scontreranno con Shichika, e quindi molte scene costruite per essere drammatiche non risultano tali. Anche se a lungo andare, risulta davvero difficile non affezionarsi almeno ai protagonisti, motivo per cui la parte finale della serie lascerà l’amaro in bocca, causa drammaticità.
Prendetevi un'oretta di tempo, stendetevi comodamente sul divano e solo allora potete iniziare un episodio di "Katanagatari". La parola d'ordine è: con calma e senza fretta! Io personalmente ho iniziato la visione di questo anime senza informarmi assolutamente su che genere fosse, ero solo terribilmente attratta da tutti quei magnifici colori, che mi hanno piacevolmente accompagnato per tutta la visione, e devo ammettere che prima del terzo episodio non mi ero minimamente accorta che ogni puntata durava ben cinquanta minuti!
Ma adesso parliamo della trama: tutto ruota intorno a Togame, detta la stratega, che viene incaricata dallo Shogun di raccogliere le dodici spade maledette forgiate, dopo numerose prove, da un fabbro leggendario, Shikizaki Kiki. La piccola e gracile ragazza, ma molto astuta, decide di recarsi nell'isola dove si trova esiliato Yasuri Shichika, l'ultimo maestro del Kyotoryuu, una tecnica di spada dove non si usano armi, ma il proprio corpo diventa un'arma; il giovane ragazzo che non ha mai visto il mondo esterno si trova così trascinato dalla stratega nella ricerca delle dodici spade maledette. L'unico problema o ombra che grava sui due ragazzi è che il padre di Togame fu ucciso proprio dal padre di Shichika durante la ribellione per rovesciare lo shogunato.
Ogni episodio viene ambientato in un luogo diverso e in un diverso mese dell' anno, e una spada viene recuperata grazie alla combinazione del potere senza pari del giovane maestro e dai furbi piani escogitati dalla stratega.
Una caratteristica che ho apprezzato molto è lo sviluppo della storia d'amore dei due personaggi, infatti penso sia la più anomala e simpatica che mi sia mai capitato di visionare. Shichika appena incontrata la ragazza si dichiara subito perdutamente innamorato, un amore puro e ingenuo che sembra più quello di un figlio per una mamma; solo con il passare del tempo il ragazzo vedrà il suo amore maturare. Questa crescita e mutamento dei personaggi è proprio uno degli elementi che rendono affascinante la storia: Togame fredda e calcolatrice e Schichika gentile e ingenuo insieme raccoglieranno esperienze e affronteranno nemici che alla fine li segneranno nel profondo.
Un altro punto a favore di questa serie, come ho già accennato in precedenza, è la tecnica sperimentale con cui è realizzata la grafica, davvero fantasmagorica: ogni personaggio è unico e assolutamente favoloso (come il gruppo di ninja Maniwa), i colori fanno da padrone con contrasti e sintonia che variano a seconda della situazione e dell'ambientazione. Davvero un lavoro sopraffino, secondo me indispensabile per tenere viva la concentrazione dello spettatore data la lunghezza degli episodi e soprattutto dei dialoghi.
Ebbene sì, i dialoghi! Non pensiate infatti che questo sia un anime di combattimenti, anche se la trama lo lascia intendere. Fanno infatti da padrone i dialoghi, che si alternano tra simpatiche scenette comiche e vere e proprie strategie di guerra! Questo è per me un po' la pecca della serie: a volte infatti l'episodio può risultare stancante, ecco perché consiglio di andarci preparati; ogni episodio di "Katanagatari" deve essere visto con calma e concentrazione, assaporandone ogni sfumatura, come la lettura di una poesia, altrimenti, se lo si guarda con leggerezza tanto per, si otterrà solo l'effetto contrario, e cioè una vera e propria rottura di scatole!
In ultimo, ma non per importanza, il comparto sonoro. Ho apprezzato moltissimo entrambe le opening, davvero molto belle, ma quello che mi ha colpita sono state le ending, ognuna diversa dall'altra, molto suggestive, quasi come se fossero un prolungamento delle emozioni che si percepiscono alla fine di ogni puntata!
Detto ciò penso di non dover aggiungere altro; questo non è un genere per tutti, niente da vedere con leggerezza. Pensateci bene prima di partire con il primo episodio, ma, se decidete di visionarlo, portatelo avanti fino alla fine: vi aspetterà quella che secondo me è stata una conclusione inaspettata e meritevole, un mix di emozioni che solo pochi anime ci regalano.
Ma adesso parliamo della trama: tutto ruota intorno a Togame, detta la stratega, che viene incaricata dallo Shogun di raccogliere le dodici spade maledette forgiate, dopo numerose prove, da un fabbro leggendario, Shikizaki Kiki. La piccola e gracile ragazza, ma molto astuta, decide di recarsi nell'isola dove si trova esiliato Yasuri Shichika, l'ultimo maestro del Kyotoryuu, una tecnica di spada dove non si usano armi, ma il proprio corpo diventa un'arma; il giovane ragazzo che non ha mai visto il mondo esterno si trova così trascinato dalla stratega nella ricerca delle dodici spade maledette. L'unico problema o ombra che grava sui due ragazzi è che il padre di Togame fu ucciso proprio dal padre di Shichika durante la ribellione per rovesciare lo shogunato.
Ogni episodio viene ambientato in un luogo diverso e in un diverso mese dell' anno, e una spada viene recuperata grazie alla combinazione del potere senza pari del giovane maestro e dai furbi piani escogitati dalla stratega.
Una caratteristica che ho apprezzato molto è lo sviluppo della storia d'amore dei due personaggi, infatti penso sia la più anomala e simpatica che mi sia mai capitato di visionare. Shichika appena incontrata la ragazza si dichiara subito perdutamente innamorato, un amore puro e ingenuo che sembra più quello di un figlio per una mamma; solo con il passare del tempo il ragazzo vedrà il suo amore maturare. Questa crescita e mutamento dei personaggi è proprio uno degli elementi che rendono affascinante la storia: Togame fredda e calcolatrice e Schichika gentile e ingenuo insieme raccoglieranno esperienze e affronteranno nemici che alla fine li segneranno nel profondo.
Un altro punto a favore di questa serie, come ho già accennato in precedenza, è la tecnica sperimentale con cui è realizzata la grafica, davvero fantasmagorica: ogni personaggio è unico e assolutamente favoloso (come il gruppo di ninja Maniwa), i colori fanno da padrone con contrasti e sintonia che variano a seconda della situazione e dell'ambientazione. Davvero un lavoro sopraffino, secondo me indispensabile per tenere viva la concentrazione dello spettatore data la lunghezza degli episodi e soprattutto dei dialoghi.
Ebbene sì, i dialoghi! Non pensiate infatti che questo sia un anime di combattimenti, anche se la trama lo lascia intendere. Fanno infatti da padrone i dialoghi, che si alternano tra simpatiche scenette comiche e vere e proprie strategie di guerra! Questo è per me un po' la pecca della serie: a volte infatti l'episodio può risultare stancante, ecco perché consiglio di andarci preparati; ogni episodio di "Katanagatari" deve essere visto con calma e concentrazione, assaporandone ogni sfumatura, come la lettura di una poesia, altrimenti, se lo si guarda con leggerezza tanto per, si otterrà solo l'effetto contrario, e cioè una vera e propria rottura di scatole!
In ultimo, ma non per importanza, il comparto sonoro. Ho apprezzato moltissimo entrambe le opening, davvero molto belle, ma quello che mi ha colpita sono state le ending, ognuna diversa dall'altra, molto suggestive, quasi come se fossero un prolungamento delle emozioni che si percepiscono alla fine di ogni puntata!
Detto ciò penso di non dover aggiungere altro; questo non è un genere per tutti, niente da vedere con leggerezza. Pensateci bene prima di partire con il primo episodio, ma, se decidete di visionarlo, portatelo avanti fino alla fine: vi aspetterà quella che secondo me è stata una conclusione inaspettata e meritevole, un mix di emozioni che solo pochi anime ci regalano.
Anziché analizzare ogni aspetto di "Katanagatari" nel dettaglio preferisco arrivare al sodo il prima possibile, per cui inizio col dire che: lo stile grafico è molto piacevole, la musica e il doppiaggio compiono il loro lavoro egregiamente, la trama prende abbastanza e le animazioni, sebbene non siano fenomenali, non sono neanche troppo spiacevoli.
Detto questo arrivo al dunque: i dialoghi di questo anime sono semplicemente veleno. Questo è il terzo anime tratto da un'opera di Nisioisin che guardo, e non ho dubbi che prima di riprovarci ci penserò almeno una ventina di volte su. L'unica cosa di positiva che posso dire al riguardo è che, al contrario di "Nisemonogatari" - le cui puntate duravano la metà circa - questo anime non l'ho mollato al terzo episodio.
Se c'è una cosa che è possibile spiegare in due parole, questo anime la allunga per cinque minuti. Se c'è una spiegazione che può essere fornita in modo visivo, questo anime prende invece fiato e inizia a blaterare. Se c'è un buco di vuoto tra un avvenimento e un'altro, attacca un dialogo completamente inutile. Anche se non ci sono buchi, "Katanagatari" è più che disposto a fermare l'azione e dare il via alle chiacchiere. Se mi è concesso un piccolo spoiler, ecco una perla proveniente dal primo episodio:
(A) raggiunge (B) e (C) su un'isola altrimenti deserta tramite barca. Mentre parlano vengono attaccati, e (B) indaga su chi sia il colpevole. Spoiler: il colpevole è il barcaiolo, cosa penosamente ovvia a chiunque, ma fingiamo che non lo sia.
Nel mondo reale, e anche nella maggior parte degli anime francamente, la cosa si svolgerebbe più o meno in questo modo:
B) "C'era qualcuno con te quando sei venuta sull'isola?"
A) "Certo che no, tranne il barcaiolo... ah!"
Cinque secondi, fine. Magari il dialogo di (A) si potrebbe sostituire con un'espressione sorpresa, e un'inquadratura del barcaiolo che assume un aspetto malvagio. "Mostra, non dire", no?
A "Katanagatari" questo non piace. "Katanagatari" deve montare della suspense dove non c'è e infine sbalordire l'audience con l'incredibile colpo di scena che un bambino di tre anni avrebbe previsto, ma non (A) (che dovrebbe essere molto intelligente per la cronaca).
"Sei sicura di non essere stata seguita da nessuno?" "Assolutamente!" "Ed eri sola quando sei venuta sull'isola?" "Certamente!" "Come sei arrivata sull'isola allora?" "In barca, che domande!" "Ed eri tu a remare?" "Certo che no, non ho la forza necessaria - Ah!" "Quindi c'era un barcaiolo?"
Questa è una versione molto accorciata del dialogo. Mi piacerebbe poter dire che questo è il peggio che "Katanagatari" ha da offrire, ma è lungi dall'esser vero: questo dialogo, per quanto insopportabilmente dilatato, almeno ha lo scopo di fornire un'informazione allo spettatore.
A "Katanagatari" piace anche far dire ai personaggi chi sono, come sono fatti e ogni elucubrazione mentale che possono essersi fatti mentre restavano inquadrati. Cosa c'è di più artificiale e fastidioso di un personaggio stupido che dice: "Io sono stupido, per cui non capisco molto bene le cose complicate che mi stai dicendo"? O un pirata che dice: "Noi pirati ci opponiamo alla legge e all'autorità, per cui non posso certo fare quello che mi dice un funzionario del governo!"? Sono le azioni e il comportamento che dovrebbero darci informazioni su com'è fatto un personaggio. Se fai parlare ogni personaggio in questo modo ottieni due risultati:
1) ogni personaggio sembra la stessa persona;
2) nessun personaggio sembra una persona vera.
Ogni personaggio ha un tratto distintivo interessante, e infallibilmente quel tratto va a sparire nel mare infinito di chiacchiere. Ci sono diversi colpi di scena nella trama, e succedono cose a determinati personaggi che non avevo previsto, e credetemi se dico che mi sarebbe piaciuto complimentarmi con "Katanagatari" per il suo coraggio. Mi sarebbe piaciuto, ma non l'ho fatto, perché quando finalmente si è arrivati al sodo ormai il mio interesse si era spento, soffocato da una valanga di parole.
Detto questo è necessaria una chiarificazione: non dico che questo anime sia pessimo, tutt'altro. Ho guardato tutti i dodici episodi, episodi che durano il doppio di un episodio standard, e non sono particolarmente pentito. Molte persone hanno dato a questo anime un volto pieno, per cui chiaramente ha la sua audience. Ho visto anime con personaggi peggiori e con dialoghi peggiori, ma nessun anime che ho visto ha mai avuto l'audacia di sprecare il tempo dello spettatore in modo così insopportabilmente futile. Ho letto libri di migliaia di pagine, visto film che duravano tre ore e ascolto podcast altrettanto lunghi dove non c'è altro che quattro persone che parlano. Ho guardato tutto "The Tatami Galaxy", un anime in cui il protagonista parla per praticamente ogni episodio alla velocità della luce e senza sosta, e l'ho rivisto con piacere: non lo dico per vantarmi, ma per dimostrare che il problema non è la mia mancanza di pazienza o di attenzione.
Detto questo arrivo al dunque: i dialoghi di questo anime sono semplicemente veleno. Questo è il terzo anime tratto da un'opera di Nisioisin che guardo, e non ho dubbi che prima di riprovarci ci penserò almeno una ventina di volte su. L'unica cosa di positiva che posso dire al riguardo è che, al contrario di "Nisemonogatari" - le cui puntate duravano la metà circa - questo anime non l'ho mollato al terzo episodio.
Se c'è una cosa che è possibile spiegare in due parole, questo anime la allunga per cinque minuti. Se c'è una spiegazione che può essere fornita in modo visivo, questo anime prende invece fiato e inizia a blaterare. Se c'è un buco di vuoto tra un avvenimento e un'altro, attacca un dialogo completamente inutile. Anche se non ci sono buchi, "Katanagatari" è più che disposto a fermare l'azione e dare il via alle chiacchiere. Se mi è concesso un piccolo spoiler, ecco una perla proveniente dal primo episodio:
(A) raggiunge (B) e (C) su un'isola altrimenti deserta tramite barca. Mentre parlano vengono attaccati, e (B) indaga su chi sia il colpevole. Spoiler: il colpevole è il barcaiolo, cosa penosamente ovvia a chiunque, ma fingiamo che non lo sia.
Nel mondo reale, e anche nella maggior parte degli anime francamente, la cosa si svolgerebbe più o meno in questo modo:
B) "C'era qualcuno con te quando sei venuta sull'isola?"
A) "Certo che no, tranne il barcaiolo... ah!"
Cinque secondi, fine. Magari il dialogo di (A) si potrebbe sostituire con un'espressione sorpresa, e un'inquadratura del barcaiolo che assume un aspetto malvagio. "Mostra, non dire", no?
A "Katanagatari" questo non piace. "Katanagatari" deve montare della suspense dove non c'è e infine sbalordire l'audience con l'incredibile colpo di scena che un bambino di tre anni avrebbe previsto, ma non (A) (che dovrebbe essere molto intelligente per la cronaca).
"Sei sicura di non essere stata seguita da nessuno?" "Assolutamente!" "Ed eri sola quando sei venuta sull'isola?" "Certamente!" "Come sei arrivata sull'isola allora?" "In barca, che domande!" "Ed eri tu a remare?" "Certo che no, non ho la forza necessaria - Ah!" "Quindi c'era un barcaiolo?"
Questa è una versione molto accorciata del dialogo. Mi piacerebbe poter dire che questo è il peggio che "Katanagatari" ha da offrire, ma è lungi dall'esser vero: questo dialogo, per quanto insopportabilmente dilatato, almeno ha lo scopo di fornire un'informazione allo spettatore.
A "Katanagatari" piace anche far dire ai personaggi chi sono, come sono fatti e ogni elucubrazione mentale che possono essersi fatti mentre restavano inquadrati. Cosa c'è di più artificiale e fastidioso di un personaggio stupido che dice: "Io sono stupido, per cui non capisco molto bene le cose complicate che mi stai dicendo"? O un pirata che dice: "Noi pirati ci opponiamo alla legge e all'autorità, per cui non posso certo fare quello che mi dice un funzionario del governo!"? Sono le azioni e il comportamento che dovrebbero darci informazioni su com'è fatto un personaggio. Se fai parlare ogni personaggio in questo modo ottieni due risultati:
1) ogni personaggio sembra la stessa persona;
2) nessun personaggio sembra una persona vera.
Ogni personaggio ha un tratto distintivo interessante, e infallibilmente quel tratto va a sparire nel mare infinito di chiacchiere. Ci sono diversi colpi di scena nella trama, e succedono cose a determinati personaggi che non avevo previsto, e credetemi se dico che mi sarebbe piaciuto complimentarmi con "Katanagatari" per il suo coraggio. Mi sarebbe piaciuto, ma non l'ho fatto, perché quando finalmente si è arrivati al sodo ormai il mio interesse si era spento, soffocato da una valanga di parole.
Detto questo è necessaria una chiarificazione: non dico che questo anime sia pessimo, tutt'altro. Ho guardato tutti i dodici episodi, episodi che durano il doppio di un episodio standard, e non sono particolarmente pentito. Molte persone hanno dato a questo anime un volto pieno, per cui chiaramente ha la sua audience. Ho visto anime con personaggi peggiori e con dialoghi peggiori, ma nessun anime che ho visto ha mai avuto l'audacia di sprecare il tempo dello spettatore in modo così insopportabilmente futile. Ho letto libri di migliaia di pagine, visto film che duravano tre ore e ascolto podcast altrettanto lunghi dove non c'è altro che quattro persone che parlano. Ho guardato tutto "The Tatami Galaxy", un anime in cui il protagonista parla per praticamente ogni episodio alla velocità della luce e senza sosta, e l'ho rivisto con piacere: non lo dico per vantarmi, ma per dimostrare che il problema non è la mia mancanza di pazienza o di attenzione.
Penso che sia quasi una prassi avvicinarsi alle opere di NisiOisiN (per scriverlo come piace a lui) passando prima da Bakemonogatari piuttosto che da Katanagatari. Questo perché al primo sguardo può tranquillamente non ispirare molto. Lo dico a ragion veduta, io stesso prima di vederlo ho lasciato passare quasi due anni da quando lo ho notato la prima volta. Non mi attiravano i disegni, mi davano l'idea di un qualcosa destinato ad un pubblico infantile. Non mi attirava neppure la trama: il protagonista è un giovane fortissimo che accompagna e aiuta una donna nella raccolta di 12 spade leggendarie. Ho pensato: 12 spade, 12 puntate, 12 nemici da battere… sarà qualcosa di ripetitivo, ogni episodio la stessa sottotrama, di fatto cioè 12 episodi autoconclusivi. Anche venendo dalla visione appunto di Bakemonogatari e dei suoi sequel (a cui avevo dato la precedenza), il sapere che l'autore era lo stesso aveva rafforzato in me l'idea che sarebbe stato possibile addirittura vedere gli episodi di Katanagatari in ordine sparso senza pregiudicarmi nulla. Non lo ho fatto, tuttavia, e in un momento di tempo libero ho infine deciso di visionarlo se non altro perché non sapevo cosa fare. In fondo, mi dissi, ha un buon punteggio, non può essere tanto male.
Ecco, con questo ho finito la parte relativa alle aspettative che avevo per questo anime. Ora veniamo alla mia impressione a posteriori. Nel mezzo, una sorta di rivoluzione copernicana, nel senso che si è rivelato tutto l'opposto.
Comincio proprio dall'aspetto che più salta all'occhio da subito: la grafica.
È una grafica sperimentale e assai particolare. A dirla in breve, direi che è essenziale nei personaggi e accuratissima in tutto il resto. Ma non vedetelo come un difetto, il risultato è proprio una esaltazione dei personaggi, che spiccano sul resto, che tuttavia è una gioia per gli occhi anche da solo. In un certo senso, si potrebbe dire che hanno tolto fronzoli superflui. Il tutto è coadiuvato da un'esplosione di colori davvero massimale, sia negli sfondi che nei personaggi che si vengono ad incontrare, specie nei pittoreschi ninja Maniwa. In pratica, se all'inizio ero scettico su queste scelte, alla fine me ne sono innamorato, tanto che vi assegno un 10.
Passiamo alla trama. Avevo inizialmente in mente, dopo la prima puntata, un qualcosa sullo stile già visto per esempio nei Pokemon, ovvero una struttura ripetitiva del tipo:
1) I protagonisti arrivano in un nuovo posto;
2) I protagonisti conoscono un po' di persone;
3) I protagonisti subiscono l'attacco del Team Rocket (qui del battaglione Maniwa);
4) Shichika sconfigge i cattivi con le sue tecniche di lotta (come fa Pikachu);
5) Saluti e abbracci e si parte per una nuova avventura.
Mi sbagliavo: ogni volta gli eventi prendono una piega diversa, gli avversari non sono sempre gli stessi e anche le spade non sono sempre ciò che ci si aspetta. Non dico di più per non fare spoiler, ma davvero non è qualcosa di prevedibile. Ed è ancora più sorprendente se consideriamo le premesse fatte. Cosa ancora più importante, viene sfatato anche il mio timore che ogni episodio fosse fine a sé stesso: al contrario, è possibile assistere ad una netta crescita dei personaggi, ad una loro progressiva trasfigurazione che li renderà, alla fine, completamente diversi da com'erano in principio. E alla fine sarà tutto chiaro. Nel mentre, sono affrontati diversi temi, in genere legati alla tematica del bene e del male, della responsabilità sulle proprie azioni, dell'importanza del perdono e dell'ineluttabilità del destino. Quello che mi è piaciuto di più è quello legato ai sentimenti amorosi: si parte appunto con un amore infantile, per giungere infine a quello vero.
Ma nel mentre c'è sempre anche spazio per qualche risata e qualche pausa per distendere gli animi!
Assegno per questi motivi anche qui un punteggio pieno: 10.
Ormai ho iniziato col finale, e quindi continuo con questo: è un finale che riesce a prendere le redini di tutto, concludendo nettamente la vicenda. È un finale che ti prende oltretutto in contropiede, perché in un certo senso comincia prima della fine. Non meravigliatevi di queste parole, guardate e capirete cosa intendo. Io personalmente mi sono sentito prima orfano e poi vendicato. Una sensazione davvero forte. L'ultima frase di Shichika rappresenta il culmine del climax e meriterebbe un punto bonus a sé! 10+
Passiamo ai personaggi. Come ho già detto, l'aspetto più lodevole è a mio avviso la profonda evoluzione che essi compiono nel corso della vicenda, degna di un romanzo di formazione. La loro caratterizzazione è molto forte, ma quella dei numerosi personaggi secondari non è da meno, tanto che spesso è difficile classificarli come "buoni" o "cattivi". Ognuno ha le sue ragioni per il suo comportamento, e non c'è quindi un "effetto stereotipo". Quindi assegno 10 anche qui. Questo è reso possibile dall'ampissimo spazio dedicato ai dialoghi, che riempiono la quasi totalità delle puntate (ma se amate NisiOisiN almeno questo non è certo una sorpresa, no?), e tengono, a dispetto della trama, Katanagatari fuori dagli anime di azione, secondo me.
Infine, il comparto sonoro. Molto buono, con 12 sigle conclusive sempre diverse e tutte piacevoli, una prima opening discreta e una seconda opening ad un livello davvero molto alto, che mi è piaciuta particolarmente e la ho trovata calzante e coinvolgente (tanto da ascoltarla anche a parte). Qui assegno un 8.
Globalmente sono dell'idea di assegnare un 10 a quest'opera.
Con qualche appunto però:
1) Si tratta di un'opera incentrata sulla riflessione e sui dialoghi. Se non vi piacciono le lunghe discussioni e siete alla ricerca di un anime di lotta, lasciate stare;
2) Stesso discorso per chi cerca qualcosa di leggero e senza pretese. Gli episodi sono di 50 minuti ciascuno, non sottovalutateli. Se la storia non vi interessa sul serio stenterete ad arrivare fino in fondo ad essi;
3) Però vi consiglio, prima di lasciar perdere, di arrivare almeno fino alla fine del quarto episodio.
Buona visione!
Ecco, con questo ho finito la parte relativa alle aspettative che avevo per questo anime. Ora veniamo alla mia impressione a posteriori. Nel mezzo, una sorta di rivoluzione copernicana, nel senso che si è rivelato tutto l'opposto.
Comincio proprio dall'aspetto che più salta all'occhio da subito: la grafica.
È una grafica sperimentale e assai particolare. A dirla in breve, direi che è essenziale nei personaggi e accuratissima in tutto il resto. Ma non vedetelo come un difetto, il risultato è proprio una esaltazione dei personaggi, che spiccano sul resto, che tuttavia è una gioia per gli occhi anche da solo. In un certo senso, si potrebbe dire che hanno tolto fronzoli superflui. Il tutto è coadiuvato da un'esplosione di colori davvero massimale, sia negli sfondi che nei personaggi che si vengono ad incontrare, specie nei pittoreschi ninja Maniwa. In pratica, se all'inizio ero scettico su queste scelte, alla fine me ne sono innamorato, tanto che vi assegno un 10.
Passiamo alla trama. Avevo inizialmente in mente, dopo la prima puntata, un qualcosa sullo stile già visto per esempio nei Pokemon, ovvero una struttura ripetitiva del tipo:
1) I protagonisti arrivano in un nuovo posto;
2) I protagonisti conoscono un po' di persone;
3) I protagonisti subiscono l'attacco del Team Rocket (qui del battaglione Maniwa);
4) Shichika sconfigge i cattivi con le sue tecniche di lotta (come fa Pikachu);
5) Saluti e abbracci e si parte per una nuova avventura.
Mi sbagliavo: ogni volta gli eventi prendono una piega diversa, gli avversari non sono sempre gli stessi e anche le spade non sono sempre ciò che ci si aspetta. Non dico di più per non fare spoiler, ma davvero non è qualcosa di prevedibile. Ed è ancora più sorprendente se consideriamo le premesse fatte. Cosa ancora più importante, viene sfatato anche il mio timore che ogni episodio fosse fine a sé stesso: al contrario, è possibile assistere ad una netta crescita dei personaggi, ad una loro progressiva trasfigurazione che li renderà, alla fine, completamente diversi da com'erano in principio. E alla fine sarà tutto chiaro. Nel mentre, sono affrontati diversi temi, in genere legati alla tematica del bene e del male, della responsabilità sulle proprie azioni, dell'importanza del perdono e dell'ineluttabilità del destino. Quello che mi è piaciuto di più è quello legato ai sentimenti amorosi: si parte appunto con un amore infantile, per giungere infine a quello vero.
Ma nel mentre c'è sempre anche spazio per qualche risata e qualche pausa per distendere gli animi!
Assegno per questi motivi anche qui un punteggio pieno: 10.
Ormai ho iniziato col finale, e quindi continuo con questo: è un finale che riesce a prendere le redini di tutto, concludendo nettamente la vicenda. È un finale che ti prende oltretutto in contropiede, perché in un certo senso comincia prima della fine. Non meravigliatevi di queste parole, guardate e capirete cosa intendo. Io personalmente mi sono sentito prima orfano e poi vendicato. Una sensazione davvero forte. L'ultima frase di Shichika rappresenta il culmine del climax e meriterebbe un punto bonus a sé! 10+
Passiamo ai personaggi. Come ho già detto, l'aspetto più lodevole è a mio avviso la profonda evoluzione che essi compiono nel corso della vicenda, degna di un romanzo di formazione. La loro caratterizzazione è molto forte, ma quella dei numerosi personaggi secondari non è da meno, tanto che spesso è difficile classificarli come "buoni" o "cattivi". Ognuno ha le sue ragioni per il suo comportamento, e non c'è quindi un "effetto stereotipo". Quindi assegno 10 anche qui. Questo è reso possibile dall'ampissimo spazio dedicato ai dialoghi, che riempiono la quasi totalità delle puntate (ma se amate NisiOisiN almeno questo non è certo una sorpresa, no?), e tengono, a dispetto della trama, Katanagatari fuori dagli anime di azione, secondo me.
Infine, il comparto sonoro. Molto buono, con 12 sigle conclusive sempre diverse e tutte piacevoli, una prima opening discreta e una seconda opening ad un livello davvero molto alto, che mi è piaciuta particolarmente e la ho trovata calzante e coinvolgente (tanto da ascoltarla anche a parte). Qui assegno un 8.
Globalmente sono dell'idea di assegnare un 10 a quest'opera.
Con qualche appunto però:
1) Si tratta di un'opera incentrata sulla riflessione e sui dialoghi. Se non vi piacciono le lunghe discussioni e siete alla ricerca di un anime di lotta, lasciate stare;
2) Stesso discorso per chi cerca qualcosa di leggero e senza pretese. Gli episodi sono di 50 minuti ciascuno, non sottovalutateli. Se la storia non vi interessa sul serio stenterete ad arrivare fino in fondo ad essi;
3) Però vi consiglio, prima di lasciar perdere, di arrivare almeno fino alla fine del quarto episodio.
Buona visione!
"Katanagatari", probabilmente uno dei migliori anime che io abbia mai visto, ancora tutt'ora me lo guardo molto volentieri e questa non è una cosa di poco conto. Dunque iniziamo ad analizzarlo partendo dal disegno: pur presentandosi con una stilistica molto semplice, con personaggi non caratterizzati, ma giusto abbozzati, aumenta l'interesse perché si discosta dal classico disegno dell'animazione. Ma sicuramente il punto più forte è l'utilizzo dei colori, caldi e freddi danno molta tonalità all'opera. Passando invece ai personaggi e al loro sviluppo nell'arco narrativo, beh, c'è poco da dire, li ho trovati perfetti, specialmente la loro maturazione (e in soli dodici episodi, se pur di 50 minuti). Un'opera che alterna lati comici con dialoghi molti profondi e di un certo spessore. Ecco forse l'unica nota negativa (anche se non incide molto) sono i dialoghi molti lunghi, a volte complicati da seguire alla prima visione, ma nulla di insormontabile. Colonna sonora azzeccata, per tutti i vari momenti, e per il finale suggestivo: la migliore conclusione, a mio parere. Lo consiglio se volete seguire una storia con una trama semplice (all'inizio), ma con uno sviluppo del tutto inaspettato.
"Katanagatari" è l'anime che più mi è piaciuto per la grafica, lo ritengo un arazzo. Quel lasciare appena abbozzati i lineamenti dei personaggi per farli poi esplodere in dettagli quando invece devono esprimere sentimenti, è qualcosa di sublime, così come la cura maniacale per i particolari dello sfondo, pieno di colore e mai ripetitivo. E che dire dei dialoghi, finalmente un anime diverso dal cliché nipponico dove i silenzi sono espressivi; qui troviamo un anime letto dai personaggi come un audio-libro.
Ho apprezzato la cura con cui è stato delineato il carattere e la personalità di tutti i personaggi, anche quei pochi secondari. L'unica pecca che trovo è verso la conclusione, dove le cose precipitano in una frettolosità scialba, inutile, inspiegabile, come se si fossero dovuti ridurre da quindici a dodici gli episodi. Imperdonabile. Resta, comunque, sensato il finale, dove alla fin fine torna il concetto che odio e amore non sono facce della stessa medaglia, ma lo stesso sentimento.
Ho apprezzato la cura con cui è stato delineato il carattere e la personalità di tutti i personaggi, anche quei pochi secondari. L'unica pecca che trovo è verso la conclusione, dove le cose precipitano in una frettolosità scialba, inutile, inspiegabile, come se si fossero dovuti ridurre da quindici a dodici gli episodi. Imperdonabile. Resta, comunque, sensato il finale, dove alla fin fine torna il concetto che odio e amore non sono facce della stessa medaglia, ma lo stesso sentimento.
Katanagatari è un anime del 2010 prodotto dalla White Fox.
La trama
"Katanagatari", "Storia di Katane"... Nome alquanto scontato per un anime ambientato nel Giappone medioevale, vero? Io dico che questo sia uno dei numerosi lampi di genio dell'ideatore, che è riuscito a plasmare una storia tanto densa in soli 12 episodi. Chiariamo fin da subito che questi 12 episodi sono più lunghi del normale, e in territorio giapponese sono usciti una volta al mese. Ogni episodio vale all'incirca 50 minuti, abbastanza per avviare e completare una storia ben delineata. Con "Katanagatari" vediamo il delinearsi di un nuovo stile di produzione.
Un ragazzo, Yasuri Shichika, settimo maestro di una misteriosa arte di spada che però non prevede queste ultime (chiamato Kyotoryuu), un giorno si imbatte in una misteriosa ragazza dai capelli lunghi e bianchi, che si fa chiamare Togame la Stratega. Apprende, poi, che questa ragazza è alla ricerca di 12 katane le une diverse dalle altre: tra le mille prodotte da uno strano fabbro che risponde al nome di Shikizaki Kiki, infatti, sono presenti queste spade uniche nel loro genere, che si dica contengano un veleno che annebbia la mente umana e costringe a fare cose terribili. Il compito di Togame è infatti quello di prendere queste spade (compito alquanto spiacevole, visto che appartengono sicuramente a guerrieri), e per accelerare il lavoro chiede aiuto a Shichika, che accetta. Da questo momento in poi, la trama si dirama seguendo varie storie autoconclusive, in cui i protagonisti incontreranno dapprima strani ninja cambia-forma, fino a combattere contro i migliori ninja del Giappone e anche oltre. Ogni personaggio è veramente ben caratterizzato e molto carismatico, ma purtroppo, probabilmente per lo stile grafico abbastanza ricercato, non rende come dovrebbe, parendo alle volte troppo inumano.
Lato Tecnico
Come citato poc'anzi, lo stile grafico è veramente molto ricercato e ben strutturato, anche se ha alcune lacune nella mimica facciale, alle volte troppo spartana e minimalista, che conferisce ai personaggi un'espressione criptica e dalla difficile interpretazione. Parlando sempre di grafica, i filtri sono impeccabili, come lo è anche l'animazione, veramente ben fatta e curata in ogni particolare. Parlando ora del sonoro, l'anime viene ben accompagnato da varie tracce, dapprima tipicamente medioevali, poi che si avvicinano perfino allo stile elettronico. Le opening sono due e sono veramente belle, anche se i motivetti non rimangono impressi come dovrebbero - forse ciò è dovuto all'eccessiva durata di ogni episodio. L'ending cambia invece in ogni episodio, e dipende dagli avvenimenti accaduti in esso.
Commento Finale
Dunque, "Katanagatari" è un anime che mi ha dato qualche rogna nella votazione: non sapendo bene cosa mettere, ho deciso di attribuirgli un voto più che abbondante, sia per dimostrare apprezzamento del lavoro svolto, sia perché le scene negli episodi finali sono fatte benissimo. Ma ora si passa al punto forte: "Katanagatari" cos'è esattamente? E' adatto a tutti? No, minimamente; le credenziali minime per poter vedere quest'anime sono in primis tanto tempo da perdere, in secondo luogo si deve apprezzare il Giappone medioevale. Potrei azzardarmi a definirlo come uno "Spice and Wolf" del Giappone feudale.
Voto finale: 8.
La trama
"Katanagatari", "Storia di Katane"... Nome alquanto scontato per un anime ambientato nel Giappone medioevale, vero? Io dico che questo sia uno dei numerosi lampi di genio dell'ideatore, che è riuscito a plasmare una storia tanto densa in soli 12 episodi. Chiariamo fin da subito che questi 12 episodi sono più lunghi del normale, e in territorio giapponese sono usciti una volta al mese. Ogni episodio vale all'incirca 50 minuti, abbastanza per avviare e completare una storia ben delineata. Con "Katanagatari" vediamo il delinearsi di un nuovo stile di produzione.
Un ragazzo, Yasuri Shichika, settimo maestro di una misteriosa arte di spada che però non prevede queste ultime (chiamato Kyotoryuu), un giorno si imbatte in una misteriosa ragazza dai capelli lunghi e bianchi, che si fa chiamare Togame la Stratega. Apprende, poi, che questa ragazza è alla ricerca di 12 katane le une diverse dalle altre: tra le mille prodotte da uno strano fabbro che risponde al nome di Shikizaki Kiki, infatti, sono presenti queste spade uniche nel loro genere, che si dica contengano un veleno che annebbia la mente umana e costringe a fare cose terribili. Il compito di Togame è infatti quello di prendere queste spade (compito alquanto spiacevole, visto che appartengono sicuramente a guerrieri), e per accelerare il lavoro chiede aiuto a Shichika, che accetta. Da questo momento in poi, la trama si dirama seguendo varie storie autoconclusive, in cui i protagonisti incontreranno dapprima strani ninja cambia-forma, fino a combattere contro i migliori ninja del Giappone e anche oltre. Ogni personaggio è veramente ben caratterizzato e molto carismatico, ma purtroppo, probabilmente per lo stile grafico abbastanza ricercato, non rende come dovrebbe, parendo alle volte troppo inumano.
Lato Tecnico
Come citato poc'anzi, lo stile grafico è veramente molto ricercato e ben strutturato, anche se ha alcune lacune nella mimica facciale, alle volte troppo spartana e minimalista, che conferisce ai personaggi un'espressione criptica e dalla difficile interpretazione. Parlando sempre di grafica, i filtri sono impeccabili, come lo è anche l'animazione, veramente ben fatta e curata in ogni particolare. Parlando ora del sonoro, l'anime viene ben accompagnato da varie tracce, dapprima tipicamente medioevali, poi che si avvicinano perfino allo stile elettronico. Le opening sono due e sono veramente belle, anche se i motivetti non rimangono impressi come dovrebbero - forse ciò è dovuto all'eccessiva durata di ogni episodio. L'ending cambia invece in ogni episodio, e dipende dagli avvenimenti accaduti in esso.
Commento Finale
Dunque, "Katanagatari" è un anime che mi ha dato qualche rogna nella votazione: non sapendo bene cosa mettere, ho deciso di attribuirgli un voto più che abbondante, sia per dimostrare apprezzamento del lavoro svolto, sia perché le scene negli episodi finali sono fatte benissimo. Ma ora si passa al punto forte: "Katanagatari" cos'è esattamente? E' adatto a tutti? No, minimamente; le credenziali minime per poter vedere quest'anime sono in primis tanto tempo da perdere, in secondo luogo si deve apprezzare il Giappone medioevale. Potrei azzardarmi a definirlo come uno "Spice and Wolf" del Giappone feudale.
Voto finale: 8.
"Katanagatari" è l'omonima serie tratta dalla light novel di successo del 2007 di Nisio Isin. E' un'opera decisamente interessante che deve essere vista fino alla fine per apprezzarne il vero valore. "Katanagatari" è uno di quegli anime che non può essere guardato frettolosamente, richiede pazienza e concentrazione. Innanzitutto perché ogni episodio dura più di 40 minuti e poi non cattura l'attenzione fin da subito, perché per capire le motivazioni di fondo che conducono la trama bisogna aspettare un bel pezzo.
Non nascondo che all'inizio fossi abbastanza demotivata da quest'anime, non solo per il ritmo serrato delle puntate, ma soprattutto per l'eccessiva verbosità dei dialoghi. Infatti quest'ultimo per me è un difetto non trascurabile, visto che effettivamente non esistono pause; i personaggi parlano, spiegano, pensano tanto, anzi troppo, senza sosta, anche nei punti in cui bisognerebbe lasciare più spazio all'azione e lasciare alle capacità interpretative di chi guarda. Sembra che si voglia conservare il legame dell'anime con il testo narrativo d'origine, ma il risultato è a mio gusto un bel po' pesante.
"Katanagatari" è una storia di spade, ovvero della ricerca di dodici spade forgiate da un tale Shikizaki, che si distinguono le une dalle altre per specifici poteri, in mano a personaggi diversi in luoghi diversi che le custodiscono.
Sullo sfondo dell'epoca Edo in Giappone, i due protagonisti Togame, una stratega incaricata dallo shogun di recuperare queste pericolose spade, e Shichika, un ragazzo capace di combattere senza l'ausilio di armi, iniziano questo viaggio impervio e pericolosissimo per portare a termine l'ordine.
La vicinanza dei due ovviamente fa sì che si crei un forte legame e soprattutto produce una crescita decisiva in Shichika, che all'inizio non è che un selvaggio, che ha vissuto per tutta la sua vita lontano dalla civiltà. Egli viene rappresentato in modo impeccabile in tutta la sua inesperienza con il mondo e la sua ingenuità; sembra un bambino a cui debba essere spiegato sempre tutto, che fa mille domande. Tutto ciò crea un effetto ridicolo, visto che Shichika è un quasi invincibile combattente. Questi si fida ciecamente di Togame, la quale è il personaggio buffo per eccellenza; anche se dotata di grandi capacità intuitive e di un'intelligenza speciale, il suo accostamento con Shichika fa venir fuori il lato più immaturo e allo stesso tempo divertente di lei.
Tra i due c'è un'evidente tensione erotica - che determinate inquadrature rendono piuttosto esplicita - che spesso però sfocia nel ridicolo, provocando così effetti comici ed esilaranti.
Quanto al comparto grafico, non è lo stile che preferisco - come per esempio la minima definizione dei volti - anche se devo riconoscere che è originale, vivace e creativo a modo suo. L'effetto collage e anche l'accostamento inedito di colori e i travestimenti carnevaleschi dei protagonisti e dei ninja, considerando che si tratta di un anime ambientato nel passato, non mi suscitano un'impressione di "modernità", bensì sembra che tendano al kitsch.
Il momento più alto dell'anime è sicuramente il finale, come già dicevo. Se gli episodi potevano sembrare ripetitivi e banali, con l'ultima puntata acquistano un nuovo senso più complesso ed elaborato, che arricchisce l'opera di elementi inaspettati. In questo modo la storia in toto viene in qualche modo riqualificata e impreziosita.
Non nascondo che all'inizio fossi abbastanza demotivata da quest'anime, non solo per il ritmo serrato delle puntate, ma soprattutto per l'eccessiva verbosità dei dialoghi. Infatti quest'ultimo per me è un difetto non trascurabile, visto che effettivamente non esistono pause; i personaggi parlano, spiegano, pensano tanto, anzi troppo, senza sosta, anche nei punti in cui bisognerebbe lasciare più spazio all'azione e lasciare alle capacità interpretative di chi guarda. Sembra che si voglia conservare il legame dell'anime con il testo narrativo d'origine, ma il risultato è a mio gusto un bel po' pesante.
"Katanagatari" è una storia di spade, ovvero della ricerca di dodici spade forgiate da un tale Shikizaki, che si distinguono le une dalle altre per specifici poteri, in mano a personaggi diversi in luoghi diversi che le custodiscono.
Sullo sfondo dell'epoca Edo in Giappone, i due protagonisti Togame, una stratega incaricata dallo shogun di recuperare queste pericolose spade, e Shichika, un ragazzo capace di combattere senza l'ausilio di armi, iniziano questo viaggio impervio e pericolosissimo per portare a termine l'ordine.
La vicinanza dei due ovviamente fa sì che si crei un forte legame e soprattutto produce una crescita decisiva in Shichika, che all'inizio non è che un selvaggio, che ha vissuto per tutta la sua vita lontano dalla civiltà. Egli viene rappresentato in modo impeccabile in tutta la sua inesperienza con il mondo e la sua ingenuità; sembra un bambino a cui debba essere spiegato sempre tutto, che fa mille domande. Tutto ciò crea un effetto ridicolo, visto che Shichika è un quasi invincibile combattente. Questi si fida ciecamente di Togame, la quale è il personaggio buffo per eccellenza; anche se dotata di grandi capacità intuitive e di un'intelligenza speciale, il suo accostamento con Shichika fa venir fuori il lato più immaturo e allo stesso tempo divertente di lei.
Tra i due c'è un'evidente tensione erotica - che determinate inquadrature rendono piuttosto esplicita - che spesso però sfocia nel ridicolo, provocando così effetti comici ed esilaranti.
Quanto al comparto grafico, non è lo stile che preferisco - come per esempio la minima definizione dei volti - anche se devo riconoscere che è originale, vivace e creativo a modo suo. L'effetto collage e anche l'accostamento inedito di colori e i travestimenti carnevaleschi dei protagonisti e dei ninja, considerando che si tratta di un anime ambientato nel passato, non mi suscitano un'impressione di "modernità", bensì sembra che tendano al kitsch.
Il momento più alto dell'anime è sicuramente il finale, come già dicevo. Se gli episodi potevano sembrare ripetitivi e banali, con l'ultima puntata acquistano un nuovo senso più complesso ed elaborato, che arricchisce l'opera di elementi inaspettati. In questo modo la storia in toto viene in qualche modo riqualificata e impreziosita.
Si dice "Katanagatari" e il pensiero vola subito a "Bakemonogatari". A differenza di quanto pensavo non si tratta di una coincidenza o di una semplice assonanza fra i nomi dei due titoli; l'autore di entrambi i titoli è, infatti, sempre Nisio Isin, famoso fumettista e scrittore giapponese. E credo sia stata proprio la fiducia nei lavori di quest'autore ad avermi spinto a cominciare un titolo che, in caso contrario, avrei tranquillamente ignorato. Perché? Ci sono almeno tre motivi: non amo le storie sui samurai, lo stile grafico scelto proprio non riusciva ad attirarmi e, infine, la durata di ogni singolo episodio (più di quaranta minuti) sembrava essere davvero eccessiva.
E indovinate un po' cos'è che mi è piaciuto di più dopo averlo terminato? Nell'ordine la trama, lo stile grafico e la durata degli episodi. Insomma, il mio proverbiale fiuto si è dimostrato per quello che è: una vera schifezza.
Andiamo con ordine: la trama. La scena si apre sul Giappone attorno al XVIII secolo: Togame, una graziosa ragazza dai capelli bianchi e lunghi, ricopre la carica di "stratega" agli ordini dello shogunato, quello stesso shogunato che, diversi anni prima, suo padre aveva cercato di rovesciare fomentando una ribellione. Cinica e determinata, la sua missione è quella di recuperare dodici spade sacre costruite da un fabbro leggendario e il cui possesso era garanzia di forza e potere assoluto. Come potrebbe però una ragazza di così debole costituzione e non avvezza ai combattimenti adempiere da sola a questa missione quasi impossibile?
La stratega decide allora di rivolgersi alla persona forse più improbabile, ossia Yasuri Shichika, figlio dell'uomo che domò la ribellione fomentata dal padre di lei e ultimo erede di un'antica e originale tecnica della spada: una tecnica che non prevede l'uso della spada, in quanto il maestro è egli stesso "la spada". Vissuto dalla nascita su un'isola deserta in compagnia della sorella, Shichika si rivela del tutto ignaro di ciò che riguarda il mondo e i suoi codici morali e alternerà, sempre con aria impassibile, momenti di grande ingenuità ad altri di eccessiva crudeltà. Questa strana coppia intraprenderà un viaggio lungo dodici mesi che, tra un successo e l'altro li cambierà profondamente fino a giungere a un finale che è esso stesso una spada, in quanto lascia nello spettatore un vero e proprio squarcio nel petto.
A dispetto dell'opinione di alcuni che hanno definito come pedanti e logorroici i diversi episodi che compongono l'anime, trovo che siano stati proprio i dialoghi il vero punto di forza di "Katanagatari", un anime che racconta lo sviluppo interiore dei due protagonisti più che le loro battaglie per il possesso delle spade - queste, anzi, spesso si risolvono in pochi minuti. Non si può guardare un titolo come questo se non piacciono storie fatte di tante parole e poca azione; e qui il livello dei dialoghi è davvero eccezionale sia quando essi hanno il compito di raccontare o di far riflettere sia quando, più semplicemente, cercano di strappare allo spettatore una risata o una lacrima.
Passando allo stile grafico, da subito esso si è dimostrato essere molto meno rozzo di quanto mi aspettassi, fino a riuscire a conquistarmi in quei momenti in cui, con una semplicità incredibile, riusciva a trasmettermi sensualità e/o orrore a seconda dei casi. In particolare l'immagine di Shichika avvolto nei capelli di Togame rimarrà impressa a lungo nella mia memoria.
Infine la durata degli episodi. Più che dodici episodi sembrano dodici film: ogni singola spada ha una sua storia che, data l'inusuale lunghezza di ognuna di esse, riesce a essere descritta in modo autonomo e assolutamente esaustivo. E meno male, direi.
In definitiva "Katanagatari" mi ha entusiasmato allo stesso modo (e probabilmente per motivi molto simili) in cui a suo tempo mi entusiasmò "Bakemonogatari". Più che una storia d'armi è un continuo dialogo con lo spettatore che non può fare a meno di porsi domande e cercare la soluzione alle stesse. Il merito va certamente attribuito ai due protagonisti, la cui personalità è talmente interessante e ben definita, priva di contraddizioni o sbavature, da risultare semplicemente eccezionale.
"Katanagatari" non è certamente un titolo per tutti i palati; si astengano gli amanti dell'azione al 100% e chi ama guardare gli anime in tutta fretta. Per gli altri la soddisfazione finale è garantita.
E indovinate un po' cos'è che mi è piaciuto di più dopo averlo terminato? Nell'ordine la trama, lo stile grafico e la durata degli episodi. Insomma, il mio proverbiale fiuto si è dimostrato per quello che è: una vera schifezza.
Andiamo con ordine: la trama. La scena si apre sul Giappone attorno al XVIII secolo: Togame, una graziosa ragazza dai capelli bianchi e lunghi, ricopre la carica di "stratega" agli ordini dello shogunato, quello stesso shogunato che, diversi anni prima, suo padre aveva cercato di rovesciare fomentando una ribellione. Cinica e determinata, la sua missione è quella di recuperare dodici spade sacre costruite da un fabbro leggendario e il cui possesso era garanzia di forza e potere assoluto. Come potrebbe però una ragazza di così debole costituzione e non avvezza ai combattimenti adempiere da sola a questa missione quasi impossibile?
La stratega decide allora di rivolgersi alla persona forse più improbabile, ossia Yasuri Shichika, figlio dell'uomo che domò la ribellione fomentata dal padre di lei e ultimo erede di un'antica e originale tecnica della spada: una tecnica che non prevede l'uso della spada, in quanto il maestro è egli stesso "la spada". Vissuto dalla nascita su un'isola deserta in compagnia della sorella, Shichika si rivela del tutto ignaro di ciò che riguarda il mondo e i suoi codici morali e alternerà, sempre con aria impassibile, momenti di grande ingenuità ad altri di eccessiva crudeltà. Questa strana coppia intraprenderà un viaggio lungo dodici mesi che, tra un successo e l'altro li cambierà profondamente fino a giungere a un finale che è esso stesso una spada, in quanto lascia nello spettatore un vero e proprio squarcio nel petto.
A dispetto dell'opinione di alcuni che hanno definito come pedanti e logorroici i diversi episodi che compongono l'anime, trovo che siano stati proprio i dialoghi il vero punto di forza di "Katanagatari", un anime che racconta lo sviluppo interiore dei due protagonisti più che le loro battaglie per il possesso delle spade - queste, anzi, spesso si risolvono in pochi minuti. Non si può guardare un titolo come questo se non piacciono storie fatte di tante parole e poca azione; e qui il livello dei dialoghi è davvero eccezionale sia quando essi hanno il compito di raccontare o di far riflettere sia quando, più semplicemente, cercano di strappare allo spettatore una risata o una lacrima.
Passando allo stile grafico, da subito esso si è dimostrato essere molto meno rozzo di quanto mi aspettassi, fino a riuscire a conquistarmi in quei momenti in cui, con una semplicità incredibile, riusciva a trasmettermi sensualità e/o orrore a seconda dei casi. In particolare l'immagine di Shichika avvolto nei capelli di Togame rimarrà impressa a lungo nella mia memoria.
Infine la durata degli episodi. Più che dodici episodi sembrano dodici film: ogni singola spada ha una sua storia che, data l'inusuale lunghezza di ognuna di esse, riesce a essere descritta in modo autonomo e assolutamente esaustivo. E meno male, direi.
In definitiva "Katanagatari" mi ha entusiasmato allo stesso modo (e probabilmente per motivi molto simili) in cui a suo tempo mi entusiasmò "Bakemonogatari". Più che una storia d'armi è un continuo dialogo con lo spettatore che non può fare a meno di porsi domande e cercare la soluzione alle stesse. Il merito va certamente attribuito ai due protagonisti, la cui personalità è talmente interessante e ben definita, priva di contraddizioni o sbavature, da risultare semplicemente eccezionale.
"Katanagatari" non è certamente un titolo per tutti i palati; si astengano gli amanti dell'azione al 100% e chi ama guardare gli anime in tutta fretta. Per gli altri la soddisfazione finale è garantita.
"Katanagatari" è l'adattamento ad anime dell'omonima serie di 12 light novel di NisiOisin, autore già noto grazie alla serie di light novel "Bakemonogatari".
Storia
Ambientata nell'epoca Edo, la serie inizia quando Togame "la stratega" (per autodefinizione), membro di alto grado dell'esercito dello shogunato, si reca sull'isola dove è stato esiliato, venti anni prima, Mutsue Yasuri, l'eroe che fermò la ribellione contro lo shogunato, ma che, temuto per la propria forza, venne esiliato insieme alla propria famiglia sulla suddetta isola. Togame, però, scoprirà che Mutsue è morto da un anno, e che sull'isola sono rimasti Shichika e Nanami, i suoi figli. Togame "ingaggerà" allora Shichika, settimo maestro del Kyotouryuu, uno stile di spada che non prevede l'utilizzo di armi (si potrebbe definire un arte marziale, ma proseguendo nella storia questa definizione si rivelerebbe errata), per recuperare le Dodici Spade Malvagie Perfette forgiate durante l'epoca Sengoku dal leggendario fabbro Kiki Shikizaki. Tra le caratteristiche di queste spade vi è una sorta di "veleno", che corrompe la mente di chi le utilizza. Togame si rivolgerà a Shichika perché le persone a cui si era rivolta precedentemente per il recupero di tali spade hanno tradito, e, durante il viaggio, dovranno affrontare anche molte di queste, entrate in possesso di alcune delle spade. Nanami, sorella maggiore di Shichika, rimarrà sull'isola, ma non rimarrà inattiva per tutta la serie.
Nonostante l'impostazione iniziale, che non appare molto originale o brillante, la storia proseguirà in maniera lineare solo per i primi episodi. Compariranno altri personaggi intenti a recuperare le spade, e nel proseguire del loro viaggio Togame e Shichika verranno a conoscenza di fatti insospettabili, relativi non solo alle dodici spade, ma anche a Shikizaki e al Kyotouryuu stesso. Il tutto culminerà in un finale straordinario, carico di emozioni e inaspettato, semplicemente straordinario.
Tuttavia, "Katanagatari" non è una serie d'azione. I combattimenti, infatti, durano tendenzialmente poco, e sono intervallati da lunghe sequenze di parlato. Nonostante questo, grazie anche all'incredibile carica emotiva che li caratterizza (anche se, c'è da dirlo, tre o quattro episodi, incluso il primo, non sono particolarmente coinvolgenti), riescono a tenere con il fiato sospeso.
Si potrebbe anche dire che gli episodi sono composti quasi completamente da dialoghi, quindi facilmente non piacerà agli amanti dell'azione.
Un'ultima considerazione, forse più personale: "Katanagatari" non è solo una storia, è un racconto onirico che viaggia tra persone e avvenimenti straordinari, mostra l'evoluzione di Shichika, da spada a persona, e molto altro ancora, mantenendo atmosfere che, per quanto realistiche, mantengono un sottile velo di surreale, dando all'intero racconto un qualcosa di unico.
Personaggi
Per quanto Shichika e Togame siano i protagonisti e la loro caratterizzazione ed evoluzione siano impeccabili, molti dei personaggi secondari non sono da meno: hanno una storia e una personalità ben studiate e rese ottimamente, in maniera coerente all'ambiente dove sono nati e cresciuti. Proprio grazie ai personaggi, così ben sviluppati, "Katanagatari" riesce a emozionare e a trasmettere molto, dando anche non pochi spunti di riflessione.
Audio e colonna sonora
Le musiche sono molto particolari, prese in sé sono buone, ma non certo ottime, però sottolineano magnificamente l'atmosfera. La prima opening non è niente di che, mentre la seconda e tutte e dodici le ending sono ottime, continuano, anche se per poco, l'atmosfera creatasi nell'episodio.
Disegni e animazioni
"Katanagatari" è, detto semplicemente, una delizia per gli occhi. I personaggi sono disegnati in maniera particolare, mentre gli sfondi sono stupefacenti. I colori sono ottimi, così come le animazioni.
Il settimo episodio è caratterizzato da uno stile grafico differente da quello degli altri.
Longevità
La serie si compone di dodici episodi, che però durano ben cinquanta minuti l'uno. La visione, tuttavia, non è pesante e noiosa, nonostante i personaggi parlino per circa quaranta/quarantacinque minuti per episodio.
Apprezzamento personale
Che dire, se non che questa serie è stupenda?
Voto complessivo: 10.
La visione di "Katanagatari" è sconsigliata solo a chi cerca un prodotto pieno d'azione o superficiale, perché questa storia non rientra in nessuna delle due categorie citate.
Storia
Ambientata nell'epoca Edo, la serie inizia quando Togame "la stratega" (per autodefinizione), membro di alto grado dell'esercito dello shogunato, si reca sull'isola dove è stato esiliato, venti anni prima, Mutsue Yasuri, l'eroe che fermò la ribellione contro lo shogunato, ma che, temuto per la propria forza, venne esiliato insieme alla propria famiglia sulla suddetta isola. Togame, però, scoprirà che Mutsue è morto da un anno, e che sull'isola sono rimasti Shichika e Nanami, i suoi figli. Togame "ingaggerà" allora Shichika, settimo maestro del Kyotouryuu, uno stile di spada che non prevede l'utilizzo di armi (si potrebbe definire un arte marziale, ma proseguendo nella storia questa definizione si rivelerebbe errata), per recuperare le Dodici Spade Malvagie Perfette forgiate durante l'epoca Sengoku dal leggendario fabbro Kiki Shikizaki. Tra le caratteristiche di queste spade vi è una sorta di "veleno", che corrompe la mente di chi le utilizza. Togame si rivolgerà a Shichika perché le persone a cui si era rivolta precedentemente per il recupero di tali spade hanno tradito, e, durante il viaggio, dovranno affrontare anche molte di queste, entrate in possesso di alcune delle spade. Nanami, sorella maggiore di Shichika, rimarrà sull'isola, ma non rimarrà inattiva per tutta la serie.
Nonostante l'impostazione iniziale, che non appare molto originale o brillante, la storia proseguirà in maniera lineare solo per i primi episodi. Compariranno altri personaggi intenti a recuperare le spade, e nel proseguire del loro viaggio Togame e Shichika verranno a conoscenza di fatti insospettabili, relativi non solo alle dodici spade, ma anche a Shikizaki e al Kyotouryuu stesso. Il tutto culminerà in un finale straordinario, carico di emozioni e inaspettato, semplicemente straordinario.
Tuttavia, "Katanagatari" non è una serie d'azione. I combattimenti, infatti, durano tendenzialmente poco, e sono intervallati da lunghe sequenze di parlato. Nonostante questo, grazie anche all'incredibile carica emotiva che li caratterizza (anche se, c'è da dirlo, tre o quattro episodi, incluso il primo, non sono particolarmente coinvolgenti), riescono a tenere con il fiato sospeso.
Si potrebbe anche dire che gli episodi sono composti quasi completamente da dialoghi, quindi facilmente non piacerà agli amanti dell'azione.
Un'ultima considerazione, forse più personale: "Katanagatari" non è solo una storia, è un racconto onirico che viaggia tra persone e avvenimenti straordinari, mostra l'evoluzione di Shichika, da spada a persona, e molto altro ancora, mantenendo atmosfere che, per quanto realistiche, mantengono un sottile velo di surreale, dando all'intero racconto un qualcosa di unico.
Personaggi
Per quanto Shichika e Togame siano i protagonisti e la loro caratterizzazione ed evoluzione siano impeccabili, molti dei personaggi secondari non sono da meno: hanno una storia e una personalità ben studiate e rese ottimamente, in maniera coerente all'ambiente dove sono nati e cresciuti. Proprio grazie ai personaggi, così ben sviluppati, "Katanagatari" riesce a emozionare e a trasmettere molto, dando anche non pochi spunti di riflessione.
Audio e colonna sonora
Le musiche sono molto particolari, prese in sé sono buone, ma non certo ottime, però sottolineano magnificamente l'atmosfera. La prima opening non è niente di che, mentre la seconda e tutte e dodici le ending sono ottime, continuano, anche se per poco, l'atmosfera creatasi nell'episodio.
Disegni e animazioni
"Katanagatari" è, detto semplicemente, una delizia per gli occhi. I personaggi sono disegnati in maniera particolare, mentre gli sfondi sono stupefacenti. I colori sono ottimi, così come le animazioni.
Il settimo episodio è caratterizzato da uno stile grafico differente da quello degli altri.
Longevità
La serie si compone di dodici episodi, che però durano ben cinquanta minuti l'uno. La visione, tuttavia, non è pesante e noiosa, nonostante i personaggi parlino per circa quaranta/quarantacinque minuti per episodio.
Apprezzamento personale
Che dire, se non che questa serie è stupenda?
Voto complessivo: 10.
La visione di "Katanagatari" è sconsigliata solo a chi cerca un prodotto pieno d'azione o superficiale, perché questa storia non rientra in nessuna delle due categorie citate.
"Katanagatari" è un titolo decisamente atipico e sul quale riponevo molte aspettative. Riesce a differenziarsi dalle normali produzioni sia per il formato che propone sia per alcune scelte artistiche. Propone un character design unico, particolare soprattutto nella rappresentazione degli occhi dei personaggi, e fondali che sembrano uscire da qualche quadro, disegnati a mano e colorati a pastello con un effetto davvero accattivante. Inoltre il comparto sonoro è davvero ottimo, grazie a splendide musiche di sottofondo e a ben 12 diverse sigle finali, tutte apprezzabili, una per episodio. A completare la sperimentazione un formato insolito: 12 episodi, uno al mese, di circa 50 minuti l'uno.
Dal punto di vista grafico adoro quest'anime, inoltre offre anche una trama che avrebbe diversi motivi d'interesse, grazie sopratutto ai personaggi, molto ben caratterizzati.
Nonostante tutto questo, come avrete intuito dal voto, il titolo non mi è particolarmente piaciuto e, anzi, se non fosse per quanto ho scritto, lo riterrei decisamente insufficiente.
"Katanagatari" è estremamente logorroico, credo che sia il titolo più logorroico che abbia mai visto.
Parla di spade, ninja e samurai, argomenti che in genere danno spazio a bei duelli e a un bel po' di azione. Tuttavia l'anime si dimostra molto parsimonioso sotto quest'aspetto, tanto che gli scontri spesso sfociano semplicemente in un lungo scambio di parole e una sola mossa, a volte nemmeno mostrata nella sua interezza.
Fondamentalmente lo spunto che mette in moto la trama è una banale quest atta alla ricerca di 12 spade maledette, una per ogni episodio. Ad affrontarla è la fredda e calcolatrice Togame che sceglie come sua spada Shichika, unico erede della leggendaria e invincibile scuola di spada Kyotoryuu, che ha come caratteristica primaria quella di non usare alcuna spada. Quest'ultimo, nonostante sia un temibilissimo avversario, non ha mai visto il mondo, ma è rimasto confinato tutta la vita nella sua isola ad allenarsi. Il lungo viaggio sarà un'imperdibile occasione di crescita interiore per entrambi e, chissà, magari riuscirà anche a sciogliere il loro cuore, mai toccato dal tepore dell'amore.
L'anime riesce a dare spessore ai personaggi e a donare loro una precisa e accurata caratterizzazione psicologica, tuttavia il prezzo che mi sono trovato a pagare lo ritengo eccessivo. Mi sono infatti dovuto sorbire un'overdose di lunghi dialoghi che mi hanno spesso annoiato, con episodi di ben 50 minuti quasi solo parlati. Tale formato allungato non si è dimostrato infatti così funzionale come avrei ipotizzato e, anzi, ha reso ancora più pesante e difficile da sostenere la staticità della narrazione.
Credo sia quasi indispensabile, per creare una solida caratterizzazione, che i personaggi abbiano spazi per conversare fra di loro; il problema è che in "Katanagatari" credo si sia decisamente esagerato: in alcuni episodi, che ricordo hanno in questo caso una durata di 50 minuti, non si fa in pratica altro. Ricordo titoli in grado di raggiungere ottimi livelli di caratterizzazione in un modo ben più movimentato.
Inoltre, se è vero, come scritto sopra, che la realizzazione tecnica è eccelsa sotto molti aspetti, la ritengo invece lacunosa per quel che riguarda le animazioni: quando ci sono, sono molto fluide, il problema è: quanto volte ci sono? I duelli sono brevi ed essenziali, per il resto, di cose in movimento ne ho viste molto poche.
La trama è semplice e lineare, eppure propone buoni spunti di riflessione. Il problema è tuttavia lo stesso, viene diluita in lunghi dialoghi, con pochissimi climax, non sufficienti per mantenere il mio interesse a livelli accettabili per l'intera durata della serie. Fortunatamente l'ho guardata correndo su un tapis roulant, se fossi stato su un divano, probabilmente mi sarei addormentato.
La fine è carina e soprattutto definitiva, ma anche in questo caso manca quello scontro finale in grado di creare aspettativa o, meglio, c'è stato, ma non si è dimostrato così entusiasmante come avrei sperato. Di certo "Katanagatari" non è stato visivamente spettacolare, lo definirei semplicemente essenziale.
Dal punto di vista grafico adoro quest'anime, inoltre offre anche una trama che avrebbe diversi motivi d'interesse, grazie sopratutto ai personaggi, molto ben caratterizzati.
Nonostante tutto questo, come avrete intuito dal voto, il titolo non mi è particolarmente piaciuto e, anzi, se non fosse per quanto ho scritto, lo riterrei decisamente insufficiente.
"Katanagatari" è estremamente logorroico, credo che sia il titolo più logorroico che abbia mai visto.
Parla di spade, ninja e samurai, argomenti che in genere danno spazio a bei duelli e a un bel po' di azione. Tuttavia l'anime si dimostra molto parsimonioso sotto quest'aspetto, tanto che gli scontri spesso sfociano semplicemente in un lungo scambio di parole e una sola mossa, a volte nemmeno mostrata nella sua interezza.
Fondamentalmente lo spunto che mette in moto la trama è una banale quest atta alla ricerca di 12 spade maledette, una per ogni episodio. Ad affrontarla è la fredda e calcolatrice Togame che sceglie come sua spada Shichika, unico erede della leggendaria e invincibile scuola di spada Kyotoryuu, che ha come caratteristica primaria quella di non usare alcuna spada. Quest'ultimo, nonostante sia un temibilissimo avversario, non ha mai visto il mondo, ma è rimasto confinato tutta la vita nella sua isola ad allenarsi. Il lungo viaggio sarà un'imperdibile occasione di crescita interiore per entrambi e, chissà, magari riuscirà anche a sciogliere il loro cuore, mai toccato dal tepore dell'amore.
L'anime riesce a dare spessore ai personaggi e a donare loro una precisa e accurata caratterizzazione psicologica, tuttavia il prezzo che mi sono trovato a pagare lo ritengo eccessivo. Mi sono infatti dovuto sorbire un'overdose di lunghi dialoghi che mi hanno spesso annoiato, con episodi di ben 50 minuti quasi solo parlati. Tale formato allungato non si è dimostrato infatti così funzionale come avrei ipotizzato e, anzi, ha reso ancora più pesante e difficile da sostenere la staticità della narrazione.
Credo sia quasi indispensabile, per creare una solida caratterizzazione, che i personaggi abbiano spazi per conversare fra di loro; il problema è che in "Katanagatari" credo si sia decisamente esagerato: in alcuni episodi, che ricordo hanno in questo caso una durata di 50 minuti, non si fa in pratica altro. Ricordo titoli in grado di raggiungere ottimi livelli di caratterizzazione in un modo ben più movimentato.
Inoltre, se è vero, come scritto sopra, che la realizzazione tecnica è eccelsa sotto molti aspetti, la ritengo invece lacunosa per quel che riguarda le animazioni: quando ci sono, sono molto fluide, il problema è: quanto volte ci sono? I duelli sono brevi ed essenziali, per il resto, di cose in movimento ne ho viste molto poche.
La trama è semplice e lineare, eppure propone buoni spunti di riflessione. Il problema è tuttavia lo stesso, viene diluita in lunghi dialoghi, con pochissimi climax, non sufficienti per mantenere il mio interesse a livelli accettabili per l'intera durata della serie. Fortunatamente l'ho guardata correndo su un tapis roulant, se fossi stato su un divano, probabilmente mi sarei addormentato.
La fine è carina e soprattutto definitiva, ma anche in questo caso manca quello scontro finale in grado di creare aspettativa o, meglio, c'è stato, ma non si è dimostrato così entusiasmante come avrei sperato. Di certo "Katanagatari" non è stato visivamente spettacolare, lo definirei semplicemente essenziale.
Un bisticcio verbale traducibile come "storie di spade", "Katanagatari" è una serie episodica a cadenza mensile composta da capitoli da cinquanta minuti l'uno, caratterizzata da un deciso sperimentalismo grafico.
Subito attirato dall'aspetto tecnico molto piacevole e innovativo, il pubblico avrà però modo di constatare che i pregi dell'opera non risiedono unicamente in quest'ambito. E' infatti necessario dare merito all'anime dell'aver saputo giostrarsi mirabilmente bene nel proprio campo, ottenendo un ottimo grado d'intrattenimento senza dover elaborare funambolismi narrativi né appesantire l'intreccio di arzigogoli.
Tale lavoro infatti si presenta come un'opera leggera, che non si prende eccessivamente sul serio e proprio per questo suo carattere può permettersi errori e sviste pur notevoli, sui quali non sarebbe altrimenti possibile soprassedere se l'anime puntasse a toni più elevati.
La componente che maggiormente valorizza "Katanagatari" è sicuramente, oltre all'appagante e ben congegnato aspetto tecnico, l'insieme dei personaggi, i quali risultano molto caratteristici e affascinanti, dote enfatizzata dalla narrazione discretamente ripartita tra i vari gruppi secondari che prendono parte alla vicenda.
La storia vede il viaggio di due particolari individui attraverso il Giappone attorno al XVIII secolo: un'autodichiarata stratega, Togame, detentrice di un'elevata carica militare presso lo shogunato e uno spadaccino che non usa spade, Yasuri Shichika, uomo leale e ingenuo, che darà inizio a una peculiare decostruzione del concetto di tale arma.
I due si muoveranno per l'intero territorio nipponico alla ricerca delle dodici lame create nell'era Sengoku da un fabbro prodigioso, Shikizaki Kiki, il quale forgiò questi mirabili oggetti dai temibili poteri.
Detta così, la trama scoraggerebbe anche i più arditi a visionare la serie, ma nonostante la banalità con cui si dà l'avvio agli eventi che seguiranno, l'opera risulterà da subito piacevole sfruttando massimamente la componente caratteristica e accattivante dei diversi attori che saliranno in scena, senza focalizzarsi né sulla trama propria né sui combattimenti che prenderanno luogo, che verranno spesso svolti rapidamente senza gravare sul ritmo della narrazione, andando a "decostruire" il genere a cui la serie s'ispira.
L'intreccio si arricchirà poi con i piccoli giochi di politica e diplomazia che Togame intreccerà con coloro che si pareranno sul suo cammino, come pure questi ultimi li sfrutteranno vicendevolmente fra loro per perseguire i propri obiettivi.
Proprio per la sua scarsa pretenziosità, la serie riesce a eludere qualsiasi accusa di scarsa o nulla analisi di temi cruciali per la stessa, quali l'amore e la morte, in quanto nell'alterità del tutto le psicologie dei personaggi risultano sin dall'inizio posticce, tali da non dar adito agli spettatori di potere tacciare l'opera di scarso realismo, ma al contempo risultando adatte all'atmosfera che loro stesse animano.
La semplicità con cui viene trattato l'amore è la stessa con cui Shichika esterna il proprio sentimento sin dal primo episodio e con un tale inizio si comprende bene come i realizzatori non vogliano alzare troppo il tiro né farsi prendere dall'ambizione.
Nonostante tutto la componente emotiva troverà i propri giusti spazi, senza mai risultare impertinente ma sapendosi enfatizzare in giusta misura nel finale, conciliando l'intreccio senza forzarlo.
Lo stesso sviluppo degli eventi non risulterà forzato a dispetto degli stratagemmi utilizzati per guidarlo e ciò in virtù sia della voluta superficialità dell'opera sia della buona impostazione registica datale, coadiuvata da una meritevole e rapida sceneggiatura.
Una nota è ora necessario porre sul finale, il quale non può che riscontrare la mia approvazione: quest'ultimo risulta più duro del corpo principale della serie, accelerando d'improvviso l'ascesa a una maggiore serietà che si era intuita durante tutta l'opera.
Ora, già dal penultimo episodio, il regista volta pagina e cambia tono, prendendo il coraggio di non acconsentire alle tacite richieste del grande pubblico, scrivendo una conclusione nella quale le tinte fosche non si celeranno e i colpi non verranno più trattenuti, la quale troverà il favore solo degli spettatori controcorrente ed esigenti quali il sottoscritto.
Il finale non si può considerare strettamente tragico, tuttavia è lodevole l'impegno dei realizzatori nel non ritornare sui propri passi e rovesciare uno scenario che si prospettava fortemente negativo, cosa che puntualmente invece avviene a causa dell'assoluta necessità da parte del grande pubblico di ricevere il suo solito e forzato lieto fine.
L'aspetto tecnico è eccellente in quanto a fluidità dei movimenti e quant'altro, mentre l'aspetto grafico che fortemente distingue la serie, per quanto possa non incontrare il gusto di alcuni, è innegabilmente interessante nelle sue lunghe e piatte pennellate e nei suoi luminosi e vivaci cromatismi, perfettamente adattato, per quanto contrastante, con l'atmosfera tipicamente orientale che si va a evocare.
In conclusione, "Katanagatari" si presenta come un'opera leggera ma comunque in grado d'intrattenere piacevolmente senza annoiare, evitando di scadere in soluzioni narrative banali e riservando anzi diversi sviluppi inattesi. Troverà un buon seguito fra chi, come me, apprezza gli sperimentalismi tecnici, assicurando comunque ben più che un semplice intrattenimento grafico.
Subito attirato dall'aspetto tecnico molto piacevole e innovativo, il pubblico avrà però modo di constatare che i pregi dell'opera non risiedono unicamente in quest'ambito. E' infatti necessario dare merito all'anime dell'aver saputo giostrarsi mirabilmente bene nel proprio campo, ottenendo un ottimo grado d'intrattenimento senza dover elaborare funambolismi narrativi né appesantire l'intreccio di arzigogoli.
Tale lavoro infatti si presenta come un'opera leggera, che non si prende eccessivamente sul serio e proprio per questo suo carattere può permettersi errori e sviste pur notevoli, sui quali non sarebbe altrimenti possibile soprassedere se l'anime puntasse a toni più elevati.
La componente che maggiormente valorizza "Katanagatari" è sicuramente, oltre all'appagante e ben congegnato aspetto tecnico, l'insieme dei personaggi, i quali risultano molto caratteristici e affascinanti, dote enfatizzata dalla narrazione discretamente ripartita tra i vari gruppi secondari che prendono parte alla vicenda.
La storia vede il viaggio di due particolari individui attraverso il Giappone attorno al XVIII secolo: un'autodichiarata stratega, Togame, detentrice di un'elevata carica militare presso lo shogunato e uno spadaccino che non usa spade, Yasuri Shichika, uomo leale e ingenuo, che darà inizio a una peculiare decostruzione del concetto di tale arma.
I due si muoveranno per l'intero territorio nipponico alla ricerca delle dodici lame create nell'era Sengoku da un fabbro prodigioso, Shikizaki Kiki, il quale forgiò questi mirabili oggetti dai temibili poteri.
Detta così, la trama scoraggerebbe anche i più arditi a visionare la serie, ma nonostante la banalità con cui si dà l'avvio agli eventi che seguiranno, l'opera risulterà da subito piacevole sfruttando massimamente la componente caratteristica e accattivante dei diversi attori che saliranno in scena, senza focalizzarsi né sulla trama propria né sui combattimenti che prenderanno luogo, che verranno spesso svolti rapidamente senza gravare sul ritmo della narrazione, andando a "decostruire" il genere a cui la serie s'ispira.
L'intreccio si arricchirà poi con i piccoli giochi di politica e diplomazia che Togame intreccerà con coloro che si pareranno sul suo cammino, come pure questi ultimi li sfrutteranno vicendevolmente fra loro per perseguire i propri obiettivi.
Proprio per la sua scarsa pretenziosità, la serie riesce a eludere qualsiasi accusa di scarsa o nulla analisi di temi cruciali per la stessa, quali l'amore e la morte, in quanto nell'alterità del tutto le psicologie dei personaggi risultano sin dall'inizio posticce, tali da non dar adito agli spettatori di potere tacciare l'opera di scarso realismo, ma al contempo risultando adatte all'atmosfera che loro stesse animano.
La semplicità con cui viene trattato l'amore è la stessa con cui Shichika esterna il proprio sentimento sin dal primo episodio e con un tale inizio si comprende bene come i realizzatori non vogliano alzare troppo il tiro né farsi prendere dall'ambizione.
Nonostante tutto la componente emotiva troverà i propri giusti spazi, senza mai risultare impertinente ma sapendosi enfatizzare in giusta misura nel finale, conciliando l'intreccio senza forzarlo.
Lo stesso sviluppo degli eventi non risulterà forzato a dispetto degli stratagemmi utilizzati per guidarlo e ciò in virtù sia della voluta superficialità dell'opera sia della buona impostazione registica datale, coadiuvata da una meritevole e rapida sceneggiatura.
Una nota è ora necessario porre sul finale, il quale non può che riscontrare la mia approvazione: quest'ultimo risulta più duro del corpo principale della serie, accelerando d'improvviso l'ascesa a una maggiore serietà che si era intuita durante tutta l'opera.
Ora, già dal penultimo episodio, il regista volta pagina e cambia tono, prendendo il coraggio di non acconsentire alle tacite richieste del grande pubblico, scrivendo una conclusione nella quale le tinte fosche non si celeranno e i colpi non verranno più trattenuti, la quale troverà il favore solo degli spettatori controcorrente ed esigenti quali il sottoscritto.
Il finale non si può considerare strettamente tragico, tuttavia è lodevole l'impegno dei realizzatori nel non ritornare sui propri passi e rovesciare uno scenario che si prospettava fortemente negativo, cosa che puntualmente invece avviene a causa dell'assoluta necessità da parte del grande pubblico di ricevere il suo solito e forzato lieto fine.
L'aspetto tecnico è eccellente in quanto a fluidità dei movimenti e quant'altro, mentre l'aspetto grafico che fortemente distingue la serie, per quanto possa non incontrare il gusto di alcuni, è innegabilmente interessante nelle sue lunghe e piatte pennellate e nei suoi luminosi e vivaci cromatismi, perfettamente adattato, per quanto contrastante, con l'atmosfera tipicamente orientale che si va a evocare.
In conclusione, "Katanagatari" si presenta come un'opera leggera ma comunque in grado d'intrattenere piacevolmente senza annoiare, evitando di scadere in soluzioni narrative banali e riservando anzi diversi sviluppi inattesi. Troverà un buon seguito fra chi, come me, apprezza gli sperimentalismi tecnici, assicurando comunque ben più che un semplice intrattenimento grafico.
"Per fortuna...": queste sono le prime parole che mi vengono in mente dopo avere terminato di vedere i 12 episodi di Katanagatari, un misto di commozione ed entusiasmo. Per fortuna... sì, per fortuna che esistono ancora opere capaci di penetrarti dentro, di trasmettere emozioni tangibili, di lasciarti alla fine della storia quella sensazione di soddisfazione.
Raccontare la storia di Katanagatari è tanto semplice quanto complesso.
La semplicità consiste nel narrare una struttura di base immediata, che vedrà i nostri due protagonisti intraprendere un viaggio alla ricerca di 12 spade forgiate dal leggendario Shikizaki Kiki. La parte più complicata riguarda invece gli elementi che compongono questa struttura, i tantissimi riferimenti alla tradizione e alla cultura nipponica, la simbologia, la religione, il tutto condito da un ventaglio di personaggi assolutamente singolari e unici.
Katanagatari mescola sapientemente tutti questi elementi, dosandoli alla perfezione, senza risultare mai sbilanciato.
Ogni episodio è composto da tante sfumature, che passano dal combattimento più spietato al classico siparietto comico con estrema facilità, senza mai risultare stonati. E quando rallentano per approfondire le storie, i sentimenti e i dolori che compongono il teatrino di personaggi che ci vengono mostrati, viene spontaneo scivolare lentamente attraverso questo fiume di "vite", lasciandoci intrappolare da un meccanismo che non smette mai di stupire.
Katanagatari ha un approccio molto complesso, anche per la grande mole di dialoghi, indispensabili per creare un universo così profondo dove il rischio di perdersi è molto elevato.
Il rapporto tra i due protagonisti si intreccia lentamente, delineandosi con maggiore forza alla fine di ogni episodio, grazie a un uso congeniale della sceneggiatura.
I personaggi sono il vero elemento portante di questa enorme struttura, si muovono attraverso una linea temporale discontinua, che non segue una linea precisa, ma si propone come una visione frammentata.
Katanagatari utilizza uno stile ben preciso, per quanto riguarda la veste grafica, dove la semplicità dei tratti che delineano i diversi personaggi, si va a collocare in un ambiente che ricorda molto i famosi "pennelli" del vecchio Giappone, utilizzando icone note allo spettatore più attento.
Probabilmente chi ha portato a termine il meraviglioso videogioco Okami, del sempre troppo poco compianto studio Clover, ritroverà in quest'opera le stesse atmosfere.
La colonna sonora offre sonorità dal sapore antico, mescolate a suoni più moderni, molto vicine all'elettronica.
Una menzione speciale la riservo per le sigle finali, diverse per ogni episodio, come un mosaico che si compone pezzo dopo pezzo.
Katanagatari è un anime che offre un'esperienza profonda, capace di regalare ogni tipo di sentimento, coinvolgendo lo spettatore fino alla fine. E' un viaggio dalle diverse velocità, capace di rallentare e accelerare senza preavviso combattimenti, amore, passione, vendetta.
Voto: 9,5.
P.S. Gli episodi in totale sono 12, ma va specificato che ogni puntata dura 50 minuti.
Cheerio!!
Raccontare la storia di Katanagatari è tanto semplice quanto complesso.
La semplicità consiste nel narrare una struttura di base immediata, che vedrà i nostri due protagonisti intraprendere un viaggio alla ricerca di 12 spade forgiate dal leggendario Shikizaki Kiki. La parte più complicata riguarda invece gli elementi che compongono questa struttura, i tantissimi riferimenti alla tradizione e alla cultura nipponica, la simbologia, la religione, il tutto condito da un ventaglio di personaggi assolutamente singolari e unici.
Katanagatari mescola sapientemente tutti questi elementi, dosandoli alla perfezione, senza risultare mai sbilanciato.
Ogni episodio è composto da tante sfumature, che passano dal combattimento più spietato al classico siparietto comico con estrema facilità, senza mai risultare stonati. E quando rallentano per approfondire le storie, i sentimenti e i dolori che compongono il teatrino di personaggi che ci vengono mostrati, viene spontaneo scivolare lentamente attraverso questo fiume di "vite", lasciandoci intrappolare da un meccanismo che non smette mai di stupire.
Katanagatari ha un approccio molto complesso, anche per la grande mole di dialoghi, indispensabili per creare un universo così profondo dove il rischio di perdersi è molto elevato.
Il rapporto tra i due protagonisti si intreccia lentamente, delineandosi con maggiore forza alla fine di ogni episodio, grazie a un uso congeniale della sceneggiatura.
I personaggi sono il vero elemento portante di questa enorme struttura, si muovono attraverso una linea temporale discontinua, che non segue una linea precisa, ma si propone come una visione frammentata.
Katanagatari utilizza uno stile ben preciso, per quanto riguarda la veste grafica, dove la semplicità dei tratti che delineano i diversi personaggi, si va a collocare in un ambiente che ricorda molto i famosi "pennelli" del vecchio Giappone, utilizzando icone note allo spettatore più attento.
Probabilmente chi ha portato a termine il meraviglioso videogioco Okami, del sempre troppo poco compianto studio Clover, ritroverà in quest'opera le stesse atmosfere.
La colonna sonora offre sonorità dal sapore antico, mescolate a suoni più moderni, molto vicine all'elettronica.
Una menzione speciale la riservo per le sigle finali, diverse per ogni episodio, come un mosaico che si compone pezzo dopo pezzo.
Katanagatari è un anime che offre un'esperienza profonda, capace di regalare ogni tipo di sentimento, coinvolgendo lo spettatore fino alla fine. E' un viaggio dalle diverse velocità, capace di rallentare e accelerare senza preavviso combattimenti, amore, passione, vendetta.
Voto: 9,5.
P.S. Gli episodi in totale sono 12, ma va specificato che ogni puntata dura 50 minuti.
Cheerio!!
Katanagatari è un anime che definire particolare è poco; diversi sono gli elementi che mi spingono a chiamarlo così, eppure non posso che essere contento di averlo guardato.
Andando per ordine, ecco la trama: in un Giappone feudale, siamo nell'era dello shogunato, una “donna in carriera” ante litteram, la stratega (un titolo da lei inventato) Togame sbarca sull'isola dove si dice che risieda in esilio l'eroe che sedò una rivoluzione molti anni prima, un guerriero invincibile maestro della scuola Kyotoryuu, “senza spada”. Tuttavia l'eroe è morto, e maestro della scuola è rimasto il figlio, Shichika, che con la sorella vive alla giornata sull'isola. Togame svela allora il suo scopo: durante l'era Sengoku un fabbro (o no?) straordinario creò 1000 spade, e le distribuì fra molti paesi; ma le prime 988 erano meri tentativi necessari alla creazione delle ultime 12 spade, potenziate con l'alchimia. Esse donano un grande potere al possessore ma, ovviamente c'è un “ma”, hanno anche l'effetto di avvelenarlo, distorcendone la mente.
Le 12 spade fanno gola a molti, e Togame è decisa a recuperarle, presentarle allo Shogunato, e guadagnare grazie e fama. Shichika sarà la sua guardia del corpo, la sua spada, nel difficilissimo viaggio. La ricerca è “arricchita” dalla presenza di altre fazioni, altrettanto interessate alle spade, quali i corpi ninja Maniwa e la principessa Hitei.
Il rapporto tra spada e possessore è sempre ben trattato: ogni possessore ha la sua ragion d'essere, ha un carattere ben delineato e un background interessante; gli episodi sono 12 - usciti a cadenza mensile, una scansione inusuale! -, come le spade, e infatti tutti i personaggi dell'anime sono spada e possessore (compresi Togame/Shichika, nonché i comprimari Hitei/Emonzaemon), con l'eccezione dei Maniwa. Gli episodi trattano tematiche importanti, quali la fedeltà, la famiglia, il peccato, eppure lo stile di disegno “pastoso” e le scene d'intermezzo più leggere fanno sì che la visione scorra veloce e piacevole.
Si può parlare d'introspezione psicologica in una certa misura, e c'è anche un minimo di crescita personale di Shichika, che dal contatto con Togame prenderà astuzia e, chiaramente, conoscerà l'amore. Ma non solo loro, come già detto, tutti o quasi i personaggi sono presentati, se non con larghezza, almeno con giustizia. Inoltre ho apprezzato il tentativo degli autori di diversificare l'azione di un viaggio che potenzialmente poteva risultare piatto (lo scopo di ogni tappa è sempre la raccolta della spada): sia nella raccolta stessa, nel senso che ogni possessore reagisce diversamente al viaggio di Togame, sia in visione più ampia nel gioco di potere alla corte dello Shogun.
Una cosa che apprezzato di quest'anime è la fine: non solo esiste davvero, niente finale aperto, che non scrive nessuna parola “fine”, ma è anche di altissimo livello, patetico - con pathos -, commovente e non scontato. Insomma, uno di quelli che, indipendentemente dal contenuto, lascia soddisfatti.
Passando al lato tecnico, Katanagatari ha uno stile a mio parere meraviglioso: i fondali sono disegnati a mano, colorati a pastello e ricalcati in cell-shading. E così anche i personaggi, anche se personalmente avrei apprezzato una maggior precisione nei volti, ma penso che sia proprio lo stile del disegnatore, e non stona con l'ambiente.
Nota di merito per la splendida colonna sonora: “Gettouka” soprattutto mi è piaciuta molto, evocativa e d'atmosfera.
In conclusione Katanagatari è un'anime come pochi, che ha avuto coraggio in diversi ambiti, dalle soluzioni narrative al rilascio mensile allo stile di disegno così insolito, trionfando in tutti e regalandoci una storia che consiglierei a chiunque di seguire. Anzi, lo consiglio: seguitela!
Nota: gli episodi sono sì solo 12, ma durano 40 min, quindi valgono quasi il doppio.
Andando per ordine, ecco la trama: in un Giappone feudale, siamo nell'era dello shogunato, una “donna in carriera” ante litteram, la stratega (un titolo da lei inventato) Togame sbarca sull'isola dove si dice che risieda in esilio l'eroe che sedò una rivoluzione molti anni prima, un guerriero invincibile maestro della scuola Kyotoryuu, “senza spada”. Tuttavia l'eroe è morto, e maestro della scuola è rimasto il figlio, Shichika, che con la sorella vive alla giornata sull'isola. Togame svela allora il suo scopo: durante l'era Sengoku un fabbro (o no?) straordinario creò 1000 spade, e le distribuì fra molti paesi; ma le prime 988 erano meri tentativi necessari alla creazione delle ultime 12 spade, potenziate con l'alchimia. Esse donano un grande potere al possessore ma, ovviamente c'è un “ma”, hanno anche l'effetto di avvelenarlo, distorcendone la mente.
Le 12 spade fanno gola a molti, e Togame è decisa a recuperarle, presentarle allo Shogunato, e guadagnare grazie e fama. Shichika sarà la sua guardia del corpo, la sua spada, nel difficilissimo viaggio. La ricerca è “arricchita” dalla presenza di altre fazioni, altrettanto interessate alle spade, quali i corpi ninja Maniwa e la principessa Hitei.
Il rapporto tra spada e possessore è sempre ben trattato: ogni possessore ha la sua ragion d'essere, ha un carattere ben delineato e un background interessante; gli episodi sono 12 - usciti a cadenza mensile, una scansione inusuale! -, come le spade, e infatti tutti i personaggi dell'anime sono spada e possessore (compresi Togame/Shichika, nonché i comprimari Hitei/Emonzaemon), con l'eccezione dei Maniwa. Gli episodi trattano tematiche importanti, quali la fedeltà, la famiglia, il peccato, eppure lo stile di disegno “pastoso” e le scene d'intermezzo più leggere fanno sì che la visione scorra veloce e piacevole.
Si può parlare d'introspezione psicologica in una certa misura, e c'è anche un minimo di crescita personale di Shichika, che dal contatto con Togame prenderà astuzia e, chiaramente, conoscerà l'amore. Ma non solo loro, come già detto, tutti o quasi i personaggi sono presentati, se non con larghezza, almeno con giustizia. Inoltre ho apprezzato il tentativo degli autori di diversificare l'azione di un viaggio che potenzialmente poteva risultare piatto (lo scopo di ogni tappa è sempre la raccolta della spada): sia nella raccolta stessa, nel senso che ogni possessore reagisce diversamente al viaggio di Togame, sia in visione più ampia nel gioco di potere alla corte dello Shogun.
Una cosa che apprezzato di quest'anime è la fine: non solo esiste davvero, niente finale aperto, che non scrive nessuna parola “fine”, ma è anche di altissimo livello, patetico - con pathos -, commovente e non scontato. Insomma, uno di quelli che, indipendentemente dal contenuto, lascia soddisfatti.
Passando al lato tecnico, Katanagatari ha uno stile a mio parere meraviglioso: i fondali sono disegnati a mano, colorati a pastello e ricalcati in cell-shading. E così anche i personaggi, anche se personalmente avrei apprezzato una maggior precisione nei volti, ma penso che sia proprio lo stile del disegnatore, e non stona con l'ambiente.
Nota di merito per la splendida colonna sonora: “Gettouka” soprattutto mi è piaciuta molto, evocativa e d'atmosfera.
In conclusione Katanagatari è un'anime come pochi, che ha avuto coraggio in diversi ambiti, dalle soluzioni narrative al rilascio mensile allo stile di disegno così insolito, trionfando in tutti e regalandoci una storia che consiglierei a chiunque di seguire. Anzi, lo consiglio: seguitela!
Nota: gli episodi sono sì solo 12, ma durano 40 min, quindi valgono quasi il doppio.
Sicuramente un'opera degna d'interesse. Si compone di 12 episodi, la messa in onda è cominciata a gennaio 2010 e la cadenza è mensile, quindi vedremo la fine a dicembre. La durata di ogni episodio è di circa 50 minuti.
Shichika è un ragazzo semplice ed è sempre vissuto insieme alla sorella su un'isola lontana dal mondo, dove suo padre fu esiliato per aver capeggiato una rivolta contro lo shogunato. Shichika è un capofamiglia, depositario di un'antica tecnica di spada che... non usa lame. Un giorno giunge sull'isola una bellissima ragazza dai capelli bianchi e fluenti, in cerca dell'aiuto di Shichika, per recuperare 12 spade maledette, opera di un famosissimo fabbro, le quali si dice consentano di conquistare il potere assoluto. Un plot semplice, ma a suo modo l'ho trovato interessante. Ogni episodio dell'anime tratterà di una delle 12 spade.
I personaggi sono ben caratterizzati, e ci si affeziona subito a loro; non mancano gag e umorismo, così come non manca una vena di sentimento.
Al momento sono riuscito a vedere solo due episodi, gennaio e febbraio, ma tanto mi basta per affermare che non mi lascerò sfuggire questa perla d'animazione.
La cosa che a prima vista colpisce lo spettatore è lo stile grafico, semplice ma ricercato. Le animazioni sono veramente di buon livello, i fondali sono ben curati e, per quel che ho potuto vedere, interamente realizzati a mano. Le musiche sono ottime, caratterizzate da flauti e strumenti a corda caratteristici del periodo in cui è ambientato l'anime, e infine l'opening e l'ending sono di ottima fattura, con temi musicali molto belli e sequenze animate che ricordano la pittura giapponese uki-e.
Per concludere, guardatelo, non ve ne pentirete!
Shichika è un ragazzo semplice ed è sempre vissuto insieme alla sorella su un'isola lontana dal mondo, dove suo padre fu esiliato per aver capeggiato una rivolta contro lo shogunato. Shichika è un capofamiglia, depositario di un'antica tecnica di spada che... non usa lame. Un giorno giunge sull'isola una bellissima ragazza dai capelli bianchi e fluenti, in cerca dell'aiuto di Shichika, per recuperare 12 spade maledette, opera di un famosissimo fabbro, le quali si dice consentano di conquistare il potere assoluto. Un plot semplice, ma a suo modo l'ho trovato interessante. Ogni episodio dell'anime tratterà di una delle 12 spade.
I personaggi sono ben caratterizzati, e ci si affeziona subito a loro; non mancano gag e umorismo, così come non manca una vena di sentimento.
Al momento sono riuscito a vedere solo due episodi, gennaio e febbraio, ma tanto mi basta per affermare che non mi lascerò sfuggire questa perla d'animazione.
La cosa che a prima vista colpisce lo spettatore è lo stile grafico, semplice ma ricercato. Le animazioni sono veramente di buon livello, i fondali sono ben curati e, per quel che ho potuto vedere, interamente realizzati a mano. Le musiche sono ottime, caratterizzate da flauti e strumenti a corda caratteristici del periodo in cui è ambientato l'anime, e infine l'opening e l'ending sono di ottima fattura, con temi musicali molto belli e sequenze animate che ricordano la pittura giapponese uki-e.
Per concludere, guardatelo, non ve ne pentirete!