Uta-kata
“Uta~Kata” è un anime di dodici episodi (più un OAV) che nasce come progetto originale nel 2004, ad opera dello studio Hal Film Maker.
La storia segue le vicende di Ichika Tachibana, una studentessa delle scuole medie che un giorno vede uscire da uno specchio una misteriosa ragazza, Manatsu. Per riavere il prezioso ciondolo regalatole dall’insegnante Sei, Ichika è costretta a stringere un patto con Manatsu: dovrà usare il potere delle dodici divinità e portare a termine il compito assegnatole dalla ragazza.
“Uta~Kata”, all’apparenza, sembra il solito mahou shoujo: ragazzine di quattordici anni, poteri magici, costumi differenti per ogni episodio. Tuttavia, non essendo uno dei più rinomati, la maggior parte degli spettatori è indotta a guardare questa serie perché sa che è qualcosa di diverso. Come “Mahou Shoujo Lyrical Nanoha”, o ancor meglio “Puella Magi Madoka Magica” (di cui può essere considerato un po’ “l’ispiratore”), il suddetto anime non è tanto indicato per le bambine, bensì per ragazzi e ragazze più maturi, poiché tratta temi molto più profondi e presenta contenuti non esattamente piacevoli. Tra i generi che descrivono “Uta~Kata”, non è raro, infatti, trovare la dicitura “seinen”. Tuttavia, mi sento almeno un po’ di dissentire: leggendo “seinen” mi ero fatta un’idea leggermente sbagliata, aspettandomi di trovare scene crude e violente, o colpi di scena sconvolgenti. L’anime in questione, pur essendo logicamente diverso, non contiene niente di tutto ciò. Ho voluto fare questa precisazione nel caso in cui qualcuno si aspetti eventi molto più tragici di “Madoka Magica”, ma questo non vuol dire che sia un lato negativo, anzi. “Uta~Kata”, a differenza del suo successore, si presenta in una maniera molto più soft, e direi che sia stata la scelta più adatta, visto che parliamo di ragazzine appena adolescenti. Quindi, evitare di aver inserito scene troppo drammatiche è un punto a favore per la serie.
Oltre a quello detto sopra, e al fatto che sia stato uno dei primi del suo genere, un altro lato di quest’anime da apprezzare è sicuramente il messaggio che vuole trasmettere, i significati nascosti dietro tutti i fatti accaduti. Uno dei temi principali di “Uta~Kata” è, infatti, la crescita: uno splendido processo di maturazione è quello affrontato dalla protagonista Ichika, che, attraverso gli occhi delle divinità, riesce a percepire ciò che è invisibile all’occhio umano, scoprendo i mali del mondo e i vari peccati di cui la gente tende a macchiarsi. Nel corso della serie, quindi, Ichika si accorgerà che sta cambiando, e forse è proprio questo uno degli intenti dell’incarico affidato alla ragazza: farle imparare ad accettare sé stessa, i suoi lati negativi, e al contempo quelli di tutta l’umanità.
Veniamo adesso, invece, alle note dolenti dell’anime: ciò che mi ha dato più fastidio è, sicuramente, il suo ritmo troppo lento. Proprio perché si sa, prima di cominciare a guardarlo, che “Uta~Kata” non è un mahou shoujo qualunque, ci si aspetta quanto prima che riveli la sua vera natura. La serie, invece, ha iniziato a scoprire le sue carte solo nelle ultime quattro-cinque puntate, lasciandomi, per tutto il resto degli episodi precedenti, con gli stessi due pensieri: “Quando inizia veramente?” e “Speriamo che la prossima sia la volta buona”. Da questo punto di vista prediligo “Madoka Magica”, che già dal fatidico terzo episodio si mostra per quello che è in realtà. Altro lato che non ho apprezzato è il modo in cui ci hanno portato a conoscenza di tutta la verità: quest’ultima, in pratica, ci viene svelata completamente solo nell’ultimo episodio. Nei precedenti, invece, si potranno solo intuire piccolissimi dettagli, lasciando un po’ troppo lo spettatore con il dubbio. In “Madoka Magica” (scusate l’ennesimo paragone) le rivelazioni vengono invece snocciolate poco a poco, rendendo il tutto più interessante. Trovo quindi che i vari accadimenti non siano stati gestiti al meglio, e in questo modo il livello di interesse, invece di essere alimentato di episodio in episodio, cala man mano che si prosegue. Ultimo punto di debolezza: anche se prima ho detto che è stato un bene non aver inserito scene troppo tragiche, a volte si presenta il problema opposto, ovvero si cade nella banalità. Ichika, infatti, non usa i poteri per sconfiggere un determinato nemico, ma ricorre ad essi quando se ne presenta l’occasione. Purtroppo queste “occasioni”, il più delle volte, sono abbastanza insignificanti: per fare un esempio, la ragazza ricorre alle divinità per trovare un orologio o far andare in corto circuito i cellulari (quest’ultima è quella che ho trovato più assurda).
Passando ai personaggi, non c’è un gran discorso da fare: della protagonista ho già parlato prima, mentre, per quel che riguarda Manatsu, è uno dei più interessanti. Non affronta come Ichika un grande processo di crescita, e ciò è dovuto innegabilmente al fatto che sia uscita da uno specchio - e che quindi non sia umana, come si può dedurre. Tuttavia, è la sua personalità esuberante, che completa quella più pacata di Ichika, a far affezionare lo spettatore a lei, assieme al suo lato talvolta misterioso e ovviamente al rapporto che instaurerà con la protagonista, dietro al quale si può intravedere un sottile velo di yuri, analogo a quello yaoi tra Sei e Kai. Questi ultimi due personaggi, insieme con le amiche della nostra eroina, sono molto importanti all’interno della serie: anche se non vengono approfonditi del tutto, conosciamo di loro quel che basta per poter dire che non sono completamente anonimi.
Il lato tecnico si mantiene su buoni livelli: il character design, nonostante gli occhi grandi tipici dei mahou shoujo, è abbastanza carino e dettagliato; le animazioni sono nella media e le OST molto orecchiabili, così come le sigle. In particolare, ho trovato molto bella e malinconica l’ending “Itsuka Tokeru Namida”.
Tirando le somme, “Uta~Kata” non è privo di lati negativi, che vengono comunque compensati da alcuni lati positivi, in primis l’originalità e i temi affrontati. Da guardare è anche l’OAV, che potrebbe essere considerato una sorta di ultimo episodio vero e proprio. Fino all’episodio 11 avrei assegnato un 6, ma dopo aver visto il finale - e anche la puntata speciale - credo che un 7 vada più che bene.
La storia segue le vicende di Ichika Tachibana, una studentessa delle scuole medie che un giorno vede uscire da uno specchio una misteriosa ragazza, Manatsu. Per riavere il prezioso ciondolo regalatole dall’insegnante Sei, Ichika è costretta a stringere un patto con Manatsu: dovrà usare il potere delle dodici divinità e portare a termine il compito assegnatole dalla ragazza.
“Uta~Kata”, all’apparenza, sembra il solito mahou shoujo: ragazzine di quattordici anni, poteri magici, costumi differenti per ogni episodio. Tuttavia, non essendo uno dei più rinomati, la maggior parte degli spettatori è indotta a guardare questa serie perché sa che è qualcosa di diverso. Come “Mahou Shoujo Lyrical Nanoha”, o ancor meglio “Puella Magi Madoka Magica” (di cui può essere considerato un po’ “l’ispiratore”), il suddetto anime non è tanto indicato per le bambine, bensì per ragazzi e ragazze più maturi, poiché tratta temi molto più profondi e presenta contenuti non esattamente piacevoli. Tra i generi che descrivono “Uta~Kata”, non è raro, infatti, trovare la dicitura “seinen”. Tuttavia, mi sento almeno un po’ di dissentire: leggendo “seinen” mi ero fatta un’idea leggermente sbagliata, aspettandomi di trovare scene crude e violente, o colpi di scena sconvolgenti. L’anime in questione, pur essendo logicamente diverso, non contiene niente di tutto ciò. Ho voluto fare questa precisazione nel caso in cui qualcuno si aspetti eventi molto più tragici di “Madoka Magica”, ma questo non vuol dire che sia un lato negativo, anzi. “Uta~Kata”, a differenza del suo successore, si presenta in una maniera molto più soft, e direi che sia stata la scelta più adatta, visto che parliamo di ragazzine appena adolescenti. Quindi, evitare di aver inserito scene troppo drammatiche è un punto a favore per la serie.
Oltre a quello detto sopra, e al fatto che sia stato uno dei primi del suo genere, un altro lato di quest’anime da apprezzare è sicuramente il messaggio che vuole trasmettere, i significati nascosti dietro tutti i fatti accaduti. Uno dei temi principali di “Uta~Kata” è, infatti, la crescita: uno splendido processo di maturazione è quello affrontato dalla protagonista Ichika, che, attraverso gli occhi delle divinità, riesce a percepire ciò che è invisibile all’occhio umano, scoprendo i mali del mondo e i vari peccati di cui la gente tende a macchiarsi. Nel corso della serie, quindi, Ichika si accorgerà che sta cambiando, e forse è proprio questo uno degli intenti dell’incarico affidato alla ragazza: farle imparare ad accettare sé stessa, i suoi lati negativi, e al contempo quelli di tutta l’umanità.
Veniamo adesso, invece, alle note dolenti dell’anime: ciò che mi ha dato più fastidio è, sicuramente, il suo ritmo troppo lento. Proprio perché si sa, prima di cominciare a guardarlo, che “Uta~Kata” non è un mahou shoujo qualunque, ci si aspetta quanto prima che riveli la sua vera natura. La serie, invece, ha iniziato a scoprire le sue carte solo nelle ultime quattro-cinque puntate, lasciandomi, per tutto il resto degli episodi precedenti, con gli stessi due pensieri: “Quando inizia veramente?” e “Speriamo che la prossima sia la volta buona”. Da questo punto di vista prediligo “Madoka Magica”, che già dal fatidico terzo episodio si mostra per quello che è in realtà. Altro lato che non ho apprezzato è il modo in cui ci hanno portato a conoscenza di tutta la verità: quest’ultima, in pratica, ci viene svelata completamente solo nell’ultimo episodio. Nei precedenti, invece, si potranno solo intuire piccolissimi dettagli, lasciando un po’ troppo lo spettatore con il dubbio. In “Madoka Magica” (scusate l’ennesimo paragone) le rivelazioni vengono invece snocciolate poco a poco, rendendo il tutto più interessante. Trovo quindi che i vari accadimenti non siano stati gestiti al meglio, e in questo modo il livello di interesse, invece di essere alimentato di episodio in episodio, cala man mano che si prosegue. Ultimo punto di debolezza: anche se prima ho detto che è stato un bene non aver inserito scene troppo tragiche, a volte si presenta il problema opposto, ovvero si cade nella banalità. Ichika, infatti, non usa i poteri per sconfiggere un determinato nemico, ma ricorre ad essi quando se ne presenta l’occasione. Purtroppo queste “occasioni”, il più delle volte, sono abbastanza insignificanti: per fare un esempio, la ragazza ricorre alle divinità per trovare un orologio o far andare in corto circuito i cellulari (quest’ultima è quella che ho trovato più assurda).
Passando ai personaggi, non c’è un gran discorso da fare: della protagonista ho già parlato prima, mentre, per quel che riguarda Manatsu, è uno dei più interessanti. Non affronta come Ichika un grande processo di crescita, e ciò è dovuto innegabilmente al fatto che sia uscita da uno specchio - e che quindi non sia umana, come si può dedurre. Tuttavia, è la sua personalità esuberante, che completa quella più pacata di Ichika, a far affezionare lo spettatore a lei, assieme al suo lato talvolta misterioso e ovviamente al rapporto che instaurerà con la protagonista, dietro al quale si può intravedere un sottile velo di yuri, analogo a quello yaoi tra Sei e Kai. Questi ultimi due personaggi, insieme con le amiche della nostra eroina, sono molto importanti all’interno della serie: anche se non vengono approfonditi del tutto, conosciamo di loro quel che basta per poter dire che non sono completamente anonimi.
Il lato tecnico si mantiene su buoni livelli: il character design, nonostante gli occhi grandi tipici dei mahou shoujo, è abbastanza carino e dettagliato; le animazioni sono nella media e le OST molto orecchiabili, così come le sigle. In particolare, ho trovato molto bella e malinconica l’ending “Itsuka Tokeru Namida”.
Tirando le somme, “Uta~Kata” non è privo di lati negativi, che vengono comunque compensati da alcuni lati positivi, in primis l’originalità e i temi affrontati. Da guardare è anche l’OAV, che potrebbe essere considerato una sorta di ultimo episodio vero e proprio. Fino all’episodio 11 avrei assegnato un 6, ma dopo aver visto il finale - e anche la puntata speciale - credo che un 7 vada più che bene.
Curioso di approfondire il tema legato agli anime mahō shōjo adatti a un pubblico adulto, e interessato a comprendere da dove "Puella Magi ★ Madoka Magica" ha potuto prendere spunto per creare quella storia così contorta quanto deludente, mi sono avvicinato a "Uta-Kata". Sinceramente non mi aspettavo un anime del genere: a tratti lento, noioso e banale, e altre volte così interessante da riuscire a coinvolgere lo spettatore che si sente, quasi, parte delle vicende. La scelta del voto è stata complicata, perché potenzialmente avrei potuto affibbiare sia un 4 che un 7 senza problemi, visti gli errori e i punti di forza di questa serie. Ho optato per un voto sufficiente e nella recensione analizzerò i perché.
Partiamo dalla trama. Ichika è una studentessa delle medie che è al suo ultimo anno in Giappone. La giovane infatti dovrà trasferirsi a Milano per motivi familiari dopo le vacanze estive. L'ultimo giorno di scuola, però, andando a pulire una stanza dell'edificio scolastico, entra in contatto con uno specchio. Come da tradizione, per ogni scuola giapponese si dice che esistano sette maledizioni all'interno dell'edificio e quello specchio ne rappresentava una. Infatti vi abitava uno spirito, Manatsu, che ruba il porta fortuna di Ichika e le promette di riconsegnarlo solo dopo aver stipulato un contratto - non vi ricorda nulla questo? Ichika accetta e da questo comincia l'avventura alla scoperta delle divinità e della realtà del mondo.
Come potete ben capire, essendo un anime seinen - permettetemi la dicitura di questo target, sebbene sia scorretto associarlo ai prodotti animati -, i toni della serie devono essere duri. Ciò però per i primi otto episodi non si avverte affatto e si lascerà molto spazio a eventi estremamente banali che potranno anche infastidire lo spettatore, perché non riesce a capire a cosa voglia puntare "Uta Kata". Il silenzio e la tranquilla vita di una ragazza delle medie fanno da caposaldo alle vicende. Non ci dobbiamo stupire se vedremo evocazioni di divinità per la ricerca di un orologio, sarà normale, e non è la cosa più ridicola che avviene in questa serie. Comunque, se da una parte questo particolare può risultare fastidioso e negativo, da un'altra parte può risultare invece realistico e interessante. Consideriamo che la nostra giovane protagonista è sempre una tredicenne e, quindi, per cosa può usare dei poteri che le hanno affidato? Ovviamente per roba personale e non di elevato spessore. Cosa che in "Puella Magi ★ Madoka Magica" è andato completamente perso, trasformando un mahō shōjo di ragazze quattordicenni in un tripudio di nulla e nonsense generale.
La seconda parte, comunque, dell'anime risulterà degna delle aspettative per il target affibbiato e riuscirà a spiegare tutto ciò che per ben dieci puntate ci rimane sconosciuto. Anche questo è un difetto/pregio, perché da una parte vedremo una monotonia narrativa, ma dall'altra ci permetterà di avere un finale avvincente e dal ritmo serrato.
I problemi principali però stanno nella sceneggiatura. I personaggi scopriranno cose che non potrebbero mai percepire: Ichika sembra avere un intuito mostruoso, ma va in contraddizione con quello che dice all'inizio, ovvero che lei ha necessità di un sostegno nello studio per apprendere meglio, perché non riesce a percepire tutto da un libro. Insomma, ci viene presentata una ragazza senza molte doti logiche, ma che riesce sempre a essere un passo avanti nelle situazioni. Oltre ciò va sottolineato qualcosa sul chara: i personaggi sono piatti e poco interessanti. Manatsu soprattutto mi è risultata troppo piatta, probabilmente ciò è dovuto alla condizione del suo personaggio, ma risulta comunque un difetto ai miei occhi
A livello tecnico abbiamo un vero flop. Disegni moekko e veramente odiosi vengono associati a delle discrete animazioni, non sempre all'altezza della situazione. Inoltre, hanno fatto abuso dell'effetto visibile/invisibile: potenzialmente tutto poteva scomparire dissolvendosi. La regia è l'altra grande delusione, perché non riesce a essere incisiva e vi sono scene interminabili con uniche riprese. Le OST sono praticamente nulle per conformazione dell'anime: molti silenzi. Ciò nonostante in alcuni momenti, quando occorrevano sottofondi, si faceva spesso e volentieri uso della opening.
Insomma, tanti alti e bassi in questo prodotto che sicuramente non eccelle. Ma, come precursore del discutibilissimo "Puella Magi ★ Madoka Magica", possiamo vedere dove quest'ultimo ha preso molta ispirazione.
Partiamo dalla trama. Ichika è una studentessa delle medie che è al suo ultimo anno in Giappone. La giovane infatti dovrà trasferirsi a Milano per motivi familiari dopo le vacanze estive. L'ultimo giorno di scuola, però, andando a pulire una stanza dell'edificio scolastico, entra in contatto con uno specchio. Come da tradizione, per ogni scuola giapponese si dice che esistano sette maledizioni all'interno dell'edificio e quello specchio ne rappresentava una. Infatti vi abitava uno spirito, Manatsu, che ruba il porta fortuna di Ichika e le promette di riconsegnarlo solo dopo aver stipulato un contratto - non vi ricorda nulla questo? Ichika accetta e da questo comincia l'avventura alla scoperta delle divinità e della realtà del mondo.
Come potete ben capire, essendo un anime seinen - permettetemi la dicitura di questo target, sebbene sia scorretto associarlo ai prodotti animati -, i toni della serie devono essere duri. Ciò però per i primi otto episodi non si avverte affatto e si lascerà molto spazio a eventi estremamente banali che potranno anche infastidire lo spettatore, perché non riesce a capire a cosa voglia puntare "Uta Kata". Il silenzio e la tranquilla vita di una ragazza delle medie fanno da caposaldo alle vicende. Non ci dobbiamo stupire se vedremo evocazioni di divinità per la ricerca di un orologio, sarà normale, e non è la cosa più ridicola che avviene in questa serie. Comunque, se da una parte questo particolare può risultare fastidioso e negativo, da un'altra parte può risultare invece realistico e interessante. Consideriamo che la nostra giovane protagonista è sempre una tredicenne e, quindi, per cosa può usare dei poteri che le hanno affidato? Ovviamente per roba personale e non di elevato spessore. Cosa che in "Puella Magi ★ Madoka Magica" è andato completamente perso, trasformando un mahō shōjo di ragazze quattordicenni in un tripudio di nulla e nonsense generale.
La seconda parte, comunque, dell'anime risulterà degna delle aspettative per il target affibbiato e riuscirà a spiegare tutto ciò che per ben dieci puntate ci rimane sconosciuto. Anche questo è un difetto/pregio, perché da una parte vedremo una monotonia narrativa, ma dall'altra ci permetterà di avere un finale avvincente e dal ritmo serrato.
I problemi principali però stanno nella sceneggiatura. I personaggi scopriranno cose che non potrebbero mai percepire: Ichika sembra avere un intuito mostruoso, ma va in contraddizione con quello che dice all'inizio, ovvero che lei ha necessità di un sostegno nello studio per apprendere meglio, perché non riesce a percepire tutto da un libro. Insomma, ci viene presentata una ragazza senza molte doti logiche, ma che riesce sempre a essere un passo avanti nelle situazioni. Oltre ciò va sottolineato qualcosa sul chara: i personaggi sono piatti e poco interessanti. Manatsu soprattutto mi è risultata troppo piatta, probabilmente ciò è dovuto alla condizione del suo personaggio, ma risulta comunque un difetto ai miei occhi
A livello tecnico abbiamo un vero flop. Disegni moekko e veramente odiosi vengono associati a delle discrete animazioni, non sempre all'altezza della situazione. Inoltre, hanno fatto abuso dell'effetto visibile/invisibile: potenzialmente tutto poteva scomparire dissolvendosi. La regia è l'altra grande delusione, perché non riesce a essere incisiva e vi sono scene interminabili con uniche riprese. Le OST sono praticamente nulle per conformazione dell'anime: molti silenzi. Ciò nonostante in alcuni momenti, quando occorrevano sottofondi, si faceva spesso e volentieri uso della opening.
Insomma, tanti alti e bassi in questo prodotto che sicuramente non eccelle. Ma, come precursore del discutibilissimo "Puella Magi ★ Madoka Magica", possiamo vedere dove quest'ultimo ha preso molta ispirazione.
A prima vista, sembra di avere a che fare con il classico anime di maghette che si trasformano acquisendo particolari poteri e combattono contro il proprio nemico giurato. Niente di tutto questo.
In Uta Kata, la prima cosa che manca è proprio il "cattivo", non c'è un antagonista palese; Saya è più un giudice, che limita a controllare dall'alto lo svolgimento degli eventi. Anche i poteri di Ichika, cioè i poteri delle Divinità della Natura, non le conferiscono particolari capacità combattive, ma solo la possibilità di vedere.
Proprio attorno al tema del "vedere" ruota questo anime, e tale tematica viene portata avanti con una coerenza e una profondità rara non solo in altri anime, ma anche nei film e nelle serie televisive che quest'oggi vanno per la maggiore.
Il vedere comporta irrimediabilmente delle conseguenze per Ichika, e non sempre piacevoli: a volte ciò le permette di salvare la situazione, altre invece la mette soltanto di fronte alla sua impotenza, alla sua incapacità di agire per poter fare sì che le cose migliorino. E poi, questo "vedere" ha un prezzo: la perdita graduale della sua umanità - che, guarda caso, si traduce proprio nel cambiamento del colore degli occhi, gli organi adibiti alla vista.
Un altro aspetto che mi ha colpito molto di questo anime è che i grandi temi che vengono trattati (l'amicizia, l'amore) vengono esaminati nelle loro sfumature meno convenzionali; altra nota di merito, già evidenziata nelle altre recensioni, è la trattazione di argomenti anche molto duri, come i maltrattamenti sui minori.
Belli i disegni, niente di eccezionale ma comunque in generale molto curati; personalmente, trovo bellissimo il personaggio di Manatsu, sia dal punto di vista grafico sia dal punto di vista caratteriale.
Non sarà certo un anime che passerà alla storia, ma appassiona e incuriosisce; molto particolare anche la lieve malinconia che sembra intridere tutti gli episodi.
Personalmente sono rimasta un po' delusa dal finale, e anche le ultime due/tre puntate si discostano un po' troppo dal filo narrativo seguito fino a quel momento; ma l'ultima frase prima della conclusione merita.
Una piccola sorpresa.
In Uta Kata, la prima cosa che manca è proprio il "cattivo", non c'è un antagonista palese; Saya è più un giudice, che limita a controllare dall'alto lo svolgimento degli eventi. Anche i poteri di Ichika, cioè i poteri delle Divinità della Natura, non le conferiscono particolari capacità combattive, ma solo la possibilità di vedere.
Proprio attorno al tema del "vedere" ruota questo anime, e tale tematica viene portata avanti con una coerenza e una profondità rara non solo in altri anime, ma anche nei film e nelle serie televisive che quest'oggi vanno per la maggiore.
Il vedere comporta irrimediabilmente delle conseguenze per Ichika, e non sempre piacevoli: a volte ciò le permette di salvare la situazione, altre invece la mette soltanto di fronte alla sua impotenza, alla sua incapacità di agire per poter fare sì che le cose migliorino. E poi, questo "vedere" ha un prezzo: la perdita graduale della sua umanità - che, guarda caso, si traduce proprio nel cambiamento del colore degli occhi, gli organi adibiti alla vista.
Un altro aspetto che mi ha colpito molto di questo anime è che i grandi temi che vengono trattati (l'amicizia, l'amore) vengono esaminati nelle loro sfumature meno convenzionali; altra nota di merito, già evidenziata nelle altre recensioni, è la trattazione di argomenti anche molto duri, come i maltrattamenti sui minori.
Belli i disegni, niente di eccezionale ma comunque in generale molto curati; personalmente, trovo bellissimo il personaggio di Manatsu, sia dal punto di vista grafico sia dal punto di vista caratteriale.
Non sarà certo un anime che passerà alla storia, ma appassiona e incuriosisce; molto particolare anche la lieve malinconia che sembra intridere tutti gli episodi.
Personalmente sono rimasta un po' delusa dal finale, e anche le ultime due/tre puntate si discostano un po' troppo dal filo narrativo seguito fino a quel momento; ma l'ultima frase prima della conclusione merita.
Una piccola sorpresa.
L'unico mistero di quando frequentavo ancora la scuola era come facessi a passare indenne ai compiti di matematica; in Giappone invece la situazione è ben più grave. Leggenda dice, infatti, che ogni scuola nasconda ben sette misteri, uno più spaventoso dell'altro. In Uta-kata uno di questi viene rivelato e diventa il fulcro della storia.
Quante storie e leggende, oggi come ieri, sono state tramandate sugli specchi? Giusto per dirne una, in Alice nel Paese delle Meraviglie 2 (ossia il seguito del primo ma ora non mi sovviene il nome) Alice torna sul luogo del misfatto proprio attraversandone uno. Uta-taka, invece, propone la situazione opposta: è da uno specchio che fuoriesce un'immagine riflessa, quella della protagonista, anche se per nulla somigliante all'originale. Si tratta, in sostanza, di una storia di maghette, anche se un po' diversa rispetto alle classiche: la trasformazione di Ichika le conferisce certamente dei poteri ma è anche l'origine di un countdown fatto di 12 riprese nei quali la protagonista dovrà incontrare dodici divinità in vista di un'enigmatica scelta finale.
Il giudizio su questo anime non è positivo, per diversi motivi. Innanzitutto l'ho trovato piuttosto noioso tanto che, allo stesso modo in cui Ichika contava le divinità rimaste, io contavo con crescente sfiancamento il numero di episodi che mancavano alla fine. In secondo luogo ho trovato Uta-kata estremamente confusionario. Il motivo per cui Ichika ha dovuto sottoporsi a questo "test" non si capisce (sembra quasi che l'autore non lo sappia nemmeno lui e confabula intorno al solito polpettone dell'uomo come essere inutile ed inferiore da mettere alla prova). In più sin dall'inizio viene mostrato un sogno ricorrente di Ichika che poi non troverà nessuna collocazione nello svolgersi degli eventi; se non bastasse vengono fugacemente mostrate delle violenze familiari subite da una delle sue compagne ma la cosa, incredibilmente, non ha un seguito (ma allora perché?).
Questo anime diventa un po' più interessante solo sul finale (OAV escluso, una vera stupidaggine) e ciò mi permette di non affibbiargli un voto ancora più basso; non arriva comunque alla sufficienza.
Quante storie e leggende, oggi come ieri, sono state tramandate sugli specchi? Giusto per dirne una, in Alice nel Paese delle Meraviglie 2 (ossia il seguito del primo ma ora non mi sovviene il nome) Alice torna sul luogo del misfatto proprio attraversandone uno. Uta-taka, invece, propone la situazione opposta: è da uno specchio che fuoriesce un'immagine riflessa, quella della protagonista, anche se per nulla somigliante all'originale. Si tratta, in sostanza, di una storia di maghette, anche se un po' diversa rispetto alle classiche: la trasformazione di Ichika le conferisce certamente dei poteri ma è anche l'origine di un countdown fatto di 12 riprese nei quali la protagonista dovrà incontrare dodici divinità in vista di un'enigmatica scelta finale.
Il giudizio su questo anime non è positivo, per diversi motivi. Innanzitutto l'ho trovato piuttosto noioso tanto che, allo stesso modo in cui Ichika contava le divinità rimaste, io contavo con crescente sfiancamento il numero di episodi che mancavano alla fine. In secondo luogo ho trovato Uta-kata estremamente confusionario. Il motivo per cui Ichika ha dovuto sottoporsi a questo "test" non si capisce (sembra quasi che l'autore non lo sappia nemmeno lui e confabula intorno al solito polpettone dell'uomo come essere inutile ed inferiore da mettere alla prova). In più sin dall'inizio viene mostrato un sogno ricorrente di Ichika che poi non troverà nessuna collocazione nello svolgersi degli eventi; se non bastasse vengono fugacemente mostrate delle violenze familiari subite da una delle sue compagne ma la cosa, incredibilmente, non ha un seguito (ma allora perché?).
Questo anime diventa un po' più interessante solo sul finale (OAV escluso, una vera stupidaggine) e ciò mi permette di non affibbiargli un voto ancora più basso; non arriva comunque alla sufficienza.
Una vera e propria sorpresa: "Uta Kata" può essere cosi' giudicato, senza mezzi termini. Le carte vincenti di quest'anime, andato in onda in patria nel 2004, sono un bel po' numerose, ma non vengono mostrate fin da subito.
Il titolo, effettivamente, si presenta come maho-shojo: l'atteggiamento tranquillo, dal tratto fantasy, adottato nei primi episodi, sembra restare ancorato ai canoni di tal genere, senza attirare una categoria di spettatori che si estenda oltre quello femminile adolescenziale. I disegni non stupiscono di certo per originalità, ma ciò non toglie che siano ben curati, e che lo stesso character design risulti assolutamente squisito. Musicalmente parlando, vi è una scelta altrettanto deliziosa dei motivi che andremo a sentire e risentire durante le appropriate sequenze, brani assolutamente orecchiabili, quindi assimilabili a mente, come la "tradizione" del genere vuole (così anche le sigle). Analogamente, la stessa impostazione della trama, che vede come protagoniste le "solite" ragazzine vincolate l’una all’altra da un legame magico, alle prese con trasformazioni e quant'altro, non lascia minimamente trasparire l'altra faccia della medaglia, vale a dire quell'impronta matura che permetterà, in proporzione al susseguirsi degli episodi, di attribuire ampi meriti alla storia, e di inquadrarla addirittura, per certi aspetti, nel genere seinen.
La storia di Ichika e Manatsu germoglia in una progressiva esternazione, abbastanza profonda, nonchè coraggiosa, di tematiche di carattere certamente più adulto di quanto ci si possa aspettare alle prime impressioni: si parla principalmente di cambiamento interiore, di crescita, quella psicologica della protagonista, splendido esempio di adolescente alle prese con tutte le problematiche della sua età; i contenuti si snodano poi tra argomenti delicati quali la misantropia o gli abusi sui minori, oltretutto si riscontrano elementi sfocianti tanto nello yuri quanto nello yaoi.
Tenendo anche conto che ogni episodio tiri l'altro, grazie ad un perdurante senso di mistero insito nella trama, ci si capacita del fatto che una valutazione appena sufficiente, magari plausibile al primo impatto, stia davvero molto stretta a questo piccolo gioiello.
E' una serie da prendere in considerazione, da non scambiare con la maggioranza dei banali titoli di tipo ecchi, o ancor peggio, di stampo meramente yaoi-yuri.
Consigliato, strano ma vero, a tutti gli intenditori.
Il titolo, effettivamente, si presenta come maho-shojo: l'atteggiamento tranquillo, dal tratto fantasy, adottato nei primi episodi, sembra restare ancorato ai canoni di tal genere, senza attirare una categoria di spettatori che si estenda oltre quello femminile adolescenziale. I disegni non stupiscono di certo per originalità, ma ciò non toglie che siano ben curati, e che lo stesso character design risulti assolutamente squisito. Musicalmente parlando, vi è una scelta altrettanto deliziosa dei motivi che andremo a sentire e risentire durante le appropriate sequenze, brani assolutamente orecchiabili, quindi assimilabili a mente, come la "tradizione" del genere vuole (così anche le sigle). Analogamente, la stessa impostazione della trama, che vede come protagoniste le "solite" ragazzine vincolate l’una all’altra da un legame magico, alle prese con trasformazioni e quant'altro, non lascia minimamente trasparire l'altra faccia della medaglia, vale a dire quell'impronta matura che permetterà, in proporzione al susseguirsi degli episodi, di attribuire ampi meriti alla storia, e di inquadrarla addirittura, per certi aspetti, nel genere seinen.
La storia di Ichika e Manatsu germoglia in una progressiva esternazione, abbastanza profonda, nonchè coraggiosa, di tematiche di carattere certamente più adulto di quanto ci si possa aspettare alle prime impressioni: si parla principalmente di cambiamento interiore, di crescita, quella psicologica della protagonista, splendido esempio di adolescente alle prese con tutte le problematiche della sua età; i contenuti si snodano poi tra argomenti delicati quali la misantropia o gli abusi sui minori, oltretutto si riscontrano elementi sfocianti tanto nello yuri quanto nello yaoi.
Tenendo anche conto che ogni episodio tiri l'altro, grazie ad un perdurante senso di mistero insito nella trama, ci si capacita del fatto che una valutazione appena sufficiente, magari plausibile al primo impatto, stia davvero molto stretta a questo piccolo gioiello.
E' una serie da prendere in considerazione, da non scambiare con la maggioranza dei banali titoli di tipo ecchi, o ancor peggio, di stampo meramente yaoi-yuri.
Consigliato, strano ma vero, a tutti gli intenditori.
A me Uta Kata è piaciuto! A vedere la sigla sembrerebbe un anime molto leggero,di quelli che potrebbero vedere tranquillamente i bambini. Non è così! Prima di tutto,contiene dello yuri e yaoi in subtext (cosa da me molto gradita!)e poi a momenti è anche molto cupo, ha quasi una vena dark. Secondo me tratta davvero molto bene la tematica adolescenziale vista attraverso gli occhi di Ichika,la protagonista.
Avrei gradito un numero di episodi in più, ma mi accontento comunque e consiglio Uta Kata, a chiunque abbia voglia di vederlo!
Avrei gradito un numero di episodi in più, ma mi accontento comunque e consiglio Uta Kata, a chiunque abbia voglia di vederlo!
Uta-Kata è, prima di tutto, prima ancora di essere un mahou-shoujo, una serie simil-yuri e simil-yaoi <3 Che è un po' il motivo per cui mi è piaciuta tanto, dal momento che sono una morbosissima fangirl XD
Comunque, Uta-Kata è la storia di Ichika, che ha quattordici anni e sta crescendo è_é Un giorno, mentre sta curiosando in un vecchio ripostiglio della sua scuola, una ragazzina pucci, Manatsu, esce fuori da uno specchio e le dà il potere di osservare il mondo tramite gli occhi degli Djinn, spiriti della terra dei più svariati tipi (sole, acqua, vento, fiori, oscurità ecc ecc, sono dodici in tutto). "Ecco", direte voi, "tipico incipit da majokko serie". E invece no è_é Già dalla prima puntata, infatti, il fanservice spudorato fa sospettare il target di riferimento sia un tantinello più adulto, e in realtà in comune con gli altri mahou shoujo quest'anime ha solo le trasformazioni e gli abitini kawaii della protagonista (abitini che sono realizzati tra l'altro da autori famosi, tra i quali anche Koshi "Excel Saga" Rikudo e Ken "Love Hina" Akamatsu). In realtà l'anime non è niente più che un romanzo di formazione. Ichika guarda in faccia l'adulta che sta diventando (un'adulta, se posso dirlo, anche abbastanza spaventosa, viste le bastardate che combina durante tutta la serie XD) e cerca di crescere in maniera più sana è_é A questa idea centrale poi fanno da cornice gli sviluppi sentimentali fra le due protagoniste e i co-protagonisti maschili (Sei e Kai, due ragazzi legati dalla stessa relazione che lega Ichika e Manatsu) e gli sviluppi personali degli altri chara di contorno, tutti abbastanza graziosi.
A questo si aggiunge una realizzazione tecnica davvero sorprendente *_* Animazioni pressoché perfette, chara design delizioso, CG bene utilizzata e buona BGM è_é
In definitiva? Decisamente consigliato ^_^
Comunque, Uta-Kata è la storia di Ichika, che ha quattordici anni e sta crescendo è_é Un giorno, mentre sta curiosando in un vecchio ripostiglio della sua scuola, una ragazzina pucci, Manatsu, esce fuori da uno specchio e le dà il potere di osservare il mondo tramite gli occhi degli Djinn, spiriti della terra dei più svariati tipi (sole, acqua, vento, fiori, oscurità ecc ecc, sono dodici in tutto). "Ecco", direte voi, "tipico incipit da majokko serie". E invece no è_é Già dalla prima puntata, infatti, il fanservice spudorato fa sospettare il target di riferimento sia un tantinello più adulto, e in realtà in comune con gli altri mahou shoujo quest'anime ha solo le trasformazioni e gli abitini kawaii della protagonista (abitini che sono realizzati tra l'altro da autori famosi, tra i quali anche Koshi "Excel Saga" Rikudo e Ken "Love Hina" Akamatsu). In realtà l'anime non è niente più che un romanzo di formazione. Ichika guarda in faccia l'adulta che sta diventando (un'adulta, se posso dirlo, anche abbastanza spaventosa, viste le bastardate che combina durante tutta la serie XD) e cerca di crescere in maniera più sana è_é A questa idea centrale poi fanno da cornice gli sviluppi sentimentali fra le due protagoniste e i co-protagonisti maschili (Sei e Kai, due ragazzi legati dalla stessa relazione che lega Ichika e Manatsu) e gli sviluppi personali degli altri chara di contorno, tutti abbastanza graziosi.
A questo si aggiunge una realizzazione tecnica davvero sorprendente *_* Animazioni pressoché perfette, chara design delizioso, CG bene utilizzata e buona BGM è_é
In definitiva? Decisamente consigliato ^_^
Curiosando in un magazzino scolastico, un giorno Ichika scopre un grosso, vecchio specchio abbandonato. Con grande stupore, non appena si avvicina, dallo specchio usce fuori una ragazza! Manatsu-chan (questo il suo nome) non svela molto della sua identità, ma conferisce ad Ichika il meraviglioso potere dei Djinn, gli spiriti della natura (del sole, del mare...) grazie ai quali può trasformarsi e usare i poteri da loro conferiti per risolvere piccoli e grandi problemi quotidiani. I Djinn sono 12, uno per ogni episodio della serie. Purtroppo Ichika scoprirà i poteri dei Djinn, man mano che ne scopre di nuovi, influenzano la sua mente e la sua personalità. I segreti dell'ultimo Djinn saranno molto dolorosi per lei da accettare.
Uta-Kata all'inizio era una serie piacevole, una piacevole variazione del tema delle maghette, con la protagonista che ad ogni episodio fa sfoggio di poteri (e costumi! ^^) sempre diversi... poi la trama si incupisce, i personaggi diventano sempre più seri e malinconici, Ichika comincia a farsi le cosiddette pippe mentali su cosa-mi-sta-succedendo e così via. Insomma, diventa piuttosto pesante nelle sue battute finali, e anche l'epilogo è piuttosto insoddisfacente dato che non spiega proprio tutto in maniera precisissima.
Sufficiente.
Uta-Kata all'inizio era una serie piacevole, una piacevole variazione del tema delle maghette, con la protagonista che ad ogni episodio fa sfoggio di poteri (e costumi! ^^) sempre diversi... poi la trama si incupisce, i personaggi diventano sempre più seri e malinconici, Ichika comincia a farsi le cosiddette pippe mentali su cosa-mi-sta-succedendo e così via. Insomma, diventa piuttosto pesante nelle sue battute finali, e anche l'epilogo è piuttosto insoddisfacente dato che non spiega proprio tutto in maniera precisissima.
Sufficiente.