Ni no Kuni
Attenzione: la recensione contiene spoiler
Da Akihiro Hino, lo scenografo, non sapevo cosa aspettarmi, perché praticamente è il suo primo lavoro in questo ruolo. Dal regista Yoshiyuki Momose mi aspettavo di più, avendo apprezzato poche settimane fa la sua ultima fatica, “L’immaginario”, ma ogni opera in fondo è qualcosa a sé stante e che segue la sua stella. La stella di “Ni no Kuni” è quella della mediocrità, una stella che ti fa dire “Non è brutto…”, ma che non ti fa esaltare per quello che hai visto.
Lo sceneggiatore ha cercato di mettere qualche tema di fondo per esaltare il lato istruttivo: il protagonista disabile o la domanda se sapresti uccidere per salvare chi ami... ma tutto gestito male!
Certo, ci rimani male quando Yu non può seguire i suoi amici alla creperia, perché esiste una barriera architettonica, ma poi non se ne parla più.
Certo, ci sono cose peggiori, tipo l’antagonista: ti accorgi dopo un minuto che quel personaggio puzza e anche la sua storia strappalacrime è gestita veramente male. Come varie forzature che arrivano al pettine soprattutto verso la fine, quando tiri i fili e certi nodi non si sciolgono in modo logico.
Sì, la storia inizia in modo banale: un film fantastico in cui i nostri eroi, i migliori amici Yu e Haru, sono chiamati nell’altro mondo e salvano la principessa del regno in cui si trovano; con il finale ti accorgi che ciò non sarebbe dovuto essere, perché la principessa racconta (e come fa a saperlo?) che li ha convocati l’antagonista che stava per ucciderla... Forse questa è la cosa peggiore, perché l’antagonista con i due amici si comporta in modo ballerino, ma di certo essi sono un peso...
Poi tante altre cose non vanno: entrano a palazzo e il palazzo non ha quasi guardie, e possono intrufolarsi dove vogliono... sì, questa sembra una sciocchezza, ma basta poco per capire che, se mancano le guardie, non possono mancare i servi, soprattutto in affanno vicino al letto di una principessa morente!
Poi i combattimenti sono poveri, non colpiscono la fantasia di chi li vede!
Se si va insomma avanti senza meravigliarsi di queste pochezze, può anche piacere, ma alla fine il voto migliore secondo me è sei.
Da Akihiro Hino, lo scenografo, non sapevo cosa aspettarmi, perché praticamente è il suo primo lavoro in questo ruolo. Dal regista Yoshiyuki Momose mi aspettavo di più, avendo apprezzato poche settimane fa la sua ultima fatica, “L’immaginario”, ma ogni opera in fondo è qualcosa a sé stante e che segue la sua stella. La stella di “Ni no Kuni” è quella della mediocrità, una stella che ti fa dire “Non è brutto…”, ma che non ti fa esaltare per quello che hai visto.
Lo sceneggiatore ha cercato di mettere qualche tema di fondo per esaltare il lato istruttivo: il protagonista disabile o la domanda se sapresti uccidere per salvare chi ami... ma tutto gestito male!
Certo, ci rimani male quando Yu non può seguire i suoi amici alla creperia, perché esiste una barriera architettonica, ma poi non se ne parla più.
Certo, ci sono cose peggiori, tipo l’antagonista: ti accorgi dopo un minuto che quel personaggio puzza e anche la sua storia strappalacrime è gestita veramente male. Come varie forzature che arrivano al pettine soprattutto verso la fine, quando tiri i fili e certi nodi non si sciolgono in modo logico.
Sì, la storia inizia in modo banale: un film fantastico in cui i nostri eroi, i migliori amici Yu e Haru, sono chiamati nell’altro mondo e salvano la principessa del regno in cui si trovano; con il finale ti accorgi che ciò non sarebbe dovuto essere, perché la principessa racconta (e come fa a saperlo?) che li ha convocati l’antagonista che stava per ucciderla... Forse questa è la cosa peggiore, perché l’antagonista con i due amici si comporta in modo ballerino, ma di certo essi sono un peso...
Poi tante altre cose non vanno: entrano a palazzo e il palazzo non ha quasi guardie, e possono intrufolarsi dove vogliono... sì, questa sembra una sciocchezza, ma basta poco per capire che, se mancano le guardie, non possono mancare i servi, soprattutto in affanno vicino al letto di una principessa morente!
Poi i combattimenti sono poveri, non colpiscono la fantasia di chi li vede!
Se si va insomma avanti senza meravigliarsi di queste pochezze, può anche piacere, ma alla fine il voto migliore secondo me è sei.
Parto dalla premessa che di “Ni no Kuni” non ho mai provato i giochi, e del titolo sapevo solo che ricalca lo stile Ghibli, cosa evidentissima anche per chi non lo sapesse.
Mi sono approcciata al film sia per la curiosità data dallo stile sia perché la trama - seppur banale - mi sembrava carina... il classico film da vedere senza enormi aspettative, sostanzialmente.
Nonostante la visione sia stata più che piacevole, devo ammettere che - a distanza di un paio di giorni e a mente più lucida - la pellicola non sia assolutamente niente di eccezionale.
Andiamo con ordine. Il film vede protagonisti Yu ed Haru, due liceali amici per la pelle che caratterialmente sono agli opposti: Haru è forte, determinato, popolare e sportivo; Yu è più timido e riservato, ed è costretto, fin da bambino, a stare su una sedia a rotelle. La cosa che li accomuna, oltre alla loro insolita amicizia, è l’amore che provano per la stessa ragazza, Kotona. Quando, però, un giorno Kotona viene aggredita in strada e rischia di morire, i due amici vengono catapultati in un mondo parallelo, collegato al proprio, in cui scopriranno che esistono le versioni alternative di tutte le persone che conoscono, tra cui Astrid, principessa del luogo, che è identica proprio a Kotona.
Per poter tornare indietro e salvare la ragazza, i due amici si renderanno presto conto di dover salvare anche Astrid...
La trama, come dicevo, non ha niente di originale, di incipit così ne abbiamo a bizzeffe, quindi sarebbe opportuno partire già senza aspettarsi plot twist eclatanti o cambiamenti significativi al genere.
Tuttavia, ciò che mi ha fatto storcere il naso, oltre a una sceneggiatura un po’ altalenante, sono proprio i personaggi: a parte Haru e Yu, che vengono sondati un minimo, gli altri sono lasciati molto più allo sbando, o addirittura si cerca di donare loro delle storie e dei background in tempo minimo. Basti pensare al principale villain (di cui eviterò il nome, onde evitare spoiler), che in meno di due minuti si palesa come tale, raccontando i motivi per cui lo è diventato. Non dà minimamente il tempo allo spettatore di empatizzare con la sua causa, per quanto triste dovrebbe essere… anche Astrid/Kotona, a cui gira attorno tutta l’avventura, ha una caratterizzazione troppo scarna, nonostante il suo ruolo. I personaggi che li circondano occupano solo dei ruoli definiti, senza nulla di aggiunto.
Come dicevo, anche alcune scelte narrative sono lasciate al caso, aggiunte in maniera un po’ troppo frettolosa, giusto per mandare avanti la storia (un esempio è la scena in cui Yu riesce a farsi guidare dal leggendario uccello, perché è come se “lui dovesse essere per forza un eroe”, ma non viene approfondita la loro connessione. Considerato, infatti, che effettivamente Yu fa davvero un atto eroico nel finale, penso sarebbe stata sufficiente una diversa disposizione degli eventi...).
Ci sono piccole incongruenze anche verso la fine: ad esempio, sappiamo che i personaggi dei due mondi sono collegati (se uno di loro muore, muore anche quello dell’altro mondo), eppure Kotona non riesce a ricordare l’aggressione subita, quando le cose vengono sistemate, mentre la signorina Saki se ne ricorda, seppure il contesto sia simile.
L’unico altro difetto che ho riscontrato è dato dalla CG.
Come ho sottolineato all’inizio, tuttavia, il film mi è sembrato - tutto sommato - una visione piacevole, nonostante gli evidenti difetti. Forse perché il proposito di affrontare qualche tematica interessante (la disabilità di Yu, con la sua conseguente messa in scena del suo dolore di non poter salvare la donna che ama, ad esempio) c’è ed è evidente, per quanto poi cali nel prosieguo della pellicola.
I plot twist sono invece decisamente semplici e intuibili fin da subito, anche se non tentano di essere il punto forte del film. Più carino è il comparto musicale.
Sostanzialmente, mi trovo in difficoltà a dire se consiglio o meno il titolo. A conti fatti direi di sì, se si vuole passare un’oretta e mezza di relax, senza cercare opere più impegnative.
Mi sono approcciata al film sia per la curiosità data dallo stile sia perché la trama - seppur banale - mi sembrava carina... il classico film da vedere senza enormi aspettative, sostanzialmente.
Nonostante la visione sia stata più che piacevole, devo ammettere che - a distanza di un paio di giorni e a mente più lucida - la pellicola non sia assolutamente niente di eccezionale.
Andiamo con ordine. Il film vede protagonisti Yu ed Haru, due liceali amici per la pelle che caratterialmente sono agli opposti: Haru è forte, determinato, popolare e sportivo; Yu è più timido e riservato, ed è costretto, fin da bambino, a stare su una sedia a rotelle. La cosa che li accomuna, oltre alla loro insolita amicizia, è l’amore che provano per la stessa ragazza, Kotona. Quando, però, un giorno Kotona viene aggredita in strada e rischia di morire, i due amici vengono catapultati in un mondo parallelo, collegato al proprio, in cui scopriranno che esistono le versioni alternative di tutte le persone che conoscono, tra cui Astrid, principessa del luogo, che è identica proprio a Kotona.
Per poter tornare indietro e salvare la ragazza, i due amici si renderanno presto conto di dover salvare anche Astrid...
La trama, come dicevo, non ha niente di originale, di incipit così ne abbiamo a bizzeffe, quindi sarebbe opportuno partire già senza aspettarsi plot twist eclatanti o cambiamenti significativi al genere.
Tuttavia, ciò che mi ha fatto storcere il naso, oltre a una sceneggiatura un po’ altalenante, sono proprio i personaggi: a parte Haru e Yu, che vengono sondati un minimo, gli altri sono lasciati molto più allo sbando, o addirittura si cerca di donare loro delle storie e dei background in tempo minimo. Basti pensare al principale villain (di cui eviterò il nome, onde evitare spoiler), che in meno di due minuti si palesa come tale, raccontando i motivi per cui lo è diventato. Non dà minimamente il tempo allo spettatore di empatizzare con la sua causa, per quanto triste dovrebbe essere… anche Astrid/Kotona, a cui gira attorno tutta l’avventura, ha una caratterizzazione troppo scarna, nonostante il suo ruolo. I personaggi che li circondano occupano solo dei ruoli definiti, senza nulla di aggiunto.
Come dicevo, anche alcune scelte narrative sono lasciate al caso, aggiunte in maniera un po’ troppo frettolosa, giusto per mandare avanti la storia (un esempio è la scena in cui Yu riesce a farsi guidare dal leggendario uccello, perché è come se “lui dovesse essere per forza un eroe”, ma non viene approfondita la loro connessione. Considerato, infatti, che effettivamente Yu fa davvero un atto eroico nel finale, penso sarebbe stata sufficiente una diversa disposizione degli eventi...).
Ci sono piccole incongruenze anche verso la fine: ad esempio, sappiamo che i personaggi dei due mondi sono collegati (se uno di loro muore, muore anche quello dell’altro mondo), eppure Kotona non riesce a ricordare l’aggressione subita, quando le cose vengono sistemate, mentre la signorina Saki se ne ricorda, seppure il contesto sia simile.
L’unico altro difetto che ho riscontrato è dato dalla CG.
Come ho sottolineato all’inizio, tuttavia, il film mi è sembrato - tutto sommato - una visione piacevole, nonostante gli evidenti difetti. Forse perché il proposito di affrontare qualche tematica interessante (la disabilità di Yu, con la sua conseguente messa in scena del suo dolore di non poter salvare la donna che ama, ad esempio) c’è ed è evidente, per quanto poi cali nel prosieguo della pellicola.
I plot twist sono invece decisamente semplici e intuibili fin da subito, anche se non tentano di essere il punto forte del film. Più carino è il comparto musicale.
Sostanzialmente, mi trovo in difficoltà a dire se consiglio o meno il titolo. A conti fatti direi di sì, se si vuole passare un’oretta e mezza di relax, senza cercare opere più impegnative.
Cosa siamo disposti a fare per la persona che amiamo? Ecco, questa è la domanda che questo film ci pone, ma non in modo banale.
Tre protagonisti per una storia che si divide tra il drama liceale e l'isekai, tra la vita del nostro mondo fatta di avversità ineluttabili e un mondo nel quale i problemi si possono risolvere per magia. In questo contesto si instaura un triangolo amoroso tra i personaggi principali che ci rende fastidiosamente spettatori di quello che una disabilità può portare: non si può non entrare in empatia con Yu e con quello che prova.
Devo ammettere che il film non è un capolavoro. Tanta CGI buttata là solo per ridurre i costi di produzione (automobili, combattimenti) e anche qualche anacronismo o power-up messo là a caso.
Il comparto tecnico mi è sembrato buono, niente di speciale, ma le musiche sono molto apprezzabili; il character design tra i due mondi è soddisfacente per quel che riguarda i "buoni", mentre lo trovo molto brutto per i "cattivi". Senza contare che alcuni personaggi secondari sono veramente inutili, un riempitivo tanto per fare minutaggio di elementi senza alcun spessore.
Devo ammettere, però, che la trama mi ha preso. Vedere il rapporto amore-amicizia così ben affrontato mi ha fatto riflettere su situazioni che ci possono capitare nella vita: avere invidia, dover difendersi, cosa scegliere. Domande che tutti ci poniamo.
Quindi, è un film che lascia uno strascico nella nostra coscienza, ma a cui manca il plus per essere una pellicola indimenticabile. Diciamo che è un ottimo modo per passare un'ora e mezza di intrattenimento.
Tre protagonisti per una storia che si divide tra il drama liceale e l'isekai, tra la vita del nostro mondo fatta di avversità ineluttabili e un mondo nel quale i problemi si possono risolvere per magia. In questo contesto si instaura un triangolo amoroso tra i personaggi principali che ci rende fastidiosamente spettatori di quello che una disabilità può portare: non si può non entrare in empatia con Yu e con quello che prova.
Devo ammettere che il film non è un capolavoro. Tanta CGI buttata là solo per ridurre i costi di produzione (automobili, combattimenti) e anche qualche anacronismo o power-up messo là a caso.
Il comparto tecnico mi è sembrato buono, niente di speciale, ma le musiche sono molto apprezzabili; il character design tra i due mondi è soddisfacente per quel che riguarda i "buoni", mentre lo trovo molto brutto per i "cattivi". Senza contare che alcuni personaggi secondari sono veramente inutili, un riempitivo tanto per fare minutaggio di elementi senza alcun spessore.
Devo ammettere, però, che la trama mi ha preso. Vedere il rapporto amore-amicizia così ben affrontato mi ha fatto riflettere su situazioni che ci possono capitare nella vita: avere invidia, dover difendersi, cosa scegliere. Domande che tutti ci poniamo.
Quindi, è un film che lascia uno strascico nella nostra coscienza, ma a cui manca il plus per essere una pellicola indimenticabile. Diciamo che è un ottimo modo per passare un'ora e mezza di intrattenimento.
"Ni no Kuni" è un film che accende la curiosità, perché tratto da un videogioco che si avvale della collaborazione di uno degli studi d'animazione più amati: lo studio Ghibli.
Tra l'altro il regista del film in oggetto, Yoshiuki Momose, era un ex animatore dello studio Ghibli, per cui aspettarsi un buon prodotto era quasi scontato. A questa aspettativa si aggiunge che, a curarne la colonna sonora, è Joe Hisashi, che molti conoscono proprio perché dietro alle musiche dei vari film Ghibli ("Nausicaa", "Mononoke Hime", "Kiki - Consegne a domicilio"...).
Purtroppo, nonostante tutto questo, il film è tutt'altro che un capolavoro. Già il fatto che in Giappone sia stato un flop non prometteva bene, così come il mancato coinvolgimento dello studio di Hayao Miyazaki.
Partiamo dalla trama: protagonisti sono Yu e Haru, entrambi innamorati di una ragazza, Kotone, che finiranno per trovarsi protagonisti in un mondo magico, una volta che la ragazza oggetto del loro amore finirà per trovarsi in pericolo. Qui ne perderanno le tracce e partirà tutta una loro odissea per ritrovarla e poi per salvarle la vita.
Già da queste premesse è chiaro quanto una simile trama non abbia nulla di particolarmente innovativo; se però il problema fosse solo questo, la "delusione" non sarebbe spiegata. La sceneggiatura non pecca solo di scarsa originalità, ma anche nel narrare efficacemente i diversi personaggi che compaiono sullo schermo.
Arrivati al termine, perlopiù si può dire di conoscere i protagonisti, ma ogni personaggi secondario e la stessa Kotone (importantissima perché l'intero film le ruota intorno) sono confinanti solo ai loro ruoli, così come il re della città del mondo parallelo in cui Yu e Haru finiscono rimane solo un re, come anche la principessa e così via. Di sicuro il fatto che si tratti di un film e non di una serie imponeva questa mancata caratterizzazione, purtroppo però è solo il secondo dei contro sulla sceneggiatura.
Il terzo contro: l'intera storia del film, quando si è giunti alla conclusione, non ha alcun senso. Non svelo il perché per motivi di spoiler, tuttavia credo che chiunque possa avere la mia stessa impressione, se si seguono con attenzione lo svolgersi degli eventi.
Ultimo contro, i colpi di scena mal gestiti, perché facilmente intuibili, come ad esempio l'identità dell'antagonista che anche Watson indovinerebbe nel lasso di tempo di due minuti.
Il lato tecnico invece è piacevole, per quanto nulla di eclatante, ma restituisce appieno sia il quotidiano che l'onirico e il fiabesco per quanto riguarda il mondo parallelo. Pessimo invece per quanto riguarda le scene di battaglia, vagamente accennate, una scelta non molto sensata, perché lo spunto è un gioco di ruolo, e realizzare con sufficienza le scene d'azione non può che deludere.
Nulla invece da dire per il comparto musicale, che si rivela all'altezza delle aspettative, e forse è l'unico fattore che ripaga la visione.
Da segnalare sulla sceneggiatura l'idea del legame delle varie vite, un'idea fantastica ma sfruttata molto male.
Purtroppo, nonostante i temi trattati come la malattia, il destino, la guerra, rimane un prodotto mediocre, perché usa un ritmo troppo veloce e non affronta in maniera approfondita nessuna delle tematiche che emergono.
Motivo per cui sono costretto a dare un 5, proprio perché gli ambienti, character design, colonna sonora, rispondo alle aspettative, ma non la sceneggiatura; tuttavia non è del tutto sconsigliato.
Da vedere se si cerca un prodotto dagli spunti interessanti e da un buon accompagnamento sonoro, altrimenti da evitare.
Tra l'altro il regista del film in oggetto, Yoshiuki Momose, era un ex animatore dello studio Ghibli, per cui aspettarsi un buon prodotto era quasi scontato. A questa aspettativa si aggiunge che, a curarne la colonna sonora, è Joe Hisashi, che molti conoscono proprio perché dietro alle musiche dei vari film Ghibli ("Nausicaa", "Mononoke Hime", "Kiki - Consegne a domicilio"...).
Purtroppo, nonostante tutto questo, il film è tutt'altro che un capolavoro. Già il fatto che in Giappone sia stato un flop non prometteva bene, così come il mancato coinvolgimento dello studio di Hayao Miyazaki.
Partiamo dalla trama: protagonisti sono Yu e Haru, entrambi innamorati di una ragazza, Kotone, che finiranno per trovarsi protagonisti in un mondo magico, una volta che la ragazza oggetto del loro amore finirà per trovarsi in pericolo. Qui ne perderanno le tracce e partirà tutta una loro odissea per ritrovarla e poi per salvarle la vita.
Già da queste premesse è chiaro quanto una simile trama non abbia nulla di particolarmente innovativo; se però il problema fosse solo questo, la "delusione" non sarebbe spiegata. La sceneggiatura non pecca solo di scarsa originalità, ma anche nel narrare efficacemente i diversi personaggi che compaiono sullo schermo.
Arrivati al termine, perlopiù si può dire di conoscere i protagonisti, ma ogni personaggi secondario e la stessa Kotone (importantissima perché l'intero film le ruota intorno) sono confinanti solo ai loro ruoli, così come il re della città del mondo parallelo in cui Yu e Haru finiscono rimane solo un re, come anche la principessa e così via. Di sicuro il fatto che si tratti di un film e non di una serie imponeva questa mancata caratterizzazione, purtroppo però è solo il secondo dei contro sulla sceneggiatura.
Il terzo contro: l'intera storia del film, quando si è giunti alla conclusione, non ha alcun senso. Non svelo il perché per motivi di spoiler, tuttavia credo che chiunque possa avere la mia stessa impressione, se si seguono con attenzione lo svolgersi degli eventi.
Ultimo contro, i colpi di scena mal gestiti, perché facilmente intuibili, come ad esempio l'identità dell'antagonista che anche Watson indovinerebbe nel lasso di tempo di due minuti.
Il lato tecnico invece è piacevole, per quanto nulla di eclatante, ma restituisce appieno sia il quotidiano che l'onirico e il fiabesco per quanto riguarda il mondo parallelo. Pessimo invece per quanto riguarda le scene di battaglia, vagamente accennate, una scelta non molto sensata, perché lo spunto è un gioco di ruolo, e realizzare con sufficienza le scene d'azione non può che deludere.
Nulla invece da dire per il comparto musicale, che si rivela all'altezza delle aspettative, e forse è l'unico fattore che ripaga la visione.
Da segnalare sulla sceneggiatura l'idea del legame delle varie vite, un'idea fantastica ma sfruttata molto male.
Purtroppo, nonostante i temi trattati come la malattia, il destino, la guerra, rimane un prodotto mediocre, perché usa un ritmo troppo veloce e non affronta in maniera approfondita nessuna delle tematiche che emergono.
Motivo per cui sono costretto a dare un 5, proprio perché gli ambienti, character design, colonna sonora, rispondo alle aspettative, ma non la sceneggiatura; tuttavia non è del tutto sconsigliato.
Da vedere se si cerca un prodotto dagli spunti interessanti e da un buon accompagnamento sonoro, altrimenti da evitare.