Given
Conosciuto per essere uno tra i BL più famosi, tra i primi che si guardano del genere, "Given" non tratta una semplice storia d'amore. La serie, tratta dall'omonimo manga boys love e prodotta nel 2019 dallo studio "Lerche", vede come protagonisti due liceali, Uenoyama e Mafuyu, due perfetti sconosciuti che, solo grazie al loro legame verso la chitarra, si conosceranno e si avvicineranno sempre di più.
I due protagonisti, molto ben caratterizzati ed ognuno con una storia ben precisa alle spalle, sono accompagnati da personaggi secondari che però, diversamente da come succede in altre serie, svolgono anche ruoli importanti. Si può dire che anche personaggi che si vedono poco o che comunque si conoscono solo parzialmente spesso smuovo la trama in modo da poter far continuare la narrazione tramite i protagonisti.
La narrazione risulta essere davvero leggera e delicata, ma a contrasto di ciò troviamo una trama con sfumature (anche importanti) decisamente più pesanti. Man mano che si prosegue con la visione, questo contrasto si nota sempre di più, fin quando tutta la tensione accumulata esplode in un unico episodio, in un'unica esibizione dei musicisti (quell'esibizione), così da liberare da questa pesantezza sia i personaggi che lo stesso spettatore. A dir poco fantastica sotto questo punto di vista!
Un altro punto a favore di questa serie è dato dalla gestione e dal buon inserimento di flashback oppure di informazioni riguardo storie secondarie. Nonostante ciò si arriva ad un punto in cui non se ne può proprio più di tutta questa pesantezza, di tutta questa tensione e non si desidera altro che l'"episodio liberatorio" di cui ho scritto sopra; dopo di che si alleggerisce anche la trama e tutto risulta nuovamente scorrevole e con qualche scena divertente.
Oltre a ciò, si ritrova un ottimo comparto tecnico, molto buono nel character design ed un po' meno buono, ma comunque apprezzabile per quel che riguarda le animazioni. Ciò che meno mi è piaciuto sono state le animazioni realizzate con una CG non proprio ottimale, ma per il resto non ho di che lamentarmi. Le OST mi sono sembrate tutte molto delicate e quindi ottime per accompagnare le vicende che si susseguono man mano, ma un posto speciale nel mio cuore è sicuramente occupato da "Fuyu no hanashi" (OST del nono episodio) composta ed eseguita da "Centimillimental". Anche l'opening "Kizuato" e l'ending "Marutsuke" eseguite anche queste da "Centimillimental" sono molto belle e ben curate dal punto di vista musicale.
Si tratta di un anime ben realizzato e ben curato sotto tutti i punti di vista con qualche difettuccio qua e là perfettamente sorvolabile. Non trovavo una tale delicatezza nella narrazione da tempo e finalmente grazie a "Given" ho potuto ripetere l'esperienza di trovarmi di fronte ad un'opera di cui un episodio tira l'altro, tanto da avermi convinta ad iniziare l'opera originale (così anche da poter conoscere la "sorte" delle storie secondarie).
Serie davvero consigliatissima sia agli amanti del genere (che sicuramente l'avranno già vista) che a chi solitamente non guarda anime come questo.
Voto: 8,5/10
I due protagonisti, molto ben caratterizzati ed ognuno con una storia ben precisa alle spalle, sono accompagnati da personaggi secondari che però, diversamente da come succede in altre serie, svolgono anche ruoli importanti. Si può dire che anche personaggi che si vedono poco o che comunque si conoscono solo parzialmente spesso smuovo la trama in modo da poter far continuare la narrazione tramite i protagonisti.
La narrazione risulta essere davvero leggera e delicata, ma a contrasto di ciò troviamo una trama con sfumature (anche importanti) decisamente più pesanti. Man mano che si prosegue con la visione, questo contrasto si nota sempre di più, fin quando tutta la tensione accumulata esplode in un unico episodio, in un'unica esibizione dei musicisti (quell'esibizione), così da liberare da questa pesantezza sia i personaggi che lo stesso spettatore. A dir poco fantastica sotto questo punto di vista!
Un altro punto a favore di questa serie è dato dalla gestione e dal buon inserimento di flashback oppure di informazioni riguardo storie secondarie. Nonostante ciò si arriva ad un punto in cui non se ne può proprio più di tutta questa pesantezza, di tutta questa tensione e non si desidera altro che l'"episodio liberatorio" di cui ho scritto sopra; dopo di che si alleggerisce anche la trama e tutto risulta nuovamente scorrevole e con qualche scena divertente.
Oltre a ciò, si ritrova un ottimo comparto tecnico, molto buono nel character design ed un po' meno buono, ma comunque apprezzabile per quel che riguarda le animazioni. Ciò che meno mi è piaciuto sono state le animazioni realizzate con una CG non proprio ottimale, ma per il resto non ho di che lamentarmi. Le OST mi sono sembrate tutte molto delicate e quindi ottime per accompagnare le vicende che si susseguono man mano, ma un posto speciale nel mio cuore è sicuramente occupato da "Fuyu no hanashi" (OST del nono episodio) composta ed eseguita da "Centimillimental". Anche l'opening "Kizuato" e l'ending "Marutsuke" eseguite anche queste da "Centimillimental" sono molto belle e ben curate dal punto di vista musicale.
Si tratta di un anime ben realizzato e ben curato sotto tutti i punti di vista con qualche difettuccio qua e là perfettamente sorvolabile. Non trovavo una tale delicatezza nella narrazione da tempo e finalmente grazie a "Given" ho potuto ripetere l'esperienza di trovarmi di fronte ad un'opera di cui un episodio tira l'altro, tanto da avermi convinta ad iniziare l'opera originale (così anche da poter conoscere la "sorte" delle storie secondarie).
Serie davvero consigliatissima sia agli amanti del genere (che sicuramente l'avranno già vista) che a chi solitamente non guarda anime come questo.
Voto: 8,5/10
Mi sono imbattuta in “Given” giusto qualche settimana fa e da allora l'ho già riguardato tre volte, non riesco sinceramente a farne a meno.
L'anime mi ha emozionato parecchio, secondo diversi punti di vista (e adesso che ho scaricato l'entusiasmo del momento posso essere più obiettiva nella stesura di questa recensione). Innanzitutto ho trovato davvero piacevole la caratterizzazione di Mafuyu, protagonista della storia. Non voglio soffermarmi sulla backstory del personaggio, quindi analizzerò semplicemente il personaggio in sé, anche per evitare spoiler pesanti. Mafuyu è un ragazzo molto taciturno e introverso, dall'aura misteriosa. Non riesce ad esprimere le sue emozioni (come piangere e ridere) e ha difficoltà a relazionarsi con le persone. Non sa mai come reagire e tiene insofferente tutto dentro di sé. Ciò mi fa sentire molto vicina emotivamente a lui, avendo in parte lo stesso problema. La particolarità di Mafuyu è che traduce in musica ciò che non riesce a dire a semplici parole. Quando ho ascoltato la sua prima canzone nell'anime “Fuyu No Hanashi" non ho trovato le parole giuste per descrivere cos'ho provato ascoltandolo. La sua voce arriva carica di passione, dopo ti sfiora delicata... E infine ti distrugge.
I testi scritti da Mafuyu inoltre sono semplicemente perfetti, tristi o felici, non fallisce mai nello stupirti.
L'altro punto forte di "Given" è senz'ombra di dubbio Uenoyama. Viene presentato un po' come il classico menefreghista pigro, che ha perso qualsiasi tipo d'interesse nelle cose che un tempo lo divertivano, come suonare la chitarra.
“Più aumentavano le cose che sapevo fare, più le emozioni che provavo una volta svanivano” e con ciò anche i ricordi di quelle emozioni.
Uenoyama però durante una tipica giornata di scuola incontra per la prima volta Mafuyu intento a sonnecchiare su una scala, abbracciato a una chitarra dalle corde rotte. Uenoyama lo aiuta ad accordarla (dopo svariati momenti di silenzio), e dal momento in cui mette le mani su di essa, Mafuyu rimane folgorato tanto da chiedergli di aiutarlo ad imparare a suonarla. Uenoyama non accetta subito, ma vedendo i grandi sforzi che Mafuyu farà nei giorni seguenti per imparare almeno le basi, decide di dargli una mano. Qualcosa dello sguardo entusiasta di Mafuyu gli ricorda il vecchio lui, prima che la musica lo annoiasse: La presenza di Mafuyu nella sua vita lo ispira a cambiare, tirando fuori una parte di lui che credeva di non conoscere più. Col passare del tempo Uenoyama si accorge di essersi innamorato di Mafuyu, sentimento per lui "strano" ma che non riesce ad ignorare. Ogni cosa che lo riguarda lo scombussola emotivamente, lasciandolo spesso senza alcuna risposta. Amore, felicità, disgusto, gelosia, dolore, entusiasmo, passione, paura si alternano continuamente nel cuore di Uenoyama che il più delle volte non riesce ad avvicinarsi al misterioso Mafuyu, neanche per scherzo.
Più avanti i due ragazzi riusciranno a chiarire entrambi i propri pensieri, mettendo da parte tutto il resto (... Forse!)
Concentrandosi sulla storia in sé...è semplice ma efficace. "Given" non ha molte pretese, è un anime di genere musicale-sentimentale, una combinazione che a me personalmente incanta. Sono soddisfatta dalla caratterizzazione di ogni personaggio, che spero di vedere ancora più approfondita nel manga. Sono tutti molto diversi fra di loro e seppur ce ne siano alcuni più difficili da capire dal punto di vista psicologico, sono tutti molto buoni (Mafuyu rimane il migliore!)
Gli episodi scorrono velocemente, rendendo la visione molto soft. Le OST sono semplicemente stupende, sia quelle cantate che quelle solo strumentali. È molto facile solo ascoltadone un pezzo, associarle ad un momento preciso dell'anime, rendendo la visione dell'anime ancora più speciale. Trovo molto importante questo punto, perché non sempre è semplice associare mentalmente le OST alle scene a meno che la OST non sia fatta a pennello per scene dallo stesso tema. "Given" utilizza una canzone diversa per ogni momento e darei punti in più solo per il fatto che il doppiatore di Mafuyu e il cantante delle canzoni presenti nell'anime (eccetto la opening) coincidono.
Non do spesso i 10, però, per me, "Given" li vale. Trovare un anime che riesca a smuovermi emotivamente è molto difficile, eppure questo ci è riuscito. Ho incrociato personaggi stupendi, che ho adorato fin dal primo episodio. Non c'è niente che cambierei di Given, per me è perfezione. Chiaramente l'impatto varia da persona a persona, ma siccome sto esprimendo le mie opinioni è giusto che sia sincera al 100%.
Consiglio la visione a tutti, anche a chi non va matto per i BL!
L'anime mi ha emozionato parecchio, secondo diversi punti di vista (e adesso che ho scaricato l'entusiasmo del momento posso essere più obiettiva nella stesura di questa recensione). Innanzitutto ho trovato davvero piacevole la caratterizzazione di Mafuyu, protagonista della storia. Non voglio soffermarmi sulla backstory del personaggio, quindi analizzerò semplicemente il personaggio in sé, anche per evitare spoiler pesanti. Mafuyu è un ragazzo molto taciturno e introverso, dall'aura misteriosa. Non riesce ad esprimere le sue emozioni (come piangere e ridere) e ha difficoltà a relazionarsi con le persone. Non sa mai come reagire e tiene insofferente tutto dentro di sé. Ciò mi fa sentire molto vicina emotivamente a lui, avendo in parte lo stesso problema. La particolarità di Mafuyu è che traduce in musica ciò che non riesce a dire a semplici parole. Quando ho ascoltato la sua prima canzone nell'anime “Fuyu No Hanashi" non ho trovato le parole giuste per descrivere cos'ho provato ascoltandolo. La sua voce arriva carica di passione, dopo ti sfiora delicata... E infine ti distrugge.
I testi scritti da Mafuyu inoltre sono semplicemente perfetti, tristi o felici, non fallisce mai nello stupirti.
L'altro punto forte di "Given" è senz'ombra di dubbio Uenoyama. Viene presentato un po' come il classico menefreghista pigro, che ha perso qualsiasi tipo d'interesse nelle cose che un tempo lo divertivano, come suonare la chitarra.
“Più aumentavano le cose che sapevo fare, più le emozioni che provavo una volta svanivano” e con ciò anche i ricordi di quelle emozioni.
Uenoyama però durante una tipica giornata di scuola incontra per la prima volta Mafuyu intento a sonnecchiare su una scala, abbracciato a una chitarra dalle corde rotte. Uenoyama lo aiuta ad accordarla (dopo svariati momenti di silenzio), e dal momento in cui mette le mani su di essa, Mafuyu rimane folgorato tanto da chiedergli di aiutarlo ad imparare a suonarla. Uenoyama non accetta subito, ma vedendo i grandi sforzi che Mafuyu farà nei giorni seguenti per imparare almeno le basi, decide di dargli una mano. Qualcosa dello sguardo entusiasta di Mafuyu gli ricorda il vecchio lui, prima che la musica lo annoiasse: La presenza di Mafuyu nella sua vita lo ispira a cambiare, tirando fuori una parte di lui che credeva di non conoscere più. Col passare del tempo Uenoyama si accorge di essersi innamorato di Mafuyu, sentimento per lui "strano" ma che non riesce ad ignorare. Ogni cosa che lo riguarda lo scombussola emotivamente, lasciandolo spesso senza alcuna risposta. Amore, felicità, disgusto, gelosia, dolore, entusiasmo, passione, paura si alternano continuamente nel cuore di Uenoyama che il più delle volte non riesce ad avvicinarsi al misterioso Mafuyu, neanche per scherzo.
Più avanti i due ragazzi riusciranno a chiarire entrambi i propri pensieri, mettendo da parte tutto il resto (... Forse!)
Concentrandosi sulla storia in sé...è semplice ma efficace. "Given" non ha molte pretese, è un anime di genere musicale-sentimentale, una combinazione che a me personalmente incanta. Sono soddisfatta dalla caratterizzazione di ogni personaggio, che spero di vedere ancora più approfondita nel manga. Sono tutti molto diversi fra di loro e seppur ce ne siano alcuni più difficili da capire dal punto di vista psicologico, sono tutti molto buoni (Mafuyu rimane il migliore!)
Gli episodi scorrono velocemente, rendendo la visione molto soft. Le OST sono semplicemente stupende, sia quelle cantate che quelle solo strumentali. È molto facile solo ascoltadone un pezzo, associarle ad un momento preciso dell'anime, rendendo la visione dell'anime ancora più speciale. Trovo molto importante questo punto, perché non sempre è semplice associare mentalmente le OST alle scene a meno che la OST non sia fatta a pennello per scene dallo stesso tema. "Given" utilizza una canzone diversa per ogni momento e darei punti in più solo per il fatto che il doppiatore di Mafuyu e il cantante delle canzoni presenti nell'anime (eccetto la opening) coincidono.
Non do spesso i 10, però, per me, "Given" li vale. Trovare un anime che riesca a smuovermi emotivamente è molto difficile, eppure questo ci è riuscito. Ho incrociato personaggi stupendi, che ho adorato fin dal primo episodio. Non c'è niente che cambierei di Given, per me è perfezione. Chiaramente l'impatto varia da persona a persona, ma siccome sto esprimendo le mie opinioni è giusto che sia sincera al 100%.
Consiglio la visione a tutti, anche a chi non va matto per i BL!
Ciò che tu hai lasciato indietro
è diventato il mio tutto
è diventato la mia vita
-Kizuato-
Le note graffianti e le calzanti liriche di 'Kizuato' ("Cicatrice"), sigla iniziale dell'anime Given, c'introducono ad una storia dedicata ai sentimenti a sfondo prettamente musicale, e che non disdegna d'intrecciare la commedia a temi assai più drammatici: si tratta dell'adattamento dell'omonimo manga Boys' Love di Natsuki Kizu, i cui 11 episodi sono andati in onda in orario notturno dall'11 luglio al 19 settembre 2019 nel contenitore NoitaminA di Fuji TV, quindi trasmessi in streaming anche per l'Italia per tramite di Crunchyroll.
E' proprio il testo di 'Kizuato', corredato d'ottime sequenze in accordo con le musiche, ad anticiparci i temi portanti della storia ancor prima che questa inizi: una cicatrice che corrode l'anima, ferite mai rimarginate, rimpianti che non lasciano il cuore ed una chitarra di ricordi tra le braccia.
"Given", ovvero "donato", è proprio quella chitarra che il protagonista Mafuyu si porta sempre con sé, non privo di un certo smarrimento, tenendola stretta fra le braccia come si farebbe con un animale di pezza. "Given", allo stesso tempo, diverrà anche la risposta al percorso che il ragazzo intraprende grazie ad un incontro dettato dal caso.
Una corda rotta, si potrà mai aggiustare? Corde di chitarra che in verità sono al contempo metafore di un'esistenza che non sa come rimettersi in moto. Non ne è conscio Mafuyu Sato, quando porge la sua domanda innocente al compagno di scuola Ritsuka Uenoyama, conosciuto un giorno dopo un pisolino; e non è cosciente appieno di che cosa sta andando a ripristinare nemmeno quest'ultimo, quando risponde che è ovvio che una corda si possa rimpiazzare con un'altra. Nuova, più forte e più resistente. Si allargano così a cerchio, e a dismisura, i significati messi in moto dalla bella storia della Kizu, la cui pubblicazione è iniziata nel 2013 e giunta sinora a 5 tankobon editati in Giappone da Shinshokan e da Flashbook Edizioni per l'Italia.
La storia segue dunque il classico canovaccio del 'Boy meets Boy', quell'incontro fatale dal quale scaturisce lo sblocco dell'impasse per ambo i protagonisti: Mafuyu si sente scuotere al suono dell'aria che vibra per la chitarra di Uenoyama mentre questi, a sua volta, all'udire la voce limpida di Mafuyu sente vacillare ogni certezza.
Gravitando naturalmente l'uno attorno all'altro e maturando un'attrazione reciproca, pian piano ciascuno dei due ritrova ciò che aveva perduto, dall'ispirazione musicale alla forza di superare un amore finito tragicamente.
Giorni di pioggia, nuvolosi o soleggiati
nelle quattro stagioni, 365 giorni l'anno
tu ci sei dappertutto
-Kizuato-
Il felice incastro si espande da due a quattro quando Uenoyama conduce Mafuyu a conoscere i suoi compagni di band, il bassista e 'babysitter' del gruppo Haruki e il batterista sciupafemmine Kaji. L'armonia è raggiunta ancor prima di un nuovo inizio, poiché ognuno dei ragazzi reca nel nome una delle quattro stagioni: il pacato inverno (冬 'fuyu') di Mafuyu ammorbidisce l'irruenza dell'estate (夏 'ka') di Ritsuka Uenoyama, la morbida gentilezza della primavera di Haruki (春, 'haru') sa come smorzare la ruvidezza di Akihiko Kaji, l'autunno (秋, 'aki'). Non è un cerchio perfetto poiché ancora grezzo, eppure la band assume già così un implicito senso di equilibrio, come in verità suggerisce anche il termine stesso giapponese 'shunkashuuto' ovvero 'quattro stagioni' (composto proprio dai kanji di ciascuna letti uno dopo l'altro) che ricorre ancora una volta nel testo di 'Kizuato', oltre che nella storia stessa. L'armonia nella musica, e a sua volta la musica che sa raccontare ciò che con le parole spesso non riusciamo a dire.
Degli elementi principali del racconto cartaceo originale, è facile intuire come ciò che la trasposizione animata più riesce ad enfatizzare sia proprio la componente musicale. E pertanto oltre al bel focus della storia sulla scena indie-rock giapponese notiamo anche che non v'è suono alcuno, in Given, che sia lasciato al caso o che non rivesta un particolare significato; così come non v'è elemento melodico, o ad esso ricollegabile, che non sia stato collocato con un preciso intento.
La vivace sigla di apertura ad opera della band Centimillimental si apre con uno scoppiettante assolo di chitarra, che rapidamente muta nella sequenza strumentale di una band, quindi accompagnata da testo ed immagini, a fungere da quantomai valida introduzione sia all'atmosfera della storia quanto al tenore dei suoi personaggi, per metà liceali e per la restante parte studenti universitari. Un ambiente, quest'ultimo, spesso esplorato nell'ambito del Boys' Love, ma al contempo non sono così frequenti le opere in cui esso venga percepito come un elemento fondante nella vita dei protagonisti.
Accade per l'appunto in Given, così come nel delicato Hidamari ga Kikoeru - I hear the Sunspot di Yuki Fumino.
A colpire con efficace discrezione è però anche la colonna sonora utilizzata in sottofondo: non è decisamente un caso se veniamo accompagnati alla prima scena del primo episodio attraverso pacate note 'di risveglio' associate a Mafuyu, mentre di Uenoyama udiamo invece una voce impastata di sonno e annoiata, azzeccata espressione dell'andamento della sua vita di tutti i giorni. E poi, ecco il primo incontro tra i due protagonisti svolgersi senza dialogo alcuno, con gesti ed azioni ritmati soltanto dalla presenza di una melodia ben più vivace... come di un qualcosa che cambia.
Non impiegheremo poi molto ad accorgerci anche del citazionismo presente nel titolo degli episodi, ciascuno a richiamare canzoni di successo realmente esistenti: da 'Like someone in Love' dell'episodio 2, canzone popolare jazz cantata dagli altri da Frank Sinatra e Björk, a 'Wonderwall' degli Oasis all'episodio 10, ma anche 'Fluorescent Adolescent' degli Arctic Monkeys al quarto episodio, 'The reason' degli Hoobastank al quinto, 'Time is running out' dei Muse all'ottavo e 'Song 2' dei Blur nel capitolo conclusivo della storia.
La riuscita della trasposizione animata è da leggersi dunque certamente in quest'ottica, grazie cioè ad una ricercata attenzione a tanti piccoli -ma affatto trascurabili- dettagli musicali, oltre naturalmente alla bontà di aver portato sul piccolo schermo una storia che parla sì di amore omosessuale e sfiora tematiche LGBT, ma lo fa senza gridare, senza voler fare scalpore, senza la necessità di doversi dichiarare tale per assumere una propria riconoscibilità.
Lo fa invece con molta naturalezza e semplicità, e senza per questo privarci dei drammi legati all'adolescenza, agli amori perduti ed alla scoperta di sé. Lo fa, soprattutto, facendo raccontare il tutto filtrato dalla musica, da sempre strumento catalizzatore di emozioni e da quest'ultime liberatorio, al tempo stesso.
NoitaminA può senz'altro fregiarsi di essere un contenitore che è sempre stato capace di ospitare titoli tanto degni di nota quanto per certi versi atipici, unico elemento ad accomunare serie piuttosto eterogenee tra loro come Honey&Clover, Paradise Kiss, Eden of the East, Usagi Drop, Psycho Pass, Kuragehime, Anohana o Thermae Romae. La musica non è una rarità, se ripensiamo a Nodame Cantabile, Sakamichi no Apollon e Bugie d'Aprile, né è la prima volta che qui s'introduce una storia che preveda lo sviluppo di tematiche legate a sentimenti non eteronormativi, come accaduto anche in Banana Fish; a differenza di quest'ultimo, tuttavia, è indubbio che la scelta di collocare in questo contenitore una storia apertamente classificata in origine come Boys' Love sia ancora meno usuale, e ciò fa di Given una "prima volta" nel catalogo, riconfermando NoitaminA come innovatrice in tal senso.
Ricordiamo che d'altronde è proprio di Fuji TV la recente creazione dell'etichetta Blue Lynx, specificatamente destinata a raccogliere futuri lungometraggi animati di storie Boys' Love, e che partirà dalla trasposizione del celeberrimo Twittering Birds never fly di Kou Yoneda.
Non è naturalmente sufficiente la presenza di questa sorta di 'marchio di fabbrica' per garantire la perfetta riuscita di un prodotto, ed in effetti proprio la trasposizione animata di Given pecca purtroppo in certi aspetti della sua costruzione.
Pregevolissimi, come già citato, gli effetti sonori di Masami Kitakata con la direzione del suono di Hiromi Kikuta, che già si era distinta nel medesimo ruolo in Run with the Wind; la produzione della colonna sonora è stata affidata a Gakuonsha (Juliet in Collegio), con le belle musiche realizzate da Michiru (Izetta the Last Witch).
Altrettanto gradevoli i realistici sfondi di Tokyo di Ayano Okamoto, Hiroko Tanabe, Hiroki Makino e Kusanagi (Bungo Stray Dogs, Berserk, Tokyo Ghoul, Noragami, Love Live!), il color design di Hiroaki Kaguchi e la direzione alla fotografia di Naoki Seizawa dal momento che sui paesaggi tanto antropici quanto naturali si da' prova di un uso ampio, saggio e luminoso delle palette di colori. Piacevoli le animazioni 3DCG di Larx Entertainment e quelle in CG dirette da Tomoya Mizuno, in special modo nella rappresentazione degli strumenti musicali e di scene ad essi ricollegabili.
Buone la regia di Hikaru Yamaguchi e la sceneggiatura e la composizione della serie di Yuniko Ayana (Flip Flappers), che pur rimescolando certi passaggi della storia nell'anticipare o posticipare diversi accadimenti, nel complesso confezionano un risultato piacevole e donano alla serie un respiro narrativo inaspettatamente più disteso -a volte persino troppo- rispetto al manga, nonché ancora più marcatamente slice-of-life.
Meno riusciti invece gli aspetti legati a certe scelte nella resa dei personaggi, al character design ed alla direzione generale delle animazioni di Mina Osawa (Gakuen Babysitters), ed alle animazioni vere e proprie dello Studio Lerche (Assassination Classroom 2, School-live!, Scum's Wish, Radiant 2): in questo caso è vero che non ci si può assolutamente lamentare di una mancata fedeltà al manga, soprattutto nella riproduzione di scene statiche riprodotte passo passo, di contro però tanto il character design quanto le animazioni non si rivelano sufficientemente all'altezza del tratto della Kizu, così fine, delicato ed al contempo non privo di una certa sensualità.
Se guardiamo al protagonista Mafuyu, ad esempio, viene smarrita quasi del tutto quell'aria di bellezza quasi eterea, delicata e graziosa del manga, a fronte di un viso che in animazione si fa decisamente più morbido, rotondo e "puccioso" e di un atteggiamento per certi versi infantile.
Quando incontriamo Mafuyu per la prima volta, il ragazzo ha con sé una chitarra che si trascina ovunque, quasi fosse un'estensione di sé. Sembra quasi che egli non sappia come reggersi in piedi, senza aggrapparsi a una chitarra che non sa nemmeno suonare, e in effetti arriviamo a scoprire che è così per davvero.
La versione animata di Mafuyu tende ad accentuare eccessivamente e troppo a lungo questa sua aria stordita, facendo di lui quasi un pappagallino che ripete con ingenuità ogni frase gli venga rivolta, quasi che si ritrovi privo di nerbo e di una propria volontà. Un aspetto, questo, che il manga non fa pesare, riuscendo inoltre a concatenare in maniera più equilibrata l'incapacità di affrontare il dolore e la solitudine di Mafuyu alla spasmodica ricerca di quel "qualcosa che manca" nella vita dello tsundere chitarrista prodigio Uenoyama; l'anime ci priva poi del punto di vista di quest'ultimo che a rotazione appare nel manga, e che risulta decisamente essenziale in alcuni momenti clou della storia.
Molto attenuata in animazione è anche la carica erotica di personaggi come il ruvido batterista Kaji o la sensualissima Yayoi, viene persa la fluidità nel dettaglio dei lunghi capelli di Haruki, ed in generale un po' tutti i personaggi soffrono di una staticità di movimento un po' infelice, anche -ma non solo- nella trasposizione di scene chiave della storia.
A sottolineare come tuttavia non si possa guardare solo a ciò che dal manga non ci è pervenuto, è anche il comparto tecnico dei doppiatori coinvolti in questa serie.
Se già la storia originale ci regala dei personaggi sia maschili che femminili molto ben costruiti, dinamici e realistici, quello di Given è un racconto piacevole da ascoltare in ogni momento, grazie ad un'interazione molto diretta, schietta e naturale tra tutti i suoi personaggi, a dialoghi le cui parole non di rado rimangono impresse nella testa, e a voci decisamente calzanti: il giovane Shōgo Yano (Nanao in Tsurune, Nao Okamura in The Idolm@ster SideM Wake Atte Mini! ) interpreta Mafuyu Sato anche nel cantato, ed è stato in grado di rendere appieno la straordinaria evoluzione della voce del ragazzo che lascia attoniti tanto i personaggi della storia quanto gli spettatori dell'anime. A Yano è inoltre affidata la sigla di chiusura 'Marutsuke' ("Cerchio"), piuttosto evocativa nel passaggio dalla versione solo strumentale del primo episodio a quella cantata successiva, con le liriche a spostarsi infine in accordo con la storia, nell'episodio conclusivo.
A dir poco eccellente, ma come sempre d'altronde, la prova del talentuoso Yūma Uchida (Ash Lynx in Banana Fish, Kyo in Fruits Basket) sul chitarrista Ritsuka Uenoyama, che passa dalla versione tsundere alla comicità e sino ad una vellutata tenerezza nella voce con un'abilità impressionante per un doppiatore così giovane. Deliziosi anche i virtuosismi a tratti quasi moe che ci regala in alcuni momenti Masatomo Nakazawa (Kenji Futakuchi in Haikyuu!!) sul bassista Haruki Nakayama, personaggio responsabile dell'equilibrio del gruppo, ed è decisamente appropriata la profonda voce di Takuya Eguchi (Tomoya Matsunaga in Rainbow Days) sull'ombroso e affascinante batterista Akihiko Kaji.
In Given, però, non sono da meno i personaggi secondari, e sono infatti ottime anche le prestazioni di Ryōta Takeuchi (Elias Ainsworth in The Ancient Magus' Bride ) su Koji Yatake, Yū Shimamura (Akiko Yosano in Bungo Stray Dogs) su Yayoi Uenoyama, Kengo Takanashi (Starmyu, Silver Spoon) su Shogo Itaya, il novello Fumiya Imai su Hiraagi Kashima e Shintarō Asanuma (Nishiki Nishio in Tokyo Ghoul ) sulla controversa figura di Ugetsu Murata.
Sei misterioso
la tua esistenza mi rende più forte
e più debole al tempo stesso
- Marutsuke -
La produzione congiunta di Fuji TV con Dentsu, Aniplex, MOVIC e Shinshokan è dunque promossa, avendo saputo donare alla storia una confezione non perfetta ma comunque apprezzata e di pregio.
La serie estiva ha infatti riscosso un successo sufficiente da indurre Fuji TV a far trasporre anche quei capitoli del manga che nell'anime non hanno trovato adeguato spazio: uscirà pertanto nel 2020 un film animato di Given per la succitata etichetta Boys' Love Blue Lynx, opera che sarà diretta prosecuzione della storia e si focalizzerà sulle figure di Haruki e Kaji.
Di sdoganamento del genere forse è improprio parlare, in primis dal momento che doversi trovare a legittimare un amore omosessuale nel 2019 ha di per sé dell'anacronistico, e in secondo luogo perché le storie a sfondo omoerotico stanno conoscendo un boom mediatico che si riflette tanto a livello di manga quando in ambito di animazione e live action. Di certo tuttavia Given offre tanti e tali elementi da poter essere apprezzato da un pubblico ben più vasto di quello di origine, non circoscritto a quello delle fujoshi né svilito in tal senso come spesso accade a giudizi affrettati dati a queste opere.
In nessun momento Given nega la propria matrice Boys' Love, ma l'elemento dell'omosessualità non ne determina l'essenza nella sua interezza.
La tensione romantica, le effusioni ed il sesso sono sì presenti, data la componente prettamente sentimentale della storia, eppure non sono prevaricanti perché proprio come accade nella nostra quotidianità, si tratta di fattori che determinano una parte del tutto e la completano, anziché sminuirla nell'etichetta di "storia gay."
Il come, il quando o con chi i personaggi vadano a letto non è il fulcro di Given che, invece, perlopiù risponde a domande assai diverse: cosa si cerca, chi si intende essere, come si vorrebbe diventare.
La ragione è presto detta: in Given esiste una storia da raccontare, c'è molto di cui parlare, esistono più storie di cui descrivere. Ecco perché la 'Storia di un inverno' ('Fuyu no Hanashi'), ovvero la storia di Mafuyu, rappresenta al contempo il punto di partenza e quello di arrivo di quest'anime: un climax che è premessa alla necessità di voltare pagina, un ponte che traghetta verso il cambiamento.
Innamorarsi della musica, innamorarsi di un ragazzo: tra le pieghe di una malinconica storia d'amore, in Given si racconta dunque dell'amicizia tra giovani uomini, di vita scolastica, familiare e universitaria, di sogni, speranze ed ambizioni per il futuro, il tutto sullo sfondo della scena indie-rock nipponica.
Sentimenti e passioni che nascono nel cuore prima che altrove, segno che se c'è l'amore ad ispirarci e a spronarci, a farci muovere per diventare qualcosa di più e di meglio in primo luogo per noi stessi, allora non importa e non dovrebbe importare mai di che genere esso sia. L'unica cosa che conta è che sia amore.
Noi due, diventiamo una cosa sola.
- Marutsuke -
è diventato il mio tutto
è diventato la mia vita
-Kizuato-
Le note graffianti e le calzanti liriche di 'Kizuato' ("Cicatrice"), sigla iniziale dell'anime Given, c'introducono ad una storia dedicata ai sentimenti a sfondo prettamente musicale, e che non disdegna d'intrecciare la commedia a temi assai più drammatici: si tratta dell'adattamento dell'omonimo manga Boys' Love di Natsuki Kizu, i cui 11 episodi sono andati in onda in orario notturno dall'11 luglio al 19 settembre 2019 nel contenitore NoitaminA di Fuji TV, quindi trasmessi in streaming anche per l'Italia per tramite di Crunchyroll.
E' proprio il testo di 'Kizuato', corredato d'ottime sequenze in accordo con le musiche, ad anticiparci i temi portanti della storia ancor prima che questa inizi: una cicatrice che corrode l'anima, ferite mai rimarginate, rimpianti che non lasciano il cuore ed una chitarra di ricordi tra le braccia.
"Given", ovvero "donato", è proprio quella chitarra che il protagonista Mafuyu si porta sempre con sé, non privo di un certo smarrimento, tenendola stretta fra le braccia come si farebbe con un animale di pezza. "Given", allo stesso tempo, diverrà anche la risposta al percorso che il ragazzo intraprende grazie ad un incontro dettato dal caso.
Una corda rotta, si potrà mai aggiustare? Corde di chitarra che in verità sono al contempo metafore di un'esistenza che non sa come rimettersi in moto. Non ne è conscio Mafuyu Sato, quando porge la sua domanda innocente al compagno di scuola Ritsuka Uenoyama, conosciuto un giorno dopo un pisolino; e non è cosciente appieno di che cosa sta andando a ripristinare nemmeno quest'ultimo, quando risponde che è ovvio che una corda si possa rimpiazzare con un'altra. Nuova, più forte e più resistente. Si allargano così a cerchio, e a dismisura, i significati messi in moto dalla bella storia della Kizu, la cui pubblicazione è iniziata nel 2013 e giunta sinora a 5 tankobon editati in Giappone da Shinshokan e da Flashbook Edizioni per l'Italia.
La storia segue dunque il classico canovaccio del 'Boy meets Boy', quell'incontro fatale dal quale scaturisce lo sblocco dell'impasse per ambo i protagonisti: Mafuyu si sente scuotere al suono dell'aria che vibra per la chitarra di Uenoyama mentre questi, a sua volta, all'udire la voce limpida di Mafuyu sente vacillare ogni certezza.
Gravitando naturalmente l'uno attorno all'altro e maturando un'attrazione reciproca, pian piano ciascuno dei due ritrova ciò che aveva perduto, dall'ispirazione musicale alla forza di superare un amore finito tragicamente.
Giorni di pioggia, nuvolosi o soleggiati
nelle quattro stagioni, 365 giorni l'anno
tu ci sei dappertutto
-Kizuato-
Il felice incastro si espande da due a quattro quando Uenoyama conduce Mafuyu a conoscere i suoi compagni di band, il bassista e 'babysitter' del gruppo Haruki e il batterista sciupafemmine Kaji. L'armonia è raggiunta ancor prima di un nuovo inizio, poiché ognuno dei ragazzi reca nel nome una delle quattro stagioni: il pacato inverno (冬 'fuyu') di Mafuyu ammorbidisce l'irruenza dell'estate (夏 'ka') di Ritsuka Uenoyama, la morbida gentilezza della primavera di Haruki (春, 'haru') sa come smorzare la ruvidezza di Akihiko Kaji, l'autunno (秋, 'aki'). Non è un cerchio perfetto poiché ancora grezzo, eppure la band assume già così un implicito senso di equilibrio, come in verità suggerisce anche il termine stesso giapponese 'shunkashuuto' ovvero 'quattro stagioni' (composto proprio dai kanji di ciascuna letti uno dopo l'altro) che ricorre ancora una volta nel testo di 'Kizuato', oltre che nella storia stessa. L'armonia nella musica, e a sua volta la musica che sa raccontare ciò che con le parole spesso non riusciamo a dire.
Degli elementi principali del racconto cartaceo originale, è facile intuire come ciò che la trasposizione animata più riesce ad enfatizzare sia proprio la componente musicale. E pertanto oltre al bel focus della storia sulla scena indie-rock giapponese notiamo anche che non v'è suono alcuno, in Given, che sia lasciato al caso o che non rivesta un particolare significato; così come non v'è elemento melodico, o ad esso ricollegabile, che non sia stato collocato con un preciso intento.
La vivace sigla di apertura ad opera della band Centimillimental si apre con uno scoppiettante assolo di chitarra, che rapidamente muta nella sequenza strumentale di una band, quindi accompagnata da testo ed immagini, a fungere da quantomai valida introduzione sia all'atmosfera della storia quanto al tenore dei suoi personaggi, per metà liceali e per la restante parte studenti universitari. Un ambiente, quest'ultimo, spesso esplorato nell'ambito del Boys' Love, ma al contempo non sono così frequenti le opere in cui esso venga percepito come un elemento fondante nella vita dei protagonisti.
Accade per l'appunto in Given, così come nel delicato Hidamari ga Kikoeru - I hear the Sunspot di Yuki Fumino.
A colpire con efficace discrezione è però anche la colonna sonora utilizzata in sottofondo: non è decisamente un caso se veniamo accompagnati alla prima scena del primo episodio attraverso pacate note 'di risveglio' associate a Mafuyu, mentre di Uenoyama udiamo invece una voce impastata di sonno e annoiata, azzeccata espressione dell'andamento della sua vita di tutti i giorni. E poi, ecco il primo incontro tra i due protagonisti svolgersi senza dialogo alcuno, con gesti ed azioni ritmati soltanto dalla presenza di una melodia ben più vivace... come di un qualcosa che cambia.
Non impiegheremo poi molto ad accorgerci anche del citazionismo presente nel titolo degli episodi, ciascuno a richiamare canzoni di successo realmente esistenti: da 'Like someone in Love' dell'episodio 2, canzone popolare jazz cantata dagli altri da Frank Sinatra e Björk, a 'Wonderwall' degli Oasis all'episodio 10, ma anche 'Fluorescent Adolescent' degli Arctic Monkeys al quarto episodio, 'The reason' degli Hoobastank al quinto, 'Time is running out' dei Muse all'ottavo e 'Song 2' dei Blur nel capitolo conclusivo della storia.
La riuscita della trasposizione animata è da leggersi dunque certamente in quest'ottica, grazie cioè ad una ricercata attenzione a tanti piccoli -ma affatto trascurabili- dettagli musicali, oltre naturalmente alla bontà di aver portato sul piccolo schermo una storia che parla sì di amore omosessuale e sfiora tematiche LGBT, ma lo fa senza gridare, senza voler fare scalpore, senza la necessità di doversi dichiarare tale per assumere una propria riconoscibilità.
Lo fa invece con molta naturalezza e semplicità, e senza per questo privarci dei drammi legati all'adolescenza, agli amori perduti ed alla scoperta di sé. Lo fa, soprattutto, facendo raccontare il tutto filtrato dalla musica, da sempre strumento catalizzatore di emozioni e da quest'ultime liberatorio, al tempo stesso.
NoitaminA può senz'altro fregiarsi di essere un contenitore che è sempre stato capace di ospitare titoli tanto degni di nota quanto per certi versi atipici, unico elemento ad accomunare serie piuttosto eterogenee tra loro come Honey&Clover, Paradise Kiss, Eden of the East, Usagi Drop, Psycho Pass, Kuragehime, Anohana o Thermae Romae. La musica non è una rarità, se ripensiamo a Nodame Cantabile, Sakamichi no Apollon e Bugie d'Aprile, né è la prima volta che qui s'introduce una storia che preveda lo sviluppo di tematiche legate a sentimenti non eteronormativi, come accaduto anche in Banana Fish; a differenza di quest'ultimo, tuttavia, è indubbio che la scelta di collocare in questo contenitore una storia apertamente classificata in origine come Boys' Love sia ancora meno usuale, e ciò fa di Given una "prima volta" nel catalogo, riconfermando NoitaminA come innovatrice in tal senso.
Ricordiamo che d'altronde è proprio di Fuji TV la recente creazione dell'etichetta Blue Lynx, specificatamente destinata a raccogliere futuri lungometraggi animati di storie Boys' Love, e che partirà dalla trasposizione del celeberrimo Twittering Birds never fly di Kou Yoneda.
Non è naturalmente sufficiente la presenza di questa sorta di 'marchio di fabbrica' per garantire la perfetta riuscita di un prodotto, ed in effetti proprio la trasposizione animata di Given pecca purtroppo in certi aspetti della sua costruzione.
Pregevolissimi, come già citato, gli effetti sonori di Masami Kitakata con la direzione del suono di Hiromi Kikuta, che già si era distinta nel medesimo ruolo in Run with the Wind; la produzione della colonna sonora è stata affidata a Gakuonsha (Juliet in Collegio), con le belle musiche realizzate da Michiru (Izetta the Last Witch).
Altrettanto gradevoli i realistici sfondi di Tokyo di Ayano Okamoto, Hiroko Tanabe, Hiroki Makino e Kusanagi (Bungo Stray Dogs, Berserk, Tokyo Ghoul, Noragami, Love Live!), il color design di Hiroaki Kaguchi e la direzione alla fotografia di Naoki Seizawa dal momento che sui paesaggi tanto antropici quanto naturali si da' prova di un uso ampio, saggio e luminoso delle palette di colori. Piacevoli le animazioni 3DCG di Larx Entertainment e quelle in CG dirette da Tomoya Mizuno, in special modo nella rappresentazione degli strumenti musicali e di scene ad essi ricollegabili.
Buone la regia di Hikaru Yamaguchi e la sceneggiatura e la composizione della serie di Yuniko Ayana (Flip Flappers), che pur rimescolando certi passaggi della storia nell'anticipare o posticipare diversi accadimenti, nel complesso confezionano un risultato piacevole e donano alla serie un respiro narrativo inaspettatamente più disteso -a volte persino troppo- rispetto al manga, nonché ancora più marcatamente slice-of-life.
Meno riusciti invece gli aspetti legati a certe scelte nella resa dei personaggi, al character design ed alla direzione generale delle animazioni di Mina Osawa (Gakuen Babysitters), ed alle animazioni vere e proprie dello Studio Lerche (Assassination Classroom 2, School-live!, Scum's Wish, Radiant 2): in questo caso è vero che non ci si può assolutamente lamentare di una mancata fedeltà al manga, soprattutto nella riproduzione di scene statiche riprodotte passo passo, di contro però tanto il character design quanto le animazioni non si rivelano sufficientemente all'altezza del tratto della Kizu, così fine, delicato ed al contempo non privo di una certa sensualità.
Se guardiamo al protagonista Mafuyu, ad esempio, viene smarrita quasi del tutto quell'aria di bellezza quasi eterea, delicata e graziosa del manga, a fronte di un viso che in animazione si fa decisamente più morbido, rotondo e "puccioso" e di un atteggiamento per certi versi infantile.
Quando incontriamo Mafuyu per la prima volta, il ragazzo ha con sé una chitarra che si trascina ovunque, quasi fosse un'estensione di sé. Sembra quasi che egli non sappia come reggersi in piedi, senza aggrapparsi a una chitarra che non sa nemmeno suonare, e in effetti arriviamo a scoprire che è così per davvero.
La versione animata di Mafuyu tende ad accentuare eccessivamente e troppo a lungo questa sua aria stordita, facendo di lui quasi un pappagallino che ripete con ingenuità ogni frase gli venga rivolta, quasi che si ritrovi privo di nerbo e di una propria volontà. Un aspetto, questo, che il manga non fa pesare, riuscendo inoltre a concatenare in maniera più equilibrata l'incapacità di affrontare il dolore e la solitudine di Mafuyu alla spasmodica ricerca di quel "qualcosa che manca" nella vita dello tsundere chitarrista prodigio Uenoyama; l'anime ci priva poi del punto di vista di quest'ultimo che a rotazione appare nel manga, e che risulta decisamente essenziale in alcuni momenti clou della storia.
Molto attenuata in animazione è anche la carica erotica di personaggi come il ruvido batterista Kaji o la sensualissima Yayoi, viene persa la fluidità nel dettaglio dei lunghi capelli di Haruki, ed in generale un po' tutti i personaggi soffrono di una staticità di movimento un po' infelice, anche -ma non solo- nella trasposizione di scene chiave della storia.
A sottolineare come tuttavia non si possa guardare solo a ciò che dal manga non ci è pervenuto, è anche il comparto tecnico dei doppiatori coinvolti in questa serie.
Se già la storia originale ci regala dei personaggi sia maschili che femminili molto ben costruiti, dinamici e realistici, quello di Given è un racconto piacevole da ascoltare in ogni momento, grazie ad un'interazione molto diretta, schietta e naturale tra tutti i suoi personaggi, a dialoghi le cui parole non di rado rimangono impresse nella testa, e a voci decisamente calzanti: il giovane Shōgo Yano (Nanao in Tsurune, Nao Okamura in The Idolm@ster SideM Wake Atte Mini! ) interpreta Mafuyu Sato anche nel cantato, ed è stato in grado di rendere appieno la straordinaria evoluzione della voce del ragazzo che lascia attoniti tanto i personaggi della storia quanto gli spettatori dell'anime. A Yano è inoltre affidata la sigla di chiusura 'Marutsuke' ("Cerchio"), piuttosto evocativa nel passaggio dalla versione solo strumentale del primo episodio a quella cantata successiva, con le liriche a spostarsi infine in accordo con la storia, nell'episodio conclusivo.
A dir poco eccellente, ma come sempre d'altronde, la prova del talentuoso Yūma Uchida (Ash Lynx in Banana Fish, Kyo in Fruits Basket) sul chitarrista Ritsuka Uenoyama, che passa dalla versione tsundere alla comicità e sino ad una vellutata tenerezza nella voce con un'abilità impressionante per un doppiatore così giovane. Deliziosi anche i virtuosismi a tratti quasi moe che ci regala in alcuni momenti Masatomo Nakazawa (Kenji Futakuchi in Haikyuu!!) sul bassista Haruki Nakayama, personaggio responsabile dell'equilibrio del gruppo, ed è decisamente appropriata la profonda voce di Takuya Eguchi (Tomoya Matsunaga in Rainbow Days) sull'ombroso e affascinante batterista Akihiko Kaji.
In Given, però, non sono da meno i personaggi secondari, e sono infatti ottime anche le prestazioni di Ryōta Takeuchi (Elias Ainsworth in The Ancient Magus' Bride ) su Koji Yatake, Yū Shimamura (Akiko Yosano in Bungo Stray Dogs) su Yayoi Uenoyama, Kengo Takanashi (Starmyu, Silver Spoon) su Shogo Itaya, il novello Fumiya Imai su Hiraagi Kashima e Shintarō Asanuma (Nishiki Nishio in Tokyo Ghoul ) sulla controversa figura di Ugetsu Murata.
Sei misterioso
la tua esistenza mi rende più forte
e più debole al tempo stesso
- Marutsuke -
La produzione congiunta di Fuji TV con Dentsu, Aniplex, MOVIC e Shinshokan è dunque promossa, avendo saputo donare alla storia una confezione non perfetta ma comunque apprezzata e di pregio.
La serie estiva ha infatti riscosso un successo sufficiente da indurre Fuji TV a far trasporre anche quei capitoli del manga che nell'anime non hanno trovato adeguato spazio: uscirà pertanto nel 2020 un film animato di Given per la succitata etichetta Boys' Love Blue Lynx, opera che sarà diretta prosecuzione della storia e si focalizzerà sulle figure di Haruki e Kaji.
Di sdoganamento del genere forse è improprio parlare, in primis dal momento che doversi trovare a legittimare un amore omosessuale nel 2019 ha di per sé dell'anacronistico, e in secondo luogo perché le storie a sfondo omoerotico stanno conoscendo un boom mediatico che si riflette tanto a livello di manga quando in ambito di animazione e live action. Di certo tuttavia Given offre tanti e tali elementi da poter essere apprezzato da un pubblico ben più vasto di quello di origine, non circoscritto a quello delle fujoshi né svilito in tal senso come spesso accade a giudizi affrettati dati a queste opere.
In nessun momento Given nega la propria matrice Boys' Love, ma l'elemento dell'omosessualità non ne determina l'essenza nella sua interezza.
La tensione romantica, le effusioni ed il sesso sono sì presenti, data la componente prettamente sentimentale della storia, eppure non sono prevaricanti perché proprio come accade nella nostra quotidianità, si tratta di fattori che determinano una parte del tutto e la completano, anziché sminuirla nell'etichetta di "storia gay."
Il come, il quando o con chi i personaggi vadano a letto non è il fulcro di Given che, invece, perlopiù risponde a domande assai diverse: cosa si cerca, chi si intende essere, come si vorrebbe diventare.
La ragione è presto detta: in Given esiste una storia da raccontare, c'è molto di cui parlare, esistono più storie di cui descrivere. Ecco perché la 'Storia di un inverno' ('Fuyu no Hanashi'), ovvero la storia di Mafuyu, rappresenta al contempo il punto di partenza e quello di arrivo di quest'anime: un climax che è premessa alla necessità di voltare pagina, un ponte che traghetta verso il cambiamento.
Innamorarsi della musica, innamorarsi di un ragazzo: tra le pieghe di una malinconica storia d'amore, in Given si racconta dunque dell'amicizia tra giovani uomini, di vita scolastica, familiare e universitaria, di sogni, speranze ed ambizioni per il futuro, il tutto sullo sfondo della scena indie-rock nipponica.
Sentimenti e passioni che nascono nel cuore prima che altrove, segno che se c'è l'amore ad ispirarci e a spronarci, a farci muovere per diventare qualcosa di più e di meglio in primo luogo per noi stessi, allora non importa e non dovrebbe importare mai di che genere esso sia. L'unica cosa che conta è che sia amore.
Noi due, diventiamo una cosa sola.
- Marutsuke -
Attenzione: la recensione contiene spoiler!
Di solito non leggo i manga collegati ad anime che guardo, e viceversa non guardo anime di cui leggo il manga, ma in questo caso l’anime mi ha ispirato e prossimamente mi procurerò il manga…
Il motivo per cui voglio leggere il manga è perché l’anime è edulcorato: è considerato yaoi ma c’è un unico bacio in undici episodi e anche dove uno intuisce un certo tipo di relazione fra personaggi non si vede niente… insomma un tipico shonen ai piuttosto che uno yaoi ma la storia non ne patisce assolutamente, riesce ad essere romantica senza essere zuccherosa.
La coppia principale è composta dal liceale Mafuyu Sato e dal coetaneo Ritsuka Uenoyama, ma esiste anche la coppia -senza sviluppi- composta da Haruki Nakayama e l’amato dalle donne, Akihiko Kaji… il quale è anche il partner del genio del violino Ugetsu Murata e ancora i quattro protagonisti sono certamente nel mirino (come singoli) di Hiiragi Kashima, Ayano Kasai, Koji Yatake e Yayoi Uenoyama. Insomma ci sono, in pochi episodi, molti possibili spunti per il proseguo.
I protagonisti non visibili della storia sono la musica e l’amore, sentimento che ti spinge a migliorare ma anche ti può far provare delusione, incertezza, rabbia… in una frase “Odi et amo”.
Mi sono piaciute soprattutto la opening e il brano dell'episodio nove.
E mentre aspetto con impazienza il film, mi auguro possa arrivare anche una seconda serie, magari, solo un po’ più piccante
Di solito non leggo i manga collegati ad anime che guardo, e viceversa non guardo anime di cui leggo il manga, ma in questo caso l’anime mi ha ispirato e prossimamente mi procurerò il manga…
Il motivo per cui voglio leggere il manga è perché l’anime è edulcorato: è considerato yaoi ma c’è un unico bacio in undici episodi e anche dove uno intuisce un certo tipo di relazione fra personaggi non si vede niente… insomma un tipico shonen ai piuttosto che uno yaoi ma la storia non ne patisce assolutamente, riesce ad essere romantica senza essere zuccherosa.
La coppia principale è composta dal liceale Mafuyu Sato e dal coetaneo Ritsuka Uenoyama, ma esiste anche la coppia -senza sviluppi- composta da Haruki Nakayama e l’amato dalle donne, Akihiko Kaji… il quale è anche il partner del genio del violino Ugetsu Murata e ancora i quattro protagonisti sono certamente nel mirino (come singoli) di Hiiragi Kashima, Ayano Kasai, Koji Yatake e Yayoi Uenoyama. Insomma ci sono, in pochi episodi, molti possibili spunti per il proseguo.
I protagonisti non visibili della storia sono la musica e l’amore, sentimento che ti spinge a migliorare ma anche ti può far provare delusione, incertezza, rabbia… in una frase “Odi et amo”.
Mi sono piaciute soprattutto la opening e il brano dell'episodio nove.
E mentre aspetto con impazienza il film, mi auguro possa arrivare anche una seconda serie, magari, solo un po’ più piccante
Questo anime di musicale ha davvero ben poco, è prettamente una storia sentimentale di basso livello, dove la musica, purtroppo, fa solo da contorno.
La trama non è neanche così male, vengono trattati, o meglio provano a trattare diversi temi sulla carta interessanti, ma sempre in modo marginale e con un lato psicologico pessimo, mai veramente approfondito, che ricade sull'intera storia. Anche la narrazione risulta troppo lenta e scontata, dando l'impressione che in undici episodi sia successo poco e nulla.
Sui personaggi c'è poco da dire, nessuno spicca sugli altri, i principali sono appena abbozzati, e risultano abbastanza amorfi e superficiali, il resto del cast è composto solo da comparse.
Voto finale: 5
La trama non è neanche così male, vengono trattati, o meglio provano a trattare diversi temi sulla carta interessanti, ma sempre in modo marginale e con un lato psicologico pessimo, mai veramente approfondito, che ricade sull'intera storia. Anche la narrazione risulta troppo lenta e scontata, dando l'impressione che in undici episodi sia successo poco e nulla.
Sui personaggi c'è poco da dire, nessuno spicca sugli altri, i principali sono appena abbozzati, e risultano abbastanza amorfi e superficiali, il resto del cast è composto solo da comparse.
Voto finale: 5
Prima di entrare nel merito, vorrei precisare che l'anime non è concluso, ma avrà il suo continuo tramite un lungometraggio che uscirà in Giappone il 22 agosto 2020; lo stesso vale per l'opera letteraria non giunta a termine, infatti è un manga in corso, quindi la mia recensione si baserà solo su ciò che per ora è stato fatto.
Quattro ragazzi, quattro vite comuni ed una cosa che li unisce: la musica.
L'adattamento animato dell'omonimo manga scritto e illustrato da Natsuki Kiz, si presenta come uno shounen-ai in cui la relazione portante è quella tra Mafuyu e Ritsuka, due adolescenti che si incontrano per la prima volta sulle scale della scuola. Mafuyu è un ragazzo introverso, ma soprattutto taciturno, caratteristica che desta in Ritsuka, e nello spettatore, una certa curiosità, poi alimentata dalla chitarra che il ragazzo dai capelli rossi porta sempre con sé e che non sa nemmeno suonare. Ritsuka, invece, amante della musica fin dalla tenera età, è il chitarrista di una band, i The Seasons, composta da altri due ragazzi, Akihiko, il batterista e Haruki, il bassista e il più grande del gruppo.
Nonostante l'anime si occupi nel complesso della vita dei quattro ragazzi, come accennato prima, l'ago della bilancia tende maggiormente verso Mafuyu e Ritsuka, lasciando gli altri due componenti leggermente in disparte, cosa che probabilmente verrà sistemata dal film in uscita.
La storia è godibile, per *l* amanti della musica e degli anime che ne parlano, rimane sempre un'esperienza speciale (ahimè sono di parte), ma scorre abbastanza velocemente, arma a doppio taglio e che verso la fine mostrerà la sua parte più tagliente; non preoccupatevi, non farò spoiler perché durante la visione capirete di cosa sto parlando. Nonostante siano comuni, le storie di questi ragazzi ti spingeranno a premere il tasto “prossimo episodio” perché anche se la cosa è voluta, spesso con episodi che si interrompono sul più bello, la mangaka ha saputo estrarre il meglio dalla semplicità. Lo stile dei disegni è molto bello e nelle scene in cui ci si concentra sui particolari, lo si apprezza appieno e raggiunge l'affascinante, meno convincenti sono i colori e le tonalità utilizzate.
Stiamo pur sempre parlando di semplicità, però, che ho apprezzato, ma che non è riuscita a fare quel salto di qualità da poter mettere nel complesso un voto più alto del 7. All'inizio ero titubante perché la mia idea era quella di un 7-, solo che avrei dovuto scegliere tra il 6 e mezzo e il 7 pieno; ho optato il 7 perché ad un'opera come "Given" un voto buono non si addice poi così tanto e sono anche costretta a fare i conti con il momento in cui ho deciso di vederlo, ovvero dopo "Banana Fish", ben capendo il salto di tematiche, ambientazione, caratterizzazioni e background vari che ho avuto e quanto le mie impressioni siano state vulnerabili alla precedente opera.
In conclusione, è più che scontato che consigli la visione, soprattutto a chi è legat* particolarmente alla musica. Essendoci pochi anime che parlano di storie intrecciate e basate su essa, non ci si può far scappare "Given" che regala una esperienza carina, nel senso più positivo possibile, a chi lo guarda.
Quattro ragazzi, quattro vite comuni ed una cosa che li unisce: la musica.
L'adattamento animato dell'omonimo manga scritto e illustrato da Natsuki Kiz, si presenta come uno shounen-ai in cui la relazione portante è quella tra Mafuyu e Ritsuka, due adolescenti che si incontrano per la prima volta sulle scale della scuola. Mafuyu è un ragazzo introverso, ma soprattutto taciturno, caratteristica che desta in Ritsuka, e nello spettatore, una certa curiosità, poi alimentata dalla chitarra che il ragazzo dai capelli rossi porta sempre con sé e che non sa nemmeno suonare. Ritsuka, invece, amante della musica fin dalla tenera età, è il chitarrista di una band, i The Seasons, composta da altri due ragazzi, Akihiko, il batterista e Haruki, il bassista e il più grande del gruppo.
Nonostante l'anime si occupi nel complesso della vita dei quattro ragazzi, come accennato prima, l'ago della bilancia tende maggiormente verso Mafuyu e Ritsuka, lasciando gli altri due componenti leggermente in disparte, cosa che probabilmente verrà sistemata dal film in uscita.
La storia è godibile, per *l* amanti della musica e degli anime che ne parlano, rimane sempre un'esperienza speciale (ahimè sono di parte), ma scorre abbastanza velocemente, arma a doppio taglio e che verso la fine mostrerà la sua parte più tagliente; non preoccupatevi, non farò spoiler perché durante la visione capirete di cosa sto parlando. Nonostante siano comuni, le storie di questi ragazzi ti spingeranno a premere il tasto “prossimo episodio” perché anche se la cosa è voluta, spesso con episodi che si interrompono sul più bello, la mangaka ha saputo estrarre il meglio dalla semplicità. Lo stile dei disegni è molto bello e nelle scene in cui ci si concentra sui particolari, lo si apprezza appieno e raggiunge l'affascinante, meno convincenti sono i colori e le tonalità utilizzate.
Stiamo pur sempre parlando di semplicità, però, che ho apprezzato, ma che non è riuscita a fare quel salto di qualità da poter mettere nel complesso un voto più alto del 7. All'inizio ero titubante perché la mia idea era quella di un 7-, solo che avrei dovuto scegliere tra il 6 e mezzo e il 7 pieno; ho optato il 7 perché ad un'opera come "Given" un voto buono non si addice poi così tanto e sono anche costretta a fare i conti con il momento in cui ho deciso di vederlo, ovvero dopo "Banana Fish", ben capendo il salto di tematiche, ambientazione, caratterizzazioni e background vari che ho avuto e quanto le mie impressioni siano state vulnerabili alla precedente opera.
In conclusione, è più che scontato che consigli la visione, soprattutto a chi è legat* particolarmente alla musica. Essendoci pochi anime che parlano di storie intrecciate e basate su essa, non ci si può far scappare "Given" che regala una esperienza carina, nel senso più positivo possibile, a chi lo guarda.
Attenzione: la recensione contiene spoiler!
Ho finito l'anime in una notte. A "Given" do un 8 per: le musiche, la storia in sé e, soprattutto, per la canzone di Sato.
La storia mi é parsa, a tratti, noiosa, ma per il resto è stata molto bella, romantica e divertente. Non ho mai amato Mafuyu, il suo carattere mi ha annoiata molto per tutti gli episodi, mi sono ricreduta solo mentre cantava al live. Ha una voce bellissima, non come tantissimi altri cantanti. Il suo grido che spezzava la canzone mi ha devastata e sinceramente, ho apprezzato tantissimo.
Mi piacerebbe vedere altri anime del genere, che sappiano, cioè, emozionare con la musica cantata, che vogliano trasmettere a chi ascolta, il proprio dolore e frustrazione e non qualcosa di romantico.
8/10
Ho finito l'anime in una notte. A "Given" do un 8 per: le musiche, la storia in sé e, soprattutto, per la canzone di Sato.
La storia mi é parsa, a tratti, noiosa, ma per il resto è stata molto bella, romantica e divertente. Non ho mai amato Mafuyu, il suo carattere mi ha annoiata molto per tutti gli episodi, mi sono ricreduta solo mentre cantava al live. Ha una voce bellissima, non come tantissimi altri cantanti. Il suo grido che spezzava la canzone mi ha devastata e sinceramente, ho apprezzato tantissimo.
Mi piacerebbe vedere altri anime del genere, che sappiano, cioè, emozionare con la musica cantata, che vogliano trasmettere a chi ascolta, il proprio dolore e frustrazione e non qualcosa di romantico.
8/10
Finalmente uno Shounen-ai come si deve. Ne ho visti molti di recente, direi tutti, ma non c'è paragone, almeno per quanto mi riguarda! Insomma, parliamoci chiaro, non c'è il solito maschio alpha che abusa di quello effeminato, tipico dello Shounen-ai/yaoi, come "Jounjou romantica" (che ho comunque apprezzato molto) e altri... no, qui la storia è diversa, più realista, anzi, totalmente realista, si parla di due adolescenti comuni, che potrebbero rappresentare chiunque di noi, vite quotidiane, paure, passioni, dolore e musica. Non ci sono paradossi. L'ho amato moltissimo, specialmente ho adorato Mafuyo e la sua dolcezza, per non parlare della sua voce, da brivido. Uenoyama e Mafuyo sono due ragazzi meravigliosi e puliti, questo mi è piaciuto molto dell'anime, la sua spontaneità e innocenza, la delicatezza con cui tratta certi temi ti fa immedesimare nei sentimenti che potrebbe provare il personaggio stesso. Insomma, personalmente, non riesco a trovare un difetto! Non vedo l'ora di vedermi il film, dicono che uscirà il 1° Febbraio 2020 e sarà incentrato sui personaggi secondari... un po' mi spiace.
Given è un anime tratto da un manga yaoi, quindi è incentrato sulle relazioni amorose tra ragazzi. Sembra superfluo sottolinearlo dato che questa informazione è già presente nella scheda, tuttavia in questi mesi mi sono capitate sott'occhio molte lamentele che ruotavano attorno alla frase “sembra uno yaoi”, quindi, evidentemente, è necessario ripeterlo.
Non avendo letto il manga, non posso fare alcun paragone con esso, ma per quanto riguarda la serie animata posso dire che non sono presenti scene esplicite. L'anime è molto tranquillo ed è incentrato su due studenti delle superiori. Il primo è Mafuyu, un ragazzo molto introverso a causa di alcuni traumi passati che è solito portare con sè una chitarra elettrica appartenente ad una persona a lui cara. Il secondo, invece, è un studente molto determinato di nome Ritsuka considerato un genio per via della sua abilità nel suonare la chitarra. I due sono molto diversi tra loro come carattere, ma hanno in comune l'interesse per la musica. In realtà, Mafuyu è piuttosto ignorante sotto questo aspetto e non è minimamente in grado di suonare la chitarra che porta sempre con sè, tuttavia, dopo aver conosciuto Ritsuka si accenderà in lui una vera e propria passione per la musica che lo spingerà a seguire il chitarrista ovunque pur di convincerlo ad insegnargli a suonare questo strumento, cosa che lo porterà ad entrare in una rock band.
Ciò che ha reso difficile scelta del voto è stato lo svolgimento della storia, in quanto a mio parere la serie è iniziata molto male per poi migliorare gradualmente. I primi episodi, infatti, sono molto lenti e nonostante siano accompagnati da delle belle e tranquille musiche di sottofondo, non riescono comunque ad intrattenere. La ragione non risiede nella lentezza in sè della storia, ma nel modo di comunicare di Mafuyu. A causa del suo passato traumatico, il ragazzo è molto introverso e si limita a comunicare per la maggior parte del tempo con sguardi e poche semplici parole. Ci sono serie che riescono a sfruttare questo atteggiamento rendendolo quasi poetico, tuttavia, nel caso di "Given" gli episodi risultano solamente appesantiti e difficili da seguire fino in fondo. Di fatto, il comportamento di Mafuyu è molto simile a quello di molte protagoniste dei reverse harem incapaci di spiccicare parola, con la differenza che in questa versione maschile una parte di pubblico apprezza questo suo modo di comunicare. Con il proseguire degli episodi, fortunatamente, questo difetto si nota molto di meno. Mafuyu sicuramente si è un po' evoluto, ma la scomparsa di questo ritmo lento è dovuta soprattutto al passaggio in secondo piano dei protagonisti principali a causa dell'introduzione di alcuni personaggi secondari, in primis gli altri due membri della band. La differenza riespetto ad Haruki e Akihiko è notevole dato che questi ultimi sono molto più maturi e sempre pronti a fornire utili consigli. Inoltre, nonostante i pochi episodi a disposizione, anche loro sono riusciti ad ottenere un buon approfondimento non solo tramite i flashback, ma anche grazie alle loro interazioni quotidiane che, personalmente, ho adorato. Dal mio punto di vista posso dire che gran parte della serie si regge in piedi solo grazie alla loro personalità.
Un altro pregio da non sottovalutare riguarda il tema della musica, che in questa serie viene trattato molto bene con le dovute spiegazioni tecniche. Finora non ho visto molte serie musicali, ma "Given" si distingue da queste per la serietà con cui è stato trattato il tema rendendo l'anime istruttivo sotto molti aspetti.
L'anime conta solamente undici episodi e riesce a giungere ad una piccola conclusione, ma questo di fatto rappresenta quasi solamente una mera introduzione. Il manga è ancora in corso e visto ciò che è stato mostrato nella trasposizione animata, direi che ha ancora molto da raccontare.
Non avendo letto il manga, non posso fare alcun paragone con esso, ma per quanto riguarda la serie animata posso dire che non sono presenti scene esplicite. L'anime è molto tranquillo ed è incentrato su due studenti delle superiori. Il primo è Mafuyu, un ragazzo molto introverso a causa di alcuni traumi passati che è solito portare con sè una chitarra elettrica appartenente ad una persona a lui cara. Il secondo, invece, è un studente molto determinato di nome Ritsuka considerato un genio per via della sua abilità nel suonare la chitarra. I due sono molto diversi tra loro come carattere, ma hanno in comune l'interesse per la musica. In realtà, Mafuyu è piuttosto ignorante sotto questo aspetto e non è minimamente in grado di suonare la chitarra che porta sempre con sè, tuttavia, dopo aver conosciuto Ritsuka si accenderà in lui una vera e propria passione per la musica che lo spingerà a seguire il chitarrista ovunque pur di convincerlo ad insegnargli a suonare questo strumento, cosa che lo porterà ad entrare in una rock band.
Ciò che ha reso difficile scelta del voto è stato lo svolgimento della storia, in quanto a mio parere la serie è iniziata molto male per poi migliorare gradualmente. I primi episodi, infatti, sono molto lenti e nonostante siano accompagnati da delle belle e tranquille musiche di sottofondo, non riescono comunque ad intrattenere. La ragione non risiede nella lentezza in sè della storia, ma nel modo di comunicare di Mafuyu. A causa del suo passato traumatico, il ragazzo è molto introverso e si limita a comunicare per la maggior parte del tempo con sguardi e poche semplici parole. Ci sono serie che riescono a sfruttare questo atteggiamento rendendolo quasi poetico, tuttavia, nel caso di "Given" gli episodi risultano solamente appesantiti e difficili da seguire fino in fondo. Di fatto, il comportamento di Mafuyu è molto simile a quello di molte protagoniste dei reverse harem incapaci di spiccicare parola, con la differenza che in questa versione maschile una parte di pubblico apprezza questo suo modo di comunicare. Con il proseguire degli episodi, fortunatamente, questo difetto si nota molto di meno. Mafuyu sicuramente si è un po' evoluto, ma la scomparsa di questo ritmo lento è dovuta soprattutto al passaggio in secondo piano dei protagonisti principali a causa dell'introduzione di alcuni personaggi secondari, in primis gli altri due membri della band. La differenza riespetto ad Haruki e Akihiko è notevole dato che questi ultimi sono molto più maturi e sempre pronti a fornire utili consigli. Inoltre, nonostante i pochi episodi a disposizione, anche loro sono riusciti ad ottenere un buon approfondimento non solo tramite i flashback, ma anche grazie alle loro interazioni quotidiane che, personalmente, ho adorato. Dal mio punto di vista posso dire che gran parte della serie si regge in piedi solo grazie alla loro personalità.
Un altro pregio da non sottovalutare riguarda il tema della musica, che in questa serie viene trattato molto bene con le dovute spiegazioni tecniche. Finora non ho visto molte serie musicali, ma "Given" si distingue da queste per la serietà con cui è stato trattato il tema rendendo l'anime istruttivo sotto molti aspetti.
L'anime conta solamente undici episodi e riesce a giungere ad una piccola conclusione, ma questo di fatto rappresenta quasi solamente una mera introduzione. Il manga è ancora in corso e visto ciò che è stato mostrato nella trasposizione animata, direi che ha ancora molto da raccontare.
"Voglio studiare di nuovo... quella sensazione."
Mafuyu Sato
«Given» è una serie di undici episodi, distribuita nell'estate del 2019, trasposizione dell’omonimo manga ancora in corso.
La storia, che è anche storia corale, ha come protagonista Mafuyu Sato: un ragazzo che va in giro portando con sé una chitarra con le corde rotte, strumento che non sa suonare. Il suo incontro con Ritsuka Uenoyama, compagno di scuola e brillante chitarrista, dà inizio alla storia che narra le vicende, amorose e musicali, di una band composta da quattro ragazzi: i sopracitati Mafuyu e Ritsuka, che frequentano le superiori, affiancati da Haruki Nakayama, bassista, e Akihiko Kaji, batterista, entrambi studenti universitari.
La musica è un potente mezzo per veicolare emozioni e questa serie riesce a fare altrettanto, e ho apprezzato il fatto che riesca a farlo partendo da un protagonista “non facile”.
All’inizio Mafuyu è incomprensibile: se sono immediatamente evidenti la sua gentilezza e il suo modo di fare indifeso, è difficile empatizzare con lui perché è avulso dal mondo circostante, a tratti pare apatico e assente, ha difficoltà a esprimersi, parla con mezze frasi sconnesse il cui filo logico non è percepibile né dagli altri ragazzi, né dallo spettatore; è insistente (al limite dello “stalkeraggio”) e un po’ irritante. Eppure... nel corso degli episodi, la regia ci offre la possibilità di osservarlo nelle sue interazioni con gli altri personaggi e nei suoi momenti solitari e -quasi- ci costringe a rallentare il nostro ritmo per seguire il suo, e riesce a farcelo comprendere; diviene così evidente che non è apatico, che mette molto impegno per cercare di creare legami con le persone e che, se segue percorsi logici peculiari, è a suo modo analitico, diretto nel comunicare, sincero e... allora diventa facile apprezzarlo, e “fare il tifo per lui”.
Emergono anche i traumi del passato di Mafuyu che spiegano, in parte, perché questo ragazzo abbia difficoltà a comunicare e a esternare i suoi sentimenti; non viene espressamente menzionato, ma probabilmente a renderlo così particolare concorre anche un qualche grado di neurodiversità, le sue affermazioni sembrano, a volte, far riferimento a una percezione quasi sinestetica.
E intorno a Mafuyu? Gli altri tre componenti della band sono molto più “classici” e tutti immediatamente simpatici; in secondo, e terzo, piano ci sono un gruppo di personaggi altrettanto classici, ritratti in modo efficace. I rapporti fra i vari personaggi non sono mai dipinti come macchiettistici, lasciando una gradevole impressione generale.
In questa serie sono appena accennate le vicende che riguardano più da vicino “i grandi” della band, ma il rapporto dei due fra loro e quello fra Akihiko e l’affascinante, e tormentato, violinista Ugetsu Murata, sembra decisamente intrigante (e sarà trattato in un successivo film).
Dal punto di vista tecnico ci sono luci ed ombre: ottima la regia, seppur classica, di Hikaru Yamaguchi, che passa da un ritmo lento e rarefatto a episodi invece densissimi, riesce a rendere bene le atmosfere ricorrendo allo sfasamento delle inquadrature rispetto ai dialoghi e a “far parlare” i bellissimi sfondi (Kusanagi). Le animazioni (Lerche) sono un po’ la nota dolente: spesso poco rifinite e con un andirivieni fra il 2D e la CGI in 3D (Larx Entertainment) che non mi ha troppo convinto. Buono, invece, tutto il comparto sonoro: di musica non se ne sente molta, per essere una serie a tema musicale, ma è orecchiabile e una grande attenzione è data a tutti i suoni, non solo quelli musicali (la direzione del suono è di Hiromi Kikuta – che recentemente ha ricoperto lo stesso ruolo nella produzione di «Run with the Wind»). Belle sia l’opening “Kizuato” che l’ending “Marutsuke”. A livello di doppiaggio ho trovato azzeccato il contrasto fra la voce, profonda, di Yūma Uchida (Ash Linx in «Banana Fish») che interpreta Uenoyama e quella, dai toni morbidi, di Shōgo Yano su Sato.
Sono arrivata alla visione senza aver letto l’opera cartacea: ero invogliata dal fatto che si trattasse di una storia musicale, ma temevo uno sviluppo un po’ banale, con drammi forzati, personaggi che contraddicono con le azioni le proprie parole, o un eccesso di “zuccherosità”; invece questa serie mi ha sorpreso perché riesce a evitare tutti i peggiori cliché dei generi scolastico e yaoi.
Una storia semplice con emozioni ben dosate.
Ultime due, brevi, note: apprezzabili anche il modo di trattare la gelosia (cui non viene data connotazione positiva) e l’amicizia (che è preziosa anche quando è non è semplice, come fra Mafuyu e l’amico d’infanzia Hiiragi Kashima).
Mafuyu Sato
«Given» è una serie di undici episodi, distribuita nell'estate del 2019, trasposizione dell’omonimo manga ancora in corso.
La storia, che è anche storia corale, ha come protagonista Mafuyu Sato: un ragazzo che va in giro portando con sé una chitarra con le corde rotte, strumento che non sa suonare. Il suo incontro con Ritsuka Uenoyama, compagno di scuola e brillante chitarrista, dà inizio alla storia che narra le vicende, amorose e musicali, di una band composta da quattro ragazzi: i sopracitati Mafuyu e Ritsuka, che frequentano le superiori, affiancati da Haruki Nakayama, bassista, e Akihiko Kaji, batterista, entrambi studenti universitari.
La musica è un potente mezzo per veicolare emozioni e questa serie riesce a fare altrettanto, e ho apprezzato il fatto che riesca a farlo partendo da un protagonista “non facile”.
All’inizio Mafuyu è incomprensibile: se sono immediatamente evidenti la sua gentilezza e il suo modo di fare indifeso, è difficile empatizzare con lui perché è avulso dal mondo circostante, a tratti pare apatico e assente, ha difficoltà a esprimersi, parla con mezze frasi sconnesse il cui filo logico non è percepibile né dagli altri ragazzi, né dallo spettatore; è insistente (al limite dello “stalkeraggio”) e un po’ irritante. Eppure... nel corso degli episodi, la regia ci offre la possibilità di osservarlo nelle sue interazioni con gli altri personaggi e nei suoi momenti solitari e -quasi- ci costringe a rallentare il nostro ritmo per seguire il suo, e riesce a farcelo comprendere; diviene così evidente che non è apatico, che mette molto impegno per cercare di creare legami con le persone e che, se segue percorsi logici peculiari, è a suo modo analitico, diretto nel comunicare, sincero e... allora diventa facile apprezzarlo, e “fare il tifo per lui”.
Emergono anche i traumi del passato di Mafuyu che spiegano, in parte, perché questo ragazzo abbia difficoltà a comunicare e a esternare i suoi sentimenti; non viene espressamente menzionato, ma probabilmente a renderlo così particolare concorre anche un qualche grado di neurodiversità, le sue affermazioni sembrano, a volte, far riferimento a una percezione quasi sinestetica.
E intorno a Mafuyu? Gli altri tre componenti della band sono molto più “classici” e tutti immediatamente simpatici; in secondo, e terzo, piano ci sono un gruppo di personaggi altrettanto classici, ritratti in modo efficace. I rapporti fra i vari personaggi non sono mai dipinti come macchiettistici, lasciando una gradevole impressione generale.
In questa serie sono appena accennate le vicende che riguardano più da vicino “i grandi” della band, ma il rapporto dei due fra loro e quello fra Akihiko e l’affascinante, e tormentato, violinista Ugetsu Murata, sembra decisamente intrigante (e sarà trattato in un successivo film).
Dal punto di vista tecnico ci sono luci ed ombre: ottima la regia, seppur classica, di Hikaru Yamaguchi, che passa da un ritmo lento e rarefatto a episodi invece densissimi, riesce a rendere bene le atmosfere ricorrendo allo sfasamento delle inquadrature rispetto ai dialoghi e a “far parlare” i bellissimi sfondi (Kusanagi). Le animazioni (Lerche) sono un po’ la nota dolente: spesso poco rifinite e con un andirivieni fra il 2D e la CGI in 3D (Larx Entertainment) che non mi ha troppo convinto. Buono, invece, tutto il comparto sonoro: di musica non se ne sente molta, per essere una serie a tema musicale, ma è orecchiabile e una grande attenzione è data a tutti i suoni, non solo quelli musicali (la direzione del suono è di Hiromi Kikuta – che recentemente ha ricoperto lo stesso ruolo nella produzione di «Run with the Wind»). Belle sia l’opening “Kizuato” che l’ending “Marutsuke”. A livello di doppiaggio ho trovato azzeccato il contrasto fra la voce, profonda, di Yūma Uchida (Ash Linx in «Banana Fish») che interpreta Uenoyama e quella, dai toni morbidi, di Shōgo Yano su Sato.
Sono arrivata alla visione senza aver letto l’opera cartacea: ero invogliata dal fatto che si trattasse di una storia musicale, ma temevo uno sviluppo un po’ banale, con drammi forzati, personaggi che contraddicono con le azioni le proprie parole, o un eccesso di “zuccherosità”; invece questa serie mi ha sorpreso perché riesce a evitare tutti i peggiori cliché dei generi scolastico e yaoi.
Una storia semplice con emozioni ben dosate.
Ultime due, brevi, note: apprezzabili anche il modo di trattare la gelosia (cui non viene data connotazione positiva) e l’amicizia (che è preziosa anche quando è non è semplice, come fra Mafuyu e l’amico d’infanzia Hiiragi Kashima).
Trama:
La storia risulta essere di facile comprensione, senza particolari intoppi e difficoltà di interpretazione; risulta piuttosto fluida e non macchinosa. Trovo che sia un anime molto piacevole da vedere soprattutto perché, oltre ad essere molto divertente nella sua superficie, riesce a trasmettere i messaggi indiretti insiti in esso. I temi che vengono affrontati sono quello dell’omosessualità, a mio avviso non riscontrabile nei primi due episodi, e quello del post-trauma causato da un evento tragico (in generale difficile da esprimere ma in tale anime risulta essere molto trasparente, riuscendo a trasmettere i sentimenti della persona affetta da tale “patologia” alla persona terza che guarda l’anime).
Disegni:
I disegni risultano apprezzabili anche se in alcuni tratti non l’ho trovato ben definito. Nel suo complesso, comunque, risulta apprezzabile in ogni suo episodio (personalmente trovo che il manga sia meglio disegnato).
Conclusione:
Consiglio la visione dell’anime per gli argomenti che vengono affrontati e per la trama in sé che in un primo acchito può risultare semplice e banale ma, andando avanti con gli episodi, si evolve diventando molto più di quello che può sembrare.
La storia risulta essere di facile comprensione, senza particolari intoppi e difficoltà di interpretazione; risulta piuttosto fluida e non macchinosa. Trovo che sia un anime molto piacevole da vedere soprattutto perché, oltre ad essere molto divertente nella sua superficie, riesce a trasmettere i messaggi indiretti insiti in esso. I temi che vengono affrontati sono quello dell’omosessualità, a mio avviso non riscontrabile nei primi due episodi, e quello del post-trauma causato da un evento tragico (in generale difficile da esprimere ma in tale anime risulta essere molto trasparente, riuscendo a trasmettere i sentimenti della persona affetta da tale “patologia” alla persona terza che guarda l’anime).
Disegni:
I disegni risultano apprezzabili anche se in alcuni tratti non l’ho trovato ben definito. Nel suo complesso, comunque, risulta apprezzabile in ogni suo episodio (personalmente trovo che il manga sia meglio disegnato).
Conclusione:
Consiglio la visione dell’anime per gli argomenti che vengono affrontati e per la trama in sé che in un primo acchito può risultare semplice e banale ma, andando avanti con gli episodi, si evolve diventando molto più di quello che può sembrare.