Shukufuku no campanella

Non è mia abitudine stroncare, senza dare opportunità a un lavoro, a un'opera che qualcuno comunque si è preso la briga di pensare, creare e porre davanti a un pubblico.
Sinceramente, la mini-trama mi aveva incuriosito, mentre il titolo mi faceva pensare istintivamente che era meglio stargli alla larga. Ho provato a dargli un'occhiata... non male le animazioni, bella musica, colori e disegni molto luminosi, per gli amanti del genere tanti fiocchi, fiocchetti e fiocchettini, abiti pomposi, minigonne con reggicalze bianchi e sopra abiti lunghi e ornati... insomma, classica magnificenza da otaku!
A me monta la bile quando è così troppo esagerato, con personaggi così tanto kawaii, che ho temuto di prendere il diabete, se avessi visto un'altra puntata. Ma la cosa terribile è la noia e la lentezza di questa storia. Una sola puntata aspettando le stelle cadenti... un'altra per capire che la pseudo-protagonista è una bambola della grande Maestra della Ceppa intortata... no, dai, non voglio iniziare a drogarmi per poter seguire questa roba.
Se qualcuno ci è riuscito, ha tutta la mia stima.

Di recente, in una mia recensione del film 5cm per Second di Makoto Shinkai, rilevavo come tale film trattasse nei suoi temi anche quello del rimpianto verso “ciò che poteva essere ma che non è stato”. Rimpianti a parte, la cosa potrebbe essere riproposta anche nell'analisi di questo Shukufuku no Campanella (letteralmente “La Campanella della benedizione”, sottotitolo originale dell'anime inserito forse perché l'italiano “fa figo”) ma di sicuro in ben altri contesti.

Le premesse iniziali avevano suscitato in me un certo interesse: la grafica risultava, e in effetti lo è, decisamente carina e dai bei colori con un disegno dei personaggi piuttosto kawaii; l'ambientazione da mondo fantastico in cui da tecnologia si basa su una eterea energia regolata mediante cristalli poteva fare bene da sfondo a una discreta avventura fantasy; l'origine da un eroge game gli poteva anche dare quel tocco ecchi che mi è abbastanza gradito.
All'atto pratico però che cosa abbiamo? Di ecchi vero e proprio ce n'è di fatto pochissimo, più presente è il fan service ma buona parte di esso si risolve nel personaggio di Minette che piazza i vari “-desu” “-desu no” a termine di quasi ogni sua frase; la componente d'avventura è in pratica monopolizzata dal gruppo dei protagonisti che con il loro clan “accettano e vano a fare le quest”, il ché si traduce in scampagnate fuori porta; circa due terzi della serie sono occupati da una presentazione dei personaggi e del mondo in cui si svolge la storia mentre le vicende chiave si svolgono concentrate negli ultimi quattro episodi; c'è anche qualche combattimento ma, a parte poche eccezioni, i nemici da affrontare sono bisce, toporagni e altri esponenti della fauna locale andati “in berserk”.

A conti fatti in Campanella non è che avvenga “il nulla”, in realtà qualcosa si prova a fare ma alla fine il tutto ne risulta un po' “all'acqua di rose”, kawaii, tranquillo e inoffensivo, forse ottimo per otaku fanatici della serie o di prodotti simili, ma anche privo di veri spunti e di mordente per il resto del pubblico.
È un po' un peccato come si diceva all'inizio perché la grafica tutto sommato è buona, occasionalmente i combattimenti sono realizzati bene con buoni effetti speciali e un ottimo tema musicale di accompagnamento. Meritevoli di citazione tra i personaggi del cast sono anche le due sorelle Salsa e Ritos, proprietarie del clan Tortilla rivale di quello costituito dal gruppo dei protagonisti, che insieme al loro Golem formano un divertente trio comico che ci strappa diverse risate e tiene il ritmo un po' più alto per buona parte della serie.

Certamente Shukufuku no Campanella non sarà l'anime più riuscito della sua stagione e avrà pure diversi difetti, pur tuttavia io non mi sento di condannarlo più di tanto dal momento che in mezzo a diversi momenti abbastanza interlocutori ce ne sono stati diversi altri in cui l'ho gradito e trovato anche simpatico.

Credo sia la prima volta che do un voto così basso ad un anime, ma Campanella sicuramente se lo merita.
Preceduto in Giappone da un battage pubblicitario impressionante, era atteso anche dalla sottoscritta con grande curiosità: ero attirata soprattutto dall'ambientazione fantasy europeggiante (e dalle scritte in italiano, negli episodi, non solo nel titolo... un po' di campanilismo non fa mai male!) e dal chara delicato, "fuffoloso" con tutti quei pizzi e fiocchi, arricchito dalle tonalità pastello che ben si addicevano all'ambientazione fiabesca (e qui si fa sentire l'otaku che è in me!).
Il vestitino della protagonista con quei reggicalze in vista mi aveva già fatto un po' storcere il naso, ma pazienza... si sa che il target era quello, e attendevo con ansia l'inizio di luglio convinta di appassionarmi ad un altra saga fantasy, che ben assortisse l'elemento avventuroso con quello sentimentale, presentando magari qualche bella trovata originale a elettrizzare il tutto. Bene, devo dire di avere proprio sbagliato prodotto!

Appassionati di moe, harem e maiden cafè, accorrete numerosi, gli altri possono astenersi.
Trama esile e inconsistente che si limita a shakerare ciò che abbiamo già visto in mille altre serie dello stesso o di altri generi, svolgimento assolutamente caotico e poco chiaro (e francamente non mi sembra un effetto voluto, per attizzare l'interesse degli spettatori, mi pare proprio deficit degli sceneggiatori, ma questo si potrà giudicare solo al termine della serie), personaggi che più stereotipati non si può, tanto che si può prevedere cosa diranno ancora prima che aprano bocca...
E, su tutto, la noia regna sovrana, e anche il ridicolo devo dire, perché quando l'arma della protagonista (che a me pare una racchetta per giocare alla pelota!) si è messa a parlare, beh, ho chiuso il PC e deciso che c'era altro di meglio in giro con cui impiegare il mio tempo.
Tutto fumo e niente arrosto: peccato!